Una voce dall’Università di Udine
Negli ultimi quattro mesi il piccolo periodico Ho un sogno, strumento d’informazione sulle risorse e sulle attività presenti in Friuli nel campo della pace e della cooperazione intenzionale, ha pubblicato interventi di Francesco Bilotta (Docente di diritto privato, Università di Udine) in una rubrica creata ad hoc: Lessico della dignità .
Ecco l’ultimo intervento:
UGUAGLIANZA HUS 267 – marzo 2022
I principi sono regole indeterminate nel loro contenuto. Solitamente essi fissano un obiettivo da raggiungere, mentre non ci indicano precisamente né a chi sono rivolti né quali siano i contesti specifici in cui vadano applicati.
Prendiamo l’esempio del principio di uguaglianza. Se leggiamo l’art. 3 della Costituzione, al primo comma troviamo l’affermazione che tutti hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge senza che possa assumere rilevanza una certa condizione personale e sociale.
Il comando implicito è che qualsiasi relazione giuridicamente rilevante dovrà essere improntata al rispetto della pari dignità sociale e dell’uguaglianza dei protagonisti della relazione stessa.
Non ci viene detto come si possa ottenere questo risultato, né cosa voglia dire in concreto, né se ci siano precisi destinatari di questo comando, né quali siano le conseguenze della sua mancata osservanza. Non sappiamo praticamente niente.
Sappiamo solo che la pari dignità sociale e l’uguaglianza “devono” improntare tutte le nostre relazioni giuridiche e ovviamente informare l’azione delle istituzioni che sovraintendono l’organizzazione della nostra società. Si tratta di una regola trasversale – di un principio – che permea tutto il nostro sistema giuridico tanto in ambito privato, tanto in ambito pubblico.
Vista la sua indeterminatezza, sarebbe facile giustificare la mancata osservanza di un principio semplicemente adducendo l’impossibilità di percepire in cosa consista il comportamento doveroso. A chi ci chiedesse conto delle nostre azioni contrastanti con il principio di uguaglianza, potremmo eccepire di non sapere che ci riguardasse, o ancora di non essere riusciti a capire cosa fare in concreto dal momento che né la Costituzione né il legislatore si sono espressi con precisione. Tuttavia, è facile constatare dalla lettura del testo costituzionale che è nostro preciso dovere mettere in atto tutto quanto è nelle nostre possibilità per realizzare l’obiettivo, anche qualora sia necessario letteralmente “inventare” modalità relazionali mai sperimentate prima.
Soprattutto al secondo comma dell’art. 3 della Costituzione, ove viene imposto a chiunque svolga una funzione organizzatrice del nostro stare insieme il dovere di rimuovere gli ostacoli che impediscano la piena partecipazione delle persone alla vita politica, economica e sociale del Paese, è chiaramente delineato un progetto sociale inclusivo e di sovversione dello «Stato monoclasse», per usare le parole di M.S. Giannini, uno dei due autori del testo insieme a Lelio Basso.
Il progetto è chiaro, ma da solo non si potrà realizzare mai. Il dovere di trasformarlo in realtà grava su ognuno/a di noi. Francesco Bilotta
Per leggere anche la voce solidarietà, il post pubblicato lo scorso dicembre , come copiato nel mio blog, andare a