SCUOLA & UMANITÀ
Dialoghi sul mondo che cambia
Come ogni anno a Udine anche nel 2016 il festival dell’associazione vicino/lontano ha assicurato spazio a giovani che, durante il loro normale percorso scolastico, costruiscono attività di relazione con la società civile, facendosi protagonisti di una formazione orientata a ‘Dialoghi sul mondo che cambia’, secondo l’indirizzo proposto dal tema generale del festival. Così il 6 maggio, nel teatro della città, i 1200 rappresentanti degli studenti coinvolti attraverso le opportunità formative offerte dagli istituti di appartenenza hanno fatto conoscere aspetti significativi del loro specifico progetto: “Il piacere della legalità? Mondi a confronto. Legami di responsabilità”. Non si trattava di una festosa evasione da ciò che la didattica prevede per il curriculum proprio di ogni scuola ma della ricerca di confronto con chi mette a disposizione testimonianze esemplari, valori praticati di coerenza, libertà e legalità. Ad esempio l’Istituto Statale di Istruzione Superiore Stringher – che all’interno della propria attività curriculare propone anche un corso di servizi alberghieri – dallo scorso mese di ottobre garantisce una volta la settimana una presenza attiva alla mensa della Caritas dove gli studenti (guidati dal loro insegnante di cucina) si rendono disponibili a contribuire a un progetto di solidarietà per loro professionalmente significativo come in uno stage efficace per quanto inconsueto. Il 6 maggio alla mensa della Caritas sono stati serviti 400 pasti confezionati dalle cuoche della mensa in collaborazione con la classe dello Stringher. La prima serie di pasti è stata offerta ai migranti utenti abituali con menù italiano (a base di pasta) e successivamente (in un simpatico scambio di culture alimentari) 50 rappresentanti dell’incontro in teatro hanno sperimentato un menù tunisino, gustando il cous cous. Nell’intreccio di solidarietà gli alimenti non deperibili erano stati offerti da una ditta distributrice di prodotti alimentari.
La scuola incontra il carcere
A Ho un Sogno, che mai trascura l’attenzione ai problemi del carcere, sembra significativo segnalare, fra le varie attività realizzate e testimoniate da studenti protagonisti, l’esperienza formativa molto speciale, vissuta negli spazi della Casa Circondariale di Udine e organizzata nel quadro dei progetti realizzati dal Centro Provinciale per l’Istruzione degli adulti della provincia di Udine (CPIA). Si tratta di iniziative finalizzate a costruire un ponte fra chi è detenuto e chi è ‘fuori’ e, in un pomeriggio condiviso, guarda a un mondo sconosciuto facendosi partecipe consapevole di una relazione significativa con una diversità con cui potrebbe incontrarsi nel corso del lavoro. Gli studenti, impegnati in un percorso orientato ad assicurare formazione in discipline proprie della psicologia sociale e della sociologia, hanno così l’opportunità di verificarsi con l’esperienza che favorisce il superamento della catena di pregiudizi e di stereotipi, fonte di stigmatizzazione irrimediabile. Ne sono stati protagonisti un gruppo di 12 detenuti e studenti (naturalmente maggiorenni) del Liceo Percoto e del Liceo artistico Sello, impegnati ogni mercoledì pomeriggio, da gennaio a maggio, in incontri, laboratori artistici e gruppi di discussione, focalizzati sull’analisi della parola, dell’immagine e della corporeità. Gli insegnanti coinvolti nell’attività ‘intra moenia’ si dichiarano colpiti dall’efficacia degli incontri in carcere che avvengono in un clima di normale relazione dove gli studenti si sono dimostrati capaci di non identificare coloro con cui interloquiscono con il reato commesso. I detenuti, sia italiani che stranieri, hanno accettato con entusiasmo il confronto con l’esterno arrivando anche a rinunciare all’ora d’aria per assicurarsi questa modalità di partecipazione in cui parlano di sé, della propria reclusione, ma anche delle esperienze di vita che li hanno segnati. Emergono riflessioni sulla responsabilità personale in racconti che possono contribuire a una cultura di prevenzione dell’illegalità. Al teatro Giovanni da Udine un detenuto, a nome dei compagni del corso realizzato in carcere, ha letto una lettera di ringraziamento e ha sottolineato l’importanza degli incontri con i ragazzi per il contributo all’apertura sociale, al superamento del pregiudizio e per aver acceso la speranza di una aspettativa diversa da quella vissuta nell’ambito della privazione della libertà. Anche la civica biblioteca si è fatta creatrice di opportunità di conoscenza e relazione con la stipula di una convenzione per prestito di libri, gestito nella casa circondariale dall’associazione Icaro. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato, afferma la Costituzione. Il 6 maggio ne abbiamo intravisto un significato possibile.
NOTA:
Nel numero 244 del bollettino Ho un sogno vedi anche: “25 giugno. Per mettere in discussione un pregiudizio”