11 agosto 2014 – In Italia i nuovi nati non sono tutti uguali – 2

Una registrazione anagrafica normale

La discussa e ben nota questione della registrazione dei gemelli nati dalla fecondazione assistita ma partoriti da una madre in cui era stato impiantato un embrione altrui (a causa di errore umano o da computer) è stata risolta nel più normale dei modi:
«I bambini, un maschio e una femmina – sono stati registrati all’anagrafe con il cognome del marito della donna che li ha dati alla luce e ciò, secondo la legge italiana, sancisce a tutti gli effetti il loro “status filiale”».
e, secondo quanto ha scritto il magisrato Vladimiro Zagrebelski,
«Nella nuova situazione venutasi a creare con la nascita dei due gemelli e la formazione del loro atto di nascita per effetto della dichiarazione della madre che li ha partoriti, essi hanno un nome, un cognome e una famiglia in cui crescere»

Altri pareri sottolineano questa situazione some definitiva.

In un caso drammatico (e che deve essere atrocemente doloroso per la coppia che ha inconsapevolmente fornito il proprio embrione fecondato ad altri) emerge una soluzione (realizzata, come dovuto, nel prioritario interesse dei minori) che segue l’iter di una piena normalità

Un iter normale

Una donna partorisce e riconosce come suo il bambino che ha appena messo al mondo.
E’ il primo passo che avviene in sala parto. Se così non fosse quel bambino entrerebbe immediatamente nello stato di adottabilità.
Se quella donna è sposata suo marito, quando si reca in comune (ed è auspicabile lo faccia immediatamente), provvede alla registrazione anagrafica a seguito della quale il bambino avrà un certificato di nascita in cui sarà registrato il suo nome giuridicamente riconosciuto, il nome dei suoi genitori, la sua cittadinanza.
La cittadinanza sarà italiana se figlio di italiani o d’altra nazione se i suoi genitori fossero stranieri.
Se la coppia dei genitori non fosse sposata – e il padre volesse riconoscere come suo il figlio – è prevista una procedura di riconoscimento.
Se così non fosse la madre può registrare il figlio come suo.
La legge n. 219/2012 ha previsto l’unificazione dello stato giuridico di figlio, con totale eliminazione di ogni differenza tra figli legittimi, naturali e adottivi.
E’ possibile seguire la normale procedura anche in molti ospedali – dove un funzionario sia stato delegato ad agire come ufficiale di stato civile.

Una deroga a norma razzista

Nella nuova situazione venutasi a creare con l’approvazione della legge 94/2009 (art. 1, comma 22, lettera g), qualora i genitori – o uno dei due – non  abbiano il permesso di soggiorno, anche se la madre riconosce il suo bambino questo non ha un nome, un cognome e non gli è concesso di avere una famiglia in cui crescere, che sia legalmente riconosciuta tale.
Dice il gruppo di associazioni cui è affidato il monitoraggio della Convenzione di New York sui diritti dei minori: «Il timore di essere identificati come irregolari può spingere i nuclei familiari ove siano presenti donne in gravidanza sprovviste di permesso di soggiorno a non rivolgersi a strutture pubbliche per il parto, con la conseguente mancata iscrizione al registro anagrafico comunale del neonato, in violazione del diritto all’identità (art. 7 CRC), nonché dell’art. 9 CRC contro gli allontanamenti arbitrari dei figli dai propri genitori»
Nel 7morapporto – che si può leggere da qui e anche nel sito dell’Associazione Studi giuridici immigrazione – è riportata la raccomandazione che integralmente trascrivo:
«Il Comitato ONU è preoccupato per le restrizioni  legali e pratiche al diritto dei minorenni di origine straniera di essere registrati alla nascita. In particolare, il Comitato esprime preoccupazione per come la L. 94/2009 sulla pubblica sicurezza renda obbligatorio per i non cittadini mostrare il permesso di soggiorno per gli atti inerenti il registro civile» (cap. 3.1 pag. 47)

Quindi ci è testimoniata l’esistenza di bambini a rischio per legge. Sono infatti privi di riconoscimento giuridico e di famiglie cui è negata – per legge (non per una patologia da infertilità) – la filiazione per un discrimine burocratico (il permesso di soggiorno).

Perché?

Nel caso dei gemelli nati dopo lo scambio di embrioni la coppia biologica e la coppia gestante hanno avuto tutti i mezzi necessari per affrontare una procedura sanitaria onerosa sotto tanti aspetti e per affrontare ora la situazione giuridica (esperti autorevoli, competenti e noti, giornalisti attenti.
Le coppie prive di permesso di soggiorno sono straniere (e nella loro identificazione in legge scatta il discrimine inequivocabilmente razzista), non hanno certamente i mezzi finanziari per promuovere il processo di cui sopra, sono abbandonate alla loro paura da un’opinione pubblica disposta più ad emozionarsi che a ragionare.
Di fronte a un’opinione pubblica che si muove perciò solo se si tratta di ‘sensibilità’ (non voglio capire che roba sia e preferisco non  esprimere le mie ipotesi), le associazioni che si dicono finalizzate alla tutela dei diritti in buona parte tacciono e quelle che dicono qualche cosa non sono ascoltate.
Delle poche non ammutolite ho parlato nel mio blog che è poco letto e, se non serve alla loro notorietà e al loro onore, è utile almeno al mio conforto.
In parlamento si giace una proposta di legge che sarebbe risolutiva se approvata ma il suo dibattito non è stimolato neppure dai firmatari (Il testo integrale si può leggere nel blog del 17 giugno 2013 e da qui). https://diariealtro.it/?p=2393.
Ho l’impressione che i parlamentari siano scossi più che dalla negazione dei diritti dei soggetti a debole contrattualità dall’agitarsi di lobbies numerose che ammicchino a una scambio di voti.

Forse alla fine dovrò scusarmi per aver presentato una petizione alla Presidente Boldrini che si può leggere (e firmare!)
Finora lo hanno fatto in 531 persone che ringrazio.
https://www.change.org/it/petizioni/laura-boldrini-mai-pi%C3%B9-bambini-invisibili-agli-occhi-dello-stato-italiano

11 Agosto 2014Permalink