13 maggio 2023 _ L’immarcescibile bon ton: uso e consumo.

Carlo Rovelli avrebbe dovuto rappresentare l’Italia alla Frankfurter Buchmesse 2024, la Fiera del libro di Francoforte in programma nell’ottobre 2024, e invece il suo evento – la partecipazione alla cerimonia di apertura – è stato cancellato a causa del suo attacco al ministro della Difesa Crosetto dal palco del Concertone del Primo Maggio. «Ho osato criticare il ministro della Difesa», scrive il fisico e divulgatore su Facebook, pubblicando la mail con la quale gli è stato dato il benservito, «il mio intervento è stato cancellato».

«Professore carissimo, è con grande pena che mi accingo a scriverle questa lettera. Con grande pena ma senza infingimenti», gli ha scritto Ricardo Franco Levi, Commissario della Fiera di Francoforte, «il clamore, l’eco, le reazioni che hanno fatto seguito al suo intervento al concerto del 1 maggio mi inducono a pensare, mi danno, anzi, la quasi certezza, che la sua lezione che così fortemente avevo immaginato e voluto per la cerimonia di inaugurazione della Buchmesse con l’Italia Ospite d’Onore diverrebbe l’occasione non per assaporare, guidati dalle sue parole, il fascino della ricerca e per lanciare uno sguardo ai confini della conoscenza, ma, invece, per rivivere polemiche e attacchi». Levi sottolinea che la decisione è «personale», e che non vuole che l’evento si trasformi in «motivo di imbarazzo per chi quel giorno rappresenterà l’Italia». E aggiunge: «Sono portato a pensare che lei per primo avrà immaginato gli scenari che le sue parole avrebbero aperto. Questo non vale, certo, ad attenuare il peso di questa lettera. Lettera che mai avrei voluto scrivere. Spero, almeno, che possa contribuire a non farmi perdere la sua amicizia. Con l’augurio di poter presto leggere un suo nuovo libro e, magari, di incontrarla di persona, le invio, caro professore, il migliore dei saluti».

https://www.open.online/2023/05/12/francoforte-carlo-rovelli-intervento-cancellato-critiche-crosetto/

13 Maggio 2023Permalink

9 maggio 2023 – Nel ricordo della morte di Peppino Impastato, ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978

Questo non è mio figlio.
Queste non sono le sue mani
questo non è il suo volto.
Questi brandelli di carne
non li ho fatti io.
Mio figlio era la voce
che gridava nella piazza
era il rasoio affilato
delle sue parole
era la rabbia
era l’amore
che voleva nascere
che voleva crescere.
Questo era mio figlio
quand’era vivo,
quando lottava contro tutti:
uomini di panza
che non valgono neppure un soldo
padri senza figli
lupi senza pietà.
Parlo con lui vivo
non so parlare
con i morti.
L’aspetto giorno e notte,
ora si apre la porta
entra, mi abbraccia,
lo chiamo, è nella sua stanza
a studiare, ora esce,
ora torna, il viso
buio come la notte,
ma se ride è il sole
che spunta per la prima volta,
il sole bambino.
Questo non è mio figlio.
Questa bara piena
di brandelli di carne
non è di Peppino.
Qui dentro ci sono
tutti i figli
non nati
di un’altra Sicilia.
                                 Felicia Impastato
Ho  trascritto la traduzione italiana della poesia scritta dalla madre di Peppino  Impastato in dialetto siciliano. Il testo originale si può raggiungere con il link:
https://libreriamo.it/poesie/chistu-unne-me-figghiu-
9 Maggio 2023Permalink

7 maggio 2023 – il giorno dopo il terremoto in Friuli.

“Oggi, il 47° anniversario del terremoto del Friuli, il pensiero deve andare ai quasi mille morti e alle migliaia di persone rimaste ferite allora, nello spirito e nel fisico, a cui dobbiamo rimanere sempre vicini.

Dobbiamo esprimere anche profonda riconoscenza a coloro che aiutarono nell’immediato, venendo da vicino e da lontano, e poi allo Stato italiano che varò le leggi della ricostruzione e assicurò le risorse.

Con soddisfazione e ammirazione infine dobbiamo lodare i cittadini del Friuli che diedero al mondo l’esempio di come una tragedia possa essere trasformata in un rinascimento. E questo è il modo più nobile per riscattare la sofferenza provocata dal sisma.

Ma l’ultimo insegnamento da trarre da questo dramma è che non potendo ancora sfuggire ad eventi così terribili perché imprevedibili, dovremmo invece smettere di provocarne di ancora peggiori con la guerra e la produzione e il commercio di armi, che sono invece evitabili promuovendo la pace”:

così si è espresso #FurioHonsell, consigliere regionale di #OpenSinistraFVG.

Ho scelto di conservare il ricordo  del terremoto del 6  maggio  proposto da un consigliere  regionale .
Mi ha convinto alla scelta fra le tante possibili l’ultimo  comma .

7 Maggio 2023Permalink

24 aprile 2023 – Cerco conforto nel blog di Giancarla Codrignani

newsletter n. 8

Vorrei solo capire

opinioni di Giancarla Codrignani

24 aprile 2023
Il 21 aprile la liberazione di Bologna. A casa mia era arrivato un giovane, collega del mio babbo a suonare per tirarci giù dal letto: sono arrivati gli inglesi. E ricordo che venivano giù avanti sotto le torri e mio padre andava per conto suo ai suoi contatti di antifascisti, tutto fiero del suo distintivo del Comitato di Liberazione Nazionale. Rientrò a casa che lo portava in tasca: lo aveva visto all’occhiello di persone che non ne erano degne. L’antifascismo resta da sempre nello spirito della Costituzione e della storia.

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Infatti. Il ministro dell’agricoltura non aveva letto Theodore Bilbo senatore americano razzista degli inizi del secolo scorso “Scegliete: separati o bastardi”. Pazienza, ma come cittadino italiano sa che cosa significa sostituzione etnica, espressione che gli è venuta non per caso.
Il ministro della Giustizia emette una sanzione a carico della magistratura milanese che ha preso i provvedimenti per il figlio del magnate russo fuggito dalla richiesta di rigore del governo americano. Come se non esistesse la separazione dei poteri: andiamo bene!
Il governo vorrebbe detassare chi fa figli: a parte l’inevitabile richiamo al fascismo riproduttivo di figli della lupa destinati carne da cannone, bisognerà fare due conti sulla titolarità di un ministero minacciosamente ostile soprattutto alle donne: Ministero della Famiglia, della Natalità, delle Pari Opportunità: per le donne la parità della gravidanza?

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Chi avrebbe detto che la Svezia: Dall’Osservatore Romano del 18 aprile: “In Svezia esercitazioni militari con Ucraina e altri dodici Paesi. Sono “le più grandi” da venticinque anni. “Insieme con le forze armate svedesi e ucraine ci saranno inoltre quelle di altri 12 Paesi: StatiUniti, Regno Unito, Finlandia, Polonia, Norvegia, Estonia,Lettonia, Lituania, Danimarca, Austria, Germania e Francia. I militari impegnati nelle esercitazioni saranno 26.000. Lo scopo è quello di migliorare il potenziale delle truppe nel contrastare un eventuale attacco armato al Paese. Le esercitazioni, che vedranno il coinvolgimento di forze di terra, aria e mare e che si concluderanno a maggio, si terranno in varie parti della Svezia e coinvolgeranno Esercito, Aeronautica, Marina e guardia nazionale svedese”.

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Per il 25 aprile. Ignazio La Russa deve rendersi conto che, se stare dalla parte degli indiani, cioè, la parte giusta, deve emanciparsi dal padre e invertire i paradigmi storici: rispetto a noi e al futuro dei figli, patrioti sono, secondo logica,  i partigiani, mentre i fascisti, complici attivi delle stragi naziste,

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La Wagner responsabile anche nella guerra in Sudan: ma quanti sono? Come i lanzichenecchi trovano che la violenza contro i propri simili è il mestiere migliore per spendere la loro vita?

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L’orso. Anche quelli che, conoscendo il dna dell’orso omicida in Trentino, l’hanno trovato e lo uccideranno (con iniezione letale, umanitaria!) evocano la stessa violenza originaria dell’occhio per occhio: la violenza consapevole “giustizia” quella ignara di una femmina che forse temeva per i suoi bambini.
Comunque a Bologna sugli orsi storia diversa: un esemplare di origine iraniana era finito a fare il partigiano prima a Montecassino (decorato dal gen.Anders per aver trasportato cassette di munizioni), poi in Emilia, dove, come “caporale Wojizek”, ha ottenuto un monumento a Imola….. Noi di Bologna siamo così.

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Infatti noi di Bologna siamo strani non solo con gli orsi. E’ successo che il personale del celebre Istituto Rizzoli è sceso in sciopero – precedendo la lentezza di PD e sindacati, per denunciare il disastro dei tagli di bilancio alla sanità
Sempre noi di Bologna, per non farci perdere nulla di innovativo e strano, abbiamo un vicario diocesano che ha buttato lì l’idea di accogliere nelle chiese le urne delle persone che hanno scelto la cremazione.

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I finanziamenti anche agli americani sono necessari. Se hanno bisogno di soldi vanno dove sperano che il denaro sia sicuro. Il 2022 si è chiuso per la Saudi Aramco dell’Arabia Saudita con 161 mld di dollari di profitto e la Silicon Valley (il cuore della California del business informatico) sta meditando qualche joint venture…. E lo yuan giapponese avanza nelle scelte monetarie. La sicurezza del dollaro pencola un po’.

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Comunque continuiamo la guerra: il segretario della Nato Stoltenberg darebbe il via libera anche agli aerei in Ucraina. C’è altro? C’è anche la marina italiana che fa manovre vicino a Taiwan.

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E intanto. La foto terribile sulla prima pagine dell’Osservatore Romano del 21 aprile: Kalil, un ragazzino afgano di quindici anni che solleva un braccio e il lembo della camiciola sul corpo adolescente a mostrare il giovane corpo violato da una cicatrice: una foto del danese Mads Nissen che ha vinto il World Press Photo Story 2023. Uno scatto che inchioda non appena si viene a conoscenza della causa che ha prodotto la ferita: dolore, pietà ma anche il senso confuso di una colpa che investe anche chi guardava senza vedere. Perché a Herat, un operaio edile che perde il lavoro e non sa più come dare da mangiare a una moglie e dodici figli, dopo aver chiesto prestiti ad amici e conoscenti, quando viene costretto a saldare il debito, non è riuscito, sotto il regime dei talebani, a trovare altra via d’uscita che andare in ospedale e vendere il rene del figlio. Per 3.500 dollari.

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RISCHIAMO DI SENTIRCI SOPRAFFATTI.
MA IL 25 APRILE E’ LA FESTA DELLA RESISTENZA, CHE FORTUNATA

24 Aprile 2023Permalink

23 aprile 2023 – 25 aprile, letto nelle ‘Pagine Ebraiche’

Da Pagine ebraiche   –   Le istituzioni e il 25 Aprile

Nessuna polemica sul 25 Aprile. Questa, secondo il Corriere, la linea impartita da Giorgia Meloni nell’occasione dell’ultimo Consiglio dei ministri. L’appello della premier, si legge, “avrebbe prodotto un primo effetto: anche i più recalcitranti si sono convinti dell’opportunità di partecipare alle celebrazioni”. Quanto a Meloni, rileva il Corriere, “nell’agenda di Palazzo Chigi c’è un solo appuntamento”. E cioè la tradizionale deposizione di una corona d’alloro, all’Altare della Patria, da parte del Presidente Mattarella (che sarà poi a Cuneo, Borgo San Dalmazzo e Boves, in luoghi di grande significato per la Resistenza). In merito al 25 Aprile, prosegue l’articolo, i suoi collaboratori “non confermano l’intenzione di Meloni di scrivere un post da lanciare sui social, né la voglia di far sentire pubblicamente la sua voce”.

Tra le posizioni in evidenza sui giornali quella del presidente del Senato Ignazio La Russa, secondo il quale le sue parole sul termine antifascismo non presente nella Costituzione sarebbero state “stravolte”. La Russa sostiene di non dover rettificare “niente” in merito a quanto espresso. Al Corriere affida il suo pensiero Lorenzo Fontana, il presidente della Camera, che in una intervista dice di riconoscersi nel fatto “che il 25 Aprile debba essere la festa di tutti” e di ritenere l’antifascismo “un valore”. Sarebbe invece un errore, la sua opinione, “festeggiare la Liberazione come se fosse la festa solo di una parte, perché il suo valore è proprio questo: alla Resistenza hanno partecipato non soltanto comunisti e socialisti, ma anche liberali, monarchici e tanti cattolici”. La Liberazione, prosegue, “è stata il fondamento di questo Paese”.

Vari organi di informazione riferiscono di tensioni interne alla maggioranza. Secondo La Stampa “gli ammiccamenti al ventennio imbarazzano il centrodestra, dalle dichiarazioni di Ignazio La Russa adesso prendono le distanze anche Forza Italia e Lega e lo stesso presidente del Senato interviene per precisare il senso di quelle sue frasi”.

Molte le pagine e le opinioni sul 25 Aprile. Massimo Giannini, il direttore della Stampa, scrive in un editoriale di attendere cosa dirà Meloni “per capire se anche stavolta se la caverà evitando di pronunciare la parola ‘fascismo’ (come è riuscita a fare a proposito della Shoah o delle leggi razziali del ’38), oppure dicendo che nel Ventennio lei non era nata e che dunque anche il 25 aprile del ’45 va consegnato ai libri di Storia”. Tra le mancanze imputate alla premier quella di aver “taciuto sulle manipolazioni e sulle provocazioni di Ignazio Benito La Russa: alle prime appartengono le sparate sull’eccidio di Via Rasella, compiuto dai partigiani criminali a spese di una ‘banda di pensionati altoatesini’; alle seconde si iscrive l’ultima, di tre giorni fa, con la quale il presidente del Senato ha tenuto a far sapere agli italiani che nella Costituzione non c’è la parola antifascismo”. L’attore Stefano Massini (Repubblica) scrive di essere stato convinto a lungo “che dietro i continui attacchi all’antifascismo non ci fosse un preciso costrutto, ma solo sguaiato revanscismo cameratesco, legittimato dall’opinabile teoria che l’esito elettorale del 2022 sdoganasse full optional l’armamentario dottrinale di Salò, Predappio e mete affini del black tour”. Adesso invece spiega di aver “mutato opinione” e di essersi convinto sempre di più “che una strategia presieda a questi apparentemente bradi colpi di mortaio”.

“Meloni tra pacificazione e scheletri nell’armadio”. È il titolo di un intervento di Gad Lerner sul Fatto Quotidiano. Secondo il giornalista, la premier si sarebbe data “l’obiettivo prioritario di conquistare la benevolenza della comunità ebraica, ponendo l’accento sull’orrore delle leggi razziali e sulla necessità di vigilare contro l’antisemitismo”. Stando però sempre attenta a disgiungerla, accusa, “da qualsivoglia riflessione storica sul fascismo (quasi mai nominato)”.

Sul Corriere una riflessione   di Victor Magiar su Israele, le riforme avviate dal governo e l’opposizione di un’ampia parte della società. “Anche se sono già passati dei mesi, lo scontro vero è proprio non è ancora andato in scena: questa storia è solo all’inizio”, la sua opinione al riguardo. Se il governo andrà avanti, prosegue Magiar, “lo scontro sarà più duro, ed è ragionevole pensare che scorrerà anche del sangue: solo a quel punto forse si inizierà a ragionare per stabilire un nuovo compromesso”. Secondo Magiar “la gravità della situazione è ben dimostrata non solo dal fatto che dopo mesi la contestazione sembra inarrestabile (coinvolgendo tutti i settori della società, compresi molti elettori della stessa maggioranza) ma soprattutto dal fatto che sembrano coinvolti nella contestazione popolare persino la polizia, il sistema dell’intelligence e l’esercito, istituzioni peraltro assolutamente contrarie alla proposta di creare una cosiddetta Guardia Nazionale”.

In un editoriale dedicato alla realtà politica e sociale di Israele, pubblicato dal quotidiano Domani in data 19 aprile, la filosofa Roberta De Monticelli ha parlato di “cittadinanza riservata ai soli ebrei” che conferirebbe “un accesso preferenziale alle risorse materiali dello stato come anche ai sevizi sociali e di welfare, con relativa discriminazione dei cittadini non ebrei”. Concetti che non trovano riscontro nella realtà e che in quanto tali sono stati segnalati nel nostro commento alla rassegna stampa Bokertov del giorno stesso, suscitando una reazione scomposta da parte della studiosa. In un nuovo intervento, apparso ieri su Domani sotto al titolo “La vera menzogna sono le mezze verità di chi mi accusa di aver scritto il falso”, De Monticelli si scaglia infatti contro la redazione giornalistica dell’Unione, accusandola di averla esposta alla “accusa infamante” di “scrivere il falso”. Lei, sostiene, avrebbe ripreso “alla lettera la dichiarazione che il premier Benjamin Netanyahu ha fatto nel 2019, secondo la quale ‘lo stato di Israele non è lo stato di tutti i suoi cittadini ma del popolo ebraico esclusivamente’”.

Su Domani Davide Assael contesta alcuni punti sollevati da De Monticelli nelle sue analisi. In Israele, ricorda, “non esiste alcuna distinzione formale fra diritti nazionali e diritti universali che incida sulla sfera di quelli individuali, cosa che avrebbe immediatamente comportato la bocciatura della legge da parte della Corte suprema perché in palese contrasto con quanto scritto nella Carta d’Indipendenza del 1948, documento sommo dello stato ebraico, e con la legge fondamentale sulla Dignità della persona e sue libertà”. Per Assael la condizione palestinese descritta da De Monticelli “non è certo sancita da principi giuridici su base etnico-religiosa, ma da degenerate logiche di conflitto, in cui, ovviamente, hanno un ruolo entrambi gli attori”. Paragonarla all’apartheid è perciò “un falso storico, morale e giuridico”.

Giovedì a Firenze è prevista la procedura di sfratto della moschea di piazza dei Ciompi. Vari esponenti delle confessioni religiose cittadine annunciano una loro presenza in piazza, in segno di solidarietà alla comunità islamica. ”È parte integrante della nostra città, dobbiamo evitare che si senta umiliata” le parole di Enrico Fink, il presidente della Comunità ebraica, riportate dal Corriere Fiorentino. Annuncia Fink: “Verrò alla moschea giovedì mattina, non sarò il solo della comunità ebraica, è necessario un clima sereno per rendersi conto della ricchezza che la comunità islamica conferisce a Firenze”.

La Comunità ebraica festeggerà intanto quest’oggi Maria Necha Milner Burschtein, centenaria ospite della sua casa di riposo, che ventenne sopravvisse alla deportazione in campo di sterminio. A festeggiarla, insieme alla Comunità e ai figli Giuseppe ed Elisabetta, ci sarà anche il Comune con l’assessora Sara Funaro.

Il Secolo XIX ripercorre la Liberazione con gli occhi degli ebrei genovesi. “Mentre passavamo il confine cantavamo ‘Fratelli d’Italia’, perché ritornavamo qui e questo Paese era casa nostra” racconterà Piero Dello Strologo, che era allora un bambino di nove anni, temporaneamente rifugiatosi in Svizzera. Una delle voci di Memoria, si legge, “che hanno testimoniato il dolore della persecuzione della Comunità ebraica”. Ma, insieme al dolore, “anche l’appassionato senso di appartenenza”.
Adam Smulevich

Pagine Ebraiche 24 / L’Unione Informa 23 Aprile 2023 – 2 Iyar 5783 – depieroaugusta@gmail.com – Gmail (google.com)

23 Aprile 2023Permalink

21 marzo 2023 _ Nascono per essere rifiutati dalla crudeltà opportunista rafforzata dal pregiudizio

Mentre Putin rapisce i bambini ucraini non posso dimenticare le mamme di piazza di maggio
Sono casi di enorme impatto emotivo ma non solo.

Oggi Putin è ufficialmente criminale, così dichiarato dalla Corte internazionale dell’Aja.
Non lo prenderanno mai si dice.
Forse ci riusciranno dicono altri.

Io voglio sottolineare ancora che è finalmente riconosciuto da un tribunale internazionale il crimine perpetrato contro bambini.
Aggiungo che è diritto del bambino persona a esistere come tale dal momento in cui nasce e
ha un nome documentato nei registri di stato civile con tutto ciò che ne consegue sul piano sociale e civile
In Italia siamo spettatori innocenti dell’orrore che tanto nega?

Certamente no e per affermarlo non occorre riferirsi a una storia che trabocca di orrori.
Dal 2009 una legge prevede che le persone non comunitarie prive di permesso di soggiorno non possano registrare all’anagrafe i loro figli e figlie nati in Italia,
facendone quindi persone oscurate , fantasmi per legge.

Non è una discriminazione diretta ma subdolamente indiretta .
Fino ad oggi ha fatto poche vittime, forse.

La certezza però di poter farsi beffe di un diritto universale di un nato induce ad allargare le maglie del rifiuto e della vergogna.
Beffardi e impudichi, ora ci misuriamo anche con i figli delle coppie omosessuali

Domani chissà! Chi vorrà servirsi di questo sistema per devastare ancora una volta una civiltà, conquistata ma non sicura, tramite chi nasce da genitori ‘sbagliati’ in un luogo ‘sbagliato’, può farlo contando sull’indifferenza della società civile e sulle beffe parlamentari giocate fra maggioranze e voti di fiducia.

Spero che nelle belle piazze oggi rese coraggiosamente vitali dalle coppie arcobaleno trovino un angolo di viabilità anche i piccoli fantasmi per legge.

Siano il luogo che costringa il parlamento ad azioni di civiltà necessarie subito, senza se e senza ma.

 

Segue  un’immagine tratta da un  volume edito da Feltrinelli
La recensione è raggiungibile con il link che segue

30 aprile 1977: le Madri di Plaza de Mayo (lafeltrinelli.it)

 

 

 

 

 

 

21 Marzo 2023Permalink

8 febbraio 2023 – Il totem di Liliana Segre

Il totem è una installazione informatica che trasmette indicazioni storiche e le indicazioni stradali sul Memoriale, con contenuti multimediali che spiegano che cosa è il Binario 21 e qual è la storia di Liliana Segre, partita proprio da qui a 13 anni.

Effetto prima serata per il Memoriale della Shoah: code per visitare il Binario 21 a Milano dopo l’intervista tv di Segre con Fazio

“Sono tanti anni che, da noiosa come dice il mio sindaco, chiedo che in questo luogo ci sia, finalmente, un punto in cui si ricordino quelle centinaia di persone che non erano solo ebrei ma anche quelli che fecero ‘scelta’ coraggiosa di essere contro quel regime, pagando con la vita. Dentro di me c’è molta gratitudine per quello che riesco ad apprezzare prima di morire”. E’ commossa la senatrice a vita Liliana Segre, che finalmente – nell’anniversario del suo arrivo ad Auschwitz, il 6 febbraio del 1944 – è stata accontentata e può inaugurare il totem che indica dove si trova il Memoriale della Shoah, nei sotterranei della Stazione centrale. “E’ un segnale importante che deve restare nella stazione di Milano, sono sicura che i viaggiatori passando davanti al totem avranno un pensiero perché siamo pochissimi rimasti a testimoniare, a a poter dire ‘io c’ero’ al Binario 21”.
8 Febbraio 2023Permalink

7 febbraio 2023 – Insegniamo a sparare nelle scuole una bufala? Temo di no

Spero in una bufala ma temo sia notizia vera e non vorrei che l’acquisto degli strumenti utili alla didattica finisse come i banchi a rotelle

Martedì, 7 febbraio 2023  –  “Insegniamo a sparare nelle scuole”. La proposta di Fazzolari, vice di Meloni

Il sottosegretario avrebbe chiesto un tavolo sull’argomento al consigliere militare a Chigi: “Serve un progetto per introdurre il tiro a segno negli istituti”
“Insegniamo a sparare nelle scuole”. La proposta di Fazzolari, vice di Meloni

Governo, Fazzolari, l’idea di portare le armi nelle scuole. Il retroscena

Esplode un caso “armi” nel governo in seguito al retroscena emerso su un colloquio privato tra il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari con Franco Federici, consigliere militare di Palazzo Chigi. Il colloquio sarebbe andato in scena nella giornata di ieri. Sono appena terminate le dichiarazioni congiunte della premier e del primo ministro etiope Abiy Ahmed Ali, – si legge su La Stampa – Fazzolari si fionda a parlare con il generale Franco Federici. Ed ecco cosa gli dice: “Dobbiamo fare un tavolo per un progetto di insegnamento del tiro a segno nelle scuole. C’è tutta una rete di associazioni che si possono coinvolgere e mettere in contatto con il mondo delle scuole. Ci sono ragazzi molto appassionati e bravi che lo fanno nel tempo libero. Manca una struttura e un riconoscimento ufficiale. È un’attività che io penso meriti la stessa dignità degli altri sport”.

Sul finale di un’intervista di un anno fa come ospite d’onore all’Eos Show di Verona, la fiera dedicata alla caccia, Fazzolari – prosegue La Stampa – si congedava con un auspicio. Che una maggioranza differente riuscisse presto a capovolgere i pregiudizi contro pistole e tiro a segno. Fazzolari parla dallo stand della Tanfoglio, sotto il logo della famiglia che dal 1948 fabbrica armi, esportate anche nel mercato statunitense. Tra una settimana, il 12 febbraio, è di nuovo atteso a Verona, a un convegno sulla normativa e la gestione delle armi. Con lui interverranno gli amici di Armi e Tiro e il presidente di Assoarmieri, associazione che riunisce i commercianti, intermediari e appassionati.

 

7 Febbraio 2023Permalink

4 febbraio 2023 –  Israele, la terra e l’anima  di David Grossman

Da La Repubblica del 23 gennaio
Quello che segue è il testo di un discorso pronunciato dallo scrittore israeliano da l palco della manifestazione di sabato  a Tel Aviv
(alla quale hanno partecipato più di 100mila persone) contro la riforma della Giustizia  annunciata dal premier Netanyahu

Israele, la terra e l’anima  di David Grossman

Incontro sempre più persone, soprattutto giovani, che non vogliono continuare a vivere qui. Che si sentono alienati da quanto accade e ciò li rende, a malincuore, degli estranei in patria. Israele come lo conosciamo oggi ha smesso di essere la loro casa e, per non soffrire a causa di questo senso di estraneità, si sono rifugiati in una sorta di ‘esilio interiore’.
È una sensazione che comprendo, ma fa male.

Perché lo stato di Israele  è stato fondato per essere il luogo   nel mondo in cui ogni ebreo, e il popolo ebraico, si sentano a casa. E se così tanti israeliani si sentono “esuli nel proprio paese”, è  chiaro che qualcosa sta andando storto. Mi sembra che  molti condividano questo sentire, gente di destra, di centro e di sinistra, ebrei e arabi, laici e religiosi. Quelli che sono stati sconfitti alle elezioni e persino quelli che hanno vinto: ossia coloro il cui giubilo di vittoria non riesce a nascondere   quella sottile  sensazione di panico quando constatano il vero prezzo  del loro trionfo  e soprattutto quando iniziano a configurare i volti dei partner con cui condividono la vittoria.

Nel ricorrere del 75mo anniversario dalla sua fondazione,  Israele si trova di fronte  a una lotta fatale sulla propria identità, sui tratti della sua democrazia , sul ruolo dello Stato di diritto, sui diritti umani.
Sulla libertà di creazione e sulla libertà di espressione artistica. Sull’autonomia dell’informazione pubblica.
Si tratta di una lotta contro leggi volte a istituzionalizzare il razzismo e la discriminazione, a umiliare le minoranze.  Una battaglia contro i politici cinici, alcuni dei quali corrotti, determinati a ridefinire la giustizia in modo unilaterale,  antidemocratico.  E in un battere d’occhio, amiche e amici, lo so, non è facile uscire di casa e manifestare, settimana dopo settimana,  rimanendo imbottigliati nel traffico, a volte per ore. Ma ciò che stiamo facendo qui  è un atto di grande risveglio.  E’ l’inizio del ritorno dall’esilio – soprattutto quello interiore, paralizzante – verso casa.
In questa folla enorme e variegata, ci sono quanti – come me – cui brucia nei cuori e toglie il sonno il futuro dei diritti Lgbt 0 dell’istruzione, così come dell’occupazione  (dei Territori palestinesi , ndt ) .
Sono qui in piazza con noi rappresentanti di molte organizzazioni che nel quotidiano non si occupano di proteste . E c’è anche chi – come nelle precedenti manifestazioni –  da sempre si identifica con la destra.
Tutte queste persone oggi sono pronte a mettere  da parte, per un po’ , la propria agenda, per unirsi attorni alla cosa più importante, critica e urgente.
E lo facciamo perché, dietro al programma unilaterale e oppressivo della “riforma giudiziaria “ , vediamo una casa in fiamme.  E capiamo che se lo stato di diritto venne danneggiato in maniera critica anche tutte le altre battaglie importanti si disintegreranno gradualmente.
Per tutti questi motivi mi rifiuto di essere un esule in patria  e penso sia così anche per voi. Altrimenti non saremmo qui.  Manifestiamo perché ci rifiutiamo di essere passivi, ci rifiutiamo di rimanere indifferenti.
Ci rifiutiamo  di essere esuli  nel nostro Paese.
Adesso è il momento, amiche e amici, è l’ora buia. Ora è il momento di alzarsi  e gridare che questa terra è parte della  nostra anima.  Ciò che accade oggi determinerà c he cosa ne sarà di essa, chi saremo noi  e chi saranno i nostri figli.
Perché, se lo Stato di Israele  sarà così diverso e lontano dalla speranza  e dalla visione che lo hanno creato, si può dire che in un certo senso  –  un pensiero terrificante –  non sarà più.
Ma se vogliamo – e ovviamente noi lo vogliamo  –  che lo Stato di Israele continui ad esistere e a prosperare ,  non deve allontanarsi dalla speranza e dalla visione sulla cui base è stato creato.
Voi –  centotrentamila persone riunire qui stasera-  voi siete la speranza, voi siete la visione,  voi siete l’opportunità.
(traduzione di Sharon Nizza)

4 Febbraio 2023Permalink

17 gennaio 2023 – Giornata del dialogo ebraico-cristiano

Pubblicato in Attualità il ‍‍17/01/2023 – 24 טבת 5783

Decine di incontri in tutta Italia ad animare la 34esima edizione della Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei dedicata quest’anno al brano profetico di Isaia 40: “Consolate, consolate il mio popolo”. A confrontarsi nel merito rabbini, studiosi, esponenti del clero. “Il popolo di Israele, pur colpito da sciagure, sa che dopo il lutto viene la consolazione, la vita riprende, il legame con il Signore torna ad esprimersi su toni più sereni, nell’attesa fiduciosa della completa redenzione, su questo percorso il messaggio è sempre valido”, scrive l’Assemblea dei Rabbini d’Italia in un testo approntato per la Giornata in svolgimento. Un messaggio particolare e al tempo stesso universale: “In questi ultimi anni sono successe tante cose negative e non ne siamo ancora venuti fuori. Il passo profetico indica una strada, una direzione, una consolazione, purché l’essere umano sappia mettersi in ascolto della voce del Signore e con tale guida comprenda quale è il suo ruolo e il suo compito”.
“La stagione che stiamo vivendo, segnata dall’auspicata uscita dalla pandemia che per lungo tempo ha fiaccato la vita del Paese, comprese le comunità di fede, ci spinge a interrogarci a fondo sulla nostra presenza nella società come uomini e donne credenti nel Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe”, sottolinea la commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo della CEI. In questo senso il passo di Isaia rappresenta “un annuncio di consolazione per il popolo, chiamato a stare saldo nella fiducia che il suo Signore non lo abbandonerà”. Possiamo avere fiducia nel futuro, si aggiunge, “perché la parola di Dio ci garantisce che egli è fedele; fondati in lui, troviamo la forza per dar credito alla vita ed essere fiduciosi, perché ci sentiamo preceduti e ‘superati’ dalla sua azione”.
Nell’occasione della Giornata è stato realizzato un sussidio che riporta anche un omaggio ad alcuni “testimoni” del Dialogo: tra loro l’ex rabbino capo di Roma rav Elio Toaff protagonista con Wojtyla della storica visita del papa polacco al Tempio Maggiore.

“Per capire la portata di quell’evento – si legge – è utile rifarsi alla cruda cronaca nazionale di quegli anni. Ad esempio, riportarsi a quel terribile 1982, quando – sulla spinta degli avvenimenti mediorientali, e del perdurare del conflitto israelopalestinese – prima, durante un corteo sindacale, viene deposta una bara nei pressi della sinagoga (con Toaff a denunciare, purtroppo profeticamente, il vento dell’odio); e qualche mese più tardi, il 9 ottobre, il piccolo Stefano Gaj Taché, due anni appena, è ucciso dalle schegge di una bomba, che fa inoltre 37 feriti, alla fine della cerimonia per la conclusione della festa di Sukkot, posta lì da terroristi palestinesi (significativamente, il presidente Mattarella, nel suo primo discorso di giuramento, ricorderà Stefano per nome, presentandolo come un nostro bambino, un bambino italiano)”. Il legame con Giovanni Paolo II, si ricorda, “doveva durare nel tempo, tanto che il nome del rabbino comparirà, unico con quello del suo segretario personale, nel testamento del pontefice; Toaff stesso sarà presente ai solenni funerali dell’amico cattolico”.

Notizie sulla visita del papa con il link
https://www.panorama.it/news/papa-francesco-sinagoga-roma-perche-visita-importante-foto

 

17 Gennaio 2023Permalink