1 ottobre 2017 – Calendario ottobre

1 ottobre 1946 – Il Tribunale di Norimberga condanna i gerarchi nazisti
1 ottobre  2017 – Muore il poeta friulano Pierluigi Cappello
2 ottobre          – Giornata internazionale della nonviolenza
2 ottobre 1868 – Nascita di Gandhi
3 ottobre 1935 – L’Italia invade l’Etiopia (nota)
3 ottobre 1990 – Riunificazione della Germania
3 ottobre 2013 – Strage di 366 migranti – Lampedusa
4 ottobre 2017 – Sukkot 5778
6 ottobre 1973 – Guerra del Kippur
7 ottobre 2001 – Inizio guerra USA contro l’Afghanistan
7 ottobre 2006 – Assassinio della giornalista Anna Politkovskaja
8 ottobre 1963 – Nella notte catastrofe del Vajont
9 ottobre 1967 – Uccisione di Ernesto ‘Che’ Guevara in Bolivia
10 ottobre        – Giornata mondiale contro la pena di morte
10 ottobre 2015 – Strage ad Ankara. Bombe su corteo pacifista
11 ottobre 1962 –  Apertura del Concilio Vaticano II
12 ottobre          –  Columbus day – Giornata della resistenza indigena
14 ottobre 1964 –  Premio Nobel per la pace a Martin Luther King
14 ottobre 1979 –  Prima marcia per i diritti dei gay negli USA
15 ottobre 1582 –  Entra in vigore il calendario gregoriano
16 ottobre 1943 –  Rastrellamento nazista nel ghetto di Roma
18 ottobre 1964 –  Muore il card. Lercaro
19 ottobre 1968 –  Muore Aldo Capitini
19 ottobre 1960 –  La Mauritania ottiene l’indipendenza dalla Francia
20 ottobre 2011 – Spagna: l’ETA depone le armi (nota)
20 0ttobre 2011 –  Libia: uccisione di Ghedaffi
21 ottobre 1945 –  Francia: le donne votano per la prima volta
23 ottobre 1915 –  A New York 30.000 donne chiedono il diritto di voto
24 ottobre 1945 –  Nasce l’Organizzazione delle Nazioni Unite
24 0ttobre 2005 –  Morte di Rosa Parks
25 ottobre 1936 –  Hitler e Mussolini creano l’Asse Roma-Berlino
25 ottobre 1996 –  Irlanda. Chiusura dell’ultima lavanderia Magdalene
26 ottobre 1954 –  Ritorno di Trieste all’Italia (nota)
26 ottobre 2011 –  Alluvione in Liguria
26 ottobre 2016 –  Altre forti scosse nelle stesse zone del sisma del 24 agosto
27 ottobre 1479 –  Nascita di Erasmo da Rotterdam
27 ottobre 2017 – Sedicesima giornata del dialogo cristiano-islamico
28 ottobre 1922 –  Marcia su Roma
29 ottobre 1923 –  La Turchia diventa Repubblica indipendente
30 ottobre 2016 – Nuova scossa terremoto. Norcia: crollo della cattedrale di San Benedetto
31 ottobre 1517 –  Lutero affigge le sue 95 tesi sulla porta della chiesa di Wittemberg
31 ottobre          –  Le chiese protestanti celebrano la festa della Riforma
31 ottobre 1967 –  Primo numero di Adista dal cui calendario nasce il primo nucleo di questo

NOTE
nota 3 ottobre   –  1935. Un breve promemoria in  Enciclopedia-Italiana
http://www.treccani.it/enciclopedia/guerra-italo-etiopica_%28Enciclopedia-Italiana%29/

nota 20 0ttobre – ETA: Euskadi Ta Askatasuna (in spagnolo País Vasco y Libertad,
………………………letteralmente “paese basco e libertà”

nota 26 ottobre – Nel 1945, la Venezia Giulia, divisa in due zone di influenza,
………………………fu al centro della prima fase della guerra fredda.
L’area fu divisa in due macro zone di influenza: la zona A controllata dagli anglo-americani e la zona B dagli jugoslavi. Dal 1947 Gorizia e Monfalcone tornarono all’Italia, mentre l’Istria divenne parte del territorio della Federazione Jugoslava. Anche la città di Trieste fu separata in due zone e posta sotto l’amministrazione anglo-americana (AMG-FTT) o Territorio libero di Trieste, e sotto l’amministrazione di Belgrado (zona B-TLT). In seguito al Memorandum di Londra firmato il 5 ottobre 1954 fra i Governi d’Italia, del Regno Unito, degli Stati Uniti e della Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia, concernente il Territorio Libero di Trieste, si stabiliva che la Zona A passava dall’amministrazione militare alleata all’amministrazione civile italiana (con alcune correzioni territoriali a favore della Jugoslavia con l’Operazione Giardinaggio) e quindi passavano all’amministrazione italiana i seguenti comuni della zona A: Duino, Aurisina, Sgonico, Monrupino, Trieste, Muggia, San Dorligo della Valle.

nota 31 ottobre – ADISTA – Agenzia DiDi Informazioni STAmpa

1 Ottobre 2017Permalink

29 settembre 2017 – Ancora una lettera inutile

Udine 29 settembre 2017
Gentile signora sottosegretaria Maria Elena Boschi,
le scrivo usando la formula della lettera aperta perché così potrò diffondere questa lettera che forse qualcuno leggerà.
Leggo questa sua non smentita dichiarazione a una coppia di immigrati: «So di avervi dato un dolore questa sera ma, purtroppo, le cose stanno così. I numeri non ci sono, mi spiace molto. Speriamo nella prossima legislatura».

Un po’ di esegesi: «Non ci sono i numeri. Mi dispiace.». E’ l’espressione di cortesia che si usa quando si urta inavvertitamente qualcuno in uno spazio affollato e capita frequentemente di sentirsi rispondere: «Non si preoccupi». Non credo che questa sarà la risposta che le daranno il 13 ottobre i promotori del “cittadinanza day”.
Con tutta la solidarietà purtroppo non posso assicurare la mia partecipazioni fisica, “non ho più l’età” per le manifestazioni che impongono una presenza in piazza.
Per chiarezza quando avevo nove mesi di vita, il 5 settembre 1938, accadde che venisse approvato il “Regio Decreto Legge 5 settembre 1938-XVI, n. 1390,.Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista. Convertito in legge senza modifiche con L 99/1939”.
Fu una porta sbattuta insieme ad altre porte, prima che si aprissero orrendi cancelli.
Oggi le porte non si sbattono si chiudono accompagnandole con cura e se fanno un po’ di rumore si dice “Mi dispiace”.

Sottopongo ancora ad esegesi il suo: «Speriamo nella prossima legislatura».
Forse quello “speriamo” indica un minimo di timore e tremore perché quel nos (che non mi sembra sia maiestatis) per lei può significare «Non so se io e i miei sodali ci saremo la prossima volta» e quindi fa attenzione al consenso dei ‘numeri’ che le assicurino una presenza anche dopo le prossime elezioni.

Comunque sia facciamo un po’ di storia perché abbiamo con noi il nostro passato; non ci capita di nascere ogni mattina, salvo che non siamo soggetti a dolorose patologie.
Tanti cittadini (italiani e non) tra il settembre 2011 e il marzo 2012 si erano adoperati nella bella campagna ‘L’Italia sono anch’io’ e avevano raccolto più di 200mila firme su due proposte di legge di iniziativa popolare sulla riforma della cittadinanza e il riconoscimento del diritto di voto amministrativo dei cittadini stranieri.
Il parlamento si adoperò per trasformare quelle proposte a iniziativa popolare in proposta a iniziativa parlamentare e il 13 ottobre 2015, la Camera licenziò in prima lettura le “Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, e altre disposizioni in materia di cittadinanza” che approdarono in Senato, note sbrigativamente come ius soli.
Il 15 giugno 2017 furono occasione di una indecorosa manifestazione orchestrata dalla accorta e accuratamente organizzata regia della Lega Nord (intramoenia) e Casa Pound (extramoenia) e così, con qualche altro penoso passaggio, si arriva al suo ineffabile «Speriamo nella prossima legislatura».

Cosa possiamo sperare nella prossima legislatura?
Anche qui avrei qualche cosa da dire, che dirò più avanti perché prima voglio ricordare l’intreccio con un’altra storia, un’altra storia che non vi fa onore.
Il 15 luglio 2009, fu approvata la legge n. 94 “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica” le cui norme vengono citate anche nel Testo Unificato “Decreto Legislativo 25 luglio 1998, n. 286 “Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero”.
Quella legge (nota anche come ‘pacchetto sicurezza’) fu approvata con un articolo che imponeva la presentazione del permesso di soggiorno per la registrazione degli atti di stato civile, cioè chi volesse sposarsi e chi dovesse registrare la nascita del proprio figlio in Italia, era ed è obbligato a presentare il permesso di soggiorno, esponendosi quindi all’espulsione.
Lasciamo perdere la foglia di fico salvifica di una poco nota circolare (n.19/2009 – Ministero dell’interno).
Quindi i neonati diventavano spie dell’irregolarità dei loro genitori.
Per questa matta bestialità non posso riferirmi solo a voi perché ricordo che al quarto governo Berlusconi (cui si deve in prima battuta questa trovata sostenuta dall’allora ministro Maroni) hanno fatto seguito i governi Monti, Letta, Renzi, Gentiloni e su questo punto nulla è cambiato.

Anzi no qualche cosa cambiò. Nel 2011 la Corte Costituzionale intervenne (a seguito di regolare procedura promossa dal Tribunale di Catania) con la sentenza n. 245 che escludeva le registrazioni delle ‘pubblicazioni di matrimonio’ dalla presentazione del permesso di soggiorno.

E i neonati? I neonati sono spie silenti dei loro genitori e quindi tacciono, gli uni per naturale impossibilità, gli altri per paura.
E poi possono essere usati come una specie di linea del Piave o altro ¡No pasarán! di storica memoria o meglio come ossa da buttare a un cane per zittirne l’abbaiare.
A nome di chi si ricorda che le norme internazionali (da noi ratificate) impongono di considerare nel costruire leggi “il superiore interesse del minore”, nel 2013 alla Camera e nel 2014 al Senato furono presentate due proposte di legge (rispettivamente n. 740 e n. 1562) per escludere la presentazione del permesso di soggiorno in connessione alla richiesta del certificato di nascita.
Secondo la consuetudine di sornioni silenzi non se ne fece nulla (anche se i Presidenti delle due assemblee le avevano affidate alle rispettive commissioni di competenza) fino al 2015 quando la norma fu inserita nelle “Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, e altre disposizioni in materia di cittadinanza” e diventò il comma 3 dell’art. 2 nel testo che venne approvato alla Camera e inviato al Senato.
Qui accadde un qualche cosa di inaspettato (e tralascio le migliaia di emendamenti presentati dal costume beffardo dell’on. Calderoli) perché otto senatori del FI PdL chiesero co n proposta di emendamento l’abrogazione di quel comma facendoci assistere all’incredibile spettacolo di otto adulti che si uniscono per dire a un neonato «tu non devi avere esistenza legale». Penso a loro con le parole di Primo Levi «Voi che vivete sicuri // Nelle vostre tiepide case, // Voi che trovate tornando a sera //Il cibo caldo e visi amici: »…. Avranno gli otto eroi della guerra ai neonati il coraggio di dirci che il ‘superiore interesse del minore’ è compatibile con la loro inesistenza legale?.

E infine (last but not least) concludendo la mia esegesi torno al suo, gentile sottosegretaria, «Speriamo nella prossima legislatura».
Cosa lasciate all’attenzione della prossima legislatura, fermo restando che le leggi non approvate anche se presentate come proposte alla fine di un lavoro impegnativo scompaiono?
Resterà la proposta di legge a iniziativa popolare (se ben ricordo queste norme non vengano cancellate) e la lettera g, del comma 2 dell’art. 1 della legge 94/2o09 (o, se si preferisce questa modalità di citazione, il comma 2 dell’art. 6 del testo unico 286/1998), quella che impone la presentazione del permesso di soggiorno per la registrazione delle dichiarazione di nascita (e solo di quelle grazie alla Corte Costituzionale che ha escluso sei anni fa le pubblicazioni di matrimonio).
Questa legge – che avete mantenuto ben salda per otto anni – è in vigore.

Una spregevole eredità gentile Sottosegretaria
Se lei ha o avrà figli (non conosco la sua biografia) avrà offerto loro un contributo a riconoscersi privilegiati che possono calpestare i ‘figli degli altri’.
Se ciò può rassicurarla è in compagnia della Conferenza Episcopale Italiana che, pubblicando il 24 ottobre 2015 la Relatio Synodi “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”, si è fermamente (e correttamente) associata a proposte di attenzione alla famiglia e autorevolmente disinteressata di coloro che, pur se nascono in famiglia, non possono averne una perché non esistono.
Forse questa autorevole compagnia la consola, gentile signora, a me provoca solo disprezzo, sfiducia e dolore ma io conto solo uno: il mio voto che ci tengo ad esprimere per rispetto di me stessa, ché almeno quello mantengo.

Augusta De Piero

 

 

29 Settembre 2017Permalink

27 settembre 2017 – E’ aperta la strada per eliminarli, ma prima li usiamo come oggetto della raccolta differenziata in un nuovo cassonetto.

Salvini ha vinto, ma non da solo. I complici sono molti e parecchi occulti

Negli ultimi giorni di settembre il ministro Alfano (quello che si affida alla nostra memoria per non aver visto nel 2013– sempre in qualità di ministro – il sequestro della piccola Shalabayeva, deportata in Kazakistan assieme alla sua mamma e salvata poi da Emma Bonino) ha proclamato: «Una cosa giusta fatta al momento sbagliato può diventare una cosa sbagliata».
Ha così sigillato la scomparsa delle “Disposizioni in materia di cittadinanza” dal quadro delle leggi che non saranno votate prima della fine della legislatura. Nella sua scomparsa trascina con sé il comma 3 dell’art. 2, che sarebbe stata la norma di salvezza dei piccoli nati e nascituri in Italia cui dal 2009 è negato il certificato di nascita.
Ancora una volta i minori sono diventati l’osso da buttare al cane per zittirne l’abbaiare e su di loro, siano ragazzini compagni di scuola dei nostri figli o neonati, si è giocato un patto di cui prima o poi conosceremo meglio il prezzo probabilmente infame.
Sarà più alto di quello che ora facciamo pagare a creature che si apprestano a venire al mondo e di cui non possiamo pronunciare il nome perché la legge glielo nega. Ora non hanno la possibilità di chiederci «perché?» ma più avanti, se non saranno stati distrutti da qualche organizzazione criminale che ora è facilitata nell’appropriarsene dal loro assoluto anonimato, ce lo chiederanno.
Il coordinatore di Alternativa Popolare, il già ministro Maurizio Lupi, ha affermato, riferendosi allo ius soli «Se ne potrà riparlare alla prossima legislatura». Se non sa di mentire può essere o per ignoranza, dato che le norme non votate scompaiono dai lavori parlamentari della nuova legislatura successiva alle elezioni, o, se mente consapevolmente, è perché suppone ignorante l’opinione pubblica. E questo è offensivo anche se lo suppone il coordinatore di un partito neonato, ammesso ad esistere anche se non si sa nulla di un pensiero progettuale che eventualmente lo caratterizzi.

27 settembre 2017 La legge sullo Ius soli e una resa senza nobiltà

Hanno vinto la propaganda della Lega, la furbizia di Grillo e Di Maio, le paure e le mistificazioni. Hanno perso ottocentomila ragazzi, la politica che ha il coraggio di scegliere e uno scampolo di idea che si poteva ritenere di sinistra, ma perfino di centro di MARIO CALABRESI

Chiamiamo le cose con il loro nome, senza giri di parole o finzioni: hanno vinto la propaganda della Lega, la furbizia di Grillo e Di Maio, le paure e le mistificazioni. Hanno perso ottocentomila ragazzi, la politica che ha il coraggio di scegliere e uno scampolo di idea che si poteva ritenere di sinistra, ma perfino di centro.
Certo la legge è stata affondata da Angelino Alfano e dal suo piccolo partito, in cerca di una casa che garantisca di poter sedere ancora al tavolo del potere nella prossima legislatura. Ma questo è successo anche perché il Partito democratico non è stato capace di indicare le proprie priorità a un alleato che ha incassato enormemente più di quanto valga (basti pensare alle poltrone ministeriali collezionate da Alfano, al cui confronto impallidiscono persino i big della Prima Repubblica).
La legge che dava la cittadinanza ai bambini nati in Italia da genitori stranieri che avessero un regolare permesso di soggiorno (da almeno 5 anni) non verrà approvata in questa legislatura ed è rinviata a un futuro indefinito. Un futuro però che possa garantire ai politici la sicurezza di non indisporre nessuno e di non rischiare nulla.
Sfruttando l’occasione del voto tedesco, Alfano ha coniato una frase di cui pareva molto orgoglioso: «Una cosa giusta fatta al momento sbagliato può diventare una cosa sbagliata». E allora meglio fare direttamente una cosa sbagliata: arrendersi alla Lega, nella convinzione di poter conquistare qualche voto. Un gigantesco abbaglio. Alfano, che pretenderebbe di rivolgersi a un elettorato cattolico, e il partito di Matteo Renzi non portano a casa un solo voto in più da questa vicenda, anzi perderanno quelli di chi si chiede dove sia finito il coraggio delle proprie idee e convinzioni.
A luglio, quando la legge venne rinviata, si disse che non la si poteva approvare in un momento in cui i migranti sbarcavano in massa sulle nostre coste (stabilendo un legame tra le due cose che non ha fondamento), così venne messa in campo la strategia di Marco Minniti per fermare i flussi dall’Africa e insieme paure e ansie. Gli sbarchi sono crollati, il ministro dell’Interno ha varato un piano di diritti e doveri per i rifugiati, ma ora crolla il patto politico che voleva tenere insieme sicurezza e integrazione. Integrazione, in questo caso, non di chi è arrivato con i gommoni degli scafisti ma di chi è nato e cresciuto in Italia.
Quello che è successo è il perfetto segno dei tempi, quello in cui le grida degli ultrà vincono sulla razionalità e il buon senso, quello in cui si mescolano i piani e ci si piega alle generalizzazioni. Come ha ben spiegato su questo giornale Ilvo Diamanti, il tema immigrazione sale in cima alle preoccupazioni degli italiani ogni volta che ci sono le elezioni, sarà un caso o il frutto di una propaganda elettorale avvelenata?
Ed è un segno dei tempi pensare anche di cancellare i problemi rimuovendoli. Domenica scorsa Ernesto Galli della Loggia ha messo in evidenza sul Corriere della Sera perplessità e dubbi sullo Ius soli, mettendo al centro le difficoltà culturali dell’integrazione dei musulmani — che sarebbero comunque solo un terzo dei beneficiati dalla legge — oltre che la possibilità di mantenere una doppia cittadinanza (non si capisce perché sia lecito e pacifico poter avere il passaporto italiano e quello statunitense ma sospetto mantenere quello marocchino o senegalese).
È chiaro che i problemi esistono, come sottolinea Galli della Loggia, di fronte a culture e comunità che non riconoscono alle donne gli stessi diritti degli uomini, ma allora la soluzione è negare la cittadinanza alle bambine che a 12 anni vengono rispedite nei loro Paesi per i matrimoni combinati o che non possono andare all’università anche se sono molto più brave dei loro fratelli? La soluzione è arrendersi di fronte a mentalità arretrate o difendere quelle bambine con una cittadinanza che permetta di integrarle e far progredire le loro comunità?
Arrendersi alla chiusura di quelle comunità, che vivono e continueranno a vivere nelle nostre città, è l’errore più grande che possiamo fare e che complicherà il nostro futuro. Abbiamo sprecato un’occasione gigantesca, reso inutile un finale di legislatura che poteva provare ad essere nobile e accettato di perdere la partita rinunciando a giocarla.

http://www.repubblica.it/politica/2017/09/27/news/la_legge_sullo_ius_soli_e_una_resa_senza_nobilta_-176601523/?ref=RHPPBT-BH-I0-C4-P1-S1.4-T2

 

27 Settembre 2017Permalink

26 settembre 2017 – Vengo anch’io! No, tu no. Ma perché? Perché no!

Perché no? Te lo spiega il governo e non da solo

Se è vero ciò che leggo nell’articolo che ho ricopiato di seguito (comunque corredato da link per eventuali controlli) non posso che rafforzare la mia ipotesi: il minore persona non esiste, né per il governo, né per la chiesa cattolica, né per le chiese protestanti.
La cosa non mi meraviglia e aggiungo un aspetto che è la mia cartina al tornasole in questo argomento
Unisco alle famiglie gay e adottive i nati in Italia, figli di migranti non comunitari irregolari.
Dal 2009 il pacchetto sicurezza (legge 94/2009) impone (art. 1 comma 22 lettera g) la presentazione del permesso di soggiorno per registrare la nascita di un figlio inducendo quindi, chi è privo di quel documento – quale che ne sia la ragione – ad evitare la registrazione che potrebbe essere causa di espulsione.
Di conseguenza si creano bambini-fantasma per legge, cui la famiglia è negata.
A differenza delle categorie penalizzate nella Terza Conferenza Nazionale sulla famiglia, questi – che famiglia non hanno – non hanno neppure voce.
Anche la chiesa cattolica ha accettato che fossero cancellati dalle persone di cui segnalare i disagi al fine di creare forme dovute di protezione. Ha evitato accuratamente di nominarli nel Sinodo sulla famiglia dal 2015 e lo stesso silenzio hanno mantenuto le chiese protestanti.

26 settembre 2017 Famiglie gay e adottive fuori dalla Conferenza nazionale: “Per il governo siamo fantasmi”

L’appuntamento, organizzato dalla Presidenza del Consiglio, è in programma per il 28 settembre a Roma e servirà a fare il punto sulle politiche di sostegno famigliare. Ma le associazioni insorgono di MARIA NOVELLA DE LUCA
ROMA – Era un appuntamento atteso da anni, continuamente annunciato e poi rinviato. Ma la Terza Conferenza Nazionale sulla Famiglia organizzata dal Governo che si aprirà il 28 settembre a Roma fa già discutere non tanto per i contenuti quanto per una serie di esclusioni eccellenti.

A cominciare da quella, macroscopica, del mancato inviato alle associazioni di genitori omosessuali. “Per il governo italiano, gay e lesbiche vanno tenuti fuori dalla porta quando si discute di politiche per la famiglia”. Eppure soltanto un anno fa in Italia sono state approvate le unioni civili, ormai nel nostro decine di sentenze di stepchild adoption hanno di fatto riconosciuto “legalmente” i bambini nati in coppie con due mamme e due papà, addirittura diversi comuni hanno accettato di trascrivere la nascita di piccoli venuti al mondo con genitori dello stesso sesso. “Noi esistiamo, ci siamo, ma lo Stato italiano continua a considerarci fantasmi” dicono le Famiglie Arcobaleno.

La conferenza organizzata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri con il supporto dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia, sarà aperta al Campidoglio dalla sindaca di Roma Virginia Raggi, seguita dalla presidente della Camera Laura Boldrini e dall’intervento del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Un evento istituzionale per fare il punto sulle politiche per la famiglia in Italia.

Non però famiglie gay. Mentre Agedo, associazione che rappresenta genitori eterosessuali di ragazzi Lgbt, è stata invitata a partecipare (ma non a intervenire) le due associazioni che rappresentano le coppie gay con figli sono state escluse. Rete Genitori Rainbow, in particolare, l’associazione che riunisce i genitori omosessuali che hanno avuto figli da precedenti relazioni, ha chiesto di aderire all’iniziativa, ma la sua richiesta è stata rifiutata. Il messaggio è: l’Italia non riconosce a livello istituzionale i bambini nati da relazioni omosessuali.

Durissimo il comunicato dei rappresentanti delle tre associazioni: Marilena Grassadonia (Famiglie Arcobaleno), Alessandra Forani e Gabriele Faccini (Rete Genitori Rainbow) e Fiorenzo Gimelli (Agedo): “L’esclusione delle associazioni rappresentative del mondo Lgbt è grave, e il solo fatto che si parli di ‘famiglia’, e non di di ‘famiglie’ come sarebbe più corretto, è altamente significativo. Il Governo non può farsi promotore di un evento che si rifiuta di prendere in considerazione le istanze sia delle famiglie omoparentali di nuova costituzione, cioè che hanno avuto figli all’interno della coppia omosessuale, sia delle numerose famiglie ricomposte in cui un componente della coppia omosessuale abbia avuto figli da relazione etero precedente, tutte realtà in cui sono presenti bambini e ragazzi che vanno tutelati”.

“Chiediamo ai rappresentanti delle istituzioni e del Governo più sensibili alle istanze del mondo Lgbt – continuano – di intervenire per andare oltre questa esclusione, o in alternativa di disertare un appuntamento che, così congegnato, è inaccettabilmente discriminante”. Una situazione che sta già creando imbarazzo nel Governo, tanto che, dice Marilena Grassadonia, “domani siamo stati convocati ad un incontro con la sottosegretaria Maria Elena Boschi, un incontro però, non certo un invito a partecipare alla Conferenza”.

Da sottolineare anche che l’esclusione della Famiglie Omosessuali è forse il dato più eclatante, ma diversi famosi enti che si occupano ad esempio di adozioni internazionali, come il Cifa o il Ciai, lamentano un mancato invito.

Scrive in un comunicato il Cifa di Torino: “Ancora una volta l’adozione internazionale viene snobbata dalle istituzioni. La nostra richiesta di partecipazione è stata rifiutata con una motivazione che ci pare decisamente discutibile. La manifestazione sarebbe infatti riservata ai soggetti istituzionali e ai rappresentanti delle organizzazioni nazionali della società civile presenti negli organismi collegiali a supporto delle politiche in materia di famiglia. Da decenni Cifa è l’Ente Autorizzato che in Italia porta a termine il maggior numero di adozioni e abbiamo contribuito a formarne più di cinquemila, di famiglie. Il fatto che si tratti di famiglie adottive significa forse che le ‘nostre’ famiglie valgono di meno rispetto a quelle biologiche?”.

http://www.repubblica.it/cronaca/2017/09/26/news/famiglie_gay_e_adottive_escluse_dalla_conferenza_nazionale_scoppia_la_protesta_per_il_governo_siamo_fantasmi_-176529582/?ref=RHPPLF-BH-I0-C4-P6-S1.4-T1

 

 

26 Settembre 2017Permalink

23 settembre 2017 – Appelli per le Disposizioni in materia di cittadinanza (cd ius soli)

Questa mattina nella casella di posta ho trovato una segnalazione de ‘ildialogo – at – org’ (link in calce).
Non so se gli intellettuali firmatari dell’appello abbiano la credibilità che li può fare leader di un movimento di civiltà
Per quel che capisco se le Disposizioni in materia di cittadinanza (cd ius soli) passeranno con voto di fiducia sarà nel testo approvato dalla camera nel mese di ottobre 2915 e caratterizzato dal lungo sonno in senato.
Quindi saranno salvati (a norma dell’art.2 comma 3) anche i nati in Italia, figli di sans papier condannati dal 2009 (quarto governo Berlusconi, allora ministro dell’interno on Maroni) ma lo saranno per una felice casualità perché i firmatari degli appelli (per quanto ho potuto controllare) non se ne sono mai occupati.
Capisco che associarsi a un bel movimento intelligente, competente, coraggioso e visibile possa piacere e assicurare visibilità anche a chi lo sostiene.
Capita però che i diritti che segnano una civiltà vengano occultati anche nelle pieghe oscure della storia dove le vittime ci sono e non si vedono. e se queste vittime –ben identificabili in legge perché una legge le ha costruite – non si vedono è un segnale, secondo me, di degrado di civiltà.
Spero che gli appelli abbiano successo ma nel quadro -mio- di una grande delusione per un silenzio distratto di chi ha gli strumenti per capire e dire..

Repubblica.it Politica
Ius soli, gli appelli degli intellettuali: “Il governo ponga la fiducia”
21 settembre 2017 Due diversi appelli di esponenti del mondo della cultura – da Luigi Manconi a Furio Colombo e Luciana Castellina fino a Carlo Ginzburg e Goffredo Fofi – per chiedere alle istituzioni uno scatto sulla legge pel la cittadinanza Lucrezia Clemente

LO SPECIALE Le leggi da non tradire
Continua la battaglia di intellettuali e professori per l’approvazione, prima della fine della legislatura, dello Ius soli, la riforma della legge sulla cittadinanza italiana. In mattinata il senatore democratico Luigi Manconi, insieme a Ginevra Bompiani, Furio Colombo, Luigi Ferrajoli, Luciana Castellina e il professor Franco Lorenzoni, ha presentato al presidente del Senato Pietro Grasso due appelli rivolti ai cittadini italiani e alle istituzioni. “La partita non è definitivamente chiusa, i tempi della legislatura consentono l’approvazione della legge” ha dichiarato Manconi, presidente della commissione per la tutela dei diritti umani al Senato. “Chiedo al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni che su questo tema importante venga posta la questione di fiducia, ne vale della dignità del Parlamento”.
Ius Soli, Manconi: ”La partita non è chiusa, Gentiloni ponga la fiducia”

I due appelli, lanciati nei giorni scorsi hanno già raccolto oltre 6 mila adesioni tra cui quelle di prestigiosi intellettuali italiani, da Carlo Ginzburg a Goffredo Fofi, da Moni Ovadia a Erri De Luca. Il primo, “Appello Ius Soli” è stato proposto dall’editrice Ginevra Bompiani e fatto circolare successivamente in Senato da Manconi. “Ci sono due immaginari oggi, uno fatto di diffidenza e paura, su cui non si costruisce niente e l’altro di apertura e creatività. Si tratta di scegliere a quale dare voce” ha detto Bompiani, “lo ius sanguinis è come un dialetto che si appoggia alla lingua madre, lo ius soli invece è la lingua comune, approvarlo è una questione in primo luogo d’onore per l’Italia”.

Il secondo appello, che ha come primo firmatario il professor Franco Lorenzoni si rivolge invece direttamente agli insegnanti che il 3 ottobre, in occasione della giornata dedicata alla memoria delle vittime dell’emigrazione, cominceranno una mobilitazione di un mese per fare pressioni sull’approvazione della riforma. “Settecento insegnanti entreranno in uno sciopero della fame simbolico, già in 3 mila hanno aderito all’appello” racconta Lorenzoni, “i bambini che ho di fronte in classe ogni giorno hanno tutti la stessa dignità. La scuola è l’epicentro di una battaglia che riguarda tutti”.

La legge, bloccata al Senato da un anno e mezzo, dopo l’approvazione alla Camera, è fortemente contestata dalle forze di destra. Gli oltre 40 mila emendamenti presentati dalla Lega obbligano il Governo a porre la questione di fiducia per blindare la legge, ma i numeri per ottenerla ancora non ci sono, dopo il “no” dei senatori di Ap. “I numeri possono essere cambiati con la pressione dell’opinione pubblica” ha ricordato Luciana Castellina. E proprio alla destra nazionalista si è rivolto il giurista Luigi Ferrajoli, firmatario dell’ ”Appello Ius soli”: “voglio ricordare che la tradizione propria del diritto romano è quella dello Ius soli, mentre lo Ius sanguinis è di tradizione barbarica. E’ la stessa sicurezza che richiede la cittadinanza, evitando che si crei negli animi un senso di ingiustizia”. Presente a palazzo Madama anche il giornalista Furio Colombo che ha dichiarato: “Non c’è alcuna argomentazione logica in base alla quale lo Ius soli comporti dei pericoli. Non riconoscere la cittadinanza a dei bambini cresciuti in Italia è una condanna disumana, stupida e contro la storia”.

Sul tema della ius soli, secondo il senatore Manconi, è stata fatta una campagna di disinformazione che ha deformato il senso della legge, dividendo l’opinione pubblica. “La legge va nella direzione di coloro che sono regolarmente in Italia, non di chi sbarca. L’appello è uno dei molti atti che intendiamo portare avanti. Ancora non è troppo tardi
http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/elezioni/Rassegna_1506143814.htm

23 Settembre 2017Permalink

15 settembre 2017 – Vittime troppo utili per salvarle

L’articolo che segue è stato pubblicato nel numero di settembre da Il Gallo . Genova (www.ilgallo46.it).
Non posso dimenticare che nel 2011 pubblicò un mio articolo sui neonati-fantasma. Grata oggi, come allora

IUS SOLI?
Nel 2011 era facile imbattersi in banchetti dove si raccoglievano firme per una campagna dallo slogan accattivante: L’Italia sono anch’io, campagna che, conclusasi con successo, avrebbe affidato al parlamento una proposta di legge a iniziativa popolare per rispondere alle numerose richieste di cittadinanza cui la normativa allora e ancora in vigore non era ritenuta più adeguata [1].

Il progetto in discussione
Successivamente anche parecchi parlamentari si impegnarono nella costruzione di progetti di legge finché tutto il lavoro confluì in un unico testo che, approvato dalla Camera, il 13 ottobre 2015 passò all’esame del Senato dove lo scorso mese di giugno se ne è preso atto con modalità di varia natura, non escluse quelle di tipologia muscolare, ampiamente descritte dai media in video e voce.
Alla fine ha prevalso la scelta del rinvio sine die del problema che, se non sarà risolto prima delle prossime elezioni, verrà cancellato dal rinnovo della legislatura trascinando con sé nel nulla tutto il lavoro svolto.
Per comprendere la ratio del nuovo provvedimento è utile far ricorso al titolo che suona: Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, e altre disposizioni in materia di cittadinanza [2] dove non viene messo in discussione il principio dello ius sanguinis – espressione che indica l’acquisizione della cittadinanza per trasmissione per cui un figlio, ovunque si trovi a nascere, assume la cittadinanza del genitore – principio al quale si ispira la vigente legislazione in materia. Allo ius sanguinis si contrappone lo ius soli, che indica l’acquisizione della cittadinanza di un dato Paese, indipendentemente da quella dei genitori, come conseguenza esclusivamente dell’essere nati sul suo territorio (principio vigente negli Stati Uniti).
In Italia tale principio si applica necessariamente solo se un bambino venga trovato abbandonato e i genitori siano di conseguenza ignoti.
Nel testo delle nuove Disposizioni una novità significativa, nota come ius soli temperato, consente la concessione della cittadinanza al nato in Italia con almeno un genitore che disponga di permesso di soggiorno permanente [3].

Condizioni di esclusione
Senza alcuna pretesa di esaurire l’argomento, ricordiamo la presenza in quel testo dello ius culturae di cui beneficerebbe il minore straniero nato in Italia o che vi abbia fatto ingresso entro il compimento del dodicesimo anno di età. A tali condizioni acquisterebbe la cittadinanza, qualora abbia frequentato regolarmente nel territorio nazionale un percorso formativo scolastico riconosciuto [4]. In ogni caso l’acquisto della cittadinanza italiana si realizza mediante dichiarazione di volontà, espressa all’ufficiale dello stato civile del Comune di residenza del minore da parte di un genitore o di chi eserciti la responsabilità genitoriale o, al compimento della maggiore età, dall’interessato.
Quindi non c’è automatismo alcuno, tutto è sottoposto ai vincoli di procedure definite e va in ogni caso ribadito che con questa legge la cittadinanza NON viene concessa – a chi nasce in Italia per caso: quindi non viene concessa ai figli partoriti dalle donne appena arrivate sui barconi;
– ai bambini stranieri appena arrivati in Italia (sui barconi o in altro modo);
– ai giovani ritenuti pericolosi per la sicurezza pubblica;
– ai nati da genitori che non lavorano (condizione necessaria per il permesso di soggiorno permanente);
– ai giovani che non frequentano con profitto la scuola;
– se il giovane e/o i suoi genitori non sono in Italia da almeno cinque/sei anni.

Non è ius soli
Il fatto che la nuova proposta sia spesso grossolanamente resa nota come ius soli ha diffuso la paura indotta con un costante lavorio – dell’automatismo del riconoscimento, un pregiudizio che si colloca certamente fra le cause del fallimento del dibattito in Senato e fra le distorsioni nelle scelte dell’opinione pubblica. Ce lo ricorda Ilham Mounssif che spiega:
«Il linguaggio mediatico ha deciso per noi: ius soli non è il giusto modo di chiamare questa riforma. Sarebbe più appropriato parlare di ius soli temperato, ius culturae o semplicemente riforma della cittadinanza, che non prevede alcun diritto di nascita automatico, ma una sua forma temperata da rigidi criteri, proprio come avviene nel resto d’Europa. Un compromesso al ribasso, ma che salverebbe me e tanti come me».
Ilham Mounssif non è una giurista, ma una ragazza venuta in Italia da Marrakesh quando aveva due anni. Da allora risiede con la sua famiglia in provincia di Nuoro dove ha frequentato tutte le scuole, fino a laurearsi con 110 e lode in Relazioni Internazionali. Lo scorso mese di marzo è stata scelta per rappresentarci al Rome Mun 2017 (Rome Model United Nations), un’iniziativa delle Nazioni Unite che simula una sessione dell’Onu mettendo insieme studenti di tutto il mondo, dove ha ricevuto un premio. Dopo la cerimonia desiderava visitare Montecitorio. Però non è italiana. I suoi genitori sono marocchini e, come vuole la legge è marocchina anche Ilham. Cosí all’ingresso è stata respinta: con il passaporto di un paese non europeo non si entra nell’aula del Parlamento italiano.

Esistenza negata
Può succedere che l’ingresso in Italia sia precluso a particolari stranieri che pure, per il fatto di essere appena nati, non possono aver espresso opinioni pericolose o commesso alcunché di criminale.
Questi piccoli vengono al mondo, vi entrano perché nascono, ma non devono esistere. Lo decise il cosiddetto pacchetto sicurezza che nel 2009 introdusse il reato di immigrazione clandestina e stabilì che i migranti non comunitari, per registrare la nascita avvenuta in Italia di un figlio, debbano presentare un valido titolo di soggiorno che, se irregolari, non possono avere altrimenti non sarebbero tali [5] .
Il comma 3 dell’art 2 delle Disposizioni ora in discussione, se approvate nel testo in esame, escluderebbe il permesso di soggiorno dai documenti da presentare per registrare la nascita di un figlio in Italia, consentendo a ogni nuovo nato di avere un’identità legittima, ma non la cittadinanza italiana.
Allo stesso scopo, fra il 2013 e il 2014, furono presentate due proposte di legge, che non suscitarono interesse alcuno e furono abbandonate al disinteresse anche dell’opinione pubblica piú qualificata. A questo punto è opportuno ricordare che il giorno stesso dell’entrata in vigore del pacchetto sicurezza il Ministero dell’interno emanò una circolare per concedere ciò che la legge nega [6] .
Nella speranza che sia applicata, è doveroso farla conoscere, ma non è possibile non trasalire a fronte dell’opzione che lega la salvezza dei figli degli altri a uno strumento che, come è stato emanato, potrebbe essere cancellato senza interventi legislativi, in quanto una circolare è disposizione normativa, ma non a livello di legge. E se diventasse un criterio capace di estendersi, con la banalità che caratterizza il male, anche ad alcune categorie di figli nostri? Forse allora ci si appellerebbe al principio di uguaglianza e certamente qualcuno potrebbe ricordarci che, violato una volta un diritto umano fondamentale, le eccezioni possono moltiplicarsi senza danni.

E la chiesa cattolica?
A questo punto, è necessario non trascurare considerazioni inquietanti.
Data l’autorevolezza riconosciuta alla chiesa cattolica, abbiamo cercato in quella realtà espressioni di solidarietà con i nati senza certificato di nascita e quindi senza nome, senza identità, senza famiglia.
Il luogo più appropriato ci sembrava la Relazione Finale del Sinodo dei Vescovi presentata al papa il 24 ottobre 2015 a conclusione dei lavori sul tema La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo [7].
Pensavamo che la negazione per legge della famiglia a piccoli nuovi nati perché i loro genitori (o uno di essi) mancano di un burocratico pezzo di carta dovesse suscitare una preoccupata attenzione dei monsignori (coadiuvati anche da esperti laici). Purtroppo nella relazione non c’è una parola nel merito, anche se i bambini vengono collocati nel capitolo III della Relazione fra Alcune sfide peculiari [8] . Ma in quel passo si parla solo di bambini con famiglia non di quelli che dalla legge ne sono privati. Se è difficile trovare una spiegazione logica alla vescovile omissione, più difficile ancora è tollerarla sul piano etico.
Le Disposizioni in materia di cittadinanza hanno ora offerto ai vescovi l’opportunità per rimediare a questa lacuna. Alla preoccupazione del Segretario generale della Cei Galantino [9] ha fatto eco il Segretario di Stato Vaticano cardinale Parolin, auspicando una «soluzione condivisa per la questione della cittadinanza [10]» .
Parole condivisibili, ma insufficienti a motivare l’approvazione del testo nel suo complesso.
Ci saremmo aspettati una espressione di aperta e inequivoca solidarietà per i piccoli che la legge italiana vuole ridotti a fantasmi senza famiglia.
Ma forse è un azzardo sperare di fronte a un muro che unisce religiosi e laici, tutti cittadini per diritto di sangue, parola dal suono sinistro in un’Europa che sembra ritrovarsi nelle peggiori pagine del suo passato.

NOTE (per alcuni link è necessario il copia-incolla su un motore di ricerca)
[1]Legge 5 febbraio 1992, n. 91. Nuove norme sulla cittadinanza e testo unico sull’immigrazione: http://www.edizionieuropee.it/LAW/HTML/6/zn21_01_021.html http://www.altalex.com/documents/news/2014/04/08/testo-unico-sull-immigrazione-titolo-ii#titolo2

[2]Disegno di legge approvato dalla Camera dei deputati il 13 ottobre 2015; S 2092
https://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/DF/316111.pdf 

[3] Documento che si ottiene dopo almeno 5 anni di soggiorno continuativo S2092 ddl S 2092 art 1, 1 b-bis

[4] S 2092 ddl S 2092 art. 1 d 2 bis

[5]  http://www.altalex.com/documents/codici-altalex/2014/04/09/testo-unico-sull-immigrazione
Legge 94/2009, art. 1 comma 22 lettera g testo unico ddl 286 1998 art. 6.2
Si escludono gli atti di stato civile da quelli per cui non è prevista la presentazione di titolo di soggiorno.

[6] Circolare del Ministero dell’Interno n.19 del 7 agosto 2009
http://servizidemografici.interno.it/sites/default/files/Circolare%20n.%2019%20-%202009.pdf 

[7] https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2015/10/24/0816/01825.html 

[8] Punto 26 di Alcune sfide peculiari.

[9] http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2017/06/17/ius-soli-grillo-invotabile.-gentiloni-fare-presto_d7cf1aaa-4b514043-8b13-9b8446b535de.html 

[10] https://www.avvenire.it/attualita/pagine/migranti-galantino-liberi-di-partire-liberi-di-restare

 

15 Settembre 2017Permalink

13 settembre 2017 – No, tu no: te lo dice il Senato

Non mi soffermo sulla notizia indecente di un senato che ieri ha rigettato le ‘Disposizioni in materia di cittadinanza’ perché le forze politiche che ne formano la maggioranza non sono riuscite a creare una consapevolezza né sul problema della cittadinanza né sul problema affrontato dall’art. 2 comma 3 con l’intento di rimuovere l’ostacolo al rispetto del diritto del certificato di nascita per tutti i neonati.
Per l’ennesima volta i nati in Italia, figli di migranti senza permesso di soggiorno, sono ridotti a fantasmi legali e così devono restare.

Una breve informazione sul periodico on line che ha pubblicato un articolo in merito.
Nota m, Note to airman nasce nel 1993 come circolare agli amici del Gruppo del Gallo di Milano per passare informazioni e notizie organizzative.
Il primo numero porta la data del 1° maggio del 1993.
Oggi Nota-m è quindicinale e viene diffuso unicamente per posta elettronica.
Nota-m è espressione del Gruppo del Gallo di Milano, ma accoglie volentieri espressioni degli amici dei suoi dintorni con i quali si sente in consonanza.
Il Gallo è il mensile che nel 2011 pubblicò un mio articolo sul rifiuto per legge del certificato di nascita ai nati in Italia, figli di migranti senza permesso di soggiorno.
L’ho trascritto nel mio blog il 15 marzo 2011 (link in calce).

SOLI, SANGUNIS, CULTURAE: MA DIRITTO PER CHI? Augusta De Piero
Il 15 giugno scorso si è svolta in Senato una gazzarra perfettamente orchestrata con una doppia regia: mentre dentro l’aula la Lega Nord coordinava il comportamento di molti senatori, vario nelle sue espressioni ma comunque indecente, all’esterno dominava la volontà di Casa Pound, forte di un seguito significativo di persone succube. L’obiettivo di tanto impegno era la possibilità che si approvassero le Disposizioni in materia di cittadinanza, proposta nota comunemente come ius soli, pur se il diritto di assumere automaticamente la cittadinanza per il fatto di nascere nel nostro Paese non è compreso in quelle norme. Il 15 giugno potrebbe segnare il fallimento della norma – rinviata sine die − nata dall’impegno diffuso e responsabile della campagna L’Italia sono anch’io. Le Disposizioni non superano lo ius sanguinis, principio fondante la nostra legislazione in materia di cittadinanza; introducono solo qualche facilitazione (qualcuno ha parlato di ius soli temperato) e il concetto nuovo di ius culturae, diritto di cittadinanza per chi ha studiato nel paese. E proprio su questo punto qualche mese prima si era dimostrata l’inadeguatezza della nostra normativa. Era il 16 marzo e Ilham Mounssif, una ragazza che aveva frequentato tutte le scuole in Sardegna fino a laurearsi con 110 e lode in Relazioni Internazionali, si trovava a Roma per partecipare al RomeMUN 2017, Model United Nations, iniziativa aperta a giovani da tutto il mondo con una simulazione dell’Assemblea delle Nazioni Unite nella quale la giovane dottoressa rappresentava l’Italia. Le era stato conferito un prestigioso riconoscimento da parte della Fondazione Italia-Usa quale testimone «della multiculturalità del nostro paese» come sottolineato dal vicepresidente della Fondazione. Conclusasi la cerimonia, Ilham si trasferiva all’ingresso del palazzo che immette all’aula della Camera, ma veniva bloccata: non si entra alla Camera con il passaporto di paese non comunitario. Ilham infatti è cittadina marocchina non italiana (le manca il requisito del reddito). Informata di quanto accaduto la presidente Laura Boldrini l’accompagnava in aula come sua ospite: apprezzabile gesto di cortesia non l’affermazione di un diritto. Il diritto potrebbe essere assicurato da una legge che riconosca lo ius culturae e i senatori, informati della sfrontatezza di una giovane donna e dell’intemperanza della Presidente, hanno garantito, meno di tre mesi dopo, che la porta chiusa non è il frutto di una procedura assurda, ma l’affermazione di una determinata volontà politica. Per maggiore sicurezza, in un eventuale futuro dibattito ci sarà una probabile estrema attenzione anche all’articolo delle Disposizioni che prevede la cancellazione della norma secondo la quale per registrare le dichiarazioni di nascita è necessaria la presentazione del permesso di soggiorno che i migranti non comunitari irregolari non hanno. È ben chiaro che, per essere cittadini di un qualsiasi paese, bisogna esistere: i fantasmi non hanno cittadinanza. Ilham e tanti piccoli ignoti sono, per ragioni diverse, i nuovi protagonisti della vecchia canzone: «Entro anch’io. No, tu no. Ma perché? Perché no!». La voce di Jannacci e Fo risuona ancora.

*****
Aggiungerei una noticina al rigoroso pezzo dell’amica Augusta. Da cittadino qualunque, ho l’impressione che il dibattito sull’argomento sia degradato a un gioco di tattiche elettorali, un braccio di ferro tra forze politiche: che passi o non passi segnerà la vittoria di un gruppo e la sconfitta di un altro con conseguenze sulle elezioni politiche. Grande assente il tema, che dovrebbe essere sempre preminente, dei diritti dell’uomo. [ub]

FONTI
https://diariealtro.it/?p=673

https://www.notam.it/notam/wp-content/uploads/2017/09/Nota-m-508-11_09_17.pdf

13 Settembre 2017Permalink

6 settembre 2017 – I minori fra Obama e Trump

L’uso dei minori, oggi negli Usa – oggi e sempre in Italia

L’amica Angela mi ha inviato dall’Olanda un testo importante in inglese.
Obama, che si presenta come papà, marito, ex presidente, cittadino, propone alcune considerazioni per i minori entrati negli USA e privi di documenti e quindi di cittadinanza con tutto ciò che ne consegue.
Sullo stesso problema duellano – spesso senza adeguate capacità linguistiche, senza intelligenza, senza competenze, mossi non dal rispetto delle norme costituzionali ma dalle spinte ondivaghe dell’opinione pubblica – i politici italiani, eletti dalle segreterie dei partiti non dai cittadini cui da anni è negata la scelta dei propri rappresentanti (legge porcellum!).
I parlamentari italiani hanno identificato  categorie varie per incasellare i minori (alcune di queste categorie possono ritrovarsi nelle considerazioni di Obama) e una italo-creativa per distruggerli e che ben conosciamo: sono i minori che, per venir usati come spie al fine di favorire l’espulsione dei loro genitori ,non hanno il certificato di nascita a seguito del pacchetto sicurezza (L. 94/2009 art. 1 comma 22 lettera g).
Avevano nel progetto di legge sulla cittadinanza una possibilità dei salvezza nell’art. 2 comma 3, articolo di cui otto senatori di FI-PdL, eroi disposti ad affrontare il nemico neonato, avevano già proposto l’emendamento distruttivo.
Oggi il Pd sembra scaricare ogni suo impegno a sostenere la legge sulla cittadinanza in omaggio al gregge belante in cui evidentemente identifica gli elettori italiani
Vorrei scrivere molto altro ma lascio perdere il parlamento insieme alle autoreferenziali sinistre—sinistre, a chi si fa portatore di stelle, ai vescovi che ostentano – persino nei loro documenti – di ignorare i figli dei sans papier dando sostegno al belato di parte cattolica.
Pubblico il testo di Obama preceduto dal la traduzione proposta da La Repubblica oggi.

OBAMA

Traduzione da La Repubblica pag. 2 di Marzia Porta
Quello dell’ immigrazione può essere un tema controverso. Tutti desideriamo confini sicuri e un’economia dinamica, e le persone possono legittimamente nutrire opinioni discordi su come correggere il nostro sistema di immigrazione affinché tutti si attengano alle regole.

L’iniziativa presa oggi dalla Casa Bianca però non si basa su questi presupposti. Stiamo parlando di giovani: bambini che studiano nelle nostre scuole, giovani adulti che stanno muovendo i primi passi nel mondo del lavoro, che giurano fedeltà alla nostra bandiera. Questi dreamers sono americani nel cuore, nella mente, e in tutti i modi ad eccezione di uno: sulla carta.
Sono stati portati in questo Paese dai loro genitori, in alcuni casi quando erano ancora neonati. Magari non conoscono nessun altro Paese al di fuori del nostro. Forse non parlano un ‘altra lingua. Spesso nemmeno sanno di essere senza permesso sino al momento in cui presentano una domanda di lavoro, si iscrivono all’università o o fanno domanda per prendere la patente.
Nel corso degli anni i politici di entrambi i fronti hanno lavorato insieme per preparare delle leggi che dicessero a questi giovani – ai nostri giovani – che nel caso in cui i tuoi genitori ti abbiano portato qui da bambino e tu abbia trascorso qui un certo numero di anni, se sei disposto ad andare all’università o ad arruolarti nelle forze armate hai la possibilità di rimanere qui e guadagnarti la cittadinanza. Per anni, quando ero presidente, ho chiesto al Congresso di inviarmi una simile proposta di legge. Quella proposta non è mai arrivata. E perché non aveva senso espellere dei giovani di talento e pieni di entusiasmo dall’unico Paese che conoscevano esclusivamente a causa dell’operato dei loro genitori, la mia amministrazione si è data da fare per fugare l’ombra della deportazione che incombeva su questi giovani, affinché essi potessero continuare dare il loro contributo alle nostre comunità e al nostro Paese. Lo abbiamo fatto basandoci sul principio legale, ben fondato, della discrezionalità dell’accusa, a cui sia presidenti democratici che repubblicani hanno fatto ricorso, perché le agenzie che si occupano di mettere in atto le leggi sull’immigrazione dispongono di risorse limitate, ed è sensato impiegare tali risorse per coloro che giungono in questo Paese illegalmente per nuocerci. Le deportazioni di criminali sono aumentate. Circa ottocentomila giovani si sono fatti aventi, hanno soddisfatto requisiti stringenti e il controllo della loro fedina penale. E grazie a questo l’America è diventata più forte. Oggi quell’ombra è tornata nuovamente a gravare su alcuni dei migliori e dei più brillanti dei nostri giovani.
Prendere di mira questi ragazzi è sbagliato, perché essi non hanno fatto nulla di sbagliato. Equivale ad un autogol, poiché intendono lanciare nuove attività, lavorare nei nostri laboratori, arruolarsi nel nostro esercito e contribuire in altri modi al Paese che amiamo. Ed è crudele. Cosa accadrebbe se l’insegnante di scienze di nostro figlio, o la nostra gioviale vicina di casa si rivelasse essere una dreamer? Dove dovremmo spedirla? In un paese che non conosce o di cui non ha memoria, in cui si parla una lingua che magari nemmeno conosce?
Sia chiaro: l’iniziativa che è stata presa oggi non è imposta dalla legge. Si tratta di una decisione politica e di una questione morale. Quali che siano le preoccupazioni o le rimostranze che gli americani possono nutrire nei confronti dell’immigrazione in generale, noi non dovremmo minacciare il futuro di questo gruppo di giovani che si trovano qui non per colpa loro, che non rappresentano alcuna minaccia, che non tolgono nulla a tutti quanti noi. Sono quel lanciatore della squadra di softball di nostro figlio, quel paramedico che aiuta la sua comunità dopo un disastro, quel cadetto riservista che non chiede altro che di poter indossare una divisa del Paese che gli ha dato un’opportunità.
Ed è’ proprio perché questa iniziativa è contraria al nostro spirito, e al buon senso che gli esponenti del mondo del lavoro e della religione, gli economisti e gli americani di ogni schieramento avevano fatto appello all’amministrazione perché non facesse ciò che ha fatto. E adesso che la Casa Bianca ha trasferito al Congresso la responsabilità che ha nei confronti di questi giovani, toccherà ai membri del Congresso proteggere loro e il nostro futuro.
Infine si tratta di elementare moralità. Si tratta di vedere se siamo un popolo che caccia dall’America i giovani che sono determinati a farsi strada. E’ questione di definire che popolo siamo – e che popolo vogliamo essere. A renderci americani non sono le somiglianze, o l’origine del nostro cognome, o il modo in cui preghiamo. Ciò che fa di noi degli americani è la fedeltà verso un insieme di ideali: siamo creati uguali; tutti meritiamo la possibilità di fare della nostra vita ciò che desideriamo; tutti abbiamo il dovere di farci avanti. E questo che ha permesso all’America di fare così tanta strada. Ed è così’ che, continuando su questa strada, perfezioneremo la nostra Unione

Testo del discorso in inglese

Immigration can be a controversial topic. We all want safe, secure borders and a dynamic economy, and people of goodwill can have legitimate disagreements about how to fix our immigration system so that everybody plays by the rules.
But that’s not what the action that the White House took today is about. This is about young people who grew up in America – kids who study in our schools, young adults who are starting careers, patriots who pledge allegiance to our flag. These Dreamers are Americans in their hearts, in their minds, in every single way but one: on paper. They were brought to this country by their parents, sometimes even as infants. They may not know a country besides ours. They may not even know a language besides English. They often have no idea they’re undocumented until they apply for a job, or college, or a driver’s license.
Over the years, politicians of both parties have worked together to write legislation that would have told these young people – our young people – that if your parents brought you here as a child, if you’ve been here a certain number of years, and if you’re willing to go to college or serve in our military, then you’ll get a chance to stay and earn your citizenship. And for years while I was President, I asked Congress to send me such a bill.
That bill never came. And because it made no sense to expel talented, driven, patriotic young people from the only country they know solely because of the actions of their parents, my administration acted to lift the shadow of deportation from these young people, so that they could continue to contribute to our communities and our country. We did so based on the well-established legal principle of prosecutorial discretion, deployed by Democratic and Republican presidents alike, because our immigration enforcement agencies have limited resources, and it makes sense to focus those resources on those who come illegally to this country to do us harm. Deportations of criminals went up. Some 800,000 young people stepped forward, met rigorous requirements, and went through background checks. And America grew stronger as a result.
But today, that shadow has been cast over some of our best and brightest young people once again. To target these young people is wrong – because they have done nothing wrong. It is self-defeating – because they want to start new businesses, staff our labs, serve in our military, and otherwise contribute to the country we love. And it is cruel. What if our kid’s science teacher, or our friendly neighbor turns out to be a Dreamer? Where are we supposed to send her? To a country she doesn’t know or remember, with a language she may not even speak?
Let’s be clear: the action taken today isn’t required legally. It’s a political decision, and a moral question. Whatever concerns or complaints Americans may have about immigration in general, we shouldn’t threaten the future of this group of young people who are here through no fault of their own, who pose no threat, who are not taking away anything from the rest of us. They are that pitcher on our kid’s softball team, that first responder who helps out his community after a disaster, that cadet in ROTC who wants nothing more than to wear the uniform of the country that gave him a chance. Kicking them out won’t lower the unemployment rate, or lighten anyone’s taxes, or raise anybody’s wages.
It is precisely because this action is contrary to our spirit, and to common sense, that business leaders, faith leaders, economists, and Americans of all political stripes called on the administration not to do what it did today. And now that the White House has shifted its responsibility for these young people to Congress, it’s up to Members of Congress to protect these young people and our future. I’m heartened by those who’ve suggested that they should. And I join my voice with the majority of Americans who hope they step up and do it with a sense of moral urgency that matches the urgency these young people feel.
Ultimately, this is about basic decency. This is about whether we are a people who kick hopeful young strivers out of America, or whether we treat them the way we’d want our own kids to be treated. It’s about who we are as a people – and who we want to be.
What makes us American is not a question of what we look like, or where our names come from, or the way we pray. What makes us American is our fidelity to a set of ideals – that all of us are created equal; that all of us deserve the chance to make of our lives what we will; that all of us share an obligation to stand up, speak out, and secure our most cherished values for the next generation. That’s how America has traveled this far. That’s how, if we keep at it, we will ultimately reach that more perfect union.

6 Settembre 2017Permalink

4 settembre 2017 – Una confessione e un ragionamento che conservo perché aprono a molte riflessioni

Una confessione e un ragionamento che conservo perché aprono a molte riflessioni che non possono fermarsi qui

3 settembre 2017 -Stupro di Rimini, il padre dei due fratelli reo confessi.
“Ora devono pagare” di Alessandro Mazzanti
Mohamed: “Ho riconosciuto i miei figli dalla foto pubblicata dal vostro giornale e li ho costretti a costituirsi”
Vallefoglia (Pesaro), 3 settembre 2017 -Mohamed è marocchino, ha 51 anni, 4 figli, fa il saldatore, la moglie lo chiama, esce in ciabatte sul terrazzo della casa fornita dal Comune di Vallefoglia, dove lui abita. Proprio sotto, scorre il fiume. La figlia piccola, 3 anni, gli passa e ripassa tra le gambe. A terra ci sono giocattoli, sotto le scale il telaio smontato d’una bici da corsa.

Mohamed, come ha saputo dei suoi figli?
«Quello più grande, che ha 17 anni, è venuto a casa oggi, che piangeva».
Perché?
«Mi ha detto che lui era con suo fratello, l’altro mio figlio di 15 anni, e altri due loro amici, un nigeriano e un congolese, a Rimini. Hanno partecipato allo stupro di cui parlano da giorni il telegiornale e il vostro giornale».
Cosa le ha detto di preciso suo figlio?
«Che quello maggiorenne li ha costretti ad andare a Rimini, che gli prometteva i soldi se loro magari rubavano qualche cellulare e poi lo rivendevano a lui. Che li ha fatti bere, una birra in un locale, una in un altro…».
Lei come ha fatto a sapere che erano davvero loro?
«Li ho riconosciuti, dalle foto sul vostro giornale… come camminavano».
A quel punto cosa ha fatto?
«Gli ho detto di andare subito dai carabinieri. Non voglio che i miei figli facciano queste str…, può capitare che uno rubi un telefonino, ma non che uno violenta una donna. Se hanno fatto una cosa del genere, devono pagare».
Ma i suoi figli, in dettaglio, cosa le hanno raccontato di quella notte?
«Il maggiore mi ha detto che il congolese ha puntato la ragazza polacca, e gli ha detto a loro ‘A questa ci penso io…’. Il congolese la picchiava, le tirava gli schiaffi, lui ha provato a dirgli ‘Lasciala fare, perché fai queste cose’, ma poi l’ha trascinata lontano da loro e ha continuato».
Ma lei non si è accorto di nulla, in tutti questi giorni?
«La mattina dopo la nottata di Rimini i miei figli dormivano tutti e due fuori, in terrazzo, così li ha visti l’educatrice del Comune, che tra l’altro ho anche mandato via… Io però me lo sentivo che era successo qualcosa di grosso».
E cosa ha detto oggi, quando ha capito che erano loro?
«Che dovevano dire la verità e che non dovevano stare zitti per una settimana intera. E che sono stati fortunati. Io lo so come funziona il giro. Gli errori li ho fatti anch’io. Mi sono ubriacato, ho rubato, ho fatto risse. Quindi, primo, con la transessuale hanno rischiato, perché potevano essere rintracciati dal protettore. Ma poi hanno rischiato anche per la violenza alla donna polacca. Perché, lo dico chiaro, se qualcuno violenta una delle mie donne, mia moglie o mia madre o mia figlia, io lo ammazzo. E poi gliel’ho detto: cosa pensavate, che le persone che avete picchiato e stuprato fossero ricche, che ci facevate i soldi?».
Ma perché i suoi figli hanno aspettato una settimana per andare dai carabinieri?
«Avevano paura».
Cosa fanno i suoi figli?
«Frequentano l’Alberghiero a Pesaro. Ma il minore ha dei problemi, è invalido all’80%, anche per questo viene l’educatrice. Credo che a lui il congolese gli abbia fatto un lavaggio del cervello».
Dove e quando hanno conosciuto il congolese?
«Da un paio di mesi. Tramite un loro amico nigeriano (il terzo arrestato, ndr), uno che abita a Pesaro. Frequentano tutti piazzale Matteotti (dietro il liceo classico già ritrovo di piccoli spacciatori, noto alle forze dell’ordine e ripulito di recente, ndr).
Quando pensa che rivedrà i suoi figli?
«Non lo so. Sono distrutto, le cavolate le ho fatte anche io, ma non ho mai fatto male a nessuno, questa è una cosa grave».
Non siete una famiglia povera.
«Io ai miei figli ho dato sempre tutto. Quando riuscivo a lavorare, e quando tornerò a farlo, prendevo bene, compresi gli assegni famigliari. Gli compravo tutto quello che gli serviva. Li accompagnavo al campo di calcio. Volevo che mio figlio più grande facesse il carabiniere e a volte sognavo che giocasse al Milan, io ho giocato in serie A in Marocco, qui in Italia ho fatto l’aiuto all’allenatore a Scala alla Reggina. Si è rovinato tutto nel 2013, quando sono dovuto tornare in Marocco per un permesso di soggiorno che mancava. Ho perso il controllo sui miei figli. Mi sento un po’ in colpa».
Ora lei cosa farà?
«Aspetto che mi telefoni il maresciallo».

2 settembre 2017 Il pezzo che segue è stato pubblicato su Avvenire sabato
L’autore, Giulio Michelini, è un Francescano, docente ordinario di Sacra Scrittura, Istituto teologico di Assisi

La Parola intreccia l’attualità. La storia della salvezza? Un percorso di migrazioni
Giulio Michelini

Da Abramo a San Paolo: la Parola di Dio intreccia l’attualità. L’apertura allo straniero «stile» della Rivelazione
Questa estate, anzi l’intero anno 2017, verranno probabilmente ricordati per il clamore politico-mediatico e le difficoltà suscitati dalle polemiche sulle modalità con cui in mare aperto i migranti sono sommersi (dai trafficanti e dai loro complici) o salvati (dai soccorritori, in divisa e no); ma anche – è ritornante novità delle ultime settimane – per le operazioni più o meno opache con cui i profughi che sono in cammino verso la Libia o che già l’hanno raggiunta vengono ‘trattenuti’ sulle coste del Nord Africa. Ci siamo resi conto una volta di più della faticosa incapacità dell’Europa nel dare una risposta condivisa al dramma di queste persone. Dei sentimenti xenofobi alimentati. E delle generose risposte offerte dalla nostra gente (provenienti anche dalle diverse realtà ecclesiali presenti nel territorio), che non hanno ancora corrispettivo nelle politiche concordate dagli Stati per affrontare seriamente le cause delle migrazioni forzate. Molti si preoccupano di quale effetto tutto questo avrà sul risultato delle prossime elezioni. Troppo pochi sembrano aver chiaro che prima di tutto ci sono in gioco la vita e il futuro di decine di migliaia di poveri (comunque essi siano arrivati sulle nostre coste, a causa di guerre o per cercare benessere) e assieme a queste vite anche molte risorse e l’impegno di coloro che li accolgono.
Quanto sta accadendo oggi avrà un impatto decisivo sull’Europa e ne potrà cambiare la fisionomia, portando anche a conseguenze indesiderate, se il fenomeno non verrà governato e orientato, magari nelle forme – come quella dei ‘corridoi umanitari’ – che già si sono mostrate efficaci. Per far questo urge ancor di più quella riflessione che, come detto, sembra mancare. Qui si offre un contributo a partire dalla Bibbia, ricordando alcuni elementi che sono già ben noti, ma che bisogna pur ribadire. Anzitutto, la stessa ‘storia della salvezza’ inizia come fenomeno migratorio, dentro una migrazione e con un popolo migrante. Abramo e Sara con tutto il loro clan escono, infatti, non solo dalla loro terra di origine, Carran (Gen 12,1-9), ma anche quando arrivano nella Terra della promessa sono nuovamente costretti ad abbandonarla e a migrare a causa di una carestia (Gen 12,10-20). In tutti questi movimenti Dio non abbandona le famiglie migranti, che pure sono sottoposte a pericoli e rischi gravi, come quello di perdere anche la vita (cfr. Gen 12,12). A causa di un’altra carestia, poi, tutti i figli di Israele devono chiedere ospitalità all’Egitto (Gen 41,56-57) e sono costretti a rimanervi per quattrocento anni, fino a quando, per la dura oppressione del regime di un faraone, gli Ebrei potranno con Mosè tornare proprio là da dove erano venuti. Immigrati sono presenti anche tra gli antenati di Gesù di Nazareth, come la straniera Rut a cui si allude nella genealogia di Gesù secondo Matteo, in apertura dell’omonimo Vangelo.
Appartenente a una delle etnìe considerate tra i popoli nemici di Israele, i Moabiti, dopo la morte del marito, originario di Betlemme, Rut emigra con la suocera, anch’ella vedova, per andare ad abitare dove sperava di trovare il pane (Betlemme, ‘casa del pane’). Lì Rut lavora umilmente raccogliendo gli avanzi della mietitura dell’orzo, aiutando in questo modo la suocera e facendosi stimare, nonostante i pregiudizi da parte dei betlemmiti. L’evento più straordinario di una storia apparentemente semplice è quello per cui da un nuovo matrimonio di Rut con un uomo di Betlemme nascerà un figlio, Obed, dal quale discenderà Iesse, il padre del futuro re di Israele, Davide. Nella linea genealogica di Gesù «figlio di Davide» vi è dunque una straniera moabita; la vera e propria anomalia, tuttavia, ben notata e studiata dall’esegesi giudaica, è che la storia narrata nel libro di Rut sembra contraddire quel passo della Legge dove si prescriveva che «l’Ammonita e il Moabita» non potessero entrare «nella comunità del Signore». A ciò si deve aggiungere che la genealogia che trasmette il nome della straniera, ripresa dall’evangelista Matteo, è stata composta probabilmente durante uno dei periodi di maggiore chiusura della storia ebraica, dopo il ritorno dall’esilio babilonese, quando le liste genealogiche servivano a garantire la purezza della linea sacerdotale. La Bibbia, con il racconto di una straniera integrata nel popolo di Dio, offriva un antidoto efficace contro ogni esclusivismo e controbilanciava così possibili tendenze intolleranti.Ma a leggere bene le Scritture si scopre che la Bibbia aveva preparato anche in altro modo il terreno a una tale apertura, prevedendo una legislazione non che tutelasse gli Ebrei dallo straniero ma che, al contrario, garantisse gli stranieri residenti nella Terra di Israele. In proposito, si può vedere Es 22,20: «Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d’Egitto». In particolare, si può ricordare una delle istituzioni più care al popolo di Dio: il Sabato. Questo santo giorno aveva la funzione di ricordare la liberazione d’Israele dall’Egitto e di umanizzare la persona: non valeva, però, solo per i figli d’Israele, visto che il riposo era previsto anche per gli stranieri (cfr. Es 23,12). Diversi sono gli stranieri, inoltre, che hanno svolto un ruolo significativo per il popolo ebraico nella Bibbia. Tra questi si deve ricordare soprattutto Ietro, il suocero di Mosè, un sapiente, addirittura sacerdote di divinità straniere, che aiutò il profeta in uno dei momenti più delicati del suo compito di guida degli Ebrei riportandogli la sposa e consigliandogli d’istituire dei collaboratori (cfr. Es 18).
Per tornare a Gesù, non si può dimenticare che egli stesso, venuto «per le pecore perdute della casa di Israele» ( Mt 15,24), ha avuto un atteggiamento positivo verso quegli stranieri che, secondo i Vangeli, lo hanno incontrato nella sua terra. Più precisamente, per due volte e con stupore Gesù deve riconoscere che la fede di alcuni stranieri (come un centurione o una donna cananea) superava quella del suo popolo: «In Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande» ( Mt 8,10; cfr. anche Mt 15,28). La stessa cittadina di Cafarnao – eletta da Gesù a essere, come scrive Matteo, la «sua città» (cfr. Mt 9,1) – si trovava allo snodo di una delle vie più importanti dell’Oriente antico, la Via Maris, che congiungeva la Siria all’Egitto all’interno di quella «Galilea dei popoli stranieri» o «dei pagani» ( Mt 4,15) che doveva essere un luogo di continuo scambio interculturale. Gesù stesso, ancora, nei Vangeli viene definito in modo ironico e dispregiativo come «forestiero» (cfr. Lc 24,18). I due di Emmaus che rimproverano con questa espressione il Risorto di non essere aggiornato sugli eventi («solo tu sei forestiero a Gerusalemme!») si pentono subito per questo affrettato giudizio. Questi due discepoli, infatti, non solo riconosceranno che lo straniero era Gesù stesso, ma comprenderanno poi che quel forestiero poteva aiutarli a vedere le cose con uno sguardo diverso, fornendo proprio grazie a una prospettiva esterna una lettura non disperata degli eventi appena trascorsi – la passione e la morte del Messia («Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele», Lc 24,21) – ma aperta, anzi, alla fiducia.
La Chiesa di Cristo, infine, secondo quanto narrato negli Atti degli Apostoli, dovrà compiere un grande sforzo per aprirsi agli stranieri, accogliendoli e facendosi accogliere dai popoli pagani. Il primo passo di questo processo, rievocato simbolicamente nel racconto della Pentecoste, sarà quello di imparare le lingue degli altri popoli, preparandosi così a quel futuro incontro tra culture che arricchirà uomini e donne provenienti dall’ebraismo di nuovi modi per esprimere la propria fede. Paolo, l’apostolo dei pagani, che pure rimarrà strettamente legato alle proprie radici religiose e culturali, potrà annunciare il vangelo di Gesù poiché cresciuto «con una triplice cultura – ebraica, ellenistica e romana – e con una mentalità cosmopolita». Fu questa la condizione perché potesse diventare «’ambasciatore’ di Cristo risorto, per farlo conoscere a tutti, nella convinzione che in Lui tutti i popoli sono chiamati a formare la grande famiglia dei dei figli di Dio» (Benedetto XVI, Angelus del 18 gennaio 2009).
Ecco perché, detto tutto questo, nel Messale Romano sono presenti due interi formulari dedicati all’accoglienza, nelle due forme di una Messa «per i profughi e gli esuli» e di un’altra «per i migranti». Nel primo formulario la preghiera Colletta pronunciata dal sacerdote recita in questo modo: «O Dio, Padre di tutti gli uomini, per te nessuno è straniero, nessuno è escluso dalla tua paternità; guarda con amore i profughi, gli esuli, le vittime della segregazione, e i bambini abbandonati e indifesi, perché sia dato a tutti il calore di una casa e di una patria, e a noi un cuore sensibile e generoso verso i poveri e gli oppressi». Molto bella è anche la preghiera nella Messa «per i migranti»: «O Padre, che hai mandato il tuo Figlio a condividere le nostre fatiche e le nostre speranze e hai posto in lui il centro della vita e della storia, guarda con bontà a quanti migrano per lavoro lungo le vie del mondo, perché trovino ovunque la solidarietà fraterna che è libertà, pace e giustizia nel tuo amore». Come si vede, queste formule distinguono tra i vari tipi di fenomeni migratori, ma in fondo tutt’e due le preghiere, mentre chiedono a Dio l’aiuto per poter affrontare sfide che ci superano e ci spaventano, ci esortano ad avere in noi un unico spirito di ospitalità evangelica.

FONTI:
http://www.ilrestodelcarlino.it/rimini/cronaca/stupro-rimini-intervista-padre-1.3372204

https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/la-storia-della-salvezza-un-percorso-di-migrazioni

SOLO LINK
http://www.corriere.it/cronache/17_settembre_03/stupri-rimini-padre-de-due-fratelli-che-hanno-confessato-ora-devono-pagare-e5f30428-907b-11e7-8eb0-0c961f9191ec.shtml

http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/13228051/padre-stupratori-marocchini-rimini-cosi-convinti-costituirsi.html

https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/09/03/stupri-rimini-arrestato-il-quarto-ragazzo-del-branco-era-fuga-verso-la-francia-polizia-nessun-segno-di-pentimento/3833429/

http://www.huffingtonpost.it/2017/09/03/stupro-di-rimini-arrestati-tutti-gli-aguzzini-il-nigeriano-butungu-stava-scappando-in-francia_a_23195171/

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/padre-dei-marocchini-sono-distrutto-paghino-1437058.html

4 Settembre 2017Permalink

3 settembre 2017 – Calendario di settembre

.1 settembre 2017 – Festa del sacrificio – Aïd-el-Kébir 1438 (anche Aïd-el-Adha) (vedi nota)
.1 settembre 2004 – Aggressione alla scuola di Beslan (Ossezia del Nord)
.2 settembre 1945 .– Ho Chi Minh dichiara l’indipendenza del Vietnam dalla Francia
.3 settembre 1982 –.Assassinio del gen. Della Chiesa e della moglie
.3 settembre 2004 – Strage nella scuola di Beslan (nota)
.4 settembre 1965 – Morte di Albert Schweitzer medico, filosofo, musicista, teologo
……………………………. e premio Nobel per .la pace nel 1953.
.5 settembre 1938 – Regio Decreto Legge 5 settembre 1938-XVI, n. 1390,
…………………..Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista.
……………………………Convertito in legge senza modifiche con L 99/1939. (vedi nota)
.5 settembre 1972 – Germania –irruzione di Settembre Nero nel villaggio olimpico
.5 settembre 2010 – Assassinio di Angelo Vassallo, sindaco di Pollica, il ‘sindaco pescatore’
.7 settembre 1986 – Desmond Tutu – primo vescovo nero a guidare la chiesa anglicana
………………………………in Sudafrica
.8 settembre 1943 – Armistizio dell’Italia con Inghilterra e Stati Uniti
.8 settembre 2013 – Liberazione dell’inviato de La Stampa Domenico Quirico,
sequestrato in Siria
.9 settembre 1943 – In Italia Nasce il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN)
.9 settembre 1976 – Morte di Mao Tse Tung
11 settembre 1973 – Colpo di stato in Cile
11 settembre 2001 – New York – attentato alle Torri Gemelle
12 settembre 1977 – Muore nelle carceri sudafricane Stive Biko (attivista anti-apartheid)
13 settembre 1321 – Ravenna – morte di Dante Alighieri
15 settembre 1970 – Scomparsa di Mauro De Mauro
15 settembre 1993 – Assassinio di don Pugliesi
16 settembre 1982 – Libano – massacro di Sabra e Shatila
16 settembre 2016 – Morte di Carlo Azeglio Ciampi
17 settembre 1978 – Accordi di pace di Camp David fra Egitto e Israele
18 settembre 1961 – Morte di Dag Hammarskjöld. Attentato.
19 settembre 1943 – Strage nazista a Boves (Cuneo)
20 settembre 1870 – Breccia di Porta Pia
21 settembre – Giornata mondiale della pace
21 settembre 1990 – Assassinio del giudice Rosario Angelo Livatino
21 settembre 2017 –  Rosh Hashanah
21 settembre 2017 –  Primo giorno di Muharram 1439 – Capodanno islamico (nota)
22 settembre 1980 – L’Iraq invade l’Iran
23 settembre 1939 – Morte di Sigmund Freud
23 settembre 1973 – Morte di Pablo Neruda
23 settembre 2017 –  Ashura 1439
24 settembre 1961 – Prima marcia della pace Perugia Assisi, promossa da Aldo
Capitini
26 settembre 1988 – Assassinio di Mauro Rostagno
27 settembre 1970 – Paolo VI proclama dottore della Chiesa santa Teresa d’Avila
………………………………..(1515– 1582) prima donna nella storia a ricevere questo titolo
27 settembre 1996 – Afghanistan: i talebani occupano Kabul
27 settembre 2015 – Morte di Pietro Ingrao
28 settembre 1978 – Morte del papa Giovanni Paolo Primo.
28 settembre 2016 – Morte di Simon Peres
29 settembre 1944 – Strage nazista a Marzabotto
30 settembre 2015 – All’ONU viene issata la bandiera palestinese (vedi nota)
30 settembre 2017 –   Yom Kippur

NOTE
 1 settembre: Origine d’Aïd-el-Kébir https://www.feiertagskalender.ch/islamic.php?geo=0&hl=it

L’Aïd-el-Kébir (aussi nommée Aïd-el-Adha, Aïd al-Kebir ou encore Eïd el-Adha), qui signifie « la Fête du sacrifice », est l’une des célébrations les plus importantes liées à la foi musulmane. Il s’agit d’une commémoration de la soumission d’Abraham (Ibrâhîm en arabe) à la volonté de Dieu lorsque celui-ci lui demanda de sacrifier son fils Ismaël. Certaines interprétations considèrent qu’il s’agit plutôt d’Isaac, le Coran ne mentionnant pas le nom du fils. Pour en savoir plus, consultez cet article d’Éric Geoffroy.

Segnalo il confronto con la Bibbia, Genesi 22

 3 settembre: La strage di Beslan è il massacro avvenuto fra il 1° e il 3 settembre 2004 nella scuola Numero 1 di Beslan, nell’Ossezia del Nord, una repubblica autonoma nella regione del Caucaso nella federazione russa, dove un gruppo di 32 ribelli fondamentalisti islamici e separatisti ceceni[1] occupò l’edificio scolastico sequestrando circa 1200 persone fra adulti e bambini. Tre giorni dopo, quando le forze speciali russe fecero irruzione, fu l’inizio di un massacro che causò la morte di più di trecento persone, fra le quali 186 bambini, ed oltre 700 feriti.

 5 settembre: http://www.cdec.it/dsca/Leggi/Elenco.htm

21 settembre : http://www.arab.it/calendario/calendario-scadenziario-islamico.html

 30 settembre: http://www.internazionale.it/notizie/2015/10/01/bandiera-palestina-onu-foto

3 Settembre 2017Permalink