26 marzo 2017 – Cominciando dall’immagine. 2

Per non ignorare e per non dimenticare

Questa mattina avevo riportato la fotografia di un verbale della Polizia di Stato di Ventimiglia che, muovendo dal sito dell’associazione Antigone, gira su facebook.
Mi rendevo conto che il documento è quasi illeggibile ma mi sono impuntata e trascriverlo (almeno nei passaggi pertinenti) perché lo trovo tanto interessante da ritenere doveroso contribuire a diffonderne la lettura (e che la mia trascrizione non sia un falso può essere verificato da chiunque la confronti con il documento che si trova nel post di sotto, se riesce a farlo rispettando gli occhi. I miei protestano un po’). Eccolo:

POLIZIA DI STATO
Questura di Imperia
Commissariato di PS di Ventimiglia

Oggetto: Verbale di identificazione e dichiarazione o elezione di domicilio – nomina difensore    (ai sensi dell’Art. 349, 161 e 96 c.p,p, a carico di segue nome e cognome ( che ovviamente non  trascrivo) e la nota

identificato tramite C.I. Francese

L’anno 2017 il giorno 20 del mese di marzo alle ora 19,45 in parcheggio S: Antonio, via Tenda (Ventimiglia) innanzi a noi sottoscritti UFF.li/ AG.ti di P.S. tutti appartenenti al suindicato Ufficio, in data 20/03/2017 a disposizione della Questura di Imperia, è presente il nominato in oggetto il quale conferma le generalità sopra dichiarate (in relazione al documento non sussistono dubbi circa l’autenticità), previo avvertimento delle conseguenze cui si espone chi le rifiuta o le dà false, e conseguentemente viene avvertito che verrà segnalato in stato di libertà alla competente A.G., in quanto indagato per aver somministrato senza autorizzazione cibo ai migranti, art. 650 C.P. contravvenendo a un’ordinanza del sindaco di Ventimiglia. In ordine a tale procedimento l’indagato dichiara di non avere difensore di fiducia, per cui gli viene nominato d’ufficio l’avv. (seguono generalità dell’avvocato) del Foro d’Imperia. (Segue dichiarazione del domicilio e tutto è regolarmente firmato)

Commenti miei

Di solito ne scrivo. In questo caso li ritengo superflui.
Il documento si commenta da sé.

Un favore:
Chi lo leggerà su fb, dove lo riprenderò, NON scriva ‘mi piace’ anche se su fb è una convenzione diffusa … a meno che non si voglia predisporre una rappresentazione della storia del conte Ugolino, nuova edizione di dantesca memoria.

26 Marzo 2017Permalink

19 marzo 2017 – Quando un documento di identificazione è un’arma impropria

 

Spero leggano la notizia che ricopio anche coloro che non si sono mai voluti occupare della legge che dal 2009 nega il certificato di nascita ai figli dei migranti non comunitari irregolari. Tanto è successo a una studentessa modello neolaureata che “esiste”.
Cosa è accaduto, accade e accadrà ai fantasmi per legge?

Studentessa modello premiata a Montecitorio, ma non entra perché immigrata

Ilham Mounssif, 22 anni, vive in Italia da quando ne aveva due: ha ricevuto il riconoscimento nell’aula dei gruppi parlamentari, ma non ha potuto assistere alla seduta della Camera perché ha passaporto del Marocco

ROMA – Italiana per ricevere un premio ai nostri migliori neolaureati e per rappresentarci alle simulazioni dell’Assemblea delle Nazioni unite del Rome Mun 2017, ma extracomunitaria per una delle commesse della Camera dei Deputati. Quanto è successo giovedì scorso a Ihlam Mounssif, nata in Maroccco 22 anni fa ma italianissima, anzi “sarda” come ama definirsi, è paradossale. Ihlam era a Montecitorio, nell’aula dei gruppi parlamentari, per ricevere il premio che la fondazione Italia-Usa destina ai neolaureati più brillanti nelle discipline di interesse dell’ente. Laureata in scienze politiche, indirizzo relazioni internazionali con 110 e lode Ihlam racconta con orgoglio: “Eravamo ben cinque sardi ad essere premiati e finita la cerimonia volevo visitare il simbolo della nostra democrazia, un’occasione da non perdere visti i miei studi”. Insieme a un’amica è quindi andata all’ingresso principale di piazza del Parlamento, dove dietro presentazione di un documento e compilazione di un modulo è possibile essere ammessi ad assistere alle sedute. “La commessa – racconta la giovane – dopo una breve consultazione telefonica mi ha detto che poiché ho il passaporto di un Paese extraeuropeo non potevo entrare, specificando che la regola non riguarda me in quanto marocchina ma anche i cittadini americani. Ci sono rimasta malissimo, la mia amica ha deciso a quel punto che non sarebbe entrata neanche lei. Per quanto mi riguarda – osserva – è stata una delle tante ingiustizie e assurdità del nostro Paese, che non ci riconosce come cittadini, è la prova che la legge va approvata al più presto. Sono arrivata in Sardegna dal Marocco quando avevo due anni, mi sono laureata a Sassari, amo l’isola dove vivo con la mia famiglia. Credo in un’Italia migliore e sogno di rappresentarla. Non sopporto più che la mia vita e quella di tanti come me dipendano dalla decisione di una classe politica che inspiegabilmente vuole ignorarci”. Quanto accaduto non è stato però ignorato dalla presidente della Camera Laura Boldrini, che saputo da Repubblica della storia di Ihlam, ha subito chiesto di verificare l’accaduto. La Camera sta così accertando sulla base di quale disposizione del regolamento è stato negato l’accesso alla giovane. Intanto,  però, già questa mattina Ihlam sarà ospite della presidente Boldrini in occasione di “Montecitorio porte aperte”. “Non vedo l’ora – ha detto ieri Ihlam – sarò nel luogo dove si esprime al massimo la nostra Costituzione”.

 

FONTE: http://www.repubblica.it/cronaca/2017/03/19/news/studentessa_modello_premiata_a_montecitorio_ma_non_entra_perche_immigrata-160884533/?ref=RHPPBT-BH-I0-C4-P1-S1.4-F4

19 Marzo 2017Permalink

18 marzo 2017 – Dare un nome alle cose. 2

 Dopo l’articolo di David Gabrielli, pubblicato il 16 marzo

Un cardinale e una vittima di pedofilia

5/03/2017 Müller a Collins: Basta col cliché delle resistenze curiali al papa

Il prefetto dell’ex Sant’Uffizio sul caso delle dimissioni dalla commissione anti-pedofilia: «non posso capire che si parli di mancanza di collaborazione»

Andrea Tornielli   Città Del Vaticano

La replica alle dichiarazioni di Marie Collins e alla sua decisione di lasciare la commissione vaticana per la Tutela dei minori in polemica con alcuni uffici a suo dire restii nell’applicare alcune indicazioni anti-pedofilia è arrivata dal Prefetto dell’ex Sant’Uffizio, il cardinale Gerhard Ludwig Müller. Intervistato dal Corriere della Sera, il porporato ha dichiarato: «Non posso capire che si parli di mancanza di collaborazione».

Müller ha detto di non aver mai incontrato la Collins, «ma naturalmente sono pronto, nulla lo impedisce». E ha continuato: «Penso si dovrebbe mettere fine a questo cliché, l’idea che ci sia da un lato il Papa che vuole la riforma e dall’altro un gruppo di resistenti che vorrebbero bloccarla. Fa parte della nostra fede cattolica e dell’ethos del lavoro della Curia romana di sostenere la missione universale del Papa, a lui affidata da Gesù Cristo».

Il cardinale ha quindi spiegato che «il compito della Commissione è molto diverso da quello della Congregazione. Quest’ultima fa i processi canonici ai chierici accusati dei delitti più gravi. Lo scopo è differente ma la Congregazione ha collaborato alla costituzione della Commissione». E a proposito dei cambiamenti di procedura suggeriti dalla commissione e non accettati dalla Congregazione, ha spiegato: «Non so di questi presunti episodi. La Commissione ha solo inoltrato una richiesta formale chiedendoci di scrivere lettere alle vittime per mostrare la vicinanza della Chiesa alla loro sofferenza. Ma quest’atto della cura pastorale è un compito dei vescovi nelle loro chiese particolari e dei superiori generali degli istituti religiosi, che sono più vicini».

«Se c’e una decisione del Papa o la consegna di un compito specifico – ha continuato il Prefetto – non ci sono resistenze. La Congregazione ha il compito di fare un processo canonico. Il contatto personale con le vittime è bene sia svolto dai pastori del luogo. E quando arriva una lettera, chiediamo sempre al vescovo che sia lui ad avere cura pastorale della vittima, chiarendole che la Congregazione farà tutto il possibile per fare giustizia. È un malinteso che questo dicastero, a Roma, possa occuparsi di tutte le diocesi e ordini religiosi nel mondo. Non si rispetterebbe il principio legittimo dell’autonomia delle diocesi e della sussidiarietà».

Quanto all’annunciato «tribunale dei vescovi», che avrebbe dovuto iniziare a lavorare presso l’ex Sant’Uffizio occupandosi degli insabbiamenti e delle sottovalutazioni a carico dei responsabili delle diocesi, Müller ha dichiarato: «Si è trattato di un progetto, ma dopo un dialogo intenso fra vari dicasteri coinvolti nella lotta contro la pedofilia nel clero si è concluso che per affrontare eventuali negligenze delittuose dei vescovi abbiamo già la competenza del dicastero per i vescovi, gli strumenti e i mezzi giuridici. Inoltre il Santo Padre può sempre affidare un caso speciale alla Congregazione».

14/03/2017 Prevenzione della pedofilia, Collins risponde al cardinale Mueller

Sul National Catholic Reporter la replica della vittima di abusi al Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede dopo le dimissioni dalla Commissione pontificia

Iacopo Scaramuzzi Città del Vaticano

Marie Collins, donna irlandese che da bambina è stata abusata sessualmente da un sacerdote, controreplica punto per punto, in un intervento pubblicato dal National Catholic Reporter, all’intervista che il cardinale Gerhard Ludwig Mueller, prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, aveva dato per rispondere a sua volta alle accuse che Collins aveva indirizzato al suo dicastero nel momento di dimettersi dalla Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori.  

Primo, il cardinale Mueller aveva affermato di «non poter capire che si parli di mancanza di collaborazione» tra la Commissione per la Tutela dei Minori e l’ex Santo Uffizio, e Collins ricorda che «nel 2015 sono state inviate alla sua congregazione inviti da alcuni dei gruppi di lavoro della commissione che chiedevano la partecipazione di un rappresentante ai successivi incontri a Roma per discutere questioni di reciproco interesse» e la congregazione declinò tali inviti facendo sapere che erano possibili solo comunicazioni scritte. Solo nel settembre 2016 un rappresentante della Congregazione per la Dottrina della Fede ha partecipato agli incontri e «la discussione è stata molto utile, spero per la congregazione così come per la commissione».

Secondo, Mueller aveva detto che «in questi ultimi anni c’è stato un contatto permanente» tra il Dicastero e la Commissione: «Non so che forma abbia preso questo contatto permanente», replica Collins secondo la quale i membri della Commissione non hanno avuto riscontro di «alcun risultato positivo» di un tale contatto.

Il Porporato tedesco aveva sottolineato che un collaboratore della Congregazione «fa parte» della Commissione, e Collins precisa che va utilizzato il verbo al passato poiché Claudio Papale «ha cessato il suoi coinvolgimento nella commissione nel 2015 (sebbene ai membri della commissione le sue dimissioni non sono state rese note sino al maggio 2016)».

Collins si sofferma poi lungamente su quanto affermato dal cardinale Mueller in merito a un nuovo tribunale per i vescovi negligenti di fronte alle denunce a un sacerdote pedofilo, ossia che si trattava solo di un «progetto» che è poi stato accantonato in seguito a «un dialogo intenso fra vari dicasteri coinvolti nella lotta contro la pedofilia nel clero»: «Era solo un progetto, dice?», domanda la donna irlandese, ricordando la dichiarazione vaticana del 10 giugno 2015 circa «l’istituzione di una nuova Sezione Giudiziaria all’interno della Congregazione per la Dottrina della Fede e la nomina di personale stabile che presterà servizio nel Tribunale Apostolico» e l’approvazione dalla proposta da parte del Papa che aveva altresì autorizzato «affinché siano fornite risorse adeguate per conseguire questi fini». Rilevando che nelle discussioni tra dicasteri la Commissione non è stata coinvolta, Marie Collins afferma: «Vorrei ringraziarla, eminenza, per confermare con le sue parole che la mia affermazione circa il tribunale era vera. La commissione pontificia l’ha proposto, il consiglio dei cardinali e il Papa l’hanno approvato, e poi è stato respinto dalla sua congregazione». La donna domanda poi al Porporato perché, se gli strumenti già ci sono, «nessun vescovo è stato ufficialmente e in modo trasparente sanzionato o rimosso per la sua negligenza: se non è mancanza di norme, è mancanza di volontà?».

Marie Collins poi risponde con molti dettagli all’affermazione di Mueller che, in risposta a due episodi citati dalla stessa donna nel motivare le proprie dimissioni, un «cambiamento di procedura» nella cura delle vittime e una «richiesta di collaborazione», entrambi «rifiutati» dall’ex Sant’Uffizio, aveva detto: «Non so di questi presunti episodi». Quanto alla prima, ossia la richiesta che la Congregazione rispondesse a ogni lettera ricevuta da una vittima di abusi, Collins afferma, tra l’altro: «Sembra che la preoccupazione che un vescovo locale possa sentirsi non rispettato (se una congregazione romana lo scavalca rispondendo a una vittima della sua diocesi, ndr) ha molto più peso della mancanza di rispetto nei confronti di un sopravvissuto». Quanto al secondo punto, ossia la richiesta della commissione di cooperare alle linee-guida per la salvaguardia dei bambini, «può essere», afferma Collins, che la stessa Commissione «è percepita come esperti “esterni” che usurpano quella che il dicastero considera una propria area di responsabilità: in tal caso, non si potrebbe superare il problema con una franca discussione» nel nome della tutela dei bambini?

Marie Collins respinge, ancora, l’affermazione del Cardinale Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, secondo il quale «le lamentele si fondano su un malinteso riguardo al nostro vero compito», sottolineando che la richiesta di una risposta alle lettere dei sopravvissuti era niente altro che per una «conferma che la lettera era stata ricevuta e avrebbe ricevuta la debita attenzione» in modo che la vittima di abusi che l’aveva scritta non si sentisse «ignorato».

Settimo, ultimo e «più personale» punto della precisazione di Marie Collins, in risposta alla affermazione di Mueller, «non ho mai avuto prima l’occasione di incontrarla», la donna ricorda una cena a Dublino dopo la propria nomina nella Commissione assieme ad altri officiali della Congregazione per la Dottrina della Fede.

Marie Collins, infine, precisa che tutto quello che la commissione desidera è di «migliorare la protezione dei bambini e degli adulti vulnerabili dovunque nel mondo ci sia la Chiesa cattolica» e «anziché tornare indietro in un atteggiamento di negazione e offuscamento, quando una critica come la mia viene sollevata il popolo della Chiesa merita una spiegazione appropriate. Abbiamo tutti il diritto di trasparenza, onestà e chiarezza. I malfunzionamenti non possono più essere tenuti nascosti dietro le porte chiuse dell’istituzione. Ciò accade solo fintantoché coloro che conoscono la verità vogliono continuare a rimanere in silenzio».  Firmato, Marie Collins, ex membro della Commissione pontificia per la Tutela dei Minori.

FONTI: http://www.lastampa.it/2017/03/14/vaticaninsider/ita/vaticano/prevenzione-della-pedofilia-collins-risponde-al-cardinale-mueller-iGWy1vikV222XeoiXPHanL/pagina.html?utm_source=dlvr.it&utm_medium=twitter

18 Marzo 2017Permalink

16 marzo 2017 – Dare un nome alle cose

Ricopio l’articolo pubblicato sul mensile Confronti  – marzo 2017

Pedofilia del clero, “peccato” o “delitto”?   di David Gabrielli

Chi violenta un minore non “offende” solo la castità (come dice il catechismo) ma compie un vero e proprio “delitto”.

La questione della pedofilia del clero cattolico rimbalza, da qualche tempo, sulle prime pagine dei giornali, ed è tema di libri di successo. Essa – la violenza sessuale su bambini e adolescenti (seppure per questi si dovrebbe parlare di efebofilia) – non è affatto una “esclusiva” del clero; avviene soprattutto in famiglia, o col “turismo sessuale” in paesi esotici, praticata da gente che svolge le professioni più variegate e, di norma, è coperta da un’insuperabile omertà. Tristissimo fenomeno sul quale di solito si tace.

Venendo poi al clero, la pedofilia non è “caratteristica” di quello cattolico, perché tocca egualmente ecclesiastici di altre confessioni. In ambito cattolico, infine, la quantificazione del fenomeno varia da paese a paese. Grosso modo, si può prendere come punto di riferimento quanto nel 2009 affermava il cardinale brasiliano Cláudio Hummes, allora prefetto della Congregazione per il clero: «In alcune diocesi la pedofilia coinvolge il 4% del clero». Dunque, una piccola minoranza. Sarebbe perciò sommamente ingiusto considerare la pedofilia una peste che infetta l’intero clero. Ma, quand’anche si trattasse di un solo caso, sarebbe tremendo per chi, per missione, annunzia l’Evangelo.

Da qui il clamore suscitato da casi come quelli della diocesi di Boston, rigorosamente descritti dal film Spotlight: per l’opinione pubblica cattolica statunitense, che in generale ha un’alta stima del prete, è stato uno shock apprendere che un sacerdote (parroco o educatore), al quale dai genitori con fiducia totale era stato affidato un ragazzo/a, ha compiuto su questi/a violenza sessuale. Il cardinale arcivescovo, Bernard F. Law (dimessosi nel 2002), era a conoscenza del “vizietto” di alcuni preti pedofili ma, invece di denunciarli, li aveva spostati da una parrocchia all’altra, ove essi avevano seguitato a violentare adolescenti. E la Santa Sede, alla quale infine dalle diocesi arrivavano le segnalazioni? Fin quasi alla fine del secolo scorso, i casi di preti pedofili erano trattati con riserbo massimo: l’urgenza, però, non era quella di difendere le vittime, ma di coprire lo scandalo perché il “buon nome” della Chiesa non fosse macchiato.

Tuttavia, l’eco suscitata, soprattutto in Nordamerica, da alcuni casi, e dai risarcimenti milionari che alcune diocesi hanno dovuto sborsare per cause portate in tribunale, ha costretto il Vaticano a cambiar rotta: e da Giovanni Paolo II in poi la questione è stata affrontata di petto, sia pure non senza ritardi e contraddizioni. «Tolleranza zero per i preti pedofili»: questo, ora, il principio che guida l’azione vaticana, per estirpare un comportamento malefico che Francesco ha definito «mostruosità assoluta e orrendo peccato».

E, per il passato, un colpo di spugna? Così è accaduto in molti paesi; ma vi sono eccezioni. Le Conferenze episcopali del Canada (e, qui, anche la Chiesa anglicana), dell’Irlanda, della Francia e della Svizzera hanno fatto un pubblico “mea culpa”, seppure non sempre con adeguata franchezza. I vescovi d’Oltralpe hanno costituito una “Commissione nazionale indipendente” per occuparsi della pedofilia del clero, composta di magistrati, psicologi e familiari delle vittime. E, in Svizzera, il 5 dicembre nella basilica di Valère (Sion) i vescovi hanno organizzato una giornata di penitenza in espiazione «degli abusi sessuali [dei preti], del silenzio e della mancanza di aiuto alle vittime»; e, per indennizzare i reati “prescritti”, hanno istituito un fondo di cinquecentomila franchi.

E in Italia? Qui la Conferenza episcopale sembra partire dal presupposto che «da noi non è come altrove», ipotesi minimalista smentita da molti fatti. Per smuovere tale imbarazzante status quo il movimento riformista cattolico “Noi siamo Chiesa” ha suggerito ai vescovi: 1) l’istituzione di una Commissione come quella pensata dai francesi, e una “giornata nazionale di penitenza”; 2) una riflessione autocritica sul passato, e il riconoscimento che sono insufficienti le “Linee guida” stabilite dalla Cei nel 2012 e ’14; 3) l’impegno di denunciare alla magistratura i fatti sicuri.

Stella polare per la Cei non può essere semplicemente il Catechismo cattolico, che definisce lo “stupro” su minori una “offesa contro la castità” (n. 2356); deve essere il Codice italiano, per il quale la violenza sessuale su minori è un “delitto” contro la persona.

Fonte: http://www.confronti.net/confronti/2017/02/pedofilia-del-clero-peccato-o-delitto/

Una considerazione finale Nel 1966 Franca Viola, rifiutando il matrimonio riparatore, dimostrò quanto potesse la dignità di una giovane donna nello svelamento della caratteristica fondamentate della violenza sessuale, reato contro la persona e non (come voleva il ‘codice Rocco) contro la moralità pubblica e il buon costume. Passarono 30 anni perché questo principio diventasse legge (15 febbraio 1996 n. 66. Norme contro la violenza sessuale). Ora David Gabrielli segnala, a conclusione del suo articolo, una ambiguità del catechismo della chiesa cattolica che ci riporta a un dibattito purtroppo sempre necessario….

Fonte: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/02/15/approvata-la-legge-sulla-violenza-sessuale.html

Storia della legge sullo stupro
http://www.zeroviolenza.it/component/k2/item/4255-storia-della-legge-sullo-stupro

16 Marzo 2017Permalink

3 marzo 2017 – Un corso di falegnameria per richiedenti asilo

Ricevo dal dr. Guglielmo Pitzalis (responsabile Gruppo Immigrazione Salute Friuli-Venezia Giulia (GrIS  Fvg) unità operativa territoriale della SIMM (Società Italiana Medicina Migrazioni) la notizia che pubblico nella speranza che il corso di falegnameria abbia permesso ai richiedenti asilo del Centro Accoglienza Cavarzerani (Udine) non solo di aver occupato il loro tempo nel clima di dignità che chiedono ma anche di aprirsi a una speranza di futuro.
E soprattutto spero che la presenza dei rappresentanti istituzionali alla consegna dei diplomi li aiuti a costruire i modi della loro responsabilità nelle politiche di migrazioni e non sia un mero fatto formale.
E voglio ancora sperare che l’efficienza nella cura delle pratiche burocratiche non riduca il centro a un limbo di munga durata.

MIGRANTI: A UDINE I PRIMI DIPLOMI DI FALEGNAME

Sono stati consegnati ai richiedenti asilo ospiti del centro di accoglienza Cavarzerani di Udine i diplomi di falegname a seguito dei corsi frequentati da chi ne ha fatto richiesta.
“Si tratta di un’iniziativa sperimentale e unica nel suo genere – ha commentato l’assessore regionale alla Solidarietà, Gianni Torrenti, rivolgendosi ai ragazzi che hanno sostenuto il corso – e il successo del vostro risultato sarà un esempio di impegno per tutti i compatrioti”.
Il corso di falegname, cui seguiranno altri da elettricista, muratore e idraulico, è stato molto seguito dai richiedenti asilo che hanno messo in mostra le prime creazioni: attaccapanni, panche, tavoli e oggetti di uso quotidiano.
“Sono molto soddisfatto di questo primo risultato – ha aggiunto l’assessore – ma auspico che a questo impegno materiale segua uno di tipo più intellettuale legato all’apprendimento della lingua italiana, condizione ottimale per raggiungere una più facile integrazione”.
Alla consegna dei diplomi erano presenti anche il prefetto di Udine, Vittorio Zappalorto, il sindaco Furio Honsell, i rappresentanti della Croce rossa e il presidente della Confartigianato regionale, Graziano Til

3 Marzo 2017Permalink

1 marzo 2017 – Calendario di marzo

.1 marzo1968 –   La “Battaglia di Valle Giulia” dà inizio al ’68 italiano
2 marzo 1956 –   Il Marocco dichiara l’indipendenza dalla Francia
4 marzo 2005  –  Iraq. Soldati Usa uccidono Nicola Calipari
6 marzo 1975  –   Italia: La maggiore età viene abbassata da 21 a 18 anni .
6 marzo 2012 –    Giornata europea dei Giusti istituita dal Parlamento Europeo
6 marzo 2016 –    Muore Ray Tomlinson. Ideò l’e mail e creò @
7 marzo 1991 –    Arrivo a Brindisi della prima migrazione di albanesi
8 marzo –             Giornata mondiale della donna
10 marzo 1946 –  In Italia le donne votano per la prima volta  (Nota 1)
10 marzo 1987 –  L’ONU riconosce il diritto di obiezione di coscienza alle armi
10 marzo 2004 –   Attentato di Atocha, Spagna
11  marzo 2011 –  Fukushima, Giappone. Terremoto e incidente alla centrale
………………………… nucleare.
11 marzo 2017  –  Inizio della festa ebraica di Purim
12 marzo 2013 –  Morte di Teresa Mattei
13 marzo 1983 –  Assassinio di Marianella Garcia Villas in Salvador
13 marzo 2013 –  Elezione papa Francesco
14 marzo 1879  –  Nascita di Albert Einstein
14 marzo 1883 –   Morte di Karl Marx
15 marzo 1545 –  Apertura del Concilio di Trento
15 marzo 1976  –  Nasce la trasmissione Prima Pagina. Il primo giornalista
…………………………..che la  condusse fu Ruggero Orlando
15 marzo 1990 –   Michail Gorbačëv viene eletto presidente dell’Unione Sovietica
15 marzo 2011 –   Primi segnali del conflitto siriano
16 marzo 1978 –  Rapimento di Aldo Moro
16 marzo 2003 –   Morte di Rachel Corrie, schiacciata da una ruspa
…………………………..israeliana a Rafah, striscia di Gaza.
17 marzo 1981 –   Ritrovamento della lista dei membri della P2 [2]
18 marzo 1871 –   Inizia la Comune di Parigi
18 marzo 1962 –  Termina la guerra d’Algeria
18 marzo 2015  –  Attentato al museo del Bardo – Tunisi
18 marzo 2016  –  Bruxelles – Arresto di Salah Abdeslam (membro del
…………………………..commando terrorista. responsabile degli attacchi di
………………………….. Parigi del 13-11- 2015.
19 marzo 1994 –  Assassinio don Peppino Diana
19 marzo 2002 –   Assassinio di Marco Biagi
20 marzo 1930 –  Gandhi inizia la “marcia del sale”
20 marzo 1994 –   Omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin
21 marzo               Nowruz – Capodanno persiano
21 marzo –            Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle
………………………….vittime delle mafie.
21 marzo –            Giornata contro la discriminazioni razziale
21 marzo 1960 –   Massacro di Sharpeville – Sud Africa
21 marzo 2014 –   Putin firma l’annessione della Crimea alla Russia
22 marzo-             Giornata mondiale dell’acqua
22 marzo 2015 –   Strage di Bruxelles
22 marzo 2017 –   Londra. Attacco al Parlamento
24 marzo 1944 –   Strage delle fosse ardeatine
24 marzo 1976 –   Golpe in Argentina
24 marzo 1980 –   Assassino di mons. Oscar Romero in Salvador
24 marzo  2017 –   Donald Trump non riesce a smantellare l’Obama care
25 marzo 1957 –   Firma dei Trattati di Roma [3]
25 marzo 1970 –   Radio libera di Danilo Dolci (fu chiusa dopo 20 ore)
26 marzo 1996 –   notte 26/27 marzo, rapimento monaci trappisti di Tibhirine [4]
27 marzo 1958  –  Nikita Kruscev diventa primo ministro dell’URSS
27 marzo 1985 –  Assassinio di Ezio Tarantelli
28 marzo 1958 –  La Cina scioglie il governo del Tibet
29 marzo 1973 –  Fuga dei soldati americani dal Vietnam
29 marzo 2013 –  Morte di Enzo Jannacci
29 marzo 2017 –  La Camera approva la legge “Disposizioni in materia di misure di
………………………… protezione dei minori stranieri non accompagnati”.
30 marzo 2016 –   Il male del mondo. Conferenza stampa dei genitori di
……………………………Giulio Regeni nella Aula Nassiriya del Senato [5]
31 marzo 2005 –   USA morte di Terry Schiavo, in coma vegetativo da 15 anni
31 marzo 2015  –   Morte di Franz JoseF Mǖller, ultimo superstite del gruppo de La
……………………………Rosa Bianca

NOTE:

[1]  Era il 10 marzo del 1946 e alle elezioni amministrative per rinnovare 436 comuni anche le italiane che avevano compiuto i 21 anni poterono esprimere il loro voto. Si trattò delle prime elezioni amministrative libere dopo il Fascismo. In quello stesso giorno un decreto introduceva anche il diritto all’elettorato passivo e un gruppo di donne veniva eletto all’Assemblea Costituente. Il 2 giugno dello stesso anno le donne furono chiamate al voto per il referendum che avrebbe sancito la fine della monarchia e l’inizio della Repubblica. Un percorso tortuoso che trova un momento significativo nel 1877, quando Anna Maria Mozzoni, pioniera del nostro femminismo, presenta al Parlamento la prima petizione a favore del voto femminile. See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/media/Settant-anni-fa-le-donne-italiane-votavano-per-la-prima-volta-51c8853c-490a-41f1-9484-d6df51888eea.html

[2] . 17 marzo 1981 nella villa di Gelli viene ritrovata la lista dei membri della P2 Della questione si occuperà l’on. Tina Anselmi a partire dal 1981nella sua veste di presidente della Commissione d’inchiesta sulla loggia massonica P2, che terminò i lavori nel 1985. La relazione finale fu approvata dalla stessa commissione il 3 luglio

[3] Trattati istitutivi della Comunità economica Europea (CEE) e della Comunità europea dell’energia atomica (TCEEA).
Firme: Sua maestà il re dei belgi, il Presidente della Repubblica Federale di Germania, il Presidente della Repubblica Francese, il Presidente della Repubblica Italiana,  sua altezza reale la Granduchessa del Lussemburgo, sua maestà la Regina dei Paesi Bassi.
https://it.wikisource.org/wiki/Trattato_che_istituisce_la_Comunità_economica_europea_-_Trattato,_Roma,_25_marzo_1957/Trattato

[4] Il testamento del priore:   http://www.pietroichino.it/?p=11286

[5]  http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2016/03/29/regeni-parlano-i-genitori.-conferenza-stampa-al-senato-con-luigi-manconi_6b442870-6ad0-4a8d-b065-a573e5cc8e02.html

1 Marzo 2017Permalink

24 febbraio 2017 – Il peso delle parole, dette e taciute.

Parole dette Riporto di seguito la notizia della condanna che il tribunale di Milano ha inferto alla Lega Nord per aver usato l’espressione clandestini cui riconosce un «carattere discriminatorio e denigratorio».

23/02/2017  “La parola clandestini è denigratoria”, condannata la Lega Nord Chiara Baldi

Sentenza del tribunale di Milano: sanzione di 10 mila euro per dei manifesti affissi a Saronno

La parola “clandestini” è discriminatoria. È quanto ha stabilito ieri una sentenza della prima sezione civile del Tribunale di Milano, che ha condannato la Lega Nord al pagamento di diecimila euro (5mila per il partito nazionale e altrettanti per quello cittadino di Saronno, in provincia di Varese).

Lo scorso aprile, infatti, il partito del sindaco Alessandro Fagioli – che è alla guida della città varesotta dal giugno 2015 – aveva tappezzato le strade di Saronno di manifesti su cui campeggiavano frasi contro i profughi: nel comune di Fagioli, secondo una richiesta della Caritas, sarebbero infatti dovuti arrivare 32 migranti, che sarebbero stati alloggiati nella ex sede distaccata del liceo G.B Grassi, in via Bruno Buozzi. Ma poiché lo stesso Fagioli si era detto contrario – dichiarando che «non voleva africani maschi vicino alle scuole» – i profughi in città non sono mai arrivati.

La sentenza del giudice Martina sottolinea «il carattere discriminatorio e denigratorio dell’espressione clandestini». Ma ancora più importante è il fatto che questa sentenza potrebbe creare un precedente importante, dal momento che nel partito di Matteo Salvini non manca l’abitudine a chiamare “clandestini” i profughi. A partire proprio dal segretario del Carroccio.

Il processo era stato intentato dall’associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) e dal Naga, che da 30 anni a Milano si occupa di difendere i diritti degli stranieri. Come spiegano gli avvocati dell’Asgi in una nota – pubblicata anche sul loro sito – «l’associazione dei termini clandestini (ossia di coloro che entrano/permangono irregolarmente nel territorio contravvenendo alle regole sull’ingresso e il soggiorno) e richiedenti asilo (ossia di coloro esercitano un diritto fondamentale ovvero quello di chiedere asilo in quanto nel loro paese “temono, a ragione, di essere perseguitati) oltre ad essere erronea ha una valenza denigratoria e crea un clima intimidatorio e ostile».

Secondo il tribunale di Milano a nulla vale invocare l’articolo 21 della Costituzione in materia di libertà di pensiero poiché «nel bilanciamento delle contrapposte esigenze – entrambe di rango costituzionale – di tutela della pari dignità, nonché dell’eguaglianza delle persone, e di libera manifestazione del pensiero, deve ritenersi prevalente la prima in quanto principio fondante la stessa Repubblica».

Per leggere la sentenza del tribunale di Milano:  ASGI + NAGA – BORGHI DAVIDE + 2 – TRIBUNALE DI MILANO – ORDINANZA DEL 22.2.2017

La storia di parole pensate per essere dette e taciute…fino a creare neonati fantasma.

La legge Turco Napolitano (Legge 6 marzo 1998, n. 40) prevedeva la necessità di presentare il permesso di soggiorno per i non comunitari che entrassero in Italia (art. 4 comma 1) ma faceva eccezione per i «provvedimenti riguardanti attività sportive e ricreative a carattere temporaneo e per quelli inerenti agli atti di stato civile o all’accesso a pubblici servizi». Nessuna modifica interveniva a seguito della legge Bossi Fini (legge 30 luglio 2002, n. 189) ma a peggiorare persino quella norma si impegnava l’allora ministro Maroni nel quadro del quarto governo Berlusconi. Il colpo di teatro fu la soppressione furbescamente non dichiarata, ma sostituita da una ridondante positiva accettazione, dell’espressione «e per quelli inerenti agli atti di stato civile». Alcuni dei risultati di questa norma vennero via via modificati se non cancellati dalla Corte Costituzionale. In particolare l’Alta Corte ha dichiarato illegittimo il divieto di contrarre matrimonio per gli stranieri in posizione irregolare (sentenza 245/211) ma nulla venne fatto per le registrazioni delle dichiarazione di nascita, ottenendo così di produrre per legge ***, ciò che non si può giustamente dire secondo il tribunale di Milano.

Alcuni giorni fa un gruppo di cittadini, consiglieri comunali di Udine e associazioni ha inviato alla stampa regionale e nazionale il comunicato che trascrivo e che fa il punto della situazione

Diritto al certificato di nascita

«La condizione di irregolarità amministrativa propria oggi delle persone  prive del permesso di soggiorno, mentre costruisce condizioni di significativa precarietà sociale, condanna nuovi nati in Italia, figli di sans papier, all’inesistenza  giuridica per legge. Infatti  una norma del cd. pacchetto sicurezza dell’allora ministro Maroni (legge 94/2009 art. 1 comma 22, lettera g) impone la registrazione della dichiarazione di nascita solo previa presentazione del permesso di soggiorno che, naturalmente, le persone irregolari non hanno, altrimenti non sarebbero tali.  Una circolare, emanata contestualmente alla norma introdotta nel 2009, afferma invece essere possibile la registrazione della dichiarazione di nascita senza necessità di modifica della legge. Noi invece, consapevoli che il certificato di nascita rappresenta il fondamento dell’esistenza riconosciuta giuridicamente, assicura un nome,  l’appartenenza familiare e la cittadinanza (oggi  quella dei genitori),

chiediamo

con urgenza una modifica della legge che non può essere sostituita dalla presenza di una circolare  che, per sua natura, può essere disapplicata.

Tanto ci impone la Convenzione ONU sui diritti del fanciullo, fatta a New York il 20 novembre 1989 e  ratificata dall’Italia con legge 27 maggio 1991, n. 176, che all’articolo 7 dichiara «Il fanciullo è registrato immediatamente al momento della sua nascita e da allora ha diritto ad un nome, ad acquisire una cittadinanza e, nella misura del possibile, a conoscere i suoi genitori ed a essere allevato da essi».

Nel corso degli anni ogni proposta di modifica non assicurò esito alcuno ma nel 2015 sembrò profilarsi una svolta: la Camera approvò la proposta di legge “Disposizioni in materia di cittadinanza” il cui art. 2 comma 3 corregge la norma del 2009. Trasmessa alla Commissione Affari Costituzionali del Senato il 13 ottobre 2015 come DDL 2092, dall’aprile dello scorso anno la proposta non è stata più inserita nell’ordine dei lavori.

Agli organi legislativi nazionali ma anche alle istituzioni locali, alle associazioni interessate e ai singoli cittadini e cittadine chiediamo un impegno consapevole affinché possa essere finalmente riconosciuto  dalla legge il diritto al certificato di nascita per tutti i bambini nati in Italia a prescindere dalla situazione giuridica dei genitori.»

Fonti di parole dette

http://www.lastampa.it/2017/02/23/edizioni/milano/la-parola-clandestini-denigratoria-condannata-la-lega-nord-T458dE7P0MtxLWBARbauzI/pagina.html

http://milano.repubblica.it/cronaca/2017/02/23/news/clandestini_lega_condanna_discriminazione_profughi-158956059/

https://www.avvenire.it/attualita/pagine/migranti-condannata-lega-manifesto-clandestini

FONTI di parole taciute

Per leggere le norme citate sopra con le modifiche via via introdotte , può essere utile leggere il Testo unico sull’immigrazione Decreto legislativo, testo coordinato, 25/07/1998 n° 286

http://www.altalex.com/documents/news/2014/04/08/testo-unico-sull-immigrazione-titolo-ii#titolo2

Sentenza della Corte Costituzionale  245/2011 http://www.cortecostituzionale.it/actionSchedaPronuncia.do?anno=2011&numero=245#

Interviene il  dialogo
Il 25 febbraio, il periodico on line ildialogo ha pubblicato questa pagina del blog
http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/norazzismo/notizie_1488054984.htm

24 Febbraio 2017Permalink

17 febbraio 2017 – Una giornata che ne richiama altre

Dal mio calendario del primo del mese:

17 febbraio 1600 – Roma – Rogo di Giordano Bruno, condannato per eresia

17 febbraio 1848 – Lettere Patenti, decreto con cui il re Carlo Alberto, concedeva i diritti civili ai valdesi e, successivamente, agli ebrei.

E, a proposito della seconda data, leggo una recente, buona notizia:

Valdesi ed ebrei, una storia di solidarietà

Nella sede dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane a Roma, il moderatore della Tavola valdese, pastore Eugenio Bernardini, ha incontrato la Presidente dell’UCEI, Noemi Di Segni, recentemente eletta alla guida dell’Unione delle comunità ebraiche italiane.

È stato un incontro molto cordiale in cui si è sottolineato il profondo legame esistente tra le due comunità, accomunate per lunghi tratti della loro vicenda storica da un destino, da valori e da impegni comuni. Si tratta infatti delle due uniche comunità religiose di minoranza presenti in Italia da molti secoli, perseguitate e ghettizzate prima, emancipate praticamente insieme nel 1848, finalmente riconosciute nell’Italia repubblicana con la stipula della prima Intesa (i valdesi) e della seconda (gli ebrei) in applicazione dell’articolo 8 della Costituzione.

Testimonianza di questa storia comune è la partecipazione congiunta di valdesi ed ebrei al falò che giovedì sera 16 febbraio, in piazza Castello a Torino, celebrerà per la prima volta in città l’anniversario della concessione delle Lettere Patenti, l’editto con cui nel 1848 Carlo Alberto assicurò ai valdesi i diritti civili e politici. Poche settimane dopo, a Voghera, il re estenderà l’editto anche alla comunità ebraica.

Una storia di solidarietà che si è rinsaldata durante le persecuzioni fasciste e le leggi razziali con l’ospitalità che molte famiglie valdesi diedero a famiglie ebree, nascondendone la loro identità e correndo così grandi rischi personali.

Oggi i terreni comuni di collaborazione riguardano l’impegno per una comprensione corretta e plurale della realtà religiosa del nostro Paese e per una libertà religiosa e di culto che sia reale e non solo dichiarata come principio.

FONTE: https://www.chiesavaldese.org/aria_articles.php?ref=487
17 Febbraio 2017Permalink