20 marzo 2010 – Quando le infamie si incontrano … non si sommano, si moltiplicano.

Guazzando nell’Italia padana.
Anche in Friuli Venezia Giulia la Lega Nord ricatta la maggioranza negando il suo voto al piano sanitario se non saranno chiusi gli ambulatori STP (Stranieri Temporaneamente Presenti). Leggo su un periodico locale (Il Nuovo Friuli 18 marzo) che “Non sono “ambulatori per clandestini”, offrono un servizio sanitario a tutte le persone che sono escluse dal Servizio sanitario nazionale: gli immigrati che per qualsiasi ragione sono,anche solo temporaneamente, non in regola, ma anche i richiedenti asilo, i cittadini italiani senza fissa dimora e gli emigranti friulani o giuliani iscritti all’AIRE (Anagrafe degli italiani residenti all’estero)”.
E’ questione di cui mi occupo da più di un anno, da quando il pacchetto sicurezza era ancora in discussione. Erano i mesi in cui parte del personale sanitario si impegnava – con finale successo – per la salvezza del segreto sanitario. La prima stesura della norma li avrebbe obbligati a denunciare chi si fosse presentato ai pubblici servizi privo di permesso di soggiorno (era un punto essenziale nella prevista persecuzione in nome del ‘reato di clandestinità).
Non si mossero invece i sindaci per cui la proposta di esibizione del permesso di soggiorno, chiesto anche agli immigrati irregolari (e non esibibile per ‘contraddizion che nol consente’ – Dante, Inferno, XXVII, 118-120), avrebbe dovuto creare un disagio profondo. L’applicazione infatti della lettera g) del comma 22 dell’articolo 1 della legge n. 94/2009 .(Disposizioni in materia di sicurezza pubblica) sottraeva ai sindaci un compito fondamentale loro spettante: la registrazione di chi nasce nel loro comune (che non significa l’attribuzione della cittadinanza italiana, come molti credono). Dato il disinteresse delle più rispettate associazioni locali per la questione cercai di avvicinare anche personalmente alcuni sindaci e assessori comunali: risultato zero.
Non dimentichiamo che anche agli immigrati senza permesso di soggiorno spettano “le cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o comunque essenziali, ancorché continuative, per malattia ed infortunio e sono estesi i programmi di medicina preventiva a salvaguardia della salute individuale e collettiva”-e ”Sono, in particolare, garantiti: … la tutela sociale della gravidanza e della maternità, … la tutela della salute del minore (secondo quanto prevedono norme internazionali ratificate dall’Italia), … le vaccinazioni secondo la normativa e nell’ambito di interventi di campagne di prevenzione collettiva autorizzati dalle regioni, …gli interventi di profilassi internazionale, …la profilassi, la diagnosi e la cura delle malattie infettive ed eventuale bonifica dei relativi focolai”.
Per garantire questi interventi dovuti gli ambulatori STP svolgono, con personale volontario, le funzioni altrimenti attribuite al medico di famiglia.

Le paure dell’on. Fini.
A fronte del ‘pacchetto sicurezza’ uno dei timori di molti (ivi compreso il Presidente della Camera) era quello della mancata scolarizzazione dei figli di chi, non potendo esibire il permesso di soggiorno … (ma questo lo sappiamo). Così propose – e ottenne- che l’iscrizione alle scuole dell’obbligo non comportasse tale esibizione (lettera g, comma 22, art. 1 legge94/2009).
Non si accorse (non sapeva? non voleva?) che le esperienze formative non iniziano con la prima elementare ma con il nido e la scuola per l’infanzia.
Se ne accorsero naturalmente i solerti sindaci leghisti che – dopo le infamie natalizie di Coccaglio e quelle di poco successive di San Martino dall’argine (chi non ne avesse memoria può leggere il mio testo del 26 novembre – Sindaci d’Italia, fra inerzia e Ku Klux Klan) si sono fatti sentire a Goito (Mantova) dove la maggioranza del consiglio comunale ha “approvato un regolamento che impone nella scuola per l’infanzia, come condizione per iscrivere il figlio all’asilo, l’accettazione di una sorta di preambolo religioso: la provenienza da una famiglia cattolica o cristiana, escludendo di fatto molte famiglie di immigrati di diverso orientamento religioso” e –aggiungo io a quanto ha scritto la Gazzetta di Mantova- atei e agnostici.

Quando la realtà è peggiore dell’immaginazione.
Pensavo che il peggio sarebbe accaduto quando fossero cresciuti i bimbi apolidi – come governo vuole e sindaci compiacenti assicurano.
E invece il peggio é già in atto.
Alcuni di noi immaginavano che, oltre alle difficoltà nell’iscrizione alla scuola, nell’accesso alle cure … uno dei rischi per questi bimbi fantasma fosse quello di essere maggiormente esposti alla violenza dei pedofili.
Ora sappiamo che costoro abbondano anche nella chiesa cattolica, impossibilitata ormai a giovarsi della cultura tradizionale che finora era riuscita a mettere la sordina alla questione. La vicenda finanziaria della diocesi di Boston ha scoperchiato il vaso di Pandora e la possibilità di coprire i criminali al momento sembra meno sicura.
Però ancora non leggo, nemmeno da parte della massima autorità della chiesa cattolica, una dichiarazione chiara in merito a un crimine che spetta ai tribunali (civili non ecclesiastici) giudicare e sanzionare.
La catena che salda omissioni e compiacenti complicità in Italia é evidente.
Pur essendo la pedofilia un reato, le leggi votate dal parlamento, il disprezzo dei sindaci per il loro ruolo, il disinteresse dimostrato dai sordidi silenzi della politica (ma bambini e puerpere non vanno in piazza, quindi non creano né consenso né dissenso e perciò non interessano) trovano il loro autorevole riscontro nelle ambiguità papali.
Che dire?

Aggiungo un link all’intervento dell’avv. Nazarena Zorzella (asgi) che merita una attenta lettura.

20 Marzo 2010Permalink

13 marzo 2010 – Fra progetti ripugnanti scopro ancora qualche segno positivo.

 La Corte di Cassazione fa autocritica.

Roma, 12 marzo 2010 – Scrivono i co-presidenti dell’organizzazione umanitaria EveryOne, Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau:
“Con una sentenza sconcertante che viola tutti gli accordi e le disposizioni internazionali a tutela dei diritti umani – la n. 5856 -, la Corte di Cassazione ha sancito che i clandestini, anche se hanno figli minori che studiano in Italia, vanno comunque espulsi dal territorio nazionale, anche se il distacco dai genitori comportasse per i bambini un trauma affettivo”.
“Contrapponendosi a tutte le norme che tutelano i diritti dei migranti e dei rifugiati, nonché alla Convenzione ONU per i Diritti del Fanciullo e alla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione europea,” continuano gli attivisti, “la Cassazione mette in primo piano la tutela della legalità delle frontiere rispetto alla tutela della famiglia, dell’infanzia e dei diritti fondamentali della persona”.
“La precedente sentenza della stessa Cassazione che autorizzava la permanenza di un clandestino per gli stessi motivi viene definita ‘riduttiva in quanto orientata alla sola salvaguardia delle esigenze del minore, omettendone l’inquadramento sistematico nel complessivo impianto normativo“.

Della questa precedente sentenza – riferita naturalmente a persona diversa da quella considerata il nel procedimento conclusosi il 10 marzo – ho scritto nel mio articolo del 26 gennaio.

 Coerenza maligna 
Naturalmente il disprezzo per figure genitoriali ‘razzialmente’ diverse da noi, il disinteresse per i diritti dei minori come proclamati in documenti internazionali che l’Italia ha approvato, non possono non trovare coerenza a livello locale.
E’ accaduto così che in Friuli-Venezia Giulia, sentito il parere dell’avvocato della regione, anche l’assessore regionale alla ‘salute, integrazione sociosanitaria e politiche sociali’ si sia asservito all’andazzo sciagurato che ci domina fra il ghigno di parecchi e l’indifferenza soporifera dei più e abbia deciso la chiusura degli ambulatori STP. aperti agli Stranieri Temporaneamente Presenti (fra cui ci sono coloro che non dispongono di permesso di soggiorno).
L’opinione pubblica si è lasciata convincere che tali ambulatori siano uno spreco e un privilegio accordato a stranieri illegalmente penetrati nel nostro territorio (dimenticando che fra questi c’è, ad esempio, la badante che fino alla sua morte ha assistito il nonno ed è poi rimasta senza lavoro, diventando perciò ‘clandestina’).
Le voci contrarie al coro becero ormai dominante non si alzano con decisione e costanza: purtroppo chi sostiene di essere difensore degli irregolari non ha l’accortezza e la determinazione dei vocati al Ku Klux Klan.

 Gli ambulatori STP
L’ho scritto tante volte ma non ho scrupolo a ripetermi.
La nostra legislazione nel Testo unico sull’immigrazione (ancora in vigore) prevede che agli stranieri non iscritti al Servizio Sanitario Nazionale spettino “nei presidi pubblici ed accreditati” (con trattamento identico per i pagamenti a quello previsto per i cittadini italiani), “le cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o comunque essenziali, ancorché continuative, per malattia ed infortunio e sono estesi i programmi di medicina preventiva a salvaguardia della salute individuale e collettiva”-
”Sono, in particolare, garantiti: … la tutela sociale della gravidanza e della maternità, … la tutela della salute del minore (secondo quanto prevedono norme internazionali ratificate dall’Italia), … le vaccinazioni secondo la normativa e nell’ambito di interventi di campagne di prevenzione collettiva autorizzati dalle regioni, …gli interventi di profilassi internazionale, …la profilassi, la diagnosi e la cura delle malattie infettive ed eventuale bonifica dei relativi focolai”.
I vantaggi per la collettività tutta, almeno per quest’ultimo intervento, sembrano evidenti.
Naturalmente la legge non prevede il servizio del medico di base e, in questo contesto, gli ambulatori che si é deciso di chiudere offrono un servizio volontario che –in forma molto limitata- al medico di base si sostituisce, assicurando, ad esempio, una minor presenza di persone in stato di necessità ai già affollati servizi di pronto soccorso.
Gli ambulatori STP assicurano i loro servizi anche agli emigranti in visita ai loro parenti e alla terra d’origine, in quanto iscritti a una particolare anagrafe per gli italiani residenti all’estero. 

Chi ha paura dei bambini e chi li rispetta
Tanto per cominciare tremano di paura coloro che governano i comuni e che vi rappresenta la cittadinanza.
Ho scritto per mesi del rischio di rendere apolidi dei sans papier, cui viene negata o impedita dalla nascita la registrazione anagrafica.
Non mi ripeto: mantengo nella prima pagina il riferimento alla ‘Lettera agli Amici del Gruppo del Gallo di Milano’ che riassume magistralmente la questione.
Voglio solo ricordare a me stessa il mio ottimismo imprudente: pensavo che le conseguenze nefaste della mancata registrazione anagrafica si sarebbero manifestate in futuro. Invece il ‘duro lavoro’ del Ministro Maroni, coerente con il dettato del pacchetto sicurezza, promuoveva da subito l’esclusione dei piccoli dai nidi e dalla scuola dell’infanzia.
A Torino l’assessore alle Risorse Educative, Beppe Borgogno, accettando le iscrizioni di questi minacciosi piccoli soggetti,dichiarava: «Prendersela con i bambini piccoli non è certo un modo per combattere la clandestinità».
E a Udine dove vivo?
Penso con dolorosa ripugnanza al disinteresse dimostrato da assessori che pur ho tentato di interpellare quando cercavo di darmi da fare per il problema della registrazione anagrafica dei figli di sans papier.  Non so cosa intendano fare in questa circostanza e nemmeno se intendano riferirsi a quella diversità che li caratterizzerebbe e che in altre circostanze, amano proclamare.
Finora della prevenzione dello scempio si sono totalmente disinteressati. 

Ancora un segno positivo; non tutti sono legadipendenti
Ho tratto la lettera che trascrivo dalla news letter di NOTAM 22 febbraio 2010.  (Corrispondenza: info@notam.it)

CIAO A VOI TUTTI , BAMBINI DEL CAMPO DI SEGRATE

Il mese scorso abbiamo seguito (e non era la prima volta) i ripetuti sgomberi di campi rom a Milano e dintorni: alcune persone sgomberate anche dieci volte, vantano le intransigenti autorità italiane che ci spendono i danari messi a disposizione dalla Unione Europea per interventi sociali a favore dei rom. Ci pare un contributo di solidarietà la lettera scritta dalle maestre della scuola frequentata da alcuni bambini sgomberati. 

Ciao Marius, ciao Cristina, Ana, ciao a voi tutti bambini del campo di Segrate.
Voi non leggerete il nostro saluto sul giornale, perché i vostri genitori non sanno leggere e il giornale non lo comperano.
È proprio per questo che vi hanno iscritti a scuola e che hanno continuato a mandarvi nonostante la loro vita sia difficilissima, perché sognano di vedervi integrati in questa società, perché sognano un futuro in cui voi siate rispettati e possiate veder riconosciute le vostre capacità e la vostra dignità. Vi fanno studiare perché sognano che almeno voi possiate avere un lavoro, una casa e la fiducia degli altri.
Sappiamo quanto siano stati difficili per voi questi mesi: il freddo, tantissimo, gli sgomberi continui che vi hanno costretti ogni volta a perdere tutto e a dormire all’aperto in attesa che i vostri papà ricostruissero una baracchina, sapendo che le ruspe di lì a poco l’avrebbero di nuovo distrutta insieme a tutto ciò che avete.
Le vostre cartelle le abbiamo volute tenere a scuola perché sappiate che vi aspettiamo sempre, e anche perché non volevamo che le ruspe, che tra pochi giorni raderanno al suolo le vostre casette, facessero scempio del vostro lavoro, pieno di entusiasmo e di fatica. Saremo a scuola ad aspettarvi, verremo a prendervi se non potrete venire, non vi lasceremo soli, né voi né i vostri genitori che abbiamo imparato a stimare e ad apprezzare.
Grazie per essere nostri scolari, per averci insegnato quanta tenacia possa esserci nel voler studiare, grazie ai vostri genitori che vi hanno sempre messi al primo posto e che si sono fidati di noi. I vostri compagni ci chiederanno di voi, molti sapranno già perché ad accompagnarvi non sarà stata la vostra mamma ma la maestra. Che spiegazioni potremo dare loro?
E quali potremo dare a voi, che condividete con le vostre classi le regole, l’affetto, la giustizia, la solidarietà: come vi spiegheremo gli sgomberi? Non sappiamo cosa vi spiegheremo, ma di sicuro continueremo a insegnarvi tante, tante cose, più cose che possiamo, perché domani voi siate in grado di difendervi dall’ingiustizia, perché i vostri figli siano trattati come bambini, non come bambini rom, colpevoli prima ancora di essere nati.
Vi insegneremo mille parole, centomila parole perché nessuno possa più cercare di annientare chi come voi non ha voce. Ora la vostra voce siamo noi, insieme a tantissimi altri maestri, professori, genitori dei vostri compagni, insieme ai volontari che sono con voi da anni e a tanti amici e abitanti della nostra zona. A presto bambini, a scuola. 

Le vostre maestre: Irene Gasparini, Flaviana Robbiati, Stefania Faggi, Ornella Salina, Maria Sciorio, Monica Faccioli 

13 Marzo 2010Permalink

27 febbraio 2010 – Segni positivi che si commentano da sé.

Dichiarazioni del presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Udine.

 Prima di riportare le parole con cui il Presidente replica alle proposte della Lega Nord di abolire gli ambulatori per stranieri privi di permesso di soggiorno trascrivo una precisazione del GRIS -Gruppo Immigrazione Salute FVG, articolazione territoriale della S.I.M.M – Società Italiana di medicina delle Migrazioni.

“In questi anni a questi ambulatori si sono rivolti cittadini italiani o stranieri, per richiedere in caso di bisogno una normale visita medica come normalmente si fa con il proprio medico curante quando si sta poco bene:

– Irregolari (privi al momento di un permesso valido per il soggiorno)
– Clandestini (entrati in Italia senza documenti validi per l’ingresso)
– Richiedenti Asilo non ancora residenti in regione
– Cittadini italiani senza fissa dimora
– Emigranti friulani o giuliani iscritti all’AIRE (anagrafe della popolazione italiana residente all’estero)”.

 Ha dichiarato il dr. Conte, presidente provinciale dell’Ordine (dal Messaggero Veneto del 25 febbraio pag. 7), dopo aver spiegato l’infondatezza dei pretesi motivi economici per giustificare la richiesta di chiusura degli ambulatori:

”E’ la dimostrazione di una politica becera che non tiene conto dell’effettivo bisogno dei cittadini, dal momento che é molto meglio che la rete sanitaria abbai sotto controllo questi immigrati clandestini, portatori magari di qualche malattia a cui la popolazione friulana potrebbe essere esposta –non essendo più immunizzata- piuttosto che lasciarli girare come mine vaganti con conseguenza pericolose per la salute collettiva dei nostri cittadini”. E precisa ancora; “Ci scandalizza questo modo di fare politica sanitaria o, per meglio dire, non politica sanitaria; si tratta di una modalità assai superficiale di affrontare problemi che ci rattrista e ci addolora come professionisti e come cittadini”.

 Dalla associazione “Genitori Scuola Carlo Pisacane” di Roma

 Al Presidente del VI Municipio di Roma
Al Dirigente scolastico del IV Circolo didattico di Roma
Alla scuola POLO

 Siamo tutti responsabili del futuro dei nostri figli/e

Ogni volta che ci troviamo di fronte ad una evidente ingiustizia e in silenzio abbassiamo gli occhi e ci voltiamo dall’altra parte, siamo tutti responsabili delle conseguenze sul nostro presente e sul nostro futuro.

Ogni volta che esercitiamo il nostro dovere e il nostro diritto di cittadini e di genitori in modo superficiale, dobbiamo sapere che siamo tutti responsabili di ciò che scegliamo per noi, per i nostri figli e per i nostri nipoti.

Ogni volta che i diritti dell’infanzia non vengono messi al primo posto e la verità e la bontà non sono alla luce del sole, siamo tutti responsabili di un presente povero e di un futuro senza speranza. 

E’ per questo che chiediamo a tutti i cittadini e le cittadine, a tutti gli uomini e le donne di ogni credo religioso, a tutte le associazioni umanitarie, se è giusto e onesto che a settembre la scuola “Carlo Pisacane”, scuola del quartiere Tor Pignattara a Roma, non possa accogliere i nostri figli come alunni in I^ elementare; 38 bambini e bambine, che sono vissuti a Roma e a Roma hanno frequentato la scuola dell’infanzia, che parlano italiano, ma che saranno trattati in modo diverso rispetto ai loro coetanei, poiché i loro genitori sono immigrati in questo paese prima che loro nascessero e di conseguenza non sono ritenuti cittadini italiani. 

Tutto questo “grazie” alla circolare ministeriale e alla successiva circolare dell’ufficio scolastico regionale, le quali ritengono che per una “buona” integrazione degli alunni stranieri, la loro presenza non possa oltrepassare il limite del 30% in ogni classe, per cui superata questa soglia, gli alunni debbano essere ridistribuiti su tutto il territorio. 

In questo modo viene leso il diritto delle famiglie alla libera scelta dell’offerta formativa per i propri figli e soprattutto viene leso il diritto di noi genitori ad iscrivere i nostri bambini alla scuola del quartiere dove viviamo e lavoriamo, creando disagio alle famiglie che dovranno portare i bambini/e in scuole più lontane, creando disorientamento nei piccoli che si vedranno inseriti in un contesto a loro sconosciuto, senza continuità con la loro scuola materna, scuola primaria frequentata già da fratelli/sorelle e amici, senza un riconoscimento della loro storia personale e familiare, e non avendo la possibilità di coltivare amicizie al di là dell’orario scolastico. 

La scuola “Carlo Pisacane” è un punto di riferimento per questi bambini/e e per i loro genitori, come lo sono le parrocchia di S.Barnaba e S. Marcellino e le varie associazioni umanitarie, le quali tutte insieme nel tempo, hanno realizzato una rete di soggetti che con affetto e rispetto hanno provato ad affrontare insieme quelli che sono i problemi, le difficoltà e le gioie di uomini e donne che, siano in patria o vivano lontano dal loro paese d’origine, hanno a cuore il futuro dei loro bambini.
In questa scuola si studiano i programmi ministeriali come in qualsiasi altra scuola italiana, con uno standard degli obiettivi elevato che gli stessi alunni dimostrano di aver raggiunto nel corso degli studi successivi.
In questa scuola gli alunni leggono le storie di Pinocchio, tifano per la Roma e la Lazio, studiano la storia dell’antica Roma e dei gladiatori, guardano la tv italiana, cantano le canzoni di Laura Pausini, partecipano alle ore di religione cattolica.
In questa scuola, menzionata “per l’impegno profuso nel campo dell’educazione multietnica”, gli alunni hanno ricevuto un premio dall’Associazione Mazziniana Italiana per il lavoro di approfondimento sulle tematiche della cittadinanza compiuto quest’anno attraverso una “ricerca … sulla vita e sul pensiero del patriota caduto a Sapri per l’Italia unita nel segno della libertà e della giustizia”.
In questa scuola, alla consegna del premio, gli alunni, insieme italiani e “stranieri” hanno cantato, l’inno di Mameli, con la mano sul cuore, mentre nell’altra sventolano il tricolore. 

D’altronde, i cosiddetti “stranieri” il più delle volte non hanno mai visto il paese di origine dei loro genitori e considerano il loro quartiere tutto il loro mondo, giocando a calcetto nella parrocchia vicina, frequentando le associazioni territoriali, studiando danza nelle palestre limitrofe,passeggiando con i loro compagni lungo le strade del quartiere con un accento marcatamente romano, mentre le loro mamme frequentano i corsi di italiano.
Tutti sono orgogliosi della loro integrazione e riuscita scolastica, genitori e insegnanti, e quando un padre o una madre riceve le congratulazioni per le conquiste del proprio figlio/a, i loro occhi si bagnano di lacrime per la commozione, poiché i loro sacrifici non sono stati vani.
Si chiedono, ora, increduli rispetto a quanto sta succedendo intorno a loro, come mai i loro diritti non vengano rispettati, perché altri abbiano potuto scegliere liberamente la scuola dei loro figli mentre a loro venga negato questo diritto. Daim dice ”pago le tasse e do lavoro agli italiani, ho due bambini ed uno è già in questa scuola, perché non posso scegliere come gli italiani dove iscrivere mio figlio?”Come Daim sono in tanti ad avere gli stessi problemi logistici, due figli di cui uno già frequentante la Carlo Pisacane: Olga, Shafia, Mylene, Jan, Ayoub, Masudur, Khoiza, Habiba, Muazzom, Ruhul, Zhulifang, Amina, Shorif, Binash.
Maria invece ha cercato di iscrivere il proprio figlio alla scuola dell’Infanzia che nella zona è più frequentata dagli italiani. L’iscrizione è stata rifiutata ed ha iscritto il bambino alla Pisacane. Ora che il piccolo si è integrato le viene detto che non può più lasciarlo in questa scuola e si chiede, basita, cosa mai abbia di diverso suo figlio rispetto agli altri.
Anche Khaleda ha dovuto subire lo stesso travaglio. Aspetta il secondo bambino e racconta che, quando ha cercato di iscrivere il suo figlio maggiore alla scuola che aveva scelto, anche la sua iscrizione è stata rifiutata. E casualmente la scuola è la stessa di Maria…Khaleda aggiunge anche che è un vero paradosso che quando si è incinta no ci si possa spostare dalla residenza che viene dichiarata, che non si venga neanche rimpatriati e che poi, quando il bambino nasce, cresce nel territorio, frequenta la scuola dell’infanzia, venga mandato altrove, come se non avesse radici.
Nastrim ha accompagnato la sua bambina nella scuola Pisacane tutte le mattine, con costanza e affetto, e vuole per sua figlia una doverosa continuità.
Wassily, Gemma, Alam Monsur, Amina, cittadini che contribuiscono con le loro tasse al bene comune, rivendicano i loro diritti.
Federico ed Andrea, infine, sono italiani, e hanno scelto di iscrivere i loro figli alla Pisacane perché gli piace il piano formativo e vogliono valersi del diritto di iscrivere i loro figli dove vogliono, perché devono essere trattati diversamente da Khaleda, Wassily e gli altri.

A questo punto ci chiediamo e vi chiediamo: su quale base eparametri dobbiamo considerare un essere umano un cittadino italiano con diritti e doveri da rispettare ed agire?
A questo punto ci chiediamo e vi chiediamo: è giusto e responsabile agire nei confronti dei nostri bambini/e senza tener conto della loro sfera affettiva ed emotiva?
A questo punto ci chiediamo e vi chiediamo:quale futuro stiamo costruendo per i nostri bambini e le nostre bambine?

Associazione “Genitori Scuola Carlo Pisacane” di Roma

 

 

27 Febbraio 2010Permalink

26 gennaio 2010 – Puglia infedele e bazzecole.

Ho pensato a lungo prima di riprendere questo diario: avrei voluto lasciar perdere e nello stesso tempo non riuscivo a vincere la determinazione a continuare. La fine dell’anno e un periodo di forzata clausura mi hanno consentito di guardarmi alle spalle e alle spalle non c’era solo la mia memoria a ricostruire ciò che (mi) era accaduto ma lui … il sito con quello che avevo scritto, testimonianza di speranze e di un seguito di fallimenti.

So, me lo dico continuamente, che scrivo per me, in un luogo che ho creato per dire … e forse ‘dire’ è tutto quello che mi resta. Così continuo.
Non spedirò più i miei messaggi a una lista di persone che, ne sono certa, non desiderano il dialogo, che invece io desidero tanto ma non posso imporre.
Se qualcuno vuol dialogare prema la scritta webmaster in fondo alla pagina: compare lo spazio della corrispondenza e io pubblico e rispondo.

Puglia infedele.
Da un po’ di tempo vanno di moda i cattolici, se e solo se ridotti a spettri che si aggirano per l’Italia, oggetti ambiti di un desiderio diffuso di moderazione e soggezione a chi si ritiene portatore di buon senso condito da tradizioni.
Identificati, con quella disinvoltura che viene dall’ignoranza, come indifferenziati cristiani, sono così pervicacemente posti in primo piano che nascondono ogni altra confessione per occupare persino i sogni del presidente dei vescovi italiani, card. Angelo Bagnasco.
Aprendo a Roma i lavori del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana, si è augurato che “una generazione nuova di italiani e di cattolici, pur nel travaglio della cultura odierna e attrezzandosi a stare sensatamente dentro ad essa, sentono la cosa pubblica come importante e alta, in quanto capace di segnare il destino di tutti”.
E’ già accaduto quando, negli anni ’70, un mondo cattolico, ricco delle sue consapevoli differenze, nutrito dal dibattito che il Concilio Vaticano II aveva suscitato e che oggi sembra spento, aveva saputo ragionare sul bene comune e agire di conseguenza.
Era l’esatto contrario di coloro che nel 2005 si prostrarono al craxiano invito del card. Ruini di non votare al referendum sulla fecondazione assistita.
Così ‘quei’ cattolici (non ‘i’ cattolici) legittimano vacui chiacchieroni che li vogliono tutti compattamente schierati (e perciò manovrabili) in un grigio gregge uniforme che riesce ad essere persino la caricatura della ‘balena bianca’ di democristiana memoria.
Ma le primarie di Puglia scombinano un po’ le carte.
Vendola ha vinto all’interno della sinistra. Sono i suoi sostenitori tutti atei o di confessione diversa dal cattolicesimo? O sono semplicemente persone che, pur di confessione cattolica, fanno – in scienza e coscienza- quello che in politica credono più opportuno senza ridursi agli irresponsabili spettri, immaginati e tanto desiderati?
Vorrei sostenere con convincimento questa ipotesi ma ogni convincimento ormai sfuma nel dubbio: la nebbia che oscura la realtà si dirada solo a momenti: staremo a vedere.

Bazzecole.
Veramente per me sono questioni centrali ma mi ci ritrovo sempre più sola.
E’ un anno che me ne occupo e continuo.
Mi riferisco alla registrazione anagrafica dei minori, figli di immigrati irregolari.
Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 823 del 19 gennaio – si può leggere qui) offre argomenti molto interessanti all’analisi del rapporto figli-genitori, sottratto alle melensaggini del cattivo-buon senso comune e ai decisionismi razzisti, finalmente collocato entro gli indirizzi dei documenti internazionali che considerano il bambino soggetto di diritti e non grazioso strumento costruito per la gioia di chi gli sta attorno.
Ecco la notizia, come è stata data dall’Ansa e ampiamente ignorata dai nostri mezzi di informazione.

ROMA – La Cassazione dice ‘no’ ai giudici che negano agli immigrati irregolari presenti in Italia, genitori di figli minori, l’autorizzazione a prolungare la loro permanenza nel nostro paese per stare a fianco ai bambini.
In particolare la Suprema Corte ha accolto il ricorso di un immigrato irregolare africano, padre di due bambini, al quale la Procura del tribunale per i minorenni di Milano aveva revocato l’autorizzazione temporanea a prolungare di due anni la sua permanenza in Italia per restare stare accanto ai figli. Per la Cassazione non c’é dubbio che “per un minore, specie se in tenerissima età, subire l’allontanamento di un genitore, con conseguente impossibilità di avere rapporti con lui e di poterlo anche soltanto vedere, costituisca un sicuro danno che può porre in serio pericolo uno sviluppo psicofisico armonico e compiuto”.
La Cassazione sottolinea inoltre che concedendo agli immigrati irregolari, genitori di minori, una simile autorizzazione, non si corre il rischio che ”l’interesse del minore, alla crescita armonica, venga strumentalizzato al solo fine di legittimare la presenza di soggetti privi dei requisiti dovuti per la permanenza in Italia”. In proposito – con la sentenza 823 della Prima Sezione Civile – la Cassazione rileva che l’articolo 31 del testo unico sull’immigrazione ”riconosce allo straniero adulto la possibilità di ottenere un permesso di soggiorno, necessariamente temporaneo o non convertibile in permesso per motivi di lavoro”.
Cosi’ i supremi giudici hanno accolto il ricorso di Chaouch N. autorizzandolo ”a permanere in Italia per due anni per assistere i figli minori” come aveva gia’ stabilito in primo grado il Tribunale dei minorenni di Milano. A supporto della sua decisione la Cassazione ricorda che la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, approvata a Nizza il 7 dicembre del 2000, tutela, tra l’altro, la vita familiare e in particolare il rapporto genitori-figli.
Infine i magistrati di legittimità rilevano che i permessi di permanenza temporanea hanno l’obiettivo di assicurare ”una incisiva protezione del diritto del minore alla famiglia e a mantenere rapporti continuativi con entrambi i genitori”. Nella sentenza non e’ specificato se il genitore in questione fosse presente irregolarmente in Italia fin dal momento del suo ingresso nel nostro paese o se avesse un permesso di soggiorno scaduto. Non e’ inoltre specificato se i suoi figli avessero anche una madre in grado di occuparsi di loro, elemento peraltro ininfluente dal momento che la Cassazione afferma il diritto dei minori ad avere rapporti stabili con entrambe le figure genitoriali.

Non basta il ricorso all’autorità giudiziaria: il problema deve tornare alla politica.
Ma ne è all’altezza? E soprattutto come può essere orientata da un’opinione pubblica se non corrotta, inconsapevole e diffusamente irresponsabile?
E’ un tema su cui so che tornerò.
Per ora segnalo il commento (datato 23 gennaio) della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni che si può leggere da qui.

Una segnalazione.
Si parla tanto della salute dei migranti, per farne un pericolo e nello stesso tempo per negar loro le cure anche essenziali. Aiuta ad uscire da pressappochismo e pregiudizi un interessante documento del NAGA (Associazione Volontaria di Assistenza Socio-Sanitaria e per i Diritti di Stranieri e Nomadi), di cui pure propongo il link

26 Gennaio 2010Permalink

31 dicembre 2009 – Come distruggere la gioia della speranza

Avrei molte cose da dire, ma preferisco tacere di quegli aspetti negativi del sistema sanitario che ho conosciuto e che potrei dire solo appoggiandomi alla mia parola. Temo che il rispetto dell’ascolto mi sarebbe negato da chi ha evidentemente un vantaggio a lasciare che l’assistenza ai malati continui così come l’ho conosciuta. Ma, durante il mio soggiorno ospedaliero, ho osservato alcuni fatti di cui sono testimoni, certi e ineccepibili, tubi e muri. Così ho scritto (19 dicembre) ai più diffusi quotidiani locali la lettera che trascrivo

Una lettera non pubblicata.

10 Dicembre 2009, ospedale civile di Udine, padiglione 5, secondo piano, reparto chirurgia, stanza 4, dove mi trovo ricoverata perché devo subire un intervento chirurgico. In previsione dei limiti all’esercizio della mia autonomia che ne seguiranno, decido di farmi l’ultima doccia. L’impresa (ripeto dicembre 2009) risulta impossibile: l’acqua esce in scarsa quantità ed è fredda. Mi informo. La faccenda va così da anni. Nella normalità (pur questa precaria) il filino di liquido si fa tiepido in mattinata e tale si mantiene fino al pomeriggio; il resto è gelo. Ai malati costretti a letto gli infermieri provvedono con brocche di acqua calda. Cerco di scoprire dove si trova. Magari mi potrò lavare in condizioni confortevoli. Non vengo a capo di nulla. Circolano strane leggende metropolitane: incursione di infermieri, trasformati in acquaioli in altri reparti (ma non si racconta siano pochi? Che ragione c’è per impiegarli in lavori insensati?), perfino uso dell’acqua delle macchinette delle bevande. Chi lo sa! Non è mio compito indagare, sarebbe dovere degli amministratori dell’Azienda, evidentemente garantiti da una qualche certezza che li esime dall’esercizio elementare del proprio dovere. Il reparto è stato rinnovato attorno al 1998 quando già si usava l’acqua corrente calda e fredda. E, concentrandomi sulle date, realizzo un altro aspetto, forse ancora più abietto e crudele della negazione dell’igiene che rappresenta uno dei parametri che consentono di sostenere la propria dignità personale, in particolare quando la malattia costringe ad esibire impietosamente il proprio corpo ad altri. I bagni delle stanze non sono accessibili a disabili in carrozzella e in tutto il reparto non esiste il bagno loro destinato.. Il water infatti è incastrato fra la doccia (con robusto zoccolo) e il muro. Impossibile il necessario accostamento laterale. Chiedo esplicitamente come viene accudita in tal caso la persona disabile e mi viene risposto che sono state riscoperte le comode che vengono accostate al letto. Non credo che l’essere il medesimo oggetto appannaggio della quotidianità dell’imperatrice Maria Teresa d’Asburgo lenisca l’umiliazione e la sofferenza degli interessati e l’aggravio di lavoro degli infermieri. Nella logica che mi sembra dominare la mente di chi queste perfidie ha voluto probabilmente è scattato un meccanismo aritmetico: se a un non disabile infliggiamo una pena, a una persona che ha l’aggravio della disabilità è coerente infliggerne, specularmente, due. Vorrei sapere, e, come cittadina con diritto di elettorato attivo e passivo probabilmente ne avrei il diritto, chi ha firmato il capitolato dell’appalto per la sistemazione dei bagni in tempi in cui esistevano non solo le leggi sulla rimozione delle barriere architettoniche ma anche i relativi, minuziosi regolamenti. Data l’evidentemente diffusa scarsa competenza di chi –per ragioni quali che siano – è deputato a decidere, la consuetudine al mancato rispetto delle persone cui i sevizi pubblici sono destinati e l’indifferenza diffusa fra i cittadini non lo saprò mai. Art. 2 La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Augusta De Piero – Udine

Non solo a Udine

Contemporaneamente ho ricevuto, come membro di una mailing list il messaggio che trascrivo. L’autrice è una ginecologa di cui ho un’alta considerazione.

MZ, ti prego di sensibilizzare le donne del tuo indirizzario. Abbiamo bisogno di aiuto! E’ notte e sono di guardia: ho una signora che sta travagliando un feto anencefalo di 28 settimane, nell’altra stanza una giovane straniera spaventata che parla poco l’italiano il cui travaglio procede molto lentamente. Ambedue urlano e si lamentano : partorire è molto doloroso….. Chiamo l’anestesista per l’analgesia epidurale Mi risponde che non viene ha disposizione di metterle solo dalle 9 alle 18 nei giorni feriali. Combatto, rispondo che anche i tedeschi avevano avuto l’ordine di ammazzare tutti gli ebrei ma qualcuno….. Niente da fare. Vi prego di aiutarmi e di aiutarci. Noi stiamo combattendo dall’interno ma con difficoltà e scarsissimi risultati.

Ho immediatamente aderito alla richiesta di scrivere al quotidiano Il Piccolo e, nella stupida convinzione che potesse aprirsi un dibattito sulla dignità delle persone ricoverate in ospedale, ho inviato alla responsabile della mailing list la mia lettera, ricevendone l’inqualificabile risposta che trascrivo. Naturalmente la mia lettera non è stata diffusa e, pur concordanto sull’assoluta priorità dovuta a quelle partorienti, non posso negare una linea di continuità fra gli anestesisti da orario feriale e amministratori che si beffano dei bagni per disabili.

Cara Augusta, ti auguro prima di tutto di superare questo momento e di rimetterti. Per il resto quando si va in ospedale si smette di essere persone autonome e si diventa parte di un sistema che non riusciamo a controllare. A meno di cacciare qualche urlo…se se ne ha la forza. Di solito no e quindi si subisce. Ne riparliamo. Un abbraccio, MZ

Oltre gli urli.

Durante il mio soggiorno ospedaliero e dopo molte persone si sono dichiarate, con generosa disponibilità, pronte ad aiutarmi. Ad aiutarmi certo ma sul piano personale, in un rapporto diretto da cui, chi dopo di me avesse conosciuto le stesse frustrazioni che ho conosciuto io, sarebbe stato escluso e, se privo di amici e parenti, abbandonato o, nel migliore dei casi, ridotto ad oggetto dell’altrui benevolenza. Vorrei aprire un discorso sulle associazione, aggregazioni di varia natura, ma non ne ho la forza perché questa esperienza mi ha sconvolto. Il problema dei ‘tubi e dei muri’ è un problema politico. Chi, a suo tempo, ha governato una necessaria gara d’asta? Chi ha firmato un capitolato da cui erano esclusi i bagni per disabili (anche in situazioni temporanee di difficoltà)? Chi ha taciuto e tace sul restauro mal condotto del reparto privo di acqua calda?
Ora ho capito perché dopo un anno di impegno sul problema dei figli dei sans papier e della loro registrazione anagrafica nessuno, una volta che il ‘pacchetto sicurezza’ è diventato legge, si è fatto carico di sollecitare chi è responsabile di quella registrazione prima negata e poi problematica. Il luogo della registrazione è il comune e quindi i primi responsabili sarebbero i sindaci. La questione è sempre quella degli ‘urli’: in piazza si va, capita che si gridino nobili generalizzazioni ma si ignorano le responsabilità politiche che la Costituzione descrive. E chi non ama la piazza può soddisfarsi dei chiacchiericci di aggregazioni irresponsabili e dei sussurri di chiese e chiesuole, altrettanto appaganti e insieme deresponsabilizzanti.
Alle persone sole può capitare di aver paura, ai partiti, alle associazioni, ai gruppi, comunità, parrocchie no. Perché tacciono? Quale vantaggio traggono dal silenzio? Perché si adoperano a devastare il significato del contratto sociale affidato, per tutti, alla responsabilità di tutti? Fra silenti, addolorati o compiacenti che siano, non è concesso sperare.
Costituzione della Repubblica Italiana. art. 2: La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

31 Dicembre 2009Permalink

02 dicembre 2009 – E’ entrato in vigore il Trattato di Lisbona

Dal primo dicembre 2009 è in vigore il Trattato di Lisbona che modifica i due principali trattati dell’UE: il trattato sull’Unione europea e il trattato che istituisce la Comunità europea. Quest’ultimo sarà ridenominato “trattato sul funzionamento dell’Unione europea”. Al trattato saranno inoltre allegati diversi protocolli e dichiarazioni.
Nell’ambito di tali allegati entrano a far parte del diritto comune Ue e delle competenza della Corte di giustizia le materie di immigrazione e giustizia.

Viene quindi riconosciuta Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea -che all’art. 24 (Diritti del bambino) recita

1. I bambini hanno diritto alla protezione e alle cure necessarie per il loro benessere. Essi possono esprimere liberamente la propria opinione; questa viene presa in considerazione sulle questioni che li riguardano in funzione della loro età e della loro maturità.
2. In tutti gli atti relativi ai bambini, siano essi compiuti da autorità pubbliche o da istituzioni private, l’interesse superiore del bambino deve essere considerato preminente.”

Chi volesse leggere l’intera carta (pubblicata in italiano nella Gazzetta ufficiale delle comunità europee il 18-12-2000) può farlo da qui.

Mi piace però riportare un passo del preambolo della Carta stessa che lascia intuire l’ampiezza dei ‘nuovi’ diritti cui fa riferimento, diritti che impongono sfide importanti sul piano culturale e politico, cui l’Italia sembra particolarmente impreparata, non solo nel rozzo approccio a questi problemi da parte di molti politici e rappresentanti istituzionali ma anche nella grossolana insipienza di molta opinione pubblica.

”La presente Carta riafferma, nel rispetto delle competenze e dei compiti della Comunità e dell’Unione e del principio di sussidiarietà, i diritti derivanti in particolare dalle tradizioni costituzionali e dagli obblighi internazionali comuni agli Stati membri, dal trattato sull’Unione europea e dai trattati comunitari, dalla convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, dalle carte sociali adottate dalla Comunità e dal Consiglio d’Europa, nonché i diritti riconosciuti dalla giurisprudenza della Corte di giustizia delle Comunità europee e da quella della Corte europea dei diritti dell’uomo.
Il godimento di questi diritti fa sorgere responsabilità e doveri nei confronti degli altri come pure della comunità umana e delle generazioni future”

Per leggere anche il testo del Trattato di Lisbona è possibile ricorrere alla solita preziosa fonte dell’ASGI.

2 Dicembre 2009Permalink

02 dicembre 2009 – Una circolare ministeriale

Il Ministero dell’interno ha emanato una circolare (n. 12 / 27 novembre 2009) che ribadisce la validità del divieto di segnalazione degli stranieri irregolari che si presentino alle strutture sanitarie.
Il pacchetto sicurezza infatti non ha cancellato l’art. 35 del Testo Unico, in cui tale segnalazione è stata esplicitamente vietata, anche a seguito della campagna intelligente condotta con determinazione dagli operatori sanitari..
Anche se l’ho più volte citato voglio chiarire che per Testo Unico si intende il Decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 “Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero” (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 191 del 18 agosto 1998 – S.O. n. 139).
L’art. 35 comma 5 del Dlgs 286 recita: L’accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all’autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano”.
E fino qui tutto è/sembra chiaro e la circolare conferma –come vuole la legge- il dovere del rispetto del segreto sanitario.

Ma c’è un passaggio della circolare 12/2009 che mi pone dei problemi che ora non posso né approfondire né chiarire e quindi li offro a chi se ne voglia far carico.
Spero che ci sia chi se ne voglia occupare.
Da parte mia se ci saranno interventi esplicativi li pubblicherò nel mio sito.

Il penultimo paragrafo della circolare n. 12 del 27 novembre, recita:

“Occorre infine chiarire, anche alla luce delle modifiche introdotte dall’art. 1, comma 22, lettera g della legge 94, cit, relative alla esibizione dei documenti inerenti al soggiorno per l’accesso a prestazioni della pubblica amministrazione, che non é richiesta l’esibizione di tali documenti per le prestazioni di cui all’art. 35 cit, come espressamente previsto dall’articolo 6, comma 2 del decreto legislativo 286/1998, cit, e successive modificazioni’”

L’articolo 1 comma 22 lettera g, modificando l’art. 6 del decreto 286, precisa non essere necessario presentare il permesso di soggiorno per ‘l’accesso alle prestazioni sanitarie previste dall’art. 35’ e per le ‘prestazioni scolastiche obbligatorie’ e non fa riferimento alla registrazione degli atti di stato civile che erano invece presenti nel Testo Unico come atti esenti dalla presentazione del permesso di soggiorno.

Successivamente la circolare ministeriale n. 19 del 7 agosto aveva riaperto la possibilità di registrare la nascita dei figli dei sans papier affermando:

“Per lo svolgimento delle attività riguardanti le dichiarazioni di nascita e di riconoscimento di filiazione (registro di nascita – dello stato civile) non devono essere esibiti documenti inerenti al soggiorno trattandosi di dichiarazioni rese, anche a tutela del minore, nell’interesse pubblico della certezza delle situazioni di fatto. L’atto di stato civile ha natura diversa e non assimilabile a quella dei provvedimenti menzionati nel citato art. 6” ”.(comma 2, del d.lgs. n. 286/1998).

La circolare n 12 del 27 novembre non mi sembra altrettanto chiara.
Siamo ancora autorizzati a ritenere che, essendo le registrazioni di atti di stato civile non “provvedimenti nell’interesse dello straniero” ma dichiarazioni “di interesse pubblico”, nella richiesta di atti di stato civile –e, nello specifico, della registrazione della nascita – il permesso di soggiorno non debba essere né esibito né richiesto?

Credo che a questo punto sarebbe necessario un intervento forte ed esplicito dei comuni a tutela dei cittadini che nascono sul loro territorio, non solo per garantirne la registrazione anagrafica ma per aiutare i genitori a superare quello stato di paura che potrebbe indurre i sans papier a non registrare la nascita dei figli.
Mentre ci sono comuni che organizzano la caccia all’uomo non ne ho trovati altri capaci di processi di civiltà, quale che sia il colore politico dei loro governi.

2 Dicembre 2009Permalink

30 novembre 2009 – L’evoluzione del crocifisso

L’evoluzione del crocifisso. Sospesa da tempo la riflessione sul significato della croce -sia dentro che fuori le chiese – lo si riscopre e, brandito come arma impropria, diventa un complemento d’arredo che ora entra nel design dei tessuti.
Dalla neolingua padana alla svizzero-padano teologia.

Da La Stampa 30 novembre   –  MISSILI E CAMPANILI – FRANCO CARDINI

Non c’è bisogno di aver letto Landscape and Memory (1995) di Simon Schama sulla storia del paesaggio per sapere che ambienti e landscapes si modificano col tempo.

Anche e soprattutto grazie all’opera dell’uomo: e che poco c’è in essi di puramente «naturale», niente di definitivamente «bello». Agli antichi elvezi, probabilmente, le torri e i templi dei romani sulle prime non piacevano affatto; e, agli elvezi romanizzati, non dovevan garbare granché i campanili. Che quindi qualche minareto avrebbe davvero compromesso l’armonioso paesaggio svizzero, con i suoi laghi e i suoi pascoli, è lecito dubitare. Le ragioni del «sì» degli abitanti della felice Confederazione Elvetica al referendum sul bando alla costruzione delle torri da cui si chiamano i musulmani alla preghiera debbono essere anche altre.

«Simboli del potere islamico», è stato detto. Ma quale potere? Un campanile cattolico in Svezia significa forse che quel Paese è passato al papismo? I templi buddhisti di New York simboleggiano il passaggio degli States alla fede in Gautama Siddharta? E la monumentale sinagoga di Roma significa forse che la Città Eterna è in mano agli ebrei? «Niente minareti se non c’è reciprocità», ha cristianamente sentenziato qualcuno. Ma di quale reciprocità si tratta? Di campanili cristiani molti Paesi musulmani abbondano: dalla Turchia alla Siria alla Giordania all’Egitto all’Algeria; e il fatto che il re dell’Arabia Saudita ne vieti la costruzione autorizza forse moralmente gli svizzeri a negare un minareto a una comunità musulmana fatta di turchi o di maghrebini, che col monarca wahhabita non hanno proprio nulla a che fare?

Ma le moschee sono fonte d’inquinamento fondamentalista, proclama qualcun altro. Dal che s’inferisce che l’unico modo per controllare e contrastare il fondamentalismo sia quello di umiliare molte decine di migliaia di credenti rifiutando loro un simbolo di libertà religiosa. E’ arrivata a questo, la nostra regressione verso l’intolleranza?

Giratela come volete: ma il risultato del referendum svizzero è un altro tassello nell’allarmante puzzle della perdita delle virtù di tolleranza e di ragionevolezza di cui l’Europa e il mondo occidentale stanno dando di questi tempi prove sempre più chiare. E che questa febbre sia grave è prova il contestuale rifiuto, opposto dal medesimo popolo svizzero, all’altro referendum, che gli chiedeva il divieto dell’esportazione di armi e materiale bellico al fine di sostenere lo sforzo internazionale per il disarmo. Qui, di fronte a ovvi motivi di ben concreto interesse economico, il popolo per definizione più pacifico d’Europa – ma anche quello militarmente parlando meglio esercitato – ha rifiutato di arrestare il «commercio di morte». E’ vero, le armi fanno male alla gente. Ma in fondo anche il tabacco e gli alcolici: e allora perché non continuarne produzione e vendita, magari con l’apposizione di qualche scritta d’avvertimento (tipo: «Sparare al prossimo fa male anche a te»)?

C’è del metodo, in questa follia. Curioso che il minareto somigli dannatamente a un missile, o anche a un bel proiettile lucente di fucile. I Mani di Charlton Heston, ex Mosè, ex Ben Hur, che tra 1998 e 2003 fu presidente dell’americana National Rifle Association, ne saranno estasiati. Lo ricordate, senescente eppur fiero della sua armeria simbolo di libertà, nel Bowling for Columbine di Michael Moore? Chi oggi esulta per l’esito del doppio referendum svizzero può prendere il vecchio Charlton a emblema del suo trionfo. A questo punto, per il momento, è arrivata la nostra notte.

30 Novembre 2009Permalink

26 novembre 2009 – Sindaci d’Italia, fra inerzia e Ku Klux Klan

Principi volatili e concretezza devastante
Da mesi mi occupo in questo sito -e non solo- della questione della registrazione anagrafica dei figli dei sans papier. So bene che il pacchetto sicurezza ci costringe a considerare molti altri aspetti negativi, ma io ho deciso di soffermarmi su uno, per raccogliere documentazione e trasmetterla, dato che mi risulta un argomento estraneo all’interesse dell’opinione pubblica.
E’ abbastanza facile che organizzazioni varie e movimenti si concentrino (sia pure in forma molto volatile) su questioni ‘di principio’ ma é rarissimo trovare un’opinione pubblica interessata a procedure, rispettose dello spirito della Costituzione e che siano produttrici di giustizia.
Al contrario se si tratta di procedure idonee a devastare ogni senso di civiltà il consenso c’é ed é anche facilmente operativo.
Ma a qualcuno non basta. 

I primi luoghi dell’infamia organizzata: Coccaglio e San Martino

A Coccaglio (e ne ho scritto il 22 scorso – Natale 2009 e la neolingua padana) il sindaco ha mandato i vigili a ‘censire’ i clandestini casa per casa. A San Martino dall’Argine (provincia di Mantova) sono più attenti a non sprecare le risorse del comune e quindi hanno mobilitato l’intera popolazione perché si faccia carico dell’attività di delazione (in fondo a questo testo inserirò gli indirizzi per poco edificanti eventuali letture). Ciò che mi sconvolge è la prevedibilità di tutto questo.
Era facile immaginare che ci sarebbe stata una caccia all’uomo ma non ero riuscita a prevedere la caccia al neonato, vittima e insieme colpevole del disvelamento dei sui genitori.
Il meccanismo è semplice: il pacchetto sicurezza dichiara (legge 94, art. 1 comma 22 lettera g) che per registrare gli atti di stato civile gli immigrati devono presentare il permesso di soggiorno.
Il 7 agosto – la legge 94 era approvata da poco più di un mese- è intervenuta una circolare ministeriale a dare un’arzigogolata interpretazione affermando che per la registrazione di nascita il documento non va esibito. Ma la legge resta sempre superiore alla circolare, il reato di clandestinità resta, la volontà del legislatore pure, la capacità delatoria dei cittadini anche e il cerchio si salda e ci sono sindaci, che anziché governare i comuni, prima cerniera fra cittadini e istituzioni, cominciano a dedicarsi ad una attività degna del Ku Klux Klan.  

Il silenzio degli inerti
Certamente sono ancora pochi ma coloro che non si ritengono cacciatori di teste, nei cui uffici le nascite si registrano, che fanno? Non potevano non immaginare quello che sarebbe accaduto ma, per quel che mi consta non hanno fatto nulla per porre ostacoli alla diffusione dell’infamia.
Spero di essere smentita e di poter riferire scelte non conformiste ma sindaci e amministratori da me interpellati hanno dato le seguenti risposte: il silenzio, l’incredulità, l’insulto perché insistevo pregandoli di costruire tempestive difese per chi nasce sul loro territorio in condizioni di debolezza estrema.
C’é stata qualche positiva fibrillazione ma anche chi ha provato ad andare contro corrente non ha trovato alcuna risonanza né in associazioni, rappresentanti della società (in)civile, né in partiti politici, residui tristi di un passato che non sempre è stato così squallido.
Sono certa che i manifesti di San Martino si moltiplicheranno e che non solo a Coccaglio verranno mobilitati vigili (in)urbani. 

 

Informazioni

Per ciò che riguarda Coccaglio (BS) ho raccolto alcuni indirizzi al termine dell’articolo del 22 novembre ‘Natale e la neolingua padana’.
Qui ne inserisco alcuni relativi a San Martino dall’Argine (MN)
La fotografia che ho inserito si trova nell’articolo all’ultimo indirizzo.

http://www.repubblica.it/2009/11/sezioni/cronaca/immigrati-13/sindaco-leghista/sindaco-leghista.html

http://lombardia.indymedia.org/node/23586

http://quotidianonet.ilsole24ore.com/cronaca/2009/11/23/263438-denunciate_clandestini.shtml

http://gazzettadimantova.gelocal.it/dettaglio/il-sindaco-invita-alla-delazione-segnalate-al-comune-i-clandestini/1785376

26 Novembre 2009Permalink

22 novembre 2009 – Natale 2009 e la neolingua padana, dove White Christmas non significa bianco Natale ma Natale per bianchi.

Per chi non conoscesse i fatti ho riportato una articolo di Repubblica e alcuni indirizzi per leggere altro.

Brescia, il comune leghista di Coccaglio lancia l’operazione “White Christmas”
I vigili casa per casa a controllare gli extracomunitari: chi non è in regola perde la residenza – Un bianco Natale senza immigrati Per le feste il comune caccia i clandestini
Obiettivo: “Far piazza pulita” dice il sindaco. E l’assessore alla Sicurezza afferma
“Natale non è la festa dell’accoglienza ma della tradizione cristiana”
di SANDRO DE RICCARDIS

BRESCIA – A Coccaglio la caccia ai clandestini si fa in nome del Natale. L’amministrazione di destra – sindaco e tre assessori leghisti, altri tre Pdl – ha inaugurato nel piccolo comune bresciano l’operazione “White Christmas”, come il titolo della canzone di Bing Crosby, usato per ripulire la cittadina dagli extracomunitari.
Un nome scelto proprio perché l’operazione scade il 25 dicembre. E perché, spiega l’ideatore dell’operazione, l’assessore leghista alla Sicurezza Claudio Abiendi “per me il Natale non è la festa dell’accoglienza, ma della tradizione cristiana, della nostra identità”. È così che fino al 25 dicembre, a Coccaglio, poco meno di settemila abitanti, mille e 500 stranieri, i vigili vanno casa per casa a suonare il campanello di circa 400 extracomunitari. Quelli che hanno il permesso di soggiorno scaduto da sei mesi e che devono aver avviato le pratiche per il rinnovo. “Se non dimostrano di averlo fatto – dice il sindaco Franco Claretti – la loro residenza viene revocata d’ufficio”.
L’idea dell’operazione intitolata al Natale nasce dopo l’approvazione del decreto sicurezza che dà poteri più incisivi al sindaco, che poi chiede ai suoi funzionari di verificare i dati dell’Anagrafe sugli stranieri. Nel paese, in dieci anni, gli extracomunitari sono passati dai 177 del 1998 ai 1562 del 2008, diventando più di un quinto della popolazione. Con marocchini, albanesi e cittadini della ex Jugoslavia tra i più presenti. “Da noi non c’è criminalità – tiene a precisare Claretti – vogliamo soltanto iniziare a fare pulizia”.
A Coccaglio fino a giugno e per 36 anni ha governato la sinistra. “È solo propaganda – dice l’ex sindaco Luigi Lotta, centrosinistra – Io ho lasciato un paese unito, senza problemi d’integrazione. L’unico caso di cronaca degli ultimi anni, un accoltellamento tra kosovari, nemmeno residenti da noi, c’è stato sotto la nuova amministrazione”.
L’idea di accostare la caccia agli irregolari al Natale, ha provocato le proteste di un pezzo di città. “Io sono credente, ho frequentato il collegio dai Salesiani. Questa gente dov’era domenica scorsa? Io a Brescia dal Papa”, replica Abiendi, che si definisce “tra i fondatori della Lega Nord, nel 1992”. Poi enumera i risultati dell’operazione “Bianco Natale”: “Dal 25 ottobre abbiamo fatto 150 ispezioni. Gli irregolari sono circa il 50% dei controllati”. E ora al modello Coccaglio guardano anche i sindaci leghisti dei comuni vicini, due (Castelcovati e Castrezzato) l’hanno già copiato. Lo scorso 24 ottobre, alla prima convention di sindaci leghisti, a Milano, la “White Chistmas” ha avuto l’appoggio convinto dello stato maggiore del partito. “Il ministro Maroni è un uomo pratico – dice ora Claretti – ci ha dato dei consigli per attuare il provvedimento senza incorrere nei soliti ricorsi ai giudici”. Sul riferimento al Natale, il sindaco accetta le critiche. “Forse è stato infelice. Ma l’operazione scadrà proprio quel giorno lì”.

© Riproduzione riservata (18 novembre 2009)
Fonte: http://www.repubblica.it/2009/11/sezioni/cronaca/natale-a-coccaglio/natale-a-coccaglio/natale-a-coccaglio.htm

Indirizzi per altri articoli:

http://www.ildialogo.org/VerificaEsistenzaCommenti.php?f=http://www.ildialogo.org/norazzismo/notizie_1258724490.htm

http://www.asca.it/news-IMMIGRATI__PARROCO_COCCAGLIO_DIFENDE_GIUNTA__QUI_NESSUNO_E__RAZZISTA-875576-ORA-.html
18-11-09

http://www.in-dies.info/18/11/2009/coccaglio-brescia-scatta-loperazione-white-christmas/1689

http://www.asca.it/regioni-IMMIGRATI__OLIVERO_(ACLI)__DEMENZIALE_E_BLASFEMA_INIZATIVA_COCCAGLIO-444703-lombardia-10.html

http://www.asca.it/news-IMMIGRATI__CGIL__INIZIATIVA_COCCAGLIO_RICORDA_PERSECUZIONE_FASCISTA-875562-ORA-.html

http://www.repubblica.it/2009/11/sezioni/cronaca/immigrati-13/viaggio-paese/viaggio-paese.html

http://www.repubblica.it/2009/11/sezioni/cronaca/immigrati-13/immigrati-13/immigrati-13.html

22 Novembre 2009Permalink