Devo rendere onore a una giornalista di Radio spazio, la radio della diocesi di
Udine che mi ha intervistato e inserito l’intervista anche su facebook.
Ci tenevo anche perché era la prima volta che un’organizzazione – apertamente collegata alla chiesa cattolica – si occupava del problema del certificato di nascita negato ai figli dei sans papier esclusi con la pratica del silenzio dalle varie tipologie di famiglie di cui pure il sinodo si è occupato.
Finora (al di là del coinvolgimento di singole persone) si è espresso pubblicamente solo un parroco totalmente inascoltato.
Poiché l’autorevolezza della chiesa è indubbia mi sembrava un passo avanti anche nei confronti di quei cattolici (e finora sono molti) che hanno rifiutato l’espressione di un qualsiasi interesse per questo problema.
Anche nella società civile la componente di chi si occupa dei diritti di chi non può costituire lobby è pure ridicolmente minoritaria.
Perciò ho tentato, per un po’ inutilmente di trasmettere il link che consentiva l’ascolto ad alcuni miei corrispondenti senza utili risultati.
Poi sono riuscita a scaricare l’intervista nell’archivio del mio PC arrivando così a disporre di un indirizzo da inserire nel blog.
Ci sono riuscita.
Forse qualche persona in più potrà essere informata sapendo che viene dai rispettabili spazi della radio della diocesi.
Servirà? Non so, ma di più non posso fare
Ecumenismo?
Aggiungo che nel suo numero 48, datato 24 dicembre 2014, Riforma, il settimanale delle chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi, ha pubblicato la mia lettera che trascrivo, non dimenticando che un amico pastore aveva scritto sull’argomento nella sua lettera circolare alla comunità di Como.
Gentile direttore pur non appartenendo ad alcuna chiesa protestante sono una dei molti che destinano l’8 per mille alla chiesa valdese conoscendone i criteri di attenzione solidale ai soggetti deboli. Per questo mi permetto di segnalare un problema normalmente ignorato. Ferma restando l’importanza essenziale degli aspetti materiali e culturali collegati all’attenzione operativa ai migranti e ai minori comunque in situazioni di privazione, da cinque anni (e precisamente dalla approvazione della legge 94/2009, il cd pacchetti sicurezza fortemente voluto dall’allora ministro Maroni operante nel quarto governo Berlusconi) ad alcuni nuovi nati in Italia viene ostacolata la garanzia loro dovuta del certificato di nascita. Si tratta di bambini, figli di migranti ‘irregolari’, condannati a non avere famiglia, protezione genitoriale, esistenza giuridicamente riconosciuta – e conseguente vita di relazione –perché la legge impone ai loro genitori al momento della registrazione della nascita la presentazione del permesso di soggiorno che ovviamente in quanto ‘irregolari’ non possiedono. Sebbene una circolare – precipitosamente emanata a pochi giorni dall’approvazione della legge allo scopo di evitare penalizzazioni internazionali – affermi possibile ciò che la legge nega, la paura induce molti genitori a non registrare i nuovi nati e quindi a privarli del certificato di nascita. Così ne scrive nel suo Quinto rapporto il gruppo Convention on the Rights of the Child che ha il compito di monitorare la Convenzione ONU sui diritti dei minori: “Il timore di essere identificati come irregolari può spingere i nuclei familiari ove siano presenti donne in gravidanza sprovviste di permesso di soggiorno a non rivolgersi a strutture pubbliche per il parto, con la conseguente mancata iscrizione al registro anagrafico comunale del neonato, in violazione del diritto all’identità (art. 7 CRC), nonché dell’art. 9 CRC contro gli allontanamenti arbitrari dei figli dai propri genitori. Pur non esistendo dati certi sull’entità del fenomeno, le ultime stime evidenziano la presenza di 544 mila migranti privi di permesso di soggiorno. Questo può far supporre che vi sia un numero significativo di gestanti in situazione irregolare”. Inoltre, nel suo settimo – e più recente– rapporto, lo stesso gruppo ci informa – e ne dà notizia anche l’Associazione studi Giuridici Immigrazione nel proprio sito in data 19 giugno 2014- l’ONU ci chiede esplicitamente di assicurare con legge la registrazione alla nascita di tutti i bambini nati e cresciuti in Italia. Per eliminare questa ferita di civiltà introdotta nel nostro ordinamento nel 2009 sarebbe sufficiente dar corso all’approvazione delle proposte di legge già presentate e convergenti nell’obiettivo e nelle modalità previste (n. 740 alla Camera e n. 1562 al Senato) che non prevedono onere alcuno di spesa. Purtroppo, ancorché affidate alle rispettive commissioni Affari Costituzionali, non sono calendarizzate. Sperando in una sollecitazione da parte del settimanale da lei diretto che possa essere segno efficace di solidarietà nei confronti di soggetti indifesi, porgo cordiali saluti.