9 maggio 2018 – Giornata dell’Europa

Lettera aperta ai cittadini e ai capi di Stato e di governo dell’Unione europea

In questo periodo di ripresa economica e relativa stabilità, noi europei non possiamo dimenticare che non molto tempo fa eravamo sull’orlo di un abisso e che la nostra realtà è ancora piena di incertezze geopolitiche e finanziarie, con livelli di debito record in Asia e in America in grado di scatenare un’altra crisi economica mondiale.

Né possiamo pensare che i Capi di Stato e di governo, possano, da soli, senza una partecipazione attiva dei cittadini, far fronte alle numerose e complesse sfide che ci minacciano.
Esattamente due anni fa, il 9 maggio 2016, lanciavamo sulle prime pagine dei maggiori quotidiani europei un appello per la rinascita del progetto europeo.

Nostra principale preoccupazione: evitare l’implosione dell’Unione europea in un momento di vuoto politico senza precedenti, caratterizzato dall’ascesa di movimenti populisti e nazionalisti. Nostra convinzione: che solo una dinamica che riunisse – al di là delle diverse sensibilità politiche – cittadini e leaders d’opinione potesse generare una pressione politica tale da garantire l’unità dei 27 Stati membri nel caso in cui il referendum sull’adesione all’Unione Europea del Regno Unito avesse dato esito negativo. I leaders europei avevano infatti acconsentito alla richiesta di David Cameron di non preparare un piano B, suscettibile, a suo avviso, di aumentare i rischi di un risultato sfavorevole.

Il nostro appello ha ricevuto una eco formidabile. Decine di migliaia di cittadini hanno positivamente reagito in tutta Europa. Capi di Stato e di governo ci hanno ricevuti e, cosa più importante, hanno ascoltato le nostre raccomandazioni: unità nei negoziati sulla Brexit e definizione di una tabella di marcia per il rilancio dell’Unione. I Presidenti della Commissione europea e del Consiglio europeo a loro volta ci hanno chiesto di riflettere sui contenuti di una tale tabella di marcia e, in maniera più ampia, su come articolare al meglio sovranità nazionale ed europea. I risultati di tale riflessione sono contenuti nel rapporto “La via europea per un futuro migliore”, che è stato presentato loro nel marzo 2017, in occasione dei 60 anni dei Trattati di Roma. L’essenza delle nostre proposte è stata da allora oggetto di una sostanziale adozione politica, da parte del Presidente della Commissione europea nel suo ultimo discorso sullo Stato dell’Unione, da parte del Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron nei suoi famosi discorsi alla Sorbona e a Strasburgo, nonché del Parlamento europeo.

Alcune delle nostre raccomandazioni stanno oggi diventando realtà, come le consultazioni cittadine, già avviate in alcuni Stati membri, la priorità data dalla Commissione europea all’intelligenza artificiale, i progressi nel settore della difesa, i lavori tesi al miglioramento della qualità dell’informazione, la modernizzazione del modello sociale europeo, l’estensione del progetto Erasmus alle scuole, che consentirà finalmente a ogni europeo di vivere un’esperienza umana diretta dell’Unione, sin dalla più giovane età. Questi progressi dovranno essere sostenuti da un bilancio adeguato, che consenta la democratizzazione dell’Erasmus, il mantenimento di un programma ambizioso per la cultura, e l’aumento degli sforzi in materia di ricerca e sviluppo.

Se questi successi ci rallegrano, non eliminano tuttavia le nostre preoccupazioni. Il forte desiderio d’Europa, espresso dai nostri concittadini all’indomani del referendum britannico, rischia di perdersi se alle parole non seguiranno fatti concreti. Gli ultimi risultati elettorali mostrano una continua ascesa dei movimenti populisti. Peggio, il rispetto dello stato di diritto e dei valori fondamentali, in particolare il pluralismo dei media e la libertà di espressione, che costituiscono l’anima del progetto europeo, ci sembra non siano mai stati cosi minacciati all’interno dell’Unione. Quest’ultima però pare entrare in una nuova fase di letargia, mentre la Brexit sarà definitiva in meno di un anno.

Per questo, oggi 9 maggio, giorno della festa dell’Europa,

La dichiarazione Schuman è l atto di fondazione dell Europa comunitaria. lspirata da Monnet ed esternata dal ministro degli esteri francesi, la proposta incontra l adesione convinta della Germania di Adenauer, cui per prima è rivolta, e quella non meno decisa dell Italia e dei Paesi del Benelux. Con la firma del Trattato CECA (Parigi il 18 aprile 1951) s inaugura un sistema nuovo di relazioni internazionali, imperniato non solo sulla cooperazione ma su robusti elementi d integrazione.

chiediamo ai nostri concittadini, ai nostri governanti, ai leaders d’opinione, ai sindacati ed alle organizzazioni imprenditoriali di tutta Europa, di uscire dallo stallo e di attivarsi. E’indispensabile che il Consiglio europeo di giugno definisca un piano per il rilancio dell’Unione, fatto di azioni concrete che abbiano un impatto positivo sulla quotidianità e l’avvenire dei cittadini, nonché un calendario preciso per la sua attuazione.

Se così non fosse, corriamo il grave rischio che le prossime elezioni europee siano contrassegnate da un aumento senza precedenti delle forze populiste.

Incoraggiamo, quindi, tutti gli europei a partecipare alle consultazioni cittadine, nella speranza che raggiungano anche i più vulnerabili e conducano ad un’effettiva presa in considerazione di tutte le diverse opinioni espresse.

Siamo però convinti che in questo periodo di trasformazioni profonde, sia necessario essere più ambiziosi. Ed è in quest’ottica che vogliamo inventare una nuova tappa della democrazia europea.

Proponiamo di creare un diritto di partecipazione permanente alla vita politica dell’Unione e invitiamo tutti coloro che lo desiderano, ad unirsi a noi nella costruzione di civico.eu, una piattaforma civica transnazionale e multilingue, che consentirà ai cittadini non solo di essere consultati ma anche d’instaurare un dialogo civico diretto, che faccia emergere proposte concrete che alimentino in maniera continuata le Istituzioni europee.
Le tecnologie digitali, i progressi compiuti nella traduzione automatica, l’intelligenza artificiale, consentono di pensare la democrazia in modo diverso. Non si tratta affatto di mettere fine alla democrazia rappresentativa, bensì di completarla attraverso uno strumento di democrazia partecipativa e deliberativa continua. Crediamo, oggi più che mai, che i nostri concittadini debbano costituirsi in autentica forza civica transnazionale.

A settant’anni dal Congresso dell’Aja, vero atto fondatore dell’Europa unita, chiediamo un nuovo congresso delle coscienze europee entro fine anno, che riunisca cittadini, opinionisti e dirigenti di tutte le sensibilità, per scrivere insieme una nuova pagina della nostra storia comune.

È scommettendo allo stesso tempo su progressi rapidi e concreti, su di un rinnovamento democratico che garantisca i nostri valori fondamentali e sull’unione di tutte le buone volontà, che ristabiliremo la fiducia tra i cittadini e le Istituzioni europee in uno spirito di rinnovata solidarietà.

Questa è la condizione fondamentale per consentire la trasformazione dell’Unione in una grande potenza democratica, culturale, sociale, ambientale e industriale, in grado di pesare in maniera decisiva sugli sviluppi del nostro pianeta, di salvaguardare gli interessi degli Europei, di contribuire alla creazione di un mondo migliore.

Firmatari dell’appello CIVICO Europa:
Guillaume Klossa (FR), iniziatore di CIVICO Europa, autore, ex sherpa del gruppo di riflessione sul futuro dell’Europa (Consiglio europeo); Sandro Gozi (IT), Sottosegretario agli Affari europei; Danuta Huebner (PL), ex Commissario europeo, Presidente della Commissione per gli Affari costituzionali, Parlamento europeo; Alberto Alemanno (IT), giurista, fondatore di “The Good Lobby”; László Andor (HU), economista, ex Commissario europeo; Lionel Baier (CH), regista; Miklos Barabas (HU), direttore della Casa d’Europa di Budapest; Enrique Baron Crespo (ESP), ex Presidente del Parlamento europeo; Mars di Bartolomeo (LU), Presidente del Parlamento lussemburghese; Brando Benifei (IT), membro del Parlamento europeo; Sylvain Bonnet (FR), dirigente aziendale; Mercedes Bresso (IT), membro del Parlamento europeo, ex Presidente del Comitato delle Regioni; Elmar Brok (DE), membro del Parlamento europeo, ex Presidente della Commissione per gli Affari Esteri, PPE, Parlamento europeo; Philippe de Buck (BE), ex direttore generale di Business Europe, membro del Comitato economico e sociale europeo; Thomas de Charentenay (FR), dirigente d’azienda; Daniel Cohn-Bendit (FR / DE), ex presidente del gruppo dei “Verdi “, Parlamento europeo; Georgios Dassis (GR), sindacalista, ex Presidente del Comitato economico e sociale europeo; Piotr Dudek (PL), CIVICO Europa, coordinatore dei giovani e Università; Paul Dujardin (BE), Direttore Generale BOZAR; Isabelle Durant (BE), ex Vice Primo Ministro, Vice segretario generale dell’UNCTAD (United Nations Conference on Trade and Development); Michele Fiorillo (IT), filosofo, coordinatore della rete CIVICO Europa; Cynthia Fleury (FR), filosofa e psicoanalista; Markus Gabriel (DE), filosofo; Christophe Galfard (FR), astrofisico, autore; Aart de Geus (DE), presidente della Fondazione Bertelsmann; Felipe Gonzalez (ES), ex Primo Ministro, ex presidente del gruppo di riflessione sul futuro dell’Europa (Consiglio europeo); Ulrike Guérot (DE), politologa, direttrice dell’European Democracy Lab; Alain Juppé (FR), ex Primo Ministro, Sindaco di Bordeaux; Charles Kaisin (BE), designer; Mathieu Labey (FR), imprenditore; Christophe Leclercq (FR), fondatore di EurActiv; Jo Leinen (DE), membro del Parlamento europeo, già Presidente del Movimento internazionale europeo; Kirsten Van den Hul (NL), parlamentare dei Paesi Bassi; René van der Linden (NL), ex presidente dell’Assemblea del Consiglio europeo, ex Presidente del Senato dei Paesi Bassi; Andre Loesekrug-Pietri (DE), fondatore ACapital, J.E.D.I. portavoce; Robert Menasse (AT), scrittore; Jean-Pierre Mignard (FR), avvocato; Alexandra Mitsotaki (GR), Presidente ActionAid Hellas; Jonathan Moskovic (BE), coordinatore del movimento G1000; Ferdinando Nelli Feroci (IT), Ambasciatore, ex Commissario europeo, presidente Istituto Affari Internazionali; Catherine Noone (EIRE), senatrice, Presidente dell’Assemblea dei cittadini irlandesi; Johanna Nyman (FIN), ex presidente del Forum europeo della gioventù; Sofi Oksanen (FIN), autore; Guilherme d’Oliveira Martins (PT), amministratore della Fondazione Gulbenkian, ex ministro; Erik Orsenna (FR), scrittore; Rossen Plesneviev (BG), ex Presidente della Repubblica bulgara; Francesco Profumo (IT), ex Ministro, presidente della Fondazione Compagnia di San Paolo; Sneska Quaedvlieg-Mihailovic (NL / RS), Segretario generale di Europa Nostra per la protezione del patrimonio europeo; Jean Quatremer (FR), giornalista e scrittore; Francesca Ratti (IT), ex vice segretario generale del Parlamento europeo, presidente di CIVICO Europa; Maria João Rodrigues (PT), ex Ministro, vicepresidente del gruppo “Socialisti e Democratici”, Parlamento europeo; Robin Rivaton (FR), saggista; Petre Roman (RO), ex Primo Ministro rumeno; Taavi Roivas (EST), ex Primo Ministro estone; Wytze Russchen (NL), membro fondatore di CIVICO Europa; Jochen Sandig (DE), direttore compagnia di ballo Sasha Waltz and Guests; Fernando Savater, filosofo; Roberto Saviano (IT), scrittore; Nicolas Schmit (LU), Ministro del Lavoro; Gesine Schwan (DE), politologa, presidente della piattaforma di governance Humboldt-Viadrina; Dusan Sidjanski (CH-GR), professore emerito di Scienza Politica, Università di Ginevra; Denis Simonneau (FR), presidente della Fondazione EuropaNova; Benjamin Spark (BE), artista; Wolfgang Tillmans (DE), fotografo; Kirsten van den Hul (NL), membro del Parlamento dei Paesi Bassi; René van der Linden (NL), ex Presidente dell’Assemblea del Consiglio d’Europa, ex Presidente del Senato dei Paesi Bassi; Farid Tabarki (NL), fondatore di Studio Zeitgeist; Guy Verhofstadt (BE), ex Primo Ministro, presidente del gruppo “ALDE”, Parlamento europeo; Vaira Vike Freiberga (LAT), ex Presidente della Repubblica lettone; Cédric Villani (FR), matematico, vincitore della medaglia Fields, membro dell’Assemblea nazionale francese; Pietro Vimont (FR / IT) direttore operativo di CIVICO Europa; Luca Visentini (IT), Segretario Generale della Confederazione Europea dei Sindacati; Leendert de Voogd (NL), manager d’impresa; Sasha Waltz (DE), coreografa e danzatrice; Wim Wenders (DE), regista.
Traduzione dall’inglese di Michele Fiorillo

NOTA:  L’Unione Europea festeggia la Giornata dell’Europa il 9 maggio. Si tratta della data della Dichiarazione Schuman del 1950, considerata come l’atto di nascita di ciò che oggi chiamiamo Unione europea.

https://www.coe.int/it/web/portal/international-and-european-days 

http://civico.eu/it/

9 Maggio 2018Permalink

8 maggio 2018 – Quando occorre saper ricominciare

Dichiarazione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al termine delle consultazioni del 7 maggio 2018 per la formazione del nuovo governo
Palazzo del Quirinale 07/05/2018

Nel corso delle settimane scorse ho svolto – anche con la collaborazione dei Presidenti delle Camere, che ringrazio molto – una verifica concreta, attenta e puntuale di tutte le possibili soluzioni in un Parlamento contrassegnato, com’è noto, da tre schieramenti principali, nessuno dei quali dispone della maggioranza. Condizione questa che richiede, necessariamente, che due di essi trovino un’intesa per governare.
Non è riuscito il tentativo di dar vita a una maggioranza tra il Centrodestra e il Movimento Cinque Stelle. Non ha avuto esito la proposta del Movimento Cinque Stelle di formare una maggioranza con la sola Lega. Si è rivelata impraticabile una maggioranza tra il Movimento Cinque Stelle e il Partito Democratico.
È stata sempre affermata, da entrambe le parti, l’impossibilità di un’intesa tra il Centrodestra e il Partito Democratico. Tutte queste indisponibilità mi sono state confermate questa mattina.
Nel corso dei colloqui di oggi ho chiesto alle varie forze politiche, particolarmente a quelle più consistenti, se fossero emerse nuove possibilità d’intesa, registrando che non ve ne sono.
Com’è evidente, non vi è alcuna possibilità di formare un governo sorretto da una maggioranza nata da un accordo politico.
Sin dall’inizio delle consultazioni ho escluso che si potesse dar vita a un governo politico di minoranza.
Vi era stata, questa mattina, una richiesta in tal senso che sembra sia già venuta meno.
Un governo di minoranza condurrebbe alle elezioni e ritengo, in queste condizioni, che sia più rispettoso della logica democratica che a portare alle elezioni sia un governo non di parte.
In ogni caso, il governo presieduto dall’onorevole Gentiloni – che ringrazio per il lavoro che ha svolto e sta ulteriormente svolgendo in questa situazione anomala, con le forti limitazioni di un governo dimissionario – ha esaurito la sua funzione e non può ulteriormente essere prorogato in quanto espresso, nel Parlamento precedente, da una maggioranza parlamentare che non c’è più.
Quali che siano le decisioni che assumeranno i partiti è, quindi, doveroso dar vita a un nuovo governo.
Non si può attendere oltre.
Continuo ad auspicare, naturalmente, un governo con pienezza di funzioni che possa amministrare il nostro Paese senza i limiti operativi di un governo dimissionario; che metta in condizione il Parlamento di svolgere appieno la sua attività; che abbia titolo pieno per rappresentare l’Italia nelle imminenti e importanti scadenze nella Unione Europea, dove in giugno si assumeranno decisioni che riguardano gli immigrati, il bilancio dei prossimi sette anni, la moneta comune.
Dai partiti, fino a pochi giorni fa, è venuta più volte la richiesta di tempo per raggiungere intese. Può essere utile che si prendano ancora del tempo per approfondire il confronto fra di essi e per far maturare, se possibile, un’intesa politica per formare una maggioranza di governo.
Ma nel frattempo, in mancanza di accordi, consentano, attraverso il voto di fiducia, che nasca un governo neutrale, di servizio.
Un governo neutrale rispetto alle forze politiche.
Laddove si formasse nei prossimi mesi una maggioranza parlamentare, questo governo si dimetterebbe, con immediatezza, per lasciare campo libero a un governo politico.
Laddove, invece, tra i partiti, in Parlamento, non si raggiungesse alcuna intesa, quel governo, neutrale, dovrebbe concludere la sua attività a fine dicembre, approvata la manovra finanziaria per andare subito dopo a nuove elezioni.
Un governo di garanzia. Appunto per questo chiederò ai suoi componenti l’impegno a non candidarsi alle elezioni.
L’ipotesi alternativa è quella di indire nuove elezioni subito, appena possibile, gestite dal nuovo governo.
Non vi sono i tempi per un voto entro giugno. Sarebbe possibile svolgerle in piena estate, ma, sinora, si è sempre evitato di farlo perché questo renderebbe difficile l’esercizio del voto agli elettori. Si potrebbe, quindi, fissarle per l’inizio di autunno.
Rispetto a quest’ultima ipotesi, a me compete far presente alcune preoccupazioni. Che non vi sia, dopo il voto, il tempo per elaborare e approvare la manovra finanziaria e il bilancio dello Stato per il prossimo anno. Con il conseguente, inevitabile, aumento dell’Iva e con gli effetti recessivi che l’aumento di questa tassa provocherebbe. Va considerato anche il rischio ulteriore di esporre la nostra situazione economica a manovre e a offensive della speculazione finanziaria sui mercati internazionali.
Vi è inoltre il timore che, a legge elettorale invariata, in Parlamento si riproduca la stessa condizione attuale, o non dissimile da questa, con tre schieramenti, nessuno dei quali con la necessaria maggioranza.
Schieramenti resi probabilmente meno disponibili alla collaborazione da una campagna elettorale verosimilmente aspra e polemica.
Va tenuto anche in debito conto il bisogno di tempi minimi per assicurare la possibilità di partecipazione alla competizione elettorale.
Mi auguro che dalle varie forze politiche giunga una risposta positiva, nel senso dell’assunzione di responsabilità nell’interesse dell’Italia, tutelando, in questo modo, il voto espresso dai cittadini il 4 marzo.
Laddove questo non avvenisse, il nuovo governo, politicamente neutrale, resterebbe, come ho detto, in carica per le elezioni, da svolgere o in piena estate, ovvero in autunno, con i rischi che ho ricordato prima.
Sarebbe la prima volta nella storia della Repubblica che una legislatura si conclude senza neppure essere avviata. La prima volta che il voto popolare non viene utilizzato e non produce alcun effetto.
Scelgano i partiti, con il loro libero comportamento, nella sede propria, il Parlamento, tra queste soluzioni alternative: dare pienezza di funzioni a un governo che stia in carica finché, fra di loro, non si raggiunga un’intesa per una maggioranza politica e, comunque, non oltre la fine dell’anno. Oppure nuove elezioni subito, nel mese di luglio, ovvero in autunno.
Grazie. Buon lavoro.

Due senatrici e Il Presidente
Insieme al discorso del Presidente Mattarella voglio ricordare l’’iniziativa di due grandi donne in Senato, Liliana Segre e Emma Bonino di cui il mio blog si è occupato il 6 maggio.
https://diariealtro.it/?p=5755

8 Maggio 2018Permalink

6 Maggio 2018 – Una commissione contro il razzismo e l’odio di Liliana Segre

Ricopio parola per parola il messaggio della senatrice Liliana Segre pubblicato ieri su La Repubblica.
E’ il testo dell’intervento che la senatrice pronuncerà a Ventotene il 9 maggio
Il richiamo alla senatrice Emma Bonino segnala una collaborazione fra due donne competenti e capaci di dar voce a questioni importanti

Cari ragazzi e ragazze della Nuova Europa, ci sono molti modi per impegnarsi, efficacemente, nella materia, enorme e delicata, della discriminazione, ed io non cerco scorciatoie. Per dirla con parole antiche (Giambattista Vico) i rischi di una deriva autoritaria sono sempre dietro l’angolo.
Lui, l’autore dei corsi e ricorsi storici, aveva visto lungo. Arrivo subito al punto consegnando a voi, che siete su un’isola, un “messaggio in bottiglia”: il mio primo atto parlamentare.
Intendo infatti depositare nei prossimi giorni un disegno di legge che istituirà una Commissione parlamentare d’indirizzo e controllo sui fenomeni dell’intolleranza, razzismo e istigazione all’odio sociale. Si tratta di raccogliere un invito del Consiglio d’Europa a tutti i paesi membri, ed il nostro Paese sarebbe il primo a produrre soluzioni e azioni efficaci per contrastare il cosiddetto hate speech.
Questo primo passo affianca la mozione che delibera, anche in questa legislatura (la mia firma segue quella della collega Emma Bonino) la costituzione di una Commissione per la tutela e l’affermazione dei diritti umani. C’è poi il terzo anello del discorso, l’argomento che più mi sta a cuore e che coltivo con antica attitudine: l’insegnamento in tutte le scuole di ogni ordine e grado della storia del ‘900. In una recentissima intervista, la presidentessa dell’Anpi, Carla Nespolo, ha insistito sullo stesso punto: «La storia va insegnata ai ragazzi e alle ragazze perché raramente a scuola si arriva a studiare il Novecento e in particolare la seconda guerra mondiale. Ma soprattutto non si studia cosa ha significato per interi popoli vivere sotto il giogo nazista e riconquistare poi la propria libertà». Ora che le carte sono in tavola rivolgo a voi un invito molto speciale . Un appello per una rifondazione dell’Europa, minacciata da “autoritarismi e divisioni” che segnalano l’emergere di una sorta di nuova “guerra civile europea”.
Il vento che attraversa l’Europa non è inarrestabile. Riprendete in mano le carte che ci orientano, che sono poche ma buone: in quelle righe sono scolpiti i più alti principi della convivenza civile, spetta a voi battervi perché trovino applicazione: grazie alla nostra Costituzione (70 anni fa) siamo entrati nell’età dei diritti e gli articoli 2 e 3 della Carta sono lì a dimostrarlo, il passaporto per il futuro. La carta europea dei diritti fondamentali (che ha lo stesso valore dei trattati) è l’elevazione a potenza europea di questi principi, intrisi di libertà e di uguaglianza che abbiamo, orgogliosamente, contribuito a esportare. Se vogliamo impastare i numeri con la memoria direi che siamo passati, in un solo “interminabile” decennio, dalla difesa della razza (1938) alla difesa dei diritti (1948).
Il futuro deve essere orientato diversamente nel solco dei diritti inalienabili. Ecco perché, concedetemi la citazione, a cinquant’anni dal suo assassinio, Martin Luther King diceva che occorre piantare il melo anche sotto le bombe. E questo è il momento giusto!

Questo è l’intervento contro ogni discriminazione che la senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta alla Shoah, pronuncerà al Ventotene Europa festival, in programma sull’isola del “manifesto” dal 9 al 13 maggio.
Interverranno tra gli altri, Antonio Tajani, Enrico Letta e Federica Mogherini. Organizzato dall’associazione “La Nuova Europa”, l’evento vedrà la partecipazione di cento studenti tra i 16 e i 18 anni provenienti dai Paesi dell’UE; insieme scriveranno il Trattato dei giovani europei da consegnare alle Istituzioni.

https://rep.repubblica.it/pwa/commento/2018/05/04/news/_ventotene_il_razzismo_e_la_lezione_di_vico-195539910/?ref=RHPPTP-BH-I0-C12-P1-S2.4-T1

Cos’è il Manifesto di Ventotene:
http://www.treccani.it/enciclopedia/il-manifesto-di-ventotene_%28Dizionario-di-Economia-e-Finanza%29/

6 Maggio 2018Permalink

5 maggio 2018 – Il giro d’Italia parte da Gerusalemme – Un appello

Leggo un significativo appello che trascrivo per intero con una particolare attenzione al primo firmatario, Bruno Segre, presenza già graditissima nel mio blog di cui metto alcuni riferimenti in calce all’appello
Il 14 maggio 1948 nasce lo stato di Israele.

70° anniversario di Israele, la lettera di denuncia di 32 ebrei italiani
Pubblichiamo la lettera aperta sottoscritta da 32 ebrei italiani a proposito dell’operazione di immagine organizzata in occasione del 70°anniversario della nascita dello Stato di Israele, operazione che coinvolge anche il nostro paese con la partenza del Giro d’Italia con grande risonanza mediatica da Gerusalemme.

Nel prossimo maggio lo Stato d’Israele compirà 70 anni. Se per molti ebrei la memoria del maggio ‘48 sarà quella di una rinascita portentosa dopo la Shoà e un’oppressione subita per molti secoli, i palestinesi vivranno lo stesso passaggio storico ricordando con ira e umiliazione la Nakba, la “catastrofe”: famiglie disperse, esistenze spezzate, proprietà perdute, il tragico inizio dell’esodo di una popolazione civile di oltre settecentomila persone.

Molto problematica è in particolare oggi la situazione di Gerusalemme, città che Israele, dopo averne annesso la parte orientale, celebra come “capitale unita, eterna e indivisibile”. Tale statuto, oltre a non essere riconosciuto dalla stragrande maggioranza dei governi mondiali, secondo i dettami dell’accordo di Oslo del 1993 doveva essere oggetto di negoziati fra le parti in causa. Gerusalemme Est resta quindi, secondo le norme internazionali, una città occupata con i suoi 230.000 ebrei che vi abitano in aperta violazione delle suddette norme.

A rafforzare la pretesa del governo israeliano su Gerusalemme e a infliggere l’ennesima pugnalata al già moribondo processo di pace è calata nel dicembre 2017, come un colpo di maglio, l’iniziativa di Donald Trump di riconoscere ufficialmente la città quale capitale dello Stato d’Israele: una decisione che ne trascura completamente la complessità simbolica, ne ignora la natura molteplice e la condizione giuridica, obliterando l’esistenza dei suoi residenti arabi palestinesi (quasi 350.000, tre quarti dei quali vivono al di sotto della soglia della povertà, privi del diritto di acquistare terreni, costruire o ingrandire le proprie abitazioni – da cui spesso, anzi, vengono scacciati – e di prendere parte alle elezioni in Israele).

L’amministrazione americana ha già annunciato che trasferirà l’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme proprio in coincidenza con il 70° “Giorno dell’indipendenza”, una “scelta che” ha commentato il primo ministro Netanyahu lo “trasformerà… in una celebrazione ancora più significativa”.

Ma un’altra iniziativa concorrerà, nelle intenzioni dei suoi organizzatori, a rendere memorabile la ricorrenza: la partenza del Giro d’Italia da Gerusalemme. A pretesto e giustificazione di questa scelta, la volontà di onorare la memoria di Gino Bartali che ha trovato un posto nel “Giardino dei giusti” di Yad Vashem, nel 2013, grazie alla sua opera di salvataggio – peraltro non così ben documentata – di alcuni ebrei fra il ’43 e il ’44. È invece indubbio il finanziamento che riceverà la RCS insieme alla sua “Gazzetta dello Sport” grazie a tale operazione: 12 milioni di euro, più altri 4 offerti agli organizzatori dal miliardario israelo-canadese Sylvan Adams, presidente onorario del Comitato Grande Partenza Israele che afferma (da “Nena News”, 20 novembre 2017): “Questa storica Grande Partenza della 101esima edizione del Giro ci permetterà di presentare il nostro paese a oltre cento milioni di spettatori tra quelli collegati via televisione e presenti lungo le strade”. E gli fa eco Yariv Levin, ministro del Turismo israeliano: “Come parte di una rivoluzione nel marketing, che vede Israele quale destinazione turistica e per il tempo libero, stiamo portando il Giro d’Italia nel nostro paese”.

Se ne può quindi dedurre che il Giro d’Italia così concepito assecondi l’esigenza israeliana di presentare al pubblico, nazionale e internazionale, una facciata ripulita dalle immagini di violazioni e violenze coniugandola con la ricerca di RCS Sport di capitali e di una visibilità che immetta decisamente anche il ciclismo nel sistema di affari in cui il profitto detta le scelte e le agende dello sport.

A proposito di agende, in quella della prevista kermesse gerosolimitana figura, dal 13 al 15 maggio, la “Marcia delle nazioni: dall’Olocausto alla nuova vita”. Stando al testo del programma, si prevede che si raccolgano a Gerusalemme migliaia di cristiani provenienti da tutti i paesi per prendere parte a un convegno speciale. “Insieme con israeliani di ogni segmento della società, le masse dei credenti in Cristo marceranno dalla Knesset al Monte Zion e recheranno onore ai sopravvissuti dell’Olocausto, dimostrando pubblicamente che le nazioni si ergono a fianco d’Israele per dire ‘No!’ all’antisemitismo.”

Infine, ciliegina sulla torta, è del 16 marzo la notizia che la Commissione giustizia della Knesset sottoporrà, nelle prossime settimane, al parlamento un pacchetto di leggi che trasformano definitivamente Israele in uno “stato ebraico”, abolendo così una volta per tutte la tanto fastidiosa parola “democratico” dal suo statuto e facendo in tal modo, finalmente, “chiarezza” sulla propria natura: sempre, è ovvio, per festeggiare il 70° anniversario (vedi a questo link). Tale passaggio sancirà, ancora definitivamente, l’esclusione dai diritti dei non ebrei residenti in Israele e faciliterà alle istituzioni preposte il compito di sbarazzarsi innanzitutto dei palestinesi ma anche degli immigrati non graditi.

Legittimando e rendendo irreversibile l’annessione di Gerusalemme Est e l’occupazione della Cisgiordania, l’intera operazione intorno al 70° anniversario della nascita d’Israele viola la legge internazionale e affossa forse definitivamente il processo di pace.

In quanto ebrei, consideriamo tale operazione un vulnus ai valori di giustizia e di ricerca della pace su cui si fonda la parte migliore della nostra tradizione. Ci rivolgiamo quindi a coloro che hanno ancora a cuore tali valori perché respingano un’operazione così dannosa per gli ebrei e tanta parte di umanità, chiedendo a ciascuno, con un atto di responsabilità personale, di sottoscrivere la nostra denuncia.

Bruno Segre, Susanna Sinigaglia, Stefano Sarfati, Anna Farkas, Carla Ortona, Stefania Sinigaglia, Giorgio Forti, Giorgio Canarutto, Joan Haim, Miriam Marino, Paola Canarutto, Sergio Sinigaglia, Marco Ramazzotti, Fabrizio Albert, Marina Ascoli, Guido Ortona, Giovanni Levi, Simona Sermoneta, Shmuel Gertel, Giorgio Segrè, Bruno Osimo, Ester Fano, Renata Sarfati, Irene Albert, Paolo Amati, Dino Levi, Barbara Agostini, Ferruccio Osimo, Lavinia Osimo, Antoine Dubois, Daniel Magrizos, Marina Morpurgo.

(2 maggio 2018)

http://temi.repubblica.it/micromega-online/70-anniversario-di-israele-la-lettera-di-denuncia-di-32-ebrei-italiani/
-  7 settembre 2014 – Ricevo da Bruno Segre Una lettera aperta agli ebrei americani
…………………………… …..https://diariealtro.it/?p=3317

- 16 maggio 2015 – Il Vaticano apre a rapporti con la Palestina
…………………………………. https://diariealtro.it/?p=3780

– 16 settembre 2016 – Appello agli ebrei del mondo
……………… ……………https://diariealtro.it/?p=4595

Chi è Bruno Segre
Bruno Segre, storico e saggista, è nato a Lucerna nel 1930, ha studiato filosofia alla scuola di Antonio Banfi; si è occupato di sociologia della cooperazione e di educazione degli adulti nell’ambito del movimento Comunità fondato da Adriano Olivetti; ha insegnato in Svizzera dal 1964 al 1969; per oltre dieci anni ha fatto parte del Consiglio del “Centro di documentazione ebraica contemporanea” di Milano; per molti anni ha presieduto l’associazione italiana “Amici di Neve Shalom Wahat as-Salam”; nel quadro di un’intensa attività pubblicistica, ha dedicato contributi a vari aspetti e momenti della cultura e della storia degli ebrei; per anni ha diretto la prestigiosa rivista di vita e cultura ebraica “Keshet”. Tra le opere di Bruno Segre: Gli ebrei in Italia, Giuntina, Firenze 2001; Shoah, Il Saggiatore, Milano 1998, 2003

5 Maggio 2018Permalink

1 maggio 2018 – Calendario

.1 maggio –             Giornata internazionale del lavoro [fonte 1]
.1 maggio 1947 –    Strage di Portella della Ginestra. [fonte 2 ]
. 2 maggio 2011 –   Uccisione di Osama Bin Laden ad Abbottabad (Pakistan)
…………………………….Operazione Neptune Spear
.2 maggio 2017 –    Muore Valentino Parlato
.3 maggio –             Giornata internazionale della libertà di stampa
.4 maggio 1949 –     L’Italia entra ufficialmente nella NATO
.5 maggio 1818 –     Nasce Karl Marx
.5 maggio 1981 –     Morte di Bobby Sand (Irlanda del Nord)
.6 maggio 1976 –    Terremoto del Friuli
.6 maggio 2016 –     Elezione di Sadiq Khan a sindaco di Londra (avvocato, figlio di
……………………………..immigrati pachistani)
.7 maggio 1999 –      La Nato bombarda l’ambasciata cinese a Belgrado
.7 maggio 2017 –      Liberazione di 83 ragazze rapita da Boko Aram [fonte 3]
.7 maggio 2017        Elezione di Emmanuel Macron alla presidenza della Francia
.8 maggio 1936 –      Mussolini proclama la fondazione dell’impero.
.9 maggio –               Giornata dell’Europa [fonte 4]
.9 maggio 1978 –     Ritrovamento del corpo di Aldo Moro
.9 maggio 1978 –      Omicidio di Peppino Impastato
10 maggio 1933 –    Berlino. Rogo delle opere considerate “non tedesche” [fonte 5]
10 maggio 1994 –     Primo governo Berlusconi
11 maggio 1960 –     Argentina: il Mossad rapisce il nazista Eichmann
11 maggio 2016 –     Il parlamento approva la legge sulle Unioni Civili
………………………………Legge 20 maggio 2016, n. 76 Regolamentazione delle
………………………………unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina
………………………………delle convivenze.
12 maggio 1974 –    Referendum sul divorzio
12 maggio 1977 –     Assassinio di Giorgiana Masi
13 maggio 1888 –     Brasile: abolizione della schiavitù
13 maggio  1978  –   Approvazione della legge 13 maggio 1978 n.180
………………………………….”Accertamenti e trattamenti sanitari volontari
…………………………………. e obbligatori”, nota come ‘legge Basaglia’.
13 maggio 2015 –     Il Vaticano apre alla Palestina
15 maggio –              Giornata internazionale per l’Obiezione di coscienza
15 maggio 2015 –     Condanna a morte di Dzhokhar Tsarnaev, attentatore nella
………………………………maratona di Boston del 15 aprile 2013.
15 maggio 2018 –     Inizio del mese di Ramadan (fino al 14 giugno) [fonte 6]
16 maggio 1916 –     Accordo Sykes Picot [fonte 7]
16 maggio 1944 –     Rivolta di Rom e Sinti ad Auschwitz
16 maggio 2015 –     Condanna a morte dell’ex presidente egiziano Morsi
17 maggio –              Giornata contro l’omotransfobia [fonte 8]
17 maggio 1961 –     Inizia l’embargo USA contro Cuba
17 maggio 1972 –     Assassinio del commissario Calabresi
17 maggio 2013 –      Morte in carcere di Jorge Rafael Videla ex presidente
……………………………………..dell’Argentina
18 maggio 1872 –      Nascita di Bertrand Russel
19 maggio 1296 –       Muore papa Celestino V
19 maggio 1975 –       Viene approvata la legge 19 maggio 1975, n. 151.
………………………………….Riforma del diritto di famiglia
19 maggio 2016 –        Muore Marco Pannella
20 maggio 1999 –       Le Nuove Brigate Rosse uccidono Massimo D’Antona
22 maggio 1978 –        Approvazione della legge 22 maggio 1978 n. 194
………………………………….Norme per la tutela sociale della maternità
………………………………….e sull’interruzione volontaria della gravidanza.
22 maggio 2017 –         Strage di Manchester [fonte 9]
23 maggio 1992 –        Strage di Capaci
23 maggio 2015 –         Beatificazione di mons Romero (assassinato nel 1980)
24 maggio 1915 –        L’Italia entra nella prima guerra mondiale
26 maggio 2011 –         Arresto dell’ex generale serbo Ratko Mladic
26 maggio 2018 –         Irlanda, referendum sull’aborto – 66,4%
27 maggio 1564 –         Morte di Giovanni Calvino
27 maggio 1993 –         Firenze – attentato di via dei Georgofili [fonte 10]
28 maggio 1926 –        Colpo di Stato in Portogallo: prende il potere Salazar
28 maggio 1974 –       Strage di piazza della Loggia a Brescia
28 maggio 1980 –       Viene assassinato Walter Tobagi, giornalista e scrittore
29 maggio 2005 –       Referendum in Francia. Bocciata la Costituzione europea
29 maggio 2013 –       Morte di Franca Rame
30 maggio 1967 –       Secessione del Biafra dalla Nigeria: inizia la guerra civile
31 maggio 1972 –       Strage di Peteano [fonte 11]

NOTE:
[fonte 1] L’origine della festa del Primo Maggio appartiene alla storia degli Usa.
In Europa fu ufficializzata nel 1889 (Seconda Internazionale) In Italia fu istituita nel 1891, soppressa nel 1925 e istituita nuovamente nel 1945.

[fonte 2] Sebbene sia scaduto il termine della segretazione di documenti di stato.
Sulla strage di Portella della Ginestra e le sue conseguenze gravano ancora molte oscurità.

[fonte 3]
http://www.globalist.it/world/articolo/215489/mutilate-e-maltrattate-i-retroscena-delle-ragazze-liberate-in-nigeria.html

[fonte 4] 5 maggio Nel 1964, il Comitato dei Ministri ha istituito il 5 maggio, data della creazione del Consiglio d’Europa, come Giornata dell’Europa.
9 maggio L’Unione europea festeggia la Giornata dell’Europa il 9 maggio. Si tratta della data della Dichiarazione Schuman del 1950, considerata come l’atto di nascita di ciò che oggi chiamiamo Unione europea.
https://www.coe.int/it/web/portal/international-and-european-days
COE: Conseil de l’Europe – Council of Europe

[fonte 5] «Quando i libri verranno bruciati, alla fine verranno bruciate anche le persone». È una frase del poeta ottocentesco tedesco Heinrich Heine, riportata sul monumento di Bebelplatz, a Berlino che ricorda il rogo dei libri “non tedeschi” voluti ed effettuati dai nazisti. Il 10 maggio 1933 l’Associazione studentesca della Germania organizzò fiaccolate nelle principali città universitarie tedesche. Furono dati alle fiamme migliaia di volumi: le opere delle teorie marxiste, quelle che attaccavano i fondamenti della religione o morale, ma anche quelle di scrittori considerati di sinistra come Bertold Brecht e Thomas Mann, e degli autori ebraici, da Albert Einstein a Sigmund Freud. Quel giorno segnò di fatto l’inizio della censura nazista.
http://www.linkiesta.it/it/article/2013/05/10/berlino-80-anni-fa-la-follia-del-rogo-dei-libri/13574/

[fonte 6] 1 maggio 2018 – corrisponde a 15 Cha`bân 1439
Il conto degli anni secondo il calendario islamico prende le mosse dal venerdì 16 luglio 622, in cui fu compiuta l’Egira dal profeta dell’Islam Maometto, e si snoda in 12 mesi lunari di 29 o 30 giorni. L’anno, quindi, dura per lo più 354 giorni soltanto e al massimo 355, evento che si verifica circa ogni tre anni.
convertitore: http://www.arab.it/calendario/conv_home.htm

[fonte 7] Accordo Intesa segreta (1916) fra l’Inghilterra, rappresentata da M. Sykes (1879-1918), e la Francia, rappresentata da F. Georges-Picot (1870-1951), con l’assenso della Russia zarista, per decidere le rispettive sfere d’influenza e di controllo in Medio Oriente, dopo il crollo ritenuto imminente dell’impero ritenuto imminente dell’impero ottomano. All’Inghilterra fu riconosciuto il controllo, diretto e indiretto, di un’area comprendente la Giordania attuale e l’Iraq meridionale, con l’accesso al mare attraverso il porto di Haifa, mentre la Francia avrebbe avuto la regione siro-libanese, l’Anatolia sudorientale e l’Iraq settentrionale, e la Russia Costantinopoli con gli stretti e l’Armenia ottomana. Il resto della Palestina sarebbe stato sotto il controllo internazionale. L’intesa, che smentiva l’Accordo Husain-McMahon (1915), fu poi parzialmente modificata dai trattati del primo dopoguerra.
www.treccani.it/enciclopedia/accordo-sykes-picot_%28Dizionario-di-Storia%29/

[fonte 8] Ventidue anni dopo la decisione dell’Organizzazione mondiale della Sanità, di togliere l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali, l’Unione Europea sceglie il 17 maggio come giorno di sensibilizzazione e prevenzione per contrastare il fenomeno dell’omofobia.

[fonte 9] L’attentato di Manchester del 22 maggio 2017 è stato un attacco suicida avvenuto alla Manchester Arena alle ore 22:31 locali, al termine del concerto della cantante statunitense Ariana Grande. L’esplosione ha provocato 23 morti (incluso l’attentatore) e 250 feriti, il che lo rende il peggior attacco avvenuto nel Regno Unito .

[fonte 10] In via dei Georgofili a Firenze, un attentato dinamitardo di origine mafiosa provoca la morte di cinque persone. Una Fiat Fiorino imbottita di esplosivo viene fatta esplodere nei pressi della torre dei Pulci, sede dell’Accademia dei Georgofili. Anche gli Uffizi subiscono dei danni. L’attentato viene fatto risalire alla reazione dal parte del clan dei corleonesi di Totò Riina all’applicazione dell’articolo 41 bis che prevede carcere duro e isolamento per i mafiosi. La sede dei Georgofili sarà ricostruita nel 1996.
http://www.raistoria.rai.it/articoli/firenze-attentato-in-via-dei-georgofili/13178/default.aspx

[fonte 11] La strage di Peteano è un atto terroristico di estrema destra avvenuto il 31 maggio 1972 in località Peteano, frazione di Sagrado (Go) che provocò la morte di tre carabinieri e il ferimento di altri due.
http://www.raistoria.rai.it/articoli/la-strage-di-peteano/13221/default.aspx

1 Maggio 2018Permalink

27 aprile 2018 – Informazioni responsabili o illusioni nocive?

Non so se e quanto possa significare in una dimensione operativa futura quello che  ci dicono Fico, Di Maio e Martina. Trascrivo da un sito fortunosamente  reperito [fonte 1].
Cerco di capire  senza adesioni fiduciose oltre il lecito e senza rigetti pregiudiziali.
Credo che ora sia essenziale la saldezza della mente che induce a guardare ciò che nella realtà si modifica e a trarne indizi per un consapevole e responsabile comportamento.
Ricordo con irritazione una dichiarazione della già sottosegretaria Boschi, che mi procurò tanta infastidita indignazione da indurmi a scriverle una lettera aperta il  29 settembre 2019.
Vi ho letto molta spocchia e nessuna saggezza consolidate su un fondo di cupa ignoranza .
L’ho riportata nel mio blog il 29 settembre 2017     [fonte 2]
Immaginavo che la signora aretina, istituzionalmente residente a Bolzano con un criterio ambiguo di nuova emigrazione, non mi avrebbe risposto: io sono solo una, non porto voti, esprimo un dissenso che non conta nulla se non per me di fronte a me, infischiandomene del fatto di poter provocare irritazione.
Le ragioni della scelta dell’on. Boschi di farsi sud tirolese hanno provocato una manovra un po’ indecente (parere mio) ben descritta  in un articolo della filosofa Michela Marzano, riportato nel mio blog il 18 aprile scorso. [fonte 3] 

Trascrizione della [fonte 1] – link in calce

26 aprile 2018 Fico: “Dialogo avviato”. E Di Maio apre: “Sforzo per un accordo di governo al rialzo con il Pd
Dopo il secondo giro di consultazioni il Presidente della Camera ottimista. Il leader 5s: “Le differenze esistono ma bisogna lavorare per i problemi della gente”. E reclama legge sul conflitto di interessi. Martina: “Passi avanti importanti, ma restano differenze”. Renziani irritati: Di Maio ci vuole spaccare. Cuperlo: “Anticipare la direzione”
di CARMINE SAVIANO e PAOLO GALLORI

ROMA – Luigi Di Maio chiede al Pd, ma anche al M5s, di fare un passo avanti per il bene del Paese. Senza rinnegare distanze che, evidentemente, esistono. Il leader pentastellato propone ai dem non un compromesso, ma un accordo di governo “al rialzo”. E se non si arriverà al risultato, non resterà che tornare alle urne. Con la personale certezza, sottolinea Di Maio, che il M5s crescerà ancora. Questa la sintesi del pensiero del candidato premier del M5s dopo la seconda consultazione con il presidente della Camera Roberto Fico. A esprimere la posizione del Pd, due ore prima, era stato il segretario reggente Maurizio Martina: “Passi avanti importanti, ma restano differenze. Decideremo in direzione”.

Questo a conclusione del secondo gito di consultazioni del presidente della Camera Roberto Fico, che nel pomeriggio riferisce a Mattarella e poi condivide con la stampa i segnali positivi raccolti, spiegando che il suo mandato si conclude qui. “Tra Movimento 5 stelle e Partito democratico il dialogo è avviato. In questi giorni ci sarà dialogo in seno alle due forze politiche, aspettando la direzione del Partito democratico della settimana prossima. Credo sia importante, ragionevole e responsabile rimanere sui temi e sui programmi. Il mandato esplorativo che mi ha affidato il presidente della Repubblica ha avuto esito positivo ed è concluso”.

Messaggi di Di Maio ai militanti e al Pd
E dunque arriva il messaggio di Di Maio ai suoi militanti e al Pd: “Abbiamo il 32 per cento – attacca Di Maio -. Non siamo autonomi e quindi stiamo cercando di portare a casa un buon contratto di governo al rialzo. Potevamo fare anche noi gli interessi di parte, potevamo fare come la Lega. Ma io non vedo l’ora di mettermi al lavoro” sui problemi dei giovani, degli anziani, delle famiglie e delle imprese, dice Di Maio. “Credo – insiste – che dal voto del 4 marzo siano uscite delle richieste sui problemi dei pensionati rispetto alla legge Fornero, i problemi del precariato rispetto alle leggi sul lavoro, problemi legati a insegnanti che devono fare mille chilometri per andare a lavorare, problemi sulle grandi opere inutili”.

Quindi, l’invito a fare un passo avanti, guardando non solo al Pd ma anche in “casa”. “Io capisco chi tra i nostri dice ‘mai col Pd’, come capisco chi tra gli elettori del Pd dice ‘mai con il M5s’. Ma qui si sta parlando non di negare differenze anche profonde. Stiamo semplicemente cominciando a ragionare in un’ottica non di schieramento”. E qui, la richiesta di uno “sforzo” al Pd perché non chieda “al Movimento 5 stelle di negare le battaglie storiche”, dice il capo politico del Movimento in riferimento ad “alcune dichiarazioni in questi giorni” di esponenti del Pd, precisando: “E non mi riferisco alla linea espressa dal segretario Martina, che apprezziamo”. Bisogna fare un passo indietro rispetto alle divisioni e uno in avanti per il Paese. “E’ un’opportunità, questa diciottesima legislatura – è l’ultimo invito di Di Maio -. Se si riescono a fare le cose bene, altrimenti si torna al voto. E se si torna al voto io sono convinto che il Movimento 5 stelle ne uscirà rafforzato”.
Poi una bella bordata a Silvio Berlusconi, che ieri, 25 aprile, nonostante i continui richiami di Matteo Salvini a finirla con gli insulti, ha paragonato l’ascesa del M5s agli occhi degli italiani a quella di Hitler per gli ebrei, un “pericolo per il Paese”. Ed ecco la replica di Di Maio: “Bisogna mettere mano a questo continuo conflitto di interesse che c’è in Italia. Penso ad esempio al fatto che Berlusconi usando le sue tv continua a mandare velate minacce a Salvini”.

Il Pd si affida alla direzione del 3 maggio
Un paio di ore prima, Fico e il Pd, atto secondo. Il presidente della Camera e la delegazione dem guidata dal reggente Maurizio Martina, si sono ritrovati questa mattina a 72 ore di distanza dal loro primo incontro. Tre giorni in cui i vertici del Movimento e quelli del Pd hanno dovuto far fronte soprattutto ai reciproci malumori interni: militanti in rivolta, malumori tra i gruppi dirigenti, accordo sì, accordo no.
“Ci sono stati passi avanti”, dice il reggente Martina, e annuncia la convocazione della direzione del Pd per il 3 maggio “per decidere se e come accedere a questo confronto con i 5s. Insieme discutiamo e poi insieme lavoriamo”. Una chiosa arriva da Andrea Marcucci, capogruppo dem al Senato e vicino a Renzi: “Se il dialogo partisse, la nostra base sarebbe il programma in 100 punti del Pd”. Per adesso, la linea del dialogo nel Pd è formalmente aperta. Ma le divisioni di fondo su un’alleanza di governo con i 5Stelle restano. E forse sono persino acuite da un paio di passaggi del discorso di Di Maio – insegnanti, grandi opere e critiche di esponenti dem non riconducibili all'”apprezzabile” Martina – che avrebbero irritato i renziani.

A questo punto citazioni dalle esternazioni di Salvini e Berlusconi che il mio blog non ospita.  Si possono leggere dal link [fonte 1]

[fonte 1] http://www.repubblica.it/politica/2018/04/26/news/calenda_circo_massimo-194831293/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P2-S1.8-T1

[fonte 2] https://diariealtro.it/?p=5269
[fonte 3] https://diariealtro.it/?p=5607

27 Aprile 2018Permalink

26 aprile 2018 – A volte gli antichi testi … Parole delle Religioni. Governano i peggiori?

Digressioni bibliche Piero Stefani

È una domanda antica che con il trascorrere del tempo non perde d’attualità. Un dramma della politica è che non si può fare a meno del governo; eppure, di frequente, il potere cade nelle mani dei peggiori; ciò avviene anche perché i migliori rifiutano di assumere le responsabilità pubbliche che a loro competerebbero. Il discorso però è meno schematico di quanto non appaia.

Governano i peggiori? È una domanda antica che con il trascorrere del tempo non perde d’attualità. Uno dei fattori in gioco per formulare la risposta è il modo in cui i governanti hanno conquistato il potere; se ciò è avvenuto attraverso la violenza, il giudizio tende a orientarsi in senso negativo. Così però non capitò nella lunga stagione delle moderne rivoluzioni politiche, durante la quale venne legittimato l’uso di una determinata violenza.

Non si tratta però solo del ricorso alla forza fisica. I regimi democratici (o sedicenti tali), pur esenti da colpi di stato o da altre forme di violenza armata, non sempre sono al riparo né da forme d’intimidazione, manipolazione, propaganda demagogica, persuasione occulta (fattore sempre meno circoscrivibile nell’era massmediatica), né dalla comparsa di improvvise fascinazioni legate a mirabolanti promesse.

La Bibbia, assai familiare con un potere conquistato o mantenuto attraverso lo spargimento di sangue, non ignora però neppure procedure legate a forme in cui il consenso è catturato in modi incruenti. È il caso, per esempio, di Assalonne. Nella sua vicenda, non per nulla, fanno la loro comparsa alcuni consiglieri (Ioab, Achitòfel, Cusài), figure tipiche di chi usa l’intelligenza e l’astuzia al fine di raggiungere o mantenere il potere.

Il quadro interpretativo generale della storia legata alla famiglia di Davide è saldamente teologico, il suo fil rouge è ascrivibile alla storiografia deuteronomistica che spiega gli accadimenti negativi imputandoli alla presenza del peccato e ai successivi interventi punitivi di Dio; tuttavia, se si presta attenzione ai particolari, nella Scrittura si vedono all’opera dinamiche ampiamente trascrivibili in termini più «laici» e attuali. Come era stato preannunciato dal profeta Natan, nonostante il pentimento del re, il peccato di Davide provoca una serie di torbide conseguenze: Amnon violenta la sorellastra Tamar, Assalonne (fratello di quest’ultima) fa assassinare il colpevole dell’infamia arrecata alla sorella e fugge (cf. 2Sam 13); tuttavia, grazie a uno stratagemma ideato da Iaob, in seguito è riammesso a Gerusalemme, gli è però precluso di vedere il padre. Assalonne, uomo dall’aspetto bellissimo (cf. 2Sam 14,25-27), il che ha, come sempre, un suo peso, cominciò a promettere aiuto a coloro che si recavano a Gerusalemme per discutere la loro causa di fronte al re; la sua fortuna inizia da qui. Non essendo tra le pagine più conosciute della Bibbia conviene trascriverla:

Assalonne si procurò un carro, cavalli e cinquanta uomini che correvano innanzi a lui. Assalonne si alzava al mattino presto e si metteva da un lato della via di accesso alla porta della città. Quando qualcuno aveva una lite e veniva dal re per il giudizio, Assalonne lo chiamava e gli diceva: «Di quale città sei?». L’altro gli rispondeva: «Il tuo servo è di tale tribù d’Israele». Allora Assalonne gli diceva: «Vedi le tue ragioni sono buone e giuste, ma nessuno ti ascolta per conto del re». Assalonne aggiungeva: «Se facessero me giudice del paese! Chiunque avesse una lite o un giudizio verrebbe da me e io gli farei giustizia». Quando uno gli si accostava per prostrarsi davanti a lui, gli porgeva la mano, l’abbracciava e lo baciava. Assalonne faceva così con tutti gli Israeliti che venivano dal re per il giudizio; in questo modo Assalonne si accattivò il cuore degli Israeliti (2Sam 15,1-6).

Il crescente consenso goduto dal figlio di Davide lo portò alla ribellione nei confronti del padre (cf. 2Sam 15,7-18,18). Da qui in poi il racconto conosce il versamento di molto sangue; tuttavia, il suo inizio è imperniato non sulla violenza bensì sui modi atti ad accattivarsi la simpatia collettiva mediante l’ostentazione e le facili promesse.

In un tempo in cui non vigeva la divisione dei poteri, assicurare da parte di un membro della casa reale il proprio sostegno nelle cause giudiziarie era operazione dotata di una capacità di convincimento paragonabile a quella con la quale oggi si promettono riduzioni di tasse, sussidi a pioggia, posti di lavoro garantiti, riforme palingenetiche, ordine e sicurezza prive di smagliature.

Il tutto, allora come ora, sostenuto da una fastosa e accattivante messa in scena posta al servizio di colui che si dimostra affabile e familiare nei confronti della gente. Nei nostri anni, almeno in Occidente, le rivoluzioni, le congiure, i colpi di stato non sono moneta corrente. Il discorso invece è ben diverso rispetto agli altri fattori sopraindicati; essi, con le grandi varianti del caso, sono tutti ancora all’ordine del giorno.

Ciascuno dà i propri frutti

La Bibbia dà grande spazio alla violenza collegata alla conquista e all’esercizio del potere. Tra i molti esempi ve n’è uno il quale, soprattutto perché sceglie d’anticipare la vicenda attraverso un apologo favolistico, sembra destinato a imprimere la convinzione secondo cui governano i peggiori.
Si tratta di una serie di avvenimenti contenuti nel libro dei Giudici. Abimèlec, figlio di Gedeone, in combutta con i signori di Sichem, conquistò il potere facendo uccidere, su una sola pietra, i suoi settanta fratelli (cf. Gdc 9,1-6). Dalla carneficina si salvò il solo Iotam.

A quest’ultimo si deve il fantasioso apologo degli alberi rivolto ai signori di Sichem. Iotam raccontò che gli alberi si misero in cammino per eleggere sopra di loro un re. L’ulivo, il fico, la vite non vollero rinunciare ai loro frutti per andarsi a librare sopra i loro colleghi. Alla fine, ci si rivolse al rovo, il peggiore, che accettò subito la nomina accompagnandola con parole di oscura minaccia: «Se davvero mi ungete re su di voi, venite e rifugiatevi alla mia ombra; se no, esca un fuoco dal rovo e distrugga i cedri del Libano» (Gdc 9,7-21).

Nella Bibbia l’apologo diviene una specie di profezia. Nel resto del capitolo si parla, infatti, della rottura avvenuta tra i signori di Sichem e Abimelèc. Il quadro interpretativo è di nuovo teologico: «Questa avvenne perché la violenza fatta ai settanta figli di Ierub-Baal [Gedeone; nda] ricevesse castigo» (Gdc 9,24).

Dopo una serie di scontri reciproci, ci fu una prima conclusione atroce. Tutti i signori di Sichem si erano radunati nei sotterranei del tempio di El-Berit. Abimèlec e i suoi uomini vi appiccarono il fuoco: «Così perì tutta la gente della torre di Sichem, circa mille persone, fra uomini e donne» (Gdc 9,49).

Segue un episodio in cui Abimèlec si reca a Tebes; giuntovi, cinge d’assedio una torre in cui si erano rifugiati i signori della città. La sua intenzione era anche questa volta d’incendiarla, tuttavia una donna dall’alto fece cadere una macina sul cranio di Abimèlec e quest’ultimo ordinò al proprio scudiero di trafiggerlo perché non si dicesse che fosse stato ucciso da una donna. L’episodio si conclude con la chiosa secondo la quale Dio fece ricadere su Abimèlec e sui signori di Sichem tutto il male da loro compiuto: «Così si avverò su di loro la maledizione di Iotam» (Gdc 9,57).

Assunto nel suo contesto, l’apologo è una maledizione efficace perché conforme alla visione deuteronomistica della storia; tuttavia, la suggestione delle sue immagini paradossali trascende l’ambientazione specifica. Grazie a esse, da un lato constatiamo il rifiuto di darsi alla politica da parte di coloro che producono frutti nella società (ulivo, fico, vite), dall’altro registriamo la volontà di occupare quel posto a opera di coloro che sono improduttivi sul piano economico e culturale (rovo).

Un dramma della politica è che non si può fare a meno del governo; eppure, di frequente, il potere cade nelle mani dei peggiori; ciò avviene anche perché i migliori rifiutano di assumere le responsabilità pubbliche che a loro competerebbero. Il discorso però è meno schematico di quanto non appaia. Lo è se si tiene conto della motivazione espressa dagli alberi fruttiferi, i quali concordemente sostengono di rinunciare alla carica perché la sua assunzione impedirebbe loro di produrre frutti. In altri termini, governano i peggiori anche perché è l’esercizio stesso del potere a rendere le persone peggiori.

Sciolte da ogni contesto teologico legato a un Dio che regge la storia (in modi peraltro non più accettabili dalle nostre coscienze), riflessioni legate al «governo dei peggiori» sono presenti nella componente autobiografica della settima Lettera di Platone.

Da giovane il grande filosofo pensava di dedicarsi alla politica, anzi era stato invitato a farlo anche da alcuni suoi familiari e conoscenti che rientravano nella cerchia dei Trenta tiranni. In effetti, egli allora riteneva che essi avrebbero potuto purificare la città dall’ingiustizia; tuttavia il loro comportamento ben presto fece apparire oro il governo precedente. Non andò meglio con la democrazia restaurata, la quale mise addirittura a morte Socrate.

Platone dovette quindi constatare che era sempre più difficile «partecipare all’amministrazione dello stato rimanendo onesti». La conclusione è nota: «Vidi dunque che mai sarebbero cessate le sciagure delle generazioni umane, se prima al potere politico non fossero pervenuti uomini veramente schiettamente filosofi, o i capi politici della città fossero divenuti, per qualche corte divina, veri filosofi».

Avendo ormai alle spalle sia la convinzione che Dio regga la storia attraverso punizioni atroci volte a suscitare pentimenti risanatori, sia la fiducia che la ragione filosofica possa rigenerare la politica, la nostra priorità si concentra sull’impegno che l’ulivo, il fico e la vite continuino a produrre i loro frutti nonostante l’incombere dei rovi; se risanamento ci sarà, non potrà cominciare che da lì.

http://www.ilregno.it/attualita/2018/8/governano-i-peggiori-piero-stefani

26 Aprile 2018Permalink

22 aprile 2018 – Ancora una lettera probabilmente inutile

Egregio On. Di Maio
ho ascoltato dal sito de La Repubblica la sua breve dichiarazione titolata “Con la Lega di Salvini si possono fare grandi cose” e ne ho recuperato l’URL per garantirmene l’ascolto ripetuto, assicurandola anche a coloro che leggeranno questa lettera. Si trova in fondo al testo che invierò ad amici affidabili.
Non sono una elettrice del Movimento 5 stelle ma ho ancora consapevole attenzione a ciò che viene detto come progetto politico su cui potrebbe reggersi il governo del Paese in cui sono nata, dove vivo, osservo e conosco non per adeguarmi a una riscrittura della storia di cui lei registra l’opportunità che può ritrovarsi in una recente importantissima sentenza. Potrebbe essere occasione per cogliere in quella storia anche gli aspetti gravi, negativi e preoccupanti e cercare di capire quanto ancora radicano e inquinano il nostro presente. E insieme fare attenzione a ciò che non possiamo permetterci di perdere a partire dai principi fondamentali della Costituzione. Potrebbe ma non è detto sia così.
Dal 2009 considero un punto, frutto della determinazione dell’on Maroni, allora ministro dell’Interno che riuscì a fare di un elemento di orrore legge, assicurata dal voto di fiducia nel quadro a lui consono del IV governo Berlusconi.
Si stabilì allora che i migranti non comunitari privi di permesso di soggiorno fossero obbligati – nel momento in cui chiedevano la registrazione della dichiarazione di nascita (in Italia!) del loro bambino – a presentare il documento di cui non disponevano “per la contraddizion che nol consente”.
Così si trasformavano creature umane indifese in spie della condizione dei genitori al fine di determinarne l’espulsione. Nello stesso tempo si costruiva un segnale forte, tale da indurre i genitori a nascondere questo essere che la legge italiana vuole ridurre a un nulla.
Se mai avesse figli (non conosco la sua biografia) e se ne riconoscesse responsabilmente padre, si sarebbe recato doverosamente in Comune per registrarne la dichiarazione di nascita, garantendo doverosamente i loro diritti: al nome, all’identità che ne assicura un’esistenza legalmente riconosciuta, ad avere genitori come tali riconosciuti nel certificato di nascita che alla registrazione consegue, alla cittadinanza (che, nel caso di cittadini stranieri, sarebbe e quella dei genitori non quella italiana, come le banalità peggio che pressapochiste da anni si raccontano inducendo molti a credervi).
Non è una piccola cosa come molti mi dicono irridendo alla mia insistenza di cui ora anche lei, se leggerà questa lettera che comunque cercherò di diffondere, forse si farà carico, ma una risposta dovuta a ogni essere umano che nasca in Italia di cui l’art. 3 della Costituzione descrive puntigliosamente gli ostacoli a rispettare i diritti che gli spettano.
La storia ci documenta che nell’anno della mia nascita furono approvate le leggi razziste intese a distruggere ogni ebreo che nella vulgata del tempo si voleva nemico. Nascevano quelle leggi da una cultura che negava la dignità umana del nemico dichiarato. Ne seguì la distruzione fisica che la senatrice Segre conobbe bambina e oggi testimonia con la sua presenza che fa onore al parlamento, un onore che un senatore leghista si è rifiutato di riconoscere rimanendo ostentatamente seduto all’atto della proclamazione di senatrice a vita quale la senatrice è.
E finalmente le ragioni del mio scritto stimolato da un minuto e quarantasette secondi della sua dichiarazione.
Lei nel suo breve intervento ha parlato di contratto alla tedesca e fra i punti di quel contratto (che svelerà a breve) ha indicato l’ineludibile elemento della lotta alla disoccupazione. Ma ha anche parlato di sicurezza e diritti sociali, ignorando nel silenzio i diritti civili, che tali sono solo in termini di uguaglianza, impraticabili all’interno del motto, caro alla Lega e ampiamente diffuso, ‘prima gli italiani’, cui la legge, implacabilmente mantenuta in vigore da nove anni, assicura anche la discriminazione al diritto di esistere.
Appartengo a una generazione che per i diritti civili si è impegnata.
Non voglio intrattenerla su un tema che mi sembra estraneo alla Lega e non solo.
Provi a fare un rapido banale esercizio. Metta in parallelo gli articoli del Codice civile attinenti il diritto di famiglia quali erano prima della riforma del 1975 e dopo.
Ne tragga le conclusioni estranee al dettato imposto dalle fascinose (!?) sirene della paura.
Non so se lo farà ma se mai ne fosse interessato vedrà che se ne esce segnati da riflessioni altrimenti trascurate.
A questo punto è mio dovere citarle anche la norma cui ho fatto riferimento in questa lettera:
Testo unico sull’immigrazione. Decreto legislativo, 25/07/1998 n° 286, nel cui art. 6 comma 2 è transitata la lettera g del comma 22 dell’art.1 della legge 94/2009.
Augusta De Piero

http://www.repubblica.it/politica/2018/04/21/news/berlusconi_prova_a_frenare_salvini_e_il_nostro_leader_mai_detto_governo_col_pd_-194462952/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P2-S1.8-T1

 

22 Aprile 2018Permalink

21 aprile 2018 – Non solo matrimoni omossessuali: una sindaca contro il personale del comune?

Prima parte (certificato di nascita fra il no e il sì a Torino)
rassegna stampa

17 aprile 2018 – Il bimbo è figlio di due mamme, e l’anagrafe non lo registra
Il piccolo, figlio della consigliera comunale di Torino Chiara Foglietta e di Micaela Ghisleni, è TORINO
Un bambino concepito con tecniche di procreazione assistita di tipo eterologo, figlio di due mamme, non è stato registrato dall’ufficio anagrafe del Comune di Torino. Il piccolo, figlio di Chiara Foglietta, consigliera comunale di Torino, e Micaela Ghisleni, è venuto al mondo il 13 aprile. Stamattina le due mamme si sono recate all’ufficio anagrafe dell’ospedale Sant’Anna per registrare la nascita del bambino, ma gli impiegati hanno rifiutato di ricevere il riconoscimento del figlio da entrambe le madri, nonché la dichiarazione – da parte della sola Chiara – che il figlio è stato concepito a seguito di tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo, con gamete maschile di donatore anonimo, come peraltro indicato in tutta la cartella clinica.
PARLA IL LEGALE DELLA COPPIA
«L’anagrafe – spiega il legale della coppia, Alexander Schuster – usa le formule previste dal Ministero nel 2002. Queste ignorano completamente la riproduzione assistita, anche in contesti di coppie di sesso diverso, o donne senza partner, e obbligano a dichiarare che la nascita deriva da un’unione naturale, cioè dal rapporto sessuale, con un uomo, di cui si può non fare il nome, ma che si garantisce non essere né parente né nei gradi di parentela vietati dall’ordinamento italiano». «Sono andata via, mi sono rifiutata di dire il falso – spiega Foglietta – così come consigliato dal mio avvocato. Abbiamo un documento che attesta come sia avvenuto il concepimento in una clinica danese. Oggi a noi viene negato il diritto di inserire dichiarazioni veritiere nell’atto di riconoscimento e a nostro figlio il diritto ad un’identità corrispondente alla realtà, il diritto a conoscere l’insieme di eventi che hanno determinato la sua esistenza».
LE RESPONSABILITÀ PENALI
«Ciò che il Comune chiede a Chiara (Foglietta) – aggiunge il legale – è di dichiarare il falso in atto pubblico, con conseguenti gravi responsabilità penali. L’inerzia di un Ministero non può esporre i cittadini a responsabilità di questo tipo. Il Comune, che speriamo ritorni sui propri passi, deve dare istruzioni ai propri uffici perché non è la realtà a doversi adeguare a formule antiquate, semmai il contrario». L’episodio è stato commentato anche dalla compagna di Chiara Foglietta, Micaela Ghisleni. «Ho fortemente voluto questo figlio insieme a Chiara, mi sono assunta l’impegno e le responsabilità proprie di un genitore nel momento stesso in cui ho firmato l’atto per il consenso alla Pma nella clinica danese. È un impegno che voglio e devo onorare, come scelta consapevole e volontaria di nove mesi fa». [Fonte 1]

20 aprile 2018 – Diritti, la svolta di Appendino: “Pronti a riconoscere i figli di tutte le coppie”             Maria Teresa Martinengo Miriam Massone
TORINO
La sindaca di Torino: forzeremo la mano, vogliamo aprire un dibattito
La sindaca Chiara Appendino prende posizione a favore «dell’amore di una famiglia» riconoscendolo come «un diritto che va oltre a qualsiasi categoria o definizione socialmente imposta». Lo dice su Facebook, a una settimana dal caso della consigliera Foglietta (Pd) storica attivista del movimento Lgbt, che il 17 aprile si è vista negare dall’Anagrafe la possibilità di registrare Niccolò. Il bimbo è stato concepito infatti tramite fecondazione assistita in Danimarca; Foglietta l’ha partorito ma la sua compagna ha firmato il modulo obbligatorio in cui si è assunta la responsabilità genitoriale. Tutto in regola, se non fosse che in Italia due donne e due uomini non ossono registrarsi come genitori di un bambino. Lo stesso era successo a una coppia di uomini, rientrati dal Canada. «Per la prima volta la Città di Torino – scrive nel suo post Appendino – si trova dinnanzi a casi inediti di nuove forme di genitorialità che richiedono del tutto legittimamente il riconoscimento di quella che per loro è una famiglia, intesa come luogo fisico ed emotivo in cui due o più persone si amano e costruiscono insieme il futuro proprio e dei propri figli».

LEGGI ANCHE: Il bimbo è figlio di due mamme, e l’anagrafe non lo registra
(ndr: articolo precedente)

E aggiunge: «Oggi l’Italia non è ancora pronta a riconoscere legalmente queste famiglie e ci si trova davanti a ostacoli burocratici tanto fastidiosi nella loro forma quanto difficili da superare. Tuttavia la nostra posizione politica è chiarissima. Lo è sin da quando all’inizio del nostro mandato, insieme all’Assessore ai Diritti, Marco Alessandro Giusta, abbiamo dato un segnale scegliendo di cambiare la forma stessa degli atti del Comune, modificando nei dispositivi il termine “famiglia” con il plurale “famiglie”. Ribadisco questa posizione, dichiarando la ferma volontà di dare pieno riconoscimento alle famiglie di mamme e di papà con le loro bambine e i loro bambini. Da mesi stiamo cercando una soluzione compatibile con la normativa vigente. Dopodiché la nostra volontà è chiara e procederemo anche forzando la mano, con l’auspicio di aprire un dibattito nel Paese in tema di diritti quanto mai urgente».
«La sindaca, Chiara Appendino, dopo molti incontri e giornate di riflessione insieme ai rappresentanti del Coordinamento Torino Pride, scioglie la riserva e decide di trascrivere tutti gli atti di nascita dei bambini e delle bambine nate all’estero da coppie omogenitoriali e, con una storica, importantissima e coraggiosa decisione decide di registrare l’atto di nascita di un bimbo, nato all’ospedale Sant’Anna di Torino, indicando nel registro di stato civile che non solo ha due mamme ma che è stato concepito grazie alle tecniche di fecondazione eterologa in Danimarca. Non possiamo che essere felici di questa decisione che ha necessariamente avuto bisogno di tempo e molti accertamenti». Il Coordinamento Torino Pride, attraverso il coordinatore Alessandro Battaglia, che riunisce le associazioni lgbt, accoglie l’annuncio della sindaca con l’entusiasmo delle decisioni storiche nei confronti della comunità gay e lesbica.
«Le scelte e il coraggio della Sindaca Appendino dovrebbero essere quelle di tutti gli amministratori e tutte le amministratrici dei comuni italiani. Se così fosse, il Parlamento e il Governo del Paese, di qualsiasi colore, non potrebbe fare finta di nulla. Tutti, almeno a parole, considerano il benessere dei cittadini e delle cittadine una assoluta priorità. Ci auguriamo che, come ha più volte indicato la Corte Costituzionale, la politica decida di risolvere una volta per tutte il problema dei bambini e delle bambine arcobaleno e delle loro famiglie. L’ipocrisia e la sciatteria politica devono finire. Tutti e tutte dobbiamo rimanere vigili per non permettere più a nessuno di considerare noi e le nostre famiglie di serie B», dice Battaglia. E invita a partecipare domenica 6 maggio in piazza Carlo Alberto alla Festa delle Famiglie «la più grande e felice che mai si sia vista per non dimenticare mai che “i diritti dei bambini vengono prima di tutto”». [Fonte 2]

N.D.R. Nella pagina del Corriere che segue ho trovato il post su facebook (vedi sotto) e una dichiarazione della sindaca di Torino, preceduta dal simbolo della bandiera arcobaleno che trascrivo di seguito

Appendino: «Pronti a forzare la mano sulle nuove forme di genitorialità»
Dopo il caso del bimbo con due madri concepito con la procreazione assistita che non è stato registrato dall’anagrafe di Torino di Redazione online

L’amore di una famiglia è un diritto che va oltre a qualsiasi categoria o definizione socialmente imposta.
Questo semplice principio, che da sempre guida la nostra azione politica, vogliamo ribadirlo in questi giorni con rinnovata forza.
Per la prima volta la Città di Torino si trova dinnanzi a casi inediti di nuove forme di genitorialità che richiedono del tutto legittimamente il riconoscimento di quella che per loro è una famiglia, intesa come luogo fisico ed emotivo in cui due o più persone si amano e costruiscono insieme il futuro proprio e dei propri figli.
Oggi l’Italia non è ancora pronta a riconoscere legalmente queste famiglie e ci si trova davanti a ostacoli burocratici tanto fastidiosi nella loro forma quanto difficili da superare.
Tuttavia la nostra posizione politica è chiarissima. Lo è sin da quando all’inizio del nostro mandato, insieme all’Assessore ai Diritti, Marco Alessandro Giusta, abbiamo dato un segnale scegliendo di cambiare la forma stessa degli atti del Comune, modificando nei dispositivi il termine “famiglia” con il plurale “famiglie”.
Oggi ribadisco questa posizione, dichiarando la ferma volontà di dare pieno riconoscimento alle famiglie di mamme e di papà con le loro bambine e i loro bambini.
Da mesi stiamo cercando una soluzione compatibile con la normativa vigente. Dopodiché la nostra volontà è chiara e procederemo anche forzando la mano, con l’auspicio di aprire un dibattito nel Paese in tema di diritti quanto mai urgente.
Ci tengo a ringraziare il Coordinamento Torino Pride GLBT, da sempre promotore di modernità su questi temi, insieme a tutte le cittadine e tutti i cittadini che li sostengono.
[Fonte 3]

TGcom 24
20 aprile 2018 Unioni civili, Appendino: a Torino riconosceremo i figli di coppie gay
Il post su Facebook a seguito della polemica nata dopo che l’anagrafe non ha registrato il bimbo nato con due madri.

La città di Torino ha “ferma volontà di dare pieno riconoscimento alle famiglie di mamme e di papà con le loro bambine e i loro bambini. Da mesi stiamo cercando una soluzione compatibile con la normativa vigente, ma la nostra volontà è chiara e procederemo anche forzando la mano”. Con questo post su Facebook il sindaco Chiara Appendino interviene sulla polemica nata dopo che l’anagrafe non ha registrato il bimbo nato con due madri.
“Ci tengo – prosegue Appendino – a ringraziare il Coordinamento Torino Pride GLBT, da sempre promotore di modernità su questi temi, insieme a tutte le cittadine e tutti i cittadini che li sostengono”. “Da mesi – si legge ancora sul post – stiamo cercando una soluzione compatibile con la normativa vigente. Dopodiché la nostra volontà è chiara e procederemo anche forzando la mano, con l’auspicio di aprire un dibattito nel Paese in tema di diritti quanto mai urgente”.
“L’amore di una famiglia – dice Appendino – è un diritto che va oltre a qualsiasi categoria o definizione socialmente imposta. Questo semplice principio, che da sempre guida la nostra azione politica, vogliamo ribadirlo in questi giorni con rinnovata forza. Per la prima volta la Città di Torino si trova dinnanzi a casi inediti di nuove forme di genitorialità che richiedono del tutto legittimamente il riconoscimento di quella che per loro è una famiglia, intesa come luogo fisico ed emotivo in cui due o più persone si amano e costruiscono insieme il futuro proprio e dei propri figli”.
“Oggi l’Italia – sottolinea il sindaco Appendino – non è ancora pronta a riconoscere legalmente queste famiglie e ci si trova davanti a ostacoli burocratici tanto fastidiosi nella loro forma quanto difficili da superare”. “Tuttavia la nostra posizione politica è chiarissima – conclude. – Lo è sin da quando all’inizio del nostro mandato, insieme all’assessore ai Diritti, Marco Alessandro Giusta, abbiamo dato un segnale scegliendo di cambiare la forma stessa degli atti del Comune, modificando nei dispositivi il termine ‘famiglia’ con il plurale ‘famiglie'”. [Fonte 4]

Seconda parte (piazza San Carlo il 21 aprile)

21 aprile 2018 Caos in piazza San Carlo, da Appendino tanti “non so” e la colpa all’ex braccio destro di OTTAVIA GIUSTETTI
Il verbale dell’interrogatorio. La sindaca: “Fu il capo di gabinetto Giordana a gestire l’organizzazione della serata proponendomi di affidarla a Turismo Torino”
TORINO – Per dodici volte davanti ai magistrati Chiara Appendino, la sindaca di Torino, nomina il suo ex braccio destro, Paolo Giordana, indicandolo come il vero responsabile dell’organizzazione della serata del 3 giugno 2017 in piazza San Carlo, dove sono rimaste ferite oltre 1500 persone e una ragazza è morta schiacciata dai tifosi in fuga. “Perché fu affidato l’allestimento della piazza per la proiezione della finale di Champions League a Turismo Torino?” Chiede il procuratore Armando Spataro nell’interrogatorio del 20 novembre scorso. “Fu il mio capo di gabinetto – risponde Appendino – a dirmi, non ricordo né dove né quando, che Turismo Torino era disponibile e interessata a organizzare questo evento”. Turismo Torino, secondo l’accusa dei pm, si rivelò del tutto inadeguata, senza personale esperto di sicurezza, e senza risorse per mettere in piedi in soli quattro giorni l’organizzazione per una manifestazione da 40 mila tifosi. “Perché non ha disposto accertamenti per verificare che Turismo Torino osservasse le prescrizioni della Commissione provinciale di vigilanza”? Le chiedono i magistrati. “Una volta che Giordana mi ha comunicato che era “tutto a posto” non avevo necessità di disporre accertamenti” risponde la sindaca accompagnata dagli avvocati, Luigi Chiappero ed Enrico Cairo.

Sono pesantissime le accuse nei confronti di Appendino, verso l’allora questore di Torino, Angelo Sanna, il numero due della polizia municipale, Marco Sgarbi, e altre 12 persone considerate responsabili per una parte di organizzazione. Omicidio colposo, lesioni colpose anche gravissime e disastro. Ed è la seconda inchiesta in pochi mesi, a Torino, che chiama la sindaca a rispondere delle sue responsabilità. Non basta che il 13 aprile sia stata svelata la vera causa del caos in piazza quella notte. Fino ad allora si è sempre parlato di reazione inspiegabile della folla che, fuggendo, ha travolto tutto. Ma quattro ragazzi, una gang di giovani rapinatori specializzati nei furti con lo spray al peperoncino, ora sono stati arrestati, e due di loro hanno confessato di aver seminato il panico spruzzando spray urticante per scippare il pubblico stipato ad assistere alla finale di Champions League.

Restano comunque in piedi le accuse agli amministratori: aver agito con “imprudenza, negligenza, imperizia, violando leggi e regolamenti” e causando il disastro. Chiara Appendino ripete quasi ossessivamente di non sapere nulla della preparazione della manifestazione durante l’interrogatorio nell’ufficio di Spataro al settimo piano del Palazzo di Giustizia. Il motivo che ricorre a ogni domanda è: “Non sapevo, non compete al mio ruolo, non ricordo, non so per quale motivo Giordana non mi abbia informato”. Nei dieci mesi di inchiesta più volte le è stato ricordato il post che pubblicò sul suo profilo Facebook pochi minuti prima dell’inizio della partita. “Vi assicuro che tanti cittadini sono al lavoro da settimane per garantire sicurezza e ordine in quella che dev’essere, comunque vada, una serata di festa”. La sindaca in quel momento era già allo stadio, a Cardiff, per assistere di persona alla finale della sua squadra del cuore. Mentre la piazza “salotto” di Torino era gremita due volte oltre la capienza di sicurezza e ricoperta da un tappeto di bottiglie di vetro. Più tardi, sotto i piedi scalzi delle persone in fuga, i cocci si trasformeranno in un’arma micidiale. “Perché non vietaste la vendita di bibite in vetro?”, le chiedono i pm. “Nessuno nei miei uffici mi segnalò la necessità di provvedere in tal senso”. [Fonte 5]

21 aprile 2018 “Mi sono affidata ai funzionari”. La difesa della Appendino con i pm                        Giuseppe Legato Massimiliano Peggio
Depositati gli atti dell’indagine. La sindaca: “Mai entrata nell’iter burocratico”
«Non compete al mio ruolo di sindaco vedere e vagliare concessioni e autorizzazioni. Non sono mai entrata nel merito dell’iter burocratico dei provvedimenti che erano adottati per consentire l’organizzazione (della proiezione del 3 giugno 2017 in Piazza San Carlo della finale di Champions League). Vi erano dei funzionari preposti a tali compiti e questo mi dava sicurezza». Ancora: «Nessun ufficio mi ha sollevato questioni, criticità e nessuna obiezione fu fatta anche sulla documentazione. Non compete al mio ruolo di sindaco vagliare concessioni e/o autorizzazioni. Vi erano funzionari e preposti a tali compiti e questo mi dava sicurezza».
Così il 20 novembre scorso, negli uffici della procura, il sindaco di Torino Chiara Appendino si è difesa dalle accuse di omicidio colposo, disastro e lesioni colpose, per i fatti di piazza San Carlo. In 18 pagine di verbale ha risposto alle contestazioni del pm Antonio Rinaudo titolare dell’inchiesta insieme all’aggiunto Vincenzo Pacileo.
Come sindaca avrebbe causato – in cooperazione colposa con altre 14 persone – la morte di Erika Pioletti e plurime lesioni per 1527 persone «per imperizia, negligenza, imprudenza, inosservanza di leggi regolamenti, ordini e discipline».

A leggere i verbali depositati ieri dalla procura, si rafforzano i sospetti su quella notte sciagurata, scaturita da una catena di errori e omissioni. Errori che avrebbero dovuto portare a annullare la proiezione della partita. «Non compete a me», «non ero al corrente». Sono frasi che si ripetono, non solo nel verbale della sindaca ma anche degli altri indagati. L’ex questore Angelo Sanna ribadisce che aveva assunto l’incarico pochi giorni prima del 3 giugno. Si fidava dei sui uffici. E che il prefetto gli aveva assicurato che in piazza non si erano mai verificate problematiche. Il capo di gabinetto della questura parla al questore «in corridoio» ed è troppo impegnato per «guardare le mail». E anche se l’ente strumentale del comune, Turismo Torino cui spettava organizzare l’evento non era in grado di fornire steward a sufficienza, non competeva a lui vietare la proiezione, ma scrupolosamente informò il questore.
Ecco il risultato. Serata organizzata in poco tempo e senza un piano di sicurezza adeguato. Secondo la procura Appendino «non ha considerato che il tempo per organizzare la manifestazione di soli 4 giorni non avrebbe consentito un’organizzazione meditata, completa ed efficiente, particolarmente sotto il profilo della sicurezza per l’incolumità pubblica».
Lei ha ribattuto: «Turismo Torino aveva già organizzato la manifestazione del 2015 per la finale Juventus-Barcellona e ho creduto che fosse sicuramente in grado. Prendo atto in questa sede che l’istanza per ottenere l’occupazione di suolo pubblico in una piazza aulica debba essere presentata almeno 40 giorni prima, ma per quanto mi consta è un termine che non è mai stato ritenuto tassativo». Quella delibera viene approvata il 30 maggio 2017: «ma io non ero presente» sottolinea il sindaco. Perché, chiedono i pm, non ha «emesso un’ ordinanza urgente per la limitazione di orari di vendita e di somministrazione di alcolici e superalcolici e di un provvedimento che vietasse l’utilizzo di contenitori di vetro in piazza». Appendino: «questo problema attiene alla sicurezza pubblica. Tra queste la Questura».
Ma c’è un altro punto. Quando la commissione provinciale di vigilanza rilascia parere favorevole lo fa emanando 19 prescrizioni. Per i pm l’Appendino ha omesso «di disporre accertamenti affinchè Turismo Torino le osservasse». Questo avrebbe comportato la decadenza dell’autorizzazione. Quella sera dunque nessuna manifestazione si sarebbe dovuta tenere perché «priva delle autorizzazioni e della concessioni del suolo pubblico». Perché non ci sono stati accertamenti? La sindaca: «Come noto, mi trovavo a Cardiff in rappresentanza della città. Sapevo che il referente sarebbe stato Paolo Giordana (ex capo di gabinetto del sindaco). Quando lui mi comunicò che c’era il rilascio del parere favorevole della commissione e che era tutto a posto, non avevo necessità di disporre accertamenti per verificare che le prescrizioni (imposte) venissero osservate».
E aggiunge: «Nessuno da Cardiff mi segnalò la necessità di intervento da parte mia». E le vie di fuga? La capienza? Appendino: «Non ho mai saputo di quanto mi viene contestato. Sapevo che si svolgevano delle riunioni nell’ufficio del mio capo di Gabinetto. Vi erano dei tecnici e quindi non avevo timore…». Poi «Né il presidente di Ttp ne altri mi rappresentarono dubbi o perplessità in ordine all’organizzazione». Infine: «Se qualche singolo ha tenuto comportamenti anomali dando disposizioni in merito al posizionamento delle transenne è andato al di là dei suoi ruoli istituzionali». [Fonte 6]

FONTI
[Fonte 1]
http://www.lastampa.it/2018/04/17/cronaca/il-bimbo-figlio-di-due-mamme-e-lanagrafe-non-lo-registra-StKrKRpwRI99AKaPuBUgLI/pagina.html
[Fonte 2]
http://www.lastampa.it/2018/04/20/cronaca/appendino-si-schiera-dalla-parte-del-bambino-con-due-mamme-pronti-a-forzare-la-mano-gIKwBQxVGFqGUInbLYWrQJ/pagina.html
[Fonte 3]
https://torino.corriere.it/cronaca/18_aprile_20/appendino-pronti-forzare-mano-nuove-forme-genitorialita-421e8e62-44b7-11e8-af14-a4fb6fce65d2.shtml
[Fonte 4]
http://www.tgcom24.mediaset.it/politica/unioni-civili-appendino-a-torino-riconosceremo-i-figli-di-coppie-gay_3135464-201802a.shtml
[Fonte 5] http://torino.repubblica.it/cronaca/2018/04/21/news/caos_in_piazza_san_carlo_da_appendino_tanti_non_so_e_la_colpa_all_ex_braccio_destro-194435543/
[Fonte 6]
http://www.lastampa.it/2018/04/21/italia/mi-sono-affidata-ai-funzionari-la-difesa-della-appendino-con-i-pm-ynnvKhPRWRzrN0qB12U1lO/pagina.html

21 Aprile 2018Permalink

19 aprile 2018 – ACCADE OGGI

Accade oggi: 19 APRILE 2018, AULA V PALAZZINA A, ORE 11.30.

La giornalista di Repubblica Federica Angeli testimonia contro due esponenti del clan di Ostia accusati di tentato duplice omicidio. 

APPUNTAMENTO CON LA LIBERTÀ
Ho visto chi c’era quella notte del 16 luglio 2013 in cui quattro persone – 2 del clan Spada e 2 del clan Triassi – tentarono di uccidersi a colpi di pistola e coltelli sotto casa mia.

Il boss intimò al quartiere affacciato alla finestra di rientrare. Non c’era niente da guardare. Rientrarono tutti. Rassegnati, impauriti. Le tapparelle si abbassarono in un rumore desolante che difficilmente dimenticherò.
Io no. Io rimasi sul mio balcone. Avevo visto tutto. E domani andrò a raccontarlo,
dopo 1736 giorni di vita sotto scorta.
Benzina, proiettili, minacce di morte a me, ai miei figli, intimidazioni, calunnie, diffamazioni, violenze. Ce l’hanno messa tutta per farmi mollare.
Domani andrò in quell’aula. E sarà la mia libertà.
Libertà di non essermi piegata alle loro regole, libertà di restare me stessa e non derogare ai miei principi. Libertà di aver descritto in una un’inchiesta l’omertà del mio quartiere e di rompere quello schema. Libertà di avere paura ma di combatterla con tutte le mie forze.
Libertà che è libertà.
E come canta Califano: “Chi mi vuole prigioniero non lo sa che non c’è muro che mi stacchi dalla libertà.
Libertà che ho nelle vene, libertà che mi appartiene, libertà che è libertà”
#amanodisarmata

Ho copiato il testo che precede dal blog della giornalista

 

19 Aprile 2018Permalink