01 novembre 2009 – Mi ha convinto l’on Binetti.

Domenica scorsa ho votato per l’elezione del segretario del Pd, eppure avevo deciso di non farlo. E allora perché? Mi ha convinto l’on Binetti.

A mia futura memoria

Per spiegare a me stessa la mia evoluzione (sperando che eventi futuri non mi costringano a considerarla involuzione) provo a ricostruire il mio itinerario.

Dal 13 ottobre 1975 l’Italia si è dotata di una legge (n. 654) che vieta “ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”.

La legge si intitola ‘ratifica ed esecuzione della Convenzione Internazionale sulla eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale.
Ci tengo a precisare questo titolo perché sono irritata dal fatto che le Convenzioni Internazionali proposte dalle Nazioni Unite siano regolarmente adoperate come pretesto per istituire giornate varie di celebrazione di questo o di quello, mentre vengono ignorate le azioni positive che ne dovrebbero conseguire.

Una norma successiva alla legge 654 (la cd Legge Mancino del 25/6/93, n. 205) stabiliva che per “i reati punibili con pena diversa da quella dell’ergastolo, commessi per finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso, ovvero al fine di agevolare l’attività di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che hanno tra i loro scopi le medesime finalità, la pena è aumentata fino alla metà”.
Una recente proposta di legge, approvata in commissione giustizia, aggiungeva alla parola ’religioso’ la dizione ‘fondati sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere’, estendendo quindi l’ambito degli scopi da prendere in considerazione nel valutare la gravità delle aggressioni in relazione all’intento degli aggressori.
La norma, approvata in commissione giustizia, veniva bocciata in aula con i voti di una maggioranza non compatta, cui si aggiungeva quello della on. Binetti del Pd.
L’on. Binetti non è nuova a queste gesta che le consentono di unire con inopportuna disinvoltura i suoi rigori morali alle minacce alla nostra dignità di cittadini/e. L’elenco delle gesta della signora in questione sarebbe lungo. Mi limito a ricordare la sua opposizione alle norme che avrebbero riconosciuto i diritti delle coppie di fatto se, anche per merito della sua scelta, non fosse caduto il governo Prodi.

Le responsabilità del Pd
E’ noto, e a me provoca disagio e sofferenza, che nessun deputato o senatore è eletto dalle cittadine e dai cittadini italiani ma dalle segreterie dei partiti che provvedono a un elenco blindato dove l’ordine degli eleggibili è determinante per il loro successo (proporzionalmente ai voti ottenuti dal partito, naturalmente).
Quindi l’on Binetti è eletta dalla ‘vecchia’ segreteria del Pd che dovrebbe assumersi le proprie responsabilità in proposito.
Ma c’è una nuova segreteria: come si presenta?
A mio parere i primi segnali sono negativi.
Ho sentito infatti una persona di successo (e che pur non essendo nel gruppo di Bersani sarà segretaria regionale) fare delle dichiarazioni deprimenti.
Non ne ho il testo e mi affido al ricordo.

Obiezione di coscienza e obiezioni di incoscienza.
L’on. Serracchiani –perché di lei si tratta- si è detta, nel sostenere la positività della presenza Binetti, convinta che il Pd debba essere pluralista.
La cosa potrebbe anche essere accettabile se scegliessimo chi ci rappresenta in parlamento ma, poiché così non è, la presenza vincente della signora Binetti è una scelta di linea della segreteria del Pd, dettata non da trasparente cultura di governo, da rispetto della Costituzione, da rispetto delle convenzioni internazionali ma dal peso del pacchetto di voti che la sullodata si porta appresso.
E non mi si dica, senza un doveroso distinguo, che sono voti ‘cattolici’. Per quanto emarginati siano i non conformisti nel mondo cattolico c’è pluralità di opinioni e c’è ancora chi sceglie di pensare e dire in scienza e coscienza (si veda il testo di Notam pubblicato nella mia rubrica ‘Una sola sicurezza l’infamia’, ancora illustrata in prima pagina).

Spesso però la scelta del non conformismo si paga perché è scelta che si avvicina all’obiezione di coscienza. Purtroppo anche il voto Binetti é stato interpretato come obiezione di coscienza ma tale non è. L’obiezione di coscienza è la scelta di mettersi al di fuori di una linea maggioritaria pagando di persona, mentre la posizione Binetti appartiene al pacchetto di quelle scelte che vogliono far pagare la propria ‘libertà’ ad altri (forse ispirandosi alla neo cultura della sicurezza?).
E qui non ci sto.
In un momento storico in cui l’omofobia è il fondamento delle più aggiornate espressioni di razzismo, per cui una persona è punita (e ormai con ferocia quasi quotidiana anche fisicamente) per ciò che è e non per reati che eventualmente compia, l’indicazione della omofobia in legge, viene negata con più disinvolta distrazione di quanto accadrebbe se si trattasse di una specie floreale rara a rischio scomparsa. E ciò avviene nel quadro proposto dell’indicazione di ‘orientamento sessuale e della parità di genere’ (ma dove sono finite le consigliere di pari opportunità?. Occorre ricordare anche a loro che le scelte sessuali compiute senza violenza fra maggiorenni non sono reato, mentre lo è la violenza che le ‘punisce’?).
Quando ho sentito quel triste, povero intervento di una parlamentare europea ho pensato a un recente caso di obiezione di coscienza: un macchinista, responsabile per la sicurezza, che aveva denunciato l’insicurezza dei treni eurostar, un anno fa è stato licenziato e ora, a seguito di un processo, riassunto. Si chiama Dante De Angelis.
Penso che anche quel macchinista avesse buoni motivi per considerare l’obiezione di coscienza che lo ha indotto a parlare in un contesto di priorità, che mi sembrano molto più urgenti di un pacchetto di voti: se non ha una famiglia da mantenere dovrà mantenere almeno se stesso. Eppure ha parlato . senza la certezza dell’esito del processo
Molti politici non rischiano e si adagiano nel consenso utile e spesso soporifero.

Neonati e puerpere non vanno in piazza.
Considerando che la posizione Binetti e di chi la sostiene in nome del pluralismo (trovate una parola con significati meno nobili per favore!) ho pensato che si possa ancora tentar di dar forza a voci diverse all’interno del Pd (il conformismo appartiene anche alle altre forze che si dichiarano di sinistra ed è inutile cercar di pescare in un altrove ancor più discutibile).
E poiché il pluralismo è frutto della storia di un’Europa laica ho deciso che fra i tre candidati alla segreteria del Pd chi aveva mostrato concretamente più rispetto degli altri per la laicità era stato Marino. E così ho votato per la sua lista .
Non occorre vincere per far sentire la propria voce.
Se mi sentirò tradita anche dai ‘marinisti’ so già che la prossima volta non potrò votare e la mia scheda sarà vuota come la mia capacità di sperare.
Una mia personale cartina al tornasole sarà la posizione che prenderanno –se ne prenderanno una- nella questione del riconoscimento anagrafico dei figli di sans papier: non credevo di dover assistere a un conflitto politico che identificasse come nemici i neonati. Invece è accaduto e i silenzi sono troppi per essere sostenibili.
Credo che questo problema peserà anche quando si arriverà –se si arriverà- a definire il diritto al voto degli immigrati: avremo nati in Italia esclusi per la condizione burocratica dei loro genitori di cui nessuno si occupa.
Siamo sempre allo stesso punto. Neonati e puerpere non vanno in piazza.

1 Novembre 2009Permalink