6 agosto 2017 – No tu no. Ma perché? Perché no

La Stampa 6 agosto
L’agenda dei diritti su un binario morto. Ecco le leggi che non vedranno la luce

Dallo Ius soli al biotestamento, mancano numeri e tempi per l’approvazione entro febbraio
Gabriele Martini Torino Pubblicato il 06/08/2017

C’è chi le chiama leggi di civiltà. Unioni gay, divorzio breve, disposizioni sul «dopo di noi», introduzione del reato di tortura. Per un momento sembrò che i diritti civili potessero essere il tratto distintivo di questa travagliata legislatura. Poi nella maggioranza qualcosa s’è inceppato. E le riforme ancora da approvare rischiano di non vedere la luce.
Il copione è sempre lo stesso: i contrari fanno ostruzionismo, il dibattito s’infiamma, i tempi s’allungano e le proposte finiscono nel dimenticatoio. Ma quello che finora era un rischio, sta diventando una certezza: il fischio finale della legislatura potrebbe arrivare prima che i nuovi diritti diventino legge.

Dal fine vita alla cannabis
Lo Ius soli «temperato» prevede che il bambino nato in Italia acquisisca automaticamente la cittadinanza se almeno uno dei due genitori si trova legalmente nel Paese da almeno 5 anni. Gli alfaniani hanno minacciato la crisi di governo, il Pd non se l’è sentita di forzare la mano prima della pausa estiva e il dibattito è stato rinviato all’autunno. I centristi sono riusciti a bloccare anche il testamento biologico (zavorrato in Commissione Igiene e Sanità da 3 mila emendamenti), dietro cui i falchi cattolici scorgono un’introduzione mascherata dell’eutanasia. Anche la legge sugli orfani di femminicidio non convince gli alfaniani: approvata all’unanimità alla Camera, da cinque mesi è arenata nelle secche del Senato dopo il dietrofront del centrodestra. Sorte ancor peggiore è toccata alla legge contro omofobia: il via libera di Montecitorio arrivò il 19 settembre del 2013 (per capirci: all’epoca governava Enrico Letta e Guglielmo Epifani era segretario del Pd), ma da quasi quattro anni il testo giace nel congelatore di Palazzo Madama. È ferma al Senato da 34 mesi anche la norma che consente ai genitori la possibilità di dare al figlio il cognome della madre: nel mentre la Consulta ha dichiarato illegittima «l’automatica attribuzione» di quello paterno in presenza di una diversa volontà della famiglia. Il ddl sulla cannabis, invece, è stato affossato già alla Camera: le norme riguardanti la legalizzazione sono state stralciate dal testo base, che ora punta a regolamentare soltanto l’uso terapeutico della marijuana.

Conto alla rovescia
Per districarsi nel groviglio delle riforme in cantiere conviene sfogliare il calendario. Finora c’è un’unica data sicura: Camera e Senato, chiusi per ferie, riaprono il 12 settembre. Gli onorevoli non lesinano sulle vacanze estive e torneranno a solcare i corridoi del Transatlantico fra 40 giorni. L’altro appuntamento da cerchiare sull’agenda è la data delle elezioni politiche. Come previsto da Mattarella, dovrebbero svolgersi all’inizio della primavera 2018. Fossero ai primi di aprile, le Camere andrebbero sciolte entro la metà di febbraio (tra i 70 e i 45 giorni prima delle urne, recita la Costituzione). Sulla carta, quindi, i parlamentari hanno davanti a loro cinque mesi di lavoro. È un periodo sufficiente per approvare le leggi sui diritti? La risposta è no. Perché quei cinque mesi sono solo virtuali.

Parlamento intasato
Il conto è presto fatto. Deputati e senatori siedono in Aula mediamente tre giorni a settimana. Inoltre ci sono di mezzo le vacanze di Natale. Tocca poi sottrarre le giornate in cui l’attività parlamentare sarà monopolizzata dall’esame della legge di bilancio: la regola prevede che in quel periodo non possa essere esaminata nessuna altra legge che comporti anche un solo euro di spesa per le casse dello Stato. Rimangono quindi 40-45 giorni netti. Senza contare che in quel mese e mezzo c’è chi vorrebbe portare a casa anche una nuova legge elettorale. La riforma caldeggiata da Mattarella è in alto mare e molto probabilmente finirà per riempire l’agenda dei partiti per almeno un paio di settimane. Morale della favola: il tempo da dedicare a ius soli, testamento biologico, legge sugli orfani da femminicidio e norme anti-omofobia rischia di ridursi a un pugno di giorni. Non più di una ventina, ammettono dalle file del Pd. Probabilmente anche meno. Di certo non sufficienti per discutere e approvare leggi sulle quali per di più gravano divisioni politiche.

Priorità alla manovra
Da qualche settimana nella maggioranza si respira un clima da liberi tutti. Lo stallo sui diritti è emblematico: da una parte i centristi frenano riforme care alla sinistra; dall’altra Mdp non ha intenzione di accettare mediazioni al ribasso. In mezzo a questa tenaglia c’è il Pd, che promette – senza troppa convinzione – di voler andare fino in fondo per lo meno sullo ius soli. Ma i tempi sono stretti e al Senato i numeri sono risicati. Anche perché i grillini quasi mai si sono dimostrati disponibili a votare provvedimenti altrui. Infine c’è la variabile Gentiloni: il premier, per non restare stritolato, governa con passo felpato, consapevole di dover blindare la maggioranza in vista della manovra. Così l’agenda dei diritti è finita su un binario morto. E mentre i partiti sono pronti a gettarsi a capofitto nella campagna elettorale, i cittadini aspettano.

http://www.lastampa.it/2017/08/06/italia/cronache/lagenda-dei-diritti-su-un-binario-morto-ecco-le-leggi-che-non-vedranno-la-luce-YGlyzXO6M3p8qds9LzYIiJ/pagina.htmlDa

6 Agosto 2017Permalink

5 agosto 2017 – Una ineffabile signora sindaca

Ho scelto l’aggettivo ineffabile per sottolineare ciò che non dico
di un nome che si sottrae da sé all’essere accompagnato da aggettivi.
Basta la firma sulla delibera

E se la signora non è dicibile  la varietà di posizioni nel Pd non è quantificabile.

Aggiungo:  Luigi Colaianni 6 agosto alle ore 7:14 
Provvedimento impugnabile in quanto discriminativo rispetto ai soggetti interessati su base discrezionale, per cui anticostituzionale

5 Agosto 2017Permalink

5 agosto 2016 – Un decalogo etico

La petizione che trascrivo di seguito e ho firmato mentre scrivo ha raggiunto 15.449 firmo
(in calce il link per raggiungerla).
Elisabetta di Lernia, la presentatrice, aggiornandola, annota:
Sto facendo le note per avere modo di rileggere ciò che ho scritto – per tenere fisso nella mente il filo del discorso – Mi sto rendendo conto che questa non è solo una petizione, ma un vero e proprio decalogo etico sulla tutela dell’infanzia – i concetti espressi non hanno SCADENZA
Condividendo  ho inviato una nota che trascrivo, considerandola elemento da inserire nel “dialogo etico” e sperando sia presa in considerazione da Elisabetta e dai tanti lettori del suo messaggio:
“Negare il certificato di nascita – come vuole la legge italiana dal 2009 per i figli dei migranti irregolari che nascono sul nostro territorio – significa farsi complici della scomparsa dei minori per il fatto di averla facilitata, assicurando vittime indifese e indifendibili perché ‘inesistenti’ alle infamie peggiori”.

DOVE SONO FINITI I BAMBINI?
10.000 BAMBINI EMIGRATI IN EUROPA SONO SCOMPARSI NEL NULLA
26 GIU 2017 — (15420 firmatari)
Si tratta di una petizione complessa, in quanto tratta di problemi complessi. Problemi che si inseriscono all’interno di dinamiche che non pongono la ” tutela e la protezione dell’infanzia” al vertice della “piramide etica” individuale-collettiva. La tragedia dei 10000 bambini si inserisce dunque all’interno di problemi intricati, quali: guerre, pedofilia- prostituzione minorile-rete dei pedofili, nuove forme di schiavitù o al mercato degli organi.
Sono mesi che racconto, da diversi punti di vista, la tragedia dei bambini …
Ho EVIDENZIATO più volte, sia negli aggiornamenti che nei post scritti sul mio diario, che se le firme saliranno invierò per l’ennesima volta la petizione al SENATO per sollecitare l’approvazione della proposta di legge sul reato di pedofilia, arenata da tempo in Senato, legge che tutelerebbe TUTTI i bambini, sia i 10000 che i bambini italiani …

I TEMI TRATTATI NELLA PETIZIONE
GUERRE, i mass-media continuano ad occuparsi del problema solo in maniera saltuaria. Non inviano segnali continui al fine di sensibilizzare le persone su questa TRAGEDIA INFINITA in ATTO. Non evidenziano la forte correlazione tra la sorte dei bambini, le guerre, il mercato delle armi e sfruttamento materie prime.
PEDOFILIA, la proposta di legge sul reato di pedofilia è arenata da tempo in Senato, Rif. punto 10 della petizione. Tale legge potrebbe essere migliorata, ho scoperto che i legiferatori italiani potrebbero ispirarsi alla legge sulla pedofilia attuata in Australia, che annulla i passaporti ai pedofili condannati link sulla pedofilia
http://m.espresso.repubblica.it/attualita/2017/03/17/news/la-legge-contro-i-pedofili-e-ancora-bloccata-1.297396?ref=HEF_RULLO link Australia http://retelabuso.org/2017/05/31/laustralia-annullera-i-passaporti-ai-pedofili-condannati-cosi-fermeremo-il-turismo-sessuale/
Il TURISMO SESSUALE CON MINORI: GLI ITALIANI PRIMI AL MONDO, il taglio dato dai giornali:
– i turisti sessuali, la maggior parte dei quali sono padri di famiglia, non sono pedofili ma padri di famiglia che “ricercano trasgressione” …
– non viene analizzata una correlazione tra il turismo sessuale “trasgressivo” con minori e la pedofilia, viene escluso il fatto che i “trasgressivi trasgressori” possano fare le stesse cose OVUNQUE, anche qui – i bambini stranieri, vittime innocenti, vengono descritti come se fossero adulti, come se la loro fosse una “scelta di vita” – non viene fatta un’analisi critica delle dinamiche del “mercato del turismo sessuale”: analisi delle dinamiche domanda e offerta, esiste questo Mercato perché esiste una “domanda”. MERCATO DEGLI ORGANI, circa 114.000 trapianti legali, si può supporre che circa un trapianto ogni dodici sia effettuato in condizioni illegali. In anni recenti vi è stato un progressivo incremento del traffico di organi. Le cause sono molteplici: penuria di organi, povertà, guerre, disparità dei servizi sanitari, criminalità priva di scrupoli. A pagare con la vita sono soprattutto gli esseri più indifesi, vale a dire i bambini.
NUOVE FORME DI SCHIAVITÙ – lo sfruttamento della mano d’opera minorile in ogni ambito della “produzione” del mercato globale …

CONCLUDO DICENDO CHE:
– La petizione si è trasformata in un termometro sociale – copio e incollo il punto 8 della petizione “pur rendendoci conto che molti dei passaggi prospettati possano sembrare un’ UTOPIA, noi tuttavia pensiamo che non sia così. E’ nostra convinzione che le situazioni possano cambiare adottando una comunicazione strutturata a più livelli. Se è vero, infatti, che i processi mentali individuali sono evidentemente condizionati da processi mentali collettivi, allo stesso modo i processi mentali collettivi possono essere condizionati da processi mentali individuali: un agire comune da parte delle istituzioni e dei singoli cittadini potrebbe dunque modificare le dinamiche che si sono innescate”.
– in questi due mesi ho inviato nuovamente a tutti una lettera, a cui ho allegato sia la petizione che aggiornamento con sintesi delle azioni fatte da febbraio 2016 – inviata a istituzioni, Presidente Mattarella, Papa Francesco, tutti i giornali della diocesi, tutti i giornali, media, personaggi pubblici, Onlus ecc e a gruppi fb (che, a dire loro, hanno a cuore i bambini), ma le firme non sono salite, nessuno mi ha contattato o condiviso la petizione – continuerò ad agire … anche se ho ho avuto la conferma che tutti i temi trattati nella petizione sono TABÙ

Allego PETIZIONE
https://www.change.org/p/al-presidente-della-repubblica-italiana-sergio-mattarella-dove-sono-finiti-i-bambini-10-000-bambini-emigrati-in-europa-sono-scomparsi-nel-nulla?source_location=minibar

E AGGIORNAMENTO con LE AZIONI FATTE:
https://www.change.org/p/al-presidente-della-repubblica-italiana-sergio-mattarella-dove-sono-finiti-i-bambini-10-000-bambini-emigrati-in-europa-sono-scomparsi-nel-nulla/u/20171201

 

5 Agosto 2017Permalink

3 agosto 2017 – Sessione ecumenica del Segretariato attività ecumeniche (SAE).

SAE. Lo spirito di riforma nella vita delle chiese cristiane

Si è conclusa lo scorso 29 luglio ad Assisi la Sessione ecumenica del Segretariato attività ecumeniche (SAE). Tra i temi affrontati, l’idea di partecipazione nella vita delle chiese e nella liturgia, il ruolo delle donne nelle religioni, la relazione dei cristiani con il popolo ebraico, l’ospitalità come accoglienza ed ascolto dell’altro

Roma (NEV), 1 agosto 2017- “E’ stata una sessione ricca di contenuti che ha messo l’accento su temi fondamentali per le singole chiese e il cammino ecumenico”. E’ questa la valutazione di Piero Stefani, presidente del Segretariato attività ecumeniche (SAE), a conclusione della LIV Sessione di formazione ecumenica organizzata dal SAE ad Assisi (24-29 luglio) con il titolo “E’ parso bene allo Spirito santo e a noi. Riforma, tradizione e profezia nella vita delle chiese”.
“Delle tre parole che formano il sottotitolo – ha spiegato Stefani in un’intervista andata in onda domenica 30 luglio durante la trasmissione di Rai Radio1 “Culto evangelico” -, il termine su ci siamo specialmente concentrati è ‘riforma’. Una decisione favorita dalla ricorrenza dei 500 anni della Riforma protestante che cade proprio quest’anno. Naturalmente non ci siamo limitati a ricordare questo evento, ma abbiamo cercato di capire come oggi le chiese vivono le esigenze di riforma e rinnovamento al loro interno”.
L’idea di riforma è stata dunque il punto di vista particolare attraverso cui i diversi relatori – cattolici, ortodossi, protestanti – hanno affrontato le tematiche proposte: l’idea di partecipazione nella vita delle chiese e nella liturgia, il ruolo delle donne nelle religioni, la relazione dei cristiani con il popolo ebraico, l’ospitalità come accoglienza ed ascolto dell’altro, la Cena del Signore come creatrice dell’unico corpo di Cristo.
Particolarmente significativo è stato l’incontro del martedì sulla presenza delle donne nelle comunità religiose che ha visto la partecipazione di Barbara Aiello, rabbina di Serrastretta (CZ), della cattolica Francesca Cocchini, docente all’Università La Sapienza di Roma, e di Nibras Breigheche, teologa e guida religiosa musulmana.
“Il tema della presenza e del ruolo delle donne è uno di quelli su cui tutte le religioni oggi si devono confrontare – ha precisato Stefani -. E’ uno degli ambiti in cui attuare uno spirito di riforma che trova una legittimazione profonda nei testi sacri delle diverse religioni”.
Tra i relatori protestanti della sessione, il professor Eric Noffke, docente di Nuovo Testamento presso la Facoltà valdese di teologia, è intervenuto con Anna Foa (Università La Sapienza) su “Ebrei e cristiani: dalla separazione al dialogo”; il professor Paolo Ricca, docente emerito della Facoltà valdese, ha dialogato con il presbitero cattolico Gianfranco Bottoni sui Cinquecento anni della Riforma protestante.
Il pastore Luca Maria Negro, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), ha invece partecipato al dibattito su “Liturgia. Cosa custodire, cosa mutare?” insieme all’arciprete ortodosso Traian Valdman e ad Andrea Grillo del pontificio Ateneo Sant’Anselmo. Ha concluso, sabato mattina la sessione il pastore avventista Davide Romano che, insieme al professor Severino Dianic, è intervenuto su “Il futuro delle riforme nella vita delle chiese”.

NOTE:
NEV – Notizie evangeliche – Agenzia stampa della Federazione delle chiese evangeliche in Italia
http://www.nev.it/nev/2017/08/01/verso-sinodo-delle-chiese-metodiste-valdesi/

http://www.saenotizie.it/sae/pagina-speciale-sessione-2017

 

SAE. Lo spirito di riforma nella vita delle chiese cristiane

3 Agosto 2017Permalink

2 agosto 2017: Giornata europea in memoria del genocidio ROM

Informazione sulla giornata europea – giovedì 4 agosto 2016 di Kocis

Una storia di orrori considerata “minore” -Pharrajimos, in lingua romanes “ divoramento”-nel grande sterminio umano operato dal nazismo e dai regimi fascisti sparsi in Europa negli anni 1939-1945.
Il numero degli assassinati appartenenti alle varie etnie ROM e Sinti europee questi ultimi in prevalenza residenti in vari paesi nell’Europa dell’est), bambini, donne, uomini, non è stato mai possibile quantificarlo ufficialmente. Le varie fonti storiche indicano oltre 500.000 persone. In quel periodo gli appartenenti a quelle popolazioni erano circa due milioni.
Le stime di Grattan Puxon indicano: l’uccisione totale dei rom in Olanda, Lussemburgo, Lituania; 28.000 in Croazia, da parte dei fascisti ustascia; poche centinaia i sopravvissuti; in Belgio 500 su 600; 15.000 su 20.000 in Germania. Moltissimi i trucidati nelle maniere più orrende nei luoghi dei rastrellamenti: in Polonia (Gestapo tedesca e milizie fasciste ucraine), Ungheria, Unione Sovietica (ex), e altri paesi dell’est. In Italia il regime fascista rinchiuse gli “zingari” (le comunità erano presenti già dal XIV secolo) in appositi campi di prigionia (23, tra il 1940/ 1943), dove furono portati i rom che si erano “rifugiati” in Italia dalla Slovenia e dalla Croazia; dopo l’8 settembre del 43 in parecchi furono deportati nei campi di sterminio.
Un vero e proprio genocidio.
La “Giornata europea della commemorazione dell’olocausto dei Rom” è stato istituita dal Parlamento Europeo il 15 aprile del 2015, scegliendo il 2 agosto come data della ricorrenza.
Nella notte tra il 2 il 3 agosto 1944 nelle camere a gas del “campo degli zingari” del Lager di Auschwitz –Birkenau furono uccisi 2.987 rom, bruciati poi nei forni crematoi.
Fu una “vendetta speciale”. Meno di tre mesi prima (16 maggio) i seimila rom rinchiusi nel campo di sterminio, venuti a sapere della loro imminente uccisione, organizzarono la ribellione. I tedeschi preferirono al momento “isolare” quel pezzo di Campo per non fare estendere la rivolta. Prima della strage del 2 agosto, avevano trasferiti 2000 Rom nei lager di Buchenwald (uomini) e Ravensbruck ( donne). Erano rimasti anziani, giovani e malati.
Oggi in Europa i Rom sono circa dodici milioni. Discriminati, come sempre, con particolare “dedizione” nei paesi del nuovo est europeo. Nel nostro paese continuano le vessazioni quotidiane. A Catania dopo l’incendio del 15 luglio che ha distrutto il grande campo le centinaia di rom sono erranti, senza nessuna sistemazione. Nell’area di Napoli continuano le chiusure indiscriminate.

Da NEV (Notizie evangeliche) Agenzia stampa della Federazione delle chiese evangeliche in Italia

Porajmos: ricordare l’olocausto Rom
Il 2 agosto l’Europa commemora il genocidio delle centinaia di migliaia di bambini, donne e uomini di etnia Rom durante la seconda guerra mondiale. Il ricordo delle chiese europee

Roma (NEV), 2 agosto 2017 – La Conferenza delle chiese europee (KEK) e la Commissione delle chiese per i migranti in Europa (CCME), nella Giornata della memoria Rom riconosciuta dal Parlamento europeo con risoluzione del 15 aprile 2015, ricordano e onorano la memoria delle persone di etnia Rom uccise dal nazismo. Con un comunicato stampa congiunto diffuso oggi, incoraggiano le chiese e tutta la società a lavorare per la riconciliazione con i 10-12 milioni di Rom che vivono in Europa.
Il genocidio perpetrato dai nazisti e dai loro alleati portò a centinaia di migliaia di vittime Rom e Sinti. Nella notte fra il 2 e il 3 agosto 1944, circa 3000 Rom, bambini, donne e uomini, furono uccisi ad Auschwitz-Birkenau nelle camere a gas. La Commissione europea, tramite una dichiarazione del primo vicepresidente, Frans Timmermans e della Commissaria europea per la giustizia, i diritti fondamentali e la cittadinanza, Věra Jourová, ha invitato tutti gli Stati membri a riconoscere il genocidio dei Rom e ha ribadito il suo sostegno alla risoluzione per il riconoscimento del 2 agosto come Giornata della Memoria Rom.
“Durante il regime nazista i Rom hanno subito in larga misura incarcerazioni e omicidi. Questo genocidio fa parte di una lunga storia di persecuzioni e violenza contro i Rom in Europa. Oggi i Rom continuano a subire discriminazioni e marginalizzazioni: vittime di discorsi di odio, crimini e ingiustizie, anche nel mercato del lavoro”, si legge nel comunicato KEK/CCME. “Ricordare i crimini e l’ingiustizia del passato può portare alla riconciliazione. Bisogna ristabilire dignità e giustizia per i Rom in tutta Europa”, ha dichiarato Doris Peschke, segretaria generale della CCME, che collabora con l’Alleanza contro l’anti-gipsismo, organizzazione per l’inclusione sociale dei Rom che combatte contro razzismo e pregiudizi.
“Più di settant’anni dopo Porajmos, l’olocausto Rom, le sfide che ancora oggi affrontano i Rom in Europa sono estremamente discriminanti – ha aggiunto Heikki Huttunen, segretario generale della KEK –. Dobbiamo essere consapevoli di questa diffusa ingiustizia razzista in Europa e del fatto vergognoso di quanto sia stato difficile, anche per noi, riconoscere Porajmos”. “In questo momento, in cui nuovi e vecchi pregiudizi vengono invocati e i discorsi di odio sostituiscono la ragione e la riflessione, dobbiamo nelle chiese essere più attivi che mai per promuovere la dignità e i diritti umani dei Rom. La nostra missione è quella di lavorare per un’Europa che sia casa sicura e sostegno per tutti coloro che ci abitano” così si chiude il comunicato.
La Commissione Europea onora oggi le vittime Rom dell’Olocausto, insieme ad alcuni sopravvissuti e a giovani Rom, nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, in Polonia, nell’ambito di una commemorazione organizzata dal Consiglio centrale dei Sinti e Rom Tedeschi. A questo si aggiunge l’iniziativa del Consiglio d’Europa per ricordare il genocidio dei Rom “Dikh He Na Bister – Guarda e non dimenticare”, che riunisce 250 giovani Rom e non Rom provenienti da 20 Paesi europei.

NOTE:
– giornata europea: http://www.agoravox.it/2-agosto-Giornata-europea-in.html
– da NEV: http://www.nev.it/nev/2017/08/02/porajmos-ricordare-lolocausto-rom/

3 Agosto 2017Permalink

2 agosto 2017 – Codice di condotta: la lettera di MSF al Ministro dell’Interno

31 Luglio 2017
Gent.mo – Marco Minniti – Ministro dell’Interno
Gentile Ministro,
Le scriviamo per comunicarle la risposta di Medici Senza Frontiere (MSF) al suo invito a firmare il Codice di Condotta predisposto dal Ministero dell’Interno in consultazione con la Commissione Europea.
Ancor prima di entrare nel merito, ci preme innanzitutto ribadire l’apprezzamento della nostra organizzazione per l’esemplare ruolo svolto dall’Italia nel salvare centinaia di migliaia di vite lungo la pericolosa rotta del Mediterraneo centrale. In questi anni complicati, il disfunzionale sistema di asilo dell’Unione Europea e una risposta insufficiente da parte degli altri Stati membri hanno fatto ricadere sulle sole autorità italiane sfide importanti, che avrebbero meritato ben altra attenzione da parte della comunità europea e internazionale.
Anche a partire da queste considerazioni, MSF ha scelto di partecipare alla discussione sul Codice di Condotta con un approccio assolutamente aperto e costruttivo. Il nostro obiettivo è sempre stato quello di garantire il miglior coordinamento possibile tra tutti gli attori coinvolti, contribuendo al tempo stesso a rimuovere ogni elemento di dubbio e sospetto sugli obiettivi e le modalità di lavoro delle organizzazioni umanitarie impegnate nel soccorso in mare.
Nel corso delle ultime settimane, abbiamo condiviso con il suo Ministero una serie di preoccupazioni sul Codice di Condotta, richiedendo chiarimenti su temi specifici e sollecitando emendamenti sostanziali che ciavrebbero messo nelle condizioni di poter firmare il documento. Dopo un’attenta valutazione della versione conclusiva del Codice, riconosciamo che sono stati fatti sforzi significativi per rispondere ad alcune delle osservazioni presentate da MSF e dalle altre organizzazioni. Tuttavia alcune delle preoccupazioni e richieste che abbiamo indicato nella lettera del 27 luglio scorso sono state lasciate senza risposta. Le linee di riferimento e l’impianto generale del Codice – dobbiamo dirlo con chiarezza – sono rimasti sostanzialmente immutati. Per questa ragione, con dispiacere e dopo attenta considerazione, riteniamo che allo stato attuale non sussistano le condizioni perché MSF possa sottoscrivere il Codice di Condotta proposto dalle autorità italiane.
Ben consapevoli del rilievo e delle possibili conseguenze di questa nostra decisione, vorremmo cogliere questa opportunità per spiegare apertamente e con maggiore dettaglio alcune delle motivazioni che ne sono alla base.
Abbiamo sempre sottolineato che l’attività di ricerca e soccorso (SAR) in mare ha il solo obiettivo di salvare vite in pericolo e che la responsabilità di organizzare e condurre questa attività risiede innanzitutto nelle istituzioni statali. L’impegno di MSF e delle altre organizzazioni umanitarie nelle attività SAR mira anzitutto a colmare un vuoto di responsabilità lasciato dai governi: auspichiamo che questo vuoto sia solo temporaneo e da tempo chiediamo agli Stati membri UE di creare un meccanismo dedicato e proattivo diricerca e soccorso che integri gli sforzi compiuti dalle autorità italiane. Dal nostro punto di vista, il Codice di Condotta non riafferma con sufficiente chiarezza la priorità del salvataggio in mare, non riconosce il ruolo di supplenza svolto dalle organizzazioni umanitarie e soprattutto non si propone di introdurre misure specifiche orientate in primo luogo a rafforzare il sistema di ricerca e soccorso.
Al contrario, riteniamo che per la formulazione ancora poco chiara di alcune parti, il Codice rischi nella sua attuazione pratica di contribuire a ridurre l’efficienza e la capacità di quel sistema. Ci riferiamo in modo specifico all’impegno richiesto alle navi di soccorso di concludere la loro operazione provvedendo allo sbarco dei naufraghi nel porto sicuro di destinazione, invece che attraverso il loro trasbordo su altre navi. Fatte salve le circostanze straordinarie indicate nel Codice, questa modalità di organizzazione delle operazioni riduce la presenza di assetti navali nell’area SAR e comporta aggravi non necessari alle navi di soccorso non predisposte per operare regolarmente i trasferimenti a terra delle persone. Nell’esperienza degli ultimi due anni, le navi più piccole hanno spesso fornito un contributo essenziale alle operazioni SAR, stabilizzando i barconi in difficoltà in attesa che navi più grandi provvedessero al soccorso e all’imbarco dei naufraghi. Le nostre unità navali sono molto spesso sopraffatte dall’elevato numero di barconi che si trovano contemporaneamente in stato di difficoltà, e la vita e la morte in mare è una questione di minuti. Il Codice di Condotta mette a rischio questa fragile equazione di collaborazione tra diverse navi con diverse capacità, comportando il rischio effettivo che le navi più piccole siano costrette ad abbandonare frequentemente la zona di ricerca e soccorso e, nel medio periodo, addirittura a cessare di operare.
Il Codice sembra poi ricercare il coinvolgimento di altri governi nel meccanismo di soccorso in mare, in particolare per l’impegno a informare immediatamente le autorità dello Stato di bandiera e a coinvolgere l’MRCC più vicino alla zona in cui si verifica un evento SAR. Fino ad oggi abbiamo lavorato sotto l’esclusivo coordinamento dell’MRCC di Roma, riconoscendo in ogni circostanza la più assoluta efficienza e dedizione. Abbiamo richiesto garanzie che l’obbligo di coinvolgere altri MRCC non avrebbe comportato rallentamenti nelle operazioni di soccorso e nella determinazione del luogo sicuro in base agli accordi internazionali. I cambiamenti apportati a questo impegno nella versione definitiva del Codice non rispondono sufficientemente a questa richiesta e poiché la non chiara assegnazione delle responsabilità tra gli MRCC attivi nell’area ha in passato provocato tragedie, questa rimane per MSF una preoccupazione cruciale.
Abbiamo infine esaminato le disposizioni del Codice alla luce dei nostri principi umanitari di indipendenza, imparzialità e neutralità. La presenza a bordo di funzionari di polizia armati è contraria alla politica “no- weapons” che applichiamo rigorosamente in tutti i nostri progetti nel mondo. È per noi anche una questione di sicurezza e per questa ragione ne richiediamo il rispetto sia agli eserciti e alle forze di polizia che ai gruppi armati e alle milizie di ogni tipo. Mentre la nuova versione del Codice garantisce che le attività umanitarie non saranno ostacolate dalla presenza di funzionari di polizia a bordo delle nostre navi, si richiede ancora alle nostre équipe di contribuire attivamente alla raccolta di elementi utili ad attività di polizia e investigative, e questo costituisce una distorsione sostanziale della nostra missione. Il Codice non fa poi alcun riferimento ai principi umanitari e alla necessità di mantenere la più assoluta distinzione tra le attività di polizia e repressione delle organizzazioni criminali e l’azione umanitaria, che non può essere che autonoma e indipendente.
Il rigoroso rispetto dei principi umanitari riconosciuti a livello internazionale è per noi un presupposto irrinunciabile. Essi rappresentano la sola garanzia di poter accedere, quasi ovunque nel mondo, alle popolazioni in stato di maggiore necessità, assicurando allo stesso tempo ai nostri operatori un sufficiente livello di sicurezza. Ogni compromesso su questi principi è potenzialmente in grado di ridurre la percezione di MSF come organizzazione medico‐umanitaria effettivamente indipendente e imparziale.
Siamo più che convinti che di fronte a queste motivazioni, così vitali per un’organizzazione come la nostra, anche lei comprenderà la responsabilità della posizione netta e rigorosa che abbiamo scelto di assumere, in una circostanza in cui è elevato il rischio che venga fraintesa o male interpretata dalle autorità e dall’opinione pubblica. Non è la prima volta che ci accade, temiamo non sarà l’ultima.
A queste osservazioni si aggiungono le preoccupazioni che già abbiamo condiviso con lei sulla drammatica situazione in Libia. Le persone di cui ci prendiamo cura nei centri di detenzione intorno a Tripoli e quelle che soccorriamo in mare condividono le stesse vicende di violenza e trattamenti disumani. Le strategie messe in atto dalle autorità italiane ed europee per contenere le partenze dalle coste libiche sono, nelle circostanze attuali, estremamente preoccupanti. La Libia non è un posto sicuro dove riportare le persone in fuga, né dal territorio europeo né dal mare. Ovviamente le attività di ricerca e soccorso non costituiscono la soluzione per affrontare i problemi causati dai viaggi sui barconi e le morti in mare, ma sono necessarie in assenza di qualunque altra alternativa sicura perché le persone possano trovare sicurezza. Contenere l’ultima e unica via di fuga dallo sfruttamento e dalla violenza non è dal nostro punto di vista accettabile.Anche per questa ragione, il recente annuncio dell’operazione militare italiana nelle acque libiche costituisce un elemento di ulteriore preoccupazione che ci ha confermato la necessità di segnare l’assoluta indipendenza delle nostre attività di soccorso in mare dagli obiettivi militari e di sicurezza.
Nel comunicare la nostra impossibilità a sottoscrivere il Codice di Condotta nell’attuale formulazione, intendiamo confermare pubblicamente che tutte le operazioni di MSF in mare si sono sempre svolte sotto il coordinamento dell’MRCC e in piena conformità alle norme vigenti, nazionali e internazionali. Allo stesso tempo comunichiamo la nostra intenzione di continuare a rispettare quelle disposizioni del Codice che non sono contrarie ai punti sopra illustrati, tra cui quelle relative alle capacità tecniche, alla trasparenza finanziaria, all’uso dei trasponder e dei segnali luminosi. Confermiamo inoltre l’impegno a coordinare ogni nostra iniziativa con l’MRCC e anche a garantire l’accesso a bordo di funzionari di polizia giudiziaria, secondo quanto sopra espresso, così come la collaborazione costruttiva con le autorità italiane, nel pieno rispetto degli obblighi di legge.
Nel restare a completa disposizione per discutere con maggiore dettaglio la nostra decisione, le confermo la volontà di MSF di proseguire la collaborazione con il suo Ministero per contribuire a migliorare il coordinamento e l’efficacia delle operazioni di ricerca e soccorso in mare.
In fede,
Gabriele Eminente
Direttore Generale Medici Senza Frontiere Italia

http://www.medicisenzafrontiere.it/notizie/news/codice-di-condotta-la-lettera-di-msf-al-ministro-dellinterno?utm_campaign=nl258&utm_medium=email&utm_source=regolari&url_map=linktext&codiceCampagna=17.PRW.NL.8.ENEWSREG&codiceCausale=835&utm_content=

 

2 Agosto 2017Permalink

2 agosto 2017 – L’irresistibile forza del pregiudizio

In Norvegia, sulla bacheca Facebook del gruppo nazionalista “Fedrelandet viktigst” (“Prima la patria”) e che conta quasi 13mila iscritti, quasi ogni giorno si discute sulla presunta “islamizzazione” del Paese. Un utente ha dunque postato la fotografia di quello che – evidentemente – gli doveva sembrarare un autobus con a bordo donne in burqa, chiedendo un parere agli altri membri. “Spaventoso”, “tragico”, “inquietante” sono alcuni tra i commenti più ricorrenti.    Altri, invece, esprimono preoccupazione “per le armi e le bombe tenute nascoste sotto gli indumenti”. Peccato che quasi nessuno tra i sostenitori della causa nazionalista si sia accorto che quella in questione era solo una fotografia di sedili vuoti. A farlo è stato, però, Sindre Beyer (iscritto a “Fedrelandet viktigst” per monitorarne le attività) che ha catturato le schermate “incriminate” e diffuso le foto dei commenti e delle teorie più assurde sul suo profilo Facebook. Un epic fail ripreso dai maggiori media norvegesi e che in poche ore ha fatto il giro del web, diventando virale.

FONTI:
http://www.repubblica.it/esteri/2017/08/01/foto/norvegia_gruppo_nazionalista_su_fb_invasione_di_donne_col_burqua_ma_e_un_autobus_vuoto-172126663/#1
http://www.repubblica.it/esteri/2017/08/01/foto/norvegia_gruppo_nazionalista_su_fb_invasione_di_donne_col_burqua_ma_e_un_autobus_vuoto-172126663/

 

2 Agosto 2017Permalink

1 agosto 2017 – Calendario di agosto

.1 agosto 1944 – Scoppio della rivolta del ghetto di Varsavia contro l’occupazione
…………………………tedesca.
.1 agosto 1990 – L’Iraq invade il Kuwait
.1 agosto 2014 – Entra in vigore la Convenzione di Istanbul (testo in nota)
.2 agosto  –         Giornata europea in memoria del genocidio ROM 
.2 agosto 1980 – Strage alla stazione di Bologna
.3 agosto 1940 – L’Italia invade la Somalia britannica
.4 agosto 1974 – Bomba sul treno Italicus vicino a Bologna
.5 agosto 1938 – In Italia viene pubblicato il Manifesto della razza (testo in nota)
.6 agosto 1945 – Gli USA sganciano la bomba atomica su Hiroschima
.6 agosto 1978 -Morte di Paolo VI
.7 agosto 2014 – Estela Carlotto (Abuelas Plaza de Mayo) dichiara il ritrovamento
…………………………del nipote Guido
.8 agosto 1945 – Gli USA sganciano la bomba atomica su Nagasaki
.8 agosto 1956 – Tragedia nella miniera di Marcinelle
12 agosto 1944 – Strage nazista a Sant’Anna di Stazzema
13 agosto 1961 – Inizia costruzione muro di Berlino
14 agosto 1945 – Resa del Giappone e fine della seconda guerra mondiale
14 agosto 1947 – India – Dichiarazione di indipendenza
15 agosto 1867 – L. 3848 – Regno d’Italia – “eversione dell’asse ecclesiatico”
15 agosto 2009 – Approvazione della legge “15 luglio 2009, n. 94
………………………….”Disposizioni in materia di sicurezza pubblica”
15 agosto 1917 – Nascita Romero
16 agosto 1924 – Ritrovamento del corpo di Giacomo Matteotti
16 agosto 1968 – L’URSS invade la Cecoslovacchia
17 agosto 1945 – L’Indonesia si proclama indipendente dai Paesi Bassi
18 agosto 1936 – Assassinio di Federico Garcia Lorca
18 agosto 2015 – Assassinio di Khaled Asaad – direttore del sito archeologico di
…………………………Palmira
19 agosto 1954 – Morte di Alcide De Gasperi
19 agosto 2017 – Sgombero caseggiato via Curtatone – stazione Roma
20 agosto 1960 – Dichiarazione di indipendenza del Senegal
21 agosto 1940 – Assassinio di Lev Trotsky
21 agosto 1964 – Morte di Palmiro Togliatti
21 agosto 1968 – L’URSS invade la Cecoslovacchia
23 agosto 1923 – Assassinio di don Minzoni ad Argentea (FE)
23 agosto 1927 – USA esecuzione di Sacco e Vanzetti
24 agosto 2004 – Assassinio di Enzo Baldoni in Iraq
24 agosto 2016 – Colombia. accordo governo-Farc
24 agosto 2016 – Terremoto in centro Italia
25 agosto 1900 – Morte di Friedrich Nietzsche
25 agosto 1989 – Assassinio di Jerry Masslo a Villa Literno (Caserta)
26 agosto 1769 – Francia: Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino
26 agosto 1978 – Elezione di papa Luciani (Giovanni Paolo I)
27 agosto 1999 – Morte di Helder Camara – Brasile
28 agosto 1963 – Martin Luther King guida la marcia su Washington per i diritti civili.
29 agosto 1991 – La mafia uccide l’imprenditore Libero Grassi a Palermo
31 agosto 1994 – Irlanda – L’IRA dichiara la cessazione di tutte le operazioni militari

NOTE:

Convenzione di Istanbul – testo

 

1 Agosto 2017Permalink

31 luglio 2017 – Trascrivo un articolo di Eugenio Scalfari

Mi sembra che Scalfari dica cose interessanti. Io avevo sperato – quando Macron si era presentato ai francesi con l’Inno alla gioia – che si collocasse veramente in un contesto europeo.
Adesso ritengo di essere stata ingenua e perciò scema e di aver ceduto al bisogno di sperare.
Alcune considerazioni di Scalfari mi interessano e le voglio conservare.

30 luglio 2017 Il presidente francese Emmanuel Macron di EUGENIO SCALFARI

Il segretario Pd deve superare i vecchi contrasti e formare una squadra di prima scelta. Tre nomi sono indispensabili: Prodi, Letta e Veltroni
OGNI giorno che passa aumentano le discussioni su Marcon. Più che su Trump, più che su Putin e su Erdogan. E non parliamo di Angela Merkel e tanto meno di Renzi. Chi è Renzi? Il signor Nessuno. È Macron che detta legge. Piace e dispiace, non solo sui punti di vista ma perfino secondo i giorni e soprattutto i suoi punti di vista si alternano sui giornali e nei talk show televisivi. Ma perché? Vi ricordate De Gaulle? Era un ufficiale francese di scarso peso durante l’ultima guerra mondiale. Dopo la sconfitta di Dunkerque riparò in Inghilterra dove nessuno si occupò di lui, salvo qualche pari grado inglese. Poi ritornò in Francia. Guidava una divisione francese ed ottenne di rientrare a Parigi per primo: questione di effetto pubblicitario. Ma da allora crebbe in Europa di giorno in giorno e il gollismo diventò addirittura un partito che ispirò la storia di Francia e d’Europa anche dopo la sua morte. Macron è un gollista? Per certi versi no, ma per altri sì. Dopo dirò quella che può sembrare una bestemmia storica: il gollismo risale alla politica di Richelieu, di Mazzarino e del Re Sole, Luigi XIV. E Macron fa parte di quella tradizione che ha mezzo millennio di storia. Cerchiamo di capir bene: la Francia è la Francia e da mezzo millennio vuole identificarsi con l’Europa. Col mondo no, con l’Europa sì. Perciò stiamo molto attenti al nuovo presidente francese.

Il problema attuale è l’Africa, anche per la Francia che ha sempre controllato la costiera mediterranea africana, da Tobruk a Ceuta. Naturalmente la costiera africana riguarda anche l’Italia e questo profila lo scontro in atto: Macron vuole trattenere i migranti nell’Africa dalla quale fuggono e cerca di mettere insieme Tripoli e Bengasi per un accordo negoziato a Parigi. L’Italia di Gentiloni e di Minniti vuole invece che l’Africa cresca in popolazione e in investimenti italiani, europei, americani, che rinsanguino i migranti fuggitivi, offrano loro lavoro e reddito determinando un movimento inverso rispetto a quello francese: non sono i rifugiati ad essere di nuovo chiusi nei paesi d’origine, ma piuttosto tecnici, capitalisti privati e pubblici internazionali a trasferirsi in Africa per pilotarne lo sviluppo economico e sociale.

Qui si confrontano due governi: Francia e Italia, Macron e Gentiloni-Minniti. Al di là delle apparenze, delle strette di mano e dei reciproci ringraziamenti, la realtà è questa. Qui cade opportuna la domanda: qual è la presenza di Renzi in questa vicenda? È assente o presente? E la sua presenza è concreta oppure soltanto figurativa, una sorta di “Paese dei campanelli” che serve soltanto a far diventare cantati i talk show dei vari Mentana, Gruber e chiunque altro?

***
Ho parlato recentemente con Renzi, non del tema libico-africano che era solo nello sfondo, ma dell’Italia e dell’Europa, o meglio di Renzi e dell’Europa nelle sue varie posture economiche, sociali, politiche. Ecco che cosa ne ho ricavato, detto in parole povere: Renzi sente Macron come l’avversario. Non è soltanto una valutazione politica, ma personale: Macron occupa la scena molto più di Renzi e questo per Matteo è intollerabile. Ecco perché ha deciso di aspettare la fine della legislatura prima di affrontare la competizione elettorale e tornare alla presidenza del Consiglio: deve avere una vasta forza politica per affrontare il rivale francese e deve essere una forza non solo vasta, ma coesa e qualificata, della quale lui sia la guida riconosciuta. Di centro-sinistra. Attenzione: prima viene la parola centro e poi sinistra. Se si scrive col trattino tra le due parole, quel “centro” acquista maggior peso; senza trattino è una compagine unificante che non dovrebbe consentire una sinistra dissidente, ma una classe dirigente unica, che esamina i progetti, ne discute liberamente, ma alla fine trova una soluzione condivisa e agisce di conseguenza.

Ho più volte richiamato da questo punto di vista l’esperienza del Partito comunista italiano ai tempi degli anni Cinquanta dello scorso secolo, fino agli anni Ottanta. Il comitato centrale, insediato dal Congresso nazionale, era il gruppo storico che governava il partito. Spesso, anzi quasi sempre, le discussioni e le analisi erano diverse e contrastanti: Ingrao non la pensava mai come Amendola, Longo aveva un’altra visione rispetto a Berlinguer, Napolitano rispetto a Reichlin e così via; ma alla fine il gruppo dirigente trovava la soluzione e il partito si muoveva compatto, riunito da due elementi: l’ideologia marxista e la classe operaia.

L’attuale classe dirigente del Pd, che ha credibilità, si compone di cattolici democratici e di sinistra marxiana, uniti insieme; non può dar vita ad una sinistra-sinistra ostile al partito e a sua volta frazionata in una decina di gruppetti che nel loro insieme non pervengono neppure al 10 per cento. Questa situazione va superata ed è a Renzi che spetta di imporlo. Deve avere una squadra di primaria scelta alla quale deve dimostrarsi sostanzialmente obbligato, superando vecchi ed aspri contrasti dei quali deve assumersi la responsabilità e il vivo desiderio di superarli. Se non si comporterà in questo modo il partito pronto alle nuove e assai difficili incombenze nazionali ed europee non ci sarà e se raggiungerà un 25 per cento, con numerosi contrasti interni, diventerà ancor più friabile. In quel caso si profilano alleanze spurie con la destra berlusconiana e il relativo fallimento di un Capo che guarda solo se stesso. Per far questo bisogna avere alle spalle mezzo millennio di storia politica nazionale. Noi non ce l’abbiamo. Quella culturale sì, anche più antica, ma non politica. Macron ha l’una e l’altra a sua disposizione e per questo è imbattibile.

La classe politica che Renzi deve mobilitare l’ho indicata con alcuni scenari già due o tre volte indicati in precedenti miei interventi, perciò li condenso in tre nomi, uno più difficile dell’altro ma egualmente indispensabili: Enrico Letta, Romano Prodi, Walter Veltroni. A fianco a questi ce n’è una trentina d’altri nomi, a cominciare da Gentiloni e da gran parte del suo governo, Minniti in testa.

Una squadra così, se Renzi la mobilita non per amor suo ma per costruire una politica riformatrice e attuarla, sarà un risultato determinante per l’Italia e per l’Europa. Diversamente torneremo a Enrico IV, Re di Francia e di Navarra e a suo nipote, il Re Sole,
di cui saremo una pedina nello scacchiere dominato dai cavalli, dalle torri, dagli alfieri con il Re e la Regina. Partita chiusa, caro Matteo; una partita così è perduta in partenza. Viene in mente il film Borsalino: anche in quel caso sembrava vinta e invece fu decisamente perduta.

NOTE:
http://www.repubblica.it/politica/2017/07/30/news/macron_ha_in_mano_l_europa_e_renzi_come_risponde_-171949622/?ref=RHPPRB-BH-I0-C4-P1-S1.4-T1

Borsalino 1970 ‧ Film drammatico/Letteratura gialla ‧
Borsalino è un film del 1970, diretto da Jacques Deray, tratto dal romanzo Bandits à Marseille di Eugène Saccomano e ispirato alle figure di Paul Carbone e François Spirito, due membri di spicco della malavita marsigliese degli anni trenta.
https://it.wikipedia.org/wiki/Borsalino_(film)

 

31 Luglio 2017Permalink

29 luglio 2017 – Emma Bonino sa dialogare e proporre. Qualcuno sa ascoltarla

Una segnalazione scoperta per un caso fortunato.

In calce il link che, primo o poi, spero di riuscire a trascrivere, almeno per quanto riguarda l’intervento di Emma.

Lancio della campagna “Ero straniero – L’umanità che fa bene” della la proposta di legge per superare la legge Bossi – Fini.
Nell’ambito dell’iniziativa “Una Chiesa a più voci” e della Giornata del Rifugiato 2017 promossa dal Tavolo Migranti Biella.
Registrazione video della conferenza stampa dal titolo “Emma Bonino presenta #EroStraniero a Ronco di Cossato” che si è tenuta a Cossato mercoledì 26 luglio 2017 alle ore 17:27.
Con Mario Marchiori (sacerdote), Giovanni Perini (sacerdote, responsabile della Caritas Piemonte), Walter Massa (coordinatore nazionale della Commissione immigrazione dell’ARCI), Emma Bonino (fondatrice di Non c’è Pace Senza Giustizia).

https://www.radioradicale.it/scheda/515644/emma-bonino-presenta-erostraniero-a-ronco-di-cossato

29 Luglio 2017Permalink