11 dicembre 2022 – Un aggiornamento per non trascurare il significato del 10 dicembre

In una situazione di caos assoluto ho inserito da facebook  una pagina sensata

Oggi, leggasi riferimento al 10 dicembre 1948  _il grassetto è mio   augusta

“Oggi è il 74° anniversario della firma della Dichiarazione Universale dei #DirittiUmani delle Nazioni Unite. È un’occasione per rileggere il suo preambolo e i suoi 30 articoli. È un’occasione per riflettere sulle violazioni di questi diritti che ancora vengono compiute nel mondo e interrogarci su quanto ciascuno di noi fa e potrebbe fare per evitarlo. Molta strada c’è da percorrere anche nel nostro paese per garantire la piena applicazione di questi principi. Ogni armamento venduto ad un paese che non rispetta i diritti umani è una violazione dei diritti umani. Tutto ciò che non promuove pari opportunità nel lavoro, nei servizi sociali, nell’educazione è una violazione dei diritti umani. Ogni discriminazione di salario nei confronti di lavoratori immigrati o irregolari è una violazione dei diritti umani. Ogni respingimento di un migrante è una violazione dei diritti umani. Ogni giorno che passa senza cancellare la norma che impedisce a tutti i bambini nati in questo paese ad avere un nome è una violazione dei diritti umani. Fino a quando vogliamo chiudere gli occhi per non vedere?”.
Così si è espresso #FurioHonsell consigliere regionale di #OpenSinistraFVG.

Mio commento:

Credo sia la prima volta che nel ricordo anniversario della firma della Dichiarazione Universale dei #DirittiUmani delle Nazioni Unite si inserisce la questione dei neonati fantasma.
Ringrazio Honsell che ha capito e lo dice e cerco di non pensare alla opportunistica scelta del silenzio compiuta da parlamentari, consiglieri regionali, sindaci, sostenuti da una società che ritengo si ostini a chiamarsi civile. I neonati sono evidentemente nemici pericolosi.

Aggiungo:

Ezechiele 12, 2:
“Figlio dell’uomo, tu abiti in mezzo a una genìa di ribelli, che hanno occhi per vedere e non vedono, hanno orecchi per udire e non odono, perché sono una genìa di ribelli.”

 

Per leggere l’intera dichiarazione:

https://unipd-centrodirittiumani.it/it/strumenti_internazionali/Dichiarazione-universale-dei-diritti-umani-1948/9

https://www.ohchr.org/en/universal-declaration-of-human-rights

 

 

11 Dicembre 2022Permalink

6 dicembre 2022 – L’obiezione di coscienza è una virtù. Da coltivare. Intervista a Mao Valpiana

L’obiezione di coscienza è una virtù. Da coltivare. Intervista a Mao Valpiana

Luca Kocci 03/12/2022, 21:34                                Tratto da: Adista Notizie n° 42 del 10/12/2022

41303 VERONA-ADISTA. Per approfondire i temi dell’obiezione di coscienza e del militarismo (v. notizia precedente), Adista ha intervistato Mao Valpiana, presidente del Movimento nonviolento e componente dell’esecutivo di Rete italiana Pace e Disarmo.

Il 15 dicembre saranno cinquanta anni dall’approvazione della prima legge per l’obiezione di coscienza al servizio militare. Nonostante i suoi molti limiti, credo che si sia trattato di una legge molto importante per il movimento per la pace. Cosa ne pensi?

Pochi giorni dopo l’approvazione della legge, Azione nonviolenta (dicembre 1972) titolava «Votata la legge truffa sull’obiezione di coscienza», con il sottotitolo «Chi per grazia sovrana verrà ammesso a compiere il servizio civile alternativo, dovrà pagarlo con una ferma maggiorata di 8 mesi, rimanendo in più sempre soggetto a tutti gli effetti, quale “soldato distaccato”, alla giurisdizione militare». Per rendere ancor meglio il giudizio fortemente negativo sulla legge, Pietro Pinna, l’estensore dell’articolo presentato come editoriale non firmato, scriveva: «Un Parlamento il quale doveva riconoscere il diritto, aperto a tutti, a obiettare (…) vota una legge che si traduce e serve al suo opposto, cioè a statuire il reato dell’obiezione di coscienza. Non c’è da farsi meraviglia di quest’esito, abnorme e logico insieme, da parte di un Parlamento composto di forze politiche che, dalla prima all’ultima, di destra e di sinistra, sono tutte concordi sul principio sommo (per il potere) della necessità dell’apparato di guerra». In sostanza si dice che non viene riconosciuta l’istanza fondativa dell’obiezione, cioè la messa in discussione radicale della struttura dell’esercito, come strumento di guerra. Tuttavia, dopo le dichiarazioni di principio, si riconosce che la legge apre comunque uno spiraglio che dovrà essere utilizzato per ottenere altri risultati, passando dalla testimonianza degli obiettori in carcere, alle lotte per la costruzione e la gestione del servizio civile. E infatti, furono proprio il Movimento nonviolento e il Partito radicale, protagonisti della lotta e del digiuno per ottenere la legge, a fondare e sostenere la Lega degli obiettori di coscienza, che dal 1973 in poi gestì la nascita e la crescita del servizio civile come pratica di impegno per il movimento pacifista dentro la società.

Quali sono stati gli effetti di quella legge sulla società italiana?

Il servizio civile, così come si è sviluppato in Italia, è stato una “invenzione” degli obiettori stessi. Lo Stato aveva predisposto un servizio civile nazionale unico, che immaginava nel corpo, allora militarizzato, dei pompieri. Gli obiettori rifiutarono, non rispondendo alla chiamata, e contrapposero invece un servizio civile diversificato, da attuarsi negli enti del privato sociale (assistenziali, culturali, ambientali, sindacali, ecc.) che si convenzionavano con il Ministero della Difesa per accogliere gli obiettori nelle loro sedi sparse su tutto il territorio nazionale. Dopo le prime resistenze da parte dell’amministrazione militare, passò e si diffuse questo modello di servizio civile, che presto divenne uno dei più avanzati d’Europa. L’obiettore di coscienza in pochi anni divenne una figura riconosciuta che lavorava nel territorio a fianco degli ultimi. Enti o associazioni importanti, come la Comunità di Capodarco, l’Istituto don Calabria, l’ospedale psichiatrico di Basaglia, accolsero per primi gli obiettori, e “sdoganarono” questa figura dandone un’immagine positiva.

La fine della leva obbligatoria è stata una vittoria per il movimento? Oppure l’esercito dei professionisti ha provocato delle conseguenze negative – a cominciare dall’aumento delle spese per gli armamenti – di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze?

La leva obbligatoria è un’invenzione napoleonica, che rispondeva alla concezione “moderna” della guerra su larga scala. Dopo la prima e soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, cambia nei fatti anche la concezione della guerra stessa, sempre più sofisticata, sempre più tecnica, sempre più professionale. La leva popolare quindi ha un suo naturale decadimento, che lascia il posto al professionismo militare. Diminuisce il numero dei soldati, ma cresce la spesa. La sospensione dell’obbligo, cioè della schiavitù militare, è per noi certamente un fatto positivo, anche se questo non cambia di una virgola il male della struttura militare di preparazione e attuazione della guerra, che per certi versi diventa ancor peggiore.

C’è una “terza via” fra esercito di leva e dei professionisti?

No. La nostra prospettiva resta quella del disarmo unilaterale; quindi per noi la via è quella dell’abolizione degli eserciti.

Con la “sospensione” della leva obbligatoria, non si parla più di obiezione, che invece resta un valore da rilanciare. Basta vedere quello che sta succedendo oggi nella guerra in Ucraina, con migliaia di obiettori, di cui però i grandi mezzi di informazione preferiscono non dire nulla. Cosa ne pensi?

Sono d’accordo. L’obiezione di coscienza resta un caposaldo della nonviolenza. Prima ancora di fare del bene è importante non collaborare con il male, diceva il Mahatma Gandhi. I ragazzi russi e ucraini che rifiutano le armi, rischiando di persona e affrontando il carcere e il disprezzo, sono gli unici che si sottraggono alla guerra e prefigurano una via di pace. I mezzi di informazione non ne parlano perché sanno che il loro esempio sarebbe contagioso, come lo fu per molti ragazzi americani ai tempi del Vietnam. Ogni recluta può essere un obiettore di coscienza, ogni soldato un disertore. Dobbiamo aiutare e sostenere ogni singolo obiettore, dell’una e dell’altra parte: patrioti disarmati che non vogliono odiare la patria altrui.

Quella fiscale contro le spese militari poterebbe essere una campagna di obiezione da rilanciare oggi?

Purtroppo il sistema tributario odierno, con la tassazione alla fonte, non permette più una vera e propria obiezione fiscale alle spese militari, come si poteva fare con la Campagna che mettemmo in atto dal 1981 al 1998. Tuttavia nella nostra proposta di legge per la Difesa civile non armata e nonviolenta, sostenuta dalla campagna “Un’altra difesa è possibile”, è prevista la possibilità dell’opzione fiscale, cioè la possibilità per il cittadino contribuente di scegliere se finanziare la difesa armata o la difesa nonviolenta. Dobbiamo impegnarci affinché questa prospettiva diventi politicamente realizzabile.

Dopo la manifestazione nazionale del 5 novembre, è ipotizzabile la ripresa di un movimento per la pace che possa contare su “grandi numeri”? Oppure dal 2003 – il movimento pacifista «superpotenza mondiale», come scriveva il New York Times – a oggi sono cambiate troppe cose e quella situazione non è più proponibile? Perché?

Portare più di centomila persone in piazza, coinvolgendo oltre 600 organizzazioni, è stato un risultato politico importante. Soprattutto perché la manifestazione del 5 novembre a Roma non è un fatto isolato, ma fa parte di un percorso che è partito da lontano, da quando è iniziato il processo di costruzione della “Rete italiana pace e disarmo” che dà voce a un movimento pacifista finalmente maturo, che non si accontenta di slogan o ritualità, che è anche un soggetto politico autonomo ed indipendente. La mobilitazione permanente in atto che ora si riconosce nel cartello “Europe for Peace”, ha l’ambizione di mettere in campo un movimento europeo che possa essere interlocutore di partiti, governi e diplomazie per la costruzione di una Agenda di pace. Il movimento pacifista è già maggioritario nell’opinione pubblica

6 Dicembre 2022Permalink

30 novembre 2022 – Le parole sono importanti anche nell’autobiografia della presidente del consiglio

Memorie carsiche nell’autobiografia di Giorgia Meloni

Maria Rosa Zerega

Giorgia Meloni, Io sono Giorgia. Le mie radici, le mie idee, Rizzoli 2021
Copio da Nota-m 22 novembre 2022

 

Non ho intenzione di fare una recensione dell’autobiografia della Meloni, un saggio naturalmente di grande successo a lungo nelle parti alte delle classifiche dei libri più venduti con recensioni numerose in internet. Propongo un commento a margine e soprattutto un raffronto fra il racconto che l’autrice fa di sé stessa e il sotto testo che racchiude storia politica, ideologia, agito e vissuto non esplicitati, ma affioranti come appunto un fenomeno carsico. Un testo abilmente autocelebrativo, interessante per comprendere i riferimenti politici e ideali del capo del governo. Innanzi tutto chiariamoci quale sia stato il tessuto politico e ideologico in cui Giorgia Meloni si è formata. Nasce nel 1977 ed entra giovanissima – 15 anni – nel Fronte della Gioventù, organizzazione giovanile del Movimento sociale italiano-Destra nazionale, il partito che discende direttamente dal fascismo repubblicano ispirato ai principi della Carta di Verona, il manifesto ideologico della Repubblica sociale italiana. Quando nel ’95 Alleanza Nazionale succede al MSI, Meloni diventa responsabile nazionale di Azione Studentesca, il movimento degli studenti di estrema destra. Nel ’96, con la svolta di Fiuggi, AN si riconosce nella destra occidentale di stampo conservatore e liberale abbandonando i riferimenti al fascismo storico, mentre nel 2012 Giorgia Meloni, Ignazio La Russa Guido e Crosetto fonderanno il nuovo movimento Fratelli d’Italia dichiarato prosecutore di AN, ma in realtà ispirato alla tradizione del MSI, che attinge allo squadrismo, corporativo e antisemita. In seguito l’antisemitismo verrà rimosso. Presente sia nella Repubblica di Salò sia nel MSI è l’ossessione per il tradimento – famoso lo slogan «boia chi molla» – : gli italiani hanno tradito gli alleati nazisti, quindi bisogna fare sempre attenzione… E tradimento è una parola chiave ricorrente nel sotto testo della Meloni. Questa traiettoria parte da Salò-Verona e non ha mai subito fratture. Le tre generazioni MSI hanno continuato a richiamarsi al fascismo, ancorandosi al passato, anche con manifestazioni che ne riprendono la ritualità. Anche quando sono entrati in Parlamento, accettando formalmente le regole democratiche e tagliando le frange estremiste, non hanno rinnegato l’ideologia che riconosce la dimensione eroica di chi combatte per la patria. Nell’autobiografia Giorgia Meloni non fa cenno alle sue radici ideologiche, ma nel racconto emerge la paura del tradimento, la dimensione eroica («Io sono una guerriera»), il patriottismo racchiuso nella formula fascista «Dio, Patria, Famiglia», che Giorgia spaccia per motto mazziniano. Non nomina mai la parola stato o paese, sempre patria, raramente nazione. La patria è il luogo che coinvolge il cuore, la sede di ogni nazionalismo. All’internazionalismo viene opposto il nazionalismo. Io sono una donna, è diventato un brand, poi anche io sono una madre, io sono una cristiana. Da un lato si assiste a uno svelamento femminile. Racconta la sua vita, i rapporti familiari, l’assenza del padre, gli studi, le difficoltà economiche… Il suo cristianesimo è un afflato eroico, patriottico, nazionalista. L’etica cristiana è a difesa della famiglia. Il fascismo è sotteso, mai nominato. Parla di idea. L’idea fondamentale è l’identità nazionale, da conservare e difendere. Difendere dall’emigrazione che porta a un miscuglio di culture, a una contaminazione, difendere dagli attacchi alla famiglia, dal gender, dall’aborto. Eroi di questa cultura sono i morti di destra degli anni ’70. La sinistra è invece giudicata apolide, sradicata e ha prodotto una cultura della morte. Una battaglia cristiana è quella contro questa cultura. Le radici cristiane ed europee vanno ricercate nell’antichità classica di Atene, Roma e Costantinopoli, mentre nega ogni valore alla rivoluzione francese e all’illuminismo. Esempio di eroe europeo è Leonida, il re di Sparta che nel 480 aC morì con i suoi uomini al passo delle Termopili, opponendo un’eroica resistenza all’invasione dei persiani. Non vengono mai nominati interi periodi storici come fascismo, seconda guerra mondiale e resistenza, mentre i periodi a cui guardare ed ispirarsi sono: – Risorgimento; – prima guerra mondiale; – El Alamein (località egiziana in cui fra il 23 ottobre e il 9 novembre 1942 fu combattuta una delle principali battaglie della seconda guerra mondiale che assicurò agli alleati il controllo del Mediterraneo. Il nome è celebrato come simbolo del valore militare italiano per l’eroica resistenza del battaglione Folgore a cui, dopo la sconfitta, fu reso l’onore delle armi); – Fabrizio Quattrocchi (medaglia d’oro al valor civile alla memoria. Soldato mercenario italiano ucciso durante la guerra in Iraq e salutato come esempio di coraggio nazionalista). Il 9 novembre è considerata da Giorgia Meloni festa fondante per l’Europa, ma in modo restrittivo, prendendo in considerazione solo la caduta del muro di Berlino e la liberazione dell’Europa dal comunismo e tacendo sulla notte dei cristalli. In effetti il 9 novembre è stato proclamato dalle Nazioni Unite Giornata mondiale contro il fascismo e l’antisemitismo, perché il 9 novembre 1938 iniziarono i pogrom nazisti contro gli Ebrei. Festa fondante per l’Italia è considerato il 17 marzo, proclamazione del regno d’Italia. Si rimane sempre in ambito risorgimentale. Non dichiarato, ma sottinteso e suggerito è che questa data potrebbe sostituire il 25 aprile, come festa nazionale. Mentore e ispiratore di Giorgia Meloni è il filosofo inglese Roger Scruton (1944-2020), ideologo del tradizionalismo conservatore.

fonte: WWW.notam.it

 

30 Novembre 2022Permalink

23 novembre 2022 – Una serata a Cervignano il 2 dicembre

Musica, matematica e pace
Un mix affascinante
Penso alla ‘mia’ legge  sulla cultura della pace, Un’iniziativa così avrebbe avuto un finanziamento. Chissà se è ancora in vigore!
Sono  passati tanti anni!

𝐕𝐞𝐧𝐞𝐫𝐝𝐢̀ 𝟐 𝐝𝐢𝐜𝐞𝐦𝐛𝐫𝐞 / 𝐨𝐫𝐞 𝟏𝟗 / 𝐂𝐚𝐬𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐌𝐮𝐬𝐢𝐜𝐚 𝐜/𝐨 𝐋𝐚𝐫𝐠𝐨 𝐦𝐚𝐞𝐬𝐭𝐫𝐨 𝐆𝐚𝐥𝐥𝐢𝐚𝐧𝐨 𝐁𝐫𝐚𝐝𝐚𝐬𝐜𝐡𝐢𝐚 – 𝐂𝐞𝐫𝐯𝐢𝐠𝐧𝐚𝐧𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐅𝐫𝐢𝐮𝐥𝐢

“𝐒𝐞 𝐯𝐮𝐨𝐢 𝐥𝐚 𝐩𝐚𝐜𝐞 𝐩𝐫𝐞𝐩𝐚𝐫𝐚 𝐥𝐚 𝐩𝐚𝐜𝐞”: da quando il mondo, e l’Europa in modo specifico, si stanno riarmando, questo imperativo richiede un’urgente concretizzazione, proprio perché sono i discorsi di guerra a prevalere sia nei mezzi di comunicazione sia in una larga parte della politica europea e italiana che essi raccontano. Si è diffuso un più convincente “prepara la guerra” che ripercorre passi di una Storia mai finita, quella in cui l’ultima parola sembra che spetti alle armi, peraltro ormai ampiamente capaci di distruzione totale.

La matematica si è certamente in parte prestata alla guerra, ma è molto più affine alla pace, la sa dire, praticare, suggerire. Molti matematici (e matematiche) si sono occupati e si occupano di pace, hanno individuato modelli per la risoluzione non violenta dei conflitti, hanno seguito e seguono un imperativo etico che li ha portati a fare della pace il centro del proprio agire. Sono stati fondati centri in cui studiosi/e di discipline scientifiche e no fanno ricerca sui temi della pace, sui suoi argomenti, a partire da come la pace possa essere definita.
Discuteremo su alcuni di questi nomi e sul loro lavoro, su perché matematica, scienza, democrazia, pace e giustizia siano ambiti collegati, a volte così profondamente da apparire coincidenti nel metodo. Attraverso esempi concreti cercheremo vie che la matematica è capace di offrire, strumenti per aprire porte dove vie d’uscita sembra non ci siano.

Ne parleremo con Giorgio Gallo e Furio Honsell. Moderatrice: Dianella Pez.

23 Novembre 2022Permalink

18 novembre 2022 – Lettera aperta alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni

Gentile Presidente Giorgia Meloni,
ho letto della polemica nata dal fatto  che la sua bambina l’ha accompagnata a Sharm el Sheickh  dove la sua maternità  – evidentemente voluta e desiderata – si è espressa nel desiderio di quella presenza.
Di fronte a quella polemica Lei ha detto: “Ho diritto di fare la madre come ritengo. Non vi riguarda”
Concordo e per  oggi tralascio le considerazioni che nascono da pur ineludibili  situazioni di differenza sociale per soffermarmi su una parola chiave: diritto.
Se diritto è, lo si  può declinare solo in termini di uguaglianza  altrimenti diventa un privilegio.   Se come tale lei lo affermasse ciò andrebbe a suo disonore.
E quindi approfitto di questa lettera aperta,  inviata al suo indirizzo ufficiale, per proporle qualche considerazione sul problema che la sua dichiarazione della maternità come diritto  fa emergere.

Quando nel 1998 fu istituito con la cd  legge Turco Napolitano il permesso  di soggiorno vennero anche indicati i casi (eccezioni li chiamava e li chiama la legge)   in cui non dovesse venir esibito e fra questi la richiesta di registrazione nei registri di stato civile  della nascita di un figlio in Italia.

Il legislatore era evidentemente consapevole che la condizione di irregolarità  dei genitori, se si fosse fatta evidente, sarebbe stata ostacolo a presentarsi allo sportello del comune e  una eventuale mancanza a tale dovere si sarebbe  riversata sul nato  che deve essere
registrato immediatamente  al  momento  della  sua nascita e  da  allora  ha  diritto  ad  un  nome,  ad  acquisire  una cittadinanza e, nella  misura  del  possibile,  a  conoscere  i  suoi genitori ed a essere allevato da essi”  (art. 7 legge 176/1991).

Purtroppo nel 2009 la situazione cambiò radicalmente.

Era il tempo del IV  governo Berlusconi  e il ministro Roberto Maroni impose il voto di fiducia alla legge 94, un coacervo di norme disparate dove un solo articolo basta a umiliare i genitori obbligandoli , se non comunitari, a presentare il permesso di soggiorno anche quando si accostino allo sportello del comune per assicurare al figlio,  nato in Italia,  la registrazione nei registri di stato civile.

Se mai vorrà verificare il Testo Unico sulle  Immigrazioni potrà  constatare che fra le eccezioni alla presentazione del permesso di soggiorno non c’è più la domanda di registrazione dell’atto di nascita del figlio nato in Italia
(dlgs 286/1998, art. 6 comma 2).

Il legislatore lo ha trasformato in un tranello per i suoi genitori, facendone una piccola spia a costo zero per chi voglia usarne per danneggiare  uno straniero trasformando il  momento della gioia di mettere al mondo un essere  umano in una situazione  di paura .

Così viene beffato l’art. 3 della legge 176 per cui “In tutte le decisioni relative ai  fanciulli, l’interesse superiore del fanciullo deve  essere  una considerazione preminente”.

E viene beffato soprattutto il nuovo essere umano. Se non registrato sarà privo di identità, non avrà un’esistenza giuridicamente riconosciuta.
Sarà  invisibile, un fantasma.

E’ chiaro che io non  chiedo a Lei un intervento legislativo :
lei come ognuna/o di noi è soggetta alle leggi del paese che pur governa.

A Lei chiedo di mettersi in atteggiamento di umiltà di fronte alla consapevolezza nella gestione della sua maternità, sapendo che ad altre madri ciò è negato e che , a questo punto,  il crinale fra diritto e privilegio diventa un

luogo pericoloso, un punto in cui i fondamenti  della  democrazia possono crollare.
L’ “adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e  sociale”  non ha più spazio “e il “compito della Repubblica a rimuovere gli ostacoli che […] impediscono il pieno sviluppo della persona umana” perde ogni significato.

Tutto  viene soffocato da una comprensibile paura.
A Lei scrivo questa lettera aperta nelle speranza di stimolare le forze politiche  presenti in Parlamento ad adoperarsi con efficacia alla modifica della legge .

A Lei chiedo, ogni volta che guarda la sua bambina e la contempla come figlia amata, di pensare alle sue simili a cui questo è negato.

I fantasmi non sono riconosciuti, non sono né figlie né figli.

 

Distinti saluti

Augusta De Piero

 

 

17 Novembre 2022Permalink

14 novembre 2022 — Quando i ministeri cambiano nome

 

MicroMega

Pari Opportunità: il ministero di Roccella le nomina ma ne cancella lo spirito

 

Il principio delle Pari opportunità fu sancito come un valore universale dalla Conferenza di Pechino nel 1995. Il ministero di Roccella le nomina solo per cancellarle.

l Ministero per le Pari Opportunità fu istituito nel 1996, dopo la IV conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulle donne tenutasi l’anno prima a Pechino. Nella Dichiarazione e nella Piattaforma d’azione della Conferenza si affermava che i diritti delle donne sono diritti umani e che il principio di pari opportunità e di non discriminazione delle donne è un valore universale; si introducevano inoltre i concetti fondamentali di empowerment e gender mainstreaming.

Nel 2019, con il secondo governo Conte, il nome del Ministero fu cambiato in “Ministero per le Pari Opportunità e per le Politiche Familiari”. Questo cambiamento era stato fortemente sollecitato dal Presidente Mattarella, che sosteneva la necessità di affrontare la parità di genere anche attraverso la promozione di politiche familiari finalizzate ad affrancare le donne da una difficile conciliazione, troppo spesso un aut aut fra lavoro e famiglia.

Oggi, con il governo Meloni, il Ministero cambia nuovamente nome: diventa “Ministero per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità” e viene assegnato alla direzione di Eugenia Roccella, già militante radicale e femminista, diventata poi ultraconservatrice cattolica. Il cambiamento di nome è significativo, sia per il riordino delle componenti, con la collocazione in coda delle Pari opportunità che certamente non risponde alla necessità di rispettare l’ordine alfabetico, sia per l’introduzione del termine “Natalità”, che è una chiara indicazione delle intenzioni del nuovo governo. È evidente, infatti, che le politiche per la famiglia auspicate a suo tempo dal Presidente Mattarella, si svilupperanno in un preciso contesto ideologico, nel quale le donne sono chiamate ad un compito ben chiaro, quello di dare figli alla Nazione. Figli, beninteso, rigorosamente di stirpe italica; quelli degli altri, gli immigrati, dovranno invece essere respinti, fuori dal sacro suolo.

Le politiche per le Pari Opportunità devono essere subordinate a questo compito, e vengono ultime, nel nome del Ministero, perché deve essere chiaro che Famiglia e Natalità sono la “vocazione privilegiata” delle donne, l’orizzonte al quale dovrà volgere, sin d’ora, il loro sguardo.

Torna a risuonare l’eco della Lettera alle Donne, in cui Giovanni Paolo II, prendendo ad esempio la figura della Madonna, proprio alla vigilia della conferenza di Pechino esaltava il “genio della donna”: “La Chiesa vede in Maria la massima espressione del «genio femminile» (…). Maria si è definita «serva del Signore» (Lc 1, 38). È per obbedienza alla Parola di Dio che Ella ha accolto la sua vocazione privilegiata, ma tutt’altro che facile, di sposa e di madre della famiglia di Nazaret. Mettendosi a servizio di Dio, Ella si è posta anche a servizio degli uomini: un servizio di amore. Proprio questo servizio le ha permesso di realizzare nella sua vita l’esperienza di un misterioso, ma autentico «regnare»”.

In questo quadro, si inserisce a pieno titolo la figura di Eugenia Roccella, che guiderà il nuovo dicastero e che è co-autrice di ben due libri sull’aborto. Nel primo (“Aborto, facciamolo da noi”, edizioni Roberto Napoleone, 1975), Roccella rivendicava il diritto delle donne all’aborto libero, sicuro e gratuito. Nel secondo, scritto a quattro mani con Assuntina Morresi (“La favola dell’aborto facile. Miti e realtà della pillola RU 486”, Franco Angeli editore, 2010), si scagliava invece contro l’aborto farmacologico, denunciandone la presunta pericolosità: oltre ai rischi per la salute fisica e psichica delle donne, l’uso della RU486 avrebbe infatti lasciato le donne sole di fronte al dramma di quello che Roccella definisce “il lato oscuro” della gravidanza. Una “solitudine” che, di fatto, già allora veniva valutata positivamente dalle donne negli altri paesi che applicavano da anni quella procedura, e che oggi viene liberamente scelta dalla stragrande maggioranza di coloro che si sottopongono ad un’interruzione volontaria di gravidanza, come riportato nella letteratura internazionale e come risulta dalla mia personale pratica clinica dell’aborto farmacologico “at home”.
Sebbene Roccella abbia più volte chiarito che non si occuperà di aborto, che non è materia del suo dicastero, la sua posizione sull’argomento è indicativa della impostazione che darà al lavoro del Ministero da lei diretto. È chiaro, infatti, come l’aborto sia una questione centrale, tuttora irrisolta, della cittadinanza di genere: non riconoscere alle donne il pieno diritto di scelta significa relegarle ad una cittadinanza di serie B, che certamente cozza anche con le azioni “minime” per affermare “parità” e “uguaglianza tra i sessi”.
D’altra parte, Roccella si colloca a pieno titolo nell’orizzonte culturale dei movimenti pro-life che si autoproclamano difensori delle donne, facendo propri temi e linguaggi del femminismo e delle battaglie per i diritti civili, reinterpretati in chiave paternalistica. Già nel 2009, quando era Sottosegretaria alla Salute, Roccella aveva più volte manifestato la sua ostilità all’aborto farmacologico, che fu allora ammesso in Italia con forti limitazioni, prive di qualunque fondamento scientifico. La stessa ostilità manifestata, undici anni dopo, nei confronti dell’aggiornamento delle linee di indirizzo ministeriali, che hanno ammesso la possibilità di eseguire la procedura in regime ambulatoriale. C’è da sperare che il Ministero che Roccella è chiamata a dirigere, rivendicando una coerenza con l’anti-scientificità di allora, non apra spazi alla pseudoscienza su cui si basano le campagne di disinformazione sulla salute riproduttiva, in particolare su aborto e contraccezione, come ha già fatto Donald Trump negli Stati Uniti (S. Mancini: Il canarino nella miniera del liberalismo: i diritti riproduttivi nell’America di Trump, BioLaw Journal- Rivista di biodiritto, n.2/2021).

Resta fuori dagli interessi del Ministero per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità la comunità LGBTQ+, in discontinuità polemica con coloro che la hanno preceduta: secondo Roccella, infatti, il suo Ministero “è nato sulla spinta del movimento delle donne, ma poi l’ombrello si è allargato, diventando un titolo generico sotto il quale rubricare un po’ di tutto”. Così Roccella vuole tornare ad occuparsi “delle tante ingiustizie che subiscono le donne”, senza fastidiose e inutili interferenze. Cominciando col garantire il “diritto delle donne a non abortire”, da lei rivendicato e che ci auguriamo possa portare a politiche di welfare che abbiano ricadute realmente significative sulla vita delle persone. Per questo le auguriamo sinceramente un buon lavoro.

Per gli altri diritti, invece, la preoccupazione è d’obbligo: mi sembra infatti che si stia preparando anche qui un significativo cambio di nome: non più diritti, ma privilegi per alcune/i e concessioni favori per altre/i.

Anna Pompili                                                                                                                                          1 Novembre 2022

 

https://www.micromega.net/pari-opportunita-roccella/

 

 

 

 

 

13 Novembre 2022Permalink

11 novembre 2022 , a Palermo – 20 novembre 2008, a Udine.

Quando il rispetto della propria professione  si fa civiltà condivisa

 

Il Comitato Etico Palermo 1 di fronte alle critiche sollevate dal Governo nei confronti dell’operato di medici e psicologi che hanno consentito lo sbarco di tutti i migranti pervenuti in Sicilia sente di dover affermare quanto segue:

– I concetti di vulnerabilità e fragilità, ben evidenziati dagli operatori che hanno constatato le condizioni dei migranti, non si applicano solo a patologie organiche o funzionali ma anche a condizioni di forte disagio psichico qual è quello sperimentato da tutti i migranti (non solo donne e bambini) col forte vissuto di perdita che li caratterizza (affetti, patria, lavoro, relazioni). Il pervenire a un “porto sicuro”, anche se solo momentaneamente in vista di future destinazioni, costituisce un’importante riposta umana a tale condizione che gli operatori hanno saputo ben comprendere.

– Esiste un obbligo etico e deontologico da parte dei medici (e collateralmente anche degli psicologi) di intervenire in aiuto della vita umana in qualunque condizione politica, etnica, religiosa, sessuale, si trovi. Non farlo significherebbe contraddire il mandato specifico della propria professione per cui nessuno è autorizzato a criticare chi svolge al meglio tale compito, nel rispetto dei principi etici universali e delle propria professione in particolare.

– La relazione d’aiuto che si esplicita nel comportamento assunto dai suddetti operatori non può essere fatta oggetto di critiche soprattutto se velate da una certa ironia del tutto fuori luogo (“bizzarra decisione” è stata definita) o di espressioni offensive per la dignità umana quali “carico residuale” applicato a persone che in un modo o nell’altro soffrono. Operare per il bene dell’altro non può essere mai oggetto di biasimo e se questo dovesse confliggere con precise scelte politiche, queste andranno discusse in altra sede non interferendo con l’aiuto da dare a chi si trova in condizione di bisogno. E, in ogni caso, nel rispetto dei principi e valori etici universali, quelli stessi che medici, psicologici, volontari hanno messo in atto.

– Condannare un comportamento di forte valenza etica significa al tempo stesso ampliare il campo alla critica di altri comportamenti umanitari che in condizione di precarietà esistenziale siamo chiamati a mettere in atto. Questo potrebbe avere un forte impatto sulle nuove generazioni e sugli stessi assetti legislativi ove si considerino le valenze pedagogiche dell’esemplarità sui giovani e della stessa legislazione.

Palermo 10 novembre 2022

Comitato Etico Palermo 1

Dr. Salvino Leone Presidente

 

Al documento del comitato  etico di Palermo1  associo una pagina del mio blog

3 febbraio 2017 – Anche il mio blog ricorda il dr. Luigi Conte

3 febbraio 2017 – Anche il mio blog ricorda il dr. Luigi Conte

 

11 Novembre 2022Permalink

1 novembre 2022 – Calendario di novembre

L’apertura è inusuale ma desidero apra questo calendario

Il 20 novembre 1989 L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò la Convezione internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che l’Italia ha ratificato con legge 176/1991, affermando il diritto assoluto di ogni nato alla registrazione della nascita.
Con aggressiva, devastante indifferenza l’Italia nel 2009 con legge 94 ha escluso dalla dovuta certezza di questo diritto i nati in  Italia se figli di sans papier.
Lo fece, con voto di fiducia, un Parlamento ormai in maggioranza capace di far precedere la più opportunistica e abbietta convenienza al diritto e all’etica.

. 1 novembre 1911 –      Primo bombardamento aereo italiano in Libia e primo
bombardamento aereo della storia

.1  novembre 2009 –      Morte della poetessa Alda Merini

.1  novembre 2016 –       Morte di Tina Anselmi, prima donna ministro nella storia
della repubblica                                                         [Nota 1]

.2 novembre 1975   –     Assassinio di Pier Paolo Pasolini

.3 novembre 1970   –     Salvador Allende diventa presidente del Cile.

.4 novembre 1966   –   . Alluvione di Firenze

.4 novembre 1995   –     Assassinio di Yitzhak Rabin

.5 novembre 2017  –      Elezioni in Sicilia. Disastro tutta sinistra

.6 novembre 1962  –      Risoluzione ONU contro l’apartheid in Sudafrica

.7 novembre 1917   –     Rivoluzione d’Ottobre

.8 novembre 1960   –    USA: elezione alla presidenza di J.F.Kennedy

.8 novembre 2016   –    USA: elezione alla presidenza di D. Trump

.9 novembre 1938   –    Germania: “notte dei cristalli”

.9 novembre 1989   –    Germania: abbattimento del muro di Berlino

.9 novembre 1993   –    Distruzione del ponte di Mostar

10 novembre 1483…-    Nascita di Martin Lutero

10 novembre 1938    –    Notte dei cristalli                                                               [Nota 2]

11 novembre 1821    –    Nascita di Dostoevskij

11 novembre 1992…-     La chiesa anglicana inglese ammette le donne pastore    [Nota 3]

11 novembre 2021 –       Morte di Frederick de Klerk

13 novembre 354…-        Nascita di Agostino di Ippona

13 novembre 2015   –      Attentati dell’ISIS a Parigi – strage del Bataclan

15 novembre 1988   –      L’ANP annuncia la nascita dello stato palestinese

16 novembre 1989   –      Salvador – strage dell’UCA –
Universidad centroamericana Simeón Cañas

17 Novembre 1938   –      REGIO DECRETO LEGGE n. 1728
Provvedimenti per la difesa della razza italiana                                                          [Nota  4]

18 novembre 1626   –       Consacrazione della basilica di San Pietro ..

19 novembre 1975   –        Spagna: morte del dittatore Francisco Franco

20 novembre 1945   –        Inizio del processo di Norimberga

20 novembre 1989   –        L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approva la Convenzione
internazionale   dei diritti dell’infanzia  e dell’adolescenza      [Nota 5]

22 novembre 2004   –        Ucraina: inizio della ‘rivoluzione arancione’

23 novembre 1971   –         La Cina sostituisce Taiwan nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU.

25 novembre            –         ONU: Gionata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne

25 novembre 1973   –         Grecia: golpe militare

25 novembre 1992 –          Il Parlamento vota la divisione fra Repubblica Ceca e Slovacca

25 novembre 2016   –           Morte di Fidel Castro

26 novembre 1915   –          Einstein presenta la teoria della relatività generale

26 novembre 1954   –          Ritorno di Trieste all’Italia

27 novembre 1941   –          Resa di Gondar: l’Italia lascia l’Africa Orientale.

29 novembre    –                  ONU: giornata internazionale di solidarietà con il popolo
palestinese

30 novembre 1780 –          Muore Maria Teresa d’Austria

30 novembre 1786   –         Il granduca di Toscana abolisce la pena di morte

30 novembre 1943   –         Morte di Etty Hillesum ad Auschwitz

30 novembre 1999   –         Seattle: prima mobilitazione del movimento no-global

Note:

[Nota 1]  Il 29 luglio del 1976 Tina Anselmi viene nominata ministro: è la prima donna in Italia. Occuperà il dicastero del Lavoro e delle previdenza sociale fino all’11 marzo 1978, data in cui passerà a ministero della Sanità, rimanendovi fino al 4 agosto dell’anno successivo e contribuendo a far approvare tre leggi che rivoluzionarono la Sanità italiana: la legge 180, per la riforma dell’assistenza psichiatrica, quella che istitutiva il Servizio Sanitario Nazionale e la legge 194 per l’interruzione volontaria della gravidanza.
Firmò il testo della legge 194 da ministra perché questo imponeva la sua carica, nonostante le fortissime pressioni contrarie dalle gerarchie ecclesiastiche

[Nota 2]   La Notte dei Cristalli | Enciclopedia dell’Olocausto (ushmm.org)

[Nota 3]   Dicembre 2014: consacrazione della prima vescova

[Nota  4] Frederick de Klerk – Il presidente del Sudafrica che liberò Mandela.
Premio Nobel per la pace 1993.

[Nota  5]   vedi anche 18 settembre 2018 – LEGGI RAZZIALI, 1938-2018. (diariealtro.it)

[Nota  6]  Legge 27 maggio 1991, n. 176  Ratifica ed esecuzione della convenzione sui diritti del fanciullo,  fatta a New York il 20 novembre 1989
Il Presidente della Repubblica è autorizzato a ratificare la convenzione sui diritti del fanciullo, fatta a New York il 20 novembre 1989.

[Nota 7] L’elenco delle giornate internazionali celebrate dalle Nazioni Unite si raggiunge con http://www.centrounesco.to.it/?action=view&id=337

 

 

1 Novembre 2022Permalink

26 ottobre 2022    –   Una segnalazione alLA Presidente Meloni

Gentile Signora
da due giorni Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica italiana.
Le scrivo dopo aver scoperto il suo indirizzo ufficiale ma non so se il mio messaggio per quella strada le arriverà e per questo  ne farò l’uso più  pubblico che sia possibile a una vecchia signora in pensione.
Lei ha parlato del suo passato personale con leggerezza che voleva essere sincerità  nei confronti della sua storia personale “ non ho mai provato simpatia o vicinanza nei confronti dei regimi antidemocratici; per nessun regime, fascismo compreso, esattamente come ho sempre reputato le leggi razziali del 1938 il punto più basso della storia italiana, una vergogna che segnerà il nostro popolo per sempre”.
Tralascio altri passaggi interessanti e mi limito a un altro passo : “Da allora, la comunità politica da cui provengo ha compiuto sempre passi in avanti, verso una piena e consapevole storicizzazione del Novecento, ha assunto importanti responsabilità di Governo, giurando sulla Costituzione Io mi limito a segnalarle repubblicana, come abbiamo avuto l’onore di fare ancora poche ore fa”.
A questo punto potrei concludere con un augurio di buon lavoro.
E invece no..
Voglio segnalarle una legge in vigore, la legge 94/del 2009, un coacervo confuso e in cui evidenzio un solo articolo dalla scrittura criptica: arti. 1 comma 22 lettera G.
Quella legge fu voluta dall’allora Ministro dell’Interno on Roberto Maroni (espressione della Lega allora Nord) che volle blindarla con la certezza del voto di fiducia e appartiene quindi al tempo del IV governo del suo predecessore Silvio Berlusconi (oggi senatore della Repubblica).
Quella legge dice che chi si presenti allo sportello del comune di pertinenza per assicurare la registrazione della nascita di una figlia/di un figlio nei registri di stato civile , registrazione che ne farà persona giuridicamente riconosciuta ,  debba presentare il permesso di soggiorno.
È ben chiaro che chi non ne disponga può essere indotto dalla paura di scoprirsi irregolare di fronte a un Ufficiale di Stato Civile ad evitare quel passaggio e, umiliato nella sua dignità di persona, a non garantire al suo nato, alla sua nata di questo atto fondante dell’esistenza.
Ben poco è stato fatto a livello di scelta politica dai parlamenti trascorsi dalla approvazione di quella legge che lo scorso mese di agosto ha compiuto 13 anni e quel non onorevole poco è stato cancellato dall’avvento della XIX legislatura che si apre con il  governo che Lei presiede.
Personalmente ritengo (e se scrivo qualche cosa che possa essere legalmente improponibile me ne assumo la responsabilità)  che quella norma sia razzista, pur se espressa nella forma di una discriminazione indiretta.
Mentre un suo ministro si scatena contro chi arriva dai paesi della violenza, della sete e della fame, nulla è stato fatto di visibile nei confronti dei nati che non ci sono: basti il non esserci per non vederli, clandestini per volontà dello stato italiano.
Ma è davvero accettabile e opportuno per uno stato avere nel suo territorio persone invisibili ma pur vive?
So bene che potrà rispondermi che il governo non è legislatore: io ho voluto solo segnalarle qualche cosa che  temo possa permettersi di non sapere .
Non posso augurarle buon lavoro, né compiacermi  del suo essere prima donna in  Italia  Presidente del Consiglio finché ci sarà quella norma , un disonore per tutte noi umiliate/i a  una memoria storica che è diventata paurosamente banale.
Augusta De Piero

26 Ottobre 2022Permalink