Il 27 gennaio il presidente Mattarella ha pronunciato un discorso altissimo che spero venga conosciuto.
Io mi soffermo solo su alcuni punti, sapendo che può essere letto integralmente nel sito del Quirinale e che si può trovare integralmente trascritto nel mio blog diariealtro in data 27 gennaio.
Afferma il Presidente: “La Shoah fu un unicum nella storia dell’uomo, pur segnata da sempre da barbarie, guerre, stragi ed eccidi.
Nessuno Stato aveva mai, come scrisse lo storico tedesco Eberhard Jäckel, «deciso e annunciato, con l’autorità e sotto la responsabilità del proprio leader, di voler uccidere, il più possibile e senza sosta, un determinato gruppo di esseri umani, inclusi gli anziani, le donne, i bambini e i neonati; e mai aveva messo in atto questa decisione con tutti i mezzi possibili al potere statale».”
Quell’unicum però non era nato all’improvviso.
Si era inserito come un verme strisciante fino a farsi cultura condivisa se non subita.
E quando Mussolini parlò dal balcone del municipio di Trieste nel 1938 per annunciare le leggi razziali, la popolazione era già succube e disposta , per convincimento o per paura, ad accettare che vi fossero cittadini cui venivano tolti i diritti più elementari all’istruzione e alla cura e non solo.
L’arrivo del percorso perverso a quell’unicum che fu la shoah non ci è estraneo e la senatrice Cattaneo lo ha ben colto presentando al Senato una mozione che fu votata all’unanimità e che, votata, attende le leggi che diano voce all’esigenza di istituire, anche in questa XIX Legislatura, un organismo che rappresenti per il nostro Paese la volontà di difendere e sviluppare i diritti umani sia all’interno che al di fuori dei confini nazionali.Nel mio blog l’intervento Cattaneo si può leggere in data 21 Gennaio: “Il senato italiano guarda i diritti umani”
Sempre nel blog il 22 gennaio ho riportato, documentandola, la notizia della approvazione contemporanea della mozione della Senatrice Segre che recita “Discussione e approvazione della mozione n. 1 sull’istituzione di una Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza “
La stessa senatrice Segre ha immediatamente rilevato la connessione fra le due mozioni.
Potremmo quindi dirci tranquilli nell’attesa di leggi che diano norma a comportamenti conformi ai principi enunciati nelle mozioni?
Io non sono tranquilla perché la norma che dal 2009 impone la presentazione del permesso di soggiorno per documentare nei registri di stato civile la nascita di un figlio in Italia è tuttora in vigore anche se una circolare interpretativa afferma il contrario.
Mi si dice che la circolare viene regolarmente applicata e che quindi problema non sussiste.
Lo scorso gennaio però ho potuto affermare, in un pubblico intervento
«… Ad oggi purtroppo non tutte la anagrafi seguono pedissequamente la citata circolare che stabilisce: “Per lo svolgimento delle attività riguardanti le dichiarazioni di nascita e di riconoscimento di filiazione (registro di nascita – dello stato civile) non devono essere esibiti documenti inerenti al soggiorno trattandosi di dichiarazioni rese, anche a tutela del minore, nell’interesse pubblico della certezza delle situazioni di fatto”».
Tanto aveva risposto a una mia richiesta il dott. Oliviero Forti. Responsabile politiche migratorie e protezione internazionale della Caritas Italiana, consentendomi di riferire le parole che ho trascritto.
Comunque il fatto che vi sia una legge che consente di chiedere ai genitori che si recano in comune a registrare la nascita di un figlio quel documento (il permesso di soggiorno o altro equipollente) che li mette in condizione di dichiararsi irregolari e perciò suscettibili di espulsione o ammenda pecuniaria, può renderli responsabili – anteverso il nascondimento della piccola spia – della negazione del fondamentale diritto umano ad esistere.
A questo punto non è il genitore a essere solo/a in gioco ma siamo tutti noi, costretti a destreggiarci nei meandri di una norma che è regola di una minaccia per dire in buona fede (?) che tutto questo si può accettare.