11 aprile 2023 – NEMICI DALLA NASCITA da HO UN SOGNO N. 271

Ci tengo a sottolineare che il piccolo periodico  Ho un sogno, da cui copio il  mio pezzetto , prosegue nel riconoscimento dell’importanza del problema dei minori.
Il n. 271 del marzo di quest’anno, è il n. 5 del XXXI anno 

La Corte penale Internazionale, il tribunale per crimini internazionali che ha sede all’Aia, ha emesso un mandato di arresto contro il presidente della Repubblica di Russia Vladimir Putin quale ““Responsabile del crimine di guerra di deportazione illegale di popolazione e di trasferimento illegale di popolazione dalle zone occupate dell’Ucraina alla Russia“. Insieme a lui è stata incriminata la sua responsabile per l’Infanzia Maria Lvova-Belova, per la sistematica deportazione di bambini ucraini delle zone occupate, quasi fossero “bottino di guerra”. Evidentemente l’avviso di un possibile mandato d’arresto è stato considerato efficace minaccia, se già si legge di restituzione di bambini rapiti.
È una notizia che stordisce: il Presidente di uno stato che ha diretta possibilità di influenza sulla sorte del mondo è considerato criminale passibile di arresto per aver sottratto bambini alla loro famiglia, al loro paese, in sostanza alla loro identità che in quella situazione si manifestava ed era riconosciuta.
A tutela di ogni nato l’Italia ha riconosciuto il principio del superiore interesse del minore (art. 3 della Convenzione sui diritti del fanciullo, New York il 20 novembre 1989, ratificata in legge n. 176 /1991). A questo principio si ispira la legge 40/1998 – detta Turco-Napolitano – quando, tra le eccezioni alla presentazione del permesso di soggiorno, indica quella per i genitori non comunitari che si recano in comune a registrare la nascita di un figlio, affinché lo possano fare nella certezza di non doversi segnalare come irregolari di fronte a un ufficiale di stato civile.
Dal 2009 la legge ne prevede invece l’esibizione, suscitando  quella paura che può indurre i genitori irregolari a nascondere il neonato, riducendolo a un essere privo di nome, di famiglia, di identità.
La misura, frutto dell’insipienza politica e della distrazione dell’opinione pubblica, ma anche di scelta, ha avuto un’improvvisa attenzione quando alle “famiglie arcobaleno” è stata limitata la possibilità di registrare in Italia i loro figli, nati e registrati all’estero, come figli di un solo genitore e non nella pienezza della loro, pur riconosciuta, unione civile.
In questo caso non c’è stato silenzio, ma si è affermato con ampio risalto che il diritto di ogni bambino a un’esistenza riconosciuta non può essere inficiato da alcuna “considerazione di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o altra del fanciullo o dei suoi genitori o rappresentanti legali, dalla loro origine nazionale, etnica o sociale” (art. 2 Convenzione sopra citata).
La situazione italiana – letta in parallelo al crimine riconosciuto al presidente e alla responsabile per l’infanzia  della Federazione russa – ci suggerisce quanto i diritti dei minori siano ancora fragili e manipolabili.
Se chi nasce da “genitori sbagliati” in un “posto sbagliato” viene considerato un pericolo per la società, non possiamo che costruirci un mondo pieno di nemici.

Primo Levi moriva 36 anni fa

Il mio testo, raggiungibile con il link , passa  da una situazione friulana di oggi a
una lontana nel tempo e nello spazio,  ma non nella ferocia del significato ,                  che ho intitolato in un  apposito cap itoletto con foto che ho preso io stessa
Giocattoli vintage a Majdanek 

14 dicembre 2018 – Integrazione precoce a Codroipo, provincia di Udine (diariealtro.it)

E’ vero che la dimensione dei due fenomeni è incommensurabile ma  me li accosta l’indifferenza alla creazione di nati per essere fantasmi da parte della popolazione italiana e, in vista delle elezioni comunali (quelle regionali sono appena trascorse), la paciosa tranquillità  con cui si accetta che lo sportello  del Comune possa farsi  muro per chi, migrante non comunitario irregolare,  si appresti a registrare la nascita di un figlio.
Ne scriverò ancora .e presto
Per il momento mi sento solo di trascrivere una poesia di Primo Levi

Era il 10 dicembre 1984,  Primo Levi sarebbe morto  l’11 aprile 1987
Sono passati  36 anni ma – per me – è come morisse oggi dicendo al cuore che quello che accade è il seme dell’orrore possibile, soprattutto se nessuno se ne vuole accorgere .
Quando il male diventa banale perde le connotazioni che lo vorrebbero altrimenti lontano. Ce lo ha ricordato, forse inutilmente, Hannah Arendt

Non vorrei disturbare l’universo.
Gradirei, se possibile,
sconfinare in silenzio
col passo lieve dei contrabbandieri
o come quando si diserta una festa.
Arrestare senza stridori
lo stantuffo testardo dei polmoni,
e dire al caro cuore,
mediocre musicista senza ritmo:
– Dopo 2,6 miliardi di battute
sarai pur stanco; dunque, grazie e basta -.
Se possibile, come dicevo;
se non fosse di quelli che restano,
dell’opera lasciata monca
(ogni vita è monca),
delle pieghe e piaghe del mondo;
se non fosse dei carichi pendenti,
dei debiti pregressi,
dei precedenti inderogabili impegni.

 

 

11 Aprile 2023Permalink

31 marzo 2023 _ Da La Verità quotidiano indipendente

   Una  pagliacciata  voluta  da  beppe  sala e i suoi amici

   parlamento ue  coi fuorilegge  contro i giudici e il governo

    Assurda  «condanna »  per la mancata registrazione dei figli di coppie gay sancita dalla Cassazione

Un’ingerenza senza alcun fondamento.

                                                                                 

                                                                                            Per oggi basta il titolo, da ricordare

 

 

31 Marzo 2023Permalink

21 marzo 2023 _ Nascono per essere rifiutati dalla crudeltà opportunista rafforzata dal pregiudizio

Mentre Putin rapisce i bambini ucraini non posso dimenticare le mamme di piazza di maggio
Sono casi di enorme impatto emotivo ma non solo.

Oggi Putin è ufficialmente criminale, così dichiarato dalla Corte internazionale dell’Aja.
Non lo prenderanno mai si dice.
Forse ci riusciranno dicono altri.

Io voglio sottolineare ancora che è finalmente riconosciuto da un tribunale internazionale il crimine perpetrato contro bambini.
Aggiungo che è diritto del bambino persona a esistere come tale dal momento in cui nasce e
ha un nome documentato nei registri di stato civile con tutto ciò che ne consegue sul piano sociale e civile
In Italia siamo spettatori innocenti dell’orrore che tanto nega?

Certamente no e per affermarlo non occorre riferirsi a una storia che trabocca di orrori.
Dal 2009 una legge prevede che le persone non comunitarie prive di permesso di soggiorno non possano registrare all’anagrafe i loro figli e figlie nati in Italia,
facendone quindi persone oscurate , fantasmi per legge.

Non è una discriminazione diretta ma subdolamente indiretta .
Fino ad oggi ha fatto poche vittime, forse.

La certezza però di poter farsi beffe di un diritto universale di un nato induce ad allargare le maglie del rifiuto e della vergogna.
Beffardi e impudichi, ora ci misuriamo anche con i figli delle coppie omosessuali

Domani chissà! Chi vorrà servirsi di questo sistema per devastare ancora una volta una civiltà, conquistata ma non sicura, tramite chi nasce da genitori ‘sbagliati’ in un luogo ‘sbagliato’, può farlo contando sull’indifferenza della società civile e sulle beffe parlamentari giocate fra maggioranze e voti di fiducia.

Spero che nelle belle piazze oggi rese coraggiosamente vitali dalle coppie arcobaleno trovino un angolo di viabilità anche i piccoli fantasmi per legge.

Siano il luogo che costringa il parlamento ad azioni di civiltà necessarie subito, senza se e senza ma.

 

Segue  un’immagine tratta da un  volume edito da Feltrinelli
La recensione è raggiungibile con il link che segue

30 aprile 1977: le Madri di Plaza de Mayo (lafeltrinelli.it)

 

 

 

 

 

 

21 Marzo 2023Permalink

23 febbraio 2023 – Il ministro Valditara e la scuola della Repubblica

Siamo stati informati da  tutti  i media possibili che il 18 febbraio  c’è stata una azione squadrista a Firenze  di fronte al Liceo Michelangelo.
Qualcuno mi dirà che ‘squadrista’ è un giudizio avventato  ma io non mi permetto di pensare a una ragazzata violenta dato che i media di cui sopra hanno parlato di intervento e indagini della Digos.

Agguato al liceo Michelangiolo di Firenze, la Procura indaga per violenza privata aggravata (bche) (informazione.it)

Due giorni dopo la dirigente scolastica del Liceo Leonardo Da Vinci inviava ai ‘suoi’ ragazzi una lettera resa pubblica.
Copio il testo

Cari studenti,

in merito a quanto accaduto lo scorso sabato davanti al Liceo Michelangiolo di Firenze, al dibattito, alle reazioni e alle omesse reazioni, ritengo che ognuno di voi abbia già una sua opinione, riflettuta e immaginata da sé, considerato che l’episodio coinvolge vostri coetanei e si è svolto davanti a una scuola superiore, come lo è la vostra. Non vi tedio dunque, ma mi preme ricordarvi solo due cose.

Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti. ‘Odio gli indifferenti’ – diceva un grande italiano, Antonio Gramsci, che i fascisti chiusero in un carcere fino alla morte, impauriti come conigli dalla forza delle sue idee.

Inoltre, siate consapevoli che è in momenti come questi che, nella storia, i totalitarismi hanno preso piede e fondato le loro fortune, rovinando quelle di intere generazioni. Nei periodi di incertezza, di sfiducia collettiva nelle istituzioni, di sguardo ripiegato dentro al proprio recinto, abbiamo tutti bisogno di avere fiducia nel futuro e di aprirci al mondo, condannando sempre la violenza e la prepotenza. Chi decanta il valore delle frontiere, chi onora il sangue degli avi in contrapposizione ai diversi, continuando ad alzare muri, va lasciato solo, chiamato con il suo nome, combattuto con le idee e con la cultura. Senza illudersi che questo disgustoso rigurgito passi da sé. Lo pensavano anche tanti italiani per bene cento anni fa ma non è andata così”.

Firmato
La Dirigente Scolastica
Dott.ssa Annalisa Savino

Immediata la reazione del Ministro della  Istruzione Giuseppe Valditara che dispiaciuto per aver dovuto leggere  la lettera   della Dott. Annalisa Savino si consente inattese precisazioni: “, non compete ad una preside lanciare messaggi di questo tipo e il contenuto non ha nulla a che vedere con la realtà: in Italia non c’è alcuna deriva violenta e autoritaria, non c’è alcun pericolo fascista  difendere le frontiere non ha nulla a che vedere con il fascismo o con il nazismo”
Firenze, la lettera della preside del liceo Da Vinci sul pestaggio al Michelangelo | Sky TG24

A prescindere dal fatto che la dirigente scolastica  abbia  scelto una  modalità inconsueta di comunicazione, evidentemente  presa dall’urgenza di esprimere agli studenti una vicinanza responsabile e solidale , non posso non trovare strana  l’affermazione  del  ministro sull’inesistenza di” una deriva violenta e autoritaria” nel momento in cui fa riferimento a una aggressione recente che ha suscitato l’attenzione non smentita della procura della Repubblica ca e della  Divisione investigazioni generali e operazioni speciali

Allibita  ho sentito poco fa una  giornalista di libero (Antonella  Bolloli) che diceva che se la dirigente Savino  parla  di fascismo la mette in politica.  Io per un po’ mi sono arrovellata chiedendomi come si fa a insegnare storia europea senza dire la parola fascismo e ho  concluso che forse la signora citata era distratta o forse la sua frequenza scolastica non era stata  assidua.

Il mio blog protesta

Diariealtro mi richiama e ricorda che nelle sue pagine del 2019 c’è una storia simile a quella di oggi.

Una insegnante di Palermo (Rosa  Marta Dell’Ara ) aveva dato un tema da svolgere ai suoi studenti che ne avevano costruito un video in cui mettevano in  parallelo le leggi razziali (sento sullo sfondo la voce della senatrice Segre, razziste non razziali)  con il decreto sicurezza.

L’aver rispettato la scelta degli studenti fece sì che l’autorità scolastica di competenza le comminasse una sospensione  dall’insegnamento per un periodo definito con riduzione dello stipendio.
Forse la precipitosa scelta di inopportuna parola del Ministro dell’Istruzione  era dovuta al ricordo di quell’evento dove la censura, che  apparteneva in prima  battuta alla scuola, solo in un secondo momento era approdata al ministero, quando un imbarazzato ministro Salvini aveva detto, in risposta a un’interrogazione parlamentare che  il provvedimento disciplinare contro la prof. Dall’Aria sarebbe stato revocato.
Probabilmente qualcuno allora  si sarà accorto che non spettava al ministero revocare un provvedimento disciplinare comminato dalle autorità scolastiche e non riuscivano a venirne fuori  finché

17 maggio 2019 – Due vispe senatrici si propongono di ospitare l’ormai famosa insegnante di Palermo con i suoi alunni (diariealtro.it)

E così avvenne: la prof .  Dall’Ara e  i suoi delazioni studenti  in giacca e cravatta per l’occasione  furono graditi ospiti delle senatrici Segre e Cattaneo.  Nell’occasione li incontrò anche l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Forse questo fatto, se qualcuno l’avrà reso noto all’improvvido ministro Valditara, gli avrà ispirato la fretta: se nel 2019 è arrivata prima la scuola, questa volta arriva prima il ministero .

Alla prossima puntata… perché non credo che la storia finisca qui

Chissà perchè mi viene in mente una filastrocca che avevo sentito da bambina: Libro e merletto … perfetto. Non funziona ma non ricordò la parola giusta

23 Febbraio 2023Permalink

29 gennaio 2023 _ Non posso fingere di non ascoltare la voce dei senza voce

Il 27 gennaio il presidente Mattarella ha pronunciato un discorso  altissimo  che spero venga conosciuto.
Io mi soffermo solo su alcuni punti, sapendo che può essere  letto integralmente nel sito del Quirinale e che si può trovare integralmente trascritto nel mio blog diariealtro in data 27 gennaio.
Afferma  il Presidente: “La Shoah fu un unicum nella storia dell’uomo, pur segnata da sempre da barbarie, guerre, stragi ed eccidi.
Nessuno Stato aveva mai, come scrisse lo storico tedesco Eberhard Jäckel, «deciso e annunciato, con l’autorità e sotto la responsabilità del proprio leader, di voler uccidere, il più possibile e senza sosta, un determinato gruppo di esseri umani, inclusi gli anziani, le donne, i bambini e i neonati; e mai aveva messo in atto questa decisione con tutti i mezzi possibili al potere statale».”

Quell’unicum però non era nato all’improvviso.
Si era inserito come  un verme strisciante fino a farsi cultura condivisa se non  subita.
E quando Mussolini parlò dal balcone  del municipio di Trieste nel 1938 per annunciare le leggi razziali,  la popolazione era già succube e disposta , per convincimento o per paura, ad accettare che vi fossero cittadini cui venivano tolti i diritti più elementari all’istruzione e alla cura e non solo.

L’arrivo del percorso perverso a quell’unicum che fu la shoah non ci è estraneo  e  la senatrice Cattaneo lo ha ben colto presentando al  Senato una mozione che fu votata all’unanimità e che, votata,  attende le leggi  che diano voce all’esigenza di istituire, anche in questa XIX  Legislatura, un organismo che rappresenti per il nostro Paese la volontà di difendere e sviluppare i diritti umani sia all’interno che al di fuori dei confini nazionali.Nel mio blog l’intervento Cattaneo si può leggere in data 21 Gennaio: “Il senato italiano guarda i diritti umani”

Sempre nel blog il 22 gennaio ho riportato, documentandola, la notizia della approvazione  contemporanea della mozione della Senatrice Segre  che recita Discussione e approvazione della mozione n. 1 sull’istituzione di una Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza 
La stessa senatrice Segre ha immediatamente rilevato la connessione fra le due mozioni.

Potremmo quindi  dirci tranquilli nell’attesa di leggi che diano norma a comportamenti conformi ai principi enunciati nelle mozioni?

Io non sono tranquilla perché la norma che dal 2009 impone la presentazione del permesso di soggiorno per documentare nei registri di stato civile  la nascita di un figlio  in  Italia è tuttora in vigore anche se una circolare interpretativa afferma il contrario.
Mi si dice che la circolare viene regolarmente applicata e che quindi problema non sussiste.
Lo scorso gennaio però ho potuto affermare, in  un pubblico intervento

«… Ad oggi purtroppo  non tutte la anagrafi seguono pedissequamente la citata circolare che stabilisce:  “Per lo svolgimento delle attività riguardanti le dichiarazioni di nascita e di riconoscimento di filiazione (registro di nascita – dello stato civile) non devono essere esibiti documenti inerenti al soggiorno trattandosi di dichiarazioni rese, anche a tutela del minore, nell’interesse pubblico della certezza delle situazioni di fatto”».

Tanto aveva risposto a una mia richiesta  il  dott. Oliviero Forti. Responsabile politiche migratorie e protezione internazionale  della Caritas Italiana,  consentendomi di riferire le parole che ho trascritto.

Comunque il fatto che vi sia una legge che consente di chiedere ai genitori che si recano in comune a registrare la nascita di un figlio quel documento (il permesso di soggiorno o altro equipollente)  che li mette in condizione di dichiararsi irregolari e perciò suscettibili di espulsione o ammenda pecuniaria, può renderli responsabili – anteverso il nascondimento della piccola spia – della negazione del fondamentale diritto umano ad esistere.

A questo punto non è il genitore a essere solo/a in gioco ma siamo tutti noi,  costretti a destreggiarci nei meandri di una norma che è regola di una minaccia  per dire in buona fede (?) che tutto questo si può accettare.

 

 

29 Gennaio 2023Permalink

27 gennaio 2023 – Un nome è un nome e nulla lo può sostituire

Ogni anno il 27 gennaio ci piomba addosso con tutto il suo inimmaginabile carico di orrori, così enormi  che sfuggono alla nostra capacità di immaginazione.
La maggior parte  di coloro che hanno vissuto l’impossibile sono scomparsi , i volonterosi raccoglitori del testimone che dia continuità  alla memoria , devono  passare a loro volta quel testimone che il trascorrere del tempo sottrae  a ognuno che se ne facci carico.
Il 24 gennaio La Repubblica ha organizzato un paginone dove un articolo di Lara Crinò riporta significativi interventi della storica Anna Foa e della senatrice Liliana Segre

Shoah, il pericolo è l’oblio

“Il pericolo dell’oblio c’è sempre. Io penso che tra qualche anno sulla Shoah ci sarà solo una riga sui libri di storia e poi neanche più quella”. È l’amara considerazione della senatrice a vita e Testimone della Shoah Liliana Segre, in occasione della presentazione con il sindaco Giuseppe Sala del calendario di iniziative organizzate nella sua Milano per il 27 gennaio.
“So cosa dice la gente del Giorno della Memoria. – ha aggiunto Segre – La gente già da anni dice, ‘basta con questi ebrei, che cosa noiosa’”. Nonostante questa disillusione, la senatrice, sopravvissuta ad Auschwitz, continua ad impegnarsi affinché si conoscano la Shoah e i suoi luoghi. Come il Memoriale da lei fortemente voluto in quello che fu il binario 21 della Stazione centrale di Milano, da dove lei, il padre Alberto e altre centinaia di ebrei furono deportati. Quest’anno il Memoriale di Piazza Safra – oltre ad essere il punto d’avvio della Run for Mem – sarà richiamato sul tram della linea 9 che per due settimane avrà una livrea di papaveri rossi, simbolo di rinascita e sulla fiancata la scritta “27 gennaio – Giorno della Memoria” e “Memoriale della Shoah – Binario 21 – Stazione Centrale”.
In città poi saranno molti gli appuntamenti legati al 27 gennaio, tra cui l’apposizione di ventisei pietre d’ inciampo

E la storica Anna Foa riprendendo le  parole di Liliana Segre  : “E’ vero, La Shoà rischia l’oblio”.
“Sicuramente come società civile non abbiamo trovato tutti gli strumenti e siamo stati troppo retorici. Questa memoria l’abbiamo chiusa, circoscritta come se il genocidio che si è compiuto riguardasse solo gli ebrei.  Avremmo dovuto capire che riguardava il mondo, chi l’aveva perpetrato e chi era rimasto indifferente, riguardava tutti”.

Nella stessa pagina il giornalista Corrado Augias riprende parole della senatrice che mi incoraggiano a dire quello che tento di comunicare da anni con risultati scoraggianti.

“ Per molti anche le testimonianze più crude possono scivolare via come succede ogni giorno per i più efferati fatti di cronaca . Liliana Segre ha probabilmente detto parole chiave quado ha dichiarato che per lei le “pietre d’inciampo” sono più importanti del Giorno della Memoria perché « danno un nome alle vittime ».
«Un nome è un nome : abitava lì, in quella casa, quelle erano le sue finestre, davanti a quel portone lo hanno preso. Non aveva colpe, era un essere umano come me».

Vorrei che queste parole riuscissero a scuotere  qualche parlamentare capace di ricordare   che da quasi 14 anni in Italia disponiamo di una legge che ci consente di negare il nome a chi nasce nel nostro stato con particolari caratteristiche burocratiche. Per lui, per lei non c’è posto nei registri di stato civile. Finché la legge non sarà modificata saremo e siamo creatori di  fantasmi
L’enormità delle regole dei campi di sterminio negava il nome a chi vi entrava, noi  -con una misura minima –  disponiamo della silente devastazione della burocrazia per distruggere persone condannate all’anonimato assoluto e alla devastazione della dignità, alla paura come condizione di vita.

Al riferimento alle note de La Repubblica aggiungo  due brevi testi  dall’inserto La Lettura del Corriere della sera del 22 gennaio
Sono a mio parere significativi perché, mentre dicono la quotidianità dell’orrore, non consentono  che l’enormità sconvolgente del fenomeno , lo soffochi, rendendolo incredibile.

Voci di donne dall’inferno di Ravensbrück  di Alessia Rastelli.

Susan Gerofi  (1916-1993)

«Fummo messe in  baracche dove c’erano  già tante donne ungheresi, giovani donne.  La prima notte tutte abbiamo ricevuto due patate, che poi non ci sono più state date.  Ma la prima sera ho iniziato a sbucciare una patata, e subito diverse donne mi sono venute intorno e mi hanno detto: “Se non mangi la buccia la posso avere per favore? ”. In quel momento ho capito come doveva essere considerato il cibo . Ed era  vero, bisognava mangiare tutto quello che si aveva (…). Altrimenti saremmo morte di fame ».
«L’appello era solo una questione di tortura. Stavamo lì dalle cinque e mezza circa  fino a  volte alle sei e mezza, poi venivamo contate una per una, in migliaia, e alcune avevano così freddo, non avevano il permesso di and are in bagno, e i vestiti si congelavano su di loro. Era inimmaginabile».
(Testimonianza del 4 maggio 1990, Claims Conference International Holocaust, Documentation Archive  United States Holocaust Memorial  Museum)

Selma  van de Perre  (1922)
« Era terribile quando siamo arrivate, c’erano donne che urlavano, cani che abbaiavano,  donne c comandanti dei reparti (…), ci hanno ordinato di camminare verso il campo, i dintorni erano bellissimi,  un bel paesaggio, ma quando siamo entrate era terribile, tutto nero , ciottoli neri (…). Il giorno dopo ci  fecero fare la doccia fredda, ma non c’era più biancheria intima, non c’era cibo  – non c’era niente – avevo un vestitino leggero, ma non avevo il cappotto.»
« Avevo un forte mal di pancia , non potevo alzarmi dal gabinetto nel grande campo e un tedesco, una SS, prese la sua cintura e cominciò a picchiarmi. Svenni e due ragazze olandesi mi dovettero reggere  durante l’appello, il numero doveva tornare e non tornava mai e poi mi portarono nella baracca degli ammalati.»
(Testimonianza del 2021. Collection Vpro)

Aggiungo link al  testo  pubblicato lo scorso anno nella stessa circostanza, la prima, con considerazioni raggelanti la seconda dove il passato e il presente si incontrano in un margine non irrilevante  .

27 gennaio 2022 – Il ricordo di una mamma a Majdenek (diariealtro.it)

E un altro link che porta a un post del 14 dicembre 2018  dove cerco di documentare uno dei tanti passaggi indicibili della realtà dei lager  da cui risulta che prima di ammazzare i bambini venivano sottratti loro i giocattoli classificati e organizzati come bottino di guerra o non  so che altro .
Trovare parole per dire l’orrore a volte è molto difficile.

14 dicembre 2018 – Integrazione precoce a Codroipo, provincia di Udine (diariealtro.it)

Chi volesse documentarsi sui triangoli che sostenevano nei lager e a un gruppo di vittime, oltre il nome negato può vederne l’elenco nella mia pagina di ieri del Blog diariealtro

I

27 Gennaio 2023Permalink

27 dicembre 1947 – Una data intrigante 1

27 dicembre 1947  viene pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la
COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
che  sarebbe entrata in vigore l’1 gennaio 1948

Mi piace ricordare questa data nell’anniversario di solito ignorato.
Qualcuno, ma sempre meno, a volte ricorda il 1 gennaio  1948,
Nella prassi   consolidata della promozione  dell’indifferenza a me sembra di vivere un trasloco di cui si approfitta per buttare le anticagli inutili

Alla fine dell’anno si tirano i conti  e i miei sono decisamente squallidi

Certo ci sono anche notizie buone:
Il Centro pace Ivrea  si dice felice per la prima coppa del mondo palestinese.
Conosco il loro impegno: li avevo incontrati durante il mio soggiorno a Betlemme nel 2003 e non hanno mai  rinunciato alla loro opera di sostegno al popolo palestinese .
Leggo della cittadinanza italiana che il sindaco di Caorle ha consegnato al  medico dott. Florin Nganso  Fenjiep.
L’estate scorsa, mentre stava operando per la stagione estiva al pronto soccorso di Lignano Sabbiadoro (Udine)un paziente si rifiutò di farsi curare da lui per il colore della sua pelle.
Sono lieta di averlo  come concittadino.

Ma vengo al ‘locale’  dove riesco ancora a muovermi e ad esprimermi.

Leggo, ma non ho partecipato  perché non posso più permettermi di stare in piedi all’aperto, di una manifestazione di donne in nero per le donne dell’Iran,
Leggo del impegno del  Gris  per assicurare le cure dovute anche ai più fragili.
Leggo sulla piccola pubblicazione Ho un Sogno nel numero 270 (e siamo al trentunesimo anno di  attività):

“L’inquinamento mediatico e il rinascere di pulsioni nazionaliste stanno  creando una cognizione distorta dei diritti umani “  e, precisandone le caratteristiche fondanti,  arriva a segnalare quanto accaduto in dicembre in  consiglio  regionale:
Il Consiglio Regionale ha respinto il progetto di legge nazionale  per assicurare a chi nasce in Italia , senza eccezione alcuna, il diritto alla registrazione nei registri di stato civile e ha approvato quello  per innalzare i requisiti richiesti ai lavoratori stranieri in Italia per ottenere il ricongiungimento  familiare”.

Voglio ricordare a me stessa che un gruppo significativo  di associazioni registrate si riconosce sotto l’ombrello protettivo di Rete Dasi, una organizzazione non registrata   ma molto attiva  e,  per quel  che vedo, autorevole.
Fra queste associazioni  che per lungo tempo si erano espresse in favore della registrazione  di ogni nato , secondo il criterio di uguaglianza  che appartiene ai diritti fondamentali , ce ne sono alcune  che ora sembrano risucchiate nel mondo dell’indifferenza silenziosa (o forse silenziata?)
Per essere dal 2008  attenta  allo svolgersi di questa triste storia,  mi chiedo perché un impegno –  che richiede solo di pronunciarsi nel rispetto della Costituzione e segnatamente dell’art.  3, che non richiede  spesa alcuna da nessuna parte –  venga silenziato.
Vedo con preoccupazione  che,  come ogni anno, alcuni sacerdoti e laici loro devoti firmano una Lettera  di Natale in cui, come ogni anno, non c’è parola per i nati in Italia classificati con legge per non esistere. Perché trovare parola per c hi non  c’è?
Mi viene in mente che il Sinodo sulla famiglia del 2015 (che doveva segnalare al papa le criticità dell’istituzione)  evitò di nominare i nati in Italia  cui  la famiglia è negata per legge: i fantasmi non hanno legami.
L’unico che se ne accorse e capì fu il teologo mons. Bruno Forte, vescovo di Chieti e Vasto  che ne scrisse su  Il sole 24 ore.
Ho conservato l’articolo nel mio blog e ne segnalo il link per chi lo volesse leggere.
https://diariealtro.it/?p=3863
Mi permetto di annotare che l’identità fra la politica della Lega (la legge negazionista appartiene al voto di fiducia  imposto  nel 2009 dall’allora ministro Maroni) e la gerarchia cattolica che arriva  ai sacerdoti locali mi suggerisce pensieri poco natalizi.

 

 

 

27 Dicembre 2022Permalink

24 dicembre 2022 – Un neonato al gelo _ abbandonarlo è scelta responsabile!!??

Copio questa notizia da Il Giorno .
A fianco del titolo leggo
Annamaria Lazzari  Cronaca

Milano, bebè lasciato in ospedale: “10 giorni per riconoscerlo. Non resisterebbe al gelo”

La decisione sofferta dei genitori, che ora vivono in una tenda nella stazione di San Donato Il procuratore Cascone: “Scelta responsabile ma resta l’amarezza per la loro situazione”

Se una madre partorisce ha dieci giorni di tempo per effettuare il riconoscimento del neonato. Se non lo fa, il parto diventa in anonimato e si apre automaticamente un procedimento di adottabilità”. A chiarirlo è Ciro Cascone, procuratore capo del Tribunale per i minorenni di Milano, commentando la vicenda di Sabrina.

La ragazza, 23 anni ed originaria di Cagliari, vive sulla strada col compagno Michael, 29 anni. Di fronte agli operatori del Cisom mercoledì notte ha raccontato di aver partorito il 2 dicembre all’ospedale di Melegnano ma nella sua fragilissima condizione non ha potuto tenere con sé il bambino nato prematuro. “Mi hanno dato dieci giorni di tempo per riconoscere mio figlio. Ma come farebbe a sopravvivere con me al gelo?” ha affermato la ragazza, finita a dormire sotto una tenda raffazzonata nella stazione di San Donato.

Un approdo disperato dopo un’odissea che ha portato la coppia prima in Germania (dove il ragazzo faceva il pizzaiolo, prima di perdere il lavoro) e poi ad Amsterdam e a Chiasso. Sono arrivati ad aprile a Milano ma sono privi di documenti. Di dormitorio non ne vogliono sentire parlare per non essere separati. “Abbiamo dormito con meno 19 gradi in Germania, al gelo, riusciremo a resistere a Milano” ha spiegato il compagno.

Sabrina ha problemi di salute. “I genitori in queste condizioni disagiate non sarebbero stati in grado di tenere con sé il bambino e credo che la loro scelta sia stata in qualche maniera la più responsabile. Rimane l’amarezza per la situazione di emarginazione dei giovani genitori. Non sarà purtroppo il primo né l’ultimo caso di ragazzi che si perdono senza che nessuno faccia niente per accompagnarli verso un progetto di vita accettabile” commenta il procuratore.

Milano – La marginalità sociale ha anche il volto giovanissimo di Sabrina. Una lunga odissea l’ha portata dalla natìa Cagliari a una città imprecisata della Germania, poi in Olanda e in Svizzera fino ad arrivare a Milano lo scorso aprile. C’è di più nella sua storia straziante: Sabrina il 2 dicembre è diventata madre. Ha partorito all’ospedale di Melegnano ma nella sua fragilissima condizione non ha potuto tenere con sé il bambino nato prematuro. “Mi hanno dato dieci giorni di tempo per reclamare mio figlio al Tribunale dei Minori. Ma come farebbe a sopravvivere con me al gelo?”, sospira la ragazza 23enne che vive sotto una tenda raffazzonata creata con un ombrello e delle coperte in una banchina esterna nella stazione di San Donato Milanese. “Erano tre anni che non avevo il ciclo, mi sono accorta che ero incinta quando era troppo tardi e non era possibile neppure abortire”.

Il compagno

Non è da sola. Con lei c’è Michael che di anni ne ha 29: “Dormitorio? Non se ne parla. Ci separerebbero. Io non potrei vivere senza di lei e lei da sola soffrirebbe di attacchi di panico e depressione. Abbiamo dormito con meno 19 gradi in Germania, al gelo in strada, riusciremo a resistere a Milano”, assicura con un velo di tristezza sul volto il ragazzo, mentre i volontari Cisom distribuiscono del tè caldo, panettoncini, coperte.

“Il lavoro? Facevo il pizzaiolo in Germania poi dopo il Covid ho perso l’occupazione e non l’ho più ritrovato. Dalla Germania ci hanno dato il foglio di via. Siamo andati ad Amsterdam e poi a Chiasso ma ci hanno cacciato anche da lì e siamo arrivati a Milano. Per un po’ abbiamo dormito in centro e da poche settimane siamo arrivati qui a San Donato Milanese”, racconta Michael. “Non abbiamo i documenti.

Dovremo tornare a Cagliari per rifarli ma non ci possiamo permettere il viaggio andata e ritorno. In Sardegna non vogliamo peraltro tornare a vivere: è un binario morto, non c’è lavoro e nessuno ti dà una mano”.

Sabrina soffre di perdite anomale di sangue dopo il parto e teme di aver contratto un’infezione, per questo le volontarie le danno un kit di igiene e degli assorbenti. Lorenzo Farini Quartara, responsabile dell’attività socio-assistenziale del Cisom Milano, fa di più: organizza un appuntamento alla clinica Mangiagalli per il giorno successivo telefonando a un medico amico anche se è mezzanotte passata. “Vi aspettano per domani, non servono i documenti” dice prima di accomiatarsi. “Ci andremo” promettono Michael e Sabrina. E speriamo che sia davvero così.

Parole mie che scrivo a stento
Non c’è una parola sul diritto del nato a una famiglia
Per i  nati in Italia figli di sans papier  la famiglia non c’è perché possono non essere registrati all’anagrafe, per il piccolo nato a Melegnano la famiglia non c’è perché fa freddo  .
In entrambi i casi la situazione è affrontata senza che emerga un protagonismo del nato sia fantasma, se figlio di non comunitari senza permesso di soggiorno, sia corpo reale ma figlio di coppia con problemi sociali gravi.
Vorrei che qualcuno mi dicesse c he questa notizia è inventata mentre so che l’altra  è vera ma affondata nel silenzio voluto dal disinteresse.

 

 

24 Dicembre 2022Permalink

20 dicembre 2022 – LE CONCLUSIONI DELLA COMMISSIONE SEGRE VANNO RESE OPERATIVE

E’ uscito il  n. 270  del periodico  Ho un sogno (reperibile alla libreria CLUF di via Gemona 22) . Vive da 31 anni ed  è l’unica fonte di informazione per alcune notizie ignorate .
Questo numero porta due miei articoli,  Comincio dal primo che non sfugge alla mia costante attenzione ai ‘bambini fantasma’.
Naturalmente in HUS 270 c’è anche molto altro

Era il 6 giugno 2018 e Liliana Segre, che il presidente Mattarella il 19 gennaio aveva nominato senatrice a vita “per aver illustrato la Patria con altissimi metriti nel campo sociale”, si presentava al Senato con il suo primo discorso.
Se qualcuno avesse pensato a una meritatissima onorificenza per una vecchia grande signora si sarebbe sbagliato: il Senato si assicurava la presenza di una donna lucida e attiva, con una forte capacità comunicativa, a molti sgradita, tanto da scatenare minacce e indurre il Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza ad assegnarle una scorta. In risposta, la senatrice Segre propose come suo primo atto legislativo l’istituzione di una Commissione parlamentare di indirizzo e controllo sui fenomeni d’intolleranza, razzismo e antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza. «Tale Commissione – aveva dichiarato – potrà svolgere una funzione importante: è un segnale che come classe politica rivolgiamo al Paese, un segnale di moralità, ma anche di attenzione democratica verso fenomeni che rischiano di degenerare»..
Dopo un percorso non facile, che la vide sempre presente, il 27 giugno 2022 la senatrice Segre presentò la relazione conclusiva dell’ampio lavoro votato all’unanimità.
Contemporaneamente le Nazioni Unite decidevano di promuovere la Giornata Internazionale contro i discorsi d’odio che si celebrerà ogni 18 giugno.

Non è possibile sintetizzare i temi che emergono da quel documento ricchissimo di riferimenti ma, come Ho un sogno, ne vogliamo segnalare uno connesso al lavoro di informazione che, con i nostri mezzi, abbiamo  sostenuto per anni.
Dal 2009, ci sono bambini che nascono in Italia cui è negata l’iscrizione nei registri di  stato civile, destinati a restare senza identità. Se il Parlamento prenderà atto del documento Segre come uno strumento vivo e operativo quale si propone, non potrà sottrarsi al dovere di cambiare la legge del 2009 riconoscendo che, al momento di registrare la nascita di un figlio in Italia, a nessuno può venir chiesto il permesso di soggiorno. La burocrazia può essere feroce nella sua apparente insignificanza e, nel caso specifico, farsi creatrice di bambini invisibili persino ai coetanei.
Il 13 ottobre 2022, Liliana Segre, Presidente del Senato, lo ha ricordato ancora imponendoci la sua immagine di bambina di otto anni, cacciata da scuola perché ebrea e, infine, “bersaglio d’odio”, identificata con un codice numerico tatuato sul braccio.
«In questo mese di ottobre nel quale cade il centenario della Marcia su  Roma, che dette inizio alla dittatura fascista, tocca proprio ad una come me assumere momentaneamente la presidenza di questo tempio della democrazia che è il Senato della Repubblica. Ed il valore simbolico di questa circostanza casuale si amplifica  nella mia mente perché ai miei tempi la scuola iniziava in ottobre; ed è impossibile per me non provare una  sorta di vertigine ricordando che quella stessa bambina che in un giorno come questo del 1938, sconsolata e smarrita, fu costretta dalle leggi razziste a lasciare vuoto il suo banco delle scuole elementari, oggi si trova  per uno strano destino addirittura sul banco più prestigioso del Senato!».

Augusta De Piero

Qui aggiungo per eventuali approfondimenti e verifiche

Per conoscere il testo integrale e la presentazione del documento della commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione alla violenza

https://reasonproject.eu/commissione-segre-la-relazione-conclusiva/

Legislatura 18ª – Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza – Resoconto sommario n. 54 del 22/06/2022 (senato.it)

Per conoscere il testo integrale  anche in video del discorso Segre  del 13 ottobre

Senato, il discorso della senatrice a vita Liliana Segre – integrale – YouTube

Il discorso integrale di Liliana Segre: nel tempio della democrazia a 100 anni dalla marcia su Roma (rainews.it)

20 Dicembre 2022Permalink

18 novembre 2022 – Lettera aperta alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni

Gentile Presidente Giorgia Meloni,
ho letto della polemica nata dal fatto  che la sua bambina l’ha accompagnata a Sharm el Sheickh  dove la sua maternità  – evidentemente voluta e desiderata – si è espressa nel desiderio di quella presenza.
Di fronte a quella polemica Lei ha detto: “Ho diritto di fare la madre come ritengo. Non vi riguarda”
Concordo e per  oggi tralascio le considerazioni che nascono da pur ineludibili  situazioni di differenza sociale per soffermarmi su una parola chiave: diritto.
Se diritto è, lo si  può declinare solo in termini di uguaglianza  altrimenti diventa un privilegio.   Se come tale lei lo affermasse ciò andrebbe a suo disonore.
E quindi approfitto di questa lettera aperta,  inviata al suo indirizzo ufficiale, per proporle qualche considerazione sul problema che la sua dichiarazione della maternità come diritto  fa emergere.

Quando nel 1998 fu istituito con la cd  legge Turco Napolitano il permesso  di soggiorno vennero anche indicati i casi (eccezioni li chiamava e li chiama la legge)   in cui non dovesse venir esibito e fra questi la richiesta di registrazione nei registri di stato civile  della nascita di un figlio in Italia.

Il legislatore era evidentemente consapevole che la condizione di irregolarità  dei genitori, se si fosse fatta evidente, sarebbe stata ostacolo a presentarsi allo sportello del comune e  una eventuale mancanza a tale dovere si sarebbe  riversata sul nato  che deve essere
registrato immediatamente  al  momento  della  sua nascita e  da  allora  ha  diritto  ad  un  nome,  ad  acquisire  una cittadinanza e, nella  misura  del  possibile,  a  conoscere  i  suoi genitori ed a essere allevato da essi”  (art. 7 legge 176/1991).

Purtroppo nel 2009 la situazione cambiò radicalmente.

Era il tempo del IV  governo Berlusconi  e il ministro Roberto Maroni impose il voto di fiducia alla legge 94, un coacervo di norme disparate dove un solo articolo basta a umiliare i genitori obbligandoli , se non comunitari, a presentare il permesso di soggiorno anche quando si accostino allo sportello del comune per assicurare al figlio,  nato in Italia,  la registrazione nei registri di stato civile.

Se mai vorrà verificare il Testo Unico sulle  Immigrazioni potrà  constatare che fra le eccezioni alla presentazione del permesso di soggiorno non c’è più la domanda di registrazione dell’atto di nascita del figlio nato in Italia
(dlgs 286/1998, art. 6 comma 2).

Il legislatore lo ha trasformato in un tranello per i suoi genitori, facendone una piccola spia a costo zero per chi voglia usarne per danneggiare  uno straniero trasformando il  momento della gioia di mettere al mondo un essere  umano in una situazione  di paura .

Così viene beffato l’art. 3 della legge 176 per cui “In tutte le decisioni relative ai  fanciulli, l’interesse superiore del fanciullo deve  essere  una considerazione preminente”.

E viene beffato soprattutto il nuovo essere umano. Se non registrato sarà privo di identità, non avrà un’esistenza giuridicamente riconosciuta.
Sarà  invisibile, un fantasma.

E’ chiaro che io non  chiedo a Lei un intervento legislativo :
lei come ognuna/o di noi è soggetta alle leggi del paese che pur governa.

A Lei chiedo di mettersi in atteggiamento di umiltà di fronte alla consapevolezza nella gestione della sua maternità, sapendo che ad altre madri ciò è negato e che , a questo punto,  il crinale fra diritto e privilegio diventa un

luogo pericoloso, un punto in cui i fondamenti  della  democrazia possono crollare.
L’ “adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e  sociale”  non ha più spazio “e il “compito della Repubblica a rimuovere gli ostacoli che […] impediscono il pieno sviluppo della persona umana” perde ogni significato.

Tutto  viene soffocato da una comprensibile paura.
A Lei scrivo questa lettera aperta nelle speranza di stimolare le forze politiche  presenti in Parlamento ad adoperarsi con efficacia alla modifica della legge .

A Lei chiedo, ogni volta che guarda la sua bambina e la contempla come figlia amata, di pensare alle sue simili a cui questo è negato.

I fantasmi non sono riconosciuti, non sono né figlie né figli.

 

Distinti saluti

Augusta De Piero

 

 

17 Novembre 2022Permalink