Memorie carsiche nell’autobiografia di Giorgia Meloni
Maria Rosa Zerega
Giorgia Meloni, Io sono Giorgia. Le mie radici, le mie idee, Rizzoli 2021
Copio da Nota-m 22 novembre 2022
Non ho intenzione di fare una recensione dell’autobiografia della Meloni, un saggio naturalmente di grande successo a lungo nelle parti alte delle classifiche dei libri più venduti con recensioni numerose in internet. Propongo un commento a margine e soprattutto un raffronto fra il racconto che l’autrice fa di sé stessa e il sotto testo che racchiude storia politica, ideologia, agito e vissuto non esplicitati, ma affioranti come appunto un fenomeno carsico. Un testo abilmente autocelebrativo, interessante per comprendere i riferimenti politici e ideali del capo del governo. Innanzi tutto chiariamoci quale sia stato il tessuto politico e ideologico in cui Giorgia Meloni si è formata. Nasce nel 1977 ed entra giovanissima – 15 anni – nel Fronte della Gioventù, organizzazione giovanile del Movimento sociale italiano-Destra nazionale, il partito che discende direttamente dal fascismo repubblicano ispirato ai principi della Carta di Verona, il manifesto ideologico della Repubblica sociale italiana. Quando nel ’95 Alleanza Nazionale succede al MSI, Meloni diventa responsabile nazionale di Azione Studentesca, il movimento degli studenti di estrema destra. Nel ’96, con la svolta di Fiuggi, AN si riconosce nella destra occidentale di stampo conservatore e liberale abbandonando i riferimenti al fascismo storico, mentre nel 2012 Giorgia Meloni, Ignazio La Russa Guido e Crosetto fonderanno il nuovo movimento Fratelli d’Italia dichiarato prosecutore di AN, ma in realtà ispirato alla tradizione del MSI, che attinge allo squadrismo, corporativo e antisemita. In seguito l’antisemitismo verrà rimosso. Presente sia nella Repubblica di Salò sia nel MSI è l’ossessione per il tradimento – famoso lo slogan «boia chi molla» – : gli italiani hanno tradito gli alleati nazisti, quindi bisogna fare sempre attenzione… E tradimento è una parola chiave ricorrente nel sotto testo della Meloni. Questa traiettoria parte da Salò-Verona e non ha mai subito fratture. Le tre generazioni MSI hanno continuato a richiamarsi al fascismo, ancorandosi al passato, anche con manifestazioni che ne riprendono la ritualità. Anche quando sono entrati in Parlamento, accettando formalmente le regole democratiche e tagliando le frange estremiste, non hanno rinnegato l’ideologia che riconosce la dimensione eroica di chi combatte per la patria. Nell’autobiografia Giorgia Meloni non fa cenno alle sue radici ideologiche, ma nel racconto emerge la paura del tradimento, la dimensione eroica («Io sono una guerriera»), il patriottismo racchiuso nella formula fascista «Dio, Patria, Famiglia», che Giorgia spaccia per motto mazziniano. Non nomina mai la parola stato o paese, sempre patria, raramente nazione. La patria è il luogo che coinvolge il cuore, la sede di ogni nazionalismo. All’internazionalismo viene opposto il nazionalismo. Io sono una donna, è diventato un brand, poi anche io sono una madre, io sono una cristiana. Da un lato si assiste a uno svelamento femminile. Racconta la sua vita, i rapporti familiari, l’assenza del padre, gli studi, le difficoltà economiche… Il suo cristianesimo è un afflato eroico, patriottico, nazionalista. L’etica cristiana è a difesa della famiglia. Il fascismo è sotteso, mai nominato. Parla di idea. L’idea fondamentale è l’identità nazionale, da conservare e difendere. Difendere dall’emigrazione che porta a un miscuglio di culture, a una contaminazione, difendere dagli attacchi alla famiglia, dal gender, dall’aborto. Eroi di questa cultura sono i morti di destra degli anni ’70. La sinistra è invece giudicata apolide, sradicata e ha prodotto una cultura della morte. Una battaglia cristiana è quella contro questa cultura. Le radici cristiane ed europee vanno ricercate nell’antichità classica di Atene, Roma e Costantinopoli, mentre nega ogni valore alla rivoluzione francese e all’illuminismo. Esempio di eroe europeo è Leonida, il re di Sparta che nel 480 aC morì con i suoi uomini al passo delle Termopili, opponendo un’eroica resistenza all’invasione dei persiani. Non vengono mai nominati interi periodi storici come fascismo, seconda guerra mondiale e resistenza, mentre i periodi a cui guardare ed ispirarsi sono: – Risorgimento; – prima guerra mondiale; – El Alamein (località egiziana in cui fra il 23 ottobre e il 9 novembre 1942 fu combattuta una delle principali battaglie della seconda guerra mondiale che assicurò agli alleati il controllo del Mediterraneo. Il nome è celebrato come simbolo del valore militare italiano per l’eroica resistenza del battaglione Folgore a cui, dopo la sconfitta, fu reso l’onore delle armi); – Fabrizio Quattrocchi (medaglia d’oro al valor civile alla memoria. Soldato mercenario italiano ucciso durante la guerra in Iraq e salutato come esempio di coraggio nazionalista). Il 9 novembre è considerata da Giorgia Meloni festa fondante per l’Europa, ma in modo restrittivo, prendendo in considerazione solo la caduta del muro di Berlino e la liberazione dell’Europa dal comunismo e tacendo sulla notte dei cristalli. In effetti il 9 novembre è stato proclamato dalle Nazioni Unite Giornata mondiale contro il fascismo e l’antisemitismo, perché il 9 novembre 1938 iniziarono i pogrom nazisti contro gli Ebrei. Festa fondante per l’Italia è considerato il 17 marzo, proclamazione del regno d’Italia. Si rimane sempre in ambito risorgimentale. Non dichiarato, ma sottinteso e suggerito è che questa data potrebbe sostituire il 25 aprile, come festa nazionale. Mentore e ispiratore di Giorgia Meloni è il filosofo inglese Roger Scruton (1944-2020), ideologo del tradizionalismo conservatore.
fonte: WWW.notam.it