15 giugno 2018 – Scrivo al Ministro dell’Interno

Illustrazioni: una preziosa vignetta di Mauro Biani e l’Urlo di Munch in conclusioni. E’ difficile descrivere meglio il mio stato d’animo

Al Ministro dell’Interno
on. Matteo Salvini
Sua Sede Udine 15 giugno 2018

oggetto: lettera aperta – nati in Italia privati per legge del certificato di nascita
Egregio ministro Matteo Salvini,

Ho letto nel sito del Ministero dell’Interno la dichiarazione da lei resa in Senato il 13 giugno alle 14,04.
E’ un testo di immediata comunicazione, se non altro per quella apertura inusuale in un documento ufficiale: “sono stufo che i bambini muoiano”.
Ho anche ascoltato la sua voce da Rai News dove, reiterando alcune parole del testo che ho citato, aggiunge: «Io sono qua come ministro e come uomo e l’unica cosa che non accetto avendo due figli è che nel governo ci sia qualcuno che vuole il male dei bambini … ». 
Purtroppo però è possibile identificare in una legge – che, per essere tale, vincola anche il suo ministero – la fonte di una espressione di ‘male’ che vuole bambini senza identità, fantasmi inesistenti con tutti i rischi che per loro da ciò conseguono.
Mi spiego: nel 2009, ai tempi del quarto governo Berlusconi, l’on. Maroni, suo predecessore nella funzione che ora lei ricopre, fece approvare con voto di fiducia il cosiddetto pacchetto sicurezza che stabiliva doversi presentare il permesso di soggiorno per ottenere la registrazione della dichiarazione di nascita di un nato in Italia (lettera g del comma 22 art. 1 della legge 94/2009).
Ciò significa che, se quella domanda di registrazione non viene presentata, il piccolo nuovo nato resta privo del certificato di nascita, suo diritto personale, che ne garantisce l’identità, l’appartenenza familiare, la cittadinanza (non necessariamente quella italiana ma quella dei suoi genitori) e tutto ciò che ne consegue.
In questo fondamentale riconoscimento i ‘figli nostri’ – che la vincolano come padre a non accettare “ci sia qualcuno che vuole il male dei bambini” – sono distinti da “figli degli altri” per cui un atto gravido di tragiche conseguenze per la vita di chi lo subisce senza potersi difendere può farsi norma e, proprio dal 2009, la legge impedisce di fatto una garanzia che per sé dovrebbe essere assoluta (nel senso letterale del termine, ab-soluta, cioè sciolta da ogni vincolo) ma che nei fatti non lo è.

Per meglio chiarire la questione faccio mie e trascrivo le parole del Terzo Rapporto Supplementare alle Nazioni Unite sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia (novembre 2017. cap.3.1): «Rispetto invece al diritto di registrazione alla nascita, si fa presente che l’introduzione del reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello stato, avvenuta con la legge 15 luglio 2009 n.94 in combinato disposto con gli artt. 316-362 c.p., obbliga alla denuncia i pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio che vengano a conoscenza delle irregolarità di un migrante. Tale prescrizione condiziona i genitori stranieri che, trovandosi in situazione irregolare, spesso non si presentano agli uffici anagrafici, proprio per timore di essere eventualmente espulsi». E ancora lo stesso Rapporto Supplementare precisa: «Sempre in tema di diritto di registrazione alla nascita la legge 219/2012 –“Disposizioni in materia di riconoscimento dei figli naturali” – ha equiparato sotto ogni aspetto la condizione dei figli nati all’interno e al di fuori del matrimonio».
Non pensi che il Rapporto si limiti alla denuncia, come spesso per comoda pigrizia si usa.
Proprio il terzo capitolo del Rapporto si apre con una raccomandazione che al punto b raccomanda: «29 – b) di intraprendere una campagna di sensibilizzazione sul diritto di tutti i bambini ad essere registrati alla nascita, indipendentemente dall’estrazione sociale ed etnica e dallo status soggiornante dei genitori». La raccomandazione termina con la sigla che connette allo studio che fa capo al Comitato sui diritti dell’infanzia delle Nazioni Unite. CRC/C/ITA/CO/3-4, punto 29.
Che fare per realizzare quanto il Terzo Rapporto Supplementare raccomanda?
La strada maestra sarebbe la legge. Era sufficiente (e ancora lo sarebbe se tanto si volesse) una modifica semplice e non onerosa all’art. 1 comma 22 lettera g della legge 94/2009 che aveva inserito il permesso di soggiorno fra i documenti da presentare per la registrazione degli atti di stato civile.
Sarebbe bastato ricollocare gli atti di stato civile fra quelli la cui richiesta non implica la presentazione del permesso di soggiorno, anzi non dimentichiamo che dal 2011 erano rimaste all’attenzione del Parlamento solo le registrazione delle dichiarazioni di nascita, dato che la Corte Costituzionale – con sentenza 245 – aveva tolto questo vincolo dalla registrazione della richiesta di pubblicazioni di matrimonio.
E’ chiaro che sarebbe insensato chiedere al Governo ciò che il Parlamento non è riuscito a fare in nove anni ma un ruolo proprio del Governo c’è e non può essere disatteso.
La raccomandazione 29 del Rapporto più volte citato propone «di intraprendere una campagna di sensibilizzazione sul diritto di tutti i bambini ad essere registrati alla nascita, indipendentemente dall’estrazione sociale ed etnica e dallo status soggiornante dei genitori».

Per far questo lo strumento c’è già e non richiede per essere applicato di distogliere l’attenzione del Ministro dell’Interno dalle urgenze del momento. Si tratta della circolare n. 19 del 7 agosto 2009 del Ministero dell’Interno Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali che afferma:
« Per lo svolgimento delle attività riguardanti le dichiarazioni di nascita e di riconoscimento di filiazione (registro di nascita – dello stato civile) non devono essere esibiti documenti inerenti al soggiorno trattandosi di dichiarazioni rese, anche a tutela del minore, nell’interesse pubblico della certezza delle situazioni di fatto».
A questo punto, e finché la situazione non sia risolta da una norma di legge, il ruolo determinante appartiene ai Comuni.
A tale proposito è opportuno essere consapevoli che la circolare ministeriale è un provvedimento di natura amministrativa e potrebbe essere disapplicata dagli Uffici di Stato Civile dei Comuni dato il suo contenuto di fatto modificativo della norma di legge. Di fatto si tratta comunque di norma poco nota all’opinione pubblica, non tale quindi da costituire una certezza rassicurante per i genitori stranieri che, trovandosi in situazione irregolare, non si presentino agli uffici anagrafici proprio per timore di essere eventualmente espulsi.

Dando per scontato che la circolare n.19 sia ancora in vigore, sembra necessario diffonderne la conoscenza e pubblicizzarla nel contesto di una campagna di sensibilizzazione sul diritto di tutti i bambini ad essere registrati alla nascita, indipendentemente dall’estrazione sociale ed etnica e dallo status soggiornante dei genitori di cui ora condivideranno la cittadinanza, in assenza di qualsiasi forma di un, pur auspicabile, ius soli.
  In attesa di un soprassalto di dignità politica che affidi alla certezza di una legge il riconoscimento dell’esistenza giuridicamente riconosciuta e della identità di tutti coloro che nascono in Italia porgo distinti saluti

Augusta De Piero – Udine

15 Giugno 2018Permalink

7 giugno 2018 – Liliana Segre senatrice

Testo integrale del Discorso di Liliana Segre con la segnalazione degli applausi
[Fonte 1]

Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghi senatori, prendendo la parola per la prima volta in quest’Aula non possa fare a meno di rivolgere innanzitutto un ringraziamento al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il quale ha deciso di ricordare l’ottantesimo anniversario dell’emanazione delle leggi razziali, razziste, del 1938 facendo una scelta sorprendente: nominando quale senatrice a vita una vecchia signora, una persona tra le pochissime ancora viventi in Italia che porta sul braccio il numero di Auschwitz.
(L’Assemblea si leva in piedi. Vivi e prolungati applausi).
Porta sul braccio il numero di Auschwitz e ha il compito non solo di ricordare, ma anche di dare, in qualche modo, la parola a coloro che ottant’anni orsono non la ebbero; a quelle migliaia di italiani, 40.000 circa, appartenenti alla piccola minoranza ebraica, che subirono l’umiliazione di essere espulsi dalle scuole, dalle professioni, dalla società, quella persecuzione che preparò la shoah italiana del 1943-1945, che purtroppo fu un crimine anche italiano, del fascismo italiano
Soprattutto, si dovrebbe dare idealmente la parola a quei tanti che, a differenza di me, non sono tornati dai campi di sterminio, che sono stati uccisi per la sola colpa di essere nati, che non hanno tomba, che sono cenere nel vento. Salvarli dall’oblio non significa soltanto onorare un debito storico verso quei nostri concittadini di allora, ma anche aiutare gli italiani di oggi a respingere la tentazione dell’indifferenza verso le ingiustizie e le sofferenze che ci circondano.
(Applausi dai gruppi M5S, FI-BP, PD e Misto LEU)
A non anestetizzare le coscienze, a essere più vigili, più avvertiti della responsabilità che ciascuno ha verso gli altri.
In quei campi di sterminio altre minoranze, oltre agli ebrei, vennero annientate. Tra queste voglio ricordare oggi gli appartenenti alle popolazioni rom e sinti, che inizialmente suscitarono la nostra invidia di prigioniere perché nelle loro baracche le famiglie erano lasciate unite; ma presto all’invidia seguì l’orrore, perché una notte furono portati tutti al gas e il giorno dopo in quelle baracche vuote regnava un silenzio spettrale.
Per questo accolgo con grande convinzione l’appello che mi ha rivolto oggi su «la Repubblica» il professor Melloni. Mi rifiuto di pensare che oggi la nostra civiltà democratica possa essere sporcata da progetti di leggi speciali contro i popoli nomadi. Se dovesse accadere, mi opporrò con tutte le energie che mi restano. (Applausi dai Gruppi PD e Misto-LEU ).
Mi accingo a svolgere il mandato di senatrice ben conscia della mia totale inesperienza politica e confidando molto nella pazienza che tutti loro vorranno usare nei confronti di un’anziana nonna, come sono io. Tenterò di dare un modesto contributo all’attività parlamentare traendo ispirazione da ciò che ho imparato. Ho conosciuto la condizione di clandestina e di richiedente asilo; ho conosciuto il carcere; ho conosciuto il lavoro operaio, essendo stata manodopera schiava minorile in una fabbrica satellite del campo di sterminio. Non avendo mai avuto appartenenze di partito, svolgerò la mia attività di senatrice senza legami di schieramento politico e rispondendo solo alla mia coscienza.
Una sola obbedienza mi guiderà: la fedeltà ai vitali principi ed ai programmi avanzatissimi – ancora in larga parte inattuati – dettati dalla Costituzione repubblicana.
(Applausi dai gruppi M5S, PD e Misto LeU).
Con questo spirito, ritengo che la scelta più coerente con le motivazioni della mia nomina a senatrice a vita sia quella di optare oggi per un voto di astensione sulla fiducia al Governo.
Valuterò volta per volta le proposte e le scelte del Governo, senza alcun pregiudizio, e mi schiererò pensando all’interesse del popolo italiano e tenendo fede ai valori che mi hanno guidata in tutta la vita.
Senatrice Liliana Segre   

 

NOTA:
Il passo che in calce ricopio per primo * ha avuto gli applausi del soli gruppi PD e Misto-LEU, mentre per il il successivo ** ha applaudito anche M5S.
In entrambi assenti FI-BP e, per la contradizion che nol consente, come avrebbe detto Dante, anche L-SP (Lega-Salvini Premier).
Nulla avviene per caso e nulla in situazioni di rilevanza costituzionale può essere letto con distratta indifferenza.

Ricordo che durante la presidenza Scalfaro (1992-1999) l’allora Lega Nord, condotta da Umberto Bossi, scendeva il Po dal Monviso a Venezia distribuendo una enorme quantità di cartoline che promuovevano una campagna anti rom.

Da parte sua FI-BP (Forza Italia Berlusconi Presidente) nel 2009 aveva approvato con voto di fiducia il pacchetto sicurezza, voluto con forza dall’allora ministro Maroni, assecondato da Berlusconi, presidente del suo quarto governo.
In quella legge (94/2009) si trova la norma che nega il certificato di nascita ai migranti non comunitari privi di permesso di soggiorno.
Assimilo la reazione politica e di molta società civile alle coscienze anestetizzate.

La senatrice Segre si rifiuta con coraggio (secondo quanto ho sentito ha già avuto minacce) di SPORCARE la nostra civiltà con leggi speciali . Ma la nostra civiltà è già stata sporcata dalla negazione del certificato di nascita che è frutto di una legge speciale, se tale è una norma che ne contraddice un’altra in vigore e che è in pieno contrasto con u n principio di  norma internazionale ratificato con legge italiana. (legge 176/1991176/1991_art.7.1. Il fanciullo è registrato immediatamente al momento della sua nascita e da allora ha diritto a un nome, ad acquisire una cittadinanza e, nella misura del possibile, a conoscere i suoi genitori e a essere allevato da essi).
Sono certa che la senatrice Segre saprà intervenire anche su questa violenza pregressa se ne avrà l’opportunità.

• * Mi rifiuto di pensare che oggi la nostra civiltà democratica possa essere sporcata da progetti di leggi speciali contro i popoli nomadi. Se dovesse accadere, mi opporrò con tutte le energie che mi restano. (Applausi dai Gruppi PD e Misto-LEU ).
• ** Una sola obbedienza mi guiderà: la fedeltà ai vitali principi ed ai programmi avanzatissimi – ancora in larga parte inattuati – dettati dalla Costituzione repubblicana. (Applausi dai gruppi M5S, PD e Misto LeU).

• *** Per ciò che riguarda il certificato di nascita si veda il tag anagrafe nel mio blog diariealtro

[Fonte 1]
http://www.occhiodinapoli.it/commovente-intervento-liliana-segre-senato-testo-integrale-5-giugno-2018/

7 Giugno 2018Permalink

3 giugno 2018 – Amos Luzzatto compie 90 anni

Amos Luzzatto, una vita di studio e di battaglie per i diritti di tutti

“La violenza, l’incitamento all’odio fra popoli, culture, religioni diverse, l’omologazione, per quanto riguarda il passato, dei carnefici e delle loro vittime, tutto questo è tragicamente nella cronaca quotidiana. Saremo capaci di reagire a questa marea? Saremo capaci di insegnare ai nostri ragazzi la libertà di scegliere consapevolmente fra il bene e il male, fra la lotta di sopraffazione e la convivenza civile nel rispetto dell’altro? Hillel, un grande Maestro dell’ebraismo diceva: ‘Non fare agli altri ciò che non vorresti per te. Tutto il resto è commento. Va’ e studia’”. Queste parole Amos Luzzatto, tra le figure più significative dell’ebraismo italiano del dopoguerra, le pronunciò il 27 gennaio 2005 quando era alla guida dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Di fronte a lui, il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Sono passati 13 anni da quella data ma gli interrogativi di Luzzatto sono ancora profondamente attuali come lo è tutto il suo prolifico lavoro di studioso, diviso tra l’impegno ebraico e quello civile (in lui praticamente inscindibili). Nel giorno del suo 90esimo compleanno (nasce a Roma, il 3 giugno 1928), è giusto rendere omaggio alla sua figura e al suo lavoro: scrittore prolifico e chirurgo, ha ricoperto diversi incarichi politici in ambito ebraico, guidando l’Unione dal 1998 al 2006 così come la Comunità ebraica di Venezia. È stato anche direttore della Rassegna Mensile d’Israel, ruolo ricoperto precedentemente dal nonno materno, il grande rabbino e intellettuale Dante Lattes. Tra gli antenati celebri, anche Shadal, l’esegeta, poeta ed ebraista Samuel David Luzzatto, suo trisavolo. Tra i suoi cugini c’è infine lo scrittore Giorgio Voghera, ultimo testimone del periodo d’oro della Trieste letteraria. Figlio di un socialista perseguitato dagli squadristi fascisti, Luzzatto nel 1939 si trasferisce con la madre e i nonni nell’allora Palestina mandataria e solo nel 1946 tornerà in Italia. “Fummo discretamente pedinati in treno, in albergo, al ristorante. (…) Fu solo a Haifa, dopo la dogana, che mio nonno dichiarò di respirare finalmente aria di libertà”, ricorderà in uno dei suoi libri in merito all’arrivo in Eretz Israel. Durante la Seconda guerra mondiale, Luzzatto fu cresciuto proprio dal nonno Dante e trascorse il tempo insieme a studiosi profughi dalla Germania e dall’Austria che forgiarono il suo carattere. Sulla promulgazione delle leggi razziste racconterà: “Il ricordo principale è l’esclusione della scuola. Io ero stato brillantemente ammesso alla prima ginnasio e poi mi sono sentito dire che ne ero escluso in maniera ignominiosa. Studiavo in un giardinetto pubblico con mia madre; questo permetteva agli altri di additarmi e pensare: quello è un giudeo”. Laureatosi, accosta la sua carriera di medico a quella di scrittore, confermandosi una delle voci più influenti dell’ebraismo italiano (tra le sue opere Conta e racconta, ed. Mursia e Il posto degli ebrei, ed. Einaudi). Luzzatto si dedica inoltre alla carriera accademica tenendo un corso sulla lettura ebraica del midrash all’Università di Venezia e all’Università degli Studi Roma Tre. Uomo di sinistra, sottolineerà al contempo come il proprio impegno civile affondi le radici nell’ebraismo: “Le istanze egualitarie e di giustizia le ho ricavate proprio dalla cultura ebraica. La Bibbia ne è ricca, basta cercarle”. Nel corso della sua vita ha ingaggiato diverse battaglie per contrastare il razzismo (definito “un veleno permanente”), in special modo quello nei confronti dei rom e ridisegnato il concetto di Memoria: “Memoria significa anche scavare nel passato in modo selettivo, per cercarvi non tanto le gesta degli eroi sui campi di battaglia quanto gli esempi di solidarietà e di cooperazione; esempi forse rimasti nell’ombra ma non per questo meno rilevanti, forse al contrario. È questa infine quella Memoria che può diventare uno strumento di fiducia nel domani”. Ha inoltre levato la sua voce per denunciare nuove forme di antisemitismo: “Una delle forme più insidiose è la trasformazione delle critiche al governo israeliano – che come tutti gli altri governi al mondo può essere sottoposto a critiche come ad elogi – in un giudizio sostanzialmente negativo di tutti gli ebrei del mondo e di tutte le epoche”.
Tra coloro che hanno voluto mandare a Luzzatto un augurio per i suoi 90 anni, anche la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni. “Un nuovo traguardo in una vita carica di impegni, sfide, responsabilità, che nella sua manciata di ore fa riflettere sull’intera vita, e il vissuto anche di un Paese che ha appena festeggiato ieri la sua costituzione repubblicana”. In queste ore, scrive la presidente dell’Unione, “sento doveroso rappresentarti, ancora una volta, la profonda riconoscenza dell’ebraismo italiano per la strada che hai saputo tracciare nei tuoi anni di presidenza nazionale e nel modo, profondo e consapevole, in cui hai portato il tuo ebraismo in ogni altro ambito della tua vita. Un contributo che in tanti, e non solo nel mondo ebraico, ricordano ancora oggi con riconoscenza e gratitudine e che guida anche, i passi che decidiamo di compiere”.

Pubblicato in Attualità il 03/06/2018 – 20 סיון 5778
http://moked.it/blog/2018/06/03/amos-luzzatto-vita-studio-battaglie-diritti-tutti/

 

3 Giugno 2018Permalink

2 giugno 2018 – Vescovo di Bologna. Il testo integrale appello 2 giugno

Dal Blog di Giancarla Codrignani ‘Cerco  solo di capire’

Nessuno sta ricordando che la liberazione compie 70 anni nel momento dell’applicazione di una sua Costituzione democratica. Non ho particolare consuetudine con la parola patria, ma se in questi tempi bisogna nominarla, la patria è quella del 1948, nata dalla sconfitta del fascismo e di una guerra mondiale per il sacrificio di tanti che l’anticiparono a prezzo del sangue. E ci indignammo tutti quando Umberto Bossi a una cittadina che aveva esposto il tricolore offesa dalla festa della Padania, gridò di metterla nel cesso. Davvero non si può tollerare che siano loro la mia patria.
Riconosco che non solo per Bologna il primo e più tempestivo e laico è mons. Matteo Zuppi:

Messaggio dell’Arcivescovo di Bologna
per la Festa della Repubblica Italiana del 2 giugno 2018

La festa del 2 giugno ha quest’anno un carattere particolare: cade nel 70° dell’entrata in vigore della Costituzione Repubblicana e della prima elezione del Capo dello Stato. Spinto dal recente Congresso Eucaristico Diocesano, che ha rinnovato il legame tra Chiesa e Città degli uomini, considerando anche le difficoltà degli ultimi avvenimenti, desidero invitare tutti i credenti a innalzare a Dio un ringraziamento per il tanto che ci unisce e a pregare per il nostro Paese.
La Costituzione non è un retaggio del passato ma il fondamento della nostra casa comune, il deposito di valori che sono le radici senza le quali non si può costruire il futuro. I Padri costituenti avevano profonda speranza nonostante la terribile epifania del male e della forza distruttiva dell’uomo. Essi resero le sofferenze vissute dalla loro generazione – il fascismo, la tragica esperienza della guerra mondiale – una visione per chi sarebbe nato dopo. Non rimasero indecisi e non imposero interessi di parte, ma uniti si accordarono, dopo un confronto forte, consapevoli di un unico destino per tutti.
Nel suo settantesimo dobbiamo loro rispetto vero e gratitudine consapevole, perché la Costituzione ha permesso e orientato la costruzione di una società democratica e fornisce ancora lo spirito ed i criteri guida per una convivenza nella giustizia e nel rispetto per ogni persona. Essa garantisce diritti e doveri ed indica la responsabilità di tutti nella costruzione della casa comune che è il nostro Paese. Il suo spirito certamente ne rappresenta anche un’indicazione di metodo per il futuro. In essa appare chiaro come la vitalità di una società sia frutto della responsabilità dei cittadini e del loro impegno. Tutti siamo chiamati a sviluppare la nostra propria personalità e possiamo crescere in comunità e verso la comunità, perché la persona si sviluppa nella rete dei gruppi sociali (art. 2), prima di tutto nella fondamentale struttura naturale e sociale che è la famiglia (art. 29). I doveri di solidarietà non vanno mai trascurati (art. 2) in vista di scopi sociali e impegni comunitari. Anche le stesse libertà di iniziativa economica e la proprietà privata devono avere una funzione sociale e una prospettiva di crescita umana (art. 41 e 42). Le strutture pubbliche rappresentano i piloni di questa costruzione. A volte notiamo verso di esse un senso di sfiducia, tanto che si pensa necessario arrangiarsi, cercare una via di convenienza individuale. Bisogna perciò ringraziare quanti le onorano con generosità e spirito di servizio, ricordando che è necessario impegnarci perché le regole della casa comune, i diritti e doveri, siano tali per tutti e tutti abbiamo fiducia in essi. I nuovi italiani ci aiutano ad esserlo di più e ci chiedono proprio questo.
Pensiamo che la grandezza di una patria sia nel garantire il bene dei suoi cittadini e di ogni uomo. L’Italia deve essere grande perché grande è l’umanesimo che eredita, in tanta parte eredità del cristianesimo e che le è affidato, ricchezza di storia, di cultura, di capacità che permettono di non avere paura e di guardare il futuro rendendo tutti, nuovi e vecchi, davvero italiani, scegliendo una politica del lavoro e della famiglia lungimirante e stabile, identificando le scelte per una accoglienza che esca dall’emergenza, gestisca i flussi e garantisca rispetto della vita di ogni persona che è sempre sacra per tutti. La Costituzione italiana esprime un progetto di società nella quale la comunità è elemento fondamentale per dare valore all’individuo. Non c’è l’io senza il noi.
All’inizio di questo cammino c’è l’educazione civica, da rilanciare con impegno e determinazione, nelle scuole come nella vita ordinaria, favorendo l’attenzione di tutti a rispettare le regole comuni, perché se manca questo cresce la maleducazione civica, l’arbitrio e, di fatto, l’ingiustizia.
Tommaso Moro nel libro che l’ha reso famoso, intitolato “Utopia”, scrisse: “meglio e più saldamente si legano fra loro gli uomini con sentimenti amichevoli anziché con trattati, con lo spirito anziché con parole”. Ne abbiamo tutti tanto bisogno per guardare con fiducia il nostro futuro, perché l’Europa intera possa rappresentare i valori sui quali è costruita e non perdere quell’umanesimo che tanto deve al suo fondamento cristiano. In questo la Chiesa desidera offrire il proprio contributo specifico perché sa di essere popolo costituito da tutti i popoli della terra, “segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” (LG 1)
La Chiesa di Bologna ringrazia il Signore per questo lungo periodo di pace e partecipa a questa festa di tutti noi – europei ed italiani per nascita, storia o vocazione – e della Costituzione, perché la nostra casa comune possa rispondere alle sfide che occorre affrontare.
Desidero che in ogni comunità della Diocesi, al vespro di venerdì 1 giugno o nella giornata di sabato 2 giugno, si canti l’inno di ringraziamento “Te Deum” e si innalzino preghiere e suppliche per la nostra Patria, chiedendo la grazia di un rinnovato impegno di tutti per il bene comune.
+ Matteo Zuppi
Arcivescovo di Bologna

Nella preghiera dei fedeli si inseriscano le seguenti intenzioni.
– Per la nostra Patria, perché, fedele alla sua tradizione, custodisca i valori che fondano la sua millenaria civiltà, e concorra efficacemente all’edificazione di una vera casa comune nell’Europa e nel mondo. Preghiamo.
– Per il Presidente della Repubblica, i legislatori, i governanti, gli amministratori, i tutori della libertà e dell’incolumità dei cittadini, perché, sempre attenti ai bisogni dei più deboli e indifesi, promuovano con onestà e saggezza ciò che giova alla crescita di tutto il popolo. Preghiamo

2 Giugno 2018Permalink

1 giugno 2018 – Mons Zuppi, arcivescovo di Bologna e la festa della Repubblica

Due giorni fa, nello spazio digitale più impensato, ho scoperto un comunicato Ansa che recita:
Zuppi lancia ‘Te Deum’ per la patria. Arcivescovo Bologna, dopo difficoltà preghiamo per l’Italia

(ANSA) – BOLOGNA, 30 MAG – “Desidero che in ogni comunità della Diocesi, al vespro di venerdì 1 giugno o nella giornata di sabato 2 giugno, si canti l’inno di ringraziamento ‘Te Deum’ e si innalzino preghiere e suppliche per la nostra Patria, chiedendo la grazia di un rinnovato impegno di tutti per il bene comune”. L’inedita iniziativa liturgica è lanciata dall’arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi, in conclusione di un messaggio per la Festa della Repubblica. “La festa del 2 giugno – scrive Zuppi – ha quest’anno un carattere particolare: cade nel 70/o dell’entrata in vigore della Costituzione Repubblicana e della prima elezione del Capo dello Stato. Spinto dal recente Congresso Eucaristico Diocesano, che ha rinnovato il legame tra Chiesa e Città degli uomini, considerando anche le difficoltà degli ultimi avvenimenti, desidero invitare tutti i credenti a innalzare a Dio un ringraziamento per il tanto che ci unisce e a pregare per il nostro Paese”.. [Fonte 1]

Scopro che all’arcivescovo di Bologna si unisce anche l’arcivescovo di Torin0.
Proseguo nelle mie ricerche e trovo un articolo di Repubblica.it, proposto dalla Città del Vaticano e dovuto alla penna dell’attendibilissimo giornalista Paolo Rodari [Fonte 2]

La Costituzione non è un retaggio del passato ma il fondamento della nostra casa comune.

“La Costituzione non è un retaggio del passato ma il fondamento della nostra casa comune, il deposito di valori che sono le radici senza le quali non si può costruire il futuro. Ai Padri costituenti “dobbiamo loro rispetto vero e gratitudine consapevole, perché la Costituzione ha permesso e orientato la costruzione di una società democratica e fornisce ancora lo spirito ed i criteri guida per una convivenza nella giustizia e nel rispetto per ogni persona. Essa garantisce diritti e doveri ed indica la responsabilità di tutti nella costruzione della casa comune che è il nostro Paese”. “Il suo spirito certamente ne rappresenta anche un’indicazione di metodo per il futuro”,

La citazione, certamente suggestiva fa parte di un passo attribuito al mons. Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo Metropolita di Bologna, 112° Successore di San Petronio. Così si dichiara.
Nell’incipit dell’articolo di Rodari si trova anche un riferimento alle diocesi del Triveneto.
Continuo a cercare.                          

Le diocesi del cd. Triveneto sono 15 e comprendono anche le diocesi del Friuli Venezia Giulia [Fonte 3] e, cercando di capire quale sia il loro apporto, faccio una strana scoperta.
Nove di queste il 30 maggio hanno proposto, a firma dei direttori dei rispettivi settimanali diocesani, un editoriale comune: “Le Istituzioni e l’Europa, un patrimonio da difendere”.
E poiché 15 meno 9 fa 6, fra le sei testate diocesane assenti noto quelle di Trieste e Udine. [Fonte 4]
Tempistica inadeguata per proporre tempestivamente quel pezzo sui propri settimanali diocesani?
Se è così basterà aspettare una settimana per registrarne l’assenza o la presenza.
Ne trovo qualche tratto nel settimanale della diocesi di Padova e ne copio un passaggio::
“«Di fronte a un tale scenario è decisivo tornare all’essenziale ovvero al rispetto delle regole costituzionali e con esse delle istituzioni. C’è una palese e pericolosa spinta a violare le regole basilari della democrazia” … I governi passano, le istituzioni rimangono».

Benedetto Croce, padre costituente

Forse quel civile richiamo al rispetto delle regole che caratterizzano la democrazia può venir inteso come un’intrusione clericale dentro l’ambito che dovrebbe essere laico (quello della laicità dello stato che non si voglia confessionale, vuoi per settario fanatismo che per opportunismo)?
Quando la questione si pone nell’ambito del laicismo ci si colloca in un vecchio schema ignorando che la religione fa parte di una cultura con molte radici e che non occorre essere credenti per farvi legittimo riferimento (forse per leggere Omero ci è chiesto credere in Giove?).
Leggendo l’intervento dell’arcivescovo di Bologna mi è venuto in mente un episodio che risale all’11 marzo 1947 quando Benedetto Croce pronunciò il suo unico intervento nell’Assemblea Costituente . [Fonte 5]

«Ciascuno di noi si ritiri nella sua profonda coscienza e procuri di non prepararsi, col suo voto poco meditato, un pungente e vergognoso rimorso. Io vorrei chiudere questo mio discorso, con licenza degli amici democristiani dei quali non intendo usurpare le parti, raccogliendo tutti quanti qui siamo a intonare le parole dell’inno sublime:
«Veni, creator spiritus,
Mentes tuorum visita;
Accende lumen sensibus;
Infunde amorem cordibus!».     Soprattutto a questi: ai cuori».

Il rispetto per ogni persona     

Leggo questa espressione nel passo riferito a mons Zuppi e subito mi chiedo se ‘persona’ per Sua Eminenza sia anche il nato in Italia che resta un fantasma privo di certificato di nascita se un suo genitore è privo del permesso di soggiorno, una questione annosa aperta nel 2009 (di cui metto il riferimento all’ultima sintesi presente nel mio blog). [Fonte 6]
Di ciò scriverò all’arcivescovo di Bologna. Probabilmente non mi risponderà. Ci sono abituata ma persisto.
Può capitare che un sasso nello stagno generi un cerchio. O forse no.

[Fonte 1] http://www.ansa.it/emiliaromagna/notizie/2018/05/30/zuppi-lancia-te-deum-per-la-patria_21f11153-9606-4791-9409-fad46226a172.html
[Fonte 2] http://www.repubblica.it/politica/2018/05/31/news/_pregate_per_la_patria_un_te_deum_per_l_italia_l_appello_di_vescovi_e_diocesi-197830826 /
[Fonte 3] http://www.cet.chiesacattolica.it/diocesi-del-triveneto/
[Fonte 4] https://agensir.it/quotidiano/2018/5/30/governo-settimanali-diocesani-del-triveneto-pericolosa-spinta-a-violare-le-regole-basilari-della-democrazia/
[Fonte 5] https://www.radicali.it/20130107/benedetto-croce-uno-stato-unitario/”.
[Fonte 6] https://diariealtro.it/?p=5779

1 Giugno 2018Permalink

1 giugno 2018 – Calendario di Giugno

.1 giugno 2018 – Giuramento del governo Conte. Inizio XVIII legislatura
.1 giugno 2018 – Spagna. Cade il governo Rajoy
.1 giugno 2018 – Assassinio del maliano Sacko Soumalia   [nota 1],
.2 giugno – Festa della Repubblica
.2 giugno 2016 – Il parlamento tedesco riconosce il genocidio armeno
.3 giugno 1963 – Muore papa Giovanni XXIII (eletto nel 1958)
.3 giugno 2016 – Muore il pugile Cassius Clay – Muhammad Ali
.3 giugno 2016 – Corleone – La processione del santo locale si inchina alla
…………………………………….casa di Salvatore Riina
.4 giugno 1989 – Cina: Strage di piazza Tienanmen
.5 giugno – Giornata mondiale in difesa dell’ambiente
.5 giugno 1967 – Inizio della guerra dei 6 giorni
.6 giugno 2015 – Visita papa Francesco a Sarajevo
.7 giugno 1929 – Il Vaticano pubblica la legge fondamentale che ne fa uno
……………………….stato.sovrano come previsto nel Trattato di febbraio. (Nota 2]
10 giugno 1924 – Assassinio di Giacomo Matteotti
10 giugno 1940 – L’Italia dichiara guerra alla Francia e all’Inghilterra
11 giugno 1984 – Morte di Enrico Berlinguer
12 giugno 1964 – Condanna all’ergastolo di Nelson Mandela.
………..………………….L’ergastolo si concluderà l’11 febbraio 1999)
14 giugno 1966 – Il concilio Vaticano annuncia l’abolizione dell’indice dei
……………………..libri proibiti.
15 giugno 2007 – Morte di Giuseppe Alberigo [Nota 3]
16 giugno 1976 – Sudafrica: massacro di Soweto
16 giugno 2016 – Assassinio della deputata laburista Jo Fox [Nota 4]
17 giugno 1991 – Fine dell’apartheid in Sudafrica
18 giugno 1982 – Londra: ritrovamento del cadavere di Roberto Calvi
18 giugno 2015 – Papa Francesco promulga l’Enciclica Laudato si’
19 giugno – Giornata mondiale del rifugiato
19 giugno1945 – Birmania_Nascita di Aung San Suu Kyi [Nota 5]
19 giugno 2013 – Viene approvata la legge di ratifica della Convenzione di Istanbul
…………………….…………………………. (L.27 .giugno 2013, n. 77)
20 giugno 1979 – Nilde Jotti è eletta presidente della Camera dei deputati,
…………………………………..prima donna nella storia della Repubblica
22 giugno 1633 – Galileo è costretto all’abiura
22 giugno 2015 – Papa Francesco visita il Tempio valdese di Torino
23 giugno 1858 – Papa Pio IX fa rapire il bambino ebreo Edgardo Mortara [Nota 6]
23 giugno 2016 – Gran Bretagna: Il referendum decreta la Brexit
24 giugno 2013 – Sentenza processo Ruby. (Nota 7)
25 giugno 1946 – Inizio dei lavori dell’Assemblea Costituente
25 giugno 2017 – Fine del mese di Ramadan 1438
26 giugno 1967 – Morte di don Lorenzo Milani
27 giugno 1980 – Ustica: esplosione del DC9. Muoiono 81 persone
28 giugno 1914 – Sarajevo Assassinio di Francesco Ferdinando e della
……………………………moglie.
28 giugno 1919 – Trattato di Versailles. Fine della prima guerra mondiale
29 giugno 1934 –  Germania: notte dei lunghi coltelli (Nota 8)
29 giugno 2013 –  Muore la scienziata Margherita Hack [Nota 9]
30 giugno 2005 –  Spagna: il Parlamento riconosce il matrimonio
………………………….omossessuale
30 giugno 2017 – Muore Simone Veil  [Nota 10]
30 giugno 2017 – Muore Ettore Masina [Nota 11]

NOTE

[Nota 1]

https://video.corriere.it/soumahoro-in-mali-soumaila-sacko/832df320-7c70-11e8-87b8-02c87e8bc58c

[Nota 2]http://www.vatican.va/roman_curia/secretariat_state/archivio/documents/rc_seg-st_19290211_patti-lateranensi_it.html

[Nota 3]
http://www.treccani.it/enciclopedia/giuseppe-alberigo_(Dizionario-Biografico)/

[Nota 4]
http://ltirreno.gelocal.it/italia-mondo/2016/06/19/news/omicidio-di-jo-fox-l-urlo-d-odio-del-killer-1.13688049

[Nota 5]
https://it.wikipedia.org/wiki/Aung_San_Suu_Kyi

[Nota 6] David Kertzer, “Prigioniero del papa Re”
http://www.davidkertzer.com/it/biografia

[Nota 7]  Il tribunale di Milano condanna in primo grado Silvio Berlusconi a 7 anni e alla interdizione perpetua dai pubblici uffici per il reato di concussione e prostituzione minorile
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-06-24/processo-ruby-berlusconi-giudici-130213.shtml?uuid=AbNsGw7H

[Nota 8]
http://www.raistoria.rai.it/articoli-programma-puntate/la-notte-dei-lunghi-coltelli/24137/default.aspx

[Nota 9]
https://it.wikipedia.org/wiki/Margherita_Hack

[Nota 10 ]
https://it.wikipedia.org/wiki/Simone_Veil

[Nota 11]
http://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/2017/06/28/addio-ad-ettore-masina-una-vita-nel-segno-dellimpegno_c58d78ac-723c-4ea0-98f6-e63b476c6435.html

1 Giugno 2018Permalink

28 maggio 2018 – Lettera aperta all’assessore alla cultura del comune di Udine

28 maggio 2018 – Oggetto: lettera aperta

Egregio assessore
mentre si appresta a ricoprire il suo ruolo di “assessore alla cultura e alle politiche comunitarie” voglio ricordarle che dal 2009 una legge dello stato italiano ostacola gravemente la registrazione della dichiarazione di nascita di nati in Italia che siano figli di migranti non comunitari privi di permesso di soggiorno.
E’ la condanna, comminata a bambini identificati per una caratteristica burocratica di un genitore, a non avere il certificato di nascita, quindi a non esistere giuridicamente.
Per assicurare scorrevolezza di lettura e insieme doverosa documentazione a supporto delle mie affermazioni trascriverò in calce i puntuali riferimenti alle fonti via via citate [1].
L’inesistenza di registrazione anagrafica è caratteristica che accomuna questi piccoli agli schiavi di un tempo – negli USA e in Europa – per cui non esisteva la possibilità di registrazione della nascita mentre di alcuni di loro, liberati, si conosce la data della morte.
Del rifiuto in legge alla registrazione anagrafica in Italia e delle necessità del suo superamento fa fede anche il 3° Rapporto Supplementare alle Nazioni Unite sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia. [2]
E’ ben vero che nel momento stesso in cui fu approvata la legge nota come ‘pacchetto sicurezza’ fu emanata una circolare che invece ammetteva tale registrazione di cui la mozione 48 approvata all’unanimità due anni fa dal consiglio comunale dice: « Considerato che la circolare ministeriale, sebbene abbia contribuito a dirimere il dubbio iniziale» a proposito della registrazione dovuta delle dichiarazioni di nascita «onde evitare che tale disposizione si ponesse in contrasto con l’articolo 10 della Costituzione per violazione di norma del diritto internazionale, non può ritenersi idonea a garantire la certezza del diritto in quanto, trattandosi di provvedimento di natura amministrativa, può essere disapplicata dagli Uffici di Stato Civile dei Comuni atteso il suo contenuto, di fatto modificativo della norma di legge» [3].
Di fatto però, constatato che la legge del 2009 è sempre in vigore, ora non resta che far fede alla circolare assicurandone il rispetto da parte del comune che non può negare l’esistenza di chi nasce sul suo territorio. Per questo mi rivolgo all’assessore alla cultura che non può assimilare un dovuto atto di civiltà a un gesto pietoso e benefico, affidato alla precarietà dei buoni sentimenti.
E’ una civiltà costruita in Europa a partire dall’illuminismo, oscurata nel periodo nazifascista, ma riaffermata nella nostra Costituzione di cui ognuno di noi, se occorre, ha il diritto-dovere di farsi garante. Dice l’art. 3 della Carta: « Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso , di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la liberta ` e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana …»
E la Repubblica, cortese assessore. siamo tutti noi
Augusta De Piero

Documentazione:
[1] l’articolo 6, comma 2, del decreto legislativo 25 luglio 1988, n. 286, così come modificato dalla legge 15 luglio 2009, n. 94 (art. 1 comma 22 lettera g).
[2] http://www.gruppocrc.net/ anno 2016-2017
Il Gruppo CRC presenta il 3° Rapporto Supplementare alle Nazioni Unite sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza in Italia, alla cui redazione hanno contribuito 144 operatori delle 96 associazioni del network di cui nel sito si può leggere il testo integrale.
[3] C O M U N E D I U D I N E N. 48 d’ord. OGGETTO: Mozione del Consigliere Gallo e altri avente ad oggetto “Registrazione anagrafica dei bambini stranieri nati in Italia da genitori non regolarmente soggiorna, approvata all’unanimità il 31 maggio 2016.
« Considerato che la circolare ministeriale, sebbene abbia contribuito a dirimere il dubbio iniziale circa l’interpretazione dell’articolo 6 onde evitare che tale disposizione si ponesse in contrasto con l’articolo 10 della Costituzione per violazione di norma del diritto internazionale, non può ritenersi idonea a garantire la certezza del diritto in quanto, trattandosi di provvedimento di natura amministrativa, può essere disapplicata dagli Uffici di Stato Civile dei Comuni atteso il suo contenuto, di fatto modificativo della norma di legge».
Aggiungo anche l’adesione all’appello di alcuni soggetti privati registrata nella mozione firmata dai consiglieri di maggioranza del Consiglio regionale il 30 maggio 2017 su iniziativa dell’allora consigliera Silvana Cremaschi.

conclusione

Constatata l’indifferenza al problema delle forze politiche in genere ho mobilitato una figura istituzionale nella speranza che sappia promuovere il rispetto almeno delle norme internazionali nel quadro dell’art. 3 della Costituzione.
Vedremo.
Preciso che l’assessore mi conosce e sa che non sono e non sarò una sua elettrice.

28 Maggio 2018Permalink

27 maggio 2018 – Piero Stefani Dall’Antigone di Sofocle al testamento biologico

Il Regno         Parole delle Religioni Nessuno vive per sé

È dato di parlare di realtà contemporanee anche partendo da molto lontano. Così avviene anche nel caso del testamento biologico.

Primo quadro. Nel più celebre coro dell’Antigone di Sofocle (rappresentata ad Atene nel 442 a.C.) si legge che «molte sono le cose meravigliose/misteriose ma nessuna lo è più dell’uomo», lui che inventò le tecniche, vinse il mare e la terra, soggiogò gli animali e costruì case e città e «a se stesso insegnò l’uso dell’agile pensiero espresso in aeree parole e l’impulso di ordinarsi in città».

Nell’elenco trovano posto la cultura, la tecnica, la socialità e la politica. L’orizzonte generale vale anche per il nostro tema. Tutti i fattori nominati rientrano in gioco nel testamento biologico; tuttavia, se si fosse costretti a scegliere a chi dare la preminenza, bisognerebbe optare, almeno per certi versi, per la tecnica. È così perché è stata quest’ultima a realizzare quanto un tempo era giudicato impossibile. I problemi inediti sorgono là dove ci si inoltra su terreni un tempo preclusi.

La domanda se sia giusto o conveniente fare tutto quello che ci è dato di compiere sorge solo allorché è diventato possibile quanto un tempo era giudicato impossibile. «Ad impossibilia nemo tenetur»; i «possibilia», di contro, sono luoghi della scelta. La decisione implica la cultura, la socialità, la polis; essa non dipende perciò in modo diretto dalla tecnica. Tuttavia è quest’ultima (che naturalmente è, a sua volta, frutto della cultura) che ci costringe a confrontarci con scelte in precedenza precluse. Di fronte all’impetuosa crescita di quel che è dato di fare, insorge il problema di cosa sia giusto compiere o non compiere. I confini di pertinenza dell’etica si sono dilatati.

Secondo quadro. Le considerazioni fin qui compiute sono riferite a un ambito greco; cosa dire quando si prendono le mosse dalla Bibbia? In linea di massima si potrebbe affermare che una specie di corrispettivo biblico del coro dell’Antigone è costituito dal Salmo 8.

«Signore (JHWH), Signore (Adonay) nostro, quanto è magnifico il tuo nome su tutta la terra! / Poiché elevata sopra i cieli è la tua maestà, / dalla bocca di bimbetti e lattanti hai tratto forza a motivo dei tuoi avversari / per ridurre al silenzio nemici e ribelli. / Quando vedo i cieli, opera delle tue dita, / la luna e le stelle che hai collocato, / che cos’è l’uomo perché te ne ricordi, / il figlio dell’uomo perché vigili su di lui? / L’hai diminuito fino a essere di poco inferiore a Dio, / di gloria e onore lo hai incoronato / gli hai conferito il governo sulle opere della tua mano / tutto hai posto sotto i suoi piedi, / tutte le greggi e gli armenti / e anche le bestie della campagna, / gli uccelli del cielo e i pesci del mare / che percorrono le vie del mare. / Signore (JHWH), Signore (Adonay) nostro, quanto / è magnifico il tuo nome su tutta la terra!».      [Nota 1]

Nel Salmo è racchiusa una domanda rivolta al tu divino: «Che cos’è l’uomo perché te ne ricordi?». Il testo biblico non solleva la questione filosofica del «che cos’è (ti esti)?» greco; esso però non chiede neppure «chi è l’uomo?» usando una forma personale (in ebraico sarebbe consentito farlo). Gli esseri umani, pur chiamati a governare la terra e a essere vicari e luogotenenti (khalifa, come dichiara il Corano 2,30-31) di Dio in questo mondo, sono legati alla condizione biologica del «che cos’è».

Il Signore ha affidato alle creature umane il compito d’amministrare la terra (che è sua, non nostra); tutto ciò rimanda però a un’ulteriore domanda avvertita fortemente nella nostra epoca: colui che governa gli altri è in grado di farlo nei confronti di se stesso? La creatura umana sa autogovernarsi? La risposta biblica è che è nelle condizioni di compierlo soltanto se si pone in ascolto del tu di Dio. La prospettiva vale ancora oggi? Vale per tutti?

Terzo quadro. Partiamo anche questa volta da un passo biblico che però assumeremo in modo largamente metaforico. È tratto dal libro del Levitico. Preso alla lettera, si tratta di una legge agricola e sociale: «Quando mieterete la messe della vostra terra, non mieterete fino ai margini del campo, né raccoglierete ciò che resta da spigolare della messe; quanto alla tua vigna, non raccoglierai i racimoli e non raccoglierai gli acini caduti: li lascerai per il povero e per il forestiero» (Lv 19,9-10).

Quando si miete un campo non si deve andare fino in fondo. Non bisogna fare tutto quanto si è nelle condizioni di attuare, occorre lasciare uno spazio non mietuto. Anche nel campo della vita si può decidere di non spingersi fino ai confini estremi resi accessibili dalla tecnica. Ci è concesso di sospendere la mietitura. C’è anche comandato di arrestarci? Il fattore decisivo sta nel fatto che quando ci si ferma, non lo si faccia solo per sé stessi. La sospensione deve andare a favore del povero.

Nel lessico corrente l’aggettivo «povero» è riservato al morto; poveri sono tuttavia anche coloro che sopravvivono, privati della presenza di chi è a loro caro. La scelta di non impugnare più la «falce» non deve essere frutto di una pura autodeterminazione. Il criterio da seguire da parte di tutti è una recezione laica del detto di Paolo: «Nessuno vive per se stesso, nessuno muore per se stesso» (Rm 14,7); a questo la fede aggiunge una sua motivazione specifica: «Perché se viviamo, viviamo per il Signore, se moriamo, moriamo nel Signore» (Rm 14,8). Tuttavia si può giungere alla seconda parte solo passando per la prima, che vale per tutti.

Sul testamento biologico. Nel caso del testamento biologico entrano in gioco fattori anche più specifici di quelli finora elencati. Essi sono riconducibili in buona misura all’ambito di tre coppie [nota 2]. La prima è costituita da un confronto tra «biofilia» e «biolatria». Occorre essere amanti della vita, ma non porla come valore assoluto. Vi sono circostanze in cui il credente è chiamato a ripetere con il salmista: «Poiché il tuo amore è meglio della vita» (Sal 63,4). Ma vi sono pure situazioni che vanno coniugate in modi, per così dire, più laici.

Quasi ogni persona sa che, a volte, rinunciare alla vita in favore di altri può essere un valore più alto che trattenerla. Il punto è così chiaro che al riguardo non ci sono molte parole da aggiungere. Più significativo è occuparsi del secondo binomio nel quale si confrontano tra loro «biocentrismo» e «antropocentrismo». Su questo fronte si è infatti assistito alla nascita di un atteggiamento inedito definibile «biocentrismo antropocentrico».

Quando si afferma che la vita va rispettata fino alla sua fine naturale, oltre ad applicare un aggettivo improprio a una condizione che sussiste solo a motivo di una dose molto elevata di artificialità, si riserva un integrale rispetto biologico esclusivamente all’essere umano. Tuttavia, sul piano della biologia la vita è inserita in una rete relazionale che esclude ogni netta separazione tra ambiti.

L’approccio evolutivo ha dimostrato in modo inconfutabile il legame tra le vite. Nell’ambito del biologismo nulla riesce a separare la vita della specie umana da quella di altri viventi; se si vuole individuare una distinzione occorre dunque situarla su un altro piano. Il biologismo antropologico che si ostina a prolungare la vita umana mentre non avanza alcuna obiezione alla soppressione di quella animale è dunque una contraddizione logica da cui derivano, a cascata, una serie di improprie conseguenze etiche.
Il kerygma della risurrezione. «Nessuno vive per se stesso»: la massima interagisce anche con la nostra terza coppia che mette in relazione tra loro «vita biologica» e «vita biografica». Nella prospettiva biologistica tutto si colloca su un piano che esula dalla soggettività personale; non così nell’ambito delle biografie, nel quale l’autocoscienza soggettiva e le relazioni con altre persone svolgono un ruolo determinante.

Nelle scelte relative alla parte finale della vita, la componente biografica è chiamata a prevalere su quella biologica; in questo caso, il versante qualitativo conta molto di più di una estenuata componente quantitativa orientata a un puro e semplice prolungamento dell’esistenza. Occorre dunque cercare di dar senso al vissuto non isolando la morte dell’individuo da quanto ha costituito il multiforme tessuto della sua vita.

Le prospettive fin qui indicate sono ormai largamente condivise dalle Chiese, le quali in molti casi sembrano propense a promuovere una nuova forma di ars moriendi volta a donare senso e conforto all’atto di congedarsi dalla vita. In questo ambito, si forniscono aiuti d’ordine spirituale non alieni da apporti psicologici e si favorisce il controllo del dolore compiuto attraverso il potenziamento di cure palliative.

L’aspetto positivo di questa linea di condotta è evidente. Rimane l’interrogativo se il compito insostituibile delle Chiese sia soltanto quello di proporre un modo d’agire largamente condiviso pure da approcci etico-sapienziali di orientamento laico, o non comporti soprattutto la presenza nei dibattiti e nella prassi di quanto raramente emerge: l’annuncio del kerygma della risurrezione.

Darlo come un ovvio presupposto dottrinale, non bisognoso d’essere riannunciato di fronte a ogni morte, è segno inequivocabile dello smarrimento di un autentico linguaggio di fede. L’annuncio perciò viene avvolto nel silenzio, proprio nei momenti fondamentali nei quali sarebbe chiamato a testimoniare la presenza di un orizzonte che trascende sia il dominio della tecnica sia i benefici arrecati da una condivisa sapienza etica.

[nota 1] Traduzione mia.

[nota 2] Per queste tre coppie sono debitore all’intervento di don Roberto Massaro, pronunciato nel corso del convegno promosso dal gruppo SAE di Napoli: «Testamento biologico e tematiche di fine vita: aspetti etici, psicologici e spirituali», Napoli, 15.3.2018.

FONTE:

http://www.ilregno.it/attualita/2018/10/nessuno-vive-per-se-piero-stefani

27 Maggio 2018Permalink

24 maggio 2018 – Sconfortanti novità istituzionali in Friuli Venezia Giulia

Sono preoccupata: Il neogovernatore del Friuli Venezia Giulia comincia ad esprimere il suo sconfortante pensiero

Il 15 maggio ho pubblicato su questo blog la storia del percorso della legge che vuole privare del certificato di nascita i nati in Italia, figli di migranti non comunitari senza permesso di soggiorno e ora trascrivo il documento del prof. Marceca, Presidente nazionale della Società Italiana di Medicina delle migrazioni che interviene in merito alle sconcertanti dichiarazioni del neogovernatore del Friuli Venezia Giulia. [nota 1]

Roma, 15 maggio 2018
Notizie apparse sulla stampa regionale del Friuli Venezia Giulia riferiscono che fra le priorità del neo-eletto Presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, riveste particolare importanza la revisione, o rivisitazione, del protocollo attraverso il quale i richiedenti asilo vengono iscritti al Servizio Sanitario Regionale (SSR).

La S.I.M.M. (Società Italiana di Medicina delle Migrazioni), Società scientifica che da quasi 30 anni studia le questioni di salute e sanità pubblica legate ai fenomeni immigratori, precisa che l’iscrizione dei richiedenti asilo al Servizio Sanitario non è materia di competenza regionale né avviene sulla base di un protocollo modificabile dalla Regione, ma sulla base delle norme previste dalle leggi della Repubblica nel rispetto dei principi della Costituzione. Infatti, ai sensi dell’art. 34 del Testo Unico delle “disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero e successive modifiche ed integrazioni” (cosiddetta legge Bossi-Fini), per gli stranieri non appartenenti all’Unione Europea richiedenti protezione internazionale o richiedenti asilo l’iscrizione al SSR) è obbligatoria, così come si legge chiaramente anche nelle pagine dell’Accordo Stato Regioni del 20 dicembre 2012, sottoscritto da tutte le Regioni Italiane (e quindi anche dal FVG), che dettaglia le indicazioni per la corretta applicazione della normativa per l’assistenza sanitaria alla popolazione straniera da parte delle Regioni stesse.
A proposito di questa revisione, il neo-eletto Presidente del F.V.G., ha anche dichiarato che metterà mano ai criteri con cui vengono decise quali e quante prestazioni erogare a chi è entrato clandestinamente in FVG: poiché, con una terminologia scorretta dal punto di vista della definizione dello status giuridico dello straniero, spesso si confondono le parole “clandestino” e “irregolare” e si usano anche in riferimento ai richiedenti asilo e al loro ingresso in Italia, la S.I.M.M. ricorda che, in data 10 maggio ultimo scorso, tutte le Regioni Italiane hanno approvato un Accordo Stato-Regioni che recepisce le Linee guida, predisposte da Istituto Superiore di Sanità, I.N.M.P. e dalla stessa S.I.M.M., nel documento tecnico-scientifico intitolato “I controlli alla frontiera. La frontiera dei controlli”, che presenta raccomandazioni cliniche e tecnico-organizzative basate sull’evidenza scientifica per i controlli sanitari su migranti e profughi, al momento dell’arrivo in Italia e durante le fasi di accoglienza. [nota 2]
Infine, la S.I.M.M. sottolinea che già da molti anni gli operatori socio-sanitari del Friuli-VeneziaGiulia – come evidenziato anche nel 2011 ai tempi della prima emergenza Nord-Africa – elaborano percorsi di accoglienza e sorveglianza sanitaria, orientati a garantire tutela e sicurezza anche alle comunità locali, che poi applicano concretamente con competente attenzione e rigore.
Il Presidente Nazionale della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni
prof. Maurizio Marceca

Dopo la preoccupazione la perplessità: il sindaco di Udine è un sindaco buono o un buon sindaco?

Un imbarazzato titolo del più diffuso quotidiano locale recita: “Nell’era leghista. Prima unione civile gay. Fontanini. C’è una legge. Nel palazzo dell’anagrafe due uomini hanno coronato il loro sogno d’amore. Il sindaco: noi rispettiamo le regole, nonostante la pensiamo diversamente”.
Gli elettori non sono i confessori del sindaco. Celebrare le Unioni civili come vuole la legge è suo dovere e, come il sindaco la pensi in merito, interessa forse ai suoi elettori me non ai cittadini.
La campagna elettorale è finita!

Ma non basta.
Venuto a conoscenza che un ambulante senegalese vorrebbe tornare la suo paese ma non ne ha i mezzi il Sindaco fa una proposta stravagante: «Se mi promette che va in Senegal per restare là – continua il primo cittadino leghista -, il biglietto lo pago io, ho già contattato una compagnia aerea e ho trovato un posto per 290 euro da Venezia o da Treviso, posso permettermelo con le mie finanze personali quindi lo aspetto per concludere l’accordo». [nota 3]
Cosa vuol dimostrare? Il suo desiderio sincero e benefico che i migranti se ne vadano?
Stato d’animo o politica dell’ente locale nel rispetto delle norme sull’accoglienza?
Non capisco.

Chi si ricorda dei diritti civili?
Nella presentazione delle sinossi elaborata dal prof Della Cananea che avrebbe dovuto fondare un programma di governo con un contratto di tipo tedesco da rifilare al possibile premier, l’on. Di Maio parlava di sicurezza e diritti sociali
Non una parola sui diritti civili che non consentono beneficenza ma rispetto dei cittadini.
Nel contesto dell’articolo di cui segnalo il link c’è una breve registrazione dell’on. Di Maio in cui ho trovato questa assenza. Poiché non ne parlano mai perso ne ignorino o ne rifiutino l’esistenza
Qualcuno vorrà leggergli gli art. 2 e 3 della Costituzione? [nota 4].

NOTE

[nota 1] Sito della Società Italiana di medicina delle migrazioni www.simmweb.it
Cos’è il GrIS : “Scelta strategica della SIMM è quella di favorire la conoscenza e la collaborazione tra quanti si impegnano a vario titolo per assicurare diritto, accesso e fruibilità all’assistenza sanitaria degli immigrati partendo da ciò che unisce e valorizzando l’esperienza di ciascuno. Ciò si traduce spesso in un lavoro in Rete che ha affinato una metodologia applicativa nei Gruppi locali Immigrazione Salute (GrIS), vere e proprie Unità Territoriali della SIMM”.
www.simmweb.it
https://www.simmweb.it/gris-friuli-venezia-giulia
[nota 2] I controlli di frontiera La frontiera dei controlli
http://www.inmp.it/lg/LG_Migranti-web.pdf
[nota 3]
http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2018/05/23/news/la-provocazione-1.16871477
[nota 4]
http://www.repubblica.it/politica/2018/04/21/news/berlusconi_prova_a_frenare_salvini_e_il_nostro_leader_mai_detto_governo_col_pd_-194462952/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P2-S1.8-T1

24 Maggio 2018Permalink

15 maggio 2018 – Qualcuno si occuperà di esseri umani che la legge vuole fantasmi dalla nascita?

Premessa: le note non sono collegate per difficoltà del PC ma segnalate e si trovano in calce con i link funzionanti

Domenica 13 marzo a Udine abbiamo deciso il quadro politico del comune, pienamente conforme a quello della Regione il cui presidente appartiene alla Lega.
Non dimentichiamo che una norma diventata legge nel 2009 inquina ancora la nostra convivenza.
L’aveva voluta l’on. Maroni, ministro dell’interno nel quadro del quarto governo Berlusconi che se ne fece garante. Non ne è stata compresa la gravità e ha resistito impavida, scivolando dalla XVI legislatura alla XVII, assicurata dalla continuità dell’indifferenza dei governi Monti, Letta, Renzi, Gentiloni.
Ora passerà alla XVIII legislatura nel contesto di un quadro politico che attraversa le istituzioni dallo stato al al Comune che potrebbe diventare il luogo in cui si nega esistenza a chi nasce sul nostro territorio.

Mi riferisco alla negazione per legge del certificato di nascita ai nati in Italia, figli dei migranti non comunitari privi del permesso di soggiorno.

Provo a ripercorrerne la storia di vicenda sconcertante

Provo a ripercorrerne la storia senza dimenticarne il riferimento indispensabile, l’art. 3 della Costituzione.

« Art. 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese».

Quando il fenomeno delle immigrazioni divenne ineludibile se ne occupò la cd legge Turco-Napolitano (legge 6 marzo 1998, n. 40 art. 6) indicando, tra l’altro, le circostanze in cui lo straniero non doveva esibire il permesso di soggiorno altrimenti necessario.
Il termine “fatta eccezione”, che ritroviamo nell’art. 6, diventerà determinante nel prosieguo del discorso perché su quelle due parole si fonda un segnale di riconoscimento dei diritti civili, affermato nella legge Turco Napolitano e vanificato poi da altre norme.

«Art. 6 Facoltà ed obblighi inerenti al soggiorno
2. Fatta eccezione per i provvedimenti riguardanti attività sportive e ricreative a carattere temporaneo e per quelli inerenti agli atti di stato civile o all’accesso a pubblici servizi, i documenti inerenti al soggiorno di cui all’articolo 5, comma 8, devono essere esibiti agli uffici della pubblica amministrazione ai fini del rilascio di licenze, autorizzazioni, iscrizioni ed altri provvedimenti di interesse dello straniero comunque denominati. [NOTA 1]»

Alla legge Turco Napolitano fece seguito la cd Bossi Fini (legge 30 luglio 2002, n. 189) che, nonostante l’impegno ad appesantire le norme della legge precedente, non osò toccarne l’art.6.

Ma nel quadro del quarto governo Berlusconi l’allora ministro Maroni riuscì ad imporre la sua volontà e a far approvare il cd “pacchetto sicurezza” (ossia la legge 94/2009) con voto di fiducia che naturalmente garantì anche la norma che ora ricopio.

«Articolo 1 comma 22 lettera g
g) all’articolo 6, comma 2, le parole: «e per quelli inerenti agli atti di stato civile o all’accesso a pubblici servizi» sono sostituite dalle seguenti: «, per quelli inerenti all’accesso alle prestazioni sanitarie di cui all’articolo 35 e per quelli attinenti alle prestazioni scolastiche obbligatorie»

Attenzione: le parole “sono sostituite” implicano la cancellazione delle parole oggetto della sostituzione e precisamente dell’espressione “fatta eccezione per i provvedimenti … inerenti gli atti di stato civile o all’accesso ai pubblici servizi”.
Di conseguenza la domanda di registrazione degli atti di stato civile da allora richiede la presentazione del permesso di soggiorno e l’assenza di quel documento potrebbe determinare l’espulsione di chi ne è privo come si può evincere dal Testo Unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero [NOTA 2]

Fra doppiezza e indifferenza

E infine si arriva a misurare il significato dell’inclusione degli atti di stato civile fra quelli per cui risulti necessaria la presentazione del permesso di soggiorno facendo riferimento a un passaggio critico che, in prima battuta, si legge in una interrogazione dell’allora parlamentare Leoluca Orlando e nella risposta del sottosegretario di stato Michelino Davico. [NOTA 3]
Il 7 agosto 2009 era stata emanata la circolare n. 19 secondo la quale in Ministero dell’Interno, con una sorprendente interpretazione, affermava che «Per lo svolgimento delle attività riguardanti le dichiarazioni di nascita e di riconoscimento di filiazione (registro di nascita-stato civile) non devono essere esibiti documenti inerenti al soggiorno trattandosi di dichiarazioni rese, anche a tutela del minore, nell’interesse pubblico della certezza delle situazioni di fatto». [NOTA 4]

E’ molto interessante osservare che il sottosegretario firmatario della circolare apparteneva politicamente alla Lega – il partito che, nel quadro del quarto governo Berlusconi, poteva con governativo conforto impegnarsi coraggiosamente nella lotta al nemico più debole: i neonati. [NOTA 5]
Lo aveva fatto imponendo l’approvazione del ‘pacchetto sicurezza’ con voto di fiducia (sostenuto con forza dall’allora Ministro dell’Interno on. Maroni), ed emanando immediatamente la circolare n. 19.

(Per il testo integrale della interrogazione dell’on. Orlando e relativa risposta vedi dossier 1).

Nel 2016 la Mozione, votata all’unanimità dal Consiglio Comunale di Udine, ben ne definì il significato sul piano giuridico (Per il testo integrale della mozione del Consiglio Comunale di Udine vedi dossier 2)
«Considerato che la circolare ministeriale, sebbene abbia contribuito a dirimere il dubbio iniziale circa l’interpretazione dell’articolo 6 onde evitare che tale disposizione si ponesse in contrasto con l’articolo 10 della Costituzione per violazione di norma del diritto internazionale, non può ritenersi idonea a garantire la certezza del diritto in quanto, trattandosi di provvedimento di natura amministrativa, può essere disapplicata dagli Uffici di Stato Civile dei Comuni atteso il suo contenuto, di fatto modificativo della norma di legge». [NOTA 6]

Ricordando anche le reiterate richieste del gruppo Convention on the Rights of the Child (gruppo CRC), perché la lettera g del comma 22 dell’art. 1 sia modificata, mi limito a proporne la pubblicazione più recente in cui il Gruppo CRC presenta il 3° Rapporto Supplementare alle Nazioni Unite sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza in Italia [NOTA 7] [NOTA 8]

«29. Il Comitato, richiamando l’accettazione da parte dello Stato Italiano della raccomandazione n. 40 dell’Universal Periodic Review, al fine di attuare la Legge 5 febbraio 1992 n. 91 sulla cittadinanza italiana, in modo da preservare i diritti di tutti i minorenni che vivono sul territorio nazionale, raccomanda all’Italia:
a) di assicurare che l’impegno sia onorato tramite la legge e di facilitarlo nella pratica in relazione alla registrazione alla nascita di tutti i bambini nati e cresciuti in Italia;
b) di intraprendere una campagna di sensibilizzazione sul diritto di tutti i bambini a essere registrati alla nascita, indipendentemente dall’estrazione sociale ed etnica e dallo status soggiornante dei genitori;
c) di facilitare l’accesso alla cittadinanza per i bambini che potrebbero altrimenti essere apolidi.                                CRC/C/ITA/CO/3-4, punto 29».

E ancora. Il 7 giugno 2013 l’Asgi (Associazione Studi Giuridici Immigrazione) aveva pubblicato un comunicato stampa in cui annunciava la pubblicazione di uno dei tanti rapporti CRC che contiene un passaggio di particolare interesse, ricopiato di seguito [NOTA 9]

«Le stime più recenti sulla presenza di immigrati in situazione irregolare fanno supporre che vi possa essere un numero significativo di gestanti in situazione irregolare che potrebbero, per paura di essere identificate, non accedere alle cure ospedaliere ed alla registrazione anagrafica del figlio. A seguito dell’introduzione del reato di ingresso e soggiorno illegale previsto dalla Legge 94/2009, risulta, infatti, un obbligo di denuncia per i pubblici ufficiali che rappresenta un deterrente per quei genitori che, trovandosi in situazione irregolare, non si presentano agli uffici anagrafici per la registrazione del figlio per paura di essere identificati ed eventualmente espulsi. Rispetto a questa tematica si deve nuovamente sottolineare come non sia stato sufficientemente pubblicizzato il contenuto della Circolare del 7 agosto 2009 del Ministero dell’Interno, dove si specifica che non è necessario esibire documenti inerenti al soggiorno per attività riguardanti le dichiarazioni di nascita e di riconoscimento di filiazione (registro di nascita – dello stato civile). La raccomandazione del Comitato ONU in cui si incoraggia il Governo ad intraprendere una diffusa campagna di sensibilizzazione appare disattesa».

Facendo forza sulla esistenza della circolare 19, si è potuto ottenere la modifica di un dépliant dell’ospedale di Udine che, disponendo di un apposito servizio per la registrazione delle dichiarazioni di nascita, aveva in un primo tempo richiesto la presentazione del permesso di soggiorno salvo poi correggersi nel 2013.
Preciso che tanto è stato possibile a seguito di una segnalazione privata nell’assenza di interventi istituzionali.

Esistenti per la Camera, annullati in Senato

La preziosa mozione votata dal Comune di Udine (si veda nota 2 nel dossier finale) ricorda anche il ddl 2092 – trasferito al Senato il 13 0ttobre 2015 affermando:
«Preso atto che il “ripristino” del testo originario dell’art. 6, comma 2, del D.Lgs 25 luglio 1988, n. 286, è stato recepito nel ddl n. 2092, avente ad oggetto: “Modifiche alla L. 5/2/92 n. 91 e altre disposizioni in materia di cittadinanza”, approvato dalla Camera dei deputati il 13/10/2015 e trasmesso in pari data al Senato per l’esame da parte della competente Commissione che ha avviato i suoi lavori il 19/2/2016 » [NOTA 10]

Ecco il testo del ddl 2092 (art. 2 comma 3):

«3. Al comma 2 dell’articolo 6 del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e successive modificazioni, dopo le parole: «carattere temporaneo» sono inserite le seguenti: «, per i provvedimenti inerenti agli atti di stato civile».

Come è evidente l’obiettivo del dl 2092, art. 2 comma 3 era quello di ripristinare le parole «per i provvedimenti inerenti agli atti di stato civile». Se fosse stato approvato riconosciuto il diritto di esistere di tutti i nati in Italia secondo quanto affermato dall’art. 7 della legge 176/1991, Ratifica ed esecuzione della convenzione sui diritti del fanciullo, fatta a New York il 20/11/1989.

«Legge 27 maggio 1991, n. 176 Art. 7     
1. Il fanciullo è registrato immediatamente al momento della sua nascita e da allora ha diritto a un nome, ad acquisire una cittadinanza e, nella misura del possibile, a conoscere i suoi genitori e a essere allevato da essi.
2. Gli Stati parti vigilano affinché questi diritti siano attuati in conformità con la loro legislazione nazionale e con gli obblighi che sono imposti loro dagli strumenti internazionali applicabili in materia, in particolare nei casi in cui se ciò non fosse fatto, il fanciullo verrebbe a trovarsi apolide».

Prima di chiarire la natura del comma 3 dell’art 2 del ddl 2092 e la particolarità della sua collocazione in altra norma (di cui si dirà più avanti) è importante segnalare due proposte di legge potenzialmente risolutive della questione. Il Parlamento le ignorò nell’indifferenza dei partiti di maggioranza in tutto il corso dei governo Monti (XVI legislatura), Letta, Renzi e Gentiloni (XVII legislatura che ora si chiude). [NOTA 11] [NOTA 12]

Per meglio capire torniamo al 2008.
Prima di considerare l’ascesa e caduta dell’articolo 2 comma 3 del ddl 2092 sarà opportuno far memoria della situazione alla fine del 2008 quando nacque la legge 94/2009.
In quel primo testo era prevista anche una norma secondo la quale i medici che avessero curato in una pubblica struttura un non comunitario privo di permesso di soggiorno avrebbero dovuto denunciarlo alle autorità di pubblica sicurezza.
Comunicato stampa dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Udine: preoccupazione su proposta emendamento del c.d. “pacchetto sicurezza”.                       OMCeO Udine – 20 novembre 2008

« Il Medico non è un delatore e risponde all’obbligo deontologico di garantire assistenza a tutti “senza distinzioni di età, di sesso, di etnia, di religione, di nazionalità, di condizione sociale, di ideologia, in tempo di pace e in tempo di guerra, quali che siano le condizioni istituzionali o sociali nelle quali opera” ».
E continua
« Qualora dovessero passare i provvedimenti annunciati dal governo, i medici dovranno rifiutarsi di denunciare i pazienti immigrati irregolari, esercitando l’obiezione di coscienza per non venir meno ai principi etici e deontologici della loro professione». L’impegno nazionale e locale fece sì che il “pacchetto sicurezza” arrivasse in parlamento senza la figura del medico spia.

Puoi sposarti ma se nasci non esisti

Spie della irregolarità-colpa dei genitori erano però i neonati che nel 2011 sarebbero rimasti soli ad esercitare la non commendevole funzione.
Infatti, considerando che gli atti di stato civile, oltre alla registrazione delle dichiarazione di nascita, comprend0no la registrazione della domanda di pubblicazioni di matrimonio, è opportuno ricordare che dal 2011 i matrimoni di sans papier o con sans papier erano stati messi al sicuro della Corte Costituzionale.[NOTA 13]
La subdola risposta del sottosegretario Davico (segnalata con nota 3) all’on. Orlando veniva così destituita di ogni fondamento. La pretesa che la norma del pacchetto sicurezza (cui dal 2009 era dovuta la modifica dell’ordinamento precedente) fosse finalizzata ai matrimoni di comodo veniva svelata come falsa nei fatti: a resistere come capro espiatorio da usare e distruggere non erano più gli sposi ma solo i neonati, strumento per indurre paura, mezzo surrettizio di governo di una politica securitaria avanzante.

Questa norma – che il mitico re Erode avrebbe potuto rivendicare – sarebbe stata corretta nel quadro della legge che il 13 ottobre 2015 passò al Senato dalla Camera che l’aveva approvata. [NOTA 14]
Purtroppo nulla fu fatto. I partiti di maggioranza non seppero –o meglio non vollero – farne un punto dei loro impegni. I Senatori se la tennero paciosamente in attesa finché, alla fine del 2017, venne lasciata cadere perché non c’erano i numeri per approvarla.
Per capire l’evolversi della situazione è opportuno ricordare che l’art. 2 comma 3 (il cui testo si legge a pag. 3) faceva parte delle Disposizioni in materia di cittadinanza, impropriamente chiamate ius soli, una proposta nata da iniziativa popolare e via via discussa. Le aspettative anche di molti ragazzi venero tradite e la beffa peggiore si può leggere in una dichiarazione dell’on. Boschi (settembre 2017) «… purtroppo, le cose stanno così. I numeri non ci sono, mi spiace molto. Speriamo nella prossima legislatura».
Quello che sarebbe stata la ‘prossima XVIII legislatura’ lo hanno dimostrato i fatti che una arroganza impudente prevedeva si sarebbero manifesti in una direzione che la realtà ha negato.

E non posso dimenticare, oltre alla governativa impudenza, l’atteggiamento esplicitamente punitivo ancora una volta riservato ai neonati nel quadro evidente del disprezzo “esemplare” di soggetti che si sono voluti deboli fino a negar loro il nome.
Infatti prima che le Disposizioni in materia di cittadinanza fossero dichiarate non votabili per mancanza di numeri c’era stato un inizio di dibattito e, a prescindere dalle migliaia di emendamenti del solito senatore Calderoli, il comma 3 dell’art. 2 del ddl 2092 aveva meritato un secco emendamento soppressivo.
Lo avevano firmato otto senatori di PdL, evidentemente complici di chi si era adoperato per questo sfregio di civiltà misurato sull’identità negata a nuovi nati in Italia
Ne riporto i nomi perché otto adulti, certamente più che alfabetizzati, che si coalizzano per dire a un neonato “Tu non esisti” devono restare almeno nella memoria digitale del mio blog.
Si tratta di Paolo Romani, Bernini, Gasparri, D’alì, Malan, Pelino, Floris, Fazzone.
D’Ali e Pelino non sono stati eletti.

A proposito del ‘superiore interesse del minore’ [NOTA 15]

Negli ultimi decenni non sono mancate leggi adatte a dare corpo ai diritti dei minori secondo il principio del ‘superiore interesse’ ma i neonati senza nome e senza identità sono trattati come uno di quei sassolini che si possono scalciare da parte senza che risulti compromessa l’estetica di un ordinato vialetto.
Vediamo alcune leggi
Nel 2012 venne approvata una legge che rendeva giustizia ai figli, quale che fosse la condizione (matrimoniale o meno) di chi li aveva generati e cancellava nel codice civile, le parole: «figli legittimi» e «figli naturali» sostituendole con la dizione «figli». [NOTA 16]
Veniva inoltre modificata la legge sulle adozioni per assicurare l’adozione dell’orfano da parte dei parenti o da parte di chi avesse già con lui un rapporto stabile e duraturo, maturato anche nel corso di un affidamento familiare, l’adozione del figlio del coniuge, l’adozione del minore per cui quali risulti la “constata impossibilità di affidamento preadottivo”. [NOTA 17]
Tutti ottimi provvedimenti ma in ognuno di questi restava l’angolo della negazione dei figli dei sans papier, inesistenti per legge nessun provvedimento poteva essere loro applicato.

Ma in questa situazione, che offende tanto la logica quanto l’etica, il peggio doveva ancora venire e fummo costretti a constatarlo quando fu discussa in Parlamento una legge importante, che affrontava apertamente situazioni di fatto relative alla «Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze». [NOTA 18]
Un punto dirimente riguardava ancora una volta i minori per cui era prevista la stepchild adoption [NOTA 19]
Su questo punto il dibattito raggiunse vertici tali da rendere imbarazzante l’ascolto delle sguaiataggini, urlate da alcuni parlamentari, incapaci di concentrarsi sul fatto che si sarebbero dovuti occupare del ‘superiore interesse del minore’ di fronte a minori esistenti. Coloro che erano stati capaci di ridurre a fantasmi i neonati e, ove questi minacciassero di diventare un corpo vivente con una propria identità, di ripetere l’infame manovra negazionista, non riuscendo ad impedire l’approvazione della legge sulle unioni civili, misurarono la propria vendetta sulla stepchild adoption.
Così mentre passavano le Unioni Civili restava ben chiaro che le famiglie che si formassero a seguito di quelle unioni dovevano costituire una situazione di pericolo per i minori su cui doveva rovesciarsi la paura del futuro. Solo con questo sacrificio al moloch dei benpensanti la legge passò.

E quanti sacrifici di minori chiederà il moloch del prossimo governo?

NOTE

[nota 1] legge 6 marzo 1998, n. 40 art. 5 comma 8. Il permesso di soggiorno, la ricevuta della dichiarazione di soggiorno e la carta di soggiorno di cui all’articolo 7 sono rilasciati su modelli a stampa, con caratteristiche anticontraffazione, conformi ai tipi approvati dal ministro dell’Interno, in attuazione dell’azione comune adottata dal Consiglio dell’Unione europea il 16 dicembre 1996.

[nota 2] Dlgs 286/1998 www.altalex.com/documents/codici-altalex/2014/04/09/testo-unico-sull-immigrazione
Articolo 6 Facoltà ed obblighi inerenti al soggiorno.
(Legge 6 marzo 1998, n. 40, art. 6; R.D. 18 giugno 1931, n. 773, artt. 144, comma 2, e 148) 2. Fatta eccezione per i provvedimenti riguardanti attività sportive e ricreative a carattere temporaneo, per quelli inerenti all’accesso alle prestazioni sanitarie di cui all’articolo 35 e per quelli attinenti alle prestazioni scolastiche obbligatorie, i documenti inerenti al soggiorno di cui all’articolo 5, comma 8, devono essere esibiti agli uffici della pubblica amministrazione ai fini del rilascio di licenze, autorizzazioni, iscrizioni ed altri provvedimenti di interesse dello straniero comunque denominati.

[nota 3] Atto presentato il 2/8/2010 cui fu data risposta il 31/1/2011.

[nota 4] http://dait.interno.gov.it/servizi-demografici/circolari/circolare-n19-del-7-agosto-2009

[nota 5] Siamo nel quadro della XVI Legislatura (29 aprile 2008 – 23 dicembre 2012), è in carica il quarto Governo Berlusconi (8 maggio 2008 – 16 novembre 2011) sostenuto dalla coalizione politica PdL, Lega Nord e MpA

[nota 6] Art. 10 L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali. Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalle legge. Non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici

[nota 7] Il Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Gruppo CRC) è un network attualmente composto da 91 soggetti del Terzo Settore che da tempo si occupano attivamente della promozione e tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza ed è coordinato da Save the Children Italia.
Per vedere l’immagine dei presidenti delle organizzazioni con il 9° Rapporto CRC, cliccare qui.            http://www.gruppocrc.net/-chi-siamo-

[nota 8] http://www.gruppocrc.net/IMG/pdf/rapportocrc-x2017.pdf Cfr cap 3.1 pag. 60

[nota 9] http://old.asgi.it/home_asgi.php%3Fn=2760&l=it.html

[nota 10] http://www.senato.it/leg/17/BGT/Schede/Ddliter/testi/46079_testi.htm
Si veda l’emendamento art. 2 comma 3

[nota 11] http://www.camera.it/leg17/126?idDocumento=740
http://www.senato.it/leg/17/BGT/Schede/Ddliter/44666.htm

[nota 12] XVI Legislatura (dal 29 aprile 2008 al 23 dicembre 2012)
XVII Legislatura (dal 15/03/2013 fino allo scioglimento delle camere in vista delle elezioni del 4 marzo. Governi Letta ; Renzi; Gentiloni (dal 12/12/2016)

[nota 13] http://www.altalex.com/documents/news/2011/07/26/immigrati-consulta-anche-irregolari-possono -sposarsi

[nota 14] Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, e altre disposizioni in materia di cittadinanza.  http://www.senato.it/leg/17/BGT/Schede/Ddliter/46079.htm

[nota 15] Si pensi, in via esemplificativa, alla Convenzione di New York sui diritti del fanciullo, il cui art. 3, par. 1, disciplina il rilievo del superiore interesse del minore nelle decisioni che lo riguardano.
Il principio, sancito dall’art. 3 della Convenzione, prevede che in ogni decisione, azione legislativa, provvedimento giuridico, iniziativa pubblica o privata di assistenza sociale, l’interesse superiore del bambino deve essere una considerazione preminente.
Parimenti, l’art. 24, par. 2. della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea dichiara: «in tutti gli atti relativi ai bambini (…) l’interesse superiore del bambino deve essere considerato preminente»
La Convenzione è stata approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989, ratificata dall’Italia con legge del 27 maggio 1991, n. 176.
Si va ora diffondendo, in opposizione al vetusto termine ‘fanciullo’ una diversa traduzione della parola Child, spesso resa in italiano come: infanzia e adolescenza.

[nota 16] Legge 10 dicembre 2012, n. 219 Disposizioni in materia di riconoscimento dei figli naturali

[nota 17] http://www.altalex.com/documents/news/2015/10/30/adozioni-modifiche-alla-legge-184

[nota 18] Si trattava della legge 20 maggio 2016, n. 76 Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze, nota anche come legge Cirinnà.  http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2016/05/21/16G00082/sg

[nota 19] La stepchild adoption (in inglese “adozione del figlio affine”), adozione del configlio o adozione in casi particolari è un istituto giuridico che consente al figlio di essere adottato dal partner (unito civilmente o sposato) del proprio genitore.

 DOSSIER 1
Interrogazione a risposta scritta 4-08314 presentata da LEOLUCA ORLANDO lunedì 2 agosto 2010, seduta n.363
 LEOLUCA ORLANDO. – Al Ministro dell’interno. – Per sapere – premesso che: in data 8 agosto 2009 è entrata in vigore la legge 15 luglio 2009, n. 94 «Disposizioni in materia di sicurezza pubblica»; alla lettera g del comma 22 dell’articolo 1 della predetta legge si modificava il comma 2 dell’articolo 6 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, sostituendone una parte, con la frase «, per quelli inerenti all’accesso alle prestazioni sanitarie di cui ali ‘articolo 35 e per quelli attinenti alle prestazioni scolastiche obbligatorie, »; questa modifica è stata di fondamentale importanza per la tutela della maternità, della salute e dell’istruzione di tutte le persone extracomunitarie che si trovano, anche illegalmente, nel nostro Paese, in quanto non obbliga le persone in situazione di bisogno sanitario urgente alla presentazione del permesso di soggiorno per ottenere le giuste cure; in data 7 agosto 2009 è stata emanata, dal dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell’interno, una circolare (prot. 0008899) con oggetto: «Legge 15 luglio 2009, n. 94, recante »Disposizioni in materia di sicurezza pubblica«. Indicazioni in materia di anagrafe e stato civile», ed è stata inviata a tutti i prefetti della Repubblica italiana; con questa circolare il Ministero dell’interno andava a sanare una situazione di interpretazione dubbia della suddetta legge, su alcuni temi, tra cui quello importantissimo delle dichiarazioni di nascita e di riconoscimento di filiazione; al punto 3 della predetta circolare si chiariva che «Per lo svolgimento delle attività riguardanti le dichiarazioni di nascita e di riconoscimento di filiazione (registro di nascita-stato civile) non devono essere esibiti documenti inerenti al soggiorno trattandosi di dichiarazioni rese, anche a tutela del minore, nell’interesse pubblico della certezza delle situazioni di fatto. L’atto di stato civile ha natura diversa e non assimilabile a quella dei provvedimenti menzionati nel citato articolo 6»; a parere dell’interrogante, molti punti della circolare stessa sono fondamentali per la struttura e per la funzionale applicazione della legge n. 94 del 2009, ma il metodo applicato dell’uso della circolare stessa appare di indicazione troppo lieve e sicuramente meno impegnativa dell’uso di una legge nell’applicazione della stessa -: se il Ministro non ritenga opportuno assumere iniziative che attribuiscano valore normativo alla circolare del 7 agosto 2009 prot. 0008899 fornendo così strumenti sicuramente più incisivi a chi la stessa debba applicare. (4-08314)

Risposta scritta pubblicata lunedì 31 gennaio 2011 nell’allegato B della seduta n. 426
All’Interrogazione 4-08314 presentata da  LEOLUCA ORLANDO
Risposta. – Il ministero dell’interno, con la circolare n. 19 del 7 agosto 2009, ha inteso fornire indicazioni mirate a tutti gli operatori dello stato civile e di anagrafe, che quotidianamente si trovano a dover intervenire riguardo ai casi concreti, alla luce delle novità introdotte dalla legge n. 94 del 2009 (entrata in vigore in data 8 agosto 2009), volta a consentire la verifica della regolarità del soggiorno dello straniero che intende sposarsi e ad arginare il noto fenomeno dei matrimoni «fittizi» o di «comodo».
È stato chiarito che l’eventuale situazione di irregolarità riguarda il genitore e non può andare ad incidere sul minore, il quale ha diritto al riconoscimento del suo status di figlio, legittimo o naturale, indipendentemente dalla situazione di irregolarità di uno o di entrambi i genitori stessi. La mancata iscrizione nei registri dello stato civile, pertanto, andrebbe a ledere un diritto assoluto del figlio, che nulla ha a che fare con la situazione di irregolarità di colui che lo ha generato. Se dovesse mancare l’atto di nascita, infatti, il bambino non risulterebbe esistere quale persona destinataria delle regole dell’ordinamento giuridico.
Il principio della inviolabilità del diritto del nato è coerente con i diritti garantiti dalla Costituzione italiana a tutti i soggetti, senza alcuna distinzione di sorta (articoli 2, 3, 30 eccetera), nonché con la tutela del minore sancita dalla convenzione di New York del 20 novembre 1989 (Legge di ratifica n. 176 del 27 maggio 1991), in particolare agli articoli 1 e 7 della stessa, e da diverse norme comunitarie.
Considerato che a un anno dall’entrata in vigore della legge n. 94 del 2009 non risultano essere pervenute segnalazioni e/o richieste di ulteriori chiarimenti, si ritiene che le deposizioni contenute nella predetta circolare siano state chiare ed esaustive, per cui non si è ravvisata sinora la necessità di prospettare interventi normativi in materia.
Il Sottosegretario di Stato per l’interno: Michelino Davico.

DOSSIER 27 giugno 2016 – La mozione 48 in sintesi

Il 31 maggio il Consiglio comunale di Udine ha approvato all’unanimità la mozione n. 48 Registrazione anagrafica dei bambini stranieri nati in Italia da genitori non regolarmente soggiornanti”, prima firmataria la consigliera comunale Chiara Gallo

Si può leggere da qui   https://diariealtro.it/?p=4424

15 Maggio 2018Permalink