La notizia positiva
Ho ricevuto dal sito change.org (che propone petizioni che segnalo, che firmo e che non firmo) la comunicazione che trascrivo e che trasmetto con piacere:
“Grazie! Abbiamo ottenuto la cittadinanza italiana per i tre senegalesi feriti il 13 dicembre 2011 a Firenze.
Il Consiglio dei Ministri ha conferito la cittadinanza italiana ai sopravvissuti del raid razzista di Gianluca Casseri. “La concessione della cittadinanza – spiega il Consiglio dei Ministri – rappresenta un gesto di doveroso riconoscimento e di concreta solidarietà”.
Abbiamo raggiunto questo incredibile obiettivo anche con la tua firma.
Il 13 dicembre 2011 a Firenze Modou Samb e Mor Diop vennero assassinati e Sougou Mor, Mbengue Cheike e Moustapha Dieng furono gravemente feriti durante l’attacco armato di un fanatico razzista. Moustapha è tetraplegico e non potrà più essere autosufficiente.
Ma per loro si accende ora una speranza e una certezza, quella che nel Paese in cui vivono non tutti sono razzisti.
Grazie ancora a nome di tutti loro,
Pape Diaw via Change.org
La mia perplessità
Ieri ho ricevuto un’altra petizione che afferma “Ispirandoci all’articolo 3 della nostra Costituzione che stabilisce il principio dell’uguaglianza tra le persone, abbiamo sostenuto una Proposta di Legge Popolare che promuove lo ius soli e quindi il diritto di cittadinanza per i ragazzi che nascono e crescono in Italia” e conseguentemente chiede al Parlamento non ancora insediato di mettere in agenda e discutere tale proposta.
La richiesta è pienamente condivisibile o meglio la condividevo totalmente finché non mi sono resa conto che la concessione della cittadinanza italiana così come prevista non può estendersi ai piccoli che nascono in Italia se i loro genitori non dispongono del permesso di soggiorno.
Trascrivo l’art. 1 della legge in vigore sulla cittadinanza e l’art. 1 della proposta di legge a iniziativa popolare con cui dovrebbe confrontarsi anche il futuro parlamento (se mai lo farà).
Legge n. 91/1992 Art. 1
1. È cittadino per nascita:
a) il figlio di padre o di madre cittadini;
b) chi è nato nel territorio della Repubblica se entrambi i genitori sono ignoti o apolidi, ovvero se il figlio non segue la cittadinanza dei genitori secondo la legge dello Stato al quale questi appartengono.
2. È considerato cittadino per nascita il figlio di ignoti trovato nel territorio della Repubblica, se non venga provato il possesso di altra cittadinanza.
Proposta di legge a iniziativa popolare:
Art. 1. (Nascita)
1. Al comma 1 dell’articolo 1 della legge 5 febbraio 1992, n. 91, sono aggiunte, in fine, le seguenti lettere:
“b-bis).Chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri di cui almeno uno sia legalmente soggiornante in Italia da almeno un anno.”
“b-ter). Chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri di cui almeno uno sia nato in Italia.”
Purtroppo parlando con parlamentari e amministratori locali ho scoperto che c’è un’incredibile confusione fra il concetto di cittadinanza e quello di registrazione anagrafica: molti pensano che la seconda sia una conseguenza automatica della prima come se la cittadinanza fosse un segno visibile sulla persona e non un dato riportato nel certificato di nascita che consegue la registrazione.
E io non riesco ad accettare che un problema burocratico riguardante i genitori penalizzi i figli fino a farli apolidi e che si ‘abbandoni’ la proposta sulla cittadinanza nelle mani di persone che non capiscono un problema così elementare.
Inoltre ci facciamo beffe del recepimento nella nostra legislazione della Convenzione di New York sui diritti dei minori che per noi è legge n.176/1991 che così recita all’art. 7 “1. Il fanciullo è registrato immediatamente al momento della sua nascita e da allora ha diritto ad un nome, ad acquisire una cittadinanza”
Tenterò di parlarne con qualche parlamentare neoeletto e, se non otterrò alcun risultato, non mi resterà che prendere atto del fatto che non c’è opposizione a una legislazione barbara che mi ripugna.
Una considerazione finale.
Il 3 marzo avevo scritto del broglio che –già nel 2oo6- aveva penalizzato la sen. Menapace, sottraendole il ruolo di presidente della commissione difesa che le sarebbe spettato.
Poiché non voglio che il ricordo di quell’episodio sia completamente rimosso, dopo aver considerato che nessun giornale ne parla pur essendo venuto ai disonori delle cronache il fatto della compravendita del sen. De Gregorio, ho inviato una lettera a un’ampia cerchia di amici e conoscenti.
Per la prima volta ho ricevuto riscontri positivi.