Il 26 ottobre l’agenzia Adkronos pubblicava un comunicato che diceva:
“A tutti i bambini spetta il pediatra, con o senza permesso di soggiorno. Grazie alla proposta avanzata dal ministro della Salute Renato Balduzzi. Un’altra vittoria a favore del diritto alla salute per tutti”. Ad affermarlo in una nota è Foad Aodi, presidente dell’Associazione medici stranieri in Italia (Amsi). Ad eliminare la discriminazione per i figli di immigrati irregolari è un documento di indirizzo sull’assistenza ai cittadini stranieri che, una volta approvato in Conferenza Stato-Regioni, avrà applicazione immediata”.
Ho verificato sul sito dell’Amsi e ho trovato conferma con una precisazione importante
«Finalmente vengono rispettate la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e la Convenzione sui Diritti del Fanciullo e si definisce un obbligo morale e materiale l’assistenza pediatrica per tutti i bambini immigrati, senza distinzioni tra chi ha il permesso e chi no».
Il testo, che porta la stessa data della comunicazione d’agenzia, si può raggiungere anche da qui.
Se ne trova un riferimento anche nelle raccomandazioni finali del XII congresso della Società italiana di medicina delle migrazioni (SIMM Viterbo, 10-12 ottobre 2012) raggiungibile anche da qui.
Ne ho già scritto il 21 ottobre
Stabilito che non farnetico, cosa che ormai molti sospettano anche se –con educata ipocrisia non me lo dicono – vediamo di analizzare la sintetica espressione del Balduzzi pensiero.
Il ministro e i pediatri (e, forse, i neonati)
Prima significativa notizia: “A tutti i bambini spetta il pediatra, con o senza permesso di soggiorno” dice il ministro (sempre che l’agenzia adkronos lo abbia correttamente citato, ma non mi constano smentite e, tra l’altro, la tutela della salute del minore è legge in Italia dal 1991 con il provvedimento che ratifica la relativa convenzione ONU).
Quindi esistono, almeno come autorevolmente contemplata possibilità, bambini figli di immigrati senza permesso di soggiorno e perciò non registrabili (è chiaro che non considero quelli che arrivano ‘non accompagnati’ perché vengono identificata all’arrivo e la legge impone di provvedere con le tutele specificatamente previste, per quanto operativamente sgradite siano anche ai cittadini consapevolmente o inconsapevolmente legadipendenti).
Il ministro lo sa e, almeno in questa battuta, non fa menzione della famosa circolare che – Ministro Maroni regnante – pretese sanarne la situazione.
In ogni caso, anche se rispettata, la circolare, ammesso che non si frappongano ostacoli alla sua applicazione, non è fonte primaria del diritto è di conseguenza può essere modificata o revocata dal potere esecutivo senza bisogno di alcun passaggio parlamentare.
Inoltre la circolare, per il fatto stesso di esistere, indica una voragine della legge italiana che – come espressione di una cultura razzista in quanto prevede di produrre ineguaglianza alla nascita – dovrebbe offenderci tutti a prescindere dal fatto che i neonati danneggiati o minacciati siano tanti o pochi (si veda il mio pezzo del 15 marzo 2011, raggiungibile anche da qui, o si evidenzi il tag anagrafe).
Seconda significativa notizia: ‘A tutti i bambini spetta il pediatra’.
Sembra una limpida certezza, ma proviamo ad analizzarla.
Il pediatra è un diritto dei bambini fino ai sei anni, poi – su richiesta dei genitori che non vogliano affidare il bambino al medico di famiglia (che i sans papier non hanno – tale garanzia può essere estesa fino ai 12 anni (o 14, non mi ricordo bene ma non ha grande importanza).
Quando il bambino compie sei anni il pediatra che l’assiste – che a questo punto non è un volontario ma un medico pagato, come è giusto, dal servizio sanitario anche per questa specifica funzione – cessa dalle sue funzioni se un genitore non ne chiede il prolungamento. Ma come può farlo un genitore senza permesso di soggiorno?
Non dubito che un regolamento possa risolvere questo problema, ma vorrei conoscerlo.
Due anni fa il Gruppo Immigrazione e Salute del Friuli Venezia Giulia (GrIS) aveva detto una cosa molto chiara che ricopio dal mio blog (testo raggiungibile anche da qui).
«La Corte Costituzionale ci ha recentemente ricordato che i diritti inviolabili dell’uomo, di cui leggiamo negli artt. 2 e 3 della Costituzione, appartengono “ai singoli, non in quanto partecipi di una determinata comunità politica, ma in quanto esseri umani”. Non possiamo perciò accettare che il diritto alla salute, di cui anche come operatori del settore siamo garanti, e ogni altro diritto inviolabile che appartiene ad ogni essere umano, sia affidato per alcuni bambini alla labilità di una circolare e non a una norma di legge che regoli la nostra convivenza civile.
Chiediamo perciò al Parlamento italiano di modificare con la necessaria urgenza la lettera g) del comma 22 dell’art. 1 della legge 94 del 2009 (cd. pacchetto sicurezza)».
Allora ho atteso con molta speranza il successivo Congresso Simm: pensavo avrebbe avvolto la richiesta del GrIS, ma così non è stato.
Nel recente Congresso SIMM di Viterbo è apparsa solo la raccomandazione e il riferimento alla posizione ministeriale come ho riferito sopra.
Come cittadina italiana – consapevole che è proprio all’impegno di questa organizzazione di operatori di settore che dobbiamo il mantenimento del segreto sanitario in legge (durante il regno Maroni lo si voleva sopprimere)– spero che la proposta Balduzzi sia accolta dalla Conferenza stato regioni e stimoli il parlamento a una modifica della legge che discrimina i neonati (non più gli sposi che, fino all’intervento della Corte Costituzionale, subivano la stessa sorte (si veda il mio pezzo del 2 dicembre 2011, raggiungibile anche da qui
Un promemoria
- Rinvio quanto vorrei scrivere a proposito dei sindaci (che in questo campo hanno tradito il loro ruolo) costruendo un piccolo promemoria su ciò che è garantito ancora per legge in merito al diritto alla scuola e alla salute:
1. scuola – E’ possibile accedere alla scuola dell’obbligo senza presentare il permesso di soggiorno (si veda la lettera g del comma 22 dell’art. 1). Per dovere, ma con molta tristezza, segnalo che questa affermazione è dovuta a un emendamento voluto dal presidente della Camera dei Deputati e presentato dall’on. Mussolini. Questi signori non si sono accorti che esiste un periodo fondamentale per la crescita di un bambino che è quello della scuola dell’infanzia, preceduta, se c’è, dal nido. Ai senza permesso di soggiorno sono evidentemente negati. E poi blaterano di integrazione!
2. salute – Alle persone prive di permesso di soggiorno sono comunque dovuti (e protetti dal segreto sanitario) i seguenti interventi; (già previsti e non cancellati dalla legge 6 marzo 1998 n. 40 art. 33):
– le cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o comunque essenziali, ancorché continuative, per malattia ed infortunio e sono estesi i programmi di medicina preventiva a salvaguardia della salute individuale e collettiva. Sono, in particolare, garantiti:- la tutela sociale della gravidanza e della maternità, a parità di trattamento con le cittadine italiane;
- la tutela della salute del minore in esecuzione della Convenzione sui diritti del fanciullo del 20 novembre 1989, ratificata e resa esecutiva ai sensi della legge 27 maggio 1991, n. 176;
- le vaccinazioni secondo la normativa e nell’ambito di interventi di campagne di prevenzione collettiva autorizzati dalle regioni;
- gli interventi di profilassi internazionale, .la profilassi, la diagnosi e la cura delle malattie infettive ed eventuale bonifica dei relativi focolai
Dice l’art. 32 della Costituzione: La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Considerazione finale (per oggi): Se un bambino che abbia compiuto i sei anni e vada a scuola (è suo diritto) privo di assistenza pediatrica (cessata per età senza che sia potuta intervenire la normale assistenza medica) prenda una qualsiasi della malattie tipiche dell’età infantile e della fanciullezza (gli orecchioni!), fermo restando l’assoluta priorità del suo diritto alla tutela della salute, come si tutela l’interesse della collettività (nel caso specifico classe scolastica) se nessuno è abilitato a produrre una diagnosi?