16 marzo 2014 – La perplessa lettura di una buona notizia.

Leggo su La Repubblica del 14 marzo – cronaca di Torino – in un articolo di Fabio Tanzilli che il comune di Torre Pellice ha ritirato il riconoscimento di ‘cittadino onorario’ del Comune concesso nel 1924 all’allora capo del governo Benito Mussolini. Si rinnova la vecchia immagine dei consiglieri d’epoca, in piedi e plaudenti, immagine che l’assessore in carica ritiene improponibile insieme a quella di coloro che «hanno sacrificato la vita per la Resistenza».mussolini onorario
E’ una scelta di cui potrei comprendere e condividere il significato se non ci fosse una espressione che per me suona contraddizione difficile da sostenere. Dice ancora l’articolo de La Repubblica che “il Comune darà la cittadinanza onoraria a tutti i 50 stranieri nati in Italia, dagli 0 ai 18 anni, residenti a Torre Pellice” e continua, citando sempre il medesimo assessore: «La proposta è sostenuta anche dall’opposizione. Sarebbe incoerente promuovere da un lato l’integrazione e dall’altro onorare chi ha sancito in Italia le leggi razziali».
Ho bisogno di affermare ancora coerenza, almeno la mia e provo perché la sordità (o è cecità? o sono entrambe?) degli italiani di fronte al risorgente razzismo normativo mi preoccupa sempre di più.

Cittadinanza onoraria per chi c’è e per chi non c’è?
Vediamo prima di tutto il significato delle parole ‘cittadinanza onoraria’. Si tratta di un titolo attribuito a un cittadino che, per nascita e importanti testimonianza di sé culturali o d’altro tipo, onora un comune di cui viene dichiarato cittadino anche se non residente.
Non credo ne conseguano possibilità positive se non, ma non sono sicura, la possibilità di elettorato attivo, che non  appartiene certamente ai bambini e ai ragazzi cittadini onorari di Torre Pellice, al presente per la loro età, al futuro perché la legge non prevede il voto degli stranieri.
In sostanza è il comune che – in prima persona – ‘si onora’ e non viceversa.
Ricordo con emozione la cittadinanza onoraria attribuita dal comune di Montereale Valcellina (PN) a Carlo Ginzburg, l’autore de ‘Il formaggio e i vermi’ che ci regalò la storia di Menocchio, mugnaio di quel comune ucciso per decisione dell’Inquisizione.
E in ogni caso potrebbe il comune di Torre Pellice riconoscere la cittadinanza onoraria a bambini giuridicamente  inesistenti? 
Infatti, ed ecco il mio turbamento, l’espressione usata dall’assessore e che di nuovo ricopio, segnalando una pagina buia del nostro passato, evoca, sia pur inconsapevolmente, una pagina oscura del nostro presente. Dice l’assessore: «Sarebbe incoerente promuovere da un lato l’integrazione e dall’altro onorare chi ha sancito in Italia le leggi razziali».
Ma c’è certezza al comune di Torre Pellice che i  50 stranieri nati in Italia, dagli 0 ai 18 anni, residenti a Torre Pellice,  e di cui ha certamente notizia, siano rappresentativi di una tipologia che esaurisce  l’universo dei bambini  da zero a 18 anni nati in Italia da genitori stranieri?

La normale infamia del ‘pacchetto sicurezza’
Credo che una risposta onesta non possa essere che negativa.
La legge italiana infatti non garantisce che tutti i bambini figli di stranieri nati in Italia abbiano il certificato di nascita loro dovuto e possano essere quindi registrati fra i residenti, muniti del loro codice fiscale che assicura prima di tutto l’assistenza sanitaria.  
Il cosiddetto ‘pacchetto sicurezza’ (legge 94/2009 art 1 comma 22 lettera g) ha stabilito che, per riconoscere la nascita di un figlio, assicurandogli quindi il certificato di nascita,  sia necessario presentare il permesso di soggiorno, cosa evidentemente impossibile a chi quel permesso non abbia. 
Io immagino il comune di Torre Pellice diligentemente attento alla circolare che, approvata nel 2009 pochi giorni dopo la promulgazione della nuova legge razziale, dice essere possibile registrare la nascita di tutti i bambini, escludendo la necessità della presentazione del permesso di soggiorno per i genitori ‘irregolari’ che, se si svelassero tali, verrebbero espulsi. Lasciamo perdere la valutazione di un sistema in cui gli atti amministrativi contraddicono le leggi e andiamo avanti.

Una preghiera al comune di Torre Pellice
Il comune di Torre Pellice fa parte del territorio italiano, sconciato dal rinascere del razzismo per via amministrativa, i suoi amministratori sono cittadini italiani membri di una chiesa che ha sofferto una storia di oppressione scegliendo anche ad alti prezzi una storia di libertà.  Vorrei si impegnassero a chiedere che almeno quello sconcio del pacchetto sicurezza sia superato con la certezza di una legge e non affidato alla labilità di una circolare.
Ho provato a rivolgermi a persone appartenenti e attive nell’universo della chiesa cattolica senza ricavarne nulla, salvo qualche inefficace personale consenso.
Parlo per esperienza più volte vissuta.
Mi resta qualche speranza nel mondo laico: esiste una proposta di legge, che risolverebbe il problema senza onere di spesa se qualcuno si impegnasse a farla approvare ma impegno a sollecitarne l’approvazione non c’è. Ne ho ricopiato il testo in questo blog il 17 giugno del 2013.
Poiché invierò questo testo ad amici valdesi ricordo qui anche l’impegno di due giornalisti che hanno pubblicato, con insolita pertinenza di argomenti e ottima informazione,  l’articolo che ho trascritto sempre in questo blog il 21 dicembre dello scorso anno e di cui riporto ancora il link

16 Marzo 2014Permalink