5 dicembre 2023 _ E dopo le note di ieri anche oggi il generale chiacchierato entra nel mio blog

Aggiungo a quanto scritto ieri  questa breve nota. Non mi sento di  trascrivere oltre le generalizie parole se non per una nota linguistica:
Oltre i concetti c’è un problema di vecchio linguaggio  : chi mai dice oggi ?mollaccioni smidollati?’
Una terminologia penosa che si unisce a tanto altro

Arrivato oggi a Palazzo Esercito per il periodo di affiancamento prima di assumere l’incarico assegnatogli di capo di Stato Maggiore delle Forze operative terrestri, al generale Roberto Vannacci – apprende l’ANSA – è stato notificato l’avvio dell’inchiesta formale nei suoi confronti, in seguito alla pubblicazione del suo libro ‘Il mondo al contrario’ . Il generale ha subito preso un mese di licenza “per motivi familiari”.

Si legge questo e altro con il primo link  (almeno per ora)

Si parla da anni di femminicidi, eppure le donne continuano a venire uccise. Mi sembra più importante evidenziare che siamo tutti uguali davanti alla violenza”, le parole del generale

Quello di G.C. “non mi piace chiamarlo femminicidio. Perché chiamare l’omicidio di una donna in modo diverso? Quindi l’assassinio di un tabacchino lo chiameremo commercianticidio? C’è in qualsiasi omicidio una matrice precisa”.

Si legge questo e altro con il secondo link (almeno per ora)

Ho ritenuto decente fermarmi qui: affido al mio blog una memoria che non voglio spegnere perché i fatti cui faccio riferimento (e quanto l’esame dei link può ancora consentire)  non finiranno con divagazioni generalizie.
Sono curiosa di conoscere l’effetto della formale inchiesta militare.
Scommetto con me stessa che non ne sapremo nulla. Ma siccome appartengo alla categoria  delle donne, vecchie con tendenze   femministe e scelte coerenti  che disgustano il generale  forse sono troppo maligna

 

https://www.leggo.it/schede/vannacci_promosso_inchiesta_libro_licenza_oggi_04_12_2023-7795959.html

https://tg24.sky.it/cronaca/2023/12/04/roberto-vannacci-dichiarazioni

 

5 Dicembre 2023Permalink

4 dicembre 2023 _ Un generale, una caserma, una parrocchia e non mancano sussurri ministeriali

La seconda notizia non è fresca ma la copio perché   è utile premessa alla prima .
Certamente  una accoglienza in parrocchia  è una pregevole nota nel curriculum del generale in questione. Se non lo  è agli effetti dell’inchiesta, certamente lo è per tranquillizzare chi si fosse sentito turbato dalla vicenda
Purtroppo questa mia non infondata considerazione non mi offre conforto  sul piano personale : ma si sa le vecchie signore  sono mentalmente  rigide e non vale la pena ascoltarle.
Per entrambe i link in calce

4 dicembre 2023  Generale Vannacci, avviata l’inchiesta dopo le polemiche per il libro

Il generale Roberto Vannacci, destinato a diventare capo di Stato Maggiore delle Forze operative terrestri, ha ricevuto la notifica dell’avvio dell’inchiesta formale nei suoi confronti, in seguito alla pubblicazione del suo libro “Il mondo al contrario”

«Né promosso, né retrocesso»

L’estate scorsa, in seguito alle polemiche causate dal suo libro autoprodotto Vannacci era stato avvicendato da comandante dell’Istituto geografico militare di Firenze. Ora sarà capo di Stato Maggiore del Comando delle forze operative terrestri dell’Esercito. «Non è stato né promosso né retrocesso», ha replicato il ministro della Difesa, Guido Crosetto alle polemiche dell’opposizione, precisando che il vertice dell’Esercito «ha deciso di affidargli uno dei ruoli che gli competevano per grado, esperienza e diritto, in attesa che il procedimento disciplinare faccia il suo corso».

27 novembre 2023   Vannacci a Udine per il suo libro, sit-in di protesta: “Non c’è diritto all’odio”

Dentro, Roberto Vannacci a presentare il suo libro; fuori, un sit in di protesta al grido di “Non c’è diritto all’odio”. E’ accaduto nella serata di oggi, 27 novembre, a Udine: il tanto discusso generale era infatti in sala Madrassi, invitato dal blogger Marco Belviso.

Folto il pubblico che ha seguito l’evento, con diverse persone rimaste fuori nella speranza di riuscire prima o poi a entrare. In via Gemona, invece, un altro centinaio di persone ha pacificamente protestato.

“In un mondo martoriato da guerre, violazioni dei diritti umani e discriminazioni, un mondo in cui le persone vengono tuttora perseguitate a causa dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere, un mondo in cui il Mediterraneo si è trasformato in un cimitero ed in cui l’esercizio dei diritti civili spesso viene subdolamente ostacolato, ci chiediamo come si possa rivendicare il diritto ad odiare” cita la nota delle diverse realtà che hanno partecipato al sit in.

“Udine resiste alla legittimazione di qualsiasi forma d’odio, resiste alla narrazione della “normalità” in chiave meramente semantica come modello di riferimento, resiste a quel retaggio paternalista e patriarcale che vorrebbe la donna relegata al solo ruolo di madre. Resistiamo a chi non rispetta i nostri corpi e le nostre identità, resistiamo a qualsiasi forma di razzismo e discriminazione, resistiamo al negazionismo e rivendichiamo una società plurale e multietnica che tuteli le minoranze e che assicuri a tutt* pari dignità e pari diritti”.

Alla manifestazione di protesta hanno aderito: Possibile FVG, Cellula Coscioni Udine, Sinistra Italiana FVG, Rifondazione Comunista Udine, Open FVG, Get Up APS, Anpi Comitato Provinciale di Udine, Sezione Anpi Udine “Fidalma Garosi Lizzero”, Coordinamento Donne Anpi FVG, UAAR Udine, UDU Udine Unione Degli Universitari, FVG Pride, Associazione Universitaria IRIS, Donne in Nero, NonUnaDiMeno Udine, SeNonOraQuando, AGEDO Udine, Arcigay Arcobaleno, ArcigayFriuli, CGIL Udine, Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute, OIKOS, Attac Italia Udine, Time For Africa, M5S Udine, Unione Giovani di Sinistra, Alleanza Verdi Sinistra, Potere al Popolo Udine, Udine Sinistra Unita, Famiglie Arcobaleno in FVG, ARUM APS, Più Europa FVG, ALFI-Lune, Ospiti in Arrivo, Circolo Arci MissKappa APS, Spazio Udine, Le Donne Resistenti, Circolo Nuovi Orizzonti, WomenInternational, Circolo Arci Cas’Aupa APS, CSS Collettivo Studentesco Solidale, Partito Democratico Udine, PSI Udine, ARCI Territoriale, Giovani Democratici Udine, USI-Unione Sindacale Italiana.

 

Generale Vannacci, avviata l’inchiesta dopo le polemiche per il libro – Il Sole 24 ORE

 

Vannacci a Udine per il suo libro, fuori il sit-in di protesta (friulioggi.it)023

4 Dicembre 2023Permalink

3 dicembre 2023_ anno liturgico 23-24_ Bose1 avvento

3 dicembre 2023

Mc 13,33-37
I Domenica di Avvento
di Sabino Chialà

In quel tempo Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «33Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. 34È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. 35Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; 36fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. 37Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!»


Un nuovo anno liturgico inizia con il tempo di Avvento. Tempo di ricominciamento che, come ogni anno, ci viene incontro con il suo invito alla vigilanza. Ci raggiunge come un invito e come un dono: darsi e accogliere la possibilità di ricominciare.

Ricominciare guardando al compimento, piuttosto che alle nostre prestazioni e ai nostri fallimenti. Guardando al futuro, non per misconoscere il passato o fuggire il presente, ma per ricomprendere tutto a partire dal compimento: il ritorno del Signore, alla fine dei tempi, e da lui ricevere senso e orientamento per il nostro impegno quotidiano.

Orientare la vita verso la venuta del Signore potrebbe sembrare una fuga da questo tempo carico di pena e incertezza. Si tratta invece di un atto di coraggio che si sostanzia di quella vigilanza cui invita con forza il brano evangelico di questa prima domenica. A questo sono orientati gli imperativi che ritmano il brano: “Guardate (blépete)” (v. 33), “restate svegli (agrypnéite)” (v. 33), “vegliate (gregoréite)” (vv. 35 e 37), in un crescendo che chiede sempre più presenza e capacità di penetrazione delle sfide del nostro tempo.

Ma seguiamo il racconto di questa breve parabola posta a conclusione del capitolo tredicesimo di Marco, il cosiddetto “discorso escatologico”, in cui, provocato dai discepoli sulla fine del tempo (v. 4), Gesù articola il suo annuncio distinguendo tra quelli che sono segni della fine e quelli che non lo sono. Quindi, al termine – ed è il nostro brano – offre alcune indicazioni su come vivere questo nostro tempo intermedio.

Ne parla ricorrendo a una parabola, tra le più concise, che inizia in modo brusco: “È come un uomo…” (v. 34). Marco non esplicita il primo termine di paragone. Cos’è “come un uomo”? Possiamo intendere che parli della vita, del nostro presente. Un tempo caratterizzato da un’assenza, quella di “un uomo che è partito” (v. 34), la cui identità non è precisata. Intuiamo che si tratti di Gesù, del quale curiosamente dice che “ha lasciato la propria casa” (v. 34). Sì, perché ormai, dopo l’incarnazione, la terra è anch’essa casa del Signore. Anche se ritarda, sembra dire Marco, ci ha lasciato la sua dimora: una casa da abitare.

Ma oltre alla casa, ha anche dato “ai suoi servi l’autorità (exouisía), a ciascuno la sua opera (érgon)” (v. 34), con cui abitare questo spazio e le relazioni che vi si intrattengono. In questo tempo di attesa ciascuno è affidatario di un’autorità e nessuno ne è privo. Si tratta di una responsabilità che si concretizza in un’opera concreta da svolgere. Perché in ciò consiste l’autorità: un’opera da svolgere, una responsabilità cui non venire meno, anche quando sembra troppo piccola rispetto alla pressura e ai bisogni del momento.

Ecco il senso della nostra vita e di questo tempo di attesa, che ci separa dal ritorno del Signore: vegliare per restare fedeli abitatori della casa del Signore, esercitando la responsabilità affidata a ciascuno. A qualcuno poi, detto “portinaio” (v. 34), è affidato il compito particolare di “vegliare”, indicando così una diversificazione nell’esercizio dell’autorità.

In un tempo in cui si torna a parlare di corresponsabilità, soprattutto nella Chiesa, questo brano ricorda che, pur nella diversità dei carismi, nessuno è senza autorità, ed è necessario che ciascuno riconosca quella altrui. Solo così è possibile restare fedeli discepoli del Maestro, nell’attesa del suo ritorno. L’autorità vera è quella che si esercita vivendo la propria vita con responsabilità, mettendo a frutto il dono ricevuto, al servizio gli uni degli altri.

Questo renderà attenti e non addormentati. Dunque capaci di scorgere il momento in cui il Signore viene, anche nell’ora più impensata, “all’improvviso” (v. 36). L’indeterminatezza del ritorno impone la vigilanza, il cui invito è rivolto a tutti, come dice il testo a conclusione: “Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!” (v. 37)

Siamo chiamati a vegliare sulla vita, perché è con la vita, vissuta in modo responsabile, che si attende o no il Signore. Lo si attende con la cura messa nell’opera affidata a ciascuno. Soprattutto nei momenti critici della storia, della nostra vita, della vita delle nostre comunità. Quando lo scoraggiamento rischia di vanificare anche le poche forse rimaste, questo testo ricorda che tutti abbiamo un’autorità, nessuno escluso, e a tutti è chiesto di vegliare, di non farsi prendere dal sonno.

L’Avvento è il momento favorevole per reimparare ad abitare consapevolmente, restando svegli, facendo ciascuno la propria parte, con coraggio e con dolcezza. Il coraggio e la dolcezza di chi sa che il Signore gli è già accanto e che il Signore gli viene incontro.


Lasciare tracce, seguire le orme

 

Danh Vo, Christmas (Rome), 2012, 2013, Pinault Collection. Installation view, Icônes, 2023, Punta della Dogana, Venezia. Ph. Marco Cappelletti © Palazzo Grassi, Pinault Collection

Danh Vo, Christmas (Rome), 2012, 2013, Pinault Collection. Installation view, Icônes, 2023, Punta della Dogana, Venezia. Ph. Marco Cappelletti © Palazzo Grassi, Pinault Collection

Cosa hanno in comune i drappi appesi di Danh Vo e il vangelo che apre questo tempo di Avvento?
La capacità di saper cogliere i segni del tempo che passa per scorgere qualcosa di nuovo ed inedito: questo anche è il senso dell’attesa vigilante.

 

Danh Vo è un artista danese di origine vietnamita. il 23 dicembre 2012, per questo il titolo dell’opera è Christmas (Natale), molti membri della famiglia allargata di Danh Vo si sono recati dalla loro casa di Copenaghen a Roma, dove l’artista stava preparando una mostra. Durante la visita, la famiglia ha visitato insieme i musei Vaticani. Lì, l’artista rimase colpito dall’aspetto di alcune teche per oggetti liturgici e reliquie e in seguito riuscì ad acquistare il tessuto di velluto utilizzato per rivestire queste vetrine. Vo ha riutilizzato il materiale per creare quest’opera.

L’occhio attento e vigilante dell’artista ha colto un segno che gli altri non avevano intuito: il passaggio del tempo aveva scolorito i tessuti lasciandone le forme impresse lì dove gli oggetti erano appoggiati. Vo ci invita a guardare il nostro presente con vigilanza, con attenzione, proprio nel passare del tempo restano delle tracce delle orme del passaggio del Signore che si imprimono nelle nostre vite.

Guardando con attenzione i drappi riconosciamo le forme: piccole ampolle, icone, croci…piccoli segni di un passaggio nelle nostre vite, piccoli segni della responsabilità che il Signore ci lascia in attesa del suo ritorno.

Questo lavoro ha anche un significato biografico per Vo. Il cattolicesimo ha fatto parte della vita dell’artista fin dalla più tenera età, prima della fuga della sua famiglia dal Vietnam nel 1979, quando Vo aveva solo quattro anni. Questa educazione religiosa è direttamente collegata a un evento storico più ampio: l’assassinio di Ngô Đình Diệm, il primo presidente del Vietnam del Sud, nel 1963. Phung Vo, il padre dell’artista, sosteneva ferventemente questo leader cattolico vietnamita. Dopo l’assassinio di Diệm, Phung si convertì dal confucianesimo al cattolicesimo, un atto di protesta politica che alla fine si trasformò in una fede sincera e viva.

Un grande ringraziamento alla Pinault Collection della sede di Punta della Dogana a Venezia per averci concesso l’utilizzo delle immagini della mostra “Icônes” che si è conclusa il 26 novembre di quest’anno.

3 Dicembre 2023Permalink

2 dicembre 2023 _ Qualche traccia di storia per non dimenticare_ Ben Gurion

 

David Ben Gurion, che fece Israele

David Ben Gurion, che morì 50 anni fa, il 1° dicembre del 1973, è ancora oggi la più importante figura politica della storia di Israele, e il più importante leader del popolo ebraico della storia moderna. Fu il più grande organizzatore del movimento sionista novecentesco, il primo firmatario della dichiarazione di indipendenza di Israele, il primo ministro del paese e il primo ministro della Difesa. Per tutta la parte iniziale della storia di Israele l’influenza politica e anche sociale di Ben Gurion fu senza pari, anche se oggi il suo ideale di uno stato di Israele laico e secolare si è sempre più andato affievolendo.

La figura di Ben Gurion, benché quasi universalmente amata in Israele e ammirata in gran parte del mondo, è ancora piuttosto controversa tra gli storici. Per realizzare il sogno di creare uno stato per il popolo ebraico, Ben Gurion dimostrò una certa spregiudicatezza, ed ebbe posizioni altalenanti e a volte ciniche su numerose questioni di rilievo, come il rapporto tra israeliani e arabi, la possibilità di una pace duratura e l’uso della violenza e della guerra come strumenti di istituzione dello stato di Israele.

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David Ben Gurion nacque nel 1886 nella cittadina di Płońsk, che  attualmente si trova in Polonia ma al tempo faceva parte dell’Impero russo. Il suo vero nome era David Yosef Gruen, cambiato in età adulta in Ben Gurion, che in ebraico significa “figlio di un leone”. Gli anni della sua infanzia coincisero con la nascita del movimento sionista, che aspirava a creare per il popolo ebraico uno stato indipendente lontano dalle discriminazioni e dalle persecuzioni che gli ebrei subivano in Europa. Nel 1896 Theodor Herzl, il padre del sionismo moderno, pubblicò Der Judenstaat, cioè Lo Stato ebraico, un libro fondamentale per il movimento di creazione di uno stato ebraico, e in quello stesso anno il padre di Ben Gurion fondò un’associazione sionista a Płońsk.

Ben Gurion cominciò la sua carriera di attivista politico mentre ancora si trovava in Europa, dividendosi tra la causa sionista e quella socialista: tra le altre cose fu un sindacalista e dopo l’inizio della Rivoluzione russa del 1918 divenne un aperto ammiratore di Lenin. Per gran parte della sua vita rimase ateo e sospettoso nei confronti degli ebrei ortodossi: lavorava di sabato e mangiava carne di maiale, e si era vantato di aver messo piede in una sinagoga soltanto dopo la fondazione di Israele.

Nonostante questo, Ben Gurion era un conoscitore della Bibbia, che citava spesso nei suoi discorsi, e in vecchiaia disse di aver cominciato a credere in Dio.

Nel 1906, a vent’anni, Ben Gurion si trasferì in Palestina, che al tempo era sotto il controllo dell’Impero ottomano. Ben Gurion fece parte dei primi movimenti dell’“aliyah”, parola che in ebraico significa “ascesa” e che viene usata per descrivere il ritorno degli ebrei della diaspora in Palestina. Con alcune centinaia di compagni si integrò nelle comunità agricole gestite da ebrei che si stavano formando in quegli anni e che sarebbero state il precursore dei kibbutz. Le condizioni di vita erano estremamente difficili, tanto che a un certo punto Ben Gurion si ammalò di malaria.

Anche in Palestina divenne ben presto uno dei leader dei movimenti sionisti e socialisti che operavano al tempo.

Quando iniziò la Prima guerra mondiale (1914–1918), Ben Gurion e parte del movimento sionista tentarono prima di allearsi con l’Impero ottomano e poi, quando questo rifiutò (tra le altre cose Ben Gurion fu espulso dalla Palestina), con l’Impero britannico, che combatteva in Palestina proprio contro gli ottomani. Migliaia di ebrei da tutta Europa, compreso Ben Gurion e moltissimi di quelli che sarebbero in seguito diventati i leader politici di Israele, si arruolarono nell’esercito britannico dentro alla cosiddetta “Legione ebraica”, che ebbe un ruolo limitato nella guerra mondiale ma una certa importanza nella militarizzazione del movimento sionista.

Dopo la fine della Prima guerra mondiale, il Regno Unito assunse il “mandato” (cioè di fatto il controllo) della Palestina e di altri territori del Medio Oriente. In quegli anni, Ben Gurion divenne gradualmente il leader principale del movimento sionista: nel 1935 fu eletto presidente dell’Esecutivo sionista, il principale organo del sionismo mondiale, e dell’Agenzia ebraica, cioè il braccio operativo del movimento in Palestina. Di fatto, Ben Gurion divenne il capo del movimento sionista mondiale e il leader degli ebrei in Palestina. Continuò a dominare la politica ebraica per i successivi trent’anni.

Il suo rapporto con i dominatori britannici fu altalenante e in alcuni casi ambiguo. Ben Gurion partecipò alle operazioni clandestine per far arrivare in Palestina quanti più ebrei possibile (anche se i britannici volevano imporre dei limiti all’immigrazione ebraica) e per fare in modo che gli ebrei comprassero quanta più terra possibile nella regione. Nel 1936 la popolazione araba della Palestina si rivoltò sia contro i dominatori britannici sia contro le oppressioni e i soprusi degli immigrati ebrei, che tendenzialmente erano più ricchi e avevano a lungo goduto del sostegno dei britannici. Seguirono tre anni di quella che di fatto fu una guerra civile, e che secondo molti fu il punto d’inizio del conflitto israelo-palestinese.

Nel 1939, all’inizio della Seconda guerra mondiale, Ben Gurion esortò gli ebrei a sostenere lo sforzo bellico del Regno Unito e ad arruolarsi nell’esercito britannico. Ma a guerra finita, nel 1945, le cose cambiarono: nei decenni precedenti si erano formate in Palestina varie milizie e gruppi paramilitari ebraici che, dopo la fine della guerra, dichiararono guerra ai britannici, commettendo attacchi di guerriglia e atti di terrorismo. Formalmente, Ben Gurion si dissociò dagli attacchi delle milizie, ma in realtà sostenne almeno alcuni di questi gruppi.

Nel 1947, sfiancato dall’insurrezione ebraica, dalle pressioni dei leader arabi e dal costo di tenere sul campo 100 mila soldati, il Regno Unito lasciò il Mandato sulla Palestina alle Nazioni Unite, che in quello stesso anno proposero un piano di partizione della Palestina tra ebrei e palestinesi.

Nel novembre del 1947 l’Assemblea generale dell’ONU approvò la risoluzione 181, che prevedeva che il 56 per cento del territorio fosse dato agli ebrei, e il resto ai palestinesi. Gerusalemme sarebbe stata governata direttamente dall’ONU e sarebbe rimasta territorio neutrale. Ben Gurion e i leader ebrei accettarono immediatamente, e il 14 maggio 1948 Ben Gurion dichiarò la fondazione dello stato di Israele. Fu il primo firmatario della dichiarazione di indipendenza del nuovo stato e in breve ne divenne primo ministro e ministro della Difesa. Entrambe le grandi potenze del tempo, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, riconobbero il nuovo stato.

I palestinesi però non accettarono il piano dell’ONU. Ampie frange della società non accettavano l’idea che quello che fino a pochi decenni prima era stato territorio quasi interamente abitato da popolazioni arabe dovesse accogliere lo stato di Israele.

Nei giorni successivi alla dichiarazione di indipendenza israeliana, una coalizione di stati arabi solidali con la causa palestinese — l’Egitto, l’Iraq, la Giordania (che allora si chiamava Transgiordania) e la Siria — attaccarono lo stato di Israele appena nato da tutti i fronti, e cominciò la prima guerra arabo-israeliana.

Negli anni precedenti alla creazione dello stato di Israele, pubblicamente Ben Gurion si era detto fiducioso che i paesi arabi non avrebbero attaccato un eventuale stato ebraico, ma in realtà si stava preparando, e fu tra i principali artefici dell’unione di tutte le milizie ebraiche in quello che poi sarebbe diventato l’esercito israeliano. Contro le aspettative di molti, il nascente esercito israeliano si dimostrò più preparato del previsto e riuscì a contrattaccare conquistando enormi porzioni di territorio che l’ONU aveva attribuito ai palestinesi. Alla fine della guerra, nel luglio del 1949, Israele controllava il 72 per cento del territorio della Palestina contro il 56 previsto dall’ONU.

La guerra provocò anche la cosiddetta nakba, parola araba che significa catastrofe e che viene usata dai palestinesi per indicare il trasferimento forzato di oltre 700 mila persone palestinesi che furono costrette dall’esercito israeliano a lasciare le proprie case, abbandonare i territori palestinesi in cui abitavano e a trasferirsi in campi profughi. La nakba non fu un processo pacifico: in alcuni casi i soldati israeliani scacciarono i palestinesi con le buone, ma molto spesso ci furono violenze e massacri.

Alcuni storici e quasi tutti i palestinesi ritengono che Ben Gurion, in quanto principale leader politico di Israele e responsabile delle forze armate (anche se privo di un ruolo operativo) sia stato il principale artefice della nakba, e che fin dall’inizio l’obiettivo suo e dei suoi alleati fosse quello di creare uno stato israeliano cacciando gli abitanti palestinesi.

Su questo aspetto della vita di Ben Gurion (e più in generale sulle sue idee a proposito della convivenza tra israeliani e palestinesi) ci sono enormi dibattiti tra gli storici, in parte perché le posizioni dello stesso Ben Gurion sono state molto varie. Soprattutto all’inizio della sua carriera si era espresso pubblicamente sulla possibilità di una pacifica convivenza tra i due popoli, mentre più avanti, e sempre di più dopo la fondazione dello stato di Israele, fece dichiarazioni in cui parlava non soltanto di una divisione tra ebrei e palestinesi, ma anche di uno spostamento dei palestinesi fuori dalla Palestina come migliore soluzione per garantire la permanenza dello stato di Israele.

Più in generale, pur essendo al tempo ateo, Ben Gurion vedeva lo stato di Israele in un’ottica messianica: era convinto che gli ebrei avessero un diritto morale e storico alla Palestina, e che la fondazione dello stato di Israele fosse la ripresa di una storia millenaria che era stata temporaneamente interrotta con la diaspora.

Lo stato di Israele che Ben Gurion e gli altri leader sionisti crearono fu uno stato laico e secolare, tendenzialmente basato sui princìpi del socialismo, in cui gli ebrei ortodossi avevano un ruolo estremamente limitato e che divenne in poco tempo democratico e prospero. Ben Gurion presiedette alla creazione delle istituzioni dello stato e a vari progetti di sviluppo sociale ed economico.

Continuarono anche le operazioni militari: siccome miliziani palestinesi continuavano a fare operazioni in territorio israeliano, nel 1953 Ben Gurion diede ordine al generale Ariel Sharon di creare un’unità speciale che potesse muoversi agilmente per rispondere alle infiltrazioni dei miliziani palestinesi. Quest’unità lanciò numerosi attacchi contro le comunità e gli insediamenti palestinesi, facendo moltissimi morti civili e rendendosi tra le altre cose responsabile del massacro di Qibya, in cui furono uccisi 69 civili, quasi tutti donne e bambini.

Ben Gurion si dimise brevemente da primo ministro tra il 1954 e il 1955 per ragioni personali, ma poi tornò in carica anche grazie all’enorme sostegno popolare di cui godeva. Nel 1956 Israele attaccò l’Egitto assieme a Regno Unito e Francia, in quella che è nota come la “crisi di Suez”, cominciata dopo la decisione del presidente egiziano Gamal Abdel Nasser di nazionalizzare il canale di Suez. L’operazione però fu un insuccesso, soprattutto a causa delle pressioni internazionali di Stati Uniti e Unione Sovietica.

Nel 1963, ormai piuttosto anziano, Ben Gurion si dimise definitivamente, anche questa volta per ragioni personali. Rimase però una figura eccezionalmente influente nella politica israeliana ancora per quasi un decennio. Nel 1967, dopo la Guerra dei sei giorni, in cui tra le altre cose Israele conquistò tutta la Cisgiordania, Gerusalemme e la Striscia di Gaza, Ben Gurion sostenne che Israele dovesse restituire tutti i territori conquistati, con l’eccezione di Gerusalemme (non fu ascoltato).

Ben Gurion si ritirò infine dalla politica nel 1970 e trascorse i suoi ultimi anni in una modesta abitazione in un kibbutz nel deserto del Negev. Morì nel 1973, a 87 anni. Il suo corpo è stato seppellito a Sde Boker, in un parco nazionale, vicino a quello di sua moglie Paula Munweis.

 

David Ben Gurion, che fece Is

2 Dicembre 2023Permalink

1 dicembre 2023 – Calendario di dicembre

.1 dicembre 1970   –  Approvazione della legge 898. Disciplina dei casi di scioglimento
…………                      di matrimonio
………………………..Nota come ‘legge sul divorzio ’ sarà difesa con referendum nel 1974

.1 dicembre 1955 –     Rosa Parks si rifiuta di cedere a un bianco il suo posto in  autobus.
…………………… Boicottaggio dei bus a Montgomery. Alabama  (Montgomery Bus Boycott)

.1 dicembre 2000 –  Il giudice Guzman dispone il processo contro Pinochet in Cile

.2 dicembre 2002 –  Morte di Ivan Illich

.3 dicembre 1984 –  India, disastro di Bhopal. Muoiono più di 3800 persone

.3 dicembre 1967 –  Primo trapianto di cuore in Sud Africa

.4 dicembre 1975 –  Muore Hanna Arendt

.4 dicembre 1999 –  Muore Nilde Jotti

.4 dicembre 2016 –  Referendum confermativo modifica Costituzione – Fallito

.5 dicembre 1349 –  Norimberga – strage di ebrei accusati di essere responsabili della
…………………    peste del 1348.

.5 dicembre 2000 – Italia: ergastolo per due generali della dittatura argentina

.5 dicembre 2013..-  Muore Nelson Mandela

. 7 dicembre 2020-   Muore Lidia Menapace

.7dicembre  2023 –  Inizio Hanukkah 2023   Anno Ebraico 5784                        [nota 1]

.8 dicembre 1978 –  Fallisce il golpe di Junio Valerio Borghese

.8 dicembre 1965 –  Chiusura del Concilio Vaticano II

.9 dicembre 1987 –  Israele: inizio della prima Intifada

10 dicembre 1948 – Firma della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo  [nota 2]

10 dicembre          – Giornata internazionale dei diritti umani

11 dicembre 1997 –   L’Unione europea firma il protocollo di Kyoto

11 dicembre 2016 –  Morte del biblista e teologo  Paolo De Benedetti

11 dicembre 2018 –  Strage al mercatino di Natale di Salisburgo

12 dicembre 570 (?)– Nascita del profeta Muhammad
…………………………. La data è spostata da alcuni storici anche fino al 580

12 dicembre 1969 –  Milano: strage alla Banca dell’agricoltura di piazza Fontana

13 dicembre 1294 –   Celestino V rinuncia al papato

14 dicembre 1995 –   Bosnia: firma degli accordi di Dayton

14 dicembre  2019 –  Sardine a Roma. Piazza San Giovanni

15 dicembre 1969 –   Morte di Giuseppe Pinelli

15 dicembre 1972 –   Approvazione della legge 772 sull’obiezione di coscienza   [Nota  3]

15 dicembre 2018 –  Morte di Antonio Megalizzi                                                    [Nota 4]

15 dicembre  2023 – Chiusura  festa  Hanukkah 2023

17 dicembre 1969 –    Arresto di Pietro Valpreda

17 dicembre  2013-   Muore p. Mario Vit  , gesuita

17 dicembre 2014 –  USA e Cuba annunciano relazioni diplomatiche

18  dicembre 2022  – inizio  Hanukkah anno ebraico 5783   [nota 4]

19 dicembre 2001 –  In Argentina inizia il carcerolazo contro il governo

19 dicembre 2016 –  Berlino: strage al mercatino di Natale (probabile origine terroristica)

19 dicembre 2021 –  Cile_ elezione di Gabriel Boric, presidente del Cile

20 dicembre 2008 – Morte di Piergiorgio Welby

22 dicembre 1988  –  Brasile: uccisione di ‘Chico’ Mendes

22 dicembre 2017 –  Viene approvata la legge n. 219 “Norme in materia di consenso
……………………………….informato e di disposizioni anticipate di trattamento”.

23 dicembre 1899  –Nascita di Aldo Capitini

23 dicembre 2016 – ONU – approvata risoluzione sulla illegalità delle colonie nei Territori

23 dicembre 2017 – Il senato NON vota il cd ius soli con la collaborazione di Pd e .5stelle
……………………………..opportunisticamente silenti

24 dicembre 1979 – Le truppe sovietiche invadono l’Afghanistan

25 dicembre 1989 – Romania: viene giustiziato Nicolae Ceausescu

26 dicembre 1965 – Rapimento di Franca Viola

26 dicembre 1991 –  Si dissolve ufficialmente l’Unione Sovietica

26 dicembre 2021 – Morte di Desmond Tutu , primo arcivescovo nero del Sud Africa,
……………………….presidente della Commissione per la verità e la Riconciliazione,
,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,  premio Nobel per la pace 1994.

27 dicembre 2007 – Uccisione di Benazir Bhutto

27 dicembre 2016 – Consiglio di Sicurezza dell’ONU approva la risoluzione 2334 relativa
…………………..… agli  insediamenti nei Territori.

28 dicembre 2018 _ Morte di Amos Oz

29 dicembre 1908 –Terremoto di Messina

29 dicembre 1890 –USA. Il 7o cavalleggeri stermina gli ultimi Lakota Sioux

29 dicembre 2020  – Assassinio di Agitu  Gudeta, imprenditrice de “la capra felice”

30 dicembre 2006 – Impiccagione di Saddam Hussein

31 dicembre 1991 –   Si dissolve ufficialmente l’URS

31 dicembre 2022 – Morte di papa Benedetto XIV,  Joseph Ratzinger

NOTE

Nota 1
Hanukkah o Chanukkà è la festività Ebraica dei lumi che si festeggia con l’accensione serale  della menorah

Nota 2
La Giornata mondiale dei diritti umani è una celebrazione sovranazionale che si tiene in tutto il mondo il 10 dicembre di tutti gli anni. La data è stata scelta per ricordare la proclamazione da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite della Dichiarazione universale dei diritti umani, il 10 dicembre 1948.

Nota  3
Legge 15 dicembre 1972, n. 772 “Norme per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza” (abrogata dall’art. 23 della Legge 8 luglio 1998, n. 230).
Art. 1 Gli obbligati alla leva che dichiarino di essere contrari in ogni circostanza all’uso personale delle armi per imprescindibili motivi di coscienza, possono essere ammessi a soddisfare l’obbligo del servizio militare nei modi previsti dalla presente legge.

Nota  4
Morte di  Antonio Megalizzi, il giornalista italiano rimasto gravemente ferito nell’attentato di Strasburgo di martedì sera 11 dicembre. Il giovane, 28 anni, era in coma e le sue condizioni erano state definite «irreversibili». Non era stato giudicato operabile a causa della posizione in cui si era bloccato il proiettile che lo ha colpito.

1 Dicembre 2023Permalink

28 novembre 2023 _ Fra un mese il Natale 2023 sarà già passato

Dibattito tra gli storici. Gesù è nato a Betlemme. O a Nazareth?      Roberto Beretta mercoledì 22 novembre 2023

Alcuni studiosi stanno mettendo in dubbio i Vangeli, che hanno sempre accreditato la Giudea (oggi in Cisgiordania) e non la Galilea (in territorio israeliano), come patria natale del Messia

Betlemme o Nazareth? Palestina o Israele? La spaccatura creata dalla guerra non può che riflettersi anche sul Natale che viene, e non solo per le primarie, dolorose considerazioni sul tragico destino che investe la terra di Gesù.

Tra gli specialisti della materia si rafforza anche un dilemma prettamente storico relativo alla nascita di Cristo e va ad aggiungersi ai molti altri – ormai decisamente più acquisiti – che turbano le tranquille certezze delle tradizioni natalizie: il Messia non è nato nell’anno 1 (tanto meno nell’inesistente anno 0), non vide la luce in una grotta, ovviamente non era il 25 dicembre e non è detto che nacque di notte, così via elencando le precisazioni fino ad arrivare all’Epifania (la stella non era una cometa, i magi non erano tre e non erano nemmeno re…).

Si fa sempre più strada tra gli esegeti, infatti, l’ipotesi che persino il luogo della nascita del Nazareno sia da rivedere, in quanto non sarebbe il notissimo villaggio di Betlemme di Giudea – oggi in Cisgiordania, ovvero in territorio sottoposto all’Autorità palestinese – bensì la galilea Nazareth, che si trova in pieno suolo israeliano. La teoria non è certa nuova, data da oltre un secolo, tuttavia da un trentennio miete crescenti consensi e almeno in ambito anglosassone ormai si gioca alla pari la plausibilità con la versione tradizionale.

Ma è davvero possibile mettere in dubbio i Vangeli, Matteo e Luca, che per due millenni hanno accreditato Betlemme come patria del Messia?

Beh, le ragioni non mancano. La prima è senza dubbio l’appellativo di Gesù, unanimemente detto Nazareno ovvero (anche se non mancano ipotesi diverse) originario di Nazareth. Il Vangelo di Giovanni sembra darlo per pacifico allorché il saggio Natanaele, all’entusiasta neo-apostolo Filippo che l’invita a incontrare «il figlio di Giuseppe di Nazaret», replica: «Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?» (Gv 1,46). Scetticismo ribadito da alcuni farisei al capitolo 7, quando notano che «dalla Galilea non sorge profeta» e che secondo le Scritture il Cristo doveva piuttosto venire «da Betlemme, il villaggio di Davide». Gli stessi sinottici, del resto, alludono alla medesima conclusione quando narrano la visita di Gesù alla sinagoga di Nazareth, «sua patria», «dove era stato allevato».

Di solito all’obiezione si risponde grazie al racconto del medesimo Matteo, secondo cui la Sacra Famiglia «andò ad abitare in una città chiamata Nazareth» ma solo dopo la fuga in Egitto (Mt. 2,23). Per Luca invece quello stesso villaggio sarebbe stato il vero luogo d’origine di Giuseppe e Maria, la vergine che abitava appunto «in una città della Galilea, chiamata Nazareth» (Lc 1,26); da cui però la necessità per l’evangelista di spiegare l’occasione affinché il Messia nascesse invece a Betlemme, luogo d’origine della casata di Davide, così come aveva annunciato il profeta Michea.

Ed ecco la seconda forte perplessità degli studiosi, divisa in due corni. Anzitutto: come poteva una donna in avanzato stato di gravidanza affrontare un viaggio di circa 140 chilometri e più giornate tra Nazareth e Betlemme a dorso d’asino? E poi per quale motivo, visto che sarebbe potuta rimanere a casa assistita nel parto da amiche e vicine mentre il marito si recava nella città originaria ad adempiere i supposti doveri del censimento (che per i romani erano essenzialmente fiscali, non certo demografici)? Formalità decretata da Cesare Augusto, della cui storicità del resto non esiste prova; o meglio: un censimento venne sì effettuato in Palestina, però intorno al 6 dopo Cristo, in epoca cioè che costringerebbe a rivedere drasticamente tutta la cronologia accreditata sulla nascita di Gesù, abitualmente fissata tra il 6 e il 4 avanti Cristo.

Insomma, obiezioni e controdeduzioni si affastellano e non le evita nemmeno Joseph Ratzinger nel suo libro su «L’infanzia di Gesù» (2012). Benedetto XVI ammette appunto che secondo «autorevoli rappresentanti dell’esegesi moderna» l’indicazione di Betlemme «sarebbe un’affermazione teologica, non storica», dovuta cioè al desiderio degli evangelisti di accreditare il Nazareno come colui che compiva letteralmente le promesse delle Scritture. Tuttavia il giudizio finale del papa emerito non si discostava dalla tradizione: «Io non vedo come si possano addurre vere fonti a sostegno di tale teoria… Se ci atteniamo alle fonti, rimane chiaro che Gesù è nato a Betlemme ed è cresciuto a Nazareth».

L’autorevole posizione non è tuttavia condivisa da gran parte degli studiosi, e ciò proprio in quanto le fonti stesse danno indicazioni contrapposte: se per Luca è Nazareth la città di residenza della Sacra Famiglia (e dunque si presuppone il viaggio a Betlemme in occasione del parto), secondo Matteo i due sposi abitavano invece a Betlemme e si trasferirono in Galilea soltanto in seguito (ma allora non si capisce la collocazione dell’annunciazione a Nazareth)…

Raymond Brown, sacerdote cattolico ed esegeta ritenuto fra i maggiori esperti dei Vangeli dell’infanzia, nel suo ponderoso saggio su «La nascita del Messia» (1993) torna più volte sulla questione, soppesando tutti i dati contrastanti; ma neppure lui sembra in grado di dirimerla con certezza, limitandosi a un giudizio finale solo comparativo ancorché eloquente: «Le prove a favore della nascita a Betlemme sono molto più deboli che le prove a favore della discendenza davidica o perfino di quelle a favore del concepimento verginale». Il dibattito continua, anche se la tradizione non sembra essersene accorta.

https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/betlemme-o-nazareth?fbclid

Matteo 1,1-16

Genealogia di Gesù Cristo
1 Genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abraamo.
2 Abraamo generò Isacco; Isacco generò Giacobbe; Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli; 3 Giuda generò Fares e Zara da Tamar; Fares generò Esrom; Esrom generò Aram; 4 Aram generò Aminadab; Aminadab generò Naasson; Naasson generò Salmon; 5 Salmon generò Boos da Raab; Boos generò Obed da Rut; Obed generò Iesse, 6 e Iesse generò Davide, il re.
Davide generò Salomone da quella che era stata moglie di Uria; 7 Salomone generò Roboamo; Roboamo generò Abia; Abia generò Asa; 8 Asa generò Giosafat; Giosafat generò Ioram; Ioram generò Uzzia; 9 Uzzia generò Ioatam; Ioatam generò Acaz; Acaz generò Ezechia; 10 Ezechia generò Manasse; Manasse generò Amon; Amon generò Giosia; 11 Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli al tempo della deportazione in Babilonia.
12 Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatiel; Salatiel generò Zorobabele; 13 Zorobabele generò Abiud; Abiud generò Eliachim; Eliachim generò Azor; 14 Azor generò Sadoc; Sadoc generò Achim; Achim generò Eliud; 15 Eliud generò Eleàzaro; Eleàzaro generò Mattan; Mattan generò Giacobbe; 16 Giacobbe generò Giuseppe, il marito di Maria, dalla quale nacque Gesù, che è chiamato Cristo.

LUCA 3, 23–38

Gesù, quando cominciò il suo ministero, aveva circa trent’anni ed era figlio, come si riteneva, di Giuseppe, figlio di Eli, 24figlio di Mattat, figlio di Levi, figlio di Melchi, figlio di Innai, figlio di Giuseppe, 25figlio di Mattatia, figlio di Amos, figlio di Naum, figlio di Esli, figlio di Naggai, 26figlio di Maat, figlio di Mattatia, figlio di Semein, figlio di Iosec, figlio di Ioda, 27figlio di Ioanàn, figlio di Resa, figlio di Zorobabele, figlio di Salatièl, figlio di Neri, 28figlio di Melchi, figlio di Addi, figlio di Cosam, figlio di Elmadàm, figlio di Er, 29figlio di Gesù, figlio di Elièzer, figlio di Iorim, figlio di Mattat, figlio di Levi, 30figlio di Simeone, figlio di Giuda, figlio di Giuseppe, figlio di Ionam, figlio di Eliachìm, 31figlio di Melea, figlio di Menna, figlio di Mattatà, figlio di Natam, figlio di Davide, 32figlio di Iesse, figlio di Obed, figlio di Booz, figlio di Sala, figlio di Naassòn, 33figlio di Aminadàb, figlio di Admin, figlio di Arni, figlio di Esrom, figlio di Fares, figlio di Giuda, 34figlio di Giacobbe, figlio di Isacco, figlio di Abramo, figlio di Tare, figlio di Nacor, 35figlio di Seruc, figlio di Ragàu, figlio di Falek, figlio di Eber, figlio di Sala, 36figlio di Cainam, figlio di Arfacsàd, figlio di Sem, figlio di Noè, figlio di Lamec, 37figlio di Matusalemme, figlio di Enoc, figlio di Iaret, figlio di Maleleèl, figlio di Cainam, 38figlio di Enos, figlio di Set, figlio di Adamo, figlio di Dio.

29 Novembre 2023Permalink

27 novembre 2023 _ Per la dignità dei bambini invisibili per legge e dei loro genitori

Spero che  il mio promemoria serva anche ad altri e perciò lo trasferirò in Facebook

PROPOSTA DI LEGGE NAZIONALE N. 2

<<Modifica all’articolo 6 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 (Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero), in materia di obbligo di esibizione dei documenti di soggiorno>>

Presentata dai consiglieri HONSELL, MORETTI, MORETUZZO, CAPOZZI, BULLIAN, CARLI, CELOTTI, CONFICONI, COSOLINI, FASIOLO, LIGUORI, MARTINES, MASSOLINO, MENTIL, PELLEGRINO, PISANI, POZZO, PUTTO, RUSSO

il 22 novembre 2023

RELAZIONE ILLUSTRATIVA

Appare molto grave che l’Italia non abbia ancora raggiunto sul piano legislativo il Target 16.9 dell’Obiettivo 16 dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’ONU, ovvero “Entro il 2030, fornire l’identità giuridica per tutti, compresa la registrazione delle nascite”[1].

Vige ancora, infatti, quanto introdotto dalla Legge 15 luglio 2009, n. 94 “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica”, all’articolo 1, comma 22, lettera g), ovvero la modifica del comma 2 dell’articolo 6 del “Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero”, di cui al Decreto Legislativo 25 luglio 1998, n. 286, emanato ai sensi della Legge 40/1998 c.d. Turco-Napolitano. Questa era norma di civiltà che prevedeva che per i provvedimenti inerenti agli atti di stato civile o all’accesso a pubblici servizi non fosse necessario esibire il permesso di soggiorno. Per capire fino in fondo l’importanza di questa norma, ora abrogata, è sufficiente riflettere sulla circostanza che tutti i servizi di sostegno alla persona si fondano sulla premessa che la persona possa essere identificata e se ne possano quindi verificare le condizioni per assicurare l’esercizio dei diritti che a quella persona appartengono; tuttavia, senza una certificazione di nascita, una persona è semplicemente considerata «giuridicamente inesistente».

Né va sottaciuto l’articolo 22 della Costituzione che recita “Nessuno può essere privato, per motivi politici, della capacità giuridica, della cittadinanza, del nome” e l’art. 1 del Codice Civile che recita “La capacità giuridica si acquista al momento della nascita”: ciò nel rispetto dell’art. 10 della Costituzione “L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute”.

Va rilevato altresì che l’Italia con la Legge 27 maggio 1991, n. 176 “Ratifica ed esecuzione della convenzione sui diritti del fanciullo” (New York, 20 novembre 1989) ha ratificato una convenzione internazionale in assoluta contraddizione con l’articolo 1 comma 22 della Legge n. 94 del 15 luglio 2009.

Questa Proposta di Legge Nazionale vuole, ripristinare quell’aspetto della norma abrogata nel 2009, per quanto concerne il diritto, a nostro avviso inalienabile, dei bambini ad avere una certificazione anagrafica anche quando i genitori siano migranti privi del permesso di soggiorno. Riteniamo, infatti, che la certificazione anagrafica, al pari di altri atti di stato civile e dei provvedimenti inerenti all’accesso ai pubblici servizi, debba essere considerata comunque un diritto fondamentale e inviolabile, che deve prescindere dalla condizione di irregolarità dei propri genitori, come peraltro richiede la stessa Agenda 2030 che individua proprio nel rispetto dei diritti fondamentali una delle condizioni per lo sviluppo sostenibile. Il 7 agosto 2009, il Ministero dell’interno – Dipartimento per gli affari interni e territoriali, ha adottato la circolare n.19/2009, interpretativa del citato comma 2 dell’articolo 6 del Testo unico di cui al Decreto Legislativo 25 luglio 1998, n. 286, che però si è rivelata priva della forza giuridica necessaria a dare certezza giuridica a queste fattispecie in modo uniforme in tutto il territorio nazionale, e quindi insufficiente a convincere i migranti irregolari a riconoscere i propri figli per non rischiare l’espulsione o altre gravi forme di penalizzazione.

La presente Proposta di Legge intende, quindi, ripristinare una norma di civiltà. Basti pensare a quanti italiani, tra gli anni sessanta e settanta, hanno dovuto trovare dolorose soluzioni, scegliendo
di ridurre i propri figli in clandestinità o di separarsene in quanto lavorando come stagionali
in Svizzera non era loro consentito di tenere con sé i propri figli.

Si tratta del fenomeno dei cosiddetti «bambini nascosti» o «bambini clandestini», cioè di bambini talvolta lasciati ai nonni in Italia anche per lunghissimi periodi, costretti a vedere i propri genitori solo una o due volte l’anno oppure, più spesso, semplicemente nascosti dai propri genitori, al fine di evitare la separazione, con la grave conseguenza di essere privati di ogni diritto nel Paese di destinazione.
Questa Proposta di Legge Nazionale è molto semplice ma permette all’Italia di raggiungere un target molto importante dell’Obiettivo 16 dell’Agenda 2030 ONU. Consiste nel semplice inserimento delle parole che non prevedono più l’esibizione del permesso di soggiorno per gli atti riguardanti la registrazione dell’atto di nascita e la filiazione. Si aggiunge anche l’atto di matrimonio in quanto con Decisione n. 245 del 25 luglio 2011 la Corte Costituzionale ha dichiarato parzialmente illegittima la disposizione contenuta nell’articolo 116 del Codice Civile, come modificato dall’articolo 1, comma 15, della Legge 15 luglio 2009, n. 94, la quale impone allo straniero di possedere un regolare permesso di soggiorno per potersi sposare in Italia. Dunque è un mero recepimento della sentenza della Corte Costituzionale.
Sono numerosi i motivi per i quali si ritiene importante che il Consiglio Regionale della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia faccia propria una Proposta di Legge Nazionale sulla tematica dei bambini invisibili. In primo luogo vi è una forte sensibilità da parte di varie personalità, associazioni e realtà culturali ed educative in regione sul tema dei diritti civili, molto attive su questo tema.
Cito solo a titolo d’esempio, Augusta De Piero (prima vice-presidente donna del Consiglio Regionale della VI legislatura) che ha promosso numerose campagne, l’Università di Udine che cura il portale equal sul diritto antidiscriminatorio presso il Dipartimento di Scienza giuridiche, l’associazione Movimento Focolarini FVG e una serie di associazioni che afferiscono alla cd. Rete Dasi, Gruppo FVG-Società Italiana di Medicina delle Migrazioni, ecc.

Lo stesso Consiglio Regionale ha approvato all’unanimità nella seduta n. 97 del 01 ottobre 2019, la Mozione n. 92 dal titolo “Sull’ottenimento del certificato di nascita per figli nati in Italia da persone non comunitarie irregolari”, e successivamente l’Ordine de Giorno n. 106 dal titolo “Attivazione di attività di informazione rivolte agli EE. LL e alla cittadinanza su riconoscimento dell’integrale esistenza giuridica di ogni soggetto nato in FVG” in sede di approvazione della Legge Regionale n. 26 del 2020 “Legge di Stabilità 2021”, che prevede l’impegno dell’amministrazione regionale a realizzare una campagna informativa rivolta agli Enti Locali per promuovere l’applicazione della circolare interpretativa n. 19/2009 del Ministero dell’Interno riferita alla Legge 15 luglio 2009, n. 94.  Inoltre per la posizione geografica che riveste, il Friuli Venezia Giulia ha sempre svolto un ruolo importante nei processi migratori che vedono come meta l’Italia, sia relativamente alla cosiddetta “rotta balcanica” che più recentemente in occasione degli eventi bellici in Ucraina.

Il Friuli Venezia Giulia è pertanto la regione presso la quale la maggior parte dei migranti dal Kossovo, dalla Siria, dall’Afghanistan, dal Pakistan, presenta la richiesta di asilo. Molto alto è anche il numero di lavori stranieri temporanei in questa regione: a Monfalcone ed in altri centri industriali. Infine da decenni vi è stato un flusso e una presenza costante di parecchie centinaia di Minori Stranieri non Accompagnati in Friuli Venezia Giulia e quindi delle problematiche relative al loro inserimento raggiunta la maggiore età. La nostra Regione è dunque più esposta di molte altre regioni italiane ai rischi di mancate registrazioni alla nascita.

Art. 1  (Modifica all’articolo 6 del Decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286)
Al comma 2 dell’articolo 6 del Decreto Legislativo 25 luglio 1998, n. 286 (Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero), dopo le parole <<carattere temporaneo,>> sono inserite le parole << per quelli inerenti alla registrazione della dichiarazione di nascita, alla filiazione, alla registrazione di matrimonio,>>.

 

La  mia lettera ai  consiglieri firmatari

Gentili consigliere e consiglieri  regionali che avete firmato la pdln 2.

<<Modifica all’articolo 6 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 (Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero), in materia di obbligo di esibizione dei documenti di soggiorno>>.

Voglio dire il mio grazie ad ognuna e ognuno  di voi per questa iniziativa, una misura di civiltà che  testimonia un  impegno responsabile e consapevole
Nel 1998, quando la legge 40  istituì il permesso di soggiorno, stabilì  fra le eccezioni al dovere di presentare documentazione riguardante il soggiorno , la registrazione degli atti di stato civile e, segnatamente ,  la registrazione delle nascite in  Italia dei figli di migranti non comunitari su  cui  ora si misura la vostra proposta comune .
E quella proposta si è resa necessaria perchè nel 2009 venne negato  quanto precedentemente stabilito e l’eccezione che ho sopra descritto fu soppressa.
In questi lunghi 14 anni che ci separano dall’imprensibile modifica  della legge (modifica, si badi bene, introdotta con voto di fiducia) , ci sono stati movimenti che hanno cercato di sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema .
La sensibilizzazione però può provocare  buoni  sentimenti non buone pratiche  efficaci, tali da assicurare ad ogni nato in Italia la certezza di un’esistenza riconosciuta .  Per arrivare a tanto è necessaria  una legge e la vostra proposta, se approvata, offre al parlamento  l’occasione per impegnarsi finalmente in questo compito
Per indirizzarvi  questo  messaggio ho guardato nel sito della regione  le pagine di tutte e tutti voi  dove, fra le vostre attività, è menzionata la proposta di legge nazionale n. 2

L’impegno personale arricchisce l’impegno politico e si colloca a mio parere nel quadro di un’etica condivisa  che la nostra Costituzione ben delinea

<<La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale>>.

Cordialmente
Augusta De Piero

 

27 Novembre 2023Permalink

19 novembre 2023. Ieri era l’anniversario della morte di Adriana Zarri

In memoria di Adriana ZARRI, morta a 91 anni alle Crotte di Strambino, nella campagna piemontese, il 18 novembre 2010. Aveva vissuto gli ultimi trent’anni della sua esistenza in cascine solitarie, in cui conduceva, per scelta, una vita eremitica. Ma era, ed era sempre stata, impegnatissima sul fronte pubblico, come teologa progressista, scrittrice, giornalista (teneva una rubrica settimanale sul “Manifesto), militante delle cause civili (a favore della legge 194 sull’aborto) e politiche (nel 2004, alle elezioni europee, era stata candidata nelle liste di Rifondazione Comunista).
Scrisse la sua epigrafe in forma di poesia:
«Non mi vestite di nero:/è triste e funebre./Non mi vestite di bianco:/è superbo e retorico./Vestitemi/a fiori gialli e rossi/e con ali di uccelli./E tu, Signore, guarda le mie mani./Forse c’è una corona./Forse/ci hanno messo una croce./Hanno sbagliato./In mano ho foglie verdi/e sulla croce,/la tua resurrezione./E, sulla tomba,/non mi mettete marmo freddo/con sopra le solite bugie/che consolano i vivi./Lasciate solo la terra/che scriva, a primavera,/un’epigrafe d’erba./E dirà/che ho vissuto,/che attendo./E scriverà il mio nome e il tuo,/uniti come due bocche di papaveri».
Altre sue citazioni, per capire il modo in cui viveva la sua fede cristiana:
«Un amico auspicava il momento (quanto lontano non si sa ma temo – ahimé – lontanissimo) in cui, alla loggia di San Pietro, si sarebbe affacciato un papa con consorte al seguito annunciando: “questa è mia moglie”. Ma io vado più avanti: quando si affaccerà un papa donna col principe consorte al seguito, annunciando: “questo è mio marito”?».
«Non credo nell’inferno perché mi sembra un insulto alla bontà di Dio. Anche la nostra cultura laica non ammette più la giustizia puramente punitiva. E la concepisce solo come capacità di riscatto, di reinserimento. In una pena che dura per sempre come quella dell’inferno questo riscatto non c’è. Penso sia difficile ritenere che gli uomini sono più buoni di Dio. Quindi all’inferno non credo”.
Ho copiato questo testo, che condivido totalmente  dal post nella pagine facebook di Alberto Panaro
19 Novembre 2023Permalink

17 novembre 2023 _ Storia di un olocausto strisciante: i bambini vittime in pace e in guerra_ 2

16 novembre 2023      Nuovo pacchetto sicurezza: tutte le novità del decreto

La premier ha incontrato a Palazzo Chigi le organizzazioni sindacali e le rappresentanze del personale di Forze Armate, Forze di Polizia e Vigili del Fuoco.

Dai punti chiave elencati e visibili a chi legge il testo linkato accessibile anche audio
 copio il passaggio che segue e associo  alla norma , più volte descritta in questo mio blog, che  dal 2009 nega con un raggiro la registrazione anagrafica ai figli dei sans papier

Esecuzione della pena in caso di detenute madri

Previsto un regime più articolato per l’esecuzione della pena per le donne condannate quando sono in stato di gravidanza o sono madri di figli fino a tre anni. Non è più obbligatorio il rinvio dell’esecuzione della pena, ma è mantenuta tale facoltà in presenza dei requisiti di legge. Tra gli elementi che possono influire nella valutazione del giudice ci sarà, per esempio, la recidiva. È stata poi prevista la possibilità che la pena sia scontata presso gli istituti a custodia attenuata per detenute madri, fermo restando il divieto del carcere per le donne incinte e le madri dei bambini più piccoli (fino a un anno di età).

Una nota personale che sembra chiudere il cerchio della mia vita politica:
da consigliera comunale ignara ma non prostrata all’innocenza fasulla del consueto “non lo sapevo, non avevo capito ” il primo caso di cui mi occupai  (era il 1976 o 1977) fu quello delle madri in  carcere con i minori a Udine.  Ne ricevetti una robusta sberla da personaggi tanto istituzionali quanto vili per cui capii l’importanza che avevano  per  ‘lor signori’  i minori sgraditi  a causa della loro origine e fu il primo incoraggiamento a proseguire come ho fatto in varie circostanze. Perciò continuai  fino ad approdare  al beffato e negletto provvedimento che ostacola  con un raggiro la registrazione anagrafica ai figli dei sans papier , un  provvedimento che piace a politici, società civile e persino ai vescovi  italiani che nel loro sinodo sulla famiglia (CEI 2015) hanno consapevolmente scelto il silenzio sulla criticità della negata registrazione anagrafica ai nati in Italia , figli di migranti non  comunitari irregolari.
I primi senza nome per legge,  un’abile beffa all’articolo 3 della Costituzione

Nuovo pacchetto sicurezza: tutte le novità del decreto – Il Sole 24 ORE

17 Novembre 2023Permalink