Quando surrettizie precisazioni trasformano il Presidente del Consiglio in un saltimbanco mentale.
Il solito Presidente del Consiglio ha dichiarato: “Siamo assolutamente convinti che l’energia nucleare sia il futuro per tutto il mondo – e aggiunto a titolo di spiegazione – l’accadimento giapponese ha spaventato ulteriormente i nostri cittadini. Se fossimo andati oggi al referendum, non avremmo avuto il nucleare in Italia per tanti anni. Per questo abbiamo deciso di adottare la moratoria, per chiarire la situazione giapponese e tornare tra due anni a un’opinione pubblica conscia della necessità nucleare”.
E il 27 aprile il giurista Stefano Rodotà ha commentato su Repubblica:
“Sia lode al presidente del Consiglio. Con la disinvoltura istituzionale che lo contraddistingue ha svelato le vere carte del governo sul nucleare, carte peraltro niente affatto coperte. La frode legislativa, già evidente, diviene ora conclamata. Berlusconi è stato chiaro. Un tema tanto importante come il nucleare non può essere affidato a cittadini “spaventati” da quanto è avvenuto in Giappone, che debbono “tranquillizzarsi”. Meglio, dunque, non far votare un popolo emotivo, disinformato. Gli abbiamo scippato con uno stratagemma un referendum che avrebbe reso impossibile per anni il nucleare, e ora abbiamo le mani libere per tornare in pista già tra dodici mesi”.
Prendo atto, ma non sono fra quelli che si meravigliano: giocare con il populismo offerto come rimedio alle paure, spesso artatamente indotte, non è un caso, ma un costume.
Riporto dal mio diario del 15 marzo:
“Il Ministero dell’Interno, con la circolare n. 19 del 7 agosto 2009, ha inteso fornire indicazioni mirate a tutti gli operatori dello stato civile e di anagrafe, che quotidianamente si trovano a dover intervenire riguardo ai casi concreti, alla luce delle novità introdotte dalla legge n. 94/09 (entrata in vigore in data 8 agosto 2009), volta a consentire la verifica della regolarità del soggiorno dello straniero che intende sposarsi e ad arginare il noto fenomeno dei matrimoni “fittizi” o di “comodo”.
E’ stato chiarito che l’eventuale situazione di irregolarità riguarda il genitore e non può andare ad incidere sul minore, il quale ha diritto al riconoscimento del suo status di figlio, legittimo o naturale, indipendentemente dalla situazione di irregolarità di uno o di entrambi i genitori stessi. La mancata iscrizione nei registri dello stato civile, pertanto, andrebbe a ledere un diritto assoluto del figlio, che nulla ha a che fare con la situazione di irregolarità di colui che lo ha generato. Se dovesse mancare l’atto di nascita, infatti, il bambino non risulterebbe esistere quale persona destinataria delle regole dell’ordinamento giuridico. ….”
Dal testo del Sottosegretario di stato Miche1ino Davico (Lega Nord) apprendiamo che:
1. La Lega Nord ha proposto norme che –approvate con la ripugnante complicità degli alleati di governo sarebbero diventate legge (n.94/2009) – prevedono la presentazione del permesso di soggiorno per la registrazione degli atti di stato civile (nascita, morte, matrimonio), in deroga alle norme precedenti che nemmeno la legge Bossi-Fini aveva soppresso.
2. L’enormità derivante dalla impossibilità a fornire un neonato di certificato di nascita, condannandolo ad essere apolide, è stata compresa persino dal governo Berlusconi che ha ‘rimediato’ con una circolare (citata dal sullodato sottosegretario) che, così come è stata emanata, potrebbe essere revocata senza alcun passaggio parlamentare.
E non dimentichiamo la scorrettezza che vuole una circolare non subordinata alla legge che pretende di interpretare.
3 Da notare poi che la precisazione Davico nasceva da una richiesta dell’on. Orlando e non dall’esigenza autonomamente considerata del rispetto dei diritti umani, presenti nella Costituzione e definiti da norme internazionali.
Ciò che mi scandalizza
Quindi fra un colpo al cerchio (soddisfare cli appetiti del populismo leghista al fine di tener vicino un governo che non ha obiettivi politici oltre la propria permanenza comunque sia) e uno alla botte (esagerare con le matte bestialità potrebbe suscitare qualche protesta) si porta avanti il degrado.
Ma non è la vincente inettitudine dei lego-pidielli che mi sconvolge quanto l’acquiescenza dei sindaci (che non capiscono essere stato leso un loro diritto fondamentale: quello di farsi garanti della popolazione esistente sul loro territorio) e delle organizzazioni per lo più a ispirazione cattolica (ma ormai la chiesa cattolica nelle sue espressioni gerarchiche, e non solo, è disposta a tutto barattare in cambio di un qualche finanziamento e privilegio).
Certamente queste organizzazioni parlano o meglio strillano per proclamare principi ma non usano la loro forza (nemmeno quando ne dispongono) per farsi garanti di un sistema di cittadinanza conforme ai diritti civili e umani. Per far questo dovrebbero porsi come coscienza critica delle (e nelle) istituzioni cui amano invece rivolgersi per averne finanziamenti e riconoscimenti. Non sempre arrivano al voto di scambio, però…
La linea del degrado programmatico non nasce oggi: io la seguo dagli anni ’90, quando l’orrore delle crisi balcanica permise l’emergere di altri –e apparentemente sopiti – orrori.
Ho deciso che farò una specie di resoconto die miei ricordi, ma non ora, rinvio a maggio.
Ciò che mi preoccupa
Ciò che mi preoccupa è il silenzio dell’opinione pubblica, non più difesa democratica ma paciosa massa forse ammiccante, felice di essere succube al capo.
Non ci posso far nulla, nemmeno Dio ci provò, se è vero quel che ci racconta il profeta Samuele di cui scelgo di riportare il racconto che mi sembra facilmente adattabile alla situazione attuale senza citare persone che non è simpatico nemmeno nominare.
Primo libro di Samuele, cap 8
Quando Samuele fu vecchio, stabilì giudici d’Israele i suoi figli. 2Il primogenito si chiamava Gioele, il secondogenito Abia; erano giudici a Bersabea. 3I figli di lui però non camminavano sulle sue orme, perché deviavano dietro il guadagno, accettavano regali e stravolgevano il diritto. 4Si radunarono allora tutti gli anziani d’Israele e vennero da Samuele a Rama. 5Gli dissero: “Tu ormai sei vecchio e i tuoi figli non camminano sulle tue orme. Stabilisci quindi per noi un re che sia nostro giudice, come avviene per tutti i popoli”.
6Agli occhi di Samuele la proposta dispiacque, perché avevano detto: “Dacci un re che sia nostro giudice”. Perciò Samuele pregò il Signore. 7Il Signore disse a Samuele: “Ascolta la voce del popolo, qualunque cosa ti dicano, perché non hanno rigettato te, ma hanno rigettato me, perché io non regni più su di loro. 8Come hanno fatto dal giorno in cui li ho fatti salire dall’Egitto fino ad oggi, abbandonando me per seguire altri dèi, così stanno facendo anche a te. 9Ascolta pure la loro richiesta, però ammoniscili chiaramente e annuncia loro il diritto del re che regnerà su di loro”.
10Samuele riferì tutte le parole del Signore al popolo che gli aveva chiesto un re. 11Disse: “Questo sarà il diritto del re che regnerà su di voi: prenderà i vostri figli per destinarli ai suoi carri e ai suoi cavalli, li farà correre davanti al suo cocchio, 12li farà capi di migliaia e capi di cinquantine, li costringerà ad arare i suoi campi, mietere le sue messi e apprestargli armi per le sue battaglie e attrezzature per i suoi carri. 13Prenderà anche le vostre figlie per farle sue profumiere e cuoche e fornaie. 14Prenderà pure i vostri campi, le vostre vigne, i vostri oliveti più belli e li darà ai suoi ministri. 15Sulle vostre sementi e sulle vostre vigne prenderà le decime e le darà ai suoi cortigiani e ai suoi ministri. 16Vi prenderà i servi e le serve, i vostri armenti migliori e i vostri asini e li adopererà nei suoi lavori. 17Metterà la decima sulle vostre greggi e voi stessi diventerete suoi servi. 18Allora griderete a causa del re che avrete voluto eleggere, ma il Signore non vi ascolterà”. 19Il popolo rifiutò di ascoltare la voce di Samuele e disse: “No! Ci sia un re su di noi. 20Saremo anche noi come tutti i popoli; il nostro re ci farà da giudice, uscirà alla nostra testa e combatterà le nostre battaglie”. 21Samuele ascoltò tutti i discorsi del popolo e li riferì all’orecchio del Signore. 22Il Signore disse a Samuele: “Ascoltali: lascia regnare un re su di loro”. Samuele disse agli Israeliti: “Ciascuno torni alla sua città!”.