- Concordo con Federico Geremicca ma non mi basta
IL 17 febbraio Federico Geremicca, giornalista de La Stampa ha scritto: «Una questione che è nervi e sangue per migliaia di coppie omosessuali è stata trasformata in una Torre di Babele fatta di “canguri”, inglesismi e “affidi rafforzati”, capace di sgomentare qualunque normale cittadino. E se a questo si aggiungono i trucchi e gli sgambetti ideati per lucrare un qualche consenso elettorale, il quadro è completo».
A prescindere dal fatto che Torre di Babele mi sembra –per la solennità dell’enunciato – espressione troppo nobile in quel contesto e preferisco il mio titolo familiare e intenzionalmente irridente, ho bisogno di ritrovare ragionevolezza e provo a seguire una linea mia più rassicurante di quello che emerge dalle cronache, senza ignorare quello che non emerge.
Al ‘tutti uguali’ non ci sto. Fa parte di quella cultura populista, che mi sembra sempre più forte e pervasiva, per cui nell’indifferenza che si forma a seguito appunto del ‘tutti uguali’ trovano spazio le ideologie nate dal pregiudizio che ormai domina l’immaginario dei molti (resisto alla tentazione di scrivere ‘dei più’).
Così si finge di vivere in una società che, inizialmente coesa, si sarebbe poi spezzata per il prevalere di interessi e forze estranee, fingendo di non sapere che una società nasce appunto come luogo della coesione di interessi diversi che in una società democratica devono poter convivere senza che nessuno cannibalizzi gli altri.
Mentre si contano seggiole
Penso con vergogna ai senatori che – nell’intento rivelatore di dissociare la stepchild adoption dal contesto della legge – dimostrano di voler gettare l’esca dell’approvazione delle Unioni Civili ad adulti che siano capaci di voltare la testa di fronte ai bambini, ostentando di considerarli persone senza diritti, bagaglio appresso dei loro genitori.
Ma si rendono conto costoro che i bambini cui è dovuto il riconoscimento della sicurezza della loro continuità affettiva esistono? Questi miei non rappresentanti fingono di ignorare che la continuità affettiva è giustamente assicurata in legge ai bimbi affidati, privilegiando gli affidatari in caso di adozione. Cito esattamente la legge – di cui avevo scritto in questo blog l’8 novembre scorso – perché fra pregiudizi e ignoranza non riesco a liberarmi da una sgradevole sensazione di malafede: “legge 19 ottobre 2015, n. 173. Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184, sul diritto alla continuità affettiva dei bambini e delle bambine in affido familiare”.
Quindi nelle famiglie considerate ‘normali’ il bambino è giustamente garantito, in quelle che così non sono considerate non lo è. Pur di punire i genitori, uno dei quali solo con la stepchild adoption potrebbe essere considerato tale, la maggioranza dei senatori è disposta ad infischiarsene di un elementare principio di uguaglianza sulla pelle di chi non può difendersi.
Ricordo il caso dei cd cattodem (che, insisto, non sono “i” cattolici ma un gruppo di cattolici) e tre nomi che voglio ricordare perché devo a me stessa la conoscenza di chi pretende rappresentarmi: Alfano, Lorenzin e Monti.
Uno di loro è abbastanza vecchio (come me) per ricordare cos’erano i figli di NN prima della riforma del codice civile del 1975.
Ma non prova orrore all’idea di costruirne altri con nuova denominazione ma altrettanto reietti? Se dal 2009 sopravvive senza scrupoli alla presenza della legge che nega il certificato di nascita ai figli dei sans papier potrà continuare così, temo insieme ai suoi ideologicamente simili.
Per arrivare a tanto si allenano da sette anni
Quando fu approvato il pacchetto sicurezza (legge 94/2009) si stabilì che, per registrare la nascita dei propri figli i migranti non comunitari dovessero presentare il permesso di soggiorno. E’ chiaro che la misura voleva terrorizzare chi, per essere irregolare, tale permesso non aveva. Era la stessa logica della dissuasione che oggi si usa per rifiutare la stepchild adoption. Ieri si minacciava ‘se ti riveli padre o madre e non sei amministrativamente regolare rischi l’espulsione’. Oggi si minaccia: ‘se cresci un figlio insieme al tuo compagno o alla tua compagna e il genitore riconosciuto tale venisse a mancare tu non potrai occuparti di quel bambino’.
Per ciò che riguarda i non comunitari irregolari nel corso di sette anni il parlamento italiano non ha voluto rimediare alla bestialità del 2009. Esistevano due proposte di legge per poterlo fare ma non sono state discusse (una si deve all’on. Rosato, capogruppo del PD alla camera, l’altra al sen Lo Giudice che ora si batte per la norma sulle Unioni Civili, compreso l’art. 5, quello che consentirebbe di riconoscere la stepchild adoption). Sette anni a voltar la testa dall’altra parte hanno insegnato agli eroi della famiglia ‘normale’ come si possa abusare di piccoli indifesi per affermare volontà in ogni caso devastanti.
Molto tempo fa avevo chiamato le piccole vittime del pacchetto sicurezza le mie cartine al tornasole: seguirne la sorte che la legge italiana vuole far subire loro mi ha permesso di entrare con più convincimento nei meandri della norma ora in discussione.
E che ha da dire la chiesa cattolica che non molti mesi fa aveva promosso un sinodo sulla famiglia? Ne scriverò i prossimi giorni.
E’ giusto e amaro quello che scrivi!
Tra i giochi della politica, a pochi interessano davvero i problemi di cui si discute. Quello che conta sono i rapporti di forza e tutto diventa strumento. I drammi umani stanno a distanze siderali e ciascuno persegue i suoi interessi nel piccolo e nel grande. Ma di quale coesione stiamo parlando? Che cosa tiene ancora insieme la nostra derelitta democrazia?
Enrica