Ma io non sopporto gli ipocriti
Domina le reazioni un contegno intollerabile da ‘prima volta’. Eppure non c’è bisogno di citare Abu Ghraib o Guantanamo: possiamo dar spazio alla memoria senza uscire di casa. Basta un computer.
Nel mese di agosto del 2004 si svolse a Nassiriya la battaglia dei ponti cui parteciparono anche militari italiani.
Si può ancora ritrovare un video che è possibile vedere da qui o da qui, così come si può leggere un articolo d’epoca da Repubblica.
Il video è intitolato ‘Nassiriya agosto 2004. Un giorno di guerra’ e dura più di dieci minuti.
Nella fase iniziale si vedono militari che –apparentemente in maniera piuttosto confusa – si appostano sul tetto di una casa.
Chissà se gli abitanti di quella casa erano fuggiti o erano stati ammazzati? Di questo non veniamo informati.
Le didascalie recitano che è in corso la ‘terza battaglia dei ponti’ e che ‘il nemico è dall’altra parte del fiume’, quindi non minaccia direttamente i militari accovacciati dietro un parapetto in muratura.
Trascriviamo alcune battute pronunciate in perfetto italiano:
‘Che spettacolo!’ ‘Ancora vivo quello’ (didascalia: avvistato il nemico ferito).
‘Guarda com’è bellino per terra!’ ‘Alza la testa’
‘Guarda come si muove il bastardo’
‘Luca annichiliscilo’.
Uno sparo. Luca evidentemente ha eseguito con successo.
Anche allora qualcosa si seppe dai media. Oggi si parla e ci si dissocia con maggior enfasi.
Forse nel 2004 ci sentivamo crociati agli ordini di Bush?
Nel nostro piccolo,
a Udine possiamo anche aggiungere notizie locali di traffico d’armi relative sempre alla presenza italiana a Nassiriya.
Così scriveva il 6 luglio 2006 un quotidiano:
“Via al processo e subito un rinvio al 7 luglio, al tribunale collegiale militare di Padova, per i tre militari (due ufficiali e un sottufficiale) del Terzo reggimento guastatori, che ha sede nella caserma Berghinz di via San Rocco a Udine. I tre, che hanno partecipato a missioni in Iraq, sono accusati a vario titolo di introduzione clandestina e detenzione abusiva di armi da guerra e peculato”.
In questo caso si trattava de “il “viaggio” del container pieno di armi clandestine, partito da base Mittica a Nassyria e sbarcato a Monfalcone senza essere stato mai sottoposto a un controllo doganale”.
Con azioni più facilmente riferibili ad attività individuali altri (sempre partecipanti dell’operazione Antica Babilonia) avevano trasportato, quale bottino di guerra, reperti archeologici.
I processi iniziati in sedi vicine son o poi stati spostati e non è più stato agevole trovarne notizie.