21 settembre 2025  «Preti contro il genocidio», lunedì veglia a Roma

21 settembre 2025  «Preti contro il genocidio», lunedì veglia a Roma

La rete, nata nelle ultime settimane, ha raccolto già l’adesione di oltre 1200 sacerdoti di 34 Paesi. Non solo parroci ma anche vescovi e, al momento, un cardinale

La mobilitazione del 22 settembre per la Palestina vedrà anche la partecipazione dei “Preti contro il genocidio”, una rete nata nelle ultime settimane e che ha raccolto già l’adesione di oltre 1200 sacerdoti di 34 Paesi. Non solo parroci ma anche vescovi e, al momento, un cardinale. Si ritroveranno lunedì pomeriggio a Sant’Andrea al Quirinale per una preghiera che sarà anche un momento di mobilitazione. In rappresentanza di questa nuova realtà a manifestare a Roma saranno una cinquantina. Un momento pubblico di preghiera e testimonianza «per ribadire la condanna del genocidio in corso a Gaza e dare voce a chi non ha voce» che sarà guidato da padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, e padre Fernando García Rodriguez, superiore generale dei missionari saveriani. Nel dettaglio, alle 15 ci sarà la preghiera comunitaria presso la Chiesa di Sant’Andrea al Quirinale; alle 16 prenderà il via la marcia che percorrerà via Quattro Fontane , Piazza Barberini, via del Tritone , Piazza di Pietra al Pantheon con arrivo a Piazza Sant’Ignazio. Alle 17.30 i sacerdoti incontreranno i media presso la Chiesa del Caravita.

Al momento non risultano tra i partecipanti all’evento di Roma nomi di vescovi. In ogni caso, anche se non saranno fisicamente presenti, diversi di loro hanno dato il loro sostegno, dal cardinale di Rabat, Cristobal Lopez Romero, all’ex vicario apostolico dell’Anatolia, mons. Paolo Bizzeti. Nell’elenco dei vescovi che sostengono la rete ci sono anche il vescovo emerito di Mazara del Vallo, mons. Domenico Mogavero, e l’ex vescovo di Caserta Raffaele Nogaro. Nell’elenco dei presuli delle persone che hanno firmato la petizione figurano don Luigi Ciotti (Libera) e don Nandino Capovilla (Pax Christi), di recente cacciato da Israele dove si era recato per un pellegrinaggio.

Il termine genocidio, riferito a quanto sta accadendo a Gaza, tuttavia non è stato fatto proprio dal Vaticano. Le associazioni cattoliche intanto hanno lanciato un appello alla preghiera per la pace: domani parteciperanno all’Angelus a Piazza San Pietro, mentre lunedì 22 si terrà una veglia di preghiera a Santa Maria in Trastevere, in collegamento con il Patriarca di Gerusalemme, il cardinale Pierbattista Pizzaballa.

https://www.ilsole24ore.com/art/preti-contro-genocidio-lunedi-veglia-roma-AHUzEElC

22 Settembre 2025Permalink

5 luglio 2025 – Nuovo presidente Commissione Pontificia tutela minori

Papa Leone XIV ha nominato monsignor Thibault Verny nuovo presidente della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori il 5 luglio 2025, in sostituzione del cardinale Seán O’Malley.

5 luglio 2025

Jean-Charles Putzolu – Città del Vaticano
Monsignor Thibault Verny è il nuovo presidente della Pontificia Commissione per la tutela dei minori. Metterà la sua esperienza francese al servizio della Chiesa universale, pur conservando le sue responsabilità diocesane. Presidente del Consiglio per la prevenzione e la lotta contro la pedofilia in seno alla Conferenza episcopale del proprio Paese fino allo scorso giugno, ha passato il testimone a monsignor Gérard Le Stang, vescovo di Amiens, eletto nel corso dell’ultima assemblea plenaria.

Prima nell’arcidiocesi di Parigi e poi all’interno della Conferenza dei vescovi di Francia, monsignor Verny ha partecipato attivamente alla lotta contro gli abusi nella Chiesa, dedicandosi all’ascolto e all’accompagnamento delle vittime, nonché alla necessaria interazione con le autorità civili e giudiziarie. Egli vede nella propria nomina anche una forma di riconoscimento del lavoro svolto dalla Chiesa francese con l’istituzione della Ciase (Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa), fino alla pubblicazione del rapporto del suo presidente Jean Marc Sauvé, e all’istituzione dell’Inirr, istanza di riparazione e risarcimento. Il presule intende proseguire il lavoro del suo predecessore, il cardinale cappuccino statunitense Seán Patrick O’Malley, con cui ha avuto modo di collaborare più volte, per radicare una cultura della protezione delle persone vulnerabili. Lo confida in questa intervista ai media vaticani.

Monsignor Verny, lei assume la presidenza della Pontificia Commissione per la tutela dei minori, istituita da Papa Francesco nel marzo 2014. Leone XIV l’ha scelta per succedere al cardinale O’Malley che ha da poco compiuto 80 anni. Come accoglie la nomina?

Tre parole mi sono venute in mente e nel cuore. Innanzitutto la parola umiltà di fronte all’importanza e alla gravità della missione e delle sfide che ne derivano. Poi la parola gratitudine, nei confronti del nostro Santo Padre, Leone XIV, per la fiducia che mi ha dimostrato; gratitudine ovviamente anche nei confronti del cardinale O’Malley, con il quale ho avuto occasione di collaborare nella Pontificia Commissione, e per tutto il suo lavoro. La terza parola è determinazione a proseguire e approfondire questo lavoro.

Lei ha esperienza all’interno della Conferenza episcopale su questo delicato tema. Ora potrà metterla a frutto per la Chiesa universale…

In Francia, la mia missione, prima nell’arcidiocesi di Parigi e poi nella Conferenza episcopale, mi ha permesso di ascoltare le vittime e di accompagnarle nel loro cammino. È stata un’esperienza decisiva. Ho anche avuto modo di lavorare con gli interlocutori della società civile, in particolare della giustizia, con i quali abbiamo potuto mettere a punto protocolli di lavoro che hanno permesso di stabilire una metodologia. È anche significativo poter lavorare con le autorità civili, oltre, naturalmente, a tutte le diocesi di Francia.

Quali saranno, secondo lei, le priorità della Pontificia Commissione e le sue priorità per la Chiesa universale?

Penso innanzitutto ai membri della Commissione per la tutela dei minori e a tutti coloro che vi lavorano. Sono commosso dal poter continuare ad approfondire questo lavoro con ciascuno dei membri e con la squadra in carica. Le priorità saranno quelle di proseguire il lavoro già presentato attraverso la relazione annuale, le iniziative nei Paesi che ne hanno bisogno e attraverso il progetto Memorare per sostenere le Chiese nell’accoglienza e nell’accompagnamento delle vittime. Prossimamente saranno pubblicate le linee guida. Forniscono indicazioni per l’accompagnamento e la protezione dei minori. Un altro punto che mi sembra importante sarà quello di poter mettere in rete le iniziative. Troppo spesso i singoli Paesi lavorano per conto proprio. È necessario invece potersi sostenere a vicenda e poter condividere ciò che si fa.

Qual è, secondo lei, l’importanza del lavoro con le vittime e del loro accompagnamento?

La Pontificia Commissione non ha il compito di sostituirsi alle strutture locali e alle Conferenze episcopali. Si tratta di sensibilizzare i diversi episcopati, gli ordini e le congregazioni religiose nei vari Paesi, sull’ascolto e l’accompagnamento specifico delle vittime. All’interno della Pontificia Commissione per la tutela dei minori è fondamentale che ci siano le vittime, i loro genitori ed i familiari che portano la propria esperienza insostituibile. Mi sembra che dobbiamo continuare a implementare una mentalità, una cultura, all’interno delle Chiese per diffondere la protezione dei minori e far sì che diventi naturale, sia nella Chiesa, sia nelle famiglie e anche nella società.

Qual è la sua valutazione del lavoro della Pontificia Commissione così come l’ha visto dalla sua diocesi, e in particolare nel clima di ostilità, o almeno di diffidenza, da parte di alcuni settori dell’opinione pubblica, che la stessa Commissione e la Chiesa hanno dovuto affrontare?

Penso che il termine ostilità non sia necessariamente adeguato. Direi piuttosto esigenza. Esigenza nei confronti della Chiesa per quanto riguarda la sua missione, il suo posto nella società e l’aspettativa di una Chiesa veramente esemplare, in grado di prendersi cura delle persone vulnerabili e in particolare dei minori. C’è questa parte di umiltà che la Chiesa deve avere, il riconoscimento della verità per poter guardare al futuro. Per quanto riguarda tutto il lavoro svolto dalla Pontificia Commissione sin dalla sua creazione, esso deve continuare a radicarsi sia nel panorama romano, quello della Curia, sia in quello delle Conferenze episcopali e delle congregazioni religiose. E il rapporto annuale contribuisce in tal senso.

A un certo punto, si poteva pensare che la fiducia fosse venuta meno tra i fedeli, o una parte di essi, e i rappresentanti della Chiesa. Oggi è stato fatto un lavoro di riconciliazione? È necessario continuare su questa strada?

Rimango cauto. La fiducia non si ottiene per decreto. Si guadagna e si costruisce giorno dopo giorno. C’è la tentazione di voler parlare d’altro, di voler voltare pagina. Tuttavia, il lavoro di verità e di accompagnamento delle vittime deve continuare. La protezione dei minori rimane e sarà sempre un tema di attualità. È questa la condizione per cui il Vangelo sarà ascoltabile e credibile.

Monsignor Verny presidente della Pontificia Commissione per la tutela dei minori – Vatican News


 

12 Settembre 2025Permalink

30 agosto 2025 _ Da Avvenire di oggi

Appello interreligioso alle Istituzioni Italiane, ai cittadini e ai credenti in Italia

Questo appello nasce dalla convinzione dell’improrogabile necessità di favorire qualsiasi iniziativa di incontro per arginare l’odio, salvaguardare la convivenza, purificare il linguaggio e tessere la pace. Responsabilità di singoli e di soggetti collettivi!
È un appello che esprime il tanto che unisce, messo a dura prova da quanto sta accadendo, ma nella certezza che il dialogo deve trovare le soluzioni a quanto umilia le nostre fedi e resistere. Ciascuno di noi – primi firmatari – avrebbe certamente qualcosa da aggiungere per esprimere il dolore che proviene dalle rispettive comunità, nelle quali vi sono posizioni e convinzioni diverse, così come aspettative rispetto a determinati fatti e scelte. L’appello è aperto a quanti condividono questa preoccupazione unitaria che genera responsabilità comune, mettendo da parte, in questo documento, quanto divide, per rafforzare ciò che ci unisce, nello sforzo comune di capire il dolore e le ragioni dell’altro, generando un impegno rinnovato per trovare soluzioni giuste e durature per tutti. In modo particolare, l’appello è aperto al “Tavolo delle religioni” che da tre anni si trova presso la sede della CEI nell’intento di cercare una “Via italiana del dialogo interreligioso”.

***
Appello alle Istituzioni Italiane, ai cittadini e ai credenti in Italia

“Sta lontano dal male e fa il bene, cerca e persegui la pace”. (Salmo 34, 15)
“Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli
che sono nel pianto”. (Rm 12,15)
“Abbiamo prescritto ai figli di Israele che chiunque ucciderà una persona
è come se avesse ucciso l’intera umanità, e chiunque avrà dato la vita a una persona sarà come se avesse dato la vita all’intera umanità.
Sono giunti loro i Nostri inviati con le prove chiare eppure molti di loro,
pur dopo questo, sono stati intemperanti sulla terra”. (Corano, V: 32)

La coscienza dei tempi oscuri che stiamo attraversando e del potere di illusione che soffia anche sulla tragedia in corso in Medio Oriente, ci richiama, come leader di comunità religiose, come credenti e come
cittadini, a denunciare l’insinuarsi di pericolose generalizzazioni e dannose confusioni tra identità politiche, nazionali e religiose e ci spinge a richiamare alla cautela nello scambio di informazioni e alla pacatezza nei toni e nelle azioni.
L’abuso della religione per la sopraffazione altrui ci costringe ad assistere a una polarizzazione che si nutre di un fanatismo travestito da servizio verso il nostro comune Dio e il bene dei fedeli, assecondando una falsa giustizia superiore e nascondendosi dietro una finta fratellanza.
Il giustizialismo populista, una folle prospettiva suprematista e la mediatizzazione di un vittimismo sordo alle ragioni della responsabilità ci obbligano a denunciare una strumentalizzazione anche della politica: si tratta di un male che si nasconde dietro il paravento della “maggior ingiustizia dell’altro”, e che mira solo a rendere tutte le parti in gioco pedine inconsapevoli della distruzione del mondo ricostruito e ricostituito nel secondo dopoguerra.
Dobbiamo denunciare la nefandezza di una propaganda che, sfruttando ingenuità e visceralità, ottenebra un discernimento sano e banalizza il senso profondo della nostra stessa umanità, inducendo a schierarsi l’uno contro l’altro, ma mai a favore del Bene, fomentando alternativamente antisemitismo e islamofobia o rianimando le inveterate avversioni al cristianesimo cattolico e alle religioni in generale, anziché collaborare insieme per una vera Pace. Condividere originalità, curiosità per i significati dei nostri testi sacri, con studio e conoscenza, e difendere da ogni abuso e distorta interpretazione, che allontanano verso derive dell’odio, pregiudizio e violenza altrui.
L’odio e la violenza non hanno mai alcuna legittimità, portano solo alla diffusione della crudeltà di chi cura ambiguamente interessi paralleli volgarizzando e corrompendo le interpretazioni e la natura autentica dei testi sacri per benedire l’uso delle armi e organizzare la morte dell’altro. “Nessuna sicurezza sarà mai costruita sull’odio. La giustizia per il popolo palestinese, come la sicurezza per il popolo israeliano, passano solo per il riconoscimento reciproco, il rispetto dei diritti fondamentali e la volontà di parlarsi” (Dichiarazione “Fermi tutti” di Bologna).
Il dovere di lavorare per una responsabile convivenza ci richiama come religiosi alla necessità di promuovere coesione sociale sulla base di valori condivisi, a fronte della grande costernazione che ci suscita il dolore degli altri.
Bisogna ripartire dalla testimonianza della sacralità della vita e dalla santità della terra come doni di Dio che nessuno possiede in esclusiva a discapito dell’altro. Questo patrimonio va custodito insieme come occasione per riconoscere la dinamica della scienza sacra, la fratellanza autentica e la vera Pace nella vittoria dello Spirito sulla tragica ostinazione al male.
“Incontriamoci tutti!”, incontriamoci subito – almeno in Italia – vescovi, rabbini e imam, dalle varie regioni. Un incontro semplice, diretto, non convenzionale né confessionale, per testimoniare insieme una responsabilità comune (Lettera aperta “Incontriamoci tutti” della COREIS da Milano). Una responsabilità che sappia trasmettere il messaggio autentico di pace, speranza, carità, fratellanza e giustizia dei discendenti di Abramo anche attraverso soluzioni concrete: auspichiamo che, sulla scia di questo messaggio, le nostre comunità religiose possano promuovere attività locali e nazionali, culturali e formative, con l’attivo coinvolgimento delle Istituzioni nazionali e delle amministrazioni comunali.
Dobbiamo assieme riconoscere quel germe di odio che pianifica anche qui la devastazione e l’abuso di spazi reali e ideali. Lo sviluppo del nostro Paese si è affermato grazie ai ponti tra comunità antiche e di nuova immigrazione che siamo chiamati a difendere attraverso la prova della convivenza e il rigetto del
nemico inventato. Poter credere che esiste un domani libero verso il quale alzare lo sguardo e impegnarsi assieme.
Come segno di speranza, in queste settimane, in alcune città italiane, religiosi ebrei, cristiani e musulmani hanno già trovato l’ispirazione e il coraggio per incontrarsi e confrontarsi, nella preghiera e nella fede certa che la Giustizia divina non si riveste delle barbarie cui l’umanità sembra oggi essersi assuefatta nella “normalizzazione del male”.
Il 23 luglio è stata infatti diffusa la dichiarazione congiunta “Fermi Tutti” dell’Arcivescovo di Bologna, Card. Matteo Zuppi, e del Presidente della Comunità Ebraica di Bologna, Daniele De Paz, “Sulla guerra a Gaza e sulla responsabilità comune per la pace”. Un appello ai credenti e ai cittadini a unire le proprie voci per reagire alla guerra in corso dentro la striscia di Gaza e gli attacchi su Israele: “Tacciano le armi, le operazioni militari in Gaza e il lancio di missili verso Israele. Siano liberati gli ostaggi e restituiti i corpi. Si sfamino gli affamati e siano garantite cure ai feriti” (Dichiarazione “Fermi tutti” di Bologna).

L’appello di Bologna ha avuto un precedente e un seguito significativi:
• la Marcia per la Pace del 5 dicembre 2023 a Bologna, guidata dal Card. Matteo Zuppi, dal Presidente della Comunità Ebraica, Daniele De Paz, e dal Presidente dell’UCOII, Yassine Lafram, con la partecipazione di centinaia di cittadini;
• il 24 luglio la COREIS Italiana ha aderito all’appello inviando la lettera di sostegno “Incontriamoci tutti”, rivolta anche alla CEI, all’UCEI, all’Assemblea Rabbinica Italiana, all’Arcivescovo di Milano e alla Senatrice Liliana Segre;
• il 4 agosto anche il “Tavolo della Speranza”, costituito a Torino da rappresentanti cristiani, ebrei, musulmani e laici, ha sostenuto pubblicamente l’appello. “La coscienza dei credenti, indipendentemente dalla fede di appartenenza, non può non essere fortemente turbata dalle notizie provenienti dal
teatro di guerra e l’impegno personale nella preghiera e nel dialogo è l’unico modo per liberarsi dal senso di impotenza che, per ammissione dello stesso Papa Leone XIV, sta attanagliando chi invoca la tregua e l’accordo”.
Siamo grati per queste testimonianze di una reazione e di un coordinamento da parte di diversi esponenti interreligiosi che vogliono ora, con questa dichiarazione nazionale, promuovere una chiarezza di intenzioni, di metodo e linguaggio, di contenuti e di finalità, per giungere alla vera pace e, soprattutto, in nome della nostra comune responsabilità, a preservare l’autentica dignità di ogni comunità religiosa e di ogni essere umano.

Noemi Di Segni
Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI)
Yassine Lafram
Presidente dell’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia (UCOII)
Abu Bakr Moretta
Presidente del Comunità Religiosa Islamica Italiana (COREIS)
Naim Nasrollah
Presidente della Moschea di Roma
Imam Yahya Pallavicini
Comunità Religiosa Islamica Italiana (COREIS)
Cardinale Matteo Maria Zuppi
Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI

 

30 Agosto 2025Permalink

29 agosto 2025 _ Cristiani, musulmani ed ebrei per la pace: “Bisogna arginare l’odio”

Cristiani, musulmani ed ebrei per la pace: “Bisogna arginare l’odio”

Da Roma un appello che risuona soprattutto per il Medio Oriente, teatro di conflitti e tensioni, con la proposta di un incontro tra vescovi, rabbini e imam in Italia che sia “diretto, non convenzionale né confessionale, per testimoniare insieme una responsabilità comune”

Vatican News

«Questo appello nasce dalla convinzione dell’improrogabile necessità di favorire qualsiasi iniziativa di incontro per arginare l’odio, salvaguardare la convivenza, purificare il linguaggio e tessere la pace. Responsabilità di singoli e di soggetti collettivi!». È con queste parole che prende avvio l’appello interreligioso diffuso a Roma oggi e promosso dai rappresentanti delle comunità ebraiche, cristiane e musulmane di tutta Italia.

Le firme del documento

L’appello, firmato da Noemi Di Segni (Unione delle comunità ebraiche italiane), Yassine Lafram (Unione delle comunità islamiche d’Italia), Abu Bakr Moretta e Yahya Pallavicini (Comunità religiosa islamica italiana), Naim Nasrollah (presidente della Moschea di Roma) e dal cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, richiama la necessità di «trovare soluzioni a quanto umilia le nostre fedi e resistere».

L’attenzione per il Medio Oriente

Parole che risuonano soprattutto per il Medio Oriente, teatro di conflitti e tensioni sempre più tragiche. «La coscienza dei tempi oscuri che stiamo attraversando e del potere di illusione che soffia anche sulla tragedia in corso in Medio Oriente, ci richiama, come leader di comunità religiose, come credenti e come cittadini, a denunciare l’insinuarsi di pericolose generalizzazioni e dannose confusioni tra identità politiche, nazionali e religiose». I firmatari denunciano inoltre la “nefandezza di una propaganda che, sfruttando ingenuità e visceralità, ottenebra un discernimento sano e banalizza il senso profondo della nostra stessa umanità”, fomentando antisemitismo, islamofobia e avversione verso il cristianesimo cattolico e le religioni in generale. “Nessuna sicurezza sarà mai costruita sull’odio. La giustizia per il popolo palestinese, come la sicurezza per il popolo israeliano, passano solo per il riconoscimento reciproco, il rispetto dei diritti fondamentali e la volontà di parlarsi”.

Una proposta concreta

Da qui la proposta concreta di un incontro tra vescovi, rabbini e imam in Italia: «Un incontro semplice, diretto, non convenzionale né confessionale, per testimoniare insieme una responsabilità comune», con l’auspicio che le comunità religiose possano promuovere attività locali e nazionali con il coinvolgimento delle istituzioni. «Il dovere di lavorare per una responsabile convivenza ci richiama come religiosi alla necessità di promuovere coesione sociale sulla base di valori condivisi», si legge ancora nell’appello, che si conclude con un ringraziamento per le testimonianze maturate nelle scorse settimane a Bologna, Milano e Torino, come segno di speranza in un tempo segnato dalla violenza.


Cristiani, musulmani ed ebrei per la pace: “Bisogna arginare l’odio” – Vatican News

29 Agosto 2025Permalink

18 agosto _ Dal Corriere della Sera : Un testo del giurista Sabino Cassese

Prima pagine del Corriere della sera.  18 agosto
Cosa ci dice quell’incontro tra i due zar  di Sabino Cassese

Trump, 79 anni, imprenditore immobiliare, al secondo mandato come presidente degli Stati Uniti, e Putin, 72 anni, al potere come primo ministro e come presidente della Russia da 26 anni, sono due tipici rappresentanti di quella che, nel suo ultimo libro, Giuliano da Empoli ha chiamato «l’ora dei predatori»
Il libro è uscito in Francia con il titolo «L’heure  des prédateurs», edito da Gallimard 2025.

Pag  28_I rapporti.
Il vertice tra i presidenti americano e russo  ha certamente toccato questioni  oltre la  guerra in  Ucraina

L’incontro tra  i predatori di Sabino Cassese

Che cosa si siano detti ha poca importanza, perché i predatori, quando si incontrano, si annusano e misurano la forza reciproca, non scambiano idee e propositi.
Possiamo però immaginare che cosa i due abbiano pensato. L’enigmatico ex funzionario del Kgb vive nel culto di Pietro il Grande e di Caterina II e vede l’espansione a Occidente come movimento naturale della Russia.  Caterina II era prussiana e il suo preferito e amato generale Potemkin era il conquistatore di quella zona dell’Ucraina che la Russia rivendica.L’imprevedibile presidente americano, abile nell’alternare parole e silenzi per tenere l’opinione pubblica sospesa, aspira più di ogni altri ad apparire e ad essere il padrone del mondo, pensando, quindi, a una globalizzazione molto diversa da quella che finora si è realizzata, dove al centro sta lui e non l’Onu.

Se non possiamo indovinare né quel che si sono detti, né il risultato dell’incontro, possiamo intuire quale ne sia stato l’oggetto e quale il ruolo dei protagonisti

Quanto all’oggetto, è sicuro che le due parti non abbiano solo discusso la questione ucraina. Conveniva a Trump perché questo attenua la concessione che ha fatto a un aggressore, colpito da un mandato di arresto della Corte penale internazionale, ricevendolo come un sovrano sul territorio della nazione che rappresenta.
Conveniva allo zar perché serve ad occultare eventuali cedimenti o arretramenti.
Conveniva ad ambedue, quindi, una decisione «a pacchetto», nella quale alla questione principale se ne aggiungono altre, per raggiungere un accordo con concessioni reciproche.
Quanto al ruolo di Trump, è evidente che, come gli è consueto, abbia tentato di sommarne più di uno: quello di esploratore in vista di futuri negoziati; quello di delegato dei Paesi europei, per avviare più equilibrati negoziati con gli interessati principali; quello di pacificatore, una specie di Onu monocratico, per supplire all’evidente fallimento dell’organizzazione internazionale in questa vicenda; quello di mediatore; quello di rappresentante dell’Occidente. Così è riuscito a coprire il fatto che non può presentarsi come il vicino di casa dell’aggredito, né come l’alleato, né come il giudice terzo tra due parti in conflitto tra di loro. Dunque, ha svolto un ruolo multifunzionale, così legittimando una sua veste di padrone del mondo.

Altrettanto ricca la panoplia dei ruoli di Putin: ha dovuto dare legittimazione all’invasione di una nazione vicina, difendendosi dall’accusa di aggressore; rinverdire il ruolo della Russia come potenza mondiale che ha spartito la gestione del mondo con l’America; dare una giustificazione della propria espansione verso Occidente.
Lo scenario aperto da questo incontro prospetta due nuove realtà, una che riguarda il mondo intero e l’altra che riguarda l’Europa.
Quella che riguarda il mondo intero ha a che fare con la globalizzazione. Essa si è svolta finora mediante il multilateralismo, la cessione di compiti regolatori a organismi universali, e in forme pubblicistiche. Ora, la globalizzazione di cui è portatore il presidente degli Stati Uniti si svolge in forza del ruolo globale di una sola nazione e vede come attori globali grandi imprese private americane. Dunque, è una globalizzazione diversa, che cambia l’ordine del mondo, da multilaterale a uni-nazionale, da statale a privatistico.

L’altra prospettiva riguarda l’Europa. Pietro il Grande nel ‘600 e Caterina II nel ‘700 hanno sempre guardato al modello occidentale e mirato all’espansione russa in Occidente. La politica estera della Francia, fino a metà dell’Ottocento, è stata quella di favorire la mancata unificazione germanica in funzione di cuscinetto rispetto all’avanzata russa (allora l’Ucraina non esisteva e la Polonia era debolissima). Fu Tocqueville che richiamò l’attenzione sulla «necessità di evitare il pericolo di cadere presto o tardi sotto il gioco e l’influenza diretta e irresistibile degli zar» (sono parole scritte nel 1850 nei suoi «Souvenirs») e che quindi l’interesse dell’Europa fosse di favorire l’unità tedesca per impedire questa penetrazione della Russia. Oggi questo ruolo di cuscinetto si è ampliato perché la Germania è unificata e la Polonia più forte. L’Ucraina è divenuta il terreno di scontro.
D’altra parte, bisogna considerare, anche se non si condividono, le parole di un noto studioso realista di scienze politiche americano, John J. Mearsheimer, secondo il quale chiunque abbia familiarità con la geopolitica avrebbe dovuto prevedere che «l’Occidente si stava infiltrando in Russia e ne minacciava gli interessi strategici. L’Ucraina, una pianura sterminata che avevano attraversato la Francia napoleonica, la Germania imperiale e la Germania nazista per attaccare la Russia vera e propria, è un cuscinetto strategico di enorme importanza per Mosca». Quasi sicuramente il presidente russo non ha letto «The Great Delusion: Liberal Dreams and International Realities», il libro del politologo americano (tradotto in italiano dalla Luiss University Press), ma altrettanto sicuramente la pensa allo stesso modo.

17 agosto 2025

https://www.corriere.it/opinioni/25_agosto_17/cosa-ci-dice-quell-incontro-tra-i-due-zar-ebf07a99-1b69-47f5-a8a4-94459e9f2xlk.shtml?refresh_ce

 

18 Agosto 2025Permalink

30 luglio 2025 – Sono solo notizie

PRO  memoria   1

TEL AVIV, 28 luglio 2025, 18:43

Ong israeliane, a Gaza si sta commettendo un genocidio

Redazione ANSA

Per la prima volta dall’inizio del conflitto, due ong israeliane, B’Tselem e Medici per i Diritti Umani hanno pubblicato due rapporti diversi secondo cui “Israele sta commettendo un genocidio a Gaza”.

“Nulla ti prepara alla consapevolezza di far parte di una società che sta commettendo un genocidio.

PRO  MEMORIA 2

30 luglio2015

Mattarella: ‘La Russia ha cancellato l’equilibrio della pace, a Gaza situazione intollerabile’

Al Quirinale la cerimonia di consegna del ‘Ventaglio’. ‘L’antisemitismo si alimenta di stupidità. Oggi molti protagonisti vogliono essere temuti. Si tenta di demolire l’Onu per egoismi di potere’

30 luglio 2025, 18:14

Redazione ANSA

 “Prosegue, angosciosa, la postura aggressiva della Russia in Ucraina: un macigno sulle prospettive del continente europeo e dei suoi giovani”.

Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante la cerimonia del Ventaglio al Quirinale.

“L’aggressione della Russia all’Ucraina ha cambiato la storia d’Europa. “E’ ben noto che i Paesi dell’Unione e della Nato che, insieme alla Russia, si affacciano sul Mar Baltico nutrono la grave preoccupazione, se non – come viene enunciato – la convinzione che la Russia, dopo quella all’Ucraina, coltivi il proposito di altre, nuove iniziative di aggressione, a scapito della loro sicurezza se non addirittura della indipendenza di alcuni di essi”.

“Sul piano della realtà delle relazioni internazionali la scelta e la postura della Russia hanno, più che stravolto, cancellato l’equilibrio; equilibrio che garantisce la pace e dissuade da avventure di guerra. E’ la storia – maestra di vita – che insegna che, fin tanto che non saremo riusciti a eliminare dalla vita internazionale le tentazioni di dominio su altri popoli (ciò che, più o meno, equivale a far scomparire il male dall’umanità), è l’equilibrio che impedisce di seguire le tentazioni di dominio”.

Servono “adeguate capacità difensive dei Paesi raccolti nell’Unione Europea, perché questa possa realmente svolgere il ruolo cui è chiamata: essere attrice di sicurezza e promotrice di pace. A questo corrisponde l’urgente necessità della costruzione della politica estera e di difesa comune. Comune politica estera e di difesa anche allo scopo di rendere effettiva e non illusoria la sovranità dei suoi Paesi membri, condividendone aspetti di dimensione sovranazionale”.

“E’ ben noto che i Paesi dell’Unione e della Nato che, insieme alla Russia, si affacciano sul Mar Baltico nutrono la grave preoccupazione, se non la convinzione che la Russia, dopo quella all’Ucraina, coltivi il proposito di altre, nuove iniziative di aggressione, a scapito della loro sicurezza se non addirittura della indipendenza di alcuni di essi. Questi mutamenti – così profondi e inattesi – hanno provocato, tra le altre conseguenze, un comprensibile disorientamento nelle pubbliche opinioni. Disorientamento aggravato da una abile e perversa opera di diffusione di false notizie e false raffigurazioni”.

Mattarella denuncia inoltre “una diffusa tendenza alla contrapposizione irriducibile, alla intolleranza alle opinioni diverse dalle proprie, al rifugio in slogan superficiali e in pregiudizi, tra i quali riaffiora, gravissimo, l’antisemitismo, che si alimenta anche di stupidità”.

Sul Medio Oriente, ha aggiunto, “è persino scontato affermare che la situazione a Gaza diviene, di giorno in giorno, drammaticamente più grave e intollerabile; e speriamo che alle pause annunciate corrispondano spazi di effettivo cessate il fuoco”.

“Due mesi addietro, in una delle occasioni più solenni del Quirinale – l’incontro, per la nostra Festa nazionale, con gli ambasciatori che rappresentano in Italia i Paesi di ogni parte del mondo – dopo avere ricordato l’orrore del barbaro attacco di Hamas del 7 ottobre di due anni fa, con tante vittime tra inermi cittadini israeliani e con l’ignobile rapimento di ostaggi, ancora odiosamente trattenuti, ho sottolineato come sia inaccettabile il rifiuto del governo israeliano di rispettare a Gaza le norme del diritto umanitario, ricordato pochi giorni fa da Leone XIV”, ha proseguito il presidente della Repubblica. “Ho aggiunto, in quell’incontro, che è disumano ridurre alla fame un’intera popolazione, dai bambini agli anziani e che è grave l’occupazione abusiva, violenta, di territori attribuiti all’Autorità Nazionale Palestinese in Cisgiordania. Ho espresso l’allarme per la semina di sofferenza e di rancore che si sta producendo, che, oltre ad essere iniqua, contrasta con ogni vera esigenza di sicurezza”.

“L’incredibile bombardamento della Parrocchia della Sacra Famiglia di Gaza è stato definito un errore. Da tanti secoli, da Seneca a S. Agostino, ci viene ricordato che ‘errare humanun est, perseverare diabolicum'”, ha sottolineato quindi, aggiungendo che “si è parlato di errori anche nell’avere sparato su ambulanze e ucciso medici e infermieri che recavano soccorso a feriti, nell’aver preso a bersaglio e ucciso bambini assetati in fila per avere acqua, per l’uccisione di tante persone affamate in fila per ottenere cibo, per la distruzione di ospedali uccidendo anche bambini ricoverati per denutrizione. E’ difficile, in una catena simile, vedere una involontaria ripetizione di errori e non ravvisarvi l’ostinazione a uccidere indiscriminatamente.
Una condizione raffigurata, in maniera emblematica, dal bambino accolto con sua madre in un ospedale italiano, dopo aver perduto il padre e nove fratelli – tutti bambini – nel bombardamento della sua casa”.

“Oggi molti protagonisti della vita internazionale aspirano a essere temuti più che stimati e ammirati”, ha poi sottolineato il capo dello Stato ricordando come in passato “l’aspirazione di numerosi Stati – grandi, medi e piccoli – fosse di essere, piuttosto che temuti, ammirati per il loro sistema e stile di vita; ed essere, di conseguenza, ascoltati e seguiti”.  Il presidente della Repubblica ha parlato di “una diffusa tendenza alla contrapposizione irriducibile, alla intolleranza alle opinioni diverse dalle proprie, al rifugio in slogan superficiali e in pregiudizi, tra i quali riaffiora, gravissimo, l’antisemitismo, che si alimenta anche di stupidità”.

Aspirare a essere temuti più che stimati e ammirati “può, forse, produrre qualche vantaggio nell’immediato ma colpisce, incrina ampiamente e forse azzera, per il futuro, fiducia, prestigio, autorevolezza; e, quindi, stabile ed effettiva influenza nella comunità internazionale. Vengono ignorate le esperienze che la storia presenta con evidenza: autentiche lezioni, da non dimenticare; perché la vita del mondo non inizia oggi e tanto è stato già visto nel passato. I tanti elementi di novità che contrassegnano questa nostra epoca dovrebbero indurre a ben altre scelte”.

Tante “sfide si presentano, nuove e globali. Nemici allarmanti e comuni dell’umanità – di qualsiasi Paese e regime politico – si sono presentati in questi anni e vanno contrastati e prevenuti con strumenti comuni, inevitabilmente globali”. Ad esempio, ha aggiunto Mattarella, “la crescente polarizzazione delle ricchezze, con un numero molto ristretto di persone che dispone di immensi patrimoni a fronte, oltre che di grandi sacche di povertà, di una tendenza alla progressiva riduzione delle prospettive della gran parte delle società e dei giovani di ogni nazione, con grave, molto grave, aumento di insicurezza sociale”.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha rimarcato infine “la tendenza, da più parti coltivata, di accantonare l’irrinunziabile centralità del multilateralismo. Anche attraverso il tentativo di screditare e demolire il ruolo dell’Onu, dei suoi organismi, delle sue agenzie, facendo perno su lacune e scarsa efficacia della sua azione: condizioni che, in larga misura, derivano da limiti e privilegi prodotti da egoismi di potere di singoli stati, a partire dall’antistorico diritto di veto”. “Chiediamoci: il mondo sarebbe stato migliore senza l’Onu?”, ha aggiunto.

Servono quindi,, ha concluso, “adeguate capacità difensive dei Paesi raccolti nell’Unione Europea, perché questa possa realmente svolgere il ruolo cui è chiamata: essere attrice di sicurezza e promotrice di pace. A questo corrisponde l’urgente necessità della costruzione della politica estera e di difesa comune. Comune politica estera e di difesa anche allo scopo di rendere effettiva e non illusoria la sovranità dei suoi Paesi membri, condividendone aspetti di dimensione sovranazionale”.

30 Luglio 2025Permalink

30 luglio 2025 _ Recupero una dichiarazione congiunta dell’Arcivescovo di Bologna e del Presidente della Comunità ebraica della stessa città

Un documento importane cui ha aderito anche la senatrice Segre
Ne da notizia Avvenire del 24 luglio

E’ stata diffusa alcuni giorni fa la dichiarazione congiunta dell’Arcivescovo Card.
Matteo Zuppi e del Presidente della Comunità Ebraica di Bologna, Daniele De
Paz, “Sulla guerra a Gaza e sulla responsabilità comune per la pace”.
Di seguito il testo della dichiarazione:
Noi, rappresentanti delle comunità cristiana ed ebraica a Bologna, figli dell’Unico
Dio pacifico e misericordioso, riconoscendoci Fratelli tutti, uniamo la nostra voce
consapevoli della gravità dell’ora presente e della responsabilità morale che ci
unisce come credenti e come cittadini.
Di fronte alla devastazione della guerra nella Striscia di Gaza diciamo con una
sola voce: fermi tutti. Tacciano le armi, le operazioni militari in Gaza e il lancio
di missili verso Israele. Siano liberati gli ostaggi e restituiti i corpi. Si sfamino gli
affamati e siano garantite cure ai feriti. Si permettano corridoi umanitari. Si cessi
l’occupazione di terre destinate ad altri. Si torni alla via del dialogo, unica
alternativa alla distruzione. Si condanni la violenza.
Ci uniamo al grido dell’umanità ferita che non vuole e non può abituarsi all’orrore
della violenza: basta guerra. È il grido dei palestinesi e degli israeliani e di
quanti continuano a credere nella pace, coscienti che questa può arrivare solo
nell’incontro e nella fiducia, che il diritto può garantire nonostante tutto. Come
ricorda il Salmo: «Cercate la pace e perseguitela» (Sal 34,15). E come
insegna la sapienza antica: «Chi salva una vita, salva il mondo intero». Ma è
tragicamente vero il contrario: chi uccide un uomo uccide il mondo intero.
Condanniamo ogni atto terroristico che colpisce civili inermi. Nessuna causa può
giustificare il massacro di innocenti. Troppi bambini sono morti. Nessuna
sicurezza sarà mai costruita sull’odio. La giustizia per il popolo palestinese,
come la sicurezza per il popolo israeliano, passano solo per il riconoscimento
reciproco, il rispetto dei diritti fondamentali e la volontà di parlarsi.
Rigettiamo ogni forma di antisemitismo, islamofobia o cristianofobia che
strumentalizza il dolore e semina solo ulteriore odio. Chiediamo alle istituzioni
italiane e internazionali coraggio e lucidità perché aprano spazi di incontro e
aiutino in tutti i modi vie coraggiose di pace. Il dolore unisca, non divida. Il dolore
non provochi altro dolore. Dialogo non è debolezza, ma forza. La pace è sempre
possibile. E comincia da qui, da noi. Fermi tutti!
+ Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna
Daniele De Paz, Presidente della Comunità Ebraica di Bologna

30 Luglio 2025Permalink

19 luglio 2025 – 18 luglio anniversario della nascita di Nelson Mandela

Nelson Mandela fu presidente del Sud Africa dal 24 aprile 1994 al 1 giugno .
Insieme al vescovo anglicano Desmond Tutu (premio Nobel per la pace)
costruì la Commissione per la Verità e la Riconciliazione

Si ispirò alla ideologia UBUNTU, per cui  il senso profondo dell’essere umano
si manifesta solo attraverso l’umanità degli altri per cui se concluderemo
qualche cosa  al mondo sarà grazie al lavoro e alla realizzazione degli altri.

Mi scuso per la semplificazione.


 

19 Luglio 2025Permalink

5 luglio 2025 – Un annuncio tardivo:

La notizai è del 27 giugno, la precedente, presente nel mio blog, risale all’1 dicembre 2016

Due bambini sono stati scoperti in un cascinale a Lauriano: «Mai registrati, senza scuola né cure. Vivevano da soli nel fango»© Ansa

Due fratellini di 6 e 9 anni -Rayan e Noha – sono stati scoperti in un cascinale sulle colline di Lauriano, nel torinese, in condizioni di grave isolamento e degrado. Nessuno in  Italia sapeva della loro esistenza: non erano registrati all’anagrafe, non frequentavano la scuola, non avevano documenti.

La fobia dei “virus creati in laboratorio” del padre

Come riporta La Repubblica, i bambini sarebbero nati e registrati in Germania, ma da quando la famiglia si è trasferita in Italia non è mai stato effettuato alcun passaggio burocratico. I minori non avevano alcun contatto con il sistema scolastico né con i servizi sanitari. Dal 2020, in piena pandemia, il padre avrebbe sviluppato una forte ossessione per i virusconvincendosi che il mondo fosse minacciato da agenti creati in laboratorio. Da allora, i figli sono rimasti chiusi in casa, completamente isolati.

I genitori hanno perso la responsabilità genitoriale

servizi sociali del Ciss di Chivasso sono intervenuti subito dopo la segnalazione. Il Tribunale per i Minorenni di Torino ha disposto l’immediato allontanamento dei bambini, che ora si trovano in una comunità protetta. È in corso la procedura di adottabilità e i genitori hanno perso la responsabilità genitoriale.

Analogo caso segnalato nel mio blog il primo dicembre 2016

https://diariealtro.it/?p=4752

 

5 Luglio 2025Permalink

2 luglio 2025 _ scrive Manuela Dviri

min 
buongiorno a tutti. scritto ieri notte.
E adesso vado a riposare.
Stiamo vivendo tempi di cambiamenti repentini. Da un giorno all’altro, da un’ora all’altra. Il giornale ricevuto la mattina per mezzogiorno è già obsoleto. Ciò che sembrava sicuro, diventava un’ora dopo pericoloso. Il vero diventa falso in una mezzora scarsa. Alla sensazione di sfiducia totale nel confronto del governo e delle sue decisioni e di un premier sempre e solo preoccupato della sua personale sopravvivenza (che quando gli fa comodo attacca lo stato di diritto e accusa persino il suo stesso esercito e mai si è detto colpevole di nulla) si è poi unita la paura per l’apparizione di un Trump imprevedibile. E per me personalmente questi 12 terribili giorni della guerra con l’Iran sono stati vissuti in contemporanea con la malattia del mio compagno di vita, la vecchia quercia Avraham. Sfollata nelle case dei miei figli. Una settimana li, una settimana là.
E poi lo sgomento e la paura per i soldati che continuano a morire a Gaza, per gli ostaggi ancora nei tunnel di Gaza. Per quello che stanno vivendo i civili gazawi, ( due giorni fa è morto il fratello di un mio amico di Gaza)
E quel dover tornare a manifestare per loro perché finalmente quella guerra senza senso finisca. Tutti i sabato sera e appena posso anche durante la settimana.
Lunedì, l’ultimo giorno della guerra con l’Iran, mi è capitato di essere fuori di casa. Di trovarmi in un rifugio sconosciuto, chiusa lì per un’un’ora senza linea al cellulare. C’era accanto a me una signora con la testa mezza bionda e mezza no perché la parrucchiera le stava facendo la tinta ed erano scese insieme nel rifugio. Una scena da commedia dell’assurdo. Che non mi ha fatto neanche ridere da tanto sono stanca e mi gira la testa.
La vita in questi lunghi mesi è stata uno scombussolamento continuo, con ogni possibile sensazione che l’essere umano può provare: dalla paura esistenziale, al terrore, all’impotenza, alla speranza, alla delusione, alla rabbia, all’orgoglio, al dolore, alla vergogna, all’accettazione di una realtà senza senso e alla sensazione di non capirci più niente, e poi anche lo sconforto e la disperazione e il sogno di venirne fuori e il tentativo di trovare una prospettiva. La pietà. La compassione. La solidarietà. Tanta. E la paura, tantissima. Tutti, ho scoperto dopo, durante la guerra con l’Iran portavano con sé il passaporto, (malgrado l’aeroporto fosse ermeticamente chiuso) e i gioielli li tenevano addosso o nel mamad perché non si sa mai. Questione di inconscio collettivo evidentemente.
E adesso siamo tutti stanchi. E a molti gira la testa. Non in senso metaforico.
Con la relativa calma e il ritorno alla vita apparentemente normale è arrivata finalmente la stanchezza.
Il bisogno di dormire.
Abbiamo tutti sonno. Non si parla altro che di stanchezza, di quanto si è stanchi e di quanto si vorrebbe andare di nuovo a dormire. Io compresa. Non ho voglia di far niente. Non ho idee di nessun genere. Voglio solo riposarmi e non pensare a nulla. Anche quando dormo sogno di andare a dormire. E questi 600 e più giorni di guerra e morte e distruzione si confondono nella mia testa in un unico enorme evento di cui non riesco nemmeno più a ricordare le date , i confini, e gli eventi precisi, tanto da doverlo chiedere a chat gpt. Sono arrivati prima i missili Houti o quelli Hisballah? quand’è crollato il regime di Assad? E la storia dei cercapersone quand’è stata ?E quello di Nassralah ? E quand’è che gli ebrei in generale hanno cominciato ad essere accusati, a sentirsi in colpa? E di cosa? E anche la intelligenza artificiale mi è sembrata un po’ imbarazzata e confusa nella risposta.
Avrà bisogno di riposare anche lei.
2 Luglio 2025Permalink