17 giugno 2009 – 3. Diario di viaggio, Iran 2009

3 – 6 aprile. Teheran. Istituto per il dialogo interreligioso.
Visita all ’INSTITUTE FOR INTERRELIGIOUS DIALOGUE  (IID)

NOTA successiva: Oggi, 17 giugno, il sito web dell’Istituto è raggiungibile.
L’ultima nota pubblicata dal magazine del I.I.D. risale al tre maggio ed è il messaggio dell’I.I.D, in occasione della giornata mondiale per la libertà di stampa e, fra le altre notizie (posso evidentemente controllare solo l’edizione inglese, non quella farsi) c’è anche quella dell’incontro con il gruppo di Confronti.
La nota che riporto è tratta dalla maggior parte dalla registrazione che Gianni N. mi ha gentilmente trasmesso, senza ignorare i miei appunti.
La donna che ci accoglie, e che appare nella mia fotografia, è Fahimeh Mousavi Nejad, responsabile editoriale della pubblicazione on line bimensile del “Religious News”.
Una collaboratrice dell’istituto ha svolto la funzione d’interprete dal persiano all’italiano.

 Fahimeh Mousavi Nejad (non so se si tratti di un’omonimia o se Mirhossein Mousavi, l’attuale oppositore di Ahmadi Nejad, sia parente della signora) ci presenta il suo istituto completamente indipendente, fondato otto anni fa. Alle pareti non ci sono i ritratti degli ayatollah Khomeini e Khamenei.

  La signora ci ricorda che in Iran il 98% della popolazione è musulmana e che prima dello sviluppo dei moderni mezzi di comunicazione la maggior parte non aveva neppure l’idea che esistessero tante altre religioni, anche nell’Iran stesso.
Oggi l’I.I.D. si propone di costruire un ponte tra musulmani e fedeli di altre fedi religiose all’interno dell’Iran ed all’estero.
“Siamo dei pionieri in quest’attività. – dice- e, pur essendo relativamente piccolo. l’istituto ha avuto una notevole risonanza nel dibattito fra le religioni. Prima c’erano alcune iniziative o partecipazioni saltuarie di natura ufficiale. Ora svolgiamo un’attività indipendente, sistematica e di respiro internazionale. Siamo molto contenti perché abbiamo potuto aprire un grande dibattito nel paese. Dal 2003 pubblichiamo una rivista che si intitola “Religious news”, in tremila copie. Cerchiamo di presentare i nuovi libri e il dibattito attuale sulle religioni, e in particolare sul dialogo interreligioso. Traduciamo in persiano articoli da altre lingue per metterli a disposizione dei lettori iraniani. I lettori sono in gran parte teologi, ricercatori e studiosi delle religioni”.
Il locale in cui si è svolto l’incontro è ricavato fra gli scaffali di una biblioteca di cui, continua la nostra interlocutrice, “siamo particolarmente fieri. Con i suoi 7000 volumi in persiano, arabo e inglese è la più ricca di testi sulle religioni di tutto il paese. Lo spazio è piuttosto ridotto e pertanto abbiamo dovuto fare una grande selezione. E’ frequentata prevalentemente da studiosi, ma comunque è aperta sempre al pubblico. Esiste infatti anche un pubblico non specializzato. Molti vengono pure a seguire le conferenze che mensilmente offriamo alla cittadinanza, dandone avviso sui giornali”.
Curiosando (è stato difficile mantenere un atteggiamento discreto!) fra gli scaffali trovo una sezione ricca di studi (soprattutto americani) sul femminismo. Marina trova un Talmud.
”Obiettivo del nostro istituto è il dialogo tra le religioni e le culture a favore della pace nel mondo” prosegue la signora Fahimeh. “Dedichiamo molta attenzione ai giovani. In particolare organizziamo una sessione riservata per far conoscere tra di loro giovani ebrei, cristiani, armeni, zoroastriani e musulmani. … La frequenza dei giovani è buona anche se speriamo che cresca. In verità questo tipo di interesse religioso non è molto diffuso nella società. Ma una volta che i giovani hanno iniziato a venire continuano e sviluppano grande interesse. Spesso si tratta di giovani che hanno vissuto all’estero. E’ questione di apertura o chiusura mentale”.
“Abbiamo anche molte relazioni con l’estero. Il nostro istituto ha lo statuto di ONG e da cinque anni è registrato nell’elenco delle ONG dell’ONU. Siamo in relazione con la chiesa anglicana di Inghilterra, con la chiesa luterana di Germania, con il Consiglio ecumenico delle chiese di Ginevra. Con loro abbiamo dei progetti in comune. Ad esempio adesso stiamo lavorando ad una ricerca sulla partecipazione femminile alla promozione della pace nel mondo. La nostra sezione giovanile collabora con un Istituto americano che si chiama ‘United religious initiatives’”.
“Anche finanziariamente siamo indipendenti. C’è una rete di finanziatori privati che ci sostengono in diversi modi. Parecchi contribuiscono con quote annuali. Questa stessa sede ci è offerta gratuitamente da una persona amica. Cerchiamo comunque di ridurre molto le spese. Ci sono quattro persone che lavorano stabilmente e molti volontari. Il consiglio scientifico, costituito da 22 membri, collabora del tutto gratuitamente. La rivista si autofinanzia”.
“E’ un cammino nuovo e non del tutto compreso,anche all’interno delle diverse religioni. Direi che è più facile il dialogo inter-religioso del dialogo intra-religioso, ossia all’interno della propria religione dove spesso questa attività è guardata con sospetto od ostacolata. Per quanto riguarda il mondo islamico ci sono diverse istituzioni che si dedicano allo studio delle ramificazioni dell’islam comprese quelle tra sanniti e sciiti. Noi ci dedichiamo di più al dialogo tra le diverse religioni”.
E infine il punto che a me è sembrato particolarmente intrigante.
“Siamo comunque tutti all’interno di una società dove sono in atto forti processi di secolarizzazione. Anche in Iran esiste una tendenza secolarizzante. Noi non ci occupiamo direttamente di questo processo ma non possiamo non confrontarci con questa mentalità e con questa filosofia che per altro non valutiamo positivamente”.
Sarebbe bello approfondire ma l’affermazione ferma della nostra interlocutrice ce ne dissuade.

All’Istituto per il Dialogo Interreligioso ho lasciato il mio indirizzo.

Da allora mi sono arrivate parecchie mail firmate dal presidente dell’I.I.D. Mohammad Ali Abtahi (che credo, giostrando fra nomi a me ignoti e grafie sconosciute, di poter identificare come marito della signora Fahimeh Mousavi; l’autobiografia di Abtahi confermerebbe questa ipotesi)

Su di lui una notizia Ansa di ieri. Teheran, 16 giu – Mohammad Ali Abtahi, ex stretto collaboratore del presidente riformista Mohammad Khatami, e’ stato arrestato oggi.
Lo rende noto il suo staff. Intanto, la tv iraniana in lingua inglese Press tv, ha diffuso la notizia dell’uccisione di sette civili nella manifestazione di ieri a Teheran, senza precisare se i morti siano sostenitori dell’opposizione o meno. La notizia era stata diffusa questa mattina dalla radio ufficiale Radio Payam.
Così é riportata la notizia nel sito web di Mr. Abtahi che si può raggiungere da qui
Mr. Abtahi arrested Mohammad Ali Abtahi, former vice president during Mr. Khatami’s presidency and the advisor to Mr. Karroubi in the presidential election had been arrested today (Tuesday). Whenever he gets released, he will write here on his website.

Ne riporto ora lo scritto ricevuto il 3 giugno e che ho tradotto (collocherò la traduzione degli altri scritti che ho ricevuto in calce ai prossimi diari e ringrazio Laura NB per la revisione della traduzione).

30 maggio – Chi boicottò le elezioni precedenti, ora invita il popolo a partecipare.
Uno degli eventi politici più importanti in questa tornata elettorale é il calo dell’onda di boicottaggio delle elezioni.
L’enorme boicottaggio delle elezioni precedenti ha causato difficoltà negli ultimi quattro anni tanto da apparire un regalo incredibile per il presidente.
Parecchi giorni fa mi sono visto con un gruppo di studenti che aveva raccolto circa 500 firme per boicottare le precedenti elezioni. Ora molti di loro cercano di invitare la gente a votare. Anche uno di loro che era appena uscito di prigione e raccontava storie penose sul carcere.
Erano realmente addolorati per Mr. Masoud Dehghan, Mahdi Mashayekhi and Abbas Hakim.
La battaglia per il loro rilascio dal carcere è l’azione più importante in cui dovrebbero impegnarsi attivisti politici e civili e specialmente i candidati alle elezioni presidenziali.
Sfortunatamente durante i dibattiti pre elettorali, sono state ignorate le pressioni fisiche e psicologiche sugli studenti imprigionati. Ora essi sono realmente attivi per ciò che riguarda le elezioni.
La maggior parte del gruppo che ho citato sosteneva Mr. Karobi perché gli slogan sui diritti umani sono più chiari nelle sue parole che in quelle di altri. La maggior parte delle attiviste donne che fanno parte della campagna per un milione di firme, hanno incominciato ad invitare la popolazione al voto. Anche i media stranieri parlano di boicottaggio meno che nel periodo precedente.
E’ una buona opportunità. La presenza di due ben noti candidati riformisti può attrarre molti elettori con diverse opinioni e prevenire il boicottaggio in modo da non concedere la vittoria ad Ahmadi Nejad al primo turno. D’altra parte è del tutto evidente lo sforzo per promuovere un cambiamento in tutto il paese.
Possiamo vedere persino la frustrazione e la paura dei sostenitori di Mr. Ahmadi Nejad.
Gli attacchi fisici e mediatici agli annunci degli incontri dei riformisti mostrano questa paura.
Ora quasi tutta la nazione può sperare di avere un altro presidente per i prossimi quattro anni.

17 Giugno 2009Permalink