28 giugno 2017 –L a proposta di legge sulla cittadinanza – per saperne di più.

Il  19 giugno  avevo trascritto lo schema costruito da Domenico Stimolo oggi aggiungo quello del sen. Gianpiero Della Zuanna, che ho trovato nella newsletter  del sen. Ichino

LA LEGGE SULLO IUS SOLI ALL’ESAME DEL SENATO
Una legge equilibrata, che su questa materia allinea il nostro ordinamento a quelli tedesco, britannico e francese, ma più restrittiva rispetto agli ordinamenti statunitense e brasiliano

Nota sul disegno di legge in tema di cittadinanza per i minori immigrati (testo approvato dalla Camera e attualmente in discussione al Senato) a cura del senatore Gianpiero Dalla Zuanna..

Ora: secondo la legge 91/1992, lo straniero nato in Italia, che vi abbia risieduto legalmente senza interruzioni fino al raggiungimento della maggiore età, diviene cittadino se dichiara di voler acquistare la cittadinanza italiana entro un anno dalla suddetta data.

È una delle leggi più restrittive d’Europa. Per non parlare di Paesi come USA e Brasile, dove la cittadinanza si acquisisce, automaticamente, con la nascita.

La legge 91/1992 viene modificata per accelerare la concessione della cittadinanza ai bambini e ai giovani secondo due diverse procedure.

Primo canale: ius soli temperato.
La cittadinanza italiana può essere concessa al nato in Italia con almeno un genitore con permesso di soggiorno permanente (che si ottiene dopo almeno 5 anni di soggiorno continuativo).

Secondo canale: ius culturae, secondo due modalità
La cittadinanza italiana può essere concessa:

  1. al minore straniero nato in Italia o che vi ha fatto ingresso entro i 12 anni che, ai sensi della normativa vigente, ha frequentato regolarmente, nel territorio nazionale, per almeno cinque anni, uno o più cicli presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione o percorsi di istruzione e formazione professionale triennale o quadriennale idonei al conseguimento di una qualifica professionale, acquista la cittadinanza italiana. Nel caso in cui la frequenza riguardi il corso di istruzione primaria, è altresì necessaria la conclusione positiva del corso medesimo.

    – Esempio 1: bambino entrato a 3 anni, che completa con successo il ciclo elementare, può ottenere la cittadinanza a 10 anni, dopo aver finito le elementari.
    – Esempio 2: bambino entrato a 8 anni, che frequenta regolarmente le scuole, può ottenere la cittadinanza a 13 anni.

2. allo straniero che ha fatto ingresso nel territorio nazionale prima del compimento della maggiore età, ivi legalmente residente da almeno sei anni, che ha frequentato regolarmente, ai sensi della normativa vigente, nel medesimo territorio, un ciclo scolastico, con il conseguimento del titolo conclusivo, presso gli istituti scolastici appartenenti al sistema nazionale di istruzione, ovvero un percorso di istruzione e formazione professionale triennale o quadriennale con il conseguimento di una qualifica professionale»;

– Un ragazzo entra in Italia a 16 anni, frequenta un corso triennale di formazione professionale e consegue il titolo a 20 anni, può ottenere la cittadinanza a 22 anni.
Con queste regole, l’Italia si allinea – con alcune sfumature – alla legislazione attualmente vigente nei grandi Paesi dell’Europa occidentale: Francia, Germania, Regno Unito, Spagna.

Alcuni miti da sfatare

Non è vero che la cittadinanza verrà concessa in modo incondizionato.
Anche per le fattispecie previste da questo d.d.l. resta in vigore il comma 1 dell’articolo 6 della legge 91/1992, secondo cui precludono l’acquisto della cittadinanza:

a) la condanna per uno dei delitti previsti nel libro secondo, titolo I, capi I, II e III, del codice penale;

b) la condanna per un delitto non colposo per il quale la legge preveda una pena edittale non inferiore nel massimo a tre anni di reclusione; ovvero la condanna per un reato non politico ad una pena detentiva superiore ad un anno da parte di una autorità giudiziaria straniera, quando la sentenza sia stata riconosciuta in Italia;

c) la sussistenza, nel caso specifico, di comprovati motivi inerenti alla sicurezza della Repubblica.

Ovviamente ciò avrà poca rilevanza per i bambini, ma potrà averne molta per l’acquisizione della cittadinanza di adolescenti e maggiorenni grazie al conseguimento di un titolo di studio.

Inoltre, sempre alla luce della legge 91/1992, la cittadinanza viene in ogni caso concessa con decreto del Presidente della Repubblica, sentito il Consiglio di Stato, su proposta del Ministro dell’interno, ossia con una procedura che rende effettivi i controlli.

Non è vero che i genitori stranieri acquisiscono automaticamente la cittadinanza una volta che il figlio l’ha ottenuta. Infatti l’Art. 14 della citata legge 91/1992 recita:

  1. I figli minori di chi acquista o riacquista la cittadinanza italiana, se convivono con esso, acquistano la cittadinanza italiana (…)
    ma non si dice nulla sul caso opposto! Quindi per gli adulti resta il requisito di 10 anni di permanenza continuativa, oltre ai requisiti del comma 1 dell’articolo 6 (no condanne e no rischio per l’ordine pubblico).

Considerazioni conclusive

Negli ultimi anni è molto cresciuto il numero di stranieri che ha ottenuto la cittadinanza italiana (202 mila nel solo 2016). Molti sono minori, che l’hanno ottenuta grazie all’appena citato art. 14 della legge 91/1992. Perché c’è bisogno di queste nuove disposizioni?

Perché si sono accumulati moltissimi adolescenti “italiani senza cittadinanza”. Si sentono italiani, parlano spesso solo l’italiano, non hanno praticamente contatti con il loro paese di origine. La cittadinanza è una cosa seria, e proprio per questo non è bene la mancata coincidenza fra status di fatto e status giuridico;
Perché la condizione di straniero dà al giovane tutta una serie di seccature e di limitazioni. Ad esempio per andare all’estero (gite scolastiche …). Inoltre il giovane deve rinnovare ogni anno il suo permesso di soggiorno, con la relativa perdita di tempo e di denaro;
Perché l’appesantimento burocratico per le questure è enorme. La legge del 1992 è stata scritta quando i minori stranieri in Italia erano un numero minimo rispetto a oggi …
Un’ultima cosa. La propaganda contraria a questa legge dice che – concedendo con più larghezza la cittadinanza ai bambini e ai giovani – acceleriamo in modo artificiale il processo di integrazione, costruendo integrazione posticcia, addirittura rischiosa, evocando spettri terroristici. In realtà, tutto fa pensare che con questa legge si favorisca l’integrazione vera, perché la cittadinanza non viene affatto concessa in modo incondizionato. Non si tratta affatto di uno ius soli simile a quello degli USA o del Brasile.

Va infatti ribadito che con questa legge la cittadinanza NON viene concessa …

A chi nasce in Italia “per caso”: quindi non viene concessa ai figli partoriti dalle donne appena arrivate sui barconi;
ai bambini stranieri appena arrivati in Italia (sui barconi o in altro modo);
ai giovani ritenuti pericoloso per la sicurezza pubblica;
ai nati di genitori che non lavorano (condizione necessaria per il permesso di soggiorno permanente);
ai giovani che non frequentano con profitto la scuola;
se il giovane e/o i suoi genitori non sono in Italia da almeno cinque/sei anni
Insomma, questa è una legge equilibrata. Che accelera l’integrazione vera, dei figli di chi sta in Italia per lavorare e di chi in Italia studia con profitto. I tempi e i modi di concessione della cittadinanza sono tali da garantire che ciò accada.

FONTI:

http://www.pietroichino.it/?p=45659   –  la newsletter

https://diariealtro.it/?p=5032                  –  schema di Domenico Stim

28 Giugno 2017Permalink

20 giugno 2017 – Due anni fa per le strade di Roma – il family day,

20 giugno 2015   Voci soffocate –ignorate dal 2009

Oggi si è svolto il family day che unisce società laica e cattolicesimo tradizionali nella proclamazione di un’immagine di famiglia declinata rigorosamente al singolare. Ne è stato araldo il ministro dell’interno Alfano che ha proclamato: “Donne, uomini e bambini: in parlamento faremo sentire la loro voce” e, aggiungo io, nella continuità del 2009 quando sono stati creati i bambini inesistenti per legge.

Ai partecipanti al family day non interessava il certificato di nascita dei figli … altrui

A piccoli fantasmi per legge nessuno ha fatto riferimento né certamente i manifestanti al family day ne hanno sentito l’assenza. A due anni di distanza nulla è cambiato e il trascorrere del tempo non fa che incancrenire una vergogna nazionale: il rifiuto del certificato di nascita a chi nasce in Italia, figlio di migranti non comunitari irregolari. La norma ripugnante verrebbe cancellata se passasse nel testo approvato alla Camera nel mese di ottobre 2015 la legge ‘Disposizioni in materia di cittadinanza’ (nota come ius soli).

Cittadinanza facilitata e insieme nascita riconosciuta. Il caso ha voluto questo prezioso accostamento di due obiettivi alti, politicamente ed eticamente.

Quella legge ora è all’attenzione del Senato che ci ha già illustrato il 15 giugno il livello della irresponsabilità che si gioca avendo a principali ‘nemici’ ragazzini e neonati. Fra le mani dei senatori che si scontrano senza pudore ci sono loro. Li massacreranno?

Due anni fa avevo trovato una poesia che sarebbe interessante fosse data in lettura ai senatori in un  momento di sosta della loro manesca baruffa. La ricopio

Poesia di Warsan Shire (poetessa britannica di origine somala, nata nel 1988 in Kenia da genitori somali in fuga dalla guerra civile. E’ arrivata a Londra a sei mesi)

La pubblico di nuovo perché ritengo che la poesia abbia capacità di sintesi fulminee e imperdibili e che la scrittura sia fondamentale nella costruzione della storia. E’ difficile confrontare ‘Casa’ di Warsan Shire con gli squallidi proclami di chi ha costruito abilmente paura fino a insabbiare la viltà che gli appartiene nella smemoratezza della propria storia. Non lo volevo fare e poi mi sono detta che se gli eventi dei nostri giorni diventeranno, non so quando, memoria anche questi versi potranno essere una delle guide per capire. Primo Levi ci aveva concesso di conoscere un tempo oscuro del nostro passato e non ci ha permesso di rimuoverlo, ci ha dato le parole per dire quello che sembrava indicibile. Warsan Shire ce ne ripete il messaggio. Servirà?

CASA  (traduzione di Paola Splendore)

Nessuno lascia la casa a meno che
la casa non sia la bocca di uno squalo
scappi al confine solo
quando vedi tutti gli altri scappare
i tuoi vicini corrono più veloci di te
il fiato insanguinato in gola
il ragazzo con cui sei andata a scuola
che ti baciava follemente dietro la fabbrica di lattine
tiene in mano una pistola più grande del suo corpo
lasci la casa solo
quando la casa non ti lascia più stare

Nessuno lascia la casa a meno che la casa non ti cacci
fuoco sotto i piedi
sangue caldo in pancia

qualcosa che non avresti mai pensato di fare
finché la falce non ti ha segnato il collo
di minacce
e anche allora continui a mormorare l’inno nazionale
sotto il respiro/a mezza bocca
solo quando hai strappato il passaporto nei bagni di un aeroporto
singhiozzando a ogni boccone di carta
ti sei resa conto che non saresti più tornata.

devi capire
che nessuno mette i figli su una barca
a meno che l’acqua non sia più sicura della terra

nessuno si brucia i palmi
sotto i treni
sotto le carrozze
nessuno passa giorni e notti nel ventre di un camion
nutrendosi di carta di giornale a meno che le miglia percorse
non siano più di un semplice viaggio

nessuno striscia sotto i reticolati
nessuno vuole essere picchiato
compatito

nessuno sceglie campi di rifugiati
o perquisizioni a nudo  che ti lasciano
il corpo dolorante

né la prigione
perché la prigione è più sicura
di una città che brucia
e un secondino
nella notte
è meglio di un camion pieno
di uomini che assomigliano a tuo padre

nessuno ce la può fare
nessuno può sopportarlo
nessuna pelle può essere tanto resistente

II

andatevene a casa
neri  rifugiati
sporchi immigrati
richiedenti asilo
che prosciugano il nostro paese
negri con le mani tese
e odori sconosciuti
selvaggi
hanno distrutto il loro paese e ora vogliono
distruggere il nostro

come fate a scrollarvi di dosso
le parole
gli sguardi malevoli

forse perché il colpo è meno forte
di un arto strappato
o le parole sono meno dure
di quattordici uomini
tra le cosce
perché gli insulti sono più facili
da mandare giù
delle macerie  delle ossa
del corpo di tuo figlio
fatto a pezzi.

voglio tornare a casa
ma casa mia è la bocca di uno squalo
casa mia è la canna di un fucile
e nessuno lascerebbe la casa
a meno che non sia la casa a spingerti verso il mare

a meno che non sia la casa a dirti
di affrettare il passo
lasciarti dietro i vestiti
strisciare nel deserto
attraversare gli oceani

annega
salvati
fai la fame
chiedi l’elemosina
dimentica l’orgoglio
è più importante che tu sopravviva

nessuno se ne va via da casa finché la casa è una voce soffocante
che gli mormora all’orecchio
vattene
scappa lontano  adesso
non so più quello che sono
so solo che qualsiasi altro posto
è più sicuro di qua

20 Giugno 2017Permalink

19 giugno 2017 – IUS SOLI _Per saperne di più

IUS SOLI … giù la maschera, e a ciascuno il suo! di Domenico Stimolo

Dopo quasi venti mesi dall’approvazione alla Camera dei Deputati -ottobre 2015 – ( il disegno di legge era stato presentato nel corso del 2013), finalmente la deliberazione sullo “Ius soli temperato” è approdata al Senato. Bontà del Governo, ieri presieduto da Renzi , oggi da Gentiloni. Le novità altre prodotte lungo questo percorso temporale, considerate assolutamente prioritarie sono sonoramente fallite: riforma costituzionale (battuta con grande maggioranza al referendum), tentativo di intesa su una nuova legge elettorale di stampo “centralista”, avevano determinato un potente rallentamento dell’iter legislativo della proposta di legge.

Da parte dei “manovratori” I diritti di cittadinanza erano stati messi abbandonatamente in coda. Ora, improvvisamente, la fase politica è cambiata. Sembra proprio che le elezioni non siano più alle porte, quindi lo “ius soli”, che correva il grandissimo rischio di essere definitivamente accantonato ( elezioni anticipate!?), è stato ripescato e messo in buona e giusta evidenza.

Ovviamente, bene così!

Ci sono le potenziali condizioni, finalmente, riguardo fondamentali diritti di civiltà democratica, di fare uscire il nostro Paese dai vincoli di rilevante oscurantismo che lo caratterizzano nell’ambito del contesto europeo, specie per il riconoscimento della cittadinanza ai minorenni nati in Italia da genitori non italiani. Si tratta alfine di modificare in maniera strutturale una regola di stampo antico, plateale nel richiamo linguistico, rimasta in auge, pur nel procedere dei secoli. Tecnicamente identificata in maniera astrattamente naturalista “ ius sanguinis”, letteralmente diritto di sangue. L’ultima legge in materia, n°92 del 5 febbraio 1992, sancisce che il riconoscimento della cittadinanza Italiana è dovuta solo se si fa parte dell’intreccio contenente il “prezioso” liquido comune. Una vera e propria discendenza di sangue, quasi un retaggio della famosa fascista stirpe italica, di non lontana memoria, procacciatrice di enormi devastazioni umane e materiali.

Stante i requisiti delle vigente normativa all’atto di nascita acquisiscono il diritto di cittadinanza i bambini i cui genitori sono italiani, con l’esclusiva eccezione di genitori apolidi ( privi di qualunque cittadinanza) o ignoti.

La legge in oggetto prevede inoltre lo “ ius domicilii”. La cittadinanza italiana viene concessa a coloro che raggiungono il 18° anno di età, sul presupposto che abbiano maturato 10 anni di residenza continuativa ( persone non comunitarie); l’ istanza deve essere effettuata entro 1 anno, pena la decadenza. La richiesta di cittadinanza per naturalizzazione ( adulti e residenti) è vincolata dagli anni di residenza ( almeno 10 per extra comunitari, 4 comunitari, 5 per apolidi e rifugiati; etc. ), con adeguato livello di integrazione e conoscenza della lingua italiana, reddito idoneo, senza carichi penali. In ogni caso, pur avendo i requisiti ( eccetto per matrimonio) il riconoscimento può essere rifiutato.

Sul piano generale con lo “ius soli” ( diritto del suolo) si intende l’acquisizione della cittadinanza vigente nel luogo della nascita, senza altre condizioni. Nei fatti, nel contesto territoriale a noi più vicino, cioè l’ambito degli Stati europei, si distingue il riconoscimento alla nascita o dopo la nascita. Nell’Unione Europea costituita dai 15 Stati di adesione storica: Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Spagna, Svezia, vengono applicate normative che complessivamente riconoscono la cittadinanza ( adulti e minori) in un quadro articolato e differenziato di condizioni. Per approfondimenti actionaid.org.

Nell’area cosiddetta occidentale lo “ius soli” senza condizioni viene applicato negli Stati Uniti, Canada, e nella quasi totalità degli Stati del Sud America.

Nel nostro paese i progetti di merito di cambiamento della legge 92/1992, riconoscimento della cittadinanza, sono al confronto del Parlamento già dal lontano 2003. Il testo di proposta di legge in discussione al Senato è derivante dalle ampie modifiche precedentemente apportate dalla Camera dei Deputati. Nella versione originaria si individuava la “residenza legale”. Quindi, la proposta prevedeva il riconoscimento della cittadinanza italiana ai nati in Italia da genitori stranieri di cui almeno uno fosse residente legalmente nel territorio italiano da almeno cinque anni, senza interruzioni, antecedenti alla nascita.

Il testo in discussione prevede esclusivamente lo “ius soli temperato” e lo “ius soli culturae”.

Nella prima condizione il diritto di cittadinanza viene riconosciuto ai figli degli immigrati nati in Italia da genitori ( almeno uno) con permesso di soggiorno permanente/tempo indeterminato ( per extracomunitari) o se comunitari con permesso di lungo periodo, residente in maniera continuativa da almeno 5 anni . Nell’ipotesi “ culturae” la cittadinanza viene concessa ai minori arrivati in Italia prima dei 12 anni di età e che abbiano frequentato un corso formativo scolastico per almeno 5 anni, oppure chi, venuto in Italia minorenne, residente da almeno sei anni, abbia acquisito titolo di studio/qualifica da ciclo scolastico/ istruzione professionale.

Uno studio della fondazione Leone Moresca prevede che i soggetti interessati siano circa ottocentomila, di cui oltre seicentomila in quando nati in Italia.

E’ utile aggiungere che nel 2015 i cittadini extracomunitari che, stante i requisiti della legge 92/1992, hanno ottenuto la cittadinanza italiana sono 159.000 ( dati Istat); i comunitari sono stati 19.000. Le cittadinanze italiane ottenute per matrimonio sono complessivamente marginali, poco meno del 10 per cento.

E’ questa, pur in una forma riduttiva, una primaria “battaglia” sui diritti civili. Una legge sulla cittadinanza, per riconoscere operativamente l’articolazione complessiva dei fondamentali diritti di libertà individuali e democratici espressi dai valori fondamentali costituenti il nucleo vitale della Costituzione. Vitali, così come avvenuto con l’approvazione del divorzio, dell’interruzione della gravidanza, delle Unioni civili.

Quindi, come già verificatosi in quegli eventi, serve chiarezza e piena condivisione, senza distorsioni e mascheramenti. Le valutazioni dei Soggetti politici e le motivazioni ideologiche sono bene chiare nelle dichiarazioni di voto contrarie o di astensione; quest’ultime per i meccanismi di voto al Senato sono chiara espressione di rifiuto per l’estensione dei diritti civili.

Come già avvenuto in quelle occasioni serve una forte e decisa mobilitazione della società civile, a supporto di questa prioritaria evoluzione dei diritti civili. Le differenziazioni non si possono misurare solo nell’Aula parlamentare o lasciando le iniziative esterne solo ai razzisti o a chi ancora si richiama ai dettami della dittatura fascista.

Quindi, giù le maschere che da lungo tempo ormai offuscano la chiarezza civile e politica in Italia……e a ciascuno il suo, per trasparenza e incisività, antirazzismo e pratiche di libertà e giustizia. I cittadini sono tutti eguali tra loro, senza discriminazioni contro gli odi verso gli Umani che inquinano la nostra comune Società.

Domenico Stimolo

Domenica 18 Giugno,2017 Ore: 22:25

FONTE

«Il Dialogo – Periodico di Monteforte Irpino» Prima Pagina/Home Page: www.ildialogo.org Direttore Responsabile: Giovanni Sarubbi Registrazione Tribunale di Avellino n.337 del 5.3.1996

http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/editoriali/autorivari_1497817939.htm

NOTA MIA

2 giugno, le ultime  considerazioni sul certificato di nascita
https://diariealtro.it/?p=5017

 

19 Giugno 2017Permalink

2 giugno 2017 – Diritto di tutti i nuovi nati al certificato di nascita

Speriamo di trovare presto negli organi di informazione il comunicato del Gruppo Consiliare del Partito Democratico FVG, diffuso dall’Ufficio Stampa del gruppo stesso, che la consigliera Silvana Cremaschi ci ha cortesemente inviato. Il comunicato illustra l’iniziativa di invio al Presidente del Senato del testo della lettera in  cui alle nostre firme si uniscono quelle assolutamente autorevoli di consiglieri regionali del FVG (si veda allegato pdf, Appello al Presidente del Senato). Sappiamo anche che molte persone (di cui non abbiamo l’elenco completo; vogliamo però ricordare la presenza del Segretario nazionale del Movimento di Cooperazione Educativa) hanno accettato la nostra proposta di inviare a loro volta la lettera al Presidente Senatore Pietro Grasso e questa presa di coscienza di una partecipazione democratica a tutela di un diritto umano inalienabile non può che farci piacere.

Testo del comunicato:

TRIESTE (30.05.17). «Il riconoscimento della cittadinanza italiana ai bambini stranieri nati in Italia è un atto di civiltà. Il presidente del Senato, Grasso fermi l’emendamento del centrodestra che ci farebbe fare un netto passo indietro nel campo dei diritti».  A dirlo è la consigliera regionale del Pd, Silvana Cremaschi, prima firmataria di una lettera rivolta al presidente del Senato, Pietro Grasso, sottoscritta da tutta la maggioranza consiliare. Il documento riprende l’appello inviato da un gruppo di donne attive nel campo di diritti sociali, tra cui Augusta De Piero, già vice presidente del Consiglio regionale.

«Ci è noto che ora è all’attenzione della Commissione Affari Costituzionali del Senato – si legge nella lettera al presidente Grasso – la norma già approvata dalla Camera “Disposizioni in materia di cittadinanza” che – oltre ad agire positivamente sulla possibilità di acquisizione della cittadinanza – con il comma 3 dell’art. 2 garantirebbe, se approvata, la cancellazione della norma che condanna alcuni nuovi nati in Italia all’inesistenza». I consiglieri regionali esprimono «preoccupazione per la proposta di un emendamento soppressivo del comma 3 dell’art. 2, firmato da esponenti appartenenti a FI-PdL, che, se approvato, manterrebbe efficace l’atroce volontà di negare l’esistenza giuridica di alcuni neonati, vanificando per costoro anche il significato della volontà da espressa a Milano dallo stesso presidente Grasso».

Testo della lettera aperta al sen. Pietro Grasso, Presidente del Senato

Egregio Presidente del Senato “Chi nasce e studia qui è italiano”. Abbiamo ascoltato con vivo apprezzamento  quanto da Lei dichiarato il 20 maggio alla marcia di Milano e perciò vogliamo proporLe una nostra considerazione cominciando da una ovvietà: per diventare cittadine/i di qualsivoglia stato bisogna esistere, non solo in virtù della propria presenza fisica ma anche per il riconoscimento della propria esistenza giuridica, garantita dal certificato di nascita.. Purtroppo dal 2009, a seguito della approvazione della legge 94/2009, ci sono persone cui la lettera g del comma 22 dell’art.1 di quella legge nega il certificato di nascita. Il mezzo con cui ciò avviene non è diretto ma obliquo: l’imposizione  al genitore che voglia registrare la nascita di un figlio della presentazione del permesso di soggiorno, documento di cui non dispone se migrante non comunitario irregolare. Per evitare questo vulnus di civiltà che, per essere affermato in legge tutti ci umilia, basterebbe tornare al regime precedente al 2009 nel rispetto di un diritto umano sancito anche dalla legge 176/1991, ratifica della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (1989) Ci è noto che ora è all’attenzione della Commissione Affari Costituzionali del Senato la norma già approvata dalla Camera “Disposizioni in materia di cittadinanza”  che – oltre ad agire positivamente sulla possibilità di acquisizione della cittadinanza  – con il comma 3 dell’art. 2 garantirebbe, se approvata, la cancellazione della norma che condanna alcuni nuovi nati in Italia all’inesistenza. Sperando che il Senato riesca per tempo ad approvare quella norma così conforme, ci sembra, allo spirito di quanto da Lei affermato alla marcia di Milano, Le segnaliamo con viva urgenza e preoccupazione, la proposta di un emendamento soppressivo del comma 3 dell’art. 2, firmato da esponenti appartenenti a FI-PdL, che, se approvato, manterrebbe efficace l’atroce volontà di negare l’esistenza giuridica di alcuni neonati, vanificando per costoro anche il significato della volontà da Lei espressa a Milano. Non sia superfluo ricordare che la mancata registrazione anagrafica di neonati comporta  una violazione multipla dei diritti umani, in quanto, oltre a negare il loro diritto alla registrazione al momento della nascita (art. 7 legge 176/1991), li rende particolarmente vulnerabili, esponendoli  alla apolidia e a varie forme di sfruttamento e crimini, tra cui la tratta di esseri umani nelle sue varie forme.  Contiamo su di lei Augusta De Piero  -Valentina Degano  -Daniela Rosa   -Chiara Gallo   -Eugenia Benigni 

Ma anche se occultata la vicenda ha una storia che non vogliamo dimenticare.

Non dimentichiamo la Mozione 48 (31 maggio 2016), il cui testo si deve all’impegno della consigliera comunale Chiara Gallo, approvata all’unanimità dal Consiglio Comunale di Udine che, con argomentazioni analoghe a quelle del comunicato già trascritto impegnava “Il Sindaco e la Giunta a sollecitare i Presidenti delle competenti commissioni consiliari Affari Costituzionali di Camera e Senato a calendarizzare le proposte di legge suindicate, favorendone il sollecito iter al fine di ripristinare la certezza delle situazioni giuridiche riconoscendo ai bambini il diritto a un nome, all’appartenenza familiare e all’identità”.
Se ne può leggere sia la sintesi che l’intero testo con il link
https://diariealtro.it/?p=4424.

Invece il plumbeo silenzio dei mezzi di informazione segnò la sorte del comunicato inviato lo scorso mese di aprile alla commissione Affari Costituzionali del Senato con le firme di un gruppo di cittadini fra cui consiglieri e assessori del Comune di Udine.Si può leggere nella parte finale del testo raggiungibile con il link
https://diariealtro.it/?p=4944.

In precedenza se ne era fatto carico il consigliere Pustetto, Diritto di tutti i nuovi nati al certificato di nascita primo firmatario di  una mozione presentata al consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia nel lontano 23 ottobre 2013 e approvata in aula il 26 febbraio 2014  (allegato Mozione 21) e se ne era validamente occupata nel suo congresso del 2014 la Società Italiana di Medicina delle Migrazioni
Mozione 21_Registrazione figli immigrati
https://diariealtro.it/?p=3110

Infine la questione era stata posta in un incontro ospitato nella sede del Centro Balducci il 9 0ttobre 2015 (presenti anche l’on. Rosato e Fabia Mellina Bares, valida Garante regionale dei diritti della persona della Regione Friuli Venezia Giulia).

Non sappiamo come finirà questa tristissima, lunga vicenda ma ci è sembrato doveroso darne puntuale informazione a chi ne sia interessato, senza negarci la speranza nell’efficacia dell’intervento del Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia.

Augusta De Piero –

Chiara Gallo
Daniela Rosa  (anche come presidente dell’associazione ‘le Donne resistenti’)Eugenia Benigni
Valentina Degano

PS: Per chiarezza di lettura si trascrivono i nomi dei Consiglieri Regionali firmatari

Agnola Enio; Bagatin Renata; Boem Vittorino; Codega Franco; Cremaschi Silvana; De Giau Chiara; Gabrovec Igor; Gerolin Daniele; Liva Renzo; Marsilio Enzo; Martines Vincenzo; Moretti Diego; Rotelli Franco; Ukmar Stefano; Zecchinon Armando; Paviotti Pietro; Gregoris Gino; Edera Emiliano; Lauri Giulio; Gratton Alessio; Pustetto Stefano;  Travanut Mauro

 

 

2 Giugno 2017Permalink

29 maggio 2017 – Ai minori fantasma si aggiungono i minori che non si vedono ma si contano

Ricopio da la Repubblica

29 maggio 2017 Migranti, l’accusa di Strasburgo ai Paesi Ue: “Ricollocato un solo minore dei cinquemila approdati in Italia”

L’Europarlamento denuncia: trasferito solo l’undici per cento dei richiedenti: “Finlandia e Malta rispettano le regole, gli altri no”  di GOFFREDO DE MARCHIS

ROMA – Uno è il numero del cinismo europeo. L’Italia ha bisogno di 5000 posti nell’Unione per ricollocare i minori non accompagnati arrivati sulle nostre coste. Ma i paesi europei hanno accolto finora “soltanto un minore non accompagnato”, scrive nero su bianco il Parlamento di Strasburgo. Così come il milite ignoto è il simbolo della ferocia della guerra, l’anonimo e unico bambino senza genitori coinvolto nel programma di accoglienza è l’emblema della mancata solidarietà della Ue, della sua disunione e della sua crisi.

Uno stavolta non si riferisce al deficit, alle correzioni di bilancio ma alla stitica capacità di condivisione dei nostri partner. È il numero più significativo, un puntino scandaloso nella statistica del fenomeno migratorio e dei richiedenti asilo. L’intero piano di ricollocazione però sta fallendo. E la risoluzione approvata a larghissima maggioranza il 18 maggio dall’Europarlamento mette in chiaro le cifre di questo fallimento.

SOLO L’11 PER CENTO – Al 27 aprile erano stati ricollocati 17.903 richiedenti asilo: 12.490 dalla Grecia e 5.920 dall’Italia. “Un dato – scrivono i promotori della mozione – che equivale ad appena l’11 per cento degli obblighi assunti”. Cioè, 18410 persone su 160 mila previste.

CHI FA LA PROPRIA PARTE – Il programma di accoglienza solidale naturalmente esclude Italia, Grecia e Germania che fanno già il possibile nella gestione del fenomeno. In quanto paesi di arrivo sono loro a dover essere aiutati nel controllo dei flussi da tutti gli altri. Ma questa solidarietà si limita a pochissimi stati. Soltanto la Finlandia e Malta rispettano gli obblighi. E la sola Finlandia lo fa “sistematicamente” per il capitolo doloroso dei “minori non accompagnati”.

CHI DISERTA – Praticamente tutti gli altri. Alcuni più degli altri. Ungheria e Slovacchia rifiutano la ricollocazione e hanno portato la commissione Ue davanti alla Corte europea di giustizia. Austria, Polonia e Repubblica Ceca sono fra i Paesi che fanno di meno. “Ma la maggior parte degli stati membri è ancora molto in ritardo, sebbene si siano registrati alcuni progressi”.

L’ITALIA – Il paradosso è che nel 2016 il nostro Paese ha ricollocato più richiedenti asilo di quanti sia riuscita a dirottarne negli altri stati Ue. Lo scorso anno sono arrivati da noi 181.436 persone, il 18 per cento in più rispetto al 2015. Il 14 per cento di loro erano minori. Tra i richiedenti asilo sono stati ammessi gli eritrei e 20.700 sono sbarcati sulle nostre coste. In questo caso, l’Italia è indietro nella loro registrazione, necessaria a inserirli nel programma di solidarietà.

CHI FA IL FURBO – Alcuni Stati membri utilizzano criteri restrittivi e discriminatori nel rifiutare le quote di accoglienza. Ricollocano soltanto le madri sole o escludono richiedenti di alcune nazionalità, ad esempio gli eritrei. Al 7 maggio scorso la Grecia si era vista respingere 961 persone che avevano i requisiti per essere trasferiti altrove.

L’OBIETTIVO – Il Consiglio europeo si è impegnato a garantire il traguardo di 160 mila ricollocazioni. Siamo lontanissimi dal risultato. L’Europarlamento invita gli stati a dare la priorità ai minori non accompagnati e ad altri “richiedenti vulnerabili”. Si chiede quindi almeno di cancellare dalle statistiche lo scandaloso “1” che riguarda la drammatica situazione dei bambini giunti in Italia. La Grecia sta meglio di noi, almeno in questa classifica. Invece di 5.000 posti, al momento ha bisogno di altri 163 “visti” per il trasferimento di altrettanti minori.

PROCEDURE D’INFRAZIONE – Strasburgo chiede alla commissione di partire davvero con le sanzioni. Così come scattano per i decimali di sforamento del deficit (la manovra correttiva chiesta da Bruxelles all’Italia è per l’0,2 per cento), la procedura d’infrazione adesso va avviata anche per chi non rispetta il programma sui migranti. “Se i paesi non incrementeranno rapidamente le loro ricollocazioni, i poteri della commissione vanno usati senza esitazione”, si legge nella mozione. “Un largo fronte europeista chiede ora a Juncker di battere un colpo”, scrive il vicepresidente dell’Europarlamento David Sassoli nel suo blog su Huffpost. Ieri a Ventotene, al festival dell’associazione “La nuova Europa”, Laura Boldrini ha detto che “l’Unione avrà un futuro solo senza muri e senza paura”. E da Malta il segretario del Pd Matteo Renzi ha invitato il Continente “a non voltarsi dall’altra parte” davanti alla spinta migratoria.

http://www.repubblica.it/politica/2017/05/29/news/migranti_l_accusa_di_strasburgo_ricollocato_un_solo_minore_dei_cinquemila_approdati_in_italia_-166686725/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P1-S1.8-T1

29 Maggio 2017Permalink

19 maggio 2017 – All’on Kyenge , lettera aperta

Gentile on. Kyenge

L’on. Borghezio, europarlamentare della Lega Nord, è stato condannato dalla quarta sezione penale del tribunale di Milano per il reato di “diffamazione aggravata da discriminazione razziale” commesso nei suoi confronti. Mi permetta di considerare la sentenza emessa a Milano un riconoscimento dovuto alla sua persona (e di ciò sinceramente mi compiaccio) ma di aggiungere che è anche sostegno e conforto alla dignità di tutti noi, offesi dall’espressione di razzismo da parte di un componente di un’assemblea parlamentare. Come sappiamo l’on. Borghezio aveva usato grossolane espressioni offensive nei suoi confronti per essere lei di origini congolesi e prima ministra afroitaliana. Come lei stessa ha dichiarato: “L’odio razziale non può essere mai strumento di lotta politica perché avvelena la società e discrimina una persona, non giudicata degna di fare il ministro della Repubblica, per il solo colore della sua pelle”. E ha aggiunto di volere devolvere il risarcimento riconosciutole “a progetti di accoglienza e alla causa dell’antirazzismo”. Mi permetto ora di riferirmi a nostri precedenti incontri, durante un suo comizio a Udine e nel corso di una sua partecipazione a un’iniziativa di associazione di San Daniele del Friuli. Le avevo ricordato allora che dal 2009 una legge italiana nega ai nati in Italia, figli di migranti privi di permesso di soggiorno, il diritto (non solo umano ma anche affermato da convenzioni internazionali) ad avere il certificato di nascita. Come le è noto si tratta della legge 94/2009 che tanto prevede all’art. 1, comma 22, lettera g. Mi sembra che tale esclusione da un diritto altrimenti ineludibile possa rientrare nel quadro di una discriminazione ‘di razza’ per essere il legame con genitori “irregolari” ciò che caratterizza la colpa di questi piccoli. Il parlamento italiano ha ignorato le due proposte che avrebbero cancellato questo vulnus di civiltà (Camera 740/2013 e 1562/2014 Senato), proposte il cui significato essenziale sarebbe ora assicurato dalla approvazione della legge “Disposizioni in materia di cittadinanza” dove compare come comma 3 dell’art. 2. Purtroppo la commissione Affari Costituzionali del Senato – dove la proposta è approdata dopo l’approvazione della Camera – lavora sul problema delle modifiche alla cittadinanza con una lentezza preoccupante e tutto il lavoro fatto finora rischia di essere affossato se non sarà concluso prima delle prossime elezioni. E c’è di peggio: la Commissione senatoriale infatti deve affrontare non solo la solita quantità di emendamenti presentati esclusivamente per essere ostacoli alla scorrevolezza del dibattito ma anche uno specifico emendamento soppressivo del comma 3 dell’art. 2 che cancellerebbe la decisione devastante della negazione dell’esistenza giuridica di nuovi nati in Italia (di cui ho scritto sopra)  . Ne sono firmatari otto senatori, tutti appartenenti a FI-PdL, partito che nel 2009 fu sodale (o dovrei dire complice?)  della Lega nel dichiarare inesistenti per legge i figli dei sans papier(non dimentichiamo che allora, quarto governo Berlusconi,  l’on. Maroni era Ministro dell’interno)  . Ora lei può parlare autorevolmente da vittima di un’offesa riconosciuta da un tribunale  italiano e di ciò sono felice. Ed è proprio in nome della autorevolezza che la sua parola ha e dell’ascolto privilegiato che in questo momento può avere che le chiedo di pronunciarsi solidale a piccole vittime che non hanno voce alcuna in un’esistenza volutamente negata per legge.

Conto su di lei
Augusta De Piero

19 Maggio 2017Permalink

29 aprile 2017 – Parole da salvare, pietre per costruire

 

 

Il 24 febbraio scorso ho ricopiato la notizia della condanna che il tribunale di Milano ha inferto alla Lega Nord per aver usato l’espressione “clandestini” cui riconosce un «carattere discriminatorio e denigratorio». Le parole infatti sono pietre che possono essere gettate per distruggere gli esseri umani inserendoli in categorie che li umiliano, imprigionandoli in una definizione che diventa senso comune fino a una condanna socialmente accettata.
Diceva Nelson Mandela Disumanizzare l’altro significa inevitabilmente disumanizzare se stessi

Farsi cura invece dell’altro umanizza anche noi stessi e ci rende capaci di pronunciare parole che danno senso alle relazioni fra umani troppo spesso negate dal prevalere di una discriminazione aggressiva e arrogante. E le parole sono il mezzo potente che abbiamo per comunicare, confrontare, far crescere pensieri che possano essere base di una responsabilità condivisa nel costruire una realtà diversa da quella che ci angoscia. Tante volte ho cercato di testimoniare nel mio blog vicende che dessero il senso di questa umanità consapevolmente viva, solidale e rispettosa. Non è facile perché fanno parte della quotidianità che non fa notizia e purtroppo lo diventa quando si manifesta nella tragedia quando vi siano catapultate persone normali, più indifese di chi – per svolgere un ruolo di potere – può giovarsi di qualche significativa forma di protezione.

A Parigi: non avrete il mio odio

Il 13 novembre 2015 l’attentato terroristico al Bataclan uccideva, tra gli altri, una giovane donna, madre di un bambino di due anni. Il vedovo esprimeva il suo dolore rivolgendosi agli assassini con una espressione straordinaria “non avrete il mio odio”. Originariamente inserita in una lettera, quella frase, diventata il titolo di un libro, è entrata in una specie di vocabolario dell’umanità che non si adegua alla barbarie, fino a dare un senso pieno a un linguaggio completamente alternativo rispetto a quello che sembra dominante dell’odio, della paura, dell’indifferenza. Quella espressione è stata ripresa, sempre a Parigi, da Etienne Cardile per ricordare Xavier Jugelé, il compagno poliziotto ucciso il 20 aprile sugli Champs Elysées: «Soffro ma senza odio. Perché quest’odio non ti somiglia». E infine è riuscito a salutarlo con un «ti amo», evocazione del loro spazio privato, immune dalla malvagità.

In Italia: “Portare pesi impossibili con le spalle dritte”

Lo ha detto il padre di Valeria Solesin, la ragazza italiana uccisa al Bataclan, cui la città di Venezia ha riservato il funerale in piazza San Marco, accogliendo una osservazione del papà di Valeria «Se la mia famiglia ha dato un segno di civiltà vuol dire che non è morta invano». E ancora il richiamo alla negazione dell’odio: «Non sono una persona capace di odiare. Io e Luciana (la moglie e mamma di Valeria n.d.r.) crediamo nel valori che non dividono le persone».
Insieme a loro voglio ricordare anche i genitori di Giulio Regeni che rivendicano il loro diritto a quella giustizia che impone di far conoscere la verità sulla morte del figlio. Chiedono giustizia non vendetta.

In Algeria, più di vent’anni fa
Mi torna alla mente il testamento di padre Christian de Chergé scritto a Tibihrine, il primo gennaio 1994, due anni prima del rapimento suo e dei suoi monaci, di cui furono trovate solo le teste. La conoscenza della violenza del passato coloniale dell’Algeria (non dimentichiamo che le vicende di Tibihrine precedono di più di vent’anni quello appena ricordate dei giorni nostri) fonda le sua capacità di previsione: « Se mi capitasse un giorno – e potrebbe essere oggi – di essere vittima del terrorismo che sembra voler coinvolgere ora tutti gli stranieri che vivono in Algeria,  vorrei che la mia comunità, la mia Chiesa, la mia famiglia si ricordassero che la mia vita era donata a Dio e a questo paese. …Che sapessero associare questa morte a tante altre ugualmente violente, lasciate nell’indifferenza dell’anonimato .. Venuto il momento, vorrei avere quell’attimo di lucidità che mi permettesse … di perdonare con tutto il cuore chi mi avesse colpito».

A Gaza: Restate umani

Lo aveva detto Vittorio Arrigoni, attivista sostenitore della causa palestinese, la sera del 14 aprile 2011 venne rapito da un gruppo terrorista dichiaratosi afferente all’area jihādista salafita, all’uscita dalla palestra di Gaza nella quale era solito recarsi. In un video immediatamente pubblicato su YouTube, Arrigoni venne mostrato bendato e legato, mentre i rapitori accusavano l’Italia di essere uno “stato infedele” e l’attivista di essere entrato a Gaza “per diffondere la corruzione”. Il 15 aprile fu assassinato.

Gabriele Del Grande: la violenza istituzionale

Il giornalista arrestato in Turchia e fortunatamente rientrato in Italia che, ritrovandosi nella sua terra ci ha dato gioia e ci ha regalato una parola, o almeno l’ha regalata a me che ormai la considero una pietra di costruzione: violenza istituzionale. Ha precisato con consapevolezza e dignità di non aver subito violenze fisiche, di essere stato trattato con rispetto ma, dato che il suo non era un rapimento ma un arresto, di aver subito una violenza istituzionale.

Il parlamento italiano e i suoi complici nel perpetrare violenza istituzionale

Dopo che l’intervento della Corte Costituzionale aveva consentito alle coppie ‘ miste’ di chiedere la registrazione delle pubblicazioni di matrimonio senza cadere nella trappola tesa dal pacchetto sicurezza, restavano solo i nuovi nati in Italia da genitori non comunitari privi di permesso di soggiorno, a soddisfare il cannibalismo cartaceo organizzato durante il quarto governo Berlusconi dall’allora  Ministro Maroni. Per sanare la situazione furono presentate due proposte di legge ma vennero abbandonate al disinteresse parlamentare (forte dell’indifferenza dell’opinione pubblica) finché l’articolo potenzialmente risolutivo venne inserito nella proposta di legge sulla cittadinanza che, approvata alla Camera, gode non solo del disinteresse ma, a quanto pare, della determinazione della commissione Affari Costituzionali del Senato ad affossarla giocando sulla lentezza. Basterà infatti una mancata approvazione prima delle elezioni per annullare tutto il lavoro svolto. Di recente un gruppo di associazioni, singoli cittadini e alcuni assessori e consiglieri comunali udinesi ha chiesto l’approvazione rapida della norma con un appello che, proposto agli strumenti di informazione, non ha ottenuto nemmeno un riscontro.

Un filo rosso fra le parole

Per fortuna le parole di giustizia, rispetto del diritto e della legalità restano. Chissà se qualcuno vorrà trovare il filo che le colleghi offrendoci la possibilità di costruire il linguaggio della dignità che si diffonda opponendosi alla barbarie che ci insozza?

 

NOTA
Nel file la cui pubblicazione nel mio blog precede questo testo ho elencato le fonti con i link che permettono di raggiungerle. L’ho fatto per non appesantirne la lettura dove sarà possibile proporla.
https://diariealtro.it/?p=4976

29 Aprile 2017Permalink

29 aprile 2017 – Documentazione relativa al post “Parole da salvare, pietre per costruire”

 Premessa: Non ho fatto ricorso alle note a pie’ di pagina perché voglio diffondere il testo del post senza che la presenza delle note (in particolare su facebook) ne scoraggi la lettura.
Nello stesso tempo non voglio cedere alla pessima, diffusa abitudine di lanciare slogan che pretendo presentarsi per sé convincenti
Condanna del termine clandestino

24 febbraio 2017 – Il peso delle parole, dette e taciute.

Lettera di Antoine Leiris
http://www.lanotiziagiornale.it/non-avrete-mai-il-mio-odio-leggi-la-toccante-lettera-allisis-di-antoine-leiris-rimasto-vedovo-a-causa-della-strage-di-parigi/

Commemorazione poliziotto
http://www.repubblica.it/esteri/2017/04/25/news/champs-e_lyse_es_compagno_agente_ucciso_non_avrete_il_mio_odio_-163861708/

Padre di Valeria Solesin

6 dicembre 2015 – Alberto Solesin “No all’odio”

Padre Christian de Chergé scritto a Tibihrine
http://www.ora-et-labora.net/ecumenismotibhirine1994.html

Gabriele Del Grande, giornalista e blogger
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2017-04-24/chi-e-gabriele-grande-blogger-giornalista-indipendente-viaggiatore-155416.shtml?uuid=AExYhcAB

Primo articolo pubblicato sulla negazione del certificato di nascita ai figli dei sans papier
15 marzo 2011 https://diariealtro.it/?p=673

Sentenza Corte Costituzionale sulla legittimità della non presentazione del permesso di soggiorno per la registrazione delle pubblicazioni di matrimonio

6 agosto 2011 – La situazione migliora ma io sono sempre turbata.

Commissione Affari Costituzionali senato
http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=SommComm&leg=17&id=1021619

Comunicato pubblicato il 4 aprile

4 aprile 2017 – Minori non accompagnati e minori fantasma

29 Aprile 2017Permalink

22 aprile 2017 – Sapremo dar vita ai neonati fantasma?

Da Confronti, Mensile di religioni – politica – società.  (aprile 2017 pag. 37)

Una recente ordinanza del tribunale di Milano rigetta l’espressione “clandestino” come discriminatoria e denigratoria. La questione della legge sulla cittadinanza, ora all’esame del Senato.

Otto anni fa, quando si predisponeva la presentazione della legge chiamata poi ‘pacchetto sicurezza’– fortemente voluta dall’ on. Maroni, ministro del quarto governo Berlusconi – venne realizzata una significativa ricerca di ‘fragilità nemiche’ che fossero sfuggite anche alla precedente legge Bossi Fini, e che consentissero di esasperare condizioni già difficili dei soggetti interessati. La prima fragilità fu la salute: malati e infortunati non comunitari – che si fossero presentati senza titolo di soggiorno a un servizio sanitario pubblico – dovevano essere denunciati. Medici e personale sanitario, forti della propria consapevole deontologia professionale, bloccarono radicalmente la norma. Restò però l’obbligo a consegnare il permesso di soggiorno per celebrare matrimoni e registrare la dichiarazione di nascita dei figli di migranti non comunitari irregolari che venissero al mondo in Italia. Li chiamavano ‘clandestini’: una recente ordinanza del tribunale di Milano, rigetta finalmente questa espressione come “discriminatoria e denigratoria”. Due anni dopo l’entrata in vigore del ‘pacchetto sicurezza’ una sentenza della Corte costituzionale escluse la presentazione del permesso di soggiorno per chi volesse celebrare un matrimonio ma nessuno che ne avesse titolo pose la questione per i neonati che restarono ultimo brandello di una negazione di principio di diritti fondamentali. Ultimo brandello certo ma significativo per chi fondava e fonda la propria identità e successo sul rifiuto del ‘diverso’ a riprova – di fronte a una platea spesso succube – della propria fedeltà a un impegno di difesa della popolazione autoctona. Lo scorso anno è stata approvata alla camera la legge ‘Disposizioni in materia di cittadinanza’, ora all’attenzione della Commissione Affari Costituzionali del Senato. Nel testo approvato si legge un comma che cancella il vulnus di civiltà brevemente descritto. Se la norma completerà il suo iter avremo facilitato l’accesso alla cittadinanza di chi vive, studia e lavora in Italia e insieme negato la possibilità di costruire neonati fantasma, privi per la loro inesistenza giuridica anche di genitori che possano dire “questo è mio figlio!”
Augusta De Piero

Nota del 22 aprile: La Commissione Affari Costituzionali ha ripreso il dibattito sul ddl 2092, dibattito nel cui corso sono presenti emendamenti. Se verranno approvati la legge dovrà tornare alla Camera e i tempi si allungheranno tanto da far temere che un possibile precedente intervento delle elezioni farà decadere irrimediabilmente non solo la possibilità del voto ma tutto il lavoro fatto.

22 Aprile 2017Permalink

7 aprile 2017 – Se li cerchi li trovi …purtroppo sono sempre lì.

Mentre è stata approvata la legge sui ‘minori non accompagnati’ ho cercato di raggiungere i fantasmi, sperando fossero scomparsi mentre ci sono ancora e temo per la loro cancellazione. A tanto dovrebbe provvedere la Commissione Affari Costituzionali del Senato se approvasse le “Disposizioni in materia di cittadinanza” dove la rimozione della norma che dal 2009 infanga il nostro ordinamento è prevista al comma 3 dell’art. 2. Se finora l’ignavia e la malafede di molti legislatori nonché l’indifferenza dell’opinione pubblica hanno impedito che ciò avvenisse, l’elezione del presidente della commissioni Affari Costituzionali nella persona del senatore Torrisi non è confortante (oltre la vicenda che ho descritto ieri, 6 aprile). Anche se oggi da senatore fa parte (ma sembra ne sia stato espulso)  del gruppo  Alternativa Popolare – Centristi per l’Europa (Ap-CpE), nel 2009 era deputato di Forza Italia, gruppo che votò il pacchetto sicurezza, compreso l’articolo che vuole distruggere l’esistenza giuridica dei nati da genitori non comunitari irregolari.

7 Aprile 2017Permalink