21 dicembre 2022 – NON SOLO CERCIVENTO. QUANDO LA MEMORIA DIVENTA STORIA

Come per il precedente  articolo ricordo  che anche  questo è stato pubblicato nel  n. 270  del periodico  Ho un sogno (reperibile alla libreria CLUF di via Gemona 22) . Vive da 31 anni ed  è l’unica fonte di informazione per alcune notizie ignorate .

Da anni Ho un Sogno si occupa dei fusilaz di Cercivento una storia di caduti per mano della patria che i discendenti e il paese consapevole non hanno permesso soffocasse nel silenzio, riposta nella sfera degli affetti privati.
Così accanto al cimitero nel luogo in cui il 1° luglio 1916 Silvio Gaetano Ortis, Basilio Matiz, Giovan Battista Corradazzi e Angelo Massaro furono fucilati sorge un cippo che ne ricorda la violenza subita.
“NON SOLO CERCIVENTO”. L’11 novembre il loro caso ha dato il titolo a un convegno che si è svolto presso la sede dell’Università di Udine , promosso dalla “Consulta sulle fucilazioni e decimazioni per l’esempio”, un organismo nato a seguito della legge regionale 7/2021 che ha fra i suoi compiti quello di costruire “l’Albo dei caduti per l’esempio” .
L’11 novembre, nel presentarsi per la prima volta pubblicamente, la Consulta ha dato spazio agli interventi di storici, che necessariamente sono andati oltre la memoria di quel fatto e che saranno raccolti in una apposita pubblicazione.
Tra i relatori, Giulia Sattolo che nel 2018 ha pubblicato “Questa sera verrà il bello! La decimazione di Santa Maria la Longa”.
In questo testo, l’autrice ci affida, fra i tanti documenti raccolti con una cura che svela una partecipazione che va ben oltre la diligenza, l’ordine del duca d’Aosta Emanuele Filiberto di Savoia, che con impudica arroganza ben svela l’intento omicida delle decimazioni dove la vita degli uomini è affidata al sorteggio: “Intendo che la disciplina regni sempre sovrana fra le mie truppe. Ho approvato che, nei riparti che sciaguratamente si macchiarono di così grave onta, alcuni colpevoli o non, fossero immediatamente passati per le armi. Così farò, inesorabilmente, quante volte sarà necessario. […] Per compierlo, non mi arresterò davanti a nessuna misura, per quanto grave. Questo ordine sia letto a tutte le truppe (pag. 58)”.
A Santa Maria la Longa il 16 luglio 1917 furono fucilati 28 uomini, il cui corpo era stato ridotto a un tirassegno differenziato: “fucilazione al petto per reati gravi ma non infamanti e fucilazione alla schiena per delitti considerati disonorevoli e vergognosi (pag. 142)”.
A Santa Maria la Longa venivano concentrati i militari per il riposo previsto e regolamentato nel corso della terribile guerra in trincea. Un gruppo di costoro, appartenente alla Brigata Catanzaro, resosi conto che ciò che era loro dovuto non era invece assicurato, aveva organizzato una protesta che si sarebbe consolidata una sera, quando fosse venuto “il bello”!
L’ingenuità dei militari che avevano organizzato la comprensibile protesta li aveva indotti ad immaginare che i ‘superiori’ li considerassero esseri umani.
E la sera in cui la situazione si sarebbe dovuta risolvere come il regolamento prevedeva, sperimentarono il risultato dell’arroganza di un potere incontrollato e folle.
La loro fucilazione avvenne lontano dall’abitato, fu vista da alcuni ragazzini nascosti, chi sapeva tacque a lungo.
A strage consumata i ‘sopravvissuti’ furono allontanati dal luogo del massacro e dispersi fra altre brigate e compagnie.
Le salme dei fucilati vennero gettate in una fossa comune: il dolore e la pietà non dovevano aver rifermenti tali da sollecitare l’orrore consapevole di chi ne venisse a conoscenza e il disonore delle vittime la cui sorte era stata affidata ai dadi doveva estendersi ai parenti lontani. Solo “agli inizi degli anni Venti, i familiari delle vittime di fucilazioni ed esecuzioni sommarie iniziarono a chiedere legittimamente notizie dei propri cari” (pag. 163).

A Santa Maria la Longa trascorse una sosta anche il fante Giuseppe Ungaretti. Probabilmente questa esperienza ispira il breve componimento “Soldati”, (luglio 1918) che , mentre trasmette lo stato d’animo di un momento, lo estende a tutta condizione umana

Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie

LA MEMORIA CONDIVISA DELL’ORRORE
Le guerre portano una infinita serie di orrori e di costi in termini di vite umane: centinaia di migliaia di morti sul campo o negli ospedali, di invalidi destinati a una misera esistenza e di prigionieri.
Uno degli aspetti più sconvolgenti riguardò, tra il 1914 e il 1918, la repressione interna per il mantenimento della disciplina tra i soldati, ovvero la “fucilazione come esempio” (termine diffuso in Francia), o “fucilazioni sommarie” (termine italiano).
Già il 24 maggio 1915 Luigi Cadorna stabiliva, nella sua Circolare n.1 che: “Il Comando Supremo vuole che in ogni contingenza di luogo e di tempo regni sovrana in tutto l’esercito una ferrea disciplina”. Per mantenerla “si prevenga con oculatezza e si reprima con inflessibile rigore”.
Il 28 settembre dello stesso anno, il “Reparto Disciplina avanzamento e giustizia militare” del Comando Supremo, con la Circolare n, 3525 poneva le basi per le fucilazioni sommarie, dettando la procedura per l’intervento di repressione di fronte all’apparire di gravi sintomi di “indisciplina individuale o collettiva nei reparti al fronte”.
Al terzo punto era scritto che “il superiore ha il sacro diritto e dovere di passare immediatamente per le armi i recalcitranti e i vigliacci. Per chiunque riuscisse a sfuggire a questa salutare giustizia sommaria subentrerà inesorabile quella dei tribunali militari”.

 

 

 

21 Dicembre 2022Permalink