26 ottobre 2010 – Una scienziata, il gergo di facebook e altro ancora

 Domani, 27 ottobre, si celebrerà a Roma la nona giornata del dialogo cristiano islamico, nata nel 2001, dopo l’attentato alle torri gemelle, per iniziativa della rivista Confronti.
Ne ho parlato nel mio blog negli anni precedenti.
Quest’anno mi limito a segnalare il riferimento che consente di accedere al sito ildialogo.org per raccogliere informazioni, notizie, pareri e, per chi volesse, di aderire.  
Ho partecipato parecchie volte a questa giornata, soprattutto a Roma, convinta che le religioni, nella storia e nell’attualità spesso veicoli di violenza, abbiamo gli strumenti per essere anche veicoli di pace.

La voce di facebook
Ma ancora una volta ho dovuto scontrarmi con il pregiudizio.
Su facebook infatti è comparsa una citazione della scienziata Margherita Hack che trascrivo:
Noi atei crediamo di dover agire secondo coscienza per un principio morale, non perché ci aspettiamo una ricompensa in paradiso.
Inaspettatamente (mi capita ancora di riscoprirmi illusa) ho constatato che un’affermazione, che da una donna del livello intellettuale della Hack mai mi sarei aspettata, suscitava diffuso consenso.
Ciò che mi turba è la mancata consapevolezza del limite che impedisce le assolutizzazioni, la divisione degli umani in blocchi totalizzanti (atei, credenti ecc. ecc….), identificandoli irrimediabilmente per ciò che sono, e supponendone l’uniformità all’interno di questo loro predefinito essere. 

Mai più con facebook
E dato che sono arrivata a facebook – di cui cercherò di non occuparmi più perché usa un linguaggio che mi turba e mi disturba (ma non lo devo dire) – pressoché contemporaneamente alla registrazione della citazione che ho riportato – ho dovuto, mio malgrado, registrare un’altro atteggiamento per me inaccettabile.
Scrivevo di non capire le risposte prefabbricate stile ‘mi piace’, la brevità delle affermazioni che non si fanno mai argomentazioni, l’espressione di un disagio o di gioia limitata all’esternazione di un’emozione …quando una persona che mi aveva letto mi ha scritto che adesso la comunicazione funziona così.
C’ero arrivata ma volevo capire cosa pensavano gli altri, per me questo atteggiamento appartiene al significato della parola amicizia che facebook proclama (ho consultato pregevoli dizionari e nessuno mi ha smentito) ma evidentemente quello di facebook è un gergo per iniziati che io ignoro.
 
A questo punto ho confermato richieste di amicizia ricevute e non corrisposte, così –quando invierò questo testo con la parola ‘condividi’ arriverà a tutti con i miei saluti.
Chi vuol leggermi può andare sul mio blog ‘diariealtro.altervista.org’ che penso che continuerà a non essere visitato. Io mi limiterò a curiosare in silenzio.
Non so adeguarmi. Senilità. 

E ora una notizia
Chiuso con la sacralità di facebook segnalo una notizia comparsa su Repubblica.
Con un titolo a dir poco di dubbio gusto, Repubblica ci informa che “Aumentano le tutele per i figli di immigrati. Sarà più difficile espellere i genitori”
“La Corte di Cassazione, nel massimo consesso delle Sezioni Unite, ha deciso che non si possono mandare via gli stranieri, anche se hanno commesso reati, nel caso in cui il loro allontanamento dall’Italia, tramite il rimpatrio, abbia riflessi negativi sul generale equilibrio psico-fisico dei loro bambini. Con questa decisione la Suprema Corte ha accolto il ricorso di una signora africana, madre di tre figli residenti a Perugia, condannata per sfruttamento della prostituzione e raggiunta da foglio di via”.
A prescindere dal fatto che non di foglio di via sembra trattarsi, ma di decreto di espulsione, non è aumentato proprio nulla.
Semplicemente la Corte di Cassazione ha applicato le convenzioni internazionali e non la lettera della legge 94/2009 sulla sicurezza pubblica.
Se il giornalista, anziché partire dalla situazione della madre avesse ragionato muovendo dai diritti del bambino (tanto per cominciare dalla Convenzione di New York) avrebbe scritto meno banalità.
Ma può permettersele: dei bambini all’opinione pubblica non importa nulla.
La mamma in questione ha potuto far valere le sue ragioni e ne ha avuto i mezzi..
Quante non potranno permetterselo?
Molto ho scritto sull’argomento. Ne fanno fede i testi raggiungibili con i tag anagrafe, bambini, istituzioni local/regionali. 

Continua
Ci sarebbero altre notizia.
Ne scriverò presto: dare, almeno a me, una continuità di informazione aiuta.

26 Ottobre 2010Permalink