17 febbraio 2013 – Un papa abdica

  •  Ho voluto mettere la vignetta –fulminante come le migliori di Vauro – sia perché è graziosa, fa ridere e una bella risata è un elemento liberatorio, sia perché, secondo me, tocca un punto fondamentale, quello della sofferenza di un’umanità ridotta a condizione di schiavizzazione anche per il prevalere di una concezione del mercato assente da ogni etica.
    E quando parlo di etica non intendo moralistica pietà – cui seguono, e non sempre, attività di soccorso nobili, più spesso precarie -ma l’incrocio virtuoso fra economia e diritti che solo la politica può garantire. Non bastano gli umani sentimenti, per quanto buoni siano. E’ certamente un equilibrio fragile, spesso privo di efficaci conseguenze, non soggetto a regole rigide ma che deve essere cercato dentro la realtà non imposto da un pensiero estraneo alle vicende dell’umanità.
    Tutto questo mi è venuto in mente quando ho cercato di ricacciare invano uno dei miei –e per me irresistibili- cattivi pensieri. Non riesco a togliermi dalla testa l’idea  che all’origine della decisione del pontefice in odor di pensione ci siano i problemi dell’Istituto per le Opere di Religione (IOR), tanto più roventi in un’organizzazione che lo scandalo della pedofilia ha portato con le sue conseguenze giudiziarie, al collasso finanziario almeno negli USA.
    Un recente articolo pubblicato da La Stampa mi sembra di particolare interesse e lo collego, limitandomi ad osservare che il nuovo presidente, il tedesco Ernst von Freyberg (che scadrà nel 2015) non è gradito a molti che vorrebbero vedere in Vaticano una coerenza con scelte di pace che non sembrano appartenere a von Freyberg che sarebbe anche presidente di una società che fabbrica navi da guerra.
    Aggiungo che, mentre Gotti Tedeschi ‘licenziato’ parecchi mesi or sono, faceva parte dell’Opus Dei (organizzazione non certo in odore di santità cui appartiene anche il belga De Corte, di cui per qualche giorno si è parlato come possibile presidente dello IOR) il nuovo presidente è membro del sovrano ordine di Malta.
    Non so bene cosa tutto questo significhi ma non mi sembrano particolari da ignorare tanto più che se ne parla anche in connessione con l’affaire del Monte dei Paschi di Siena..
    E non posso ridurre così intriganti coincidenze temporali a mere irrilevanti casualità. O dovrei? Non ci riesco e le scrivo nel mio diario cui ho scoperto che è utile di tanto in tanto tornare.

Il treno ha fischiato.

Mi viene da pensare a uno splendido racconto di Pirandello, Il treno ha fischiato, la storia di un poveretto la cui vita è solo lavoro di contabile che, per necessità, continua anche la sera a casa finché una notte, chissà perché, sente il fischio di un treno che rompe la sua ossessiva, totalizzante routine, tanto da stroncarlo. Pareva “gli si fosse scoperto, spalancato d’improvviso all’intorno lo spettacolo della vita.”
E se fosse successo anche al papa? Se a un certo punto avesse sentito un fischio, non credo di treno ma da chissà dove, e si fosse chiesto che cosa poteva fare sulla cattedra di Pietro che non sembra appoggiare su basi esemplarmente virtuose e si fosse reso conto che cardinali esperti in alta contabilità più che in pratiche di meditazione, usi forse a leggere bilanci con più interesse che salmi, erano più forti di lui? Se si fosse chiesto se non fosse il caso –come timidamente aveva cominciato a fare (con esiti finanziariamente disastrosi) nel caso della pedofilia – di consegnare alcuni suoi collaboratori all’autorità giudiziaria, dando a Cesare quel che è di Cesare?
E se a questo punto avesse pensato a un atto di radicale rottura come l’abdicazione, ammettendo la propria irrimediabile debolezza?
Delle ragioni di una atto così dirompente si è occupata la giornalista Barbara Spinelli che ha scritto uno splendido articolo che collego, ritendo goffa ogni mia possibile ripetizione e il teologo Pietro Stefani che in una sua nota che purtroppo non ho modo di collegare con link considera le conseguenze del gesto papale come valutabili in un quadro di eterogenesi dei fini.
Quindi vedremo cosa accadrà anche a prescindere da, quali che siano, le intenzioni pontificie. 

La desacralizzazione toglie il coperchio sul santo, sul vero
Devo l’espressione che ho riportato nel titolo allo scritto di Barbara Spinelli e me ne approprio perché meglio non si potrebbe dire.
I pontefici, fino a Pio XII, si presentavano nell’ordine misterioso, un po’ magico, del sacro fra sedie gestatorie, flabelli, distanza sottolineata dalla comune umanità. Il linguaggio di Giovanni XXIII cominciò a rompere il velo che cela e a far emergere l’umanità che si consegna alla storia. Il gesto di papa Ratzinger si colloca, secondo me, in questo processo che (sempre dallo scritto di Stefani) “cambia invece definitivamente l’immagine del papa costituitasi nel XIX e nel XX secolo quando, per reagire all’assedio del mondo moderno, un sommo pontefice, ormai politicamente debole, fu soggetto a una forma di verticistica esaltazione spirituale. Non a caso il 1870 vide sia la proclamazione del dogma dell’infallibilità papale a opera del Vaticano I sia la breccia di Porta Pia compiuta dai bersaglieri”.
E se la nuova breccia di Porta Pia fosse lo IOR e i nuovi bersaglieri (eterogeneità dei fini!) il card. Marcinkus e i suoi, sembra, non troppo commendevoli successori?
Mi accorgo che rischio di creare l’immagine di un papa ‘buono’, tradito da alcuni collaboratori infedeli. Non è questa la mia intenzione.
Ci sono molte cose nel pontificato di Benedetto XVI che non voglio, né posso, dimenticare.
Vorrei riprendere, ma sarebbe troppo lungo, la terribile gaffe che fece Benedetto XVI nel 2006  a Ratisbona, citando un passaggio di un antico testo in modo tale da far indignare tutto  il mondo mussulmano. E trovo questa gaffe imperdonabile perché un professore universitario di quel livello non può permettersi citazioni mutilate e decontestualizzate.
Non voglio però dimenticare un’altra esternazione pontificia del 2010 che considero  particolarmente bruciante. Cito dal suo ‘Luce del mondo’ (pag. 171): “Vi possono essere singoli casi motivati, ad esempio quando uno che si prostituisce usa un profilattico, e questo può essere un primo passo verso una moralizzazione, un primo elemento di responsabilità per sviluppare di nuovo una consapevolezza del fatto che non tutto è permesso e che non si può fare tutto ciò che si vuole. Tuttavia, questo non è il modo vero e proprio per affrontare il male dell’HIV. Esso. in realtà, deve consistere nell’umanizzazione della sessualità”.
La cosa più grave è che il papa ripeté questo non condivisibile concetto ai giornalisti che l’accompagnavano in un viaggio in Africa, un continente devastato dall’AIDS.
E a questo punto non posso ignorare l’immagine indimenticabile di Nelson Mandela, vicino a un bambino malato (a sostegno della campagna per l’accessibilità dei farmaci) e impegnato ad accudire il figlio morente proprio di Aids.

Concistoro e conclave. Tutto qui?

Il papa se ne va. I cardinali si consultano.
Ma non basterà. Il papa che sarà eletto dovrebbe farsi carico di un concilio. E in quel concilio dovrebbero aver voce i profeti del nostro tempo.
Poco fa ho citato Mandela e certamente nelle storia dell’oggi ce ne sono altri.
Non so se basti l’abdicazione di un pontefice a far sì che la loro voce venga ascoltata per quanto forte parli.
Molti hanno scritto: ‘d’era in poi nulla sarà come prima’. Ho paura. Che riescano a massacrare anche quello che del concilio ha resistito a papi, cardinali, vescovi e a un popolo distratto?

19 febbraio
Collego al blog del giornalista Stille che segnala altri fatti interessanti, relativi al pontificato che si conclude.

17 Febbraio 2013Permalink

One thought on “17 febbraio 2013 – Un papa abdica

  1. Sono stata piacevolmente colpita dal collegamento tra la scelta del papa e la novella di Pirandello “Il treno ha fischiato” che conosco bene e che apre uno spiraglio di ragionevole dubbio sulle motivazioni più profonde (perchè escludere tout court che ce ne siano di personali e umane?) oltre a quelle che la stampa ipotizza. Se il film di Moretti “habemus papam” può oggi godere di una autorevolezza maggiore rispetto all’uscita del film, perchè si carica di significati che i fatti di questi ultimi giorni confermano, la novella di Pirandello mi sembra ancor più interessante.Se il fim di Moretti sembra alludere allla schiacciante responsabilità derivante all’individuo dalla consapevolezza del POTERE, la novella di Pirandello offre il riferimento ad un DOVERE alienante, ad un certo punto non più sostenibile dalla persona.

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