13 luglio 2023 – Se il Presidente del Senato al museo d’arte moderna e contemporanea a Udine …

OLTRE LA CANCELLATA

A chi entri a casa Cavazzini, Museo d’arte moderna e contemporanea di Udine, si presenta subito una grande scultura: è il modello in gesso della Cancellata principale delle Fosse Ardeatine, opera dello scultore Mirko Basaldella, realizzata fra il 1949 e il 1950 ed esposta nel 1952 alla Biennale d’arte di Venezia. Rappresenta la porta che introduce al Mausoleo delle Fosse Ardeatine, le cave di pozzolana dove il 24 marzo 1944 furono trucidati 335 fra detenuti politici (civili e militari), ebrei e semplici sospetti.
Il giorno precedente appartenenti a un gruppo di Azione Patriottica (GAP) avevano organizzato un attentato in via Rasella a Roma dove erano morti 33 militari tedeschi della Südtiroler Ordnungdienst.

Nella città ‘aperta’, da cui le massime autorità (a partire dal re) erano fuggite dopo l’armistizio dell’8 settembre, si attivò immediatamente il quartier generale in Italia del feldmaresciallo Albert Kesserling che, in contatto con il quartier generale di Hitler, stabilì dovessero essere uccisi 10 civili italiani per ogni soldato morto. Il tenente colonnello Herbert Kappler e il questore di Roma Pietro Caruso scelsero le vittime, che furono condotte alle Fosse Ardeatine da Erich Preibke e Karl Hass. Raccolte in gruppi di cinque vennero finite una ad una con un colpo alla testa.
Al termine dell’esecuzione l’entrata delle cave venne fatta esplodere. Il massacro perpetrato a 23 ore dall’attentato fu reso noto solo a esecuzione avvenuta,
A distanza di 79 anni, il 23 marzo 2023, il Presidente del Senato, seconda carica dello Stato, ha dichiarato: « Via Rasella è stata una pagina tutt’altro che nobile della resistenza, quelli uccisi furono una banda musicale di semi-pensionati e non nazisti delle SS, sapendo benissimo il rischio di rappresaglia su cittadini romani, antifascisti e non».
Sono parole che si commentano da sé, ma sarebbe opportuno che qualcuno suggerisse al sen. Ignazio Benito La Russa di recarsi al mausoleo romano, dopo essersi documentato su ciò che in quel luogo avvenne, invitandolo ad esprimersi in una maniera più consona al ruolo che pro tempore ha assunto.
Se mai entrasse, attraverserebbe la cancellata con cui un artista ha voluto dar forma a ciò che quella porta rinchiude e proietta nel tempo per chi la sappia guardare. Lo possiamo fare anche noi, anche a Udine, che custodisce quella memoria. Volendo, possiamo ricorrere anche ai libri presenti nella perfettamente organizzata Biblioteca d’arte che ha sede in Castello e, fra le tante pubblicazioni, consultare il volume dello scrittore Tito Maniacco che aiuta a comprendere, attraverso l’analisi dei lavori di Mirko Basaldella, come la cancellata delle Ardeatine sia il frutto non occasionale di una profonda elaborazione del tema della violenza della guerra e di ciò che alla guerra si lega. E proprio Tito Maniacco ci offre una notizia fulminante. Nel 1938 Mirko Basaldella fece un precipitoso ritorno in Italia per sposare la fidanzata, Serena Cagli, ebrea. Una settimana dopo quel matrimonio non sarebbe stato possibile: erano state approvate le leggi razziali.

Quindi il 24 marzo 1944  fu possibile  inserire fra i condannati a morte anche persone  scelte per  l’appartenenza  a quella che era chiamata “razza”,  identificata per essere perseguita.
Come non pensare a tutti coloro che anche oggi sopportano il peso della discriminazione nei modi diversi in cui viene agita  in tanti paesi e anche in Italia?
Mirko Basaldella   ci ha offerto, con la  rappresentazione  in forma astratta di un caso  drammatico ,  uno strumento  per leggere nell’orrore di allora i  fin troppi segnali disturbanti dell’oggi.

 

Il mio articolo nel periodico Ho un Sogno n. 272

13 Luglio 2023Permalink