15 ottobre 2023 _ Allarme in Europa_ Antisemitismo

Pagine Ebraiche 24 / L’Unione informa 15 ottobre 2023 – 30 Tishrì 5784

Allarme in Europa. Dopo il massacro l’odio

Germania, Francia e Gran Bretagna sono tra i paesi dove le aggressioni antisemite sono molto aumentate dopo il 7 ottobre data del massacro di oltre 1.300 civili israeliani per mano dei terroristi di Hamas. Violenze fisiche, insulti e minacce ad adulti e bambini, sinagoghe sfregiate con scritte anti-israeliane, manifestazioni inneggianti le azioni terroristiche solo alcuni degli atti registrati. Ci sarà “tolleranza zero contro l’antisemitismo”, ha promesso il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Sostenuto anche dai governi francese e britannico, Scholz ha vietato tutte le attività inneggianti i crimini di Hamas in Israele, compreso l’uso dei loro simboli, in Germania. “Chiunque lo farà sarà perseguito”, ha dichiarato. Negli ultimi giorni in Francia 24 persone sono state arrestate in seguito a una serie di incidenti antisemiti: il ministero dell’Interno ha vietato le manifestazioni pro-palestinesi nel paese, ritenendole una minaccia all’ordine pubblico. Dal 7 ottobre in Regno Unito sono più che quadruplicati gli episodi di antisemitismo rispetto all’anno precedente. A registrarlo, un report del Community Security Trust, ente che si occupa di sicurezza delle comunità ebraiche. Il governo di Londra, sulla base di questa indagine, si è impegnato a stanziare nuovi fondi per proteggere scuole e sinagoghe.

In Italia la minaccia antisemita è soprattutto circoscritta alla rete e non c’è stata una crescita del fenomeno, spiegano i ricercatori del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (Cdec) di Milano. La situazione continua ad essere però monitorata attentamente e il governo ha garantito massima tutela alle istituzioni ebraiche. Venerdì Hamas ha istigato i musulmani a manifestare a favore dei palestinesi nel giorno di preghiera: sulla base di questo incitamento, le tre scuole ebraiche di Amsterdam hanno deciso di rimanere chiuse. Anche nel nord di Londra alcune scuole ebraiche non hanno aperto i cancelli venerdì. Sabato alcune centinaia di manifestanti ha invaso Trafalgar Square sventolando vessilli anti-israeliani. In Spagna, la comunità ebraica di Barcellona ha cancellato settimane di eventi a causa delle preoccupazioni per la sicurezza.

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15 Ottobre 2023Permalink

11 ottobre 2023 – Una voce grande: Gideon Levy

Gideon Levy, firma prestigiosa di Haaretz, a suo tempo arrivato in Israele facendo l’aliyah:
Gideon Levy: “Israele punisce i palestinesi dal 1948, senza fermarsi un attimo”
Dietro tutto quello che è successo, l’arroganza israeliana. Pensavamo che ci fosse permesso fare qualsiasi cosa, che non avremmo mai pagato un prezzo o saremmo stati puniti per questo.
Continuiamo senza confusione. Arrestiamo, uccidiamo, maltrattiamo, derubiamo, proteggiamo i coloni massacrati, visitiamo la Tomba di Giuseppe, la Tomba di Otniel e l’Altare di Yeshua, tutto nei territori palestinesi, e ovviamente visitiamo il Monte del Tempio – più di 5.000 ebrei sul trono.
Spariamo a persone innocenti, caviamo loro gli occhi e spacchiamo loro la faccia, li deportiamo, confischiamo le loro terre, li saccheggiamo, li rapiamo dai loro letti, effettuiamo la pulizia etnica, continuiamo anche l’irragionevole blocco di Gaza, e tutto andrà bene.
Costruiamo un’enorme barriera attorno alla Striscia, la sua struttura sotterranea costa tre miliardi di shekel e siamo al sicuro. Ci affidiamo ai geni dell’Unità 8200 e agli agenti dello Shin Bet che sanno tutto e ci avviseranno al momento opportuno.
Stiamo spostando metà dell’esercito dall’enclave di Gaza all’enclave di Huwara solo per garantire le celebrazioni del trono dei coloni, e tutto andrà bene, sia a Huwara che a Erez.
Poi si scopre che un primitivo, antico bulldozer può sfondare anche gli ostacoli più complessi e costosi del mondo con relativa facilità, quando c’è un grande incentivo a farlo.
Guarda, questo ostacolo arrogante può essere superato da biciclette e motociclette, nonostante tutti i miliardi spesi per questo, e nonostante tutti i famosi esperti e imprenditori che hanno guadagnato un sacco di soldi.
Pensavamo di poter continuare il controllo dittatoriale di Gaza, gettando qua e là briciole di favore sotto forma di qualche migliaio di permessi di lavoro in Israele – questa è una goccia nell’oceano, anch’essa sempre condizionata ad un comportamento corretto – e in al ritorno, mantenetelo come la loro prigione.
Facciamo la pace con l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti – e i nostri cuori dimenticano i palestinesi, così che possano essere spazzati via, come molti israeliani avrebbero voluto.
Continuiamo a detenere migliaia di prigionieri palestinesi, compresi quelli detenuti senza processo, la maggior parte dei quali prigionieri politici, e non accettiamo di discutere il loro rilascio anche dopo decenni di prigione.
Diciamo loro che solo con la forza i loro prigionieri possono ottenere la libertà.
Pensavamo che avremmo continuato con arroganza a respingere ogni tentativo di soluzione politica, semplicemente perché non ci conveniva impegnarci in essa, e sicuramente tutto sarebbe continuato così per sempre.
E ancora una volta si è rivelato non essere così. Diverse centinaia di militanti palestinesi hanno sfondato la recinzione e hanno invaso Israele in un modo che nessun israeliano avrebbe potuto immaginare.
Alcune centinaia di combattenti palestinesi hanno dimostrato che è impossibile imprigionare due milioni di persone per sempre, senza pagare un prezzo elevato. Proprio come ieri il vecchio bulldozer palestinese fumante ha demolito il muro, il più avanzato di tutti i muri e le recinzioni, ha anche strappato di dosso il mantello dell’arroganza e dell’indifferenza israeliana.
Ha demolito anche l’idea che sia sufficiente attaccare Gaza di tanto in tanto con droni suicidi e vendere questi droni a mezzo mondo per mantenere la sicurezza.
Ieri Israele ha visto immagini che non aveva mai visto in vita sua: veicoli militari palestinesi che pattugliavano le sue città e ciclisti provenienti da Gaza che entravano dai suoi cancelli.
Queste immagini dovrebbero strappare il velo dell’arroganza. I palestinesi di Gaza hanno deciso che sono disposti a pagare qualsiasi cosa per un assaggio di libertà. C’è qualche speranza per questo? NO. Israele imparerà la lezione? NO.
Ieri già parlavano di spazzare via interi quartieri di Gaza, di occupare la Striscia di Gaza e di punire Gaza “come non è mai stata punita prima”. Ma Israele punisce Gaza dal 1948, senza fermarsi un attimo.
75 anni di abusi e il peggio l’attende adesso. Le minacce di “appiattire Gaza” dimostrano solo una cosa: che non abbiamo imparato nulla. L’arroganza è destinata a durare, anche se Israele ha ancora una volta pagato un prezzo elevato.
Benjamin Netanyahu ha una responsabilità molto pesante per quanto accaduto e deve pagarne il prezzo, ma la questione non è iniziata con lui e non finirà dopo la sua partenza.
Ora dobbiamo piangere amaramente per le vittime israeliane. Ma dobbiamo piangere anche per Gaza. Gaza, la cui popolazione è composta principalmente da rifugiati creati da Israele; Gaza, che non ha conosciuto un solo giorno di pace.
11 Ottobre 2023Permalink

11 ottobre 2023. Due articoli che non diffonderò. Il pregiudizio si trova ovunque

9 Ottobre 2023     Sulle “colpe” di Israele

Perché tra l’editoriale di Haaretz, che attribuisce a Netanyahu una grande responsabilità, e la dichiarazione degli studenti di Harvard, che accusano il regime israeliano, c’è un’enorme differenza.
di Anna Momigliano

Ci sono i fatti, in questo caso fatti atroci, che cambieranno la storia, in peggio, nei decenni a venire, e poi ci sono le reazioni ai fatti, che a volte fanno schifo pure quelle ma di cui ci dimenticheremo nel giro di una settimana. Proprio perché delle seconde presto non ci ricorderemo più, vale la pena di cristallizzarle per un secondo. Mentre dei terroristi attaccavano cittadine, kibbutz, persino un festival, nel Sud di Israele, ammazzando civili, uomini, donne e bambini, stanandoli casa per casa, mentre i terroristi – chiamateli anche “gruppo radicale” come ha fatto il Post, non sono quelle due parole che fanno la differenza – postavano festanti immagini di cadaveri dissacrati, in un raccapricciante cross-over tra Bucha e il Bataclan, capitava che un giornale israeliano pubblicasse un editoriale che accusava il primo ministro: «Il disastro che si è abbattuto su Israele porta la responsabilità chiara di una persona: Benjamin Netanyahu». Quell’editoriale, nella sua versione in inglese, è girato moltissimo sui social occidentali.

Sui social occidentali però è girata moltissimo anche un’altra accusa, lo screenshot di una dichiarazione, firmata da svariate dozzine di associazioni studentesche di Harvard, che decretavano: «Riteniamo il regime israeliano interamente responsabile dei fatti violenti». Il ragionamento era questo: l’attacco terroristico non si è svolto in un vuoto storico, sono decenni che gli israeliani hanno fatto di Gaza una prigione a cielo aperto, sono 75 anni che gli israeliani ammazzano i palestinesi, la priorità adesso è evitare la “rappresaglia coloniale”. Il fatto che le due accuse, quella di Haaretz e quella degli studenti di Harvard, girassero nella stessa bolla, mi spinge a pensare che la gente non ha capito un cazzo.

A questo punto si potrebbe fare un bel discorsetto sul moral high ground, sul fatto che i giornalisti di Haaretz (glasnost: persone che conosco, giornale con cui collaboro) scrivevano sotto i razzi, mentre perdevano amici e parenti, mentre aspettavano notizie di un redattore asserragliato coi figli piccoli in un kibbutz, e invece le Karen di Harvard sputavano sentenze dal New England. Si potrebbe buttarla sul moral high ground, che su internet tira parecchio, ma la verità è che sono due accuse completamente diverse, perché dicono cose completamente diverse.

Cosa intende Haaretz quando dà la colpa a Netanyahu?

Che è un incompetente e un pazzoide nazionalista, dove le due cose vanno a braccetto. Da quando è al potere, Netanyahu ha concentrato tutti gli sforzi a consolidare la presenza dei coloni e dell’esercito in Cisgiordania, ma ha di fatto indebolito l’apparato securitario in tutto il resto del Paese. Quando i terroristi sono entrati nei kibbutz e nelle cittadine vicine a Gaza non c’era neanche mezzo soldato, e sì che quelle parti un tempo erano considerate pericolose. Accecato dalla sete espansionistica, ma anche dall’illusione che i terroristi palestinesi non fossero veramente pericolosi (sorpresa: lo sono), Netanyahu ha trasformato l’esercito israeliano in una forza di protezione per il coloni, e abbiamo visto i risultati, per tutti.

Le Karen di Harvard invece dicono altro. Dicono: l’occupazione è disumana, è da mo’ che i palestinesi vengono ammazzati a Gaza, che cosa vi aspettavate? Dicono: la priorità non è evitare che di ripeta il cross-over tra Bucha e il Bataclan, ma evitare che Israele si vendichi. Spero non ci sia bisogno di spiegare perché è moralmente ripugnante, ma forse si può ricordare perché è, fattualmente, suicida, che, se facciamo nostra la prospettiva del “che cosa vi aspettavate?”, si va verso una escalation senza fine. Ora, l’indignazione per la conclusione (ve la traduco: Israele se l’è andata a cercare) non deve evitare di riconoscere che alcuni dei punti da cui partono sono validi. L’occupazione è moralmente sbagliata, è una violazione dei diritti umani e civili dei Palestinesi, e deve finire. Certo, l’occupazione è una delle cause per cui il conflitto continua ad andare avanti, e non si vedono vie d’uscita senza che essa finisca. Ma pensare che sia quella l’origine di tutto, e che basti eliminare quella per porre fine alle violenze significa non avere capito nulla, foss’anche che la guerra tra arabi e israeliani è cominciata da ben prima del 1967. Alle Karen di Harvard non penserà più nessuno tra qualche giorno. Forse non penseranno più neppure loro a quella dichiarazione, visto che a ottobre ci sono gli esami di metà semestre. Per gli altri, quelli per cui la guerra è un incubo, non un’occasione di virtue signalling, il peggio deve ancora venire.

https://www.rivistastudio.com/israele-           Per  aprire il link aggiungere    attacco-hamas

10 Ott. 2023  Moni Ovadia: “Israele ha coltivato l’odio, ora a pagare sono gli innocenti” di Lara Tomasetta 

alle 13:42 – Aggiornato il 11 Ott. 2023 alle 16:48

Israele dichiara lo stato di guerra. Una colonna di tank si dirige verso Gaza. Diluvio di bombe sulla striscia. Scontri con Hamas al confine. Il nuovo bilancio dei morti israeliani e palestinesi è in continuo aumento. Moni Ovadia, intellettuale, attore, scrittore e musicista di origini ebraiche parla di “pentola a pressione che doveva esplodere”. E punta il dito anche contro la comunità internazionale, colpevole di non essere intervenuta per cercare una soluzione di pace concreta, lasciando Isreale “libera di colonizzare i territori palestinesi”.

L’ambasciatore d’Israele a Roma, Alon Bar, ha dichiarato a TPI: “noi, finora, avevamo imparato a vivere con questa costante minaccia del terrorismo palestinese, in qualche modo adeguandoci. Pensavamo potesse durare. Ma avevamo torto. Oggi abbiamo imparato che questo non è più possibile”. Come commenta questa affermazione?

«Più che convivere con la minaccia del terrorismo palestinese, gli israeliani hanno sigillato Gaza in una scatola di sardine. Cioè sottoponendo gli abitanti di Gaza a una vita infernale. L’Onu ha dichiarato Gaza territorio inabitabile 2 anni fa, mi sembra improprio il discorso. Convivere col terrorismo palestinese sì, in qualche modo l’affermazione è vera ma dimentica la cosa fondamentale, che la vita del palestinese a Gaza non è una vita da esseri umani. In quelle condizioni l’odio e l’esasperazione montano, ora dopo ora, minuto dopo minuto, e il risultato è stato questo».

Cos’è Gaza oggi? Una prigione? Un campo di concentramento?

«Peggio. È una scatola di sardine esagitata. Tutto è sotto il controllo di Israele, i confini terrestri, quelli marittimi e lo spazio aereo. Decidono loro, l’energia, l’elettricità e l’acqua. Ed è una delle zone più popolate del mondo. Poi ci sono state diverse operazioni israeliane che hanno reso la vita ancora più infernale. Gli israeliani hanno deciso: teniamoci il pericolo del terrorismo. Hanno fatto tutto fuorché cercare una soluzione. A Gaza non si può entrare, non si può uscire».

Stiamo vedendo le immagini di un film di cui ci è stato mostrato solo il finale. Ma cosa è successo prima?

«Sono 75 anni che Gaza è sigillata, prima c’erano anche i coloni israeliani ma non solo. Il popolo palestinese è diviso tra Gaza e Cisgiordania. In Cirsgiordania gli israeliani si sono appropriati di terre, hanno tenuto in prigione anche quella parte di palestinesi. La situazione è veramente spaventosa e allora questa violenza che è scoppiata doveva venir fuori prima o poi. Non è un modo di vivere quello».

Tutto questo ovviamente non giustifica l’orrore di questo giorni.

«È ovvio. Come sempre pagano gli innocenti. Anche questi israeliani che sono stati uccisi in modo atroce. Quelli che sono stati presi come ostaggi, non posso immaginare l’angoscia loro e quella dei loro parenti. Ma tutto questo perché nessuno si è curato dei palestinesi, schiavi e non padroni del loro destino».

Il ruolo di Hamas qual è?

«È la forza che governa quel territorio. Una forza che ha la parte armata. Ma le condizioni di vita a Gaza sono un inferno, è normale che la gente covi odio e disperazione, quando si viene rinchiusi e blindati. Nessuno riuscirebbe a vivere in una condizione del genere senza cercare di ribellarsi. Naturalmente ognuno si ribella con i mezzi che ha. I palestinesi in pratica hanno il terrorismo perché non hanno un esercito. Non hanno le armi, né l’esercito strutturato che ha Israele. Quindi esprimono la loro ribellione con gli strumenti che hanno. E anche se questo ha prodotto un orrore spaventoso che ci ferisce e ci lascia sgomenti, si è lasciata marcire questa situazione senza intervenire».

Lei ha parlato anche di una comunità internazionale “complice”.

«Certo, la comunità internazionale non ha fatto niente per imporre una soluzione politica basata sulla legalità nazionale. I governi israeliani hanno occupato, colonizzato e sottoposto a un regime vessatorio di prigionia 2 milioni di palestinesi a Gaza e altri 3 milioni in Cisgiordania. Forse di più. Non è un modo per evitare che poi scoppi la pentola a pressione. Si coltiva l’odio. Quattro bambini su cinque a Gaza sono depressi. Alcuni meditano il suicidio. Sono come dei topi che non posso uscire. Tutti hanno detto che Israele ha diritto di difendersi, i diritti dei palestinesi? Ci fosse stato qualcuno che avesse detto questo concetto. Ci vuole anche il rispetto dei palestinesi. Invece no. Loro devono star lì e morire in quella situazione. Adesso ci saranno migliaia di morti, però questa esplosione di ribellione selvaggia e violenza è motivata dalle condizioni di vita. Ci sono bambini che non hanno mai vissuto se non in prigionia. Ragazzini che poi hanno reazioni pensando a quando potranno farlo anche loro. Questa situazione è un disastro. E la comunità internazionale avrebbe dovuto imporre a Israele di risolvere questa situazione sulla base di negoziati veri, non di chiacchiere senza costrutto».

Amiram Levin, ex generale israeliano, a inizio 2023 ha rilasciato un’intervista alla radio Kan in Israele in cui ha fatto riferimento al “totale apartheid” nella Cisgiordania occupata: “Da 56 anni non vi è democrazia. Vige un totale apartheid. L’IDF (esercito israeliano), che è costretto a gestire il potere in quei luoghi, è in disfacimento dall’interno. Osserva dal di fuori, sta a guardare i coloni teppisti e sta iniziando a diventare complice dei crimini di guerra”.
È così?

«Prima di sentire Lei, ascoltavo l’opinione di uno studioso dell’ISPI che diceva non è una democrazia, è una democrazia etnica. Israele è una democrazia per gli ebrei, non per i palestinesi. I palestinesi non vivono in democrazia ma in apartheid. In discriminazione».

Il leader più longevo di Israele, che si vantava di non aver mai cominciato una guerra, ora deve condurre un conflitto che si annuncia lungo e difficile. Sapendo che questo sarà probabilmente il suo passo di addio. Cosa pensa di Netanyahu?

«Netanyahu è il peggio del peggio per me. È un uomo che sta cercando di sfuggire alla galera e si appoggia al peggio della società israeliana e della classe dirigente. A dei fanatici che sostengono il partito dei coloni e che sono totalmente incompetenti. E questa è anche la ragione per la quale il tanto celebrato servizio segreto israeliano non ha potuto fronteggiare i missili che arrivavano. Evidentemente si occupavano di altro. Di dare spazio ai coloni per derubare i palestinesi delle loro terre».

L’attacco contro Israele si crede fosse preparato da mesi e si nutrono sospetti sul ruolo dell’Iran. Lei come giudica?

«Ognuno fa la sua politica in quei territori. La cosiddetta realpolitik impone di cercarsi i propri amici, quelli che possono servire. L’Iran vuole avere un ruolo e questo evidentemente provoca delle politiche di potere.È possibile che l’Iran abbia fornito dei missili, non escludo che quel Paese fondato su un fondamentalismo fanatico abbia svolto una funzione, ma questo avviene in un contesto che favorisce il peggio del peggio. Che cos’hanno da perdere i palestinesi di Gaza e quelli della Cisgiordania? L’Iran si appoggia ad Hamas, ad Hezobollah. Questo le garantisce di poter giocare un ruolo».

Cosa pensa dell’atteggiamento del governo italiano?

«Non è solo il governo italiano. I governi europei si limitano a fare dichiarazioni di circostanza. “Siamo vicini a Israele”. Che razza di posizione è questa? È per dire noi siamo quelli bravi che stanno con quelli bravi. Invece di partecipare a un movimento di paesi che avrebbero dovuto sollecitare una risoluzione di pace. Quante volte si è sentito dire “due popoli, due stati”. Sono chiacchiere, vaniloqui perché la possibilità di renderlo realtà è stata compromessa dall’attività di colonizzazione israeliana. Non correre rischi. Altrimenti gli israeliani mi dicono che sono antisemita. Perché questa è la storia. Questo non è far politica, mettere la testa sotto la sabbia. In particolare gli europei che non sanno muovere un passo se non arriva la Nato a dirgli cosa fare».

https://www.tpi.it/esteri/moni-ovadia-israele-ha-coltivato-lodio-ora-a-pagare-sono-gli-innocenti-202310101045968/?fbclid=IwAR0t-aqiWw-3eXx8q4urhyz7lYyVgCrZdhnoM8uKJFaEzT583iWEphz3BIo

11 Ottobre 2023Permalink

27 agosto 2023 – Un generale si autopropone letterato e il Vicepresidente del Consiglio ne promuove il senso del dovere.

Per parlare del caso chiacchieratissimo del generale R.V. mi appoggio ad autorevoli fonti (citate nei link)  e, per cominciare, mi servo di brevi tratti riportati dalla Agenzia AGI  (cfr link n.1)

 L’esercito apre un’inchiesta interna sul caso Vannacci
Non si spegne la polemica sul libro “Il mondo al contrario”.  © Aleandro Biagianti / Agf – Il generale Roberto Vannacci

AGI – Non accenna a placarsi la polemica sul generale dell’Esercito Roberto Vannacci, autore di “Il mondo al contrario”, un saggio di circa 300 pagine con frasi denunciate come omofobe e razziste. E proprio i contenuti del libro, che hanno fatto esplodere la bufera, sono il motivo della decisione dello Stato maggiore dell’Esercito di sollevarlo dalla guida dell’Istituto geografico militare.

L’Esercito ha ufficializzato l’avvicendamento di Vannacci al comando dell’Istituto Geografico militare di Firenze e l’apertura di un’inchiesta interna in relazione al volume. Il provvedimento, si legge in una nota, è stato adottato “per tutelare sia l’Esercito sia il Generale Vannacci, sovraesposto mediaticamente dalla vicenda legata al suo libro”.

“Va infatti considerato che al Comandante dell’Istituto Geografico Militare è anche attribuita la responsabilità territoriale e la gestione dei rapporti tra Esercito, autorità e istituzioni locali”, si sottolinea. “Parallelamente è stata avviata un’inchiesta volta all’accertamento dei fatti”, un “atto dovuto ai sensi degli articoli 552 e 553 del Testo Unico dell’Ordinamento Militare”.

E, a questo punto, trovo un’espressione che  mi fa paura.
Chi usa la parola dovere in relazione al dirsi del generale R.V. , indicato come leader della Lega, è un ministro della Repubblica e Vicepremier del Governo Meloni.
Trascrivo le poche righe in cui trovo la parola “dovere  “.

“Se il generale scrive qualcosa che non ha niente a che fare con segreti di Stato o con il suo lavoro, ed esprime dei suoi pensieri nero su bianco, ha il DOVERE e il diritto di farlo”.

Nel timore di sbagliare- e di dar luogo a contestazioni  militariste – proseguo con le verifiche.

E nel link n. 2 ritrovo la parola che mi spaventa, dovere, già constatata presente nel n. 1.

Matteo Salvini, ministro e vicepremier, allarga la crepa nel centrodestra sul caso Vannacci. C’è uno spazio politico da occupare subito, quello dove si è ben accomodato il generale che il ministro della Difesa Guido Crosetto ha destituito con provvedimento disciplinare per le tesi omofobe, contro i migranti e le femministe del suo libro. Fonti leghiste fanno infatti sapere di una «telefonata molto cordiale» tra il vicepremier Matteo Salvini e il parà. Salvini promette che leggerà il libro e intanto chiede di giudicare il generale «per quello che fa in servizio. Se poi scrive qualcosa che non ha niente a che fare con i segreti di Stato o il suo lavoro ha tutto il DOVERE e diritto di farlo. La condanna al rogo come Giordano Bruno non mi sembra ragionevole».

E ritrovo la stessa parola anche su Avvenire (quotidiano della CEI) che riporta la stessa citazione del paragrafo precedente depurata dal riferimento ridicolo  (opinione mia) a Giordano Bruno.
Ma la Conferenza Episcopale Italiana aggiunge un’altra nota importante con un riferimento nominativo di cui non sono responsabile.  Scrive  che:

“solo l’outsider Marco Rizzo (Partito comunista – Democrazia sovrana popolare), … invece ha puntato il dito su chi ha ignorato il generale dopo i suoi esposti sull’uranio impoverito e ora lo attacca per delle opinioni personali”.

Quindi, se è vero quello che ha scritto Avvenire, dando voce all’on Rizzo,  la denuncia dell’uranio impoverito  che, per qual cha capisco, “ha a che fare con i segreti di Stato” non ha invece a che fare con il best seller generalizio , voce di un libero cittadino italiano che non viola  in quel testo la disciplina militare..
A me sembra un gioco incrociato di furbacchioni,  ma io sono solo io  come sempre.
Così anche i vescovi  uniti nella CEI hanno il loro  link che porta il n. 3.

Infine cosa ha detto il cittadino Vannacci (libero di esprimere le sue opinioni)  di professione militare con il grado di generale?

Tanto ne hanno scritto i quotidiani e chiacchierato la TV sui più vari canali che preferirei non fare disturbanti citazioni .  Mi limito a una soltanto:

«Il lavaggio del cervello a cui siamo sottoposti giornalmente volto ad imporre l’estensione della normalità a ciò che è eccezionale ed a favorire l’eliminazione di ogni differenza tra uomo e donna, tra etnie (per non chiamarle razze), tra coppie eterosessuali e omosessuali, tra occupante abusivo e legittimo proprietario, tra il meritevole ed il lavativo non mira forse a mutare valori e principi che si perdono nella notte dei tempi?

E concludendo segnalo la silloge delle bravate verbali  proposta da Domani  (link n. 4)

 

LINK numero 1     Agi_Agenzia Italia   22 agosto 2023

Bufera su Vannacci. Salvini sente il generale. Crosetto: ‘Ho agito da ministro’

LINK numero 2     Il sole 24 ore   21 agosto  2023

https://amp24.ilsole24ore.com/pagina/AFOPE6a

LINK numero 3.   Avvenire -21 agosto 2023

Salvini difende il generale: «No al Grande fratello». Lui lo ringrazia (avvenire.it)

LINK numero 4.   Domani  –  22   agosto 2023

Streghe, «invertiti», patria e armi: dieci frasi dal libro “Mondo al contrario” di Vannacci (editorialedomani.it)

27 Agosto 2023Permalink

22 agosto 2023 – Una mia scelta dall’ultima pagina di “Cerco solo di capire”, il blog di Giancarla Codrignani.

22 agosto 2023
“Cari omosessuali, normali non lo siete, fatevene una ragione!”, punto esclamativo incluso casomai non si fosse capita l’assertività. Poi, attacchi al femminismo, all’ambientalismo, ai clandestini, solo delinquenti e stupratori, par di capire. Il tutto condito da un linguaggio triviale e sessista. Libro numero 3 in classifica dei saggi su Amazon, uscito pochi giorni fa e autoprodotto, a colpire il ruolo dell’autore: Roberto Vannacci, 55 anni, generale di lungo corso, già a capo dei paracadutisti della Folgore e oggi alla guida dell’Istituto geografico militare (esautorato dal Ministro Crosetto. Non basta.

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“Sono un obiettore di coscienza al servizio militare, e aderisco alla campagna di “Obiezione alla guerra” del Movimento Nonviolento. Sostengo tutti gli obiettori e credo che se fossero accolti, ascoltati e sostenuti, come i tanti nonviolenti che agiscono da sempre in tutte le parti del mondo, se fosse sostenuto il progetto di Difesa civile non armata e nonviolenta della Patria, riusciremmo davvero a fare passi concreti per “ripudiare la guerra”, ed onorare la nostra Costituzione. Pensiamoci. Di più. Quando stringiamo accordi coi dittatori, quando gli vendiamo armi, quando aumentiamo le spese militari. Quando non cerchiamo giustizia, libertà, democrazia, diritti, uguaglianza. Per tutti. MAURO BIANI, il vignttista di Repubblica

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Michela Murgia è stata una grande intellettuale a cui va riconosciuto un magistero morale popolare. Anche una profezia cattolica: l’omaggio del card. Zuppi (“credeva ai legami d’anima, perché siamo generati non dal sangue, ma dallo Spirito”) e il funerale religioso debbono essere passati come la tradizionale “occupazione” degli interessi ecclesiastici. Michela era citata e ha scritto per l’Osservatore Romano. La spaccatura interna al mondo cattolico risulta evidente, se il testamento resta un fatto laico senza considerazione sulla contraddizioni – laiche e religiose – sui vincoli dell’amore.

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Comunicare: di destra, di sinistra. Dice Salvini: ”Non guardo mai la tv: perché dovrei pagare il canone?” di pancia. La sinistra racconta tutte le sfumature del “lavoro povero” (chiamato così da tutti), come se non ci fosse il lavoro “nero” o il “no” al reddito di cittadinanza senza ragionare sul valore della spesa di 30 mld senza effetti quando andiamo a fare la spesa. Il “metodo destra” – come fu all’origine del fascismo – è intuitivo. Anzi, ti vieta di ragionare.

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Alternative für Deutschland: se pensassero che è nazismo, forse non lo direbbero. Ma sono proprio nazisti e oggi negano posto a scuola agli handicappati: stiano in aule speciali e non tolgano opportunità ai “sani”. Anche Lgbtq+ possono essere troppo diversi, intoccabili.

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Il Ponte sullo Stretto: le tre linee che collegano la Basilicata da Potenza a Foggia, Napoli e Taranto sono sospese per lavori di aggiustamento. Tra Vaglio e Trevigno, sempre Basilicata frana e crollo di un ponte: isolate? Gente, avete votato Salvini.

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Pagare i Parlamentari. Uno polemica mortificante con Fassino che difendeva gli emolumenti più o meno reali (per legge sono diversi quelli dei senatori e quelli dei deputati), stroncabile dalla richiesta che ci viene dall’Europa di regolare le prestazioni (“talora” gratuite dei vari professionisti “onorari”, giudici o ambasciatori). Inutile ricordare che sia i greci che i romani, che i moderni nel formarsi degli Stati democratici hanno retribuito le cariche pubbliche per non lasciarle nelle mani dei nobili e dei ricchi. Oggi gli eletti del popolo sono dei professionisti e vanno retribuiti. Io con il mio stipendio di insegnante, senza figli e senza altri incarichi, non ce l’avrei fatta per le spese che di cui ho dovuto farmi carico; ma questo non significa che non si debba tornare alla costituente quando Teresa Mattei pensava allo stipendio del metalmeccanico. Infatti proprio l’eletto dal popolo fa un lavoro di massima responsabilità (è, tra l’altro, “a disposizione” e non ha quasi più vita personale normale (cose queste di scarsa importanza e comuni ad altri “mestieri”.ma fare il legislatore è come fare il giudice costituzionale (come “paga” l’ultimo livello dovrebbe essere superiore a quello di senatore o deputato), non può essere un mestiere o una professione. Infatti è questione di lessico: si è perduta la terminologia originaria: non ci sono mai stati “stipendi”; ma indennità; né “pensioni”, ma vitalizi. Poi ognuno è libero di fare (secondo me) antipolitica e decidere che andava bene quando i diritti li stabiliva il regime e la camera dei fasci e delle corporazioni.
La produttività del Parlamento va certamente controllata. Dall’informazione (che ha “diritto” di averla e “dovere di praticarla criticamente). Ma soprattutto dall’elettore.

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La settimana prima di Ferragosto due fatti internazionali che riguardano il mondo: In Ecuador l’uccisione del giornalista anticorruzione Fernando Villas – che non avrebbe vinto, ma faceva paura – mostra che il potere delle cosche della droga – che in pochi anni hanno unito l’Ecuador (negli ultimi 3 anni la droga requisita è passata da 79 a 200 tonnellate, mentre nella sola Guayaquil si sono commessi 1.537 omicidi) a Colombia e Perù (che producono il 60 e il 26% della coca del mondo) – sono uno dei poteri forti. Poi il golpe in Niger: nessuno sapeva l’importanza di questo paese la cui democrazia godeva del sostegno delle potenze occidentali poco attente negli anni a promuovere democrazia anche negli altri paesi dell’Africa nera. Errori da non scontare, perché i partiti islamici radicali vincono perché il Niger odia la Francia, ma nessuno ama l’Occidente, anche se ormai ne condivide le ambizioni di consumo. In Niger l’Europa poteva intervenire insieme con la Francia ricorrendo all’ art. 1 e 2 del Trattato del Quirinale per la cooperazione bilaterale rafforzata: tempestività.

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I Palestinesi. Il Vaticano ha ricevuto il ministro degli Esteri dello Stato Palestinese Riad Malki. Nell’incontro è stato sottolineata la crescita della conflittualità religiosa, oltre che militare, che porta a radicalizzare le posizioni: conseguenze dei movimenti nazionalisti religiosi e della politica israeliana in territorio palestinese. Anche se positive le proteste del popolo israeliano contro la riforma della giustizia e se il rappresentante palestinese ha espresso un giudizio positivo sul suo omologo israeliano Eli Cohen, “uomo di pace”, si rammaricava che la questione non è più sull’agenda delle cancellerie occidentali: c’è una normalizzazione in atto, nonostante gli “accordi di Abramo (che il ministro palestinese ritiene positivi). “Noi palestinesi nell’eventualità di nuovi patti per le zone B e C pretenderemo che sia assegnato agli Usa e all’Unione Europea il ruolo di garanti…(analogamente) focalizzarci sull’Iniziativa di PaceAraba, approvata da tutti gli Stati arabi ed islamici” Contestualmente “dobbiamo far crescere una pacificazione anche tra i nostri popoli senza la quale gli accordi trai vertici politici contano poco. I cristiani di Terra Santa con le loro scuole lo fanno, ma è difficile ispirare sentimenti di pace quando ogni giorno sopporti i soprusi… Auspichiamo che la diplomazia della Santa Sede, che sta giocando un ruolo importante e generoso nel conflitto russo-ucraino, possa esercitare efficacemente le sue note ed apprezzate capacità anche in questa situazione. Occorre ricreare quel clima di dialogo che portò 30 anni fa agli accordi di Oslo,…. Sono passati quasi 10 anni dalla bella iniziativa di Papa Francesco di piantare con i due presidenti un ulivo della pace nei giardini vaticani. È ora di innaffiare e fare crescere quell’albero”. Non so come lo leggiate voi: sono parole di chi non ha speranza.

E il cinismo: forse molliamo Zelinsky. Pechino affronta la sua “bolla” alla Lehman Brothers fa paura. Biden sigla i “Principi di Camp David” patto di ferro Usa-Giappone-Corea di prevenzione anticinese, ma validi anche se vincesse Trump. Trump deve vedersela con diversi processi per corruzione e brogli, mentre la Cina ha annunciato di voler rendere noto il presunto piano di Washington sul cyber-attacco contro il “Centro di monitoraggio terremoti” di Wuhan. Ma lo spionaggio non viola il diritto internazionale?

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Vignetta pagata dal contribuente. I produttori di grano, i pastifici e dell’intera catena alimentare legata ai prezzi delle materie prime rese fluide della guerra ucraina, non hanno notizie dal governo. Il ministro Lollobrigida in materia ha versato mezzo milione per una campagna di pubblicità della “pasta” all’insegna di un personale slogan “La pasta, integratore di felicità”.

 

 

22 Agosto 2023Permalink

2 agosto 2023 – La giornata dei bambini fantasma

Trascrivo quanto ho trovato sui bambini morti nella strage di Bologna del 2 agosto 1980.
Di loro  resta il nome, anche quello della piccola vittima polverizzata di cui nulla è stato trovato.
Non riesco a non pensare alla efferatezza di chi ha voluto nel 2009 che ai figli dei migranti non comunitari  irregolari fosse negata ogni forma di identità: fantasmi esposti a ogni possibile violenza perché nulla li tutela.  La legge come la bomba del 2 agosto.
Ormai dispero che questo problema sia risolto. Non vedo nulla cui aggrapparmi fra il cinismo politico e l’opportunismo dell’indifferenza della società civile che rifiuta ogni impegno almeno per far conoscere il problema.
E come siamo stati feriti dal lungo e penoso itinerario per identificare i colpevoli della strage  di cui ancora non  si conoscono i mandanti, dovremmo essere feriti anche dalla consapevolezza  dell’immagine di un parlamento che si è riunito 14 anni fa per dire ad alcuni nati appositamente classificati: “Tu non  esisti”.
Se qualcuno che  leggerà questa nota avesse dimenticato la questione dei bambini fantasma troverà molta documentazione in questo mio blog attivando i tag anagrafe, bambini, nascita, permesso di soggiorno.
Augusta

 Luca e gli altri: chi sono i 7 bambini morti nella strage in stazione (che Bologna non dimentica) | VIDEO

Il Comune e la Regione hanno ricordato le vittime più giovani della Strage insieme all’Associazione dei familiari e all’Istinto Aldini Valeriani

Angela Fresu, Luca Mauri, Sonia Burri, Francesco Cesare Diomede Fresa, Manuela Gallon, Eckhardt e Kai Mader. La più piccola aveva tre anni, il più grande quattordici. Sono loro i sette bambini che hanno perso la vita nell’attentato del 2 agosto 1980 alla Stazione di Bologna.

Oggi, lunedì 1° agosto, le sette giovani vittime sono state ricordate a Villa Torchi, al quartiere Corticella, dal sindaco Matteo Lepore, la vicepresidente dell’Emilia-Romagna Elly Schlein, il presidente dell’Associazione familiari delle vittime Paolo Bolognesi e dalla presidente del Quartiere Navile Federica Mazzoni, la vicepresidente dell’Assemblea legislativa regionale Silvia Zamboni e altre autorità civili e militari. Per l’occasione, gli studenti dell’Istituto Aldini Valeriani hanno deposto delle corone di fiori al monumento dedicato alle sette vittime ed hanno, inoltre, composto una lettera letta per l’occasione dall’attrice Donatella Allegro.

2 Agosto, chi sono i sette bambini vittime della Strage

Oggi Bologna ha ricordato le vittime più giovani della Strage. Sette bambini, ognuno con una storia diversa. Tra questi c’era “Eckhardt Mader, 14 anni, viveva ad Haselhorf in Westfalia ed era venuto in Italia con i suoi genitori e i due fratelli – riporta il sito della Regione Emilia-Romagna – per trascorrere una vacanza al Lido di Pomposa, in provincia di Ferrara. Il 2 agosto era in stazione con tutta la famiglia perché, arrivati da Ferrara, aspettavano il treno per tornare a casa, in Germania. Alle dieci e venticinque Eckhardt e i due fratelli erano in sala d’aspetto con la mamma, mentre il padre, avendo l’intenzione di occupare le due ore di attesa per vedere Bologna, stava per uscire dalla stazione. Lo scoppio uccise Eckhardt, il fratello Kai e la mamma Margret. Rimasero feriti l’altro fratello e il padre che scavando fra le macerie riuscì a ritrovare i suoi cari”.

C’era poi “Angela Fresu, 3 anni, abitava a Gricciano di Montespertoli, in provincia di Firenze e famiglia di origine sarda era composta dalla mamma Maria, dai nonni e dai sette fratelli della mamma. Era in stazione con la mamma e due sue amiche perché stavano andando in vacanza sul lago di Garda. L’esplosione le colpì in sala d’aspetto. Maria, Angela e Verdiana Bivona, una delle amiche della mamma, morirono mentre l’altra amica rimase ferita. Con i suoi tre anni Angela è la vittima più piccola della strage”.

E ancora: “Luca Mauri, 6 anni, avrebbe frequentato la prima elementare all’inizio dell’anno scolastico e viveva con la mamma Anna Maria e il papà Carlo a Tavernola una frazione di Como. Venerdì primo agosto erano partiti verso Marina di Mandria, in provincia di Taranto per trascorrervi le vacanze. Giunti nei pressi di Bologna ebbero un incidente automobilistico: rimasero illesi, ma l’auto si guastò. Per questo venne lasciata da un meccanico a Casalecchio di Reno, nei pressi di Bologna, e la famiglia Mauri decise di prendere il treno per raggiungere Brindisi e poi la località di villeggiatura. Il 2 agosto arrivarono in stazione poco prima dell’esplosione che li uccise”.

Sonia Burri: “Sonia, 7 anni, era partita da Bari con i genitori e il 2 agosto era in stazione con loro e con i nonni materni, la sorella Patrizia Messineo, zia Silvana – la sorella della mamma – e le cugine. Lo scoppio la sorprese in sala d’aspetto: i soccorritori la trovarono viva ma in gravissime condizioni vicino alla sua bambola rossa. Morì in ospedale due giorni dopo. La bomba la uccise assieme alla sorella e alla zia”.

Quel 2 agosto 1980, alle ore 10.25, in stazione c’era anche Francesco Cesare Diomede Fresa: “Cesare, 14 anni, era un ragazzo di Bari, assieme al papà Vito e alla mamma Errica era partito dalla loro città il venerdì primo agosto con il treno per evitare il traffico sull’autostrada. Il 2 agosto erano in stazione e lo scoppio della bomba li ha uccisi. Della famiglia rimase solo la figlia che non era partita assieme ai genitori e al fratello”.

Infine a bolognese Manuela Gallon: “Manuela, 11 anni, era di Bologna, aveva superato gli esami di quinta elementare e si preparava ad affrontare le scuole medie. I genitori l’avevano accompagnata in stazione e stavano attendendo il treno che l’avrebbe portata alla colonia estiva di Dobbiaco, in provincia di Bolzano dove avrebbe dovuto trascorrere due settimane di vacanza. I tre si trovavano vicino alla sala d’attesa e il padre si allontanò per comprare le sigarette. Proprio in quell’istante scoppiò la bomba: Manuela rimase gravemente ferita, fu ritrovata e portata in coma all’ospedale dove morì 5 giorni dopo. La mamma morì e il padre rimase ferito”.

 

2 Agosto. L’Emilia-Romagna non dimentica. Bonaccini: “Impegno condiviso per verità e giustizia”

2 Agosto, Lepore: “Questo è l’anno della verità. Lo Stato si assuma le sue responsabilità” | VIDEO

 

https://www.bolognatoday.it/cronaca/strage-2-agosto-bambini-morti-bologna.html

2 Agosto 2023Permalink

31 luglio 2023 — Fra Del Rio e Pillon, tutti insieme appassionatamente per tacitare chi nasce da famiglie sbagliate. Si comincia così

Promemoria per me

Da quando ho saputo che all’interno del Pd c’è un gruppo di cattolici (una confessione religiosa  che fa gruppo!? La rinascita della balena bianca!) e ho scoperto che questo gruppo  fa capo a Del Rio che so essere coinvolto in una specie di lobby focolarina ho paura.
Infatti nel trattare della maternità surrogata  Del Rio parte dalla tipologia della maternità  e usa la parola chiave “nascituro”  (il grassetto che metto nel testo  come promemoria è mio)
Mai parla diritto del nato . E’ chiaro che si approfitta del soggetto nato per trasformarlo in nascituro e precipitarsi ad omaggiare Pillon.
E il fondamento della censura deliberata che impedisce di assicurare il diritto dei sans papier a registrare la nascita del proprio figlio e che impedisce ancora  di assicurare la famiglia al figlio di coppie arcobaleno.
E’ molto interessante che questa  notizia sia comparsa su Il tempo.
Mi chiedo se diffonderla consenta di ragionare a chi non vuol sapere che il fondamento di ogni discorso in cui ci sia un minore (e in primis un nato!) .è il suo superiore interesse ( legge 176/1991 art. 3). La diffonderò  oculatamente ma non  voglio illudermi chi per 14 anni non ha voluto capire che chi nasce ha diritto alla registrazione anagrafica si adatti a capire e  a trarne le conseguenze.
Particolarmente rivoltante il Sinodo dei Vescovi del 2015 che si è esplicitamente rifiutato di segnalare fra le difficoltà legate alla famiglia la negazione del certificato di nascita ai figli dei sans papier, un  raggiro che ha funzionato.
Infine la beffa della citazione di  mc4,9
«Chi ha orecchi per intendere intenda!»  (CEI)
«Chi ha orecchi da udire oda» (Riveduta 2020 e Nuova Diodati)

20 luglio 2023  Maternità surrogata, anche il senatore Del Rio del Pd la boccia: “Non è  umana”

Il dibattito sulla gestazione per altri spacca la politica italiana.
La maggioranza ha proposto di rendere universale, ossia perseguibile anche se commesso all’estero, il reato di maternità surrogata. L’aula della Camera ha respinto le pregiudiziali di costituzionalità presentate da Pd e +Europa. I voti a favore sono stati 124, i contrari 187. Oggi, a tornare sull’argomento è stato il senatore del Pd Graziano Delrio.
In un’intervista rilasciata a Il Corriere della Sera, il dem ha bocciato senza mezzi termini la Gpa, presentandola come una pratica “non umana”.
Delrio, medico endocrinologo, si è detto contrario alla maternità surrogata. Il Motivo? “È una pratica in cui non c’è nulla di umanità e non c’è rispetto dei diritti del figlio. È già vietata in Italia, perché comporta lo sfruttamento di altre persone ed è un’offesa alla dignità della donna.  Lo dice la Corte costituzionale, non io. Inoltre: il diritto alla genitorialità non può essere ridotto a una logica di mercato, ignorando i diritti del nascituro“, ha affermato il senatore. Stando alle dichiarazioni di Graziano Delrio, poi, la maternità surrogata solidale, cioè una donazione senza compenso, non esiste. “La relazione tra madre e figlio è una relazione strettissima, biologica, sensoriale, come dimostrato da tutte le ricerche. Non riesco a pensare alla maternità surrogata come un atto di generosità. Perché è comunque un fatto contrattuale ma i figli non si comprano né si vendono”.

Nessun dubbio sull’emendamento Magi. “Rispetto la decisione proposta dei deputati. Avrei personalmente proposto di dire con chiarezza no in Aula: sia al centrodestra, sia alla proposta di Magi.
È un dibattito etico che non si governa con emendamenti. Ci sono implicazioni politiche e sociali: è una responsabilità enorme”, ha detto con chiarezza Graziano DelRio

https://www.iltempo.it/politica/2023/07/20/news/maternita-surrogata-gpa-graziano-delrio-pd-boccia-emendamento-magi-non-umana-36424777/

31 Luglio 2023Permalink

29 luglio 2023 Dopo il deserto africano che uccide fisicamente , il deserto italiano che crea invisibili dalla nascita..

16 Marzo 2023  MICROMEGA

Saraceno: “Discriminando i figli di coppie omosessuali si torna all’idea retrograda del ‘figlio illegittimo’

Secondo la sociologa, le recenti iniziative governative per il blocco delle procedure di riconoscimento all’anagrafe dei figli di coppie omosessuali sono frutto di una battaglia ideologica condotta sulla pelle dei bambini. Si torna indietro a un principio secondo il quale alcuni bambini sono figli legittimi e altri illegittimi.

Cinzia Sciuto

Di recente due vicende hanno riportato al centro del dibattito pubblico la questione del riconoscimento giuridico dei figli di coppie omosessuali. Le due vicende sono da un lato la circolare del ministero dell’Interno che chiede ai prefetti di invitare i sindaci a non trascrivere più i certificati di nascita ottenuti all’estero in cui oltre al genitore biologico viene riconosciuto anche il genitore non biologico; dall’altro la risoluzione di una commissione del Senato che ha bocciato una proposta di regolamento europeo che si propone di uniformare le procedure di riconoscimento dei figli.
Ne parliamo con la sociologa Chiara Saraceno, esperta di politiche familiari e autrice di L’equivoco della famiglia.

Prof.ssa Saraceno, che idea si è fatta di queste due vicende?

Si tratta di due vicende molto tristi, ma che non mi sorprendono affatto. Stiamo pur sempre parlando di forze politiche che avevano tanto insistito perché sulla carta d’identità ci fosse “madre” e “padre” (decisione di Salvini quando era ministro dell’Interno, poi ribaltata da un tribunale, n.d.r.).

La ragione addotta dalla maggioranza per queste decisioni è che in questo modo si aggirerebbe il divieto di gestazione per altri che vige in Italia.

Innanzitutto, il regolamento europeo cerca di dare una forma più completa a delle norme che esistono già, secondo le quali i rapporti familiari che sono legali in un Paese dell’Unione devono essere in qualche modo riconosciute anche negli altri Paesi europei, ricorrendo alle forme legali più vicine. Per cui, per esempio, il matrimonio tra omosessuali celebrato in Spagna, visto che noi non abbiamo il matrimonio per gli omosessuali, viene riconosciuto come unione civile in Italia. Questo per evitare che le persone che si spostano da un Paese all’altro si ritrovino prive di tutele. Ora se questo principio vale per gli adulti, dovrebbe a maggior ragione valere per i bambini.

Quali sono le conseguenze concrete di queste decisioni per i bambini?

Questi bambini di fronte alla legge italiana sono di fatto orfani di un genitore. Anzi, peggio, perché gli orfani di un genitore hanno comunque ancora tutta la relativa parentela (nonni, zii, cugini ecc.) mentre questi bambini per i quali l’altro genitore non è mai esistito davanti alla legge sono orfani di una intera parentela. E questo significa che, per esempio, se la coppia si separa il genitore legalmente riconosciuto ha tutti i diritti sul figlio, può quindi impedire all’altro genitore (che tale è di fatto, anche se la legge non lo ha riconosciuto) di continuare a vedere il bambino. Viceversa, il genitore non riconosciuto può sparire nel nulla, senza prendersi carico del mantenimento del figlio, dato che per la legge non ha nessun diritto ma neanche nessun dovere nei suoi confronti. Se il genitore riconosciuto muore, il bambino è automaticamente orfano e non solo il genitore non riconosciuto ma anche l’intera parentela (nonni, zii) sono per la legge inesistenti. E questo vale anche per quel che riguarda cose come l’eredità ecc. Queste sono le conseguenze più pesanti, poi ci sono quelle più “banali” ma che rendono complicata la vita di tutti i giorni: andare a prendere i bambini a scuola, dal medico, assisterli in ospedale, viaggiare con loro ecc.

Ma per risolvere tutti questi problemi non è sufficiente l’istituto dell’adozione del figlio del partner?

Lo sarebbe se fosse una procedura semplice e immediata, con un effetto fin dalla nascita. Un po’ come avviene nel caso in cui in una coppia eterosessuale un uomo riconosce come proprio il figlio che la compagna ha in grembo anche se non è suo. In quel caso basta che l’uomo dichiari “quel figlio è mio” affinché venga riconosciuto come padre legittimo. Nel caso dell’adozione del figlio del partner invece devono trascorrere diversi anni, l’altro genitore deve dimostrare di essere idoneo a fare il genitore, di avere un rapporto reale con il bambino ecc. Nel frattempo il tempo passa, e i figli rimangono senza tutele. Di fatto oggi questi bambini sono trattati esattamente come venivano trattati i figli cosiddetti illegittimi, che non potevano essere riconosciuti perché nati fuori dal matrimonio ed erano dunque figli di madre nubile, con tutte le conseguenze del caso.

Nei bambini nati da gestazione per altri si pone però un problema di diritto alla verità sulle proprie origini.

Ma questo non c’entra nulla con il riconoscimento dei due genitori. Si può benissimo riconoscere giuridicamente entrambi i genitori e allo stesso tempo garantire il sacrosanto diritto dei bambini a conoscere le proprie origini. Che poi è il dibattito che c’è stato in passato sull’adozione, attorno alla quale prima vigeva l’anonimato assoluto. Usare questo argomento per impedire il riconoscimento di entrambi i genitori è pretestuoso.

Certamente, comunque, la gestazione per altri pone dei problemi etici e sociali non indifferenti.

Non c’è dubbio, e sono questioni di cui varrebbe la pena discutere ampiamente nella società, possibilmente però senza anatemi e preconcetti ideologici. Per esempio, non si può negare che la gestazione per altri è una categoria sotto la quale ci sono situazioni diversissime fra loro ed è disonesto trattare situazioni diverse con i medesimi strumenti. Quello che è inaccettabile è che si conducano battaglie ideologiche sulla pelle dei bambini.

Ma, si dice, evitare il riconoscimento dell’altro genitore rappresenta un deterrente: se tu sai che in Italia non sarai riconosciuto, ci penserai due volte prima di ricorrere alla gestazione per altri all’estero.

Innanzitutto, questo effetto di deterrenza è tutto da dimostrare.
E poi se non si vuole essere ipocriti, l’unico vero “deterrente” a ricorrere alla gestazione per altri per le coppie omosessuali (maschili, perché le lesbiche in linea di massima non hanno bisogno di ricorrervi) sarebbe consentire loro l’adozione. Ma non mi pare proprio che questo sia nel programma di questo governo. Aggiungo tra l’altro che a subire gli effetti di queste disposizioni non sono solo i figli avuti con gestazione per altri (alla quale comunque, lo ricordiamo, fanno ricorso in massima parte coppie eterosessuali), ma anche i figli di coppie lesbiche nelle quali una delle due è la gestante e l’altra talvolta è la donatrice di ovuli: in questo caso sono entrambi madri biologiche, ma per la legge italiana la madre è solo quella che porta in grembo il bambino. Colei che ha donato il suo corredo genetico – che è esattamente quello che fa il padre – non viene riconosciuta. E questo perché quello che interessa non è tutelare i bambini, ma ribadire il concetto che una famiglia è fatta da una mamma e un papà

 

Parlo anch’io  .. da 14 anni ma non demordo

Dice la Costituzione Italiana all’art. 10:
10. L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.
Dice la Costituzione e  la legge 176/1991 che è ratifica della la Convenzione di New York sui diritti del fanciullo afferma:

Articolo 7

  1. Il fanciullo è registrato immediatamente al momento della sua nascita e da allora ha  diritto  ad un  nome, ad  acquisire una cittadinanza e, nella misura  del  possibile,  a  conoscere  i  suoi genitori ed a essere allevato da ess”Ho cominciato ad occuparmi di questo problema nel 2009 quando ho scoperto che  un articolo della legge 194 (per la cronaca l’art. 1 comma 22 lettera G) si faceva  beffa di questo principio  con un raggiro abile, ideato e imposto con voto di fiducia dall’allora Ministro dell’interno Roberto Maroni (il Ministro apparteneva alla Lega ed era il tempo del quarto governo Berlusconi) . Mentre la norma precedente (la cd legge Turco Napolitano) escludeva la presentazione del permesso di soggiorno  per la registrazione degli atti di stato civile, la nuova norma ne imponeva   la presentazione. .
    Così il principio del superiore interesse del minore veniva artatamente rovesciato e l’esistenza giuridica di un nuovo nato in Italia era subordinata alla  caratteristiche burocratiche dei suoi genitori, beffando  l’art. 3  della legge 176/1991. Per qualche anno ci siamo attivamente occupati di questo problema con l’ammirevole appoggio del gruppo NonSoChe che lo ha fatto emergere  con una rappresentazione teatrale.
    Quando sembrava che il Parlamento ne potesse finalmente discutere una parlamentare PD, con abile giravolta, lo ribaltò sulla società civile, umiliata a strumento di propaganda,  e tutto si è spento.
    Se fosse stato almeno noto sarebbe ben connesso al problema dei figli delle coppie arcobaleno  (ben chiariti nell’intervista che precede dalla sociologa Chiara Saraceno) ma coì non è stato.
    E i figli dei sans papier restano silenziati.


Link  a un ampio articolo sul medesimo argomento e all’intervista riportata sopra

Gravidanza per altri. Qualche riflessione e un po’ di domande – Transform! Italia (transform-italia.it)

“Discriminando i figli di coppie omosessuali torniamo al “figlio illegittimo”” (micromega.net)

 

 

 

29 Luglio 2023Permalink

28 luglio 2023 _ C’è famiglia e famiglia. A i componenti di questa che non c’è più è concesso un nome

Fati, Pato, Marie – Refugees in Libya
La madre si chiamava Fati Dosso (30 anni), la figlia Marie (6 anni). Sono le due persone morte abbracciate nel deserto tra Tunisia e Libia e ritratte nella foto che nei giorni scorsi ha fatto il giro del mondo. Un durissimo atto d’accusa contro il presidente Kais Saied, il responsabile delle deportazioni alla frontiera che è stato ricevuto in Italia tra domenica e lunedì dalla premier Meloni e dal capo dello Stato Mattarella. L’identità delle vittime è stata ricostruita dalla giornalista Antonella Napoli e dal collettivo Refugees in Libya. Nello scatto qui sopra c’è anche Pato, marito e padre. Di lui non si hanno più notizie.
da Il manifesto 27 Luglio 2023
Sono riuscita a riprendere questa notizia dalla Bacheca che l’amico Lino Di Gianni mi ha reso disponibile.
28 Luglio 2023Permalink

13 luglio 2023 – Se il Presidente del Senato al museo d’arte moderna e contemporanea a Udine …

OLTRE LA CANCELLATA

A chi entri a casa Cavazzini, Museo d’arte moderna e contemporanea di Udine, si presenta subito una grande scultura: è il modello in gesso della Cancellata principale delle Fosse Ardeatine, opera dello scultore Mirko Basaldella, realizzata fra il 1949 e il 1950 ed esposta nel 1952 alla Biennale d’arte di Venezia. Rappresenta la porta che introduce al Mausoleo delle Fosse Ardeatine, le cave di pozzolana dove il 24 marzo 1944 furono trucidati 335 fra detenuti politici (civili e militari), ebrei e semplici sospetti.
Il giorno precedente appartenenti a un gruppo di Azione Patriottica (GAP) avevano organizzato un attentato in via Rasella a Roma dove erano morti 33 militari tedeschi della Südtiroler Ordnungdienst.

Nella città ‘aperta’, da cui le massime autorità (a partire dal re) erano fuggite dopo l’armistizio dell’8 settembre, si attivò immediatamente il quartier generale in Italia del feldmaresciallo Albert Kesserling che, in contatto con il quartier generale di Hitler, stabilì dovessero essere uccisi 10 civili italiani per ogni soldato morto. Il tenente colonnello Herbert Kappler e il questore di Roma Pietro Caruso scelsero le vittime, che furono condotte alle Fosse Ardeatine da Erich Preibke e Karl Hass. Raccolte in gruppi di cinque vennero finite una ad una con un colpo alla testa.
Al termine dell’esecuzione l’entrata delle cave venne fatta esplodere. Il massacro perpetrato a 23 ore dall’attentato fu reso noto solo a esecuzione avvenuta,
A distanza di 79 anni, il 23 marzo 2023, il Presidente del Senato, seconda carica dello Stato, ha dichiarato: « Via Rasella è stata una pagina tutt’altro che nobile della resistenza, quelli uccisi furono una banda musicale di semi-pensionati e non nazisti delle SS, sapendo benissimo il rischio di rappresaglia su cittadini romani, antifascisti e non».
Sono parole che si commentano da sé, ma sarebbe opportuno che qualcuno suggerisse al sen. Ignazio Benito La Russa di recarsi al mausoleo romano, dopo essersi documentato su ciò che in quel luogo avvenne, invitandolo ad esprimersi in una maniera più consona al ruolo che pro tempore ha assunto.
Se mai entrasse, attraverserebbe la cancellata con cui un artista ha voluto dar forma a ciò che quella porta rinchiude e proietta nel tempo per chi la sappia guardare. Lo possiamo fare anche noi, anche a Udine, che custodisce quella memoria. Volendo, possiamo ricorrere anche ai libri presenti nella perfettamente organizzata Biblioteca d’arte che ha sede in Castello e, fra le tante pubblicazioni, consultare il volume dello scrittore Tito Maniacco che aiuta a comprendere, attraverso l’analisi dei lavori di Mirko Basaldella, come la cancellata delle Ardeatine sia il frutto non occasionale di una profonda elaborazione del tema della violenza della guerra e di ciò che alla guerra si lega. E proprio Tito Maniacco ci offre una notizia fulminante. Nel 1938 Mirko Basaldella fece un precipitoso ritorno in Italia per sposare la fidanzata, Serena Cagli, ebrea. Una settimana dopo quel matrimonio non sarebbe stato possibile: erano state approvate le leggi razziali.

Quindi il 24 marzo 1944  fu possibile  inserire fra i condannati a morte anche persone  scelte per  l’appartenenza  a quella che era chiamata “razza”,  identificata per essere perseguita.
Come non pensare a tutti coloro che anche oggi sopportano il peso della discriminazione nei modi diversi in cui viene agita  in tanti paesi e anche in Italia?
Mirko Basaldella   ci ha offerto, con la  rappresentazione  in forma astratta di un caso  drammatico ,  uno strumento  per leggere nell’orrore di allora i  fin troppi segnali disturbanti dell’oggi.

 

Il mio articolo nel periodico Ho un Sogno n. 272

13 Luglio 2023Permalink