15 agosto 2017 – Provo a far arrivare una lettera al giornalista che conduce Prima Pagina

Al giornalista Marco Bracconi
conduttore di Prima Pagina e
giornalista di La Repubblica
SUA SEDE

Egregio giornalista
quando ho chiamato Prima Pagina questa mattina prevedevo che non sarei stata passata. L’argomento su cui mi documento e che cerco di diffondere è noioso, non emoziona, non è rappresentabile con foto, video capaci di far rabbrividire, emozionare, commuovere.
E’ solo un pezzo di carta, il certificato di nascita, di cui tutti disponiamo, di cui dispongono i nostri figli eccezion fatta per i ‘figli degli altri’, categoria identificata per la prima volta con una legge fortemente voluta dall’allora Ministro Maroni ai tempi del quarto governo Berlusconi (legge 94/2009 art. 1, comma 22, lettera g).
Certamente l’on Ministro non li chiamò ‘figli degli altri’ ma figli nati in Italia da genitori non comunitari privi di permesso di soggiorno.
La finalità: mostrare politici burocratici muscoli ad amici ed estimatori facendo sì che una persona che voglia registrare la nascita del proprio figlio per assicurargli come dovuto il certificato di nascita si esponga al rischio dell’espulsione manifestandosi irregolare.
A questo punto, per ragioni di sicurezza della famiglia tutta il genitore ‘irregolare’ potrebbe essere indotto a nascondere il piccolo. Lo facevano anche i nostri emigrati in Svizzera cui, se ‘stagionali’, era negata la presenza dei figli (che però avevano potuto registrare regolarmente all’anagrafe in Italia).
Le pongo ora la domanda che non ho potuto farle in viva voce: ieri (14 agosto) lei ha parlato a lungo della interessante proposta di legge “Disposizioni per la formazione alla genitorialità e per il sostegno alla responsabilità educativa dei genitori” (prima firmataria on. Iori –Pd).
Si presume che in questa attività educativa i genitori siano edotti anche dell’opportunità di educare i figli al rispetto delle leggi (un esempio banale: non attraversare col rosso, usare con prudenza la bicicletta, gettare l’immondizia nei cassonetti appositi …).
Purtroppo c’è il rischio che possano spiegare ai loro figli che, disponendo del certificato che apre loro la scuola, la sanità e quant’altro è diritto dei cittadini, debbano sapersi legalmente privilegiati, diversi dai loro coetanei cui tutto ciò è negato perché legalmente inesistenti in quanto ‘non nati’. Possono aggiungere che un loro compagno di giochi può essere un fantasma?
Ora è previsto che quella norma sia cancellata dall’articolo 2 comma 3 dalla proposta “Disposizioni in materia di cittadinanza” (cd ius soli) ma – ammesso che questa legge sia approvata prima della fine della legislatura – otto senatori hanno già proposto la cancellazione dell’articolo che riporterebbe i piccoli fantasmi alla condizione di bambini. Si tratta di Paolo Romani, Bernini, Gasparri, D’Alı, Malan, Pelino, Floris, Fazzone – FI-PdL.
Se l’emendamento citato fosse approvato e di conseguenza la norma “Disposizioni in materia di cittadinanza”(cd ius soli) fosse approvata così mutilata manterremmo i fantasmi immaginati otto anni fa e genitori che ne fossero informati potrebbero educare i loro figli all’accettazione di un’esclusione che può sembrare a fondamento razzista.
Che fare?
Augusta De Piero – Udine

15 Agosto 2017Permalink

12 agosto 2017 – Neonati dimenticati e il presidente della CEI

Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana dallo scorso mese di maggio, dopo la sceneggiata parlamentare del 15 giugno in merito alla legge sulle Disposizioni in materia di cittadinanza (cd ius soli), ha dichiarato che si tratta di un «provvedimento da sostenere e favorire » (24 giugno 2017).
Al di là del fatto che personalmente preferirei un linguaggio più discreto e meno schierato sulla politica italiana (e in questo caso mi soffermo su un punto soltanto e non su altre discusse dichiarazioni in merito ad altre norme), io chiedo: in che termini la proposta di legge è da sostenere?

Come il solito un punto dirimente viene ignorato.

L’art. 2 comma 3 infatti – che se approvato salverebbe dall’inesistenza legale i figli dei migranti senza permesso di soggiorno – non ha meritato attenzione alcuna da parte di Sua Eminenza il presidente, né il problema l’ha meritata mai nell’ambito ufficiale della chiesa cattolica (e delle chiese protestanti: un ecumenismo sulla pelle dei neonati?).
Su quell’articolo pende la richiesta di emendamento soppressivo presentata da otto senatori FI-PdL di cui riporto i nomi come ho riportato quello del cardinale (Paolo Romani, Bernini, Gasparri, D’Alı`, Malan, Pelino, Floris, Fazzone.)
Poiché non intendo lasciar perdere un problema nato nel 2009 e mai risolto, pur se non comporta oneri finanziari ed è perfettamente conforme alle norme internazionali ispirate al ‘superiore interesse del minore’…
ho scritto al cardinale, usando del suo indirizzo di arcivescovo di Perugia perché quello ho trovato. Non so se risponderà

A S. Em.za Rev.ma Cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana
Eminenza Rev.ma, cardinale Bassetti
Chi le scrive (con speranza di essere letta: sono consapevole che il mio messaggio si inserisce fra i moltissimi che Le vengono rivolti) è una cittadina italiana, battezzata cattolica quasi 80 anni fa.
Non appartengo a organizzazione alcuna ma ritengo di avere, come ognuno di noi, una precisa responsabilità verso chi non ha voce e, proprio per questo, si vede negare diritti fondamentali.
Riprendo alcune Sue parole pronunciate a proposito dei migranti, “sfida” che: “va affrontata con una profonda consapevolezza, grande coraggio e immensa carità”, senza mai disgiungerle – ha aggiunto – “dalla dimensione della responsabilità”.
Ci sono migranti che arrivano e migranti che vivono e lavorano in Italia anche come irregolari perché non hanno mai avuto il permesso di soggiorno o lo hanno perso insieme al lavoro.
Se costoro hanno dei figli che nascono sul nostro territorio dal 2009 la legge 94 (il cd pacchetto sicurezza) nega loro la registrazione della dichiarazione di nascita e quindi il certificato di nascita ai loro bambini (testo unico immigrazione dlg 218/1998 art. 6 comma 2).
Ne scrisse il 30 settembre e 1 e 2 ottobre 2015 anche il quotidiano Avvenire e tutto finì con quegli scritti.
La possibilità di eliminare la condanna all’inesistenza legale è parte ora della legge Disposizioni in materia di cittadinanza (cd ius soli, all’attenzione del Senato dal mese di ottobre 2015) dove è rappresentata dal comma 3 dell’art. 2.
L’ho espressa in un mio personale, certamente inutile ma per la mia coscienza doveroso, appello che diffondo come posso e di cui trascrivo di seguito parte del testo a chiarimento di quanto Le sto comunicando, pregandola di una autorevole dichiarazione a tutela dei piccoli che la legge italiana vuole senza identità e senza famiglia.

In un recente commento de la Repubblica, rilevando che le Disposizioni non piacciono agli italiani, si afferma: “La via della legge, però, è difficile e stretta: I CENTRISTI HANNO CHIESTO MODIFICHE AL TESTO. Se non ci saranno, senza i loro voti, un’eventuale fiducia è praticamente impossibile”.
MODIFICHE AL TESTO. QUALI?

… mi fermo sull’emendamento soppressivo dell’art. 2 comma 3 che – se approvato –manterrebbe l’infamia imposta con voto di fiducia nel 2009 per la negazione del certificato di nascita ai figli dei migranti irregolari (L. 94 art.1 comma 22 lettera g).
Lo avevano proposto, nel contesto dei lavori della Commissione Affari Costituzionali del Senato, otto senatori di FI-PdL, oggettivamente finalizzato a mantenere la condanna all’inesistenza giuridica dei nati in Italia, figli di migranti non comunitari senza permesso di soggiorno.
Una specie di nuovo ‘sacrificio di Isacco’ sull’altare del consenso al pregiudizio e all’odio.
E’ ancora in vigore.
SARÀ QUESTO IL PREZZO DA PAGARE PER FAR APPROVARE LE DISPOSIZIONI IN MATERIA DI CITTADINANZA’ (cd ius soli)?
Con vera speranza la saluto cordialmente
Augusta De Piero

P.S.: Il testo completo del mio appello si trova nel mio blog del 7 agosto
https://diariealtro.it/?p=5177

24 giugno – dichiarazioni ad Avvenire
https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/bassetti-ius-soli-accoglienza-migranti

12 Agosto 2017Permalink

5 agosto 2017 – Una ineffabile signora sindaca

Ho scelto l’aggettivo ineffabile per sottolineare ciò che non dico
di un nome che si sottrae da sé all’essere accompagnato da aggettivi.
Basta la firma sulla delibera

E se la signora non è dicibile  la varietà di posizioni nel Pd non è quantificabile.

Aggiungo:  Luigi Colaianni 6 agosto alle ore 7:14 
Provvedimento impugnabile in quanto discriminativo rispetto ai soggetti interessati su base discrezionale, per cui anticostituzionale

5 Agosto 2017Permalink

29 luglio 2017 – Emma Bonino sa dialogare e proporre. Qualcuno sa ascoltarla

Una segnalazione scoperta per un caso fortunato.

In calce il link che, primo o poi, spero di riuscire a trascrivere, almeno per quanto riguarda l’intervento di Emma.

Lancio della campagna “Ero straniero – L’umanità che fa bene” della la proposta di legge per superare la legge Bossi – Fini.
Nell’ambito dell’iniziativa “Una Chiesa a più voci” e della Giornata del Rifugiato 2017 promossa dal Tavolo Migranti Biella.
Registrazione video della conferenza stampa dal titolo “Emma Bonino presenta #EroStraniero a Ronco di Cossato” che si è tenuta a Cossato mercoledì 26 luglio 2017 alle ore 17:27.
Con Mario Marchiori (sacerdote), Giovanni Perini (sacerdote, responsabile della Caritas Piemonte), Walter Massa (coordinatore nazionale della Commissione immigrazione dell’ARCI), Emma Bonino (fondatrice di Non c’è Pace Senza Giustizia).

https://www.radioradicale.it/scheda/515644/emma-bonino-presenta-erostraniero-a-ronco-di-cossato

29 Luglio 2017Permalink

27 luglio 2017 – La preziosa inutilità delle parole importanti

Gli errori sullo ius soli: le leggi non sono uno slogan di Gian Antonio Stella
23 luglio 2017  La cittadinanza automatica a chi nasce qui non era prevista. Ma nessuno lo ha detto

«La buona merce bisogna anche saperla vendere», raccomandava Silvius Magnago. Ma come potrebbe mai uno come Matteo Renzi seguire i consigli lasciati dal mitico leader sudtirolese? E insiste sullo «ius soli», «ius soli», «ius soli». Un’insistenza suicida. Che sventola il drappo rosso sul muso del toro razzista e fa danni a una battaglia sulla cittadinanza sacrosanta e condivisa, con le parole giuste, da milioni di italiani.
Certo, il segretario pd sa bene che la legge arenatasi al Senato è semmai uno «ius soli temperato», mediato con lo «ius culturae», e ogni tanto si ricorda perfino di sottolinearlo. Ma in un mondo in cui Twitter, gli slogan lampo e la sintesi estrema del digitale faticano a tollerare le parole un po’ lunghette, uno come lui finisce fatalmente per serrare idee complesse in formule così sincopate da rischiare lo stravolgimento. Dirà: non sono io ma gli altri a sintetizzar tutto nelle tre sillabe «ius soli». Non è così. Lo dicono i suoi tweet. Lo dicono i suoi video. Tre giorni fa al Mattino di Napoli: «Lo ius soli è un dovere sacrosanto…». Testuale.
Senza precisare che la legge non darebbe affatto la cittadinanza automatica a chi nasce qui in Italia e che sarebbero comunque previsti vari paletti come l’obbligo per i genitori dei bambini che chiedono la cittadinanza di avere in tasca il permesso di soggiorno di lungo periodo o il requisito che il minore abbia completato un ciclo scolastico e così via…
Condizioni alle quali sarebbe opportuno aggiungere ritocchi come quelli suggeriti da Ernesto Galli della Loggia per correggere certe storture, come l’assenza di ogni «accertamento preliminare circa la conoscenza né della nostra lingua, né dei costumi, né delle regole, né di niente della società italiana». Una concessione, insomma. Priva del «forte rilievo simbolico che invece sarebbe stato giusto conferirle». E priva soprattutto di qualunque impegno dell’aspirante cittadino italiano nei confronti dell’Italia.
A farla corta: buttar lì la frase «lo ius soli è un dovere sacrosanto…» senza il minimo distinguo è un errore. Grossolano. Perché dà per scontato che tutti gli italiani (ma quando mai!) conoscano quei distinguo. Perché rafforza le tesi di chi, per motivi di bottega, cavalca la tigre xenofoba con toni belluini: «Loro stessi chiamano la legge per quella che è: l’imposizione dello ius soli!». Ma più ancora semina dubbi, in un momento di massima tensione per gli sbarchi (vallo a spiegare che le due cose sono distinte…) tra milioni di cittadini che erano largamente a favore a una apertura.
Rileggiamo il comunicato dell’11 luglio 2012: «Il 72,1% degli italiani è favorevole al riconoscimento alla nascita della cittadinanza italiana ai figli di immigrati nati nel nostro Paese. Il91,4% ritiene giusto che gli immigrati, che ne facciano richiesta, ottengano la cittadinanza italiana dopo un certo numero di anni di residenza regolare nel nostro Paese». Eppure c’erano già allora gli sbarchi (meno, ma c’erano: oltre 60mila nel 2011), già allora le polemiche sui soldi dati a cooperative e albergatori, non di rado squali affamati, che si offrivano di ospitare i profughi, già allora i seminatori di odio razzista dediti a cavalcare elettoralmente le paure.
Dice oggi Matteo Renzi, dopo il sondaggio Ipsos di Nando Pagnoncelli che ha visto il crollo dei favorevoli al 44%: «Non rinuncio a un’idea per un sondaggio». Ma il punto è: come è stato buttato via quel patrimonio di buon senso degli italiani che sapevano distinguere benissimo tra il tema dei bambini nati in Italia e quello delle ondate di sbarchi? Non sarà anche per i toni muscolari con cui si è cercato di far passare pure questa legge (la minaccia della fiducia!) e per l’incapacità di usare le parole giuste?
Anche chi è assolutamente favorevole a una legge sulla cittadinanza, sacrosanta, può legittimamente essere contrario allo ius soli così come storicamente inteso: è cittadino di un paese chiunque nasca in quel paese. Non ora, non qui, non alle prese con fenomeni demografici che preoccupano anche gli studiosi meno ansiosi e spaventano larghissima parte degli italiani. Da rassicurare e convincere.
La storia del resto, come spiegano Graziella Bertocchi e Chiara Strozzi nel saggio «L’evoluzione delle leggi sulla cittadinanza: una prospettiva globale», dimostra che non esiste un sistema perfetto. In vari paesi africani dopo l’indipendenza, compreso il Congo di Cécile Kyenge che per prima seminò sconcerto parlando del passaggio dallo «ius sanguinis» allo «ius soli» senza spiegare «come», chi aveva lo ius soli l’abolì all’istante per passare allo ius sanguinis prevedendo in vari casi l’«obbligo» di pelle nera. Una ripicca razzista al razzismo dei colonizzatori.
I numeri dicono che nel 1948 lo ius soli, scrivono le due studiose, era «applicato nel 47% circa dei paesi (76 paesi su 162), lo ius sanguinis nel 41% (67 paesi)» e il misto nel 12% rimanente. Tra i paesi dove il neonato nel territorio patrio era automaticamente un cittadino c’erano allora «gli Stati Uniti, il Canada, tutti i paesi dell’Oceania, la maggior parte dei paesi dell’America Latina, le colonie inglesi e portoghesi in Africa e Asia e, in Europa, Regno Unito, Irlanda e Portogallo». Da allora però solo gli States hanno conservato lo ius soli puro. Gli altri, spiegano ancora Bertocchi e Strozzi, davanti alle paure per le ondate migratorie che rischiavano di scatenare reazioni xenofobe destinate a nuocere agli stessi immigrati, hanno cambiato via via le regole. Meglio il sistema misto. Un percorso di buon senso imboccato sul fronte opposto da tanti paesi dove vigeva lo ius sanguinis. Fatto sta che dopo l’abbandono dello ius soli puro in Irlanda, la maggioranza dei paesi europei vede oggi un sistema misto. Più o meno aperto, ma misto.
Un punto però appare chiarissimo a chi abbia a cuore il diritto alla cittadinanza, con regole sagge e certe, di chi già è di fatto e si sente italiano. Lo scrive su lavoce.info di tre anni fa, profetica, la stessa Graziella Bertocchi: «Non starò qui a ripetere i tanti buoni motivi per introdurre elementi di ius soli. Una raccomandazione che però mi sentirei di fare è di introdurre innovazioni solo se largamente condivise». «Solo se». Così che possano «sopravvivere agli sviluppi politici per anni e anni a venire». In tutta onestà: se lo sono posti davvero tutti, questo obiettivo

La cittadinanza negli altri principali Paesi europei di Monica Rubino  21 giugno 2017
Francia Ogni bambino nato in Francia da genitori stranieri diventa francese al compimento di 18 anni se ha vissuto stabilmente nel Paese per almeno 5 anni.
Germania È cittadino tedesco automaticamente chi nasce in Germania, se almeno uno dei genitori risiede regolarmente nel Paese da minimo 8 anni.
Regno Unito Ha la cittadinanza chi nasce da un genitore con un permesso di soggiorno a tempo indeterminato. Percorso facilitato per i figli di stranieri residenti da 10 anni.
Spagna L’acquisizione della cittadinanza per la seconda generazione è piuttosto semplice: se il soggetto nasce in Spagna e i genitori sono nati all’estero è sufficiente un anno di residenza nel paese. La procedura di naturalizzazione per tutti gli altri soggetti comporta la residenza per un periodo di 10 anni e la rinuncia alla cittadinanza precedente. Il tempo di residenza in Spagna si riduce per alcune categorie: 5 anni per i rifugiati, 2 anni per i cittadini dell’America Latina e le persone originarie di Andorra, Filippine, Guinea Equatoriale, Portogallo.
Belgio La cittadinanza è automatica se si è nati sul territorio nazionale, ma quando si compiono 18 anni o 12 se i genitori sono residenti da almeno dieci anni.
Paesi Bassi In base alla legge del 2003, la cittadinanza è prevista non solo per i soggetti nati in Olanda ma anche per quelli che vi risiedono dall’età di 4 anni.
Danimarca Per la naturalizzazione servono 9 anni di residenza e bisogna superare esami su lingua, storia, struttura sociale e politica del Paese.
Grecia I figli di immigrati acquisiscono la cittadinanza se i genitori sono residenti da almeno 5 anni.
Portogallo Ius soli automatico alla terza generazione di immigrati. La seconda generazione può accedere alla cittadinanza dalla nascita su richiesta.
Svezia La legge si basa sullo ius sanguinis, ma la riforma del 2006 prevede la cittadinanza svedese per i minori che hanno vissuto per 5 anni in Svezia.
Austria La naturalizzazione richiede 10 anni di residenza, perché viene considerata come il riconoscimento di un’integrazione riuscita.

FONTI:
Stella
http://www.corriere.it/opinioni/17_luglio_24/gli-errori-ius-soli-1f4264ba-6fd6-11e7-af64-bee1b3eecfa7.shtml

Rubino
http://www.repubblica.it/politica/2017/06/21/news/ius_soli_ecco_come_funziona_nel_resto_d_europa-168672635/

27 Luglio 2017Permalink

20 luglio 2017 – Da Ilham alla CEI

Sventolando lo ius soli come una minaccia
Ogni volta che scrivo delle Disposizioni in materia di cittadinanza (senato ddl 2092) aggiungo “cd ius soli” rovesciando la vulgata corrente che con questa semplificazione linguistica diffonde una informazione falsa.
Infatti lo ius soli – il diritto ad avere automaticamente la cittadinanza del paese in cui si nasce – esiste solo negli USA e in Brasile.
Da noi il principio che informa la legge sulla cittadinanza in vigore (n.91/1992) è lo ius sanguinis che – sia pur temperato e arricchito dello ius culturae – informerebbe anche la norma già approvata dalla camera e che si giace al senato dal mese di ottobre 2015.
Dopo la gazzarra abilmente organizzata a Palazzo Madama e fuori il 15 giugno scorso, il dibattito sulle “Disposizioni in materia di cittadinanza” è scivolato fino ad essere previsto dopo la pausa estiva (eufemismo per sine die?).
Sostenuta anche da esibizioni di boxe non professionale l’ignoranza ha trionfato.
Ce lo ricorda anche Ilham Mounssif. Ne riprendo le parole da la Repubblica del 18 luglio;
«Da quando la legge è approdata in Senato è scoppiato il caos più totale: articoli, post su Facebook, foto del profilo pro o contro. Sui social festeggiano solo le destre e il M5S, ho letto tweet disgustosi. Sembra l’Italia di quaranta anni fa alle prese con la legge sul divorzio. Il linguaggio mediatico ha deciso per noi: “ius soli” non è il giusto modo di chiamare questa riforma. Sarebbe più appropriato parlare di ius soli temperato, ius culturae o semplicemente riforma della cittadinanza, che non prevede alcuno diritto di nascita automatico ma una sua forma temperata da rigidi criteri, proprio come avviene nel resto d’Europa. Un compromesso al ribasso, ma che salverebbe me e tanti come me.

Ilham non è italiana(!?)
Ne ho raccontato la storia anche nel mio blog del 19 marzo scorso.
Ilham è una ragazza venuta in Italia da Marrakesh quando aveva due anni. Da allora risiede con la sua famiglia, da Bari Sardo, provincia di Nuoro, e lì ha fatto tutte le scuole, fino a laurearsi con 110 e lode in Relazioni Internazionali .Lo scorso mese di marzo è stata scelta per rappresentarci al Rome Mun 2017 (Rome Model United Nations), un’iniziativa delle Nazioni Unite che simula una sessione dell’Onu mettendo insieme studenti di tutto il mondo. Nell’occasione è stata anche premiata. Dopo la cerimonia desiderava visitare Montecitorio Però non è italiana. I suoi genitori sono marocchini e, come vuole la legge è marocchina anche Ilham. Così all’ingresso è stata respinta: con il passaporto di un paese non europeo non si entra nell’aula del Parlamento italiano

Fra sangue e territorio, pregiudizio e paura trionfa l’ignoranza
A questo punto l’uso costante della espressione ius soli per indicare ciò che ius soli non è, e contemporaneamente diffondendo e lasciando diffondere il pregiudizio che equipara gli stranieri a una totale indiscriminata minaccia, affossa le Disposizioni in materia di cittadinanza (norma sintetizzata nel mio blog il 28 giugno).
Come fare per diffondere la consapevolezza del concetto di ius culturae?
Aiuterebbe i cittadini italiani ad essere coscienti di ciò che significherà l’affossamento delle ‘Disposizioni’.
E non dimentichiamo che quando ciò capiterà sarà ribadita la condanna dei figli dei sans papier che dal 2009, se nascono in Italia, non hanno diritto ad esistere giuridicamente.
Se ne ricordino anche i vescovi italiani improvvisamente loquaci in merito alla cittadinanza ma incapaci di dire una parola di dovuta solidarietà per questi piccoli cui è negata la famiglia che le loro eccellenze dicono di doversi sostenere. Appunto non possono avere famiglia sono solo persone senza possibilità di parola. Perché farsene carico?

FONTI
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2017/07/18/aspetto-da-ventanni-anche-lonu-mi-ha-premiata-e-tradita02.html?ref=search

19 marzo 2017 https://diariealtro.it/?p=4901

20 Luglio 2017Permalink

17 luglio 2017 – A quando il certificato di morte? Agonia lunga e anche irreversibile?

Comunicati ANSA del 15 e del 17 luglio

Ho trovato due pessime notizie entrambe ispirate alla norma della politica politicante (ma poco altro c’è) che è ridotta alla quantità delle sedie occupate.
Anni di lavoro della Lega Nord e dei sui complici (Forza Italia e non solo) hanno fatto della paura indotta un senso comune che, fondato sull’ignoranza promossa a scelta di vita, confonde la cittadinanza con l’accesso facilitato a chiunque in un’Italia invasa e usa la negazione del certificato di nascita come arma impropria per far paura a chi è indifeso e devastare chi, perché neonato, non può nemmeno aver consapevolezza di ciò che subisce.
Gli Italiani “buoni” hanno promosso l’immagine della famiglia-cittadella dove solo i figli propri hanno diritto a amorose tutele. Quelli degli altri no: nemmeno ciò che la legge, inascoltata, impone.
La sinistra (?!) non è stata capace di costruire conoscenza, anzi se ne è ben guardata. Chi non sa è più facile da manovrare.

Comunicato Redazione Ansa 15 luglio
Questa volta i numeri sono davvero un rebus. Chi al Senato in queste ore sta provando a capire se al dunque, con la fiducia, la legge sullo ius soli potrebbe passare, non ha certezze da fornire: non solo Ap, ma anche gli autonomisti e Ala potrebbero far mancare i voti indispensabili a mantenere in vita il governo.
E così il rischio che il testo slitti a dopo l’estate e poi non se ne faccia più niente è sempre più alto: Matteo Salvini già esulta per l’affossamento. Ma il premier Paolo Gentiloni lavora per il varo della legge. E spunta al Senato l’idea di una mediazione, un “piano B” che garantisca il via libera alla legge entro agosto al Senato per poi rinviare alla Camera il passaggio definitivo in autunno. L’idea che avanza tra i Dem è che il governo presenti un maxiemendamento al testo che, modificandolo in qualche passaggio, costringa a riportare la proposta di legge alla Camera per il via libera definitivo. A quel punto, è l’idea, Ap e gli altri contrari nella maggioranza potrebbero non partecipare al voto di fiducia al Senato e votare contro il provvedimento alla Camera, dove il loro “no” non mette a rischio il governo.
Ma nello stesso Pd emergono dubbi sulla fattibilità del “piano”, sia perché resta l’incognita dei numeri al Senato, sia perché i difensori della legge non vedono in quale punto il testo, che già nasce da una mediazione, possa cambiare. La prossima settimana proseguirà la conta e il confronto nella maggioranza, anche alla luce del fatto che i tempi sono assai stretti: il Senato ha un’agenda pienissima da qui a inizio agosto. “Il Pd lavora con Gentiloni: sosteniamo lo ius soli con forza”, dice Maurizio Martina. Ma sulla fiducia i Dem si rimettono al premier: non intendono far cadere il governo. Forte di questo, Ap non recede: i cittadini, è il messaggio ai Dem, non capirebbero il sì alla legge mentre aumentano gli sbarchi

Comunicato redazione Ansa 17 luglio
Al termine di un estenuante braccio di ferro all’interno del governo (con i centristi sul piede di guerra), e sotto la pressione di una emergenza sbarchi senza precedenti, la legge sullo ius soli non solo non viene blindata con la fiducia ma esce del tutto dall’agenda estiva del governo. Se ne riparlerà, condizioni permettendo, solo alla ripresa autunnale. E’ stato lo stesso premier Paolo Gentiloni, cui era rimasto in mano il cerino, a comunicare questa sera, a sorpresa, la decisione maturata nelle ultime ore dopo che lo stesso Pd già da venerdì scorso aveva cambiato registro frenando su una legge giudicata necessaria ma non al punto da mettere a repentaglio lo stesso esecutivo.
E lo stesso Segretario Matteo Renzi si era affidato alla decisione del premier. I numeri ballerini del Senato e l’offensiva del centrodestra pronto alle barricate, insieme all’emergenza sbarchi, con un diffuso senso di abbandono nel paese a fronte di una Ue sorda, hanno certamente pesato sulla decisione finale. Così Gentiloni ha messo nero su bianco l’impossibilità al momento di portare quella legge alla prova del voto. Il premier nella nota ha fatto presente che anche date le “difficoltà emerse in alcuni settori della maggioranza” non ci sono “le condizioni per approvare “prima della pausa estiva” il ddl sulla cittadinanza ai minori stranieri nati in Italia. “Si tratta comunque di una legge giusta. L’impegno mio personale e del governo per approvarla in autunno rimane”, ha tenuto a puntualizzare il premier. Una mossa che ha ricompattato in men che non si dica la maggioranza e aperto una nuova crepa con la sinistra.
Se Angelino Alfano ha plaudito alla decisione annunciando, infine, il sì di Ap alla legge quando si arriverà al voto dopo una “discussione più serena senza mescolare dibattito a emergenza”, Mdp e Sinistra Italiana hanno attaccato a testa bassa l’archiviazione della legge, una scelta, a loro giudizio, frutto di una resa “alla destra” e ai “ricatti dei centristi”. “Per noi – afferma Roberto Speranza, coordinatore di Mdp – lo ius soli è e resta una priorità. Ogni arretramento o rinvio è un errore. Soprattutto in questo momento. Nessun cedimento culturale alla propaganda della destra”. “Ancora una volta – gli fa eco il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni – a vincere sono le ragioni di una cultura ipocrita e regressiva. Noi continueremo a batterci perché venga approvata al più presto una legge di civiltà”. Canta vittoria il centrodestra che scende dalle barricate per esprimere “apprezzamento” nei confronti di Gentiloni.
“Bagno di realismo di Gentiloni, sconfitta politica di Matteo Renzi”, sentenzia Renato Brunetta capogruppo di Fi alla Camera. Paolo Romani capogruppo Fi al Senato plaude alla “scelta capace di rasserenare il clima politico” e che “consentirà alle forze politiche un vero confronto sulle reali priorità ed emergenze del Paese”. Anche la Lega, con il leader Matteo Salvini rivendica la “vittoria” per lo stop allo ius soli, e avverte: “Se ci riproveranno ci ritroveranno pronti”. Festeggia la “vittoria” pure il partito di Giorgia Meloni, Fdi. Lo slittamento è “una vittoria dei prepotenti”, protesta la fondazione Migrantes (Cei) con il suo direttore Giancarlo Perego, mentre, Unicef Italia, rassegnata, dice: “se abbiamo aspettato tanto possiamo aspettare un paio di mesi”.

PER DECRIPTARE: AP (area popolare) ALA (Alleanza liberal popolare – Autonomie) MDP (Articolo 1 – Movimento democratico e progressista)- FDI (Fratelli d’Italia) – DEM: si parla di galassia dem, ma l’ultima notizia che ho trovato sulla sua composizione ha più di un anno) –

FONTI
http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2017/07/15/braccio-ferro-su-ius-soli-ma-slittamento-piu-probabile-_e35faf82-a19b-486d-a176-cb1a011ba7ed.html

http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2017/07/15/braccio-ferro-su-ius-soli-ma-slittamento-piu-probabile-_e35faf82-a19b-486d-a176-cb1a011ba7ed.html

galassia dem
http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2016/12/06/pd-dai-renziani-ai-bersaniani-ecco-la-galassia-dem_26043ea0-a0f4-4cc8-a4f8-d7d25dd2a038.html

17 Luglio 2017Permalink

16 luglio 2017 – Fra ignoranza, razzismo e pratica della violenza –

continua – prima puntata: 13 luglio

Non sono Arianna ma il mio filo rosso non si spezza
Mentre in Senato la norma sulle “Disposizioni in materia di cittadinanza” (più nota come ius soli) è diventata un oggetto importante del contendere, pur se umiliata in un balletto fatto di scivolate verso un orizzonte che continuamente si sposta in avanti (e non dimentichiamo mai che si trova in Senato dal mese di ottobre 2015), mi aggancio al mio pezzo del 13 scorso per continuare con il mio ragionamento.
Registro poche partecipazioni a un possibile dialogo ma al mio confronto con me stessa ci tengo: è il mio filo rosso dal 2009 e i nuovi nati la cui esistenza è da allora è ostacolata per legge sono la mia cartina al tornasole.

Il filo non si spezza ma è strattonato
Il 16 novembre 2011 finiva il quarto governo Berlusconi, primo della XVI legislatura (era iniziato l’8 maggio 2008); gli sarebbe succeduto il governo Monti ( a sua volta uscito di scena il 27 aprile 2013).
Fra le tante decisioni del periodo lego- berlusconiano ne ricordo una: il riuscito peggioramento della legge Bossi Fini (che mi ha coinvolto e ancora mi coinvolge, per la questione dei nuovi nati in Italia da allora senza certificato di nascita per legge).
E’ stata una decisione che fa parte del sistema dell’uso vigliacco e protervo dei deboli come strumento per distruggere altri senza sporcarsi le mani. Infatti secondo l’iniziale progetto lego-berlusconiano i malati e gli infortunati sarebbero stati arma per provocare espulsioni assicurate da medici spia per legge se la dignità degli ordini professionali non avesse imposto la cancellazione di questa misura.
Purtroppo nel 2009 passò la legge 94 che condannò matrimoni misti e neonati (la presentazione imposta del permesso di soggiorno con la lettera g del comma 22 art. 1 faceva scattare il meccanismo di espulsione senza scomodare controlli ulteriori). Due anni dopo l’intervento della Corte Costituzionale – che si pronunciò quando il governo Berlusconi era ancora in carica – salvò la possibilità di registrare senza rischi le pubblicazioni di matrimonio.
Solo nel 2013 – governo Monti in carica – ci si ricordò (fuggevolmente e non a livello governativo) del nostro dovere nei confronti del principio del “superiore interesse dei minori” e – fra il 2013 e il 2014 – furono presentate due proposte di legge che avrebbero sanato la questione (senza oneri di spesa) se qualcuno si fosse impegnato per il loro dibattito: il che non avvenne.

L’Italia sono anch’io
Già nel 2011 era stata promossa la campagna l’Italia sono anch’io, per la modifica della legge sulla cittadinanza al fine di migliorare il percorso di chi la chiede. La campagna fu sostenuta anche autorevolmente finché si trattava di andare in piazza in compagnia dei molti onesti e convinti partecipanti, usandone per esserne ripagati (forse o forse io sono maligna) dell’immagine che parecchi dei ‘promotori’ potevano costruirsi in belle piazze affollate.
Eccoli qui i promotori, elencati con una firma finale che leggo, Graziano Del Rio allora sindaco di Reggio Emilia, amante all’epoca delle piazze, oggi dei più discreti uffici del suo ministero. Comunque ecco l’elenco dei promotori
La Campagna L’Italia sono anch’io per i diritti di cittadinanza è promossa da :
Acli, Arci, Asgi-Associazione studi giuridici sull’immigrazione, Caritas Italiana, Centro Astalli, Cgil, Cnca-Coordinamento nazionale delle comunità d’accoglienza, Comitato 1° Marzo, Comune di Reggio Emilia, Comunità di Sant’Egidio, Coordinamento Enti Locali Per La Pace, Emmaus Italia, Fcei – Federazione Chiese Evangeliche In Italia, Legambiente, Libera, Lunaria Fondazione Migrantes, Il Razzismo Brutta Storia, Rete G2 – Seconde Generazioni, Tavola della Pace, Terra del Fuoco, Ugl Sei, UIL, UISP e dall’editore Carlo Feltrinelli. Presidente del Comitato promotore è il Sindaco di Reggio Emilia, Graziano Delrio.

Nel 2015, prima che le ‘Disposizioni in materia di cittadinanza’ passassero al senato, fu aggiunto al testo poi approvato dalla Camera dei deputati il comma 3 dell’art. 2 che salverebbe i neonati dalla condanna a non esistere se venisse votato insieme alla legge reperibile con la sigla ‘senato ddl 2092’. Ma c’è anche la possibilità che nuovi cittadini e nuovi nati vengano rottamati insieme alla norma cui la toscana non limpida chiarezza di un nuovo linguaggio, rozzo ma efficace, offre il termine che può classificarli come oggetti da discarica.
Preciso ancora una volta che la ‘salvezza’ dei neonati comporta la loro esistenza giuridicamente riconosciuta attraverso il certificato di nascita non la cittadinanza italiana: nel certificato risulterebbe quella dei genitori, come vuole la legge in vigore.

E qui casca l’asino o meglio cascano gli asini
La Lega – con i sui seguaci ed estimatori forzitalici – ha capito che bisogna agire dentro le istituzioni (nel caso loro con operativo e sempre più condiviso disfattismo messo in opera da molti anni) e contemporaneamente fuori, mobilitando i simpatizzanti a diffondere i ritornelli che in un circolo vizioso subiscono e provocano paura nell’opinione pubblica (e mezzi di informazione compiacenti soccorrono con impegno costante pur se non ammirevole).
Un atteggiamento altrettanto determinato e consapevole, e opposto nei contenuti, non caratterizza però l’azione della cd sinistra, si qualifichi moderata, di centro o oltre tutto ciò.
Infatti in tutti questi anni nulla ha fatto nel caso specifico per diffondere non solo la conoscenza dei reali contenuti del cd ius soli ma anche la consapevolezza dei danni che intervengono per i nuovi nati privi del certificato che li rende giuridicamente esistenti.
L’impegno più significativo che la cd sinistra nel suo variegato panorama si è presa è stato di carattere quantitativo: la previsione del numero di seggiole che poteva assicurarsi assumendo l’una o l’altra delle ondivaghe decisioni via via emergenti. In ciò è stata validamente supportata dal sistema elettorale promosso dalla legge porcellum che, assicurando all’elettorato liste predisposte, incatenate dalle segreterie dei partiti, promuove l’elezione a norma di fedeltà, cancellando la responsabilità dell’eletto che la Costituzione vorrebbe ‘senza vincolo di mandato’ (art. 29). Così chi si mette in gioco per essere eletto può trovarsi incatenato, fino a lasciarsi privare di ogni senso di responsabilità, dal mandato della segreteria del suo partito che lo limita nella funzione di responsabile rappresentanza dei cittadini. Ci sono certo eccezioni che, da parte mia, ho cercato di conoscere e ho documentato più volte nel mio blog ma la linea dominante è quella che ho descritto.
Chi si aspettasse stimoli di consapevolezza dalla cd. società civile ormai sa che, soprattutto nelle forme associative in cui questa si organizza, è solo cassa di risonanza quale che sia, fosse pur quella efficacemente descritta da Dante Alighieri in un’espressione qui irripetibile (Inferno canto 21, v.139)

Quando ci si mettono i vescovi
Nel 2015 vi si riunì il Sinodo dei vescovi che discusse e approfondì i problemi della famiglia, “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”, proponendo poi, il 24.10.2015, le conclusioni  del  proprio approfondimento e dibattito.
Il tema del capitolo terzo delle conclusioni era “Famiglia, inclusione e società”.
Nel documento finale gli aspetti problematici e critici per chi appartenesse a una famiglia vennero così elencati:
– in riferimento alle ‘persone con bisogni speciali’: Le persone non sposate, Migranti, profughi, perseguitati
– e in riferimento ad alcune ‘sfide peculiari’: i bambini, la donna, l’uomo, i giovani
Le criticità erano considerate solo all’essere in famiglia di questi soggetti con manifesto silenzio verso quei bambini cui la famiglia era negata.
Qualcuno mi spiegò che ciò riguardava una legge e che di leggi, strumenti della società civile, le organizzazioni ufficiali della Chiesa cattolica come tale non si occupano. Quel ‘qualcuno’ (lo si legga al plurale) oggi è ancora una volta smentito dato che i vescovi della CEI si sono espressi anche pubblicamente a favore delle ‘Disposizioni in materia di cittadinanza’.

Una fugace comparsa di vescovo eticamente responsabile e del quotidiano della CEI
Poiché già durante il dibattito del Sinodo avevo avuto sentore che la dichiarata inclusione per i piccoli figli dei sans papier si concretasse in esclusione, quando scoprii che il papa aveva nominato segretario speciale del Sinodo mons Bruno Forte, vescovo di Chieti e Vasto e teologo noto e stimato gli scrissi e, in pochi giorni comparve un suo articolo nel merito, pubblicato dal Sole 24 ore, quotidiano su cui ancora mons Forte regolarmente interviene.
L’articolo (datato 28 giugno 2015) si può leggere nel mio blog. Afferma tra l’altro
«La cecità di fronte al fenomeno migratorio tocca a volte vertici che, se non fossero drammatici, rasenterebbero il ridicolo: per limitarsi a un solo esempio, che è di estrema gravità, si potrebbe citare il caso del rifiuto della registrazione della dichiarazione di nascita in Italia dei figli di migranti privi di permesso di soggiorno! Su questo fatto c’è stato a lungo un assordante silenzio (con poche eccezioni, come ad esempio la raccomandazione proposta nel congresso del 2014 dalla Società Italiana di Medicina delle Migrazioni). Eppure, da diversi anni, nei rapporti firmati anche dalla Caritas Nazionale, il gruppo Convention on the Rights of the Child (CRC) segnala questo problema e ne raccomanda una soluzione a livello istituzionale»
Rassicurata da quell’articolo (era il mese di giugno. Le conclusioni non erano ancora pubblicate: lo sarebbero state tre mesi dopo) mi rivolsi al quotidiano dei vescovi, Avvenire, uscendone vittima di una grottesca operazione di sfruttamento. Mi recai a Milano per un colloquio accettato da una giornalista di Avvenire (a mie spese, nulla ho mai avuto ne avrei accettato per il sostegno che da cittadina responsabile cerco di dare ai piccoli condannati ad essere fantasmi).
Fra il 30 agosto e il primo settembre 2015 uscirono tre documentati articoli (anche questi leggibili nel mio blog): la giornalista che li firmò a mia richiesta mi assicurò il sostegno del direttore.
Pensavo ne uscisse una indicazione per affrontare civilmente il problema.
Nulla: un lampo di responsabilità e poi il silenzio.

Purtroppo devo dire che il mancato ordine dall’alto (garanzia di sicurezza nella ‘verità’?) assicura nelle parrocchie il silenzio dei fedeli, amanti dei propri bambini e cinicamente indifferenti a quelli degli altri soprattutto se figli di ‘poveracci’, ridotti al silenzio per il circolo perverso che ho cercato di descrivere tenendomene fuori.
Devo però onestamente considerare che su questo problema c’è una piena consonanza ecumenica (anche le chiese protestanti tacciono) e la garanzia di non essere colpevolmente silenti deriva dalla possibilità di sparire nell’oceano di una società (in)civile che di tanto si disinteressa dal livello politico, all’informazione, alla base.
Tacciono anche le donne delle commissioni pari opportunità per cui le madri, cui è negato essere tali, non sono soggetti da essere riconosciuti pari almeno nelle opportunità.
Eppure anche l’oscurità imposta può essere violenza.

FONTI
13 luglio – puntata precedente https://diariealtro.it/?p=5082

Determinazioni in materia di cittadinanza.
testo   ddl2092 senato
sintesi        https://diariealtro.it/?p=5047

15 luglio: ultimo –ma non l’ultimo – scivolamene senatoriale registrato:
http://www.repubblica.it/politica/2017/07/15/news/ius_soli_il_pd_frena_per_il_rischio_crisi-170819771/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P1-S1.8-T1

2008 L’ordine dei medici dice no https://diariealtro.it/?p=4831

21 luglio 2011 – La corte costituzionale salva i matrimoni:
http://www.guidelegali.it/sentenze-in-immigrazione-diniego-sanzioni-e-processo/corte-costituzionale-sentenza-n-245-del-25-luglio-2011-illegittimita-costituzionale-dell-articolo-116-primo-comma-del-co.aspx

Un saggio sul ‘superiore interesse dei minori’
http://www.cde.unict.it/sites/default/files/files/N_%20Di%20Lorenzo_%20Il%20principio%20del%20superiore%20interesse%20del%20minore%20all%27inetrno%20delle%20relazioni%20familiari.pdf

Proposte legge non considerate né dal parlamento né dalla società più o meno civile:

17 giugno 2013 – Forse qualcuno ha visto i bambini fantasma


https://diariealtro.it/?p=3401

L’Italia sono anch’io   http://www.litaliasonoanchio.it/index.php?id=521

Synod15 – Relazione Finale del Sinodo dei Vescovi al Santo Padre Francesco.  24.10.2015
https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2015/10/24/0816/01825.html

29 giugno 2015 – risposta mons Forte https://diariealtro.it/?p=3863

2015 Link articoli avvenire https://diariealtro.it/?p=4045

 

16 Luglio 2017Permalink

13 luglio 2017 – Fra ignoranza, razzismo e pratica della violenza

Nel caos folle e repellente che sembra aver colpito come un’epidemia incontenibile il discorso politico italiano fino al parlamento si colloca anche l’insulto che unisce (e non sarebbe possibile altrimenti) antisemitismo e volgarità insostenibile.
Stupidamente mi chiedo come sia stato possibile anche se so (o mi illudo) di saperlo ma voglio ragionarci con ordine.

E per far ordine bisogna partire da principio dal giorno in cui lo stordito esponente di una dinastia rozza e ignorante, Vittorio Emanuele III per grazia di Dio e per volontà della Nazione Re d’Italia Imperatore d’Etiopia, firmò il
R.D.L. 17 novembre 1938, n. 1728 – Provvedimenti per la difesa della razza italiana
Lo sciagurato sovrano che cinque anni dopo sarebbe fuggito dalla capitale con bagagli e famiglia (compreso l’erede al trono, ufficiale dell’esercito!) aveva già approvato un decreto che garantiva la cacciata dalla scuola (a partire dalla scuola materna – come allora si diceva e uso questo termine perché nella nostra storia ha un senso preciso che non abbiamo voluto dismettere) di insegnanti e allievi ‘di razza ebraica’
Lo aveva fatto in fretta, prima ancora che si esprimesse il Gran Consiglio del fascismo con la Dichiarazione sulla razza, che fu votata il 6 Ottobre 1938

Il 6 ottobre infatti l’’Italia si era liberata dal suo peggior nemico da un mese perché i
Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista
erano stati approvati con R.D.L. il 5 settembre 1938 – XVI, n. 1390
quando il provvido Vittorio Emanuele III per grazia di Dio e per volontà della nazione Re d’Italia Imperatore d’Etiopia, ritenuta la necessità assoluta ed urgente di dettare disposizioni per la difesa della razza nella scuola italiana, udito il Consiglio dei Ministri; aveva decretato:
Art. 1. All’ufficio di insegnante nelle scuole statali o parastatali di qualsiasi ordine e grado e nelle scuole non governative, ai cui studi sia riconosciuto effetto legale, non potranno essere ammesse persone di razza ebraica, anche se siano state comprese in graduatorie di concorso anteriormente al presente decreto; nè potranno essere ammesse all’assistentato universitario, né al conseguimento dell’abilitazione alla libera docenza.
Art. 2. Alle scuole di qualsiasi ordine e grado, ai cui studi sia riconosciuto effetto legale, non potranno essere iscritti alunni di razza ebraica.

Così, sgombrato il campo dai nemici più pericolosi, poteva, con il
Regio Decreto – Legge 17 novembre 1938 – XVII, n. 1728, affermare
Art. 8 Agli effetti di legge: a) è di razza ebraica colui che è nato da genitori entrambi di razza ebraica, anche se appartenga a religione diversa da quella ebraica; b) è considerato di razza ebraica colui che è nato da genitori di cui uno di razza ebraica e l’altro di nazionalità straniera; c) è considerato da razza ebraica colui che è nato da madre di razza ebraica qualora sia ignoto il padre; d) è considerato di razza ebraica colui che, pur essendo nato da genitori di nazionalità italiana, di cui uno solo di razza ebraica, appartenga alla religione ebraica, o sia, comunque, iscritto ad una comunità israelitica, ovvero abbia fatto in qualsiasi altro modo, manifestazioni di ebraismo. Non è considerato di razza ebraica colui che è nato da genitori di nazionalità italiana, di cui uno solo di razza ebraica, che alla data del 1º ottobre 1938 – XVI, apparteneva a religione diversa da quella ebraica.
Art. 9 L’appartenenza alla razza ebraica deve essere denunziata ed annotata nei registri dello stato civile e della popolazione

Arriviamo ai giorni nostri
Ignorando la storia e zampettando con disinvoltura oltre la Costituzione nello spregio diretto degli articoli 3 e 10 arriviamo al 2009, quando nel contesto del quarto governo Berlusconi l’allora ministro Maroni fece fare un passo avanti rispetto alla legge Bossi Fini stabilendo che, per ottenere la registrazione degli atti di stato civile, i migranti non comunitari dovessero presentare il permesso di soggiorno. Impossibilitati a garantirsi ciò che per definizione non potevano avere i migranti subirono le conseguenze di un effetto voluto, non di una conseguenza casuale della legge.
Due anni dopo la corte Costituzionale, a tanto interpellata, ripristinò la certezza dei diritti civili di chi volesse contrarre matrimonio (sentenza 245) ma, poiché nessuno legittimato a farlo si occupò di chi nasceva in Italia a rischio inesistenza, i neonati restarono vittime di quella norma, capaci di produrre solo indifferenza e anche peggio, degni successori degli occupanti della ‘scuola materna’ cacciati nel 1938. A quelli era negata anche la scuola materna a questi le madri!
Per la verità fra il 2013 e 2014 furono presentate, nel disinteresse generale e garantite la nulla dalla indifferenza degli stessi presentatori, due proposte di legge che avrebbero potuto rimediare alla situazione se qualcuno se ne fosse presa cura. Il che non fu.

Qualcuno mi chiede perché … e attende una risposta convincente
Secondo me c’è poco da attendere. La risposta è nelle cose.
Decisi ad usare i più deboli come arma contro i forti – una novità efficace – leghisti e complici (ritrovabili in uno spettro ampio di campioni del neorazzismo) provarono a mettere in gioco prima il personale sanitario chiamato a farsi spia degli ‘irregolari’ (ma in questo caso fallirono. Nel 2008 la deontologia ebbe ancora la capacità di determinare una reazione), poi gli atti di stato civile.
Per i matrimoni i nostri eroi riuscirono a tenere la posizione per due anni ma poi, essendo coloro che vogliono contrarre matrimonio adulti, legati a cittadini italiani, in grado di sollecitare protezione anche con strumenti che ancora la legge offre, intervenne la Corte Costituzionale a ripristinare la dignità dell’esercizio di un diritto fondamentale.
Restavano i neonati, figli di irregolari impauriti perché la registrazione della nascita per loro significava e significa rischio di espulsione: l’esercizio di un diritto si è fatto causa di devastazione.
C’è la circolare che, se applicata, può salvare ma l’informazione in proposito è scarsa e io continuo a trovare indecente che un diritto fondamentale come quello di esistere giuridicamente sia affidato a un atto che può essere cancellato senza che ciò richieda neppure l’intervento del parlamento.
E così torniamo alla ‘scuola materna’ negata nel 1938 e anche oggi a chi non può avere un certificato in cui sia scritto il nome della madre e del padre.
La continuità della storia è assicurata.
La devastazione dei neonati ha preceduto l’infamia dell’insulto recente e se ne è fatta garante.
Si poteva e si può!

FONTI
leggi 1938
https://it.wikisource.org/wiki/R.D.L._17_novembre_1938,_n._1728_-_Provvedimenti_per_la_difesa_della_razza_italiana

https://it.wikisource.org/wiki/Dichiarazione_sulla_razza,_votata_dal_Gran_Consiglio_del_Fascismo_il_6_Ottobre_1938

http://www.cdec.it/home2_2.asp?idtesto=185&idtesto1=643&son=1&figlio=558&level=6#

la corte costituzionale salva i matrimoni

http://www.guidelegali.it/sentenze-in-immigrazione-diniego-sanzioni-e-processo/corte-costituzionale-sentenza-n-245-del-25-luglio-2011-illegittimita-costituzionale-dell-articolo-116-primo-comma-del-co.aspx

proposte legge abbandonate:

17 giugno 2013 – Forse qualcuno ha visto i bambini fantasma

24 ottobre 2014 – Una proposta di legge antirazzista. La facciamo approvare?

13 Luglio 2017Permalink

28 giugno 2017 – Sedute … di boxe e poco più.

Corre voce che il presidente del Senato indossi ormai solo scarpe adatte alla corsa per tenere il passo con se stesso o almeno provarcisi.. Infatti, dopo essersi impegnato a portare in aula la proposta sulle “Disposizioni in materia dei cittadinanza” entro il 15 giugno (e tanto si legge  nella prima parte dell’articolo che segue), la bizzosa norma è scappata via e il povero presidente, inseguendola, ha fatto in tempo a sussurrare “spero entro l’anno”. Spero entro l’anno di far approvare le “Disposizioni in  materia di cittadinanza”  dichiarava l’imprudente non ancora messo di fronte ai risultati dei ballottaggi di domenica 25 che avrebbero cambiato tutto. Bisogna render onore alla diligenza senatoriale: pur travolti dall’affanno dei commenti politici, delle analisi, dei battibecchi interni … gli uni hanno mantenuto la diligente attenzione a far fuori ragazzini (“vuoi essere cittadino italiano? non  farmi ridere che non ho tempo”) e neonati (“ti accorgerai da grande cosa vuol dire non esistere! Intanto ci penso io”) e gli altri sono rimasti fermi nella sperimentata indifferenza che non consente di occuparsi di chi non può costituire una lobby. Staremo a vedere. Intanto ricopio il testo pubblicato dal periodico udinese  Ho un sogno. I pro memoria tornano sempre utili.

Dal n. 248 di Ho un sogno

IUS “SOLA”

Scriviamo queste note il 18 giugno ben sapendo che nel tempo che intercorre fra la stesura dell’articolo e la sua pubblicazione potrebbero accadere molte cose, ma sembra opportuno fare il punto della situazione, per quanto precario possa essere. Cominciamo dalla posizione presa nella nostra regione da 22 consiglieri regionali di maggioranza (prima firmataria Silvana Cremaschi) alla fine dello scorso maggio con un comunicato dove si afferma che, se il riconoscimento della cittadinanza italiana ai bambini stranieri nati in Italia è un atto di civiltà, «per diventare cittadine/i di qualsivoglia stato bisogna esistere, non solo in virtù della propria presenza fisica ma anche per il riconoscimento della propria esistenza giuridica, garantita dal certificato di nascita».
Per capire il senso di questo richiamo bisogna fare un passo indietro.
La proposta di legge “Disposizioni in materia di cittadinanza”, già approvata dalla Commissione Affari costituzionali della Camera, è rimasta ignorata alla commissione Affari Costituzionali del Senato dal mese di ottobre del 2015, finché il dibattito è stato reso impossibile dalla presentazione di più di 7.000 emendamenti di cui uno specifico, presentato da otto senatori di FI-PdL che propone la cancellazione del comma 3 dell’art. 2. Si tratta della norma per cui dal 2009 viene negato il certificato di nascita ai figli dei migranti non comunitari senza permesso di soggiorno, una questione di cui Ho un sogno, purtroppo in scarna compagnia, si occupa da allora. Se la legge sulla cittadinanza fosse votata nel testo approvato dalla Camera nel mese di ottobre 2015, compresa quindi l’affermazione inequivoca del diritto al certificato di nascita, ne conseguirebbero due effetti importanti: sarebbe superato il discrimine che da otto anni cancella l’universalità del diritto alla certificazione della nascita e nello stesso tempo verrebbe assicurata a tutti una data per attivare l’iter previsto per l’eventuale acquisizione della cittadinanza italiana che un punto di partenza deve avere.
Il 13 giugno, nel corso di una conferenza tenuta davanti ai rappresentanti dell’associazione “Italiani senza cittadinanza”, il partito democratico, Sinistra italiana e Movimento democratico e progressista dichiaravano che il ddl che riconosce la cittadinanza italiana ai figli di stranieri nati in Italia «arriverà in Aula giovedì 15 giugno anche senza relatore e sarà approvato». I senatori Doris Lo Moro (Mdp), relatrice del provvedimento in commissione Affari costituzionali del Senato, Loredana De Petris (SI) e Giorgio Pagliari (Pd) affermavano che «dopo un anno e sette mesi al Senato» si punta all’approvazione del testo uscito dalla Camera senza modifiche altrimenti «si insabbia e non se ne parla più».
Quel che è successo nell’aula del senato il 15 giugno è stato ampiamente diffuso dai mezzi di informazione: Lega Nord con tutti i gruppi di destra in aula e Casa Pound in piazza si erano assicurati la concorde regia dell’incivile sceneggiata. Il Movimento 5 stelle, uso a sottolineare la propria esclusiva singolarità, in questo caso non ha rifiutato il suo appoggio a una causa evidentemente condivisa. Ancora una volta gli eroici senatori hanno eretto un muro contro l’invasore, identificato in scolari e studenti desiderosi di essere pari nei diritti ai loro compagni di scuola e di giochi e, con spregiudicatezza ancora maggiore, in neonati, ridotti, in un’operazione di abuso collettivo, a strumenti per colpire i loro genitori, costretti a scegliere fra la garanzia dovuta ai loro piccoli del certificato di nascita e l’espulsione.

Aggiornamento del 21 giugno.
Destreggiandoci fra le sabbie mobili della politica italiana.
Il 13 giugno il presidente del senato aveva detto a proposito delle “disposizioni in materia di cittadinanza”: «arriverà in Aula giovedì 15 giugno». Gli era stata segnalata la necessità di salvare l’articolo che assicura il certificato di nascita (nascita che non significa immediata, automatica cittadinanza) a tutti i bambini che vengono al mondo in Italia (comma 3 dell’art. 2) e aveva risposto a un sollecito del segretario nazionale del Movimento di Cooperazione Educativa: «Grazie per la segnalazione, comunque seguo personalmente l’iter del disegno di legge e si vedrà di evitare di approvare l’emendamento soppressivo che metterebbe nel nulla la conquista di un importante diritto». Parole al vento. Il 20 giugno il presidente del Senato avrebbe dichiarato alla trasmissione Rai, Un giorno da pecora: Il via libera per lo Ius soli? “Spero entro l’anno”. Nel calendario dei lavori del Senato del mese di giugno (www.senato.it/2768) non c’è traccia dell’argomento mentre veniamo a sapere che gli emendamenti ai ddl n.2304 e connesso (Celebrazione duemila anni dalla morte di Ovidio) dovranno essere presentati entro le ore 13 di giovedì 22 giugno.
Questo Ius rischia di essere una “sola”.

28 Giugno 2017Permalink