09 dicembre 2018 – Liliana Segre: “Con tutto
l’odio che c’era allora e che rivedo oggi sono contenta di essere stata vittima
e non carnefice”
di SIMONA CASALINI
La signora cammina con prudenza e cautela, attorniata da una folla di fan, la gran parte ragazzi. E’ il segnale migliore, la gioventù del suo pubblico, che sancisce che i quasi trent’anni di Liliana Segre spesi a testimoniare cosa è stato il Male assoluto – l’essere bambina ebrea che a 8 anni le è stato vietato l’ingresso a scuola e poi il campo di Fossoli, poi la deportazione ad Auschwitz e la decimazione della famiglia – ha colto il cuore dei giovani più preparati, e lei lo capisce, si definisce nonna di tanti nipoti e si rallegra di tanta attenta partecipazione poco più che adolescenziale.
Della nonnina ha solo l’età, 88 anni, ma è donna d’acciaio, lucida e diretta.
Ad esempio, alla giornalista Simonetta Fiori che glielo chiede, a 80 anni dall’emanazione delle leggi razziali, scandisce questa risposta. “Sì, esiste un filo comune tra il razzismo che cominciò a inquinare una paese bonario e tollerante come l’Italia allora e quello che accade nei nostri giorni: Allora in pochissimi fecero una scelta diversa, dissero no al fascismo che montava, erano come eroi. Poi, dopo la guerra, dopo la tragedia degli ebrei, si scoprì che praticamente nessuno era stato fascista, c’era stata una sorta di lavaggio delle coscienze.
E subito dopo la guerra i sentimenti di intolleranza non erano assolutamente di moda, a nessuno veniva più in mente di discriminare altre religioni, altre razze. Poi però il tempo è passato e questi sentimenti di fascistizzazione stanno riemergendo e stavolta nel mirino per prima cosa c’è il colore della pelle. Un’ avversione, una discriminazione che evidentemente a tanta distanza di tempo viene permessa, non suscita tanto scandalo, non muove vivaci e doverose reazioni. Di nuovo vedo complici, aguzzini e comunque tanta gente indifferente”.
Aggiunge, a ulteriore chiarimento: “Quando nel ’38 mio padre Alberto
(internato come lei ad Auschwitz e mai più tornato ndr) mentre eravamo a tavola
mi disse, ‘Liliana da domani non puoi più andare a scuola’, usò questa frase
‘sei stata espulsa’. Potete immaginare quale siano i miei sentimenti quando
risento la parola espulsione?”.
Con coerenza la sua prima proposta di legge ( non sottoscritta da Lega e FdI,
le ricorda Fiori ma lei sorride fredda: “mi interessa soprattutto chi è
con me, non chi non c’è” ) è stata l’istituzione di una “commissione
parlamentare di controllo e di indirizzo sui fenomeni di intolleranza,
razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza”. Con una
convinzione di fondo, netta: “Con tutto l’odio che ho visto e ho provato
sulla mia carne allora e di cui rivedo segnali oggi, resto comunque contenta di
essere stata una vittima e non una dei carnefice”.
L’odio, gli odiatori, i bulli, gli indifferenti: sono queste le categorie di
persone su cui la Segre si sofferma, stimolata anche dalla domanda di uno
studente: “Perchè oggi sembra che ci sia la necessità di odiare
nuovamente?”. “Evidentemente la storia non ha insegnato abbastanza ma
vedo anche che nei licei alla storia gli si dà un bel taglio, storia magistrae
vitae dicevano i latini, non altrettanto gli italiani di oggi”.
E torna il parallelo tra allora e oggi. “Le compagne di classe, le bambine
che da un giorno all’altro non l’hanno più vista non le hanno mai chiesto
scusa. Non le odia per questo?”
la sollecita Fiori. La risposta di Segre è quasi inaspettata: “No,
assolutamente, non fu colpa loro, piuttosto avrei dovuto re-incontrare i
genitori delle bambine di allora alle quali obbedivano. In realtà qualcuna l’ho
ritrovata una volta rientrata in Italia ma loro si limitarono a chiedermi,
‘Segre, dove sei andata a finire?” senza che io avessi la forza di
rispondere e spiegare. La trovai quando avevo quasi 60 anni…
E non ho mai voluto sapere i nomi dei delatori, dei violenti, di chi ci ha
tradito. Non ero fatta per vendette, ero sì una diversa”.
Durante il suo breve discorso di insediamento da senatrice a vita, nominata dal
presidente Mattarella e dal premier Gentiloni, Liliana Segre aveva ricordato di
essere “una delle pochissime donne italiane ancora in vita con i numeri di
Auschwitz tatuati sul braccio”. I ragazzi che l’ascoltano lo sanno bene e
uno di loro va diritto al punto: “Quando non ci saranno più testimoni
diretti, come si potrà tenere alta la guardia, la Memoria, per contrastare
razzismo e antisemitismo?”, gli chiede un liceale, e lei è netta, senza
indugi: “Sei tu che lo farai, sarà compito di persone come te”.
Rapporto madre e figli: “Siamo cresciuti con insegnamenti un po’ speciali:
con passaporti sempre pronti, con cassetti traboccanti di foto di scheletri;
con la paura delle ciminiere e l’impossibilità di tenere lo sguardo su un treno
merci; non ci permettiamo di rifiutare il cibo, neanche se scaduto o
maleodorante; non riusciamo a pronunciare la parola forno nemmeno per calcolare
il tempo di cottura di una torta; fare una doccia ha un che di sinistro e il
suono della lingua tedesca ci fa trasalire; ci spaventa il latrato di un cane,
le cancellate, il filo spinato…”. Qui parla Federica Belli, la figlia di
Liliana Segre di cui Simonetta Fiori legge un brano della sua intervista
tratto dal bel libro di Fabio Isman, “1938 Italia razzista” ma
la senatrice non vuole aggiungere nulla, non ama retorica e compiacimenti.
Ha invece parole di caldo e partecipato affetto per il presidente Mattarella,
incontrato venerdì alla prima della Scala: “Conosco il pubblico scaligero,
sono una appassionata di opera fin dai tempi della Callas e da anni ho
l’abbonamento. Sono sempre stata convinta che fosse un pubblico freddino,
distaccato. E invece venerdì, quando ha visto arrivare il presidente
Mattarella, uomo solo, uomo che ha sofferto, profondamente triste, che non dice
parolacce, non cavalca odi e rifiuta ogni retorica, il pubblico si è sciolto in
cinque minuti di fila di applausi davvero emozionanti: tutti voltati verso di
lui, dichiaravano il loro amore verso un padre giusto”.
Contenuti
analoghi a quelli dell’articolo ricopiato da Repubblica si ritrovano anche nel
sito del Corriere (ma non è scaricabile) e su Avvenire
https://www.avvenire.it/agora/pagine/la-prima-della-scala-applausi-a-mattarella
Il testo
della proposta di legge della senatrice Segre, di cui ho scritto nel mio blog
del 29 ottobre, si legge con il seguente link:
https://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/DF/338344.pdf