Segnalazione
Dal 28 gennaio scorso l’utilissimo sito della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni ha reso disponibili nell’area Dossier del sito simmweb (raggiungibile anche da qui) i collegamenti con le schede riassuntive dei dati Istat e dei rapporti Caritas Migrantes dal 2005 ad oggi.
Per chi sia interessato a ragionare con il sostegno della statistica questo spazio rappresenta veramente una risorsa.
La registrazione delle nascite e la chiesa anglicana.
Traduco dal sito www.eni.ch (Ecumenical News International – PO Box 2100 – CH – 1211 Geneva 2 – Switzerland) e di seguito riporto il testo inglese per chi volesse la certezza della notizia.
La rete anglicana promuove la campagna per la registrazione delle nascite.
Nelle nazioni industrializzate il certificato di nascita è dato per scontato anche se viene considerato una noiosa burocrazia. Ma nel mondo sviluppato l’esistenza di questo documento può fare la differenza fra la piena partecipazione ai diritti di cittadinanza o la semplice sopravvivere.
Per questo la Rete Internazionale della Famiglia Anglicana (IAFN) ha lanciato una campagna mondiale per la registrazione delle nascite.
La rete chiede alle chiese anglicane di associarsi con i governi e altri enti per garantire che i bambini nati nel 2012 e negli anni seguenti vengano registrati.
La IAFN ha affermato in un recente documento “Pià che una formalità legale, la registrazione delle nascite apre la porta alla scolarizzazione e alle cure mediche. Senza tale documento le persone non possono essere in grado di ottenere un passaporto, comprare una casa o un terreno, o sposarsi”,
Anglican network starts campaign for birth registrations
(ENInews)–In industrialized nations, a birth certificate is taken for granted, even regarded as a bit of tedious bureaucracy. But in the developing world, the existence of such a record can mean the difference between full participation in citizenship, or barely living. That’s why the International Anglican Family Network (IAFN) has launched a global campaign to register births. The network is calling on Anglican churches to partner with government and other agencies to ensure that babies born in 2012 and after are registered. “More than just a legal formality, birth registration opens the door to education and healthcare,” the IAFN said in a recent news release. “Without it, people may not be able to obtain a passport, own a house or land, or marry.” [555 words, ENI-12-0040]
Per quanto il nostro paese possa vivere un periodo di sofferenza non può considerarsi economicamente sottosviluppato ma sembra vivere in un pesante clima di sottosviluppo culturale.
Questo blog conosce bene (sono più di tre anni che ospita notizie e considerazioni in proposito) il problema della registrazione anagrafica e sa che per due anni una normativa razzista ha impedito il matrimonio alle coppie uno dei cui membri fosse privo del permesso di soggiorno, tanto che solo il coraggio di pochi che hanno denunciato questa vergogna ha permesso alla corte costituzionale di cancellare la norma proibizionista.
E’ rimasto però in legge il vincolo che vuole la presentazione del permesso di soggiorno per registrare la nascita di un proprio figlio. Che questo vincolo sia praticamente aggirato con strumenti burocratici di livello inferiore alla legge e quindi sia possibile registrare le nascite non basta a chi si consideri cittadino responsabile.
Lo scorso mese di novembre è stata presentante in parlamento una proposta di legge finalizzata a porre rimedio alla situazione (questo blog ne ha scritto il 2 dicembre scorso e non solo) ma in parlamento nulla ancora si è mosso.
Potremmo provare a ricorrere alla chiesa anglicana, certamente minoritaria in Italia ma, dato che quella maggioritaria si segnala per un indecente silenzio in proposito. usiamo degli strumenti che si rendono disponibili!