12 gennaio 2012 – Il futile ci può annientare (seconda e ultima puntata)

Futilità diffuse

Avevo concluso la prima puntata con una citazione di Saba: “Gli italiani vogliono darsi al padre, ed avere da lui, in cambio, il permesso di uccidere gli altri fratelli!”.
Saba  scriveva durante il regime  fascista, forse durante una guerra coloniale o la seconda guerra mondiale. e la parola ‘uccidere’ gli veniva diretta e spontanea. Oggi la situazione è più viscosa, ma non meno drammatica perché, se qualcuno può permettersi di riferire a una sorta di cupo folclore squadre securitarie padane e organizzazioni neonaziste (ma almeno gli omicidi di Firenze dovrebbero insegnarci qualche cosa!) , stiamo uccidendo, soffocandoli nel ‘futile’, i fondamenti della nostra democrazia che è base per una nostra decente convivenza.
Certamente sarà importante una modifica della legge elettorale (ma ci sarà? Saprà il parlamento, dopo la bocciatura della consulta, trovare un guizzo di dignità e approvare un’altra legge?)  che ci consenta di votare scegliendo persone competenti e responsabili, che non siano il frutto di giochi di segreterie di partito che sono riuscite a selezionare (qualche eccezione a parte) il peggio del peggio.
Le persone  ‘futili’ evidentemente galleggiano meglio di chi si assume il peso del pensiero articolato e della conseguente responsabilità.
E le persone futili abbondano ovunque.

Il mio microcosmo regionale

Continuo ad osservare la deriva nel mio  microcosmo perché ritengo che non si debba sottovalutare l’importanza delle realtà istituzionali locali e delle manifestazioni locali della società non sempre civile.
Avvicinandomi alla conclusione della precedente puntata avevo detto che avrei ripreso il mio esame della proposta di legge regionale n. 62:  <<Politiche della pace, non violenza attiva e salvaguardia dei diritti umani nella regione Friuli Venezia Giulia>> (Presentata il 14 aprile 2009).
E’ firmata da 10 consiglieri così suddivisi nei gruppi di appartenenza: PD (5), La Sinistra L’Arcobaleno  (3),  Cittadini  – Libertà civica (1), Italia dei Valori – Lista Di Pietro (1).
Ho seguito l’iter della proposta già durante la legislatura precedente (quando, con diversa maggioranza, era un disegno di giunta) e mi ha lasciato più che perplessa, sgomenta.
Infatti durante la procedura iniziale venivano convocate associazioni e organizzazioni interessate che erano inviate a dire i propri desideri su obiettivi da introdurre in legge senza che vi fosse un quadro delle funzioni proprie della regione in materia. 
Mai ho sentito una ben articolata valutazione  dell’art. 117 della Costituzione (come modificato nel 2001 e mai citato neppure nella relazione introduttiva alla proposta) che – dopo una lunga e puntuale elencazione delle materie legislative di competenza esclusiva dello stato, recita:  “Sono materie di legislazione concorrente quelle relative a rapporti internazionali e con l’Unione europea delle Regioni” (e via nuovamente elencando). 
Per mia esperienza non c’è stata mai risposta articolata a considerazioni e critiche pur espresse finché alla fine di quella strana procedura si è manifestato il consenso di chi aveva titolo a rappresentare le associazioni più interessate alla materia, certamente con parole alte e nobili, ma che si limitavano all’esegesi dei termini del titolo della proposta di legge.
Non avendo ricevuto spiegazioni in proposito mi attengo alla mia interpretazione che tutte le indicazioni in materia di ‘Politiche della pace, non violenza attiva e salvaguardia dei diritti umani’  sono sottratte alla competenza del consiglio regionale e, affidate a uno strano organismo (Agorà della pace) funzionale più a una delega che alla partecipazione, verranno attuate dall’Amministrazione regionale in un clima – a mio parere- più di clientela che di buon governo.
Chi volesse leggere la proposta di legge n. 62 potrà farlo anche da qui.
Io non posso che considerare provvidenziale –in un quadro certamente riferibile a un principio di eterogeneità dei fini – il fatto che l’attuale giunta regionale mai farà passare una simile norma, per motivi evidentemente opposti a quelli che hanno ispirato le mie valutazioni.

Il mio microcosmo comunale

Se una sedicente sinistra in regione è all’opposizione, nel comune di Udine invece governa ma, per i problemi di cui mi sto occupando, è altrettanto sconsolante.
Quando mi resi conto che nel pacchetto sicurezza c’era una norma, criptica ma ineludibile, che impediva la registrazione degli atti di stato civile per chi non disponesse del permesso di soggiorno pensai che chi ha l’onore e l’onere di registrarli (cioè il sindaco nella sua funzione di ufficiale di stato civile) dovesse sentirsene turbato e reagire.
Reazioni del sindaco non ne ho viste  ma un componente della sua giunta, cui avevo ingenuamente scritto, mi ha fatto sapere che io sono una persona che quando sbaglia non si corregge.
Mai rampogna fu così illuminante: infatti mi accompagnerà al momento del voto, quando starò ben attenta a non sbagliare,  dato che ho appreso da rimprovero autorevole che non potrei poi correggermi.
E’ un altro interessante esempio di eterogeneità dei fini.
Ora la strada dell’errore che avevo descritto (per ciò che concerne le nascite) nel mio articolo pubblicato il 15 marzo scorso (raggiungibile da qui) ha due fermi paletti che mi sembrano interessanti (anche se forse infastidiranno il sullodato assessore): uno riguarda i matrimoni la cui celebrazione non richiede più – e lo dice la Corte costituzionale- la presentazione del permesso di soggiorno (si veda il mio articolo del 2 luglio   scorso, raggiungibile da qui), l’altro è la presentazione della proposta di legge Orlando (si veda il mio articolo del 5 dicembre scorso, raggiungibile anche da qui).
Speriamo che il parlamento la discuta.   

E adesso?

Adesso il peso di quella negazione della registrazione delle nascite personalmente mi turba meno: il fatto che vi sia una proposta di legge (opportunamente affidata non ad organismi che si occupano di assistenza ma alla commissione Affari Costituzionali) mi rassicura.
Continuo però a chiedermi perché nessun parlamentare abbia sentito prima d’ora il dovere di reagire pur constatando come la Corte Costituzionale, via via interpellata, faccia a pezzi il pacchetto sicurezza e ciò che ne consegue anche nelle leggi regionali.
Non dimentico che la sollecitazione all’on. Orlando è venuta da una consigliera provinciale donna, anche se l’esperienza degli ultimi anni mi ha tolto ogni speranza nella determinazione di una ragionevolezza di genere che sembra dissipata, salvo casi personali.
E continuo a chiedermi quanti matrimoni siano stati negati –da sindaci umiliati a podestà- a chi non possedeva il permesso di soggiorno nei due anni trascorsi fra l’approvazione della legge e la sentenza della Consulta.
Adesso mi dedicherò ad aggiornare e rinnovare i modi di comunicazione del mio blog che negli ultimi anni aveva doverosamente scelto di essere quasi monotematico.

12 Gennaio 2012Permalink