Sorpresa e sgomento
Da cinque anni mi occupo della norma, che anche l’ONU ci ha chiesto di abrogare, per cui ai genitori di bimbi che nascono i Italia e siano privi di permesso di soggiorno non è concesso registrarne la nascita (legge 94/2009 – art. 1 comma 22 lettera g):
Dal 2013 esiste una proposta di legge (alla dis-attenzione della commissione Affari Costituzionali) che risolverebbe il problema senza oneri di spesa se mai qualche parlamentare se ne occupasse efficacemente tanto da farla approvare.
Ho parlato con parecchie persone (normali cittadini, amministratori, parlamentari) e ho trovato nell’ordine: ignoranza del problema, disinteresse, incredulità, disattenzione, condivisione.
La petizione che chiede alla presidente della camera di sollecitare il dibattito di quella proposta in quasi dieci mesi ho ottenuto 532 voti..
Leggo su La Repubblica un articolo che collego qui, per chi volesse leggerlo tutto, e da cui ricopio un breve tratto
«Questa mattina era fissata l’udienza al tribunale civile di Roma sul caso dei due gemelli che era stata sollecitata dai genitori biologici, che rivendicavano lo status di ‘veri genitori’ dei gemelli e avevano presentato un ricorso urgente chiedendo, in primo luogo, di bloccare tutte le pratiche di registrazione all’ ufficio comunale delle nascite. L’udienza era stata anticipata di alcuni giorni proprio per arrivare a una deliberazione prima della nascita dei bambini che però nel frattempo è avvenuta, così come la registrazione all’anagrafe.
Dopo un’ora e mezzo di udienza il giudice del tribunale Silvia Albano si è riservata di decidere sull’ammissibilità del ricorso».
Ne deduco che gli adulti coinvolti, sia la coppia che aveva partorito i gemelli a seguito dell’impianto di un embrione sbagliato, sia la coppia di coloro che l’esame del DNA risultano genitori biologici (almeno uno dei due) sapessero cosa significa registrazione anagrafica e le conseguenze che questa comporta.
Per assicurare ai nuovi nati il diritto ad esistere come figli loro hanno assunto avvocati disponibili ad affrontare il caso nuovo e controverso.
Sono certa che da entrambe le parti si troveranno motivi per affermare il buon diritto ad avere i piccoli, a favore dell’una coppia o dell’altra.
Una questione proprietaria.
Credo che i bambini non c’entrino – e spero che non verranno a conoscere mai questo dibattito come qualche cosa che li riguardi. Sarebbe troppo squallido, tanto squallido quanto la richiesta di assicurare per legge un donatore che abbia lo stesso colore della pelle dei ‘genitori’.
Anch’io se compero una giacca mi assicuro che non sia incompatibile con la gonna con cui la indosserò. Non ho altro da dire perché questo mi sembra il piano del contendere cromatico.
Se quei bambini avessero genitori indiscutibili dal punto di vista naturale e legale, desiderosi di riconoscerli come figli, ma quei genitori non disponessero del permesso di soggiorno, nessuno se ne occuperebbe.
Chi è privo di permesso di soggiorno normalmente non riesce a pagare avvocati e quindi il rischio a vita dei piccoli condannanti all’inesistenza giuridica non interessa alcuno..
Le associazioni ‘impegnate’ nel volontariato e le chiese
Salvo due o tre casi ininfluenti nemmeno costoro se ne interessano.
Neonati non di prima scelta non assicurano contributi e non danno fama.
Nell’ambito cattolico ufficiale (salvo qualche grida sulla sorte degli ovuli fecondati e non fruiti e poco più) c’è stato un virulento interesse per il problema nel 2005 quando il card. Ruini – con un’azione formalmente finalizzata alla tutela della legge 40 ma oggettivamente intesa a denigrare l’istituto del referendum – contribuì a far fallire per mancanza di voti la consultazione popolare.
Che pensino Sua Eminenza e i di lui sodali dell’atroce caso dei gemelli contesi non lo so. Posso immaginare i lai che alzeranno pur senza avere la soluzione confortante per nessuno. Probabilmente non sanno nemmeno loro come quel certificato di nascita andrebbe compilato. .
Quello che so è che Sua Eminenza e sodali ampiamente intesi non si sono mai occupati dei bambini cui è negato il certificato di nascita.
Un autorevole personaggio dell’allegra compagnia da me interpellato mi ha detto “Non mi occupo di procedure, ma di valori”.
Gli ho risposto: “E io mi occupo di procedure ma non di ipocriti perché non li sopporto.”.
E persisto nella mia intolleranza.
PS: Per correttezza devo dire che neppure le chiese protestanti si sono occupate del certificato di nascita negato. Riconosco però che hanno una lieve giustificazione nella loro debolezza contrattuale nel panorama italiano.
Presto ci sarà il Sinodo della chiesa valdese. Sarebbe bello avesse qualche cosa da dire o spero troppo?