7 aprile 2012 – Nel ricordo di Sarajevo assediata e di Alex Langer

 Finalmente un commento
Nel post di ieri c’è un commento. Ne ho avuto pochissimi e parecchi li ho cancellati: erano pubblicità di servizi perché io potessi meglio impaginare e diffondere i miei scritti.
Ringrazio Giovanna: ogni parere espresso è importante e spero che ne susciti altri.
Provo una grande solidarietà per Giovanna (anche se so che è inutile) ma quanto ha scritto consolida il mio disprezzo per chi ha provocato la situazione in cui ci troviamo ma anche per la massa grigia che, per servilismo o perché solleticata in ciò che ognuno di noi ha di peggio entro se stesso, ha consentito a costoro di farsi soggetti di potere.

L’articolo di Alex
Intanto mi collego al link che permette di raggiungere un articolo di Alex Langer la cui stesura (1994) precede di meno di un anno la sua morte.
Ieri, nel ricordo dell’inizio dell’assedio di Sarajevo (vent’anni!) pensavo di pubblicarlo. Ma per chi fosse interessato sarà facile leggerlo integralmente con un clic. Per me non è il ricordo di una verità occultata ma qualche cosa di ancor più importante: la testimonianza di chi faceva politica con competenza e onestà, aperto al dialogo su proposte e contenuti,
In quegli anni gli incontri erano facili e normali. Oggi lo sono, temo, per chi si rende disponibile ai raduni di osannanti e consenzienti o di altrettanto vacui protestatari.
Già il titolo dell’articolo è significativo: SARAJEVO, L’EUROPA, IL PIANETA. E il sottotitolo dice: L’Europa muore o rinasce a Sarajevo
Oggi forse Alex non avrebbe osato il ‘rinasce’ 

Una signora che mi ha deluso.
Su Repubblica di ieri (6 aprile pag. 4) mi è capitato di leggere un articolo (Il potere delle madonne e delle streghe) di Natalia Aspesi, una giornalista brillante che vuole essere ragionevolmente anticonformista (ma non sempre ci riesce).
Natalia Aspesi è una giornalista di costume e non vado nei suoi scritti a cercare analisi politiche ma questa volta, secondo me, non ha capito il soggetto di cui parla e non sono il suo particolare punto di vista e la bella scrittura a compensare questa pericolosa incongruenza.
Scrive a proposito del figlio del deputato Umberto Bossi, usando l’impietoso vezzeggiativo che papà gli ha affibbiato: “ … il Trota che ha difficile comunicazione col sapere anche più modesto. E qui spiace per il povero Umberto, il cui fascino era anche l’essere sempliciotto, ordinario, di paese, tutto casa e chiesa, in canottiera, col sigaro, la cravatta solo in Parlamento, venire colpito al cuore da un figlio…”.
No signora Aspesi, non ci siamo. L’ on. Bossi, decida sa sé o sia da altri più abili manovrato, non è un sempliciotto. E’ un pericoloso, irresponsabile furbastro (per vocazione o per imposto addestramento non mi interessa) che ha raccolto il peggio della cultura italiana, lo ha elaborato e rinviato confezionato con l’apparente dignità della proposta politica (se politica sono quelle urla rauche, scomposte e sguaiate ma certamente come politica interpretate e assunte da molti quali proprie scelte di pensiero).
Razzismo e disprezzo della diversità non diventano banalità sempliciotte perché indossano la canottiera: restano pericoli che ci minacciano tutti anche perché si fanno scelte elettorali.
Loschi figuri assetati di potere e indifferenti ai mezzi per raggiungerlo, vecchi debosciati che si pretendono rispettabili per ragioni anagrafiche, volonterosi sostenitori di leggi ad personam ci sono sempre stati: ma Bossi, i suoi sodali – dentro o fuori il suo partito: ci sono ovunque (ma non sono tutti!) – sono stati votati da uno stuolo di illusi o di complici consapevoli.
E Aspesi ci ricorda che anche altri figli di Bossi sono “pieni di pretese volgarotte, da nuovi ricchi..” e che il padre “appannato dalla malattia forse non ha avuto la forza di opporsi, sperando che il Dio Po lo proteggesse dalla realtà, o che il Cerchio Magico in cui era stato imprigionato dai suoi, fosse davvero tale”.
Non promuova signora Aspesi lo spreco della pietà che è un dovere ma non deve oscurare la ragione. Per sua fortuna l’onorevole che ha inventato la Padania è pietoso di sé e se lo può permettere: quando si è ammalato si è fatto curare in Svizzera (e sono lieta che le cure siano state efficaci) ma ai migranti, insieme a molti politici di vari partiti e tipologie istituzionali, ha negato le cure, ai figli degli irregolari persino la possibilità di avere un certificato di nascita, agli italiani ha reso impossibile insieme l’accesso alle cure costose e a decenti condizioni di vita.
Lasci perdere signora, non occorre la sua indicazione di pietà: in nome del disprezzo per ogni diversità e della aggregazione attorno all’urlo molti lo voteranno comunque.

7 Aprile 2012Permalink