21 dicembre 2016 – Le vittime perdonino i carnefici, per legge

Il Senato italiano prova a scrivere la storia a rovescio

Nel mese di maggio del 2014, ricordando l’avvio della prima guerra mondiale (quando l’Italia non aveva ancora deciso da che parte stare), il periodico udinese Ho un Sogno pubblicava la vicenda di quattro alpini fucilati a Cercivento dopo ingiusto processo indetto da un tribunale militare.
Si può leggere da qui  https://diariealtro.it/?p=3085
Ora un apposito comitato ristretto della Commissione Difesa del Senato italiano, sopravvissuto al referendum, ha elaborato una proposta di legge per cui tutti i militari che nella prima guerra mondiale subirono ingiusti processi (spesso conclusi con condanne a morte) devono chiedere perdono allo stato italiano.
Così scrive l’editoriale del n. 246 di Ho un sogno (che sarà reperibile a giorni presso la libreria CLUF di via Gemona 22. Udine)

CI PERDONINO I FUSILÂZ

Ci siamo più volte occupati dei fusilâz, i quattro alpini fucilati a Cercivento il primo luglio del 1916. Da molti anni infatti viene posta con determinata costanza la questione della loro riabilitazione, tanto che la notorietà acquisita sembra aver contribuito nel 2014 alla presentazione di una proposta di legge per cui «è avviato d’ufficio il procedimento per la riabilitazione dei militari delle Forze armate italiane che nel corso della prima Guerra mondiale abbiano riportato condanna alla pena capitale per i reati previsti nel <.> codice penale per l’esercito».

Approvata alla Camera il 13 maggio 2015, la proposta è passata al Senato con il titolo: «Disposizioni concernenti i militari italiani ai quali è stata irrogata la pena capitale durante la prima Guerra mondiale» (n. 1935). Il normale dibattito nella Commissione Difesa del Senato ha conosciuto una svolta imprevista lo scorso mese di ottobre, quando per il proseguimento dei lavori è stato creato un comitato ristretto. Questo ha proposto un nuovo testo base che, approvato, è diventato l’oggetto della discussione ancora in corso, come testimonia il resoconto dell’ultima seduta della Commissione (23 novembre). Il nuovo testo identifica i militari uccisi come coloro che “vennero fucilati senza che fosse accertata a loro carico, a seguito di regolare processo, un’effettiva responsabilità penale” (art. 1).

Per capirne il significato basti la lettura dell’articolo 4: “Nel Complesso del Vittoriano in Roma è affissa la seguente iscrizione: «Nella ricorrenza del centenario della Grande guerra e nel ricordo perenne del sacrificio di un intero popolo, l’Italia onora la memoria dei propri figli in armi fucilati senza le garanzie di un giusto processo. A chi pagò con la vita il cruento rigore della giustizia militare del tempo offre il proprio commosso perdono»”.

Il testo approvato alla Camera e inizialmente all’attenzione della commissione del Senato diceva invece: “Al fine di manifestare la volontà della Repubblica di chiedere il perdono dei militari caduti che hanno conseguito la riabilitazione ai sensi della presente legge, in un’ala del complesso del Vittoriano in Roma è affissa una targa in bronzo che ne ricorda il sacrificio”.

Si passa da una Repubblica che chiede perdono ai militari “ingiustamente giustiziati” a un’Italia che concede il perdono, commosso, ai condannati.

Offrire il perdono ai militari uccisi “per dare il buon esempio” è una beffa crudele che rappresenta lo scempio dell’umanità, della giustizia e della storia, come possiamo comprendere da un passo di una circolare a firma del gen. Cadorna emanata il 28 settembre 1915: “deve ogni soldato essere <…> convinto che il superiore ha il sacro potere di passare immediatamente per le armi i recalcitranti e i vigliacchi” (A. Monticone. Gli italiani in uniforme Laterza 1972. pag. 224).

Non conosciamo ancora il voto della Commissione Difesa, ma il fatto che si basi sul nuovo testo consente previsioni pessimiste. Ci chiediamo con preoccupazione cosa sapranno e vorranno decidere i Senatori ancora nella pienezza del loro ruolo.

Sapranno farsi carico di una memoria che appartiene alla storia? Sapranno ricordare che a quella storia appartengono anche i morti per decimazione, per la cui fucilazione non furono necessarie neppure le celebrazioni di ingiusti processi? E sapranno far memoria dei civili impegnati senza adeguata protezione nelle attività connesse all’organizzazione militare (costruzione di strade, lavoro nelle fabbriche d’armi …)?

21 Dicembre 2016Permalink