Dal numero di novembre del mensile Ho un sogno
Nel corso degli ultimi quindici anni in Italia il diritto alla registrazione anagrafica per i bambini nati da genitori cittadini stranieri ha conosciuto un’evoluzione pericolosa. Cerchiamo di riassumerla in modo semplice, chiarendo prima di tutto una questione essenziale: se la nascita non viene registrata, un bambino è privo di esistenza giuridicamente riconosciuta e conseguentemente apolide, senza cittadinanza e senza i diritti fondamentali che questa garantisce. Non ha diritto ad avere dei genitori che possano esercitare su di lui una tutela, perché non è riconosciuto alcun legame giuridicamente fondato con mamma e papà, non può essere iscritto al nido e alla scuola dell’infanzia, né ad alcuna scuola che non sia quella dell’obbligo. Al compimento del diciottesimo anno non potrà giovarsi della misura che consente a chi sia nato e abbia vissuto sempre nel nostro paese di chiedere la cittadinanza italiana. Privo di codice fiscale, avrà accesso agli elementari diritti alle cure solo attraverso misure di sapore assistenziale. È banale, ma non potrà unirsi ai compagni di scuola in una gita e sarà più esposto, per la vita nascosta e non protetta cui è costretto, a rischi di abusi ben noti. Quel bambino semplicemente non esiste. Ecco perché richiedere a un genitore burocraticamente irregolare il permesso di soggiorno per registrare la nascita del figlio – ma anche diffondere una comunicazione confusa o scorretta sul tema, come racconta su questo numero di Ho un sogno Augusta De Piero – espone il nuovo nato a rischi concreti e gravi. E contemporaneamente crea una situazione sociale e sanitaria rischiosa per la collettività.
Ecco, in sintesi, come è evoluta la questione in Italia.
1998-2009 La legge Turco-Napolitano (40/1998) non prevede la presentazione del permesso di soggiorno per gli atti di stato civile: dichiarazioni di nascita, morte e matrimonio.
2002 La Legge Bossi-Fini (189/2002) non introduce modifiche in proposito.
2009 Il pacchetto sicurezza (legge 94/2009) a firma del ministro Maroni include gli atti di stato civile fra quelli per cui è necessario il permesso di soggiorno.
2009 A pochi giorni dall’approvazione della legge il ministero emana una circolare (n. 19/7 agosto 2009) che esclude il permesso di soggiorno dai documenti necessari per la registrazione anagrafica. Ma una circolare non è una legge: può essere cancellata senza interpellare il parlamento e i sindaci, responsabili dell’anagrafe, possono provare ad aggirarla appellandosi direttamente alla legge. Non devono essere dimenticati su questo fronte i medici, che nel 2008 si mobilitano contro l’abrogazione del segreto sanitario prevista dalla proposta di legge: i medici – dichiara l’Ordine – non sono disponibili alla delazione e non denunceranno situazioni di irregolarità. La richiesta va contro il loro dovere deontologico alla riservatezza e contraddice un principio fondante della professione medica ribadito dalla nostra Costituzione: l’universalità delle cure. Ecco perché oggi le prestazioni sanitarie sono erogate senza richiedere il permesso di soggiorno e qualunque paziente è protetto dal segreto sanitario, comprese quelle mamme “irregolari” che partoriscano nonostante tutto in ospedale.
Aprile 2013 Il deputato Ettore Rosato presenta la proposta di legge 740 per modificare il pacchetto sicurezza in materia di atti civili. È solo l’ultimo atto di una vicenda iniziata nel 2011 con la prima proposta di modifica presentata da Leoluca Orlando. Vicenda che finora non ha avuto esiti concreti.
Ottobre 2013 E qui da noi, che cosa succede? Di recente uno schieramento trasversale di consiglieri regionali ha presentato una mozione (mozione 21, 23 ottobre 2013) per richiedere che la Regione garantisca in tutte le anagrafi del territorio l’applicazione della circolare ministeriale e il diritto alla registrazione dei nuovi nati, che si impegni perché i deputati eletti in Friuli Venezia Giulia sostengano la proposta di legge 740 e perché sia lanciata una campagna di sensibilizzazione sul diritto di tutti i bambini a essere registrati
NOTA: Il mensile Ho un sogno si trova alla libreria CLUF di via Gemona 22 a Udine