13 agosto 2013 – Dalla nota facebook di Serena Pellegrino, deputata 1

UNA NOTTATA TUTTA DA RICORDARE!

 Quella appena trascorsa, sarà una nottata della mia vita che non potrò scordare.

 Mentre stavo facendo la mia solita nota quotidiana mi arriva la chiamata di Matteo Negrari da Gradisca.
Si trovava davanti al CIE. Mi dice concitato che gli “ospiti” sono saliti sul tetto e che la polizia sta di nuovo lanciando lacrimogeni e, dalle urla che si sentono, capisco che la situazione è di nuovo insostenibile.

 Chiamo la Questura di Gorizia e chiedo di poter parlare con il dirigente con cui ho trascorso tutta la giornata di sabato. Cerca in qualche modo di tranquillizzarmi, ma inutilmente. Le telefonate si sono ripetute per più di un’ora, Matteo e Gala mi riportavano minuto per minuto cosa stava succedendo. Sono entrati tutti: camionette della polizia, carabinieri, un pullman con una ventina di militari dell’esercito e per finire i Vigili del fuoco! Le grida che si sentivano erano raccapriccianti. In una delle innumerevoli telefonate con la Questura ho detto che mandassero un’ambulanza perché non era possibile pensare che di nuovo qualcuno si sentisse soffocare come la notte tra giovedì e venerdì! Mi sono costantemente relazionata con il mio compagno Nazzareno Pilozzi, che qualche settimana fa era andato in visita al CIE e conosce bene la situazione, e con lui abbiamo concordato che fosse necessario avvisare il Viminale. Il sottosegretario, contro ogni aspettativa ha risposto e si è dimostrato disponibile a intervenire. Ma intanto nulla si modificava.

 Ho così deciso che fosse indispensabile andare di persona, avviso la questura e dico al funzionario che io sono intenzionata a parlare con il Prefetto con urgenza al più tardi nella giornata di domani.

 Arrivo all’una e mezza. Fanno entrare solo me. Indescrivibile quello che trovo.

 Sembrava di essere in guerra. In un piccolo spazio una quantità di poliziotti, carabinieri e militari in tenuta antisommossa. Ma le colluttazioni per fortuna erano terminate.

 Entro e trovo il capo di gabinetto della questura che, gentilissimo, mi accoglie. Insieme ad altri funzionari chiedo e concordiamo un incontro.

 Sono disponibile a portare avanti una mediazione. Obiettivo principale farli scendere dal tetto. La loro incolumità prima di tutto!

 Mi accolgono con disponibilità.

 Scendono in due dal tetto e dopo un’ora di trattative riusciamo a trovare un punto d’accordo.

 Ma vi garantisco che non è stato facile, le richieste erano dalle più plausibili come il ripristino delle libertà tolte una ad una nel corso di questi due anni, come l’uso del cellulare o della mensa, alla richiesta che non vengano più stabiliti 18 mesi di “detenzione” e che venga rimosso l’attuale giudice di pace.

 Quando mi chiedono garanzie con un impegno scritto da me che avrei ottenuto entro domani questi risultati, soprattutto quelli legali, gli ho spiegato che esiste solo un caso in cui è possibile espletare dall’oggi al domani queste richieste e si chiama dittatura e il dittatore avrei dovuto essere io. Li persuado, ma l’idea di scendere dal tetto non la prendono in considerazione.

 Mi prendo l’impegno di fare tutto quanto è nelle mie facoltà, gli dico che in democrazia ognuno ha il suo ruolo e deve essere coinvolto per il ruolo che ha. Compresi loro. Mi faccio quindi garante per loro e chiedo loro di fare altrettanto verso i loro compagni. Impresa difficilissima, quasi impossibile. Vado via ormai alle quattro del mattino con un impegno che loro finalmente accolgono. Gli dico che all’indomani sarei tornata e che avrei accolto le loro richieste prioritarie e io gli avrei spiegato chi poteva assolvere a ogni richiesta e che io mi facevo loro portavoce. Mi gridano dal tetto che si fidano solo di me.

 Torno a casa che oramai erano le quattro e mezza e loro ancora sul tetto presidiati dalle squadre antisommossa. Andando via prego il capo di gabinetto di chiamarmi per qualsiasi emergenza si ripresentasse. Gli “ospiti” sembrano persuasi.

 Vado via con un carico immenso di responsabilità!

 Questa mattina la prima cosa che faccio è chiamare la Questura e Matteo. Il funzionario con cui mi sono tenuta in contatto tutta la notte era ancora in servizio – sabato, tutta la notte tra domenica e lunedì e tutto oggi – ma nonostante tutto è sempre disponibile e non nasconde una certa “gioia”. Sembra che ci sia uno spiraglio di trattativa per farli scendere dal tetto. Dopo aver risentito Nazzareno e attraverso di lui il Viminale, decido, come promesso agli “ospiti”, di partire per Gradisca.

 Arrivo e li ritrovo ancora sui tetti, anche questa volta mi accolgono con fiducia. Mi sento forte della loro speranza. Entro nella “caserma”, ormai sembra proprio così, e penso: “per fortuna che gli eritrei se ne sono andati, altro che centro di accoglienza!”

 Con il funzionario della polizia, dopo un breve colloquio, andiamo fuori, sembra che si stia di nuovo preparando una rivolta. Mi chiedono di stare dentro, ma non mi fermo, dico che non ho paura e che DEVO parlare con loro.

 Le promesse valgono più di mille carte scritte.

 Cinque, sei di loro scendono dal tetto, gli dico che nel frattempo il Prefetto mi aveva accordato un appuntamento, subito oppure per il 16 agosto, il 16 agosto!!!

 Per cui mi faccio dare un mandato con le loro richieste e parto.

 All’incontro trovo anche il Questore. Devo ammettere che non me l’aspettavo. Mi da una notizia che non può farmi che piacere perché mi dice che anche i suoi, al CIE, hanno dimostrato fiducia nei miei confronti.

 L’ostacolo maggiore: riuscire a comunicare e far capire le esigenze degli “ospiti” ai miei interlocutori.

 Dopo due ore e mezza di colloquio molto dettagliato sono riuscita a trovare una mediazione.

 Il ripristino, in tempi brevi, delle condizioni che vigono negli altri CIE come l’uso del telefonino, l’utilizzo della mensa e la possibilità, dopo aver fatto alcuni lavori di sicurezza, di accedere al campo di calcio e la disponibilità da parte mia di fare tutto quanto è nelle mie possibilità di rimettere mano sulla norma relativa ai Centri di identificazione ed espulsione.

 Conquista indispensabile per poter tornare al CIE!

 

 Uscendo rilascio una dichiarazione alla Rai che, oltre ad altre emittenti che ho cercato disperatamente durante la notte precedente per dare finalmente voce a questa realtà, mi aspettava fuori dalla Prefettura. Racconto, seppur in totale sintesi, tutto! persino che i dipendenti della cooperativa che gestisce il CIE non sono pagati da mesi!!!

 Nel frattempo mi giunge la bellissima notizia che sono scesi tutti dal tetto e che sono rientrati nelle “vasche”.

 Corro a Gradisca con le buone notizie.

 Li trovo nelle vasche. Alcuni demoralizzati, altri disattenti, i più interessati come gli portassi il Verbo.

 Entro in una delle loro vasche e gli riporto il dettaglio della conversazione, con me anche i dipendenti della cooperativa che in tutta questa vicenda sembrano i più distaccati ma che che sono l’anello vitale di questa vicenda.

 Resto a lungo e quando me ne vado parto di nuovo con una promessa: NON VI ABBANDONO!

 Le reazioni sono tra le più disparate.

 Esco. Con il mio fardello.   Riparto con i ringraziamenti di tutti. Mi sembrano esagerati.

 A me sembra di aver fatto solo quello che ogni persona ne abbia la facoltà, abbia l’obbligo di fare.

 Ma la delusione non è tardata a venire.

 Dopo aver visto il servizio della Rai, un po’ edulcorato rispetto a quanto avevo dichiarato è vero, mi è arrivata voce che alcuni di loro erano molto delusi e che uno piangeva.

 Ora mi sento ancora più forte del bisogno che queste persone hanno di sentirsi protetti. Tutti, nessuno escluso, dagli “ospiti”, agli operatori della cooperativa, agli agenti che ogni giorno potrebbero dedicarsi ai veri problemi che emergono sul territorio e invece devono spiegare tutte le loro forze in attività che potrebbero essere risolte semplicemente con una buona norma.

 Notte amici. Domani è un altro giorno…

ore 17

I fatti di Gradisca, testimoniati in prima battuta dall’on Serena Pellegrino, arrivano finalmente alla stampa nazionale (almeno quella on line, che riporta anche un intervento del sen Manconi, presidente della commissione diritti umani del Senato.
Riporto un link per la lettura della notizia.

http://www.repubblica.it/cronaca/2013/08/13/news/manconi_grave_immigrato_chiudere_cie_di_gradisca-64724921/?ref=HRER1-1

 

13 Agosto 2013Permalink