20 marzo 2012 – La decadenza delle parole anticipa quella della civiltà che ne abusa

Lo ha scritto il 20 febbraio il vicedirettore de la Stampa. Massimo Gramellini, nella sua rubrica quotidiana.
E’ un’espressione che dice, con parole appropriate, ciò che io penso e perciò l’ho conservata. Sapevo che prima o poi ne avrei fatto uso nel mio blog, ma non immaginavo che ciò sarebbe accaduto in un’occasione così terribile come la strage alla scuola ebraica di Tolosa.
La notizia è di ieri e si parla di neonazismo.
Mi angoscia l’immagine di quella zona grigia in cui le parole più oscene corrono con leggerezza che sembra buon senso.
Spero non si cada nella trappola di colpevolizzare i giovani, vittime – a volte conniventi, ma vittime –  di una cultura che si aggrappa ad ogni minuscolo gancio che il presente offre all’idiozia, negando la storia se non per farne uso sconsideratamente retorico.
Ciò che mi fa orrore è l’incoscienza consapevole di anziani, fra cui ci sono ancora  coloro che ricordano la guerra che pur hanno vissuto e insieme inneggiano con borghesissima discrezione al fascismo che l’ha voluta, fingono di non vedere la continuità dirompente del razzismo che nel 1938 divenne legge, usano con incoscienza parole che spaventano ogni mente pensante ma sono gradite al loro cattivo buon senso.
Collego – a futura memoria – un link da un articolo di Repubblica

20 Marzo 2012Permalink