25 agosto 2017 – La neoteologia della piscina. Posso dirmi disgustata?

Profughi nell’acqua
In piscina no, ad affogare in mare invece ..? La differenza sta nella salinità dell’acqua o in altro?

Don Biancalani: “Io, prete insultato per aver portato i profughi in piscina”
Il parroco di Vicofaro, nel pistoiese: “Un attacco immotivato. Ma è la spia di un clima di crescente intolleranza”
di Massimo Vanni
FIRENZE – Ha regalato un tuffo-premio in piscina a una quindicina di profughi africani, che avevano lavorato come aiuto cuochi e camerieri alla festa della Onlus “Gli amici di Francesco”. E la foto postata su Facebook gli è costata una valanga di offese. Ma don Massimo Biancalani, parroco di Vicofaro, periferia di una Pistoia appena espugnata dal centrodestra, non si è scosso neppure quando su quella foto si è abbattuto il sarcasmo del leader leghista Salvini.
È diventato un caso politico il bagno in piscina di alcuni migranti ospitati da un parroco di Pistoia, don Massimo Biancalani, da sempre impegnato su questo fronte. Il sacerdote ha pubblicato sul suo profilo facebook le foto dei giovani di colore in acqua nell’impianto alle porte della città toscana commentandole con la frase «E oggi piscina! Loro sono la mia patria, i razzisti e i fascisti i miei nemici». Il post ha totalizzato centinaia di commenti, tra favorevoli e contrari, ed è stato commentato sul social network dallo stesso Matteo Salvini. «Questo Massimo Biancalani – ha scritto sul suo profilo – prete anti-leghista, anti-fascista e direi anti-italiano, fa il parroco a Pistoia. Non è un fake, è tutto vero! Buon bagnetto».

Minacce
VICOFARO (PISTOIA) – Don Massimo Biancalani domenica non dirà messa da solo. La decisione è stata presa dal vescovo di Pistoia Fausto Tardelli, in seguito all’annuncio di Forza Nuova di andare “a vigilare sulla sua dottrina”. Se non è una resa alle “minacce” della formazione di estrema destra, poco ci manca. Il prete ha poi replicato spiegando che “non si tratta di una resa, ma la scelta del vescovo di invitare il vicario generale don Patrizo Fabbri, per celebrare la funzione al mio fianco, è stata un gesto di vicinanza nei miei confronti. Penso che domenica la cittadinanza si mobiliterà contro le minacce arrivate e che la chiesa di Vicofaro sarà piena di fedeli”.
Il sacerdote toscano, nei giorni scorsi, era stato travolto da insulti sui social network dopo aver pubblicato su Facebook una foto che ritraeva alcuni migranti in piscina durante una giornata premio pagata dal prete per il loro lavoro come cuochi e camerieri per la onlus “Gli amici di Francesco”. La polemica politica era nata perché il post era stato ripreso dal leader della Lega Nord Matteo Salvini, che aveva criticato duramente il parroco.
L’annuncio di Forza Nuova di presentarsi domenica in chiesa per “vigilare” l’omelia di don Biancalani, è stata definita dal governatore toscano Enrico Rossi ‘un’intimidazione’. “Credo che qui si stiano davvero oltrepassando i limiti. Spero solo che si voglia scherzare, anche se lo scherzo mi pare di cattivo gusto”. Inizia così l’intervento di Tardelli, che ha poi annunciato che domenica sarà il vicario generale della diocesi a celebrare la messa.

INTERVENTO DEL VESCOVO TARDELLI
«Credo che qui si stiano davvero oltrepassando i limiti. Spero solo che si voglia scherzare, anche se lo scherzo mi pare di cattivo gusto». Così il Vescovo di Pistoia Fausto Tardelli interviene in merito al comunicato di Forza Nuova pubblicato questa mattina e ripreso da alcune testate: «Da quello che leggo si vorrebbe profanare la SS.Eucaristia con l’assurda motivazione di andare a controllare l’operato di un prete addirittura mentre celebra un Sacramento e facendo diventare la celebrazione eucaristica teatro di contese e di lotta. Richiamo tutti con forza alla ragione, considerando la gravità di ciò che si vorrebbe fare. Anche chi si contrappone a queste inqualificabili intenzioni, non può scegliere modi che ledono la sacralità dell’Eucaristia. A Messa si va esclusivamente per partecipare con fede al divino sacrificio, ricevere la grazia di Cristo e imparare a vivere nell’amore fraterno. Ogni altra finalità ha qualcosa di sacrilego. Intanto annuncio che domenica prossima a Vicofaro, la celebrazione eucaristica sarà presieduta dal mio Vicario Generale».
«Ricordo anche, perché sia a tutti chiaro, che sull’operato di un prete, sul suo insegnamento e la sua azione pastorale, giudice è il vescovo, che non si esime certo dal valutare con attenzione le varie situazioni. Nessun altro può prendere il suo posto. Chi ha da fare critiche, le faccia sempre con carità cristiana direttamente al prete o al vescovo. Valutate le cose, il vescovo prenderà i provvedimenti che riterrà doverosi o più opportuni». Reportpistoia, Iltirreno.gelocal.it Lanazione.it La Repubblica Firenze Corriere Fiorentino Il Cuoio in Diretta Lucca in Diretta Toscana Oggi Avvenire Linea Libera TVL TVlibera TGR Rai Toscana

Parere mio per quel che conta
L’intervento del Vescovo non mi convince. Mi sembra una scelta, espressa in maniera debole e tortuosa, attenta a procedure interne all’organizzazione cattolica ma questa non è una faccenda interna a una componente della società bensì un messaggio a una società plurale.
Quando il neoteologo Matteo Salvini propose di usare i crocifissi come arma impropria per discriminare nessun vescovo fiatò né sentì l’esigenza, oggi proclamata, di invitare alla ‘carità cristiana’ che non è strumento di quieto vivere comesi vuole far credere, ma una cosa seria.
Dei crocifissi arma impropria ho scritto nel mio blog.

FONTI:
– il racconto di don Biancalani (con il link testo integrale)
http://www.repubblica.it/cronaca/2017/08/22/news/don_biancalani_io_prete_insultato_per_aver_portato_i_profughi_in_piscina_-173601277/
– Precisazioni di  Matteo Salvini
http://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/cronaca/17_agosto_21/pistoia-prete-porta-migranti-piscina-salvini-attacca-5ef5f432-8656-11e7-a3c6-21ad216dc3a2.shtml
http://www.corriere.it/politica/17_agosto_25/forza-nuova-vigila-don-biancalani-vescovo-messa-5f859d4c-8978-11e7-aad2-bad72feebda7.shtml
– Liturgia a norma Forza Nuova
http://firenze.repubblica.it/cronaca/2017/08/25/news/pistoia_don_biancalani_noncelebrera_messa-173825061/
– crocifissi
06 settembre 2016 Lega: ‘Crocifisso obbligatorio per legge a scuola e nei seggi’  https://diariealtro.it/?p=4575
03 novembre 2009 – Non è questione di crocifissi ma di ignoranza     https://diariealtro.it/?p=219

25 Agosto 2017Permalink

25 agosto 2017 – Fra ricordi e testimonianze sbuca anche il nemico di sempre, i bambini

“Se tirano qualcosa spaccategli il braccio”.
Frase registrata pronunciata da un poliziotto durante la carica contro i migranti a stazione Termini.

La frase che ascolto scatena molti miei ricordi. Ne riporto due frammenti:

• Ricordo che durante la prima intifada (1987) Yitzhak Rabin aveva dato l’ordine di rompere le mani ai rivoltosi palestinesi. Ricordo che allora molte vittime erano ragazzini.
Quando da Primo Ministro di Israele scelse la strada della pace (accordi Oslo 1993) entrò nel tunnel della violenza subita e la sera del 4 novembre del 1995 a Tel Aviv, alle 21.30 fu assassinato da un fanatico religioso ebreo alla fine di una manifestazione in sostegno agli accordi di Oslo;

• 25 agosto 1989 Jerry Masslo profugo sudafricano venne assassinato nelle campagne di Villa Literno. Fuggiva dall’apartheid, cercava uno “spazio di vita”, trovò sfruttamento e violenza

Per ciò che riguarda la descrizione dell’evento fra i tanti di questo orrendo agosto riprendo la descrizione datane dall’UNICEF

ROMA – “Questa mattina all’alba in piazza Indipendenza è avvenuto lo sgombero dei rifugiati che vivevano nel palazzo occupato di via Curtatone, sotto gli occhi terrorizzati dei bambini che erano stati lasciati al primo piano insieme alle loro famiglie”. “Questi bambini, dopo aver assistito a scene di guerriglia urbana, sono stati caricati sui pullman delle forze dell’ordine e portati in Questura” dice Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia. “Continuavano a gridare e battere le mani sui vetri durante tutto il tragitto, in preda al terrore”.
È una situazione “molto triste” continua, “parliamo di 800 persone con status di rifugiato, sopravvissute a guerre, persecuzioni o torture che in alcuni casi hanno anche ottenuto la cittadinanza italiana, buttate in strada in condizioni disumane senza una alternativa sostenibile (non il meno peggio) da parte del Comune di Roma che abbiamo invano atteso in piazza. Non è un problema migratorio, è un problema storico di Roma. Malgrado le soluzioni offerte dal Comune, 80 posti Sprar in due strutture diverse, e dal privato, alcune villette in provincia di Rieti, ci sembra che nessuno abbia riflettuto sul destino di queste persone – spiega – bambini vanno a scuola a Roma e molti degli adulti lavorano qui, segno di un percorso di integrazione ed emancipazione dal sistema di accoglienza che verrebbero interrotti di netto. Egli 80 posti Sprar sarebbero sottratti ai nuovi arrivati titolari di protezione o in attesa di riconoscimento”.
“La verità va detta tutta: questa situazione non è legata alla cosiddetta emergenza migratoria, è una situazione storica di Roma, sintomo dell’assenza di politiche adeguate e lungimiranti. Si continua con interventi emergenziali quando sarebbe stato possibile valutare soluzioni strutturali” conclude l’Unicef.

All’Unicef fanno seguito altre testimonianze
Le reazioni allo sgombero che oggi a Roma è sfociato in una vera guerriglia urbana sono tante. A parlare sono soprattutto le associazioni. La politica resta in silenzio, lontana e non commenta, se non per alcuni casi circoscritti.
Anche Save the children esprime la sua preoccupazione per il il futuro dei quasi 40 minori che abitavano lo stabile di via Curtatone: “Gravi violazioni dei diritti dell’infanzia. I bambini sono stati esposti a continue tensioni e violenze e non sono stati garantiti i loro diritti – dichiara Francesca Bocchino, responsabile del Dipartimento Protezione minori della Ong, “chiediamo alle istituzioni di individuare delle soluzioni che tengano in attenta considerazione i bisogni dei minori e delle loro famiglie, nel rispetto dell’integrità del nucleo familiare e in grado di assicurare la continuità scolastica”.
Lascia “interdetti” il modo in cui è avvenuto lo sgombero di Palazzo Curtatone, dice la Caritas. Tutto “senza alcuna programmazione e in una logica emergenziale che non può far altro che portare all’escalation cui abbiamo assistito stamane”. Un intervento di sgombero di questo tipo, con bambini e nuclei familiari, “richiedeva interventi sociali mirati e programmati”, alloggi popolari e strutture di accoglienza di emergenza. “Purtroppo queste politiche, come hanno dimostrato i fatti di Mafia Capitale, sono assenti da anni nella nostra città. La Caritas chiede l’istituzione di un tavolo permanente presso la Prefettura, con Comune e Regione, per il monitoraggio e la gestione delle occupazioni, fenomeni così complessi non possono infatti essere lasciati gestire alla magistratura e alle forze dell’ordine”.
Intanto l’equipe di Medici Senza Frontiere sul posto ha trattato in poche ore 13 persone, “la maggior parte donne”, dicono in una nota. “Abbiamo chiamato le ambulanze per cinque persone ferite. Altri avevano fratture e lacerazioni causate dalle forze dell’ordine, una donna è stata colpita dal getto d’acqua di un idrante, è caduta e svenuta. È una vergogna che la mancanza di soluzioni abitative alternative abbia portato a una situazione di violenza. Urge garantire alle persone sgomberate un’alternativa dignitosa, a partire dai casi più vulnerabili”, dichiara Tommaso Fabbri, capo missione dei progetti di MSF in Italia.
Gli idranti, secondo l’Arci, “sono il simbolo di una pulizia violenta e forzata che non ha alcun interesse a salvaguardare i principi costituzionali e di umanità che dovrebbero condizionare ogni atto pubblico. “Cosa pensa di fare la sindaca Raggi? Pensa di gestire il disagio abitativo e quello sociale di cittadini italiani e stranieri delegandolo agli idranti e alla polizia?. Se è questo il nuovo che dicono di rappresentare gli amministratori penta stellati – conclude la nota – a noi sembra vecchio come qualsiasi deriva autoritaria e la capitale d’Italia poteva davvero farne a meno, esattamente come avremmo voluto fare a meno dei decreti legge e degli interventi securitari del ministro degli Interni”.
“Bottiglie e sassi contro la Polizia questa mattina all’alba da parte di un centinaio di immigrati accampati abusivamente nei giardini di Piazza Indipendenza a Roma. Forza ragazzi, sgomberi, ordine, pulizia ed espulsioni! Gli italiani sono con voi” scrive su Facebook e Twitter il segretario della Lega Matteo Salvini.
Diversi deputati del gruppo di Articolo 1 – Movimento democratico e progressista presenteranno un’interrogazione al Ministro dell’Interno Minniti a prima firma Martelli-Speranza per sapere “quali azioni abbia intrapreso per la collocazione temporanea delle persone coinvolte nello sgombero” dell’edificio di via Curtatone “e quali azioni intenda intraprendere nei confronti del Comune di Roma per la soluzione alloggiativa definitiva delle persone regolarmente soggiornanti”. Nell’interrogazione i deputati segnalano, inoltre, “come riportato da alcune agenzie di stampa, l’allontanamento dell’Unhcr dall’ufficio immigrazione di via Volturno” e l’allarme lanciato da numerose associazioni umanitarie internazionali “per l’assenza di soluzioni alternative al grave disagio in cui vivono i rifugiati tra cui numerose famiglie con bambini”.
“Cacciano e caricano i rifugiati eritrei, li prendono a colpi di idranti e manganello, li mettono per strada, con gli ultimi pochi averi che hanno come fossero roba vecchia, da buttare. Nel silenzio generale di istituzioni e buona parte della politica che non prende parte, non propone, non si indigna, non cerca soluzioni” afferma Nicola Fratoianni segretario nazionale di Sinistra Italiana.
Nei giorni scorsi presente in piazza per il vescovo delegato Migrantes della Conferenza episcopale del Lazio, monsignor Paolo Lojudice, vescovo ausiliare di Roma, “è arrivato il momento di stabilire politiche di convivenza pacifiche per una integrazione reale. Gli sgomberi, come quello di oggi, non sono certamente una risposta adeguata”.

FONTI:
Unicef               –    http://www.ilpost.it/2017/08/24/sgombero-rifugiati-roma/
Testimonianze:
http://www.repubblica.it/politica/2017/08/24/news/sgombero_migranti_roma_reazioni-173776071/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P1-S1.8-T2
Rabin                 –   https://diariealtro.it/?p=4077   
Jerry Masslo      –   https://diariealtro.it/?p=3285

25 Agosto 2017Permalink

21 agosto 2017 – Julian Cadman è morto


Julian, il piccolo anglo-australiano che si trovava a Barcellona è morto.

E’ rimasto sulla strada dove il camion lo aveva travolto strappandolo alla sua mamma.
Ciò che mi colpisce sono le circostanze in cui è mancato
Harry Athwal, 44 anni, cittadino britannico presente in quella zona, si è avvicinato al piccolo caduto, si è reso conto che era morto e non ha voluto abbandonarlo nonostante gli inviti degli agenti ad allontanarsi: «Gli ho accarezzato i capelli e piangendo mi sono messo vicino a lui – ha raccontato-. Non volevo lasciare da solo un bambino in mezzo alla strada».
E ancora ha scritto alla moglie: «Lo guardo e non riesco a smettere di piangere. Era figlio di qualcuno. Era mio figlio»
Non so se il signor Athwal conosca la tragedia di Antigone certamente ne ha ripetuto il gesto che si colloca alle radici della nostra civiltà, quello dell’umana pietà che nulla può fermare, né a Barcellona il rischio, né altrove l’imposizione di leggi ingiuste.
«Io non potevo, per paure di un uomo arrogante, attirarmi il castigo degli dei» dice Antigone al tiranno sapendo che la sua vicenda finirà con la condanna a morte.
In Italia, uomini arroganti hanno imposto la dichiarazione di inesistenza dei piccoli figli dei sans papier (“figli nostri” dice il signor Athwal ma per quei tali “figli degli altri”) approvando otto anni fa una legge che nega loro il certificato di nascita.
Ristabilendo l’ordine che vuole quel certificato come diritto di ogni bambino non correvano nessun rischio eppure hanno resistito per otto anni nella tana dell’odio gli uni, nel bunker dell’indifferenza gli altri. Agli uni e agli altri il conforto anestetico del pregiudizio.
E ora qualcuno riuscirà a risvegliare Antigone fino a far approvare le disposizioni in materia di cittadinanza (cd ius soli) compreso l’articolo che vuole bambini e non fantasmi?

Intanto ho inviato questo sms a Prima pagina (3355634296)
«Nel rispetto del diritto universale ad una nazionalità, questa va riconosciuta e opportunamente certificata a tutti i bambini e le bambine al momento della nascita»
E’ l’appello del papa per la giornata del rifugiato del 2018.
Lo si ascolti e si rimuova l’ostacolo che dal 2009 nega il certificato di nascita ai figli dei migranti senza permesso di soggiorno
Augusta De Piero Udine

21 Agosto 2017Permalink

21 agosto 2017 – da ATTUALITA’, DI LUIGI MANCONI

Guidata dalla notizia pubblicata su facebook da un amico (che ringrazio per la segnalazione) ne ho trovato la fonte.
Inserisco di seguito le mie considerazioni trascrivendo il link alla fonte alla fine

ATTUALITA’, DI LUIGI MANCONI
MANCONI: PERCHÉ LO SGOMBERO DEI PROFUGHI DI PIAZZA INDIPENDENZA?
All’alba dell’ultimo giorno della settimana di ferragosto, è iniziato lo sgombero dello stabile di Piazza Indipendenza, a Roma, dove da anni vivono centinaia e centinaia di profughi, in prevalenza di nazionalità eritrea, nella stragrande maggioranza titolari dello status di rifugiato e beneficiari della protezione internazionale.
Dunque persone e interi nuclei familiari, regolarmente residenti nel nostro paese e per le quali, evidentemente, una città come Roma, con tre milioni di abitanti, non è stata in grado di trovare una più dignitosa collocazione.
Una situazione ben conosciuta da anni, e nota a tutte le autorità e all’amministrazione comunale, che si è deciso di affrontare e risolvere proprio il 19 agosto del 2017. Ma chi ha preso una decisione così tempestiva, accorta e lungimirante?
Lo sgombero è attualmente in corso e avviene con le modalità proprie di ogni sgombero e, di conseguenza, con la sbrigatività e le maniere ruvide che colpiscono i pochi beni di cui dispongono i profughi, i loro effetti personali, i loro documenti. Allo stato attuale, si ignora la destinazione di queste persone e la loro sorte futura. Sarebbe oltre modo importante e urgente che le autorità comunicassero le ragioni dell’operazione e dove pensano di alloggiare persone che non hanno commesso alcun crimine e verso le quali l’Italia ha un dovere di tutela solennemente sancito dalla nostra Costituzione

MIE OPINIONI
Posso azzardare l’ipotesi di una opportunistica alleanza fra alti livelli dell’amministrazione dello stato, il governo a maggioranza Pd e l’amministrazione capitolina?
Interessantissimo il silenzio delle forze politiche e non solo.
Unisco questo silenzio – e ci ragiono su – a quello sulla legale negazione ad esistere dei neonati in Italia, figli dei migranti senza permesso di soggiorno su cui politica ‘militante’ (o militarizzata che sia) e persino le chiese mantengono dal 2009 un rigoroso silenzio.
Ieri, quando il Presidente del Concilio ha rivendicato a Rimini la decisione del suo governo a portare a compimento l’iter delle norme sulla modifica della legge sulla cittadinanza, è riuscito a non dire una parola sull’art. 2 comma 3 che, se la legge fosse approvata come uscita dalla commissione Affari Costituzionali della camera, salverebbe l’esistenza giuridica dei bambini che nascono in Italia, figli dei migranti irregolari senza permesso di soggiorno, dal 2009 condannati a non avere il certificato di nascita.
Per ciò che riguarda la gerarchia della chiesa cattolica mi autocito mettendo in calce il link alla mia recente lettera al presidente della CEI
Si delinea un quadro sconfortante e oscuro. Mi spaventa

FONTI
– per l’articolo del sen. Manconi

https://alganews.wordpress.com/2017/08/19/manconi-perche-lo-sgombero-dei-profughi-di-piazza-indipendenza/

-12 agosto – mia lettera al presidente della CEI. Opinioni e relativa documentazione

https://diariealtro.it/?p=5193

21 Agosto 2017Permalink

16 agosto 2017 – Se non è razzismo, cos’è?

Mi attengo a ciò che leggo sui quotidiani che ho trovato essere coerenti nel racconto.

Canto anch’io. No, tu no. Ma perché? Perché no!
Dora, una ragazzina, cittadina italiana nata e residente in Italia, chiede di partecipare a un concorso canoro e si vede opporre un rifiuto: figlia di ghanesi ha la pelle scura.
Spiegazione del ‘signore’ del concorso: “No!!! Italiani si nasce, non si diventa e si nasce da genitori italiani…Io la penso così ed è riservato solo a italiani di fatto“.
Preciso che ho tentato di scrivere responsabile del concorso ma non ci sono riuscita; la parola ‘responsabile’ si rifiutava di stare accanto a un testo così insensato: anche le parole hanno una loro dignità
Ma il signore non è soddisfatto e precisa: “Non sono razzista, ho espresso un’opinione politica”.

In questo la storia lo conforta

Infatti… oggi il concorso canoro ieri l’iscrizione a scuola.
Non lo sa la ragazzina e forse anche chi ne rifiuta la presenza ma anche nel 1938 i primi cittadini italiani a pagare il prezzo della loro diversità, non di colore ma di appartenenza culturale, furono i bambini, gli studenti e i loro insegnanti, cacciati dalle scuole del Regno perché ebrei.
Infatti le leggi razziali nel loro testo organico furono approvate in novembre (legge 17 novembre 1938-XVI, n.1728, sulla difesa della razza italiana) quando le scuole erano già stare liberate dai cittadini italiani inaccettabili (Regio Decreto Legge 5 settembre 1938-XVI, n. 13)

A Dora trasmetto la citazione di Nelson Mandela
”Nessuno è nato odiando qualcun altro per il colore della pelle, o il suo ambiente sociale, o la sua religione Le persone odiano perché hanno imparato a odiare, e se possono imparare a odiare possono anche imparare ad amare, perché l’amore arriva in modo più naturale nel cuore umano che il suo opposto”. (Dall’autobiografia di Nelson Mandela Lungo cammino verso la libertà)

Cara Dora, sii orgogliosa di te. Non abbassare mai la testa. Altri deve essere costretto a farlo quando ti incontra.

16 Agosto 2017Permalink

15 agosto 2017 – Provo a far arrivare una lettera al giornalista che conduce Prima Pagina

Al giornalista Marco Bracconi
conduttore di Prima Pagina e
giornalista di La Repubblica
SUA SEDE

Egregio giornalista
quando ho chiamato Prima Pagina questa mattina prevedevo che non sarei stata passata. L’argomento su cui mi documento e che cerco di diffondere è noioso, non emoziona, non è rappresentabile con foto, video capaci di far rabbrividire, emozionare, commuovere.
E’ solo un pezzo di carta, il certificato di nascita, di cui tutti disponiamo, di cui dispongono i nostri figli eccezion fatta per i ‘figli degli altri’, categoria identificata per la prima volta con una legge fortemente voluta dall’allora Ministro Maroni ai tempi del quarto governo Berlusconi (legge 94/2009 art. 1, comma 22, lettera g).
Certamente l’on Ministro non li chiamò ‘figli degli altri’ ma figli nati in Italia da genitori non comunitari privi di permesso di soggiorno.
La finalità: mostrare politici burocratici muscoli ad amici ed estimatori facendo sì che una persona che voglia registrare la nascita del proprio figlio per assicurargli come dovuto il certificato di nascita si esponga al rischio dell’espulsione manifestandosi irregolare.
A questo punto, per ragioni di sicurezza della famiglia tutta il genitore ‘irregolare’ potrebbe essere indotto a nascondere il piccolo. Lo facevano anche i nostri emigrati in Svizzera cui, se ‘stagionali’, era negata la presenza dei figli (che però avevano potuto registrare regolarmente all’anagrafe in Italia).
Le pongo ora la domanda che non ho potuto farle in viva voce: ieri (14 agosto) lei ha parlato a lungo della interessante proposta di legge “Disposizioni per la formazione alla genitorialità e per il sostegno alla responsabilità educativa dei genitori” (prima firmataria on. Iori –Pd).
Si presume che in questa attività educativa i genitori siano edotti anche dell’opportunità di educare i figli al rispetto delle leggi (un esempio banale: non attraversare col rosso, usare con prudenza la bicicletta, gettare l’immondizia nei cassonetti appositi …).
Purtroppo c’è il rischio che possano spiegare ai loro figli che, disponendo del certificato che apre loro la scuola, la sanità e quant’altro è diritto dei cittadini, debbano sapersi legalmente privilegiati, diversi dai loro coetanei cui tutto ciò è negato perché legalmente inesistenti in quanto ‘non nati’. Possono aggiungere che un loro compagno di giochi può essere un fantasma?
Ora è previsto che quella norma sia cancellata dall’articolo 2 comma 3 dalla proposta “Disposizioni in materia di cittadinanza” (cd ius soli) ma – ammesso che questa legge sia approvata prima della fine della legislatura – otto senatori hanno già proposto la cancellazione dell’articolo che riporterebbe i piccoli fantasmi alla condizione di bambini. Si tratta di Paolo Romani, Bernini, Gasparri, D’Alı, Malan, Pelino, Floris, Fazzone – FI-PdL.
Se l’emendamento citato fosse approvato e di conseguenza la norma “Disposizioni in materia di cittadinanza”(cd ius soli) fosse approvata così mutilata manterremmo i fantasmi immaginati otto anni fa e genitori che ne fossero informati potrebbero educare i loro figli all’accettazione di un’esclusione che può sembrare a fondamento razzista.
Che fare?
Augusta De Piero – Udine

15 Agosto 2017Permalink

14 agosto 2017 – Dichiarazione di indipendenza dell’India

Copio da un blog di cui non trovo il nome dell’autore

agosto 15, 2013 L’indipendenza indiana e la partizione del 15 agosto 1947

Oggi non lavoro, non perché sia Ferragosto ma perché è festa nazionale; vengo svegliato dai 21 colpi di pistola sparati in onore di questa solenne festività. Il primo ministro issa la bandiera al Forte Rosso di Delhi e, supportato dall’inno nazionale indiano “Jana Gana Mana”, tiene un discorso dalle sue mura rendendo omaggio ai leaders della libertà. Poi passa la parata dell’esercito. In giro per la città c’è caos, ci sono sfilate ed eventi culturali e l’effige indiana è rappresentata ovunque, sui vestiti della gente, sulle case e sui veicoli; sento in distanza canti patriottici e osservo i grandi cartelloni che promuovono la visione cinematografica di film che ricordano quell’evento. Andare a trovare gli amici oggi è cosa ardua ma con la metropolitana ce la posso fare. Scrivo una lettera ai miei amici italiani cui farà piacere ricevere il francobollo che le Poste Indiane hanno stampato in ricordo dell’ evento. Approfittando delle promozioni commerciali che i negozi usano fare in questo giorno, mi fermo in libreria per acquistare un libro e scelgo quello di Kushwant Singh, “Un treno per il Pakistan”, del 1956, che racconta i grandi spostamenti di masse umane vive e morte ai tempi della Partizione. Egli scrive: “L’estate del 1947 non fu come le altre estati indiane. Quell’anno persino il tempo, in India, sembrava diverso. Faceva più caldo del solito e tutto era più secco e polveroso. E l’estate durò più a lungo. Nessuno ricordava un’ epoca in cui i monsoni erano giunti con tanto ritardo. Per settimane, le rare nubi produssero solo ombre. Niente pioggia. La gente continuò a dire che Dio li stava punendo per i loro peccati.”. In questo libro, l’immaginario villaggio di Mano Majra, nel Punjab indiano vicino al nuovo confine con il Pakistan, lungo la ferrovia fra Delhi e Lahore, abitato principalmente da sikh e musulmani è il teatro di quanto, violento e sanguinoso, è avvenuto realmente in tanti villaggi dell’India, quando il vicino di casa è diventato il nemico perché altri lo hanno deciso e solo perché appartiene ad una religione differente.
La libreria dedica uno spazio raccolto ai libri che raccontano quel fatto e così mi soffermo sul racconto “I figli della mezzanotte” che Salman Rushdie ha scritto nel 1980 e che quest’anno è diventato un film sotto la regia della grande Deepa Metha.

Ma cosa è successo in quell’anno? Era il 1947.
Andiamo un po’ indietro. Nel 1600, la Compagnia delle Indie orientali assume, su concessione della regina Elisabetta, il monopolio commerciale sull’oceano indiano. A quel tempo l’India fa gola per i suoi prodotti (spezie e cotone) e per i suoi tesori, oro, diamanti, perle, argento (ricordi il grande diamante Kohinoor?) e le dispute intestine tra i re indiani per il dominio delle terre favoriscono le intenzioni degli inglesi perché il dividi et impera funziona sempre, allora come oggi. Con l’Indian Act del 1784 la dirigenza della Compagnia ottiene dal governo di Londra il mandato ad agire in nome della corona inglese; e così i britannici arrivano a dominare pressoché tutta l’India che, nel 1818, diventa colonia inglese, con a capo un viceré e capitale Calcutta. Nel 1858, la Compagnia delle Indie Orientali si scioglie, e il Government of India Act sancisce la fine del grande impero Moghul spodestandone anche l’ultimo dei sovrani. Il principio della reversibilità che annette automaticamente alla corona i territori posseduti da sovrani senza eredi aiuta gli inglesi, tra il 1848 e il 1856, nella loro politica di espansione fino a che, nel 1877 la regina Vittoria viene incoronata Imperatrice delle Indie. Intanto, sin dalla metà del 19° secolo, la nazione acquisisce un nuovo spirito di nazionalismo. In questo contesto, nel 1885, Allan Octavian Hume fonda il Congresso Nazionale Indiano, un partito politico laico di centrosinistra contro l’imperialismo britannico che si batte per una partecipazione degli Indiani nel governo del Paese; nel 1916 si unisce alla Lega musulmana in questa richiesta di autonomia che ottengono nel 1921, quando gli inglesi riconoscono agli indiani potere decisionale in materia di insegnamento, opere pubbliche, industrie e agricoltura non mollando tuttavia il potere in materia di difesa, politica estera, giustizia e finanza. A capo del Congresso vi è Gandhi che, con i suoi principi di non violenza disobbedienza civile, continua la lotta per l’indipendenza. Nel 1929, nella sessione del Congresso Nazionale Indiano, viene promulgata la “Dichiarazione di indipendenza dell’India” e il 26 gennaio viene dichiarato Giorno dell’Indipendenza. Ma Gandhi non ha vita facile e, quando, nel 1930, raccoglie sale dal mare (marcia del sale), a dimostrazione della sua forte avversione al governo inglese che del sale detiene il monopolio, viene arrestato. Il Congresso non appoggia gli inglesi neppure durante la seconda guerra mondiale mantenendosi sempre in posizione neutrale, giusto per non supportare, viceversa, le idee naziste. Va detto tuttavia che molti soldati indiani combatterono valorosamente per gli inglesi. Gandhi e il Congresso non si arrendono e ancora più fortemente chiedono alla corona di lasciare l’India ma anche questa volta, siamo nel 1942, è l’incarcerazione per tutta la dirigenza del Congresso. Al movimento di opposizione non violenta del Congresso corrisponde tuttavia una serie di tumulti e sommosse che hanno caratterizzato, e da sempre, anche per motivi religiosi (musulmani contro induisti), tutto il Paese. Intanto la Lega Musulmana, che invece aveva appoggiato gli inglesi durante la Guerra, chiede la realizzazione di due nazioni e del separatismo islamico, idea mai condivisa dal Congresso. La Lega Musulmana, preoccupata di una possibile ascesa induista in una eventuale India indipendente, reclama una nazione tutta per sé, ad impronta islamica, quello che sarà il Pakistan. Mentre in Inghilterra il partito laburista vince le elezioni, il Governo inglese sembra voler liberare il Paese, ormai divenuto una bomba esplosiva, dalla sua egemonia, fino a che il 3 giugno 1947 dichiara di voler porre fine al raj britannico e di accettare l’idea di partizionamento britannica in due stati, quella che si chiama la “partizione”; il viceré decide di spostare più avanti (succederà ad agosto) la questione dopo aver visto i disordini fuori controllo in tutto il Paese. Allo scoccare della mezzanotte, il 15 agosto 1947, il nuovo primo Primo Ministro dell’India, Jawaharlal Nehru, legge il discorso decisivo, proclamando l’indipendenza dell’India dall’Impero Britannico. Ecco cosa celebra l’India oggi. Si concludono così tre secoli di dominio britannico nel mio Paese. Il 14 e 15 agosto 1947, nella Partizione dell’India, nascono due stati sovrani, il Pakistan (poi Repubblica islamica del Pakistan), con a capo Muhammad Ali Jinnah primo governatore generale e l’Unione dell’India (poi Repubblica dell’India). Si chiama Partizione perché il Bengala, provincia dell’India britannica viene diviso tra lo Stato pakistano del Bengala orientale (ora Bangladesh) e lo Stato indiano del Bengala occidentale mentre la regione del Punjab dell’India britannica viene divisa tra la provincia del Punjab dello Stato del Pakistan occidentale e lo Stato indiano del Punjab. La secessione del Bangladesh dal Pakistan con la guerra di liberazione del Bangladesh nel 1971 non è intesa in questo termine di partizione e neppure le precedenti separazioni del Ceylon (l’attuale Sri Lanka) e della Birmania (oggi Myanmar) dall’amministrazione dell’India britannica.

Ma non tutto fu così facile. Tutt’altro. Succede che i nuovi Stati del Pakistan e della nuova India, le cui frontiere vengono disegnate su base religiosa, devono scambiarsi le genti che vivono nei territori soggetti alla Partizione. Tutti i musulmani devono andare in Pakistan e tutti gli induisti e i sikh devono insediarsi in India. Migliaia e migliaia di persone su entrambi i lati dei nuovi confini muoiono nelle violenze, mentre l’intera nazione sta celebrando il Giorno dell’Indipendenza e Gandhi, a Calcutta, cerca di arginare il massacro. Infatti ormai l’odio esploso tra queste due nazioni fa sì che esse si restituiscano non solo profughi ma anche corpi massacrati spesso caricati sui treni che zeppi di cadaveri attraversano il confine, mentre al governo la situazione è sfuggita di mano. Decidono di scambiarsi persino i matti dei manicomi, oltre ai criminali peggiori, come ben descrive Saadat Hasan Manto nel suo “Toba Tek Singh” del 1955, villaggio del Punjabi pakistano.
Mi porto via anche “Freedom at Midnight” un libro che Larry Collins e Dominique Lapierre scrissero nel 1975, raccontando gli eventi dell’indipendenza indiana, fino alla morte di Gandhi.

Il 26 gennaio 1950 l’India diventa poi una Repubblica e ha la sua Costituzione, oggi la più lunga del mondo. Nel 1952, nella prima elezione generale del Paese con una franchigia universale, Nehru porta il Congresso Nazionale Indiano ad una netta vittoria e viene riconfermato nelle elezioni del 1957. La storia poi continua ma non è quella che oggi voglio raccontare. I rapporti con il Pakistan sono tuttora critici.
Torno a casa, dimenticando il frastuono, sulla linea della metro che attraversa il quartiere finanziario di Gurgaon ma lo sguardo che cade sui mendicanti al bordo delle strade mi ricorda che qualcosa, nonostante l’indipendenza, deve ancora essere messa a posto.

FONTE:
L’indipendenza indiana e la partizione del 15 agosto 1947.

14 Agosto 2017Permalink

12 agosto 2017 – Neonati dimenticati e il presidente della CEI

Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana dallo scorso mese di maggio, dopo la sceneggiata parlamentare del 15 giugno in merito alla legge sulle Disposizioni in materia di cittadinanza (cd ius soli), ha dichiarato che si tratta di un «provvedimento da sostenere e favorire » (24 giugno 2017).
Al di là del fatto che personalmente preferirei un linguaggio più discreto e meno schierato sulla politica italiana (e in questo caso mi soffermo su un punto soltanto e non su altre discusse dichiarazioni in merito ad altre norme), io chiedo: in che termini la proposta di legge è da sostenere?

Come il solito un punto dirimente viene ignorato.

L’art. 2 comma 3 infatti – che se approvato salverebbe dall’inesistenza legale i figli dei migranti senza permesso di soggiorno – non ha meritato attenzione alcuna da parte di Sua Eminenza il presidente, né il problema l’ha meritata mai nell’ambito ufficiale della chiesa cattolica (e delle chiese protestanti: un ecumenismo sulla pelle dei neonati?).
Su quell’articolo pende la richiesta di emendamento soppressivo presentata da otto senatori FI-PdL di cui riporto i nomi come ho riportato quello del cardinale (Paolo Romani, Bernini, Gasparri, D’Alı`, Malan, Pelino, Floris, Fazzone.)
Poiché non intendo lasciar perdere un problema nato nel 2009 e mai risolto, pur se non comporta oneri finanziari ed è perfettamente conforme alle norme internazionali ispirate al ‘superiore interesse del minore’…
ho scritto al cardinale, usando del suo indirizzo di arcivescovo di Perugia perché quello ho trovato. Non so se risponderà

A S. Em.za Rev.ma Cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana
Eminenza Rev.ma, cardinale Bassetti
Chi le scrive (con speranza di essere letta: sono consapevole che il mio messaggio si inserisce fra i moltissimi che Le vengono rivolti) è una cittadina italiana, battezzata cattolica quasi 80 anni fa.
Non appartengo a organizzazione alcuna ma ritengo di avere, come ognuno di noi, una precisa responsabilità verso chi non ha voce e, proprio per questo, si vede negare diritti fondamentali.
Riprendo alcune Sue parole pronunciate a proposito dei migranti, “sfida” che: “va affrontata con una profonda consapevolezza, grande coraggio e immensa carità”, senza mai disgiungerle – ha aggiunto – “dalla dimensione della responsabilità”.
Ci sono migranti che arrivano e migranti che vivono e lavorano in Italia anche come irregolari perché non hanno mai avuto il permesso di soggiorno o lo hanno perso insieme al lavoro.
Se costoro hanno dei figli che nascono sul nostro territorio dal 2009 la legge 94 (il cd pacchetto sicurezza) nega loro la registrazione della dichiarazione di nascita e quindi il certificato di nascita ai loro bambini (testo unico immigrazione dlg 218/1998 art. 6 comma 2).
Ne scrisse il 30 settembre e 1 e 2 ottobre 2015 anche il quotidiano Avvenire e tutto finì con quegli scritti.
La possibilità di eliminare la condanna all’inesistenza legale è parte ora della legge Disposizioni in materia di cittadinanza (cd ius soli, all’attenzione del Senato dal mese di ottobre 2015) dove è rappresentata dal comma 3 dell’art. 2.
L’ho espressa in un mio personale, certamente inutile ma per la mia coscienza doveroso, appello che diffondo come posso e di cui trascrivo di seguito parte del testo a chiarimento di quanto Le sto comunicando, pregandola di una autorevole dichiarazione a tutela dei piccoli che la legge italiana vuole senza identità e senza famiglia.

In un recente commento de la Repubblica, rilevando che le Disposizioni non piacciono agli italiani, si afferma: “La via della legge, però, è difficile e stretta: I CENTRISTI HANNO CHIESTO MODIFICHE AL TESTO. Se non ci saranno, senza i loro voti, un’eventuale fiducia è praticamente impossibile”.
MODIFICHE AL TESTO. QUALI?

… mi fermo sull’emendamento soppressivo dell’art. 2 comma 3 che – se approvato –manterrebbe l’infamia imposta con voto di fiducia nel 2009 per la negazione del certificato di nascita ai figli dei migranti irregolari (L. 94 art.1 comma 22 lettera g).
Lo avevano proposto, nel contesto dei lavori della Commissione Affari Costituzionali del Senato, otto senatori di FI-PdL, oggettivamente finalizzato a mantenere la condanna all’inesistenza giuridica dei nati in Italia, figli di migranti non comunitari senza permesso di soggiorno.
Una specie di nuovo ‘sacrificio di Isacco’ sull’altare del consenso al pregiudizio e all’odio.
E’ ancora in vigore.
SARÀ QUESTO IL PREZZO DA PAGARE PER FAR APPROVARE LE DISPOSIZIONI IN MATERIA DI CITTADINANZA’ (cd ius soli)?
Con vera speranza la saluto cordialmente
Augusta De Piero

P.S.: Il testo completo del mio appello si trova nel mio blog del 7 agosto
https://diariealtro.it/?p=5177

24 giugno – dichiarazioni ad Avvenire
https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/bassetti-ius-soli-accoglienza-migranti

12 Agosto 2017Permalink

9 agosto 2017 – Porte aperte contro l’indifferenza

Ho raccolto alcuni articoli da MOKED – Il portale dell’ebraismo italiano.
Ricopio il sottotitolo del più recente per identificare questa pagina ricordando anche il pezzo pubblicato nel mio blog 26 febbraio 2014   per testimoniare una memoria che non sia celebrazione

7 agosto 2017 Memoriale della Shoah di Milano
‘Porte aperte contro l’indifferenza’
“Tre anni fa, in un momento molto difficile per Milano, è stato chiesto al Memoriale della Shoah di Milano se poteva ospitare alcuni migranti, soprattutto donne e bambini, in condizioni disperate. Come fa un luogo che ha stampata a lettere cubitali all’ingresso la parola ‘Indifferenza’, a dire di no, a dire no non ospito nessuno? La leva che ci ha fatto muovere, purtroppo dai più molto poco sentita, è l’obbligo a non rimanere indifferenti”. In poche battute la Testimone della Shoah Liliana Segre spiega al Portale dell’ebraismo italiano moked.it il senso dell’iniziativa portata avanti per il terzo anno consecutivo dal Memoriale della Shoah di Milano. Un Memoriale nato proprio per volontà di Segre: da qui il 30 gennaio 1944 Liliana, allora tredicenne, e il padre Alberto  furono deportati assieme ad altri 602 ebrei. Di loro, solo in ventidue tornarono. Liliana fu tra questi, il padre no.
Il Memoriale serve a ricordare quella tragedia, a ricordare a Milano e non solo di come allora rimase indifferente di fronte al destino degli ebrei. E a chi oggi si chiede perché quel luogo, tra i simboli della Shoah italiana, sia stato aperto per un periodo di tempo per accogliere i migranti, Segre domanda, “dovevamo rimanere indifferenti? Qui non ci sono paragoni con quello che è stato, con la Shoah. È chiaro che il Memoriale è destinato ad altro e non all’accoglienza ma di fronte a un’esigenza è stato deciso, insieme alla Comunità di Sant’Egidio, di agire. E quello che rimane sono i bellissimi disegni fatti dai bambini il primo anno che abbiamo aperto le porte, un segno della loro purezza e gratitudine”. Dal 2015, anno in cui il progetto di accoglienza ha avuto inizio, il Memoriale ha offerto riparo e asilo ad oltre seimila profughi – uomini, donne, bambini – provenienti da Eritrea, Siria, Sudan e altri 23 Paesi, mettendo a loro disposizione brandine fornite dalla Protezione Civile, pasti caldi e servizi igienici, oltre all’aiuto dei volontari della Comunità di Sant’Egidio. Quest’ultima è la responsabile della gestione operativa dell’accoglienza, come ricorda il vicepresidente della Fondazione del Memoriale Roberto Jarach, che a moked.it sottolinea come “quest’anno la decisione di aprire ai profughi è stata particolarmente complicata. È un’operazione logisticamente delicata, possibile per il momento perché mettiamo a disposizione un’aerea non utilizzata. Ovviamente, non c’è nessun cambio di scopo rispetto alle finalità del Memoriale”. Che anzi nella sua opera di didattica della Memoria continua a raccogliere risultati come dimostra l’aumento progressivo, di anno in anno, dei visitatori e delle iniziative e conferenze organizzate all’interno della struttura. Tra queste, in passato una era stata dedicata proprio al tema dell’indifferenza: “Il peccato dell’indifferenza – L’Europa e i perseguitati di oggi e di ieri”,
il titolo della conferenza in cui era intervenuta tra gli altri Liliana Segre, spiegando che “Oggi non è come allora –riferendosi alla tragedia dei profughi che sbarcano sulle nostre coste, in fuga dai paesi natii, da guerre e persecuzioni – Almeno se ne parla, i governi ne discutono, non sanno come agire ma almeno ne parlano”. La Testimone aveva rievocato poi un parallelismo da molti taciuto: il ripresentarsi di persone che lucrano sulla sofferenza altrui. Allora erano i passatori, con cui Segre ebbe diretto contatto (la sua famiglia cercò di scappare in Svizzera pagando una persona per oltrepassare il confine e cercare riparo dalle persecuzioni, venendo però bloccata dall’insensibile rigidità di un soldato svizzero), che sfruttavano le vittime in cambio di denaro e promettendo la salvezza, oggi sono gli scafisti, che agiscono secondo le stesse modalità. “Oggi si parla degli scafisti della Libia – sottolineava Segre – ma anche io li ho conosciuti, sotto un altro stile di vita, o di morte se preferite, ed erano italiani, quegli italiani brava gente”.
Rispetto all’impegno per l’accoglienza al Memoriale, anche l’ebraismo milanese ha dato il suo contributo in passato, raccogliendo in collaborazione con i volontari dei City Angels indumenti per i profughi. “Un’operazione ampiamente condivisa in Comunità – sottolinea oggi Milo Hasbani, presidente assieme a Raffaele Besso della Comunità ebraica di Milano – C’è una sensibilità molto ebraica rispetto al tema dei migranti e l’aiuto è nel nostro dna. Molti di noi sono scappati da Libia, Egitto, Siria, Libano”.
Daniel Reichel

28 luglio 2017 מנחם אב 5777 5 …cultura
La cultura questo lo può fare. Mettere a disposizione gli spazi che gestisce per ospitare chi si mette in viaggio e non ha trovato ancora un approdo. L’uso dei locali del Memoriale della Shoah a Milano per ospitare quest’estate (per il terzo anno consecutivo) i profughi che non hanno un letto per la notte assume naturalmente un doppio significato simbolico e induce alla riflessione sulla dimensione epocale del movimento di umanità varia che si sta provando a gestire. È anche così che la cultura, con i suoi luoghi, dimostra di non essere solo un accessorio superfluo ma una risorsa essenziale per la società e per il suo futuro.
Gadi Luzzatto Voghera, direttore CDEC

28/10/2013 – 24 מרחשון 5774 24 Qui Milano – Cdec e Memoriale insieme per raccontare la Storia alla città 
“La Storia deve essere comunicata e spiegata, possibilmente nel contesto di una possibilità di dialogo e di interazione. Il Giorno della Memoria ogni anno fa sorgere quesiti che non possono trovare una adeguata risposta nell’arco di quell’unico momento. E’ a partire da questa esigenza, e in linea tra l’altro con quanto espresso nell’editoriale sulla Stampa del presidente UCEI Renzo Gattegna, che nasce l’idea per questa iniziativa”.
Così lo storico Michele Sarfatti, presidente della Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea, racconta il ciclo di incontri “1943-2013.
A settanta anni dalla deportazione degli ebrei da Milano e dall’Italia”. Conferenze che a partire dal pomeriggio di oggi, e per quattro lunedì consecutivi alle ore 18 approfondiranno le persecuzioni nazi-fasciste sotto diversi aspetti, con un particolare valore aggiunto, la sede dell’evento, l’Auditorium del Memoriale della Shoah presso in Binario 21 della Stazione centrale di Milano, appena inaugurato (nell’immagine). Un luogo che più di ogni altro si adatta a quello che è uno degli obiettivi primari dell’iniziativa realizzata dal Cdec proprio insieme alla Fondazione Memoriale e con la collaborazione del Consolato di Polonia: favorire l’incontro con la città. “Gli eventi sono pensati in questa modalità e orario proprio per raggiungere un pubblico di persone desiderose di approfondire, più che gli studiosi, o anche le scolaresche. Perché se è vero che i giovani sono un pubblico estremamente rilevante, sarebbe sbagliato trascurare il resto della società. Senza contare che Milano ha dimostrato più volte di avere la volontà di scoprire il Memoriale e di saperne di più” evidenzia Sarfatti, che inaugurerà oggi la rassegna, introdotto dal giornalista del Corriere della Sera Dino Messina, con un approfondimento sul periodo tra il 1938 e il 1943. Seguirà, lunedì 4 novembre, l’intervento sugli anni 1943-1945 della storica del Cdec Liliana Picciotto, presentata dal giornalista Stefano Jesurum, poi quello del direttore del Museo della Shoah di Roma Marcello Pezzetti con Antonio Carioti lunedì 11 novembre, e infine per la conferenza di Jadwiga Pinderska-Lech del Museo statale di Auschwitz, il 18 novembre. “Un intervento a cui teniamo molto in virtù dell’alto valore della collaborazione e dell’amicizia con questa istituzione” spiega il direttore del Cdec. A introdurre lo storico polacco, sarà il vicepresidente della Fondazione Memoriale e dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Roberto Jarach, che fa il punto sullo stato dell’arte del Memoriale: “Siamo lieti di poter accogliere questa iniziativa del Cdec. E in queste settimane, potranno partire anche le prime visite delle scuole al Memoriale”.

FONTI:
CDEC -Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea
Memoriale
http://moked.it/blog/2017/08/07/memoriale-della-shoah-milano-porte-aperte-lindifferenza/
… cultura
http://moked.it/blog/2017/07/28/cultura-23/
… qui Milano
http://moked.it/blog/2013/10/28/qui-milano-cdec-e-memoriale-insieme-per-raccontare-la-storia-alla-citta/
Binario 21
https://diariealtro.it/?p=2970

 

 

9 Agosto 2017Permalink

7 agosto 2017 – Un appello probabilmente inutile

LA NOTIZIA – ANSA 6 AGOSTO
“Chi è di sinistra e di centrosinistra evidentemente non può avere dubbi sull’esigenza di approvare la legge dello Ius soli entro la fine della legislatura”.
Lo ha detto l’ex sindaco di Milano e leader di Campo Progressista, Giuliano Pisapia, appena giunto alla festa nazionale di Legambiente.
PERSONALMENTE NON POSSO CHE CONDIVIDERE L’ESIGENZA ESPRESSA DA PISAPIA MA CREDO NECESSARIA UN’ATTENZIONE PUNTUALE AL PROBLEMA

COMMENTI – Molti commenti coincidono sul fatto che la legge non piace agli italiani e che (ricopio il commento esplicito che ho trovato in un articolo de La Repubblica): “La via della legge, però, è difficile e stretta: I CENTRISTI HANNO CHIESTO MODIFICHE AL TESTO. Se non ci saranno, senza i loro voti, un’eventuale fiducia è praticamente impossibile”.

MODIFICHE AL TESTO. QUALI?
Lascio perdere le migliaia di emendanti di Calderoli (evidentemente intesi a creare ostacoli insormontabili all’approvazione della legge senza alcun ragionamento sui contenuti) e mi fermo sull’emendamento soppressivo dell’art. 2 comma 3 che – se approvato –manterrebbe l’infamia imposta con voto di fiducia nel 2009 per la negazione del certificato di nascita ai figli dei migranti irregolari (legge 94 art. 1 comma 22 lettera g).
Lo avevano proposto, nel contesto dei lavori della Commissione Affari Costituzionali del Senato, otto senatori di FI-PdL, oggettivamente finalizzato a mantenere la condanna all’inesistenza giuridica dei nati in Italia, figli di migranti non comunitari senza permesso di soggiorno.
Una specie di nuovo ‘sacrificio di Isacco’ sull’altare del consenso al pregiudizio e all’odio.
E’ ancora in vigore.
SARÀ QUESTO IL PREZZO DA PAGARE PER FAR APPROVARE LE DISPOSIZIONI IN MATERIA DI CITTADINANZA’ (cd ius soli)?

7 Agosto 2017Permalink