23 aprile 2023 – 25 aprile, letto nelle ‘Pagine Ebraiche’

Da Pagine ebraiche   –   Le istituzioni e il 25 Aprile

Nessuna polemica sul 25 Aprile. Questa, secondo il Corriere, la linea impartita da Giorgia Meloni nell’occasione dell’ultimo Consiglio dei ministri. L’appello della premier, si legge, “avrebbe prodotto un primo effetto: anche i più recalcitranti si sono convinti dell’opportunità di partecipare alle celebrazioni”. Quanto a Meloni, rileva il Corriere, “nell’agenda di Palazzo Chigi c’è un solo appuntamento”. E cioè la tradizionale deposizione di una corona d’alloro, all’Altare della Patria, da parte del Presidente Mattarella (che sarà poi a Cuneo, Borgo San Dalmazzo e Boves, in luoghi di grande significato per la Resistenza). In merito al 25 Aprile, prosegue l’articolo, i suoi collaboratori “non confermano l’intenzione di Meloni di scrivere un post da lanciare sui social, né la voglia di far sentire pubblicamente la sua voce”.

Tra le posizioni in evidenza sui giornali quella del presidente del Senato Ignazio La Russa, secondo il quale le sue parole sul termine antifascismo non presente nella Costituzione sarebbero state “stravolte”. La Russa sostiene di non dover rettificare “niente” in merito a quanto espresso. Al Corriere affida il suo pensiero Lorenzo Fontana, il presidente della Camera, che in una intervista dice di riconoscersi nel fatto “che il 25 Aprile debba essere la festa di tutti” e di ritenere l’antifascismo “un valore”. Sarebbe invece un errore, la sua opinione, “festeggiare la Liberazione come se fosse la festa solo di una parte, perché il suo valore è proprio questo: alla Resistenza hanno partecipato non soltanto comunisti e socialisti, ma anche liberali, monarchici e tanti cattolici”. La Liberazione, prosegue, “è stata il fondamento di questo Paese”.

Vari organi di informazione riferiscono di tensioni interne alla maggioranza. Secondo La Stampa “gli ammiccamenti al ventennio imbarazzano il centrodestra, dalle dichiarazioni di Ignazio La Russa adesso prendono le distanze anche Forza Italia e Lega e lo stesso presidente del Senato interviene per precisare il senso di quelle sue frasi”.

Molte le pagine e le opinioni sul 25 Aprile. Massimo Giannini, il direttore della Stampa, scrive in un editoriale di attendere cosa dirà Meloni “per capire se anche stavolta se la caverà evitando di pronunciare la parola ‘fascismo’ (come è riuscita a fare a proposito della Shoah o delle leggi razziali del ’38), oppure dicendo che nel Ventennio lei non era nata e che dunque anche il 25 aprile del ’45 va consegnato ai libri di Storia”. Tra le mancanze imputate alla premier quella di aver “taciuto sulle manipolazioni e sulle provocazioni di Ignazio Benito La Russa: alle prime appartengono le sparate sull’eccidio di Via Rasella, compiuto dai partigiani criminali a spese di una ‘banda di pensionati altoatesini’; alle seconde si iscrive l’ultima, di tre giorni fa, con la quale il presidente del Senato ha tenuto a far sapere agli italiani che nella Costituzione non c’è la parola antifascismo”. L’attore Stefano Massini (Repubblica) scrive di essere stato convinto a lungo “che dietro i continui attacchi all’antifascismo non ci fosse un preciso costrutto, ma solo sguaiato revanscismo cameratesco, legittimato dall’opinabile teoria che l’esito elettorale del 2022 sdoganasse full optional l’armamentario dottrinale di Salò, Predappio e mete affini del black tour”. Adesso invece spiega di aver “mutato opinione” e di essersi convinto sempre di più “che una strategia presieda a questi apparentemente bradi colpi di mortaio”.

“Meloni tra pacificazione e scheletri nell’armadio”. È il titolo di un intervento di Gad Lerner sul Fatto Quotidiano. Secondo il giornalista, la premier si sarebbe data “l’obiettivo prioritario di conquistare la benevolenza della comunità ebraica, ponendo l’accento sull’orrore delle leggi razziali e sulla necessità di vigilare contro l’antisemitismo”. Stando però sempre attenta a disgiungerla, accusa, “da qualsivoglia riflessione storica sul fascismo (quasi mai nominato)”.

Sul Corriere una riflessione   di Victor Magiar su Israele, le riforme avviate dal governo e l’opposizione di un’ampia parte della società. “Anche se sono già passati dei mesi, lo scontro vero è proprio non è ancora andato in scena: questa storia è solo all’inizio”, la sua opinione al riguardo. Se il governo andrà avanti, prosegue Magiar, “lo scontro sarà più duro, ed è ragionevole pensare che scorrerà anche del sangue: solo a quel punto forse si inizierà a ragionare per stabilire un nuovo compromesso”. Secondo Magiar “la gravità della situazione è ben dimostrata non solo dal fatto che dopo mesi la contestazione sembra inarrestabile (coinvolgendo tutti i settori della società, compresi molti elettori della stessa maggioranza) ma soprattutto dal fatto che sembrano coinvolti nella contestazione popolare persino la polizia, il sistema dell’intelligence e l’esercito, istituzioni peraltro assolutamente contrarie alla proposta di creare una cosiddetta Guardia Nazionale”.

In un editoriale dedicato alla realtà politica e sociale di Israele, pubblicato dal quotidiano Domani in data 19 aprile, la filosofa Roberta De Monticelli ha parlato di “cittadinanza riservata ai soli ebrei” che conferirebbe “un accesso preferenziale alle risorse materiali dello stato come anche ai sevizi sociali e di welfare, con relativa discriminazione dei cittadini non ebrei”. Concetti che non trovano riscontro nella realtà e che in quanto tali sono stati segnalati nel nostro commento alla rassegna stampa Bokertov del giorno stesso, suscitando una reazione scomposta da parte della studiosa. In un nuovo intervento, apparso ieri su Domani sotto al titolo “La vera menzogna sono le mezze verità di chi mi accusa di aver scritto il falso”, De Monticelli si scaglia infatti contro la redazione giornalistica dell’Unione, accusandola di averla esposta alla “accusa infamante” di “scrivere il falso”. Lei, sostiene, avrebbe ripreso “alla lettera la dichiarazione che il premier Benjamin Netanyahu ha fatto nel 2019, secondo la quale ‘lo stato di Israele non è lo stato di tutti i suoi cittadini ma del popolo ebraico esclusivamente’”.

Su Domani Davide Assael contesta alcuni punti sollevati da De Monticelli nelle sue analisi. In Israele, ricorda, “non esiste alcuna distinzione formale fra diritti nazionali e diritti universali che incida sulla sfera di quelli individuali, cosa che avrebbe immediatamente comportato la bocciatura della legge da parte della Corte suprema perché in palese contrasto con quanto scritto nella Carta d’Indipendenza del 1948, documento sommo dello stato ebraico, e con la legge fondamentale sulla Dignità della persona e sue libertà”. Per Assael la condizione palestinese descritta da De Monticelli “non è certo sancita da principi giuridici su base etnico-religiosa, ma da degenerate logiche di conflitto, in cui, ovviamente, hanno un ruolo entrambi gli attori”. Paragonarla all’apartheid è perciò “un falso storico, morale e giuridico”.

Giovedì a Firenze è prevista la procedura di sfratto della moschea di piazza dei Ciompi. Vari esponenti delle confessioni religiose cittadine annunciano una loro presenza in piazza, in segno di solidarietà alla comunità islamica. ”È parte integrante della nostra città, dobbiamo evitare che si senta umiliata” le parole di Enrico Fink, il presidente della Comunità ebraica, riportate dal Corriere Fiorentino. Annuncia Fink: “Verrò alla moschea giovedì mattina, non sarò il solo della comunità ebraica, è necessario un clima sereno per rendersi conto della ricchezza che la comunità islamica conferisce a Firenze”.

La Comunità ebraica festeggerà intanto quest’oggi Maria Necha Milner Burschtein, centenaria ospite della sua casa di riposo, che ventenne sopravvisse alla deportazione in campo di sterminio. A festeggiarla, insieme alla Comunità e ai figli Giuseppe ed Elisabetta, ci sarà anche il Comune con l’assessora Sara Funaro.

Il Secolo XIX ripercorre la Liberazione con gli occhi degli ebrei genovesi. “Mentre passavamo il confine cantavamo ‘Fratelli d’Italia’, perché ritornavamo qui e questo Paese era casa nostra” racconterà Piero Dello Strologo, che era allora un bambino di nove anni, temporaneamente rifugiatosi in Svizzera. Una delle voci di Memoria, si legge, “che hanno testimoniato il dolore della persecuzione della Comunità ebraica”. Ma, insieme al dolore, “anche l’appassionato senso di appartenenza”.
Adam Smulevich

Pagine Ebraiche 24 / L’Unione Informa 23 Aprile 2023 – 2 Iyar 5783 – depieroaugusta@gmail.com – Gmail (google.com)

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