Ieri mi è arrivata una mail che sembrava spedita da un’amica (per accorgersi che così non era occorreva analizzarla con attenzione) che chiedeva denaro (da inviare tramite la Western Union) perché si trovava in una città straniera ed era stata derubata della borsa e, pur assistita dall’ambasciata, non poteva pagare l’albergo.
Un po’ per mia prudenza (ma ho rischiato di cascarci) un po’ per informazioni ricevute non ho inviato il denaro.
Alla fine lo avrei perso definitivamente: quando ho telefonato alla polizia postale mi è stato risposto che la denuncia che intendevo presentare era inutile perché i mittenti di questi messaggi non si trovano.
Tutto quello che posso fare è diffondere la notizia, invitando alla prudenza.
Ho pubblicato questa informazione anche sul detestabile facebook, ben più letto del mio blog.
Piò essere utile diffonderla
22 luglio 2012 – Il cammino di Santiago 10
4 giugno, quarto giorno (b) da Puente la Reina (Gares), a Estella (Lizarra), a Logroño.
Estella è stata una straordinaria scoperta di una città che mi era ignota anche nel nome.
Purtroppo non mi sento di dirne nulla – se non ricordarla con l’immagine dell’ingresso di una chiesa
(la immagino città ricchissima capace di attrarre scultori di vaglia) e del capitello rimasto di quella che doveva essere una sala palatina che rappresenta non un soggetto religioso, ma una figura cavalleresca, probabilmente inserita nella leggenda di Rolando e Ferragut
.
E’ un vero dispiacere sorvolare sulla descrizione delle immagini e sfuggire alla descrizione e al ragionamento sui simboli che contengono ma i miei appunti sono poveri, la mia memoria pure e la mia conoscenza della storia dell’arte spagnola, che possa sostenere lacune e manchevolezze …è al livello dei miei appunti.
Quindi passo a Logroño non senza annotare lo schema di un progetto che non realizzerò mai: se rifacessi a modo mio il percorso di Santiago mi fermerei a Bilbao e a Estella cercando di approfondire la comprensione di ciò che avessi deciso di vedere.
Streghe a Logroño
Non scriverò di Logroño per i monumenti o l’ambiente, ma per la conferenza serale del prof. Cardini su un processo per stregoneria che si svolse nella città ne 1610.
Ho registrato la conferenza – ma non la trascriverò perché non sarebbe corretto nei confronti del relatore senza averne il consenso.
Però l’ho riascoltata più volte e spero che il riassunto di una parte del discorso (di cui mi assumo la responsabilità) sia pienamente rispettoso di un intervento brillante che a volte deviava anche piacevolmente dalla linea principale.
A Logroño nel 1610 arrivò un consistente gruppo di persone (sembra 1800) che fuggivano dalla Francia per i rischi che comportava il sospetto di eresia/stregoneria che gravava su di loro, attratte forse dal fatto che l’inquisizione spagnola (o, più esattamente la Santa Apostolica Suprema Inquisizione che già dal XV secolo dipendeva dai sovrani) non attribuiva con automatica generalizzazione il carattere di eresia alla stregoneria (ritenuta tale solo se comportava l’adorazione –canonicamente definita – del demonio).
I tribunali che giudicavano l’accusa in relazione ai soggetti che venivano loro presentati erano formati da tre inquisitori, per la maggior parte membri del clero con esperienza giuridica, e altri funzionari fra cui un notaio. In caso di giudizio di eresia venivano poi deferiti ai tribunali comuni che si comportavano secondo le leggi del luogo.
A Logroño. prima che intervenisse la Suprema, si era pronunciato il tribunale locale che aveva condannato a morte 12 degli imputati ed eseguita la condanna.
Il giudice della Suprema assolse tutti gli altri (dall’accusa di eresia, altre imputazioni non lo riguardavano).
Le mie domande inevase
Le mie domande inevase sono tante ma voglio scriverle a mia futura memoria, dividendole in due blocchi.
Il primo riguarda il tempo in cui l’evento accadde: 1800 persone sono un numero enorme in una zona certamente meno popolata dell’attuale. Avevano portato con sé denaro o beni che ne garantissero la sopravvivenza? O altrimenti chi le manteneva? Dove erano state collocate? Erano tutte convinte di aver avuto una qualche forma di relazione con il demonio (fosse o non fosse di adorazione) o altri erano i motivi che le avevano spinte a personali e particolari esperienze di natura religiosa? Non erano certo 1800 singoli che si erano incontrati sulla via dell’esilio casualmente uniti dalle stesse riflessioni o presunte esperienze soprannaturali. Cosa li legava?
Quanto tempo poteva aver richiesto l’istruttoria del processo?
E soprattutto che cosa dire della paura che certa ecclesiastica inflessibilità suscitava.
Era un consapevole sistema di dominio? E se tale che influenza poteva avere sui pellegrini contemporanei dell’evento processuale cui non potevano essere nascoste né 12 esecuzioni (probabilmente pubblicizzate perché potessero funzionare da utile deterrente) né 1800 persone a giudizio. E i 12 morti ‘innocenti’ suscitarono qualche seria riflessione?
Certamente quei 12 non fanno storia, su di loro non si sono scritti codici da leggere e studiare, ma sono storia umana: sono vissuti e sono morti per essersi inseriti in una scelta di vita non bene accetta dal potere.
E oggi – il mio secondo e più tormentoso dubbio – i pellegrini di passaggio per Logroño hanno cognizione – e qualcuno li informa – di quello che avevano visto i loro predecessori o alle varie organizzazioni, anche parareligiose, che di loro si occupano la cosa è indifferente?
Quel che conta è che la via del pellegrinaggio sia percorsa per la gioia dei pellegrini, con tutti i vantaggi che ne derivano per i residenti?
E’ un caso che mentre io mi pongo le mie inutili domande in Norvegia si celebri il primo anniversario della strage di Utoeya? Quale la differenza fra i fanatismi? La conoscenza consapevole del passato può aiutare a rendere più decente il presente?
Continua – precedenti puntate 18, 21, 23, 29, 30 giugno e 4, 10,
11. 17 luglio
20 luglio 2012 – Undicesima Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico del 27 ottobre 2012
Ho ricevuto dal Comitato Organizzatore della Decima Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico del 27 ottobre 2012 (tramite il sito www.ildialogo.org) il testo che trascrivo.
Ricordo che avevo pubblicato il primo appello del Comitato il 2 luglio.
Auguri ai Musulmani per l’inizio del Ramadan 1433
Cari fratelli e sorelle,
in occasione dell’inizio del Ramadan 1433 vi porgiamo i nostri auguri più sinceri e fraterni e niente affatto rituali.
Ci auguriamo che anche quest’anno il periodo di Ramadan possa essere per voi e per tutti i credenti delle altre fedi, in particolare per i cristiani, un momento fecondo di sviluppo della reciproca conoscenza e del reciproco ascolto e rafforzamento dell’amicizia e della stima reciproca, condizioni indispensabili per sviluppare, nell’ambito del rispetto dei principi sanciti nella nostra Costituzione, quella civile convivenza che porta concretamente alla pace.
Ed è proprio la PACE ad essere oggi grandemente in pericolo con il delinearsi di nuovi e tremendi scenari di guerra mondiale a partire dal vicino oriente. Ed è proprio la PACE, come abbiamo imparato in questi undici anni di proficuo e profondo rapporto di amicizia e stima reciproca, ad essere l’aspirazione profonda del musulmano impegnato sulla via di Dio. Ed è proprio la PACE uno dei cardini fondamentali della nostra Costituzione repubblicana che all’art. 11 esprime il ripudio per la guerra e le sue mostruosità.
Ed è anche per questo che per la undicesima edizione della giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico del prossimo 27 ottobre 2012, abbiamo proposto come tema dell’incontro tra comunità cristiane e musulmane quello di “Islam, cristianesimo, Costituzione: cristiani e musulmani a confronto con la laicità dello Stato”.
Auguriamo che la gioia che caratterizza il Ramadan possa contagiare positivamente tutta la società italiana e mondiale nel suo complesso, affinché prevalgano la riscoperta del bene comune, l’amore per la vita ed il rifiuto di ogni violenza, rifiutando l’idea di poter essere padroni di Dio, perché – così abbiamo concluso anche quest’anno il nostro appello – il dialogo è lo sforzo sulla via di Dio che ci compete e ci onora.
Ramadan karim!
Con un fraterno saluto di shalom, salaam, pace
Il Comitato Organizzatore Mercoledì 19 Luglio,2012
17 luglio 2012 – Il cammino di Santiago 9
4 giugno, quarto giorno (a) da Pamplona (Iruña) a San Salvador de Leyre, Santa Maria di Eunate, Puente la Reina (nome basco del comune Gares)
E’ un itinerario che mi ha consentito emozioni straordinarie e rappresenta uno dei ricordi più belli di questo viaggio.
Dopo una rapida visita al monastero si San Salvador de Leyre arriviamo a Santa Maria di Eunate, chiesa circolare dall’aspetto invitante per la novità e l’armonia dell’architettura.
Ma qui devo scegliere e opto per quella che considero appunto la prima delle mie due straordinarie emozioni della giornata: il tragitto (finalmente a piedi!) fino a Puente la Reina.
Camminare nella meseta
La passeggiata si svolge, sostanzialmente piana, a circa 600 metri d’altezza. Il vento fresco è piacevole e il sole non dà fastidio.
La strada pedonale segue l’antico percorso ed è costantemente segnalata con gli appositi simboli che ho già pubblicato il 10 luglio; in alcuni paesi la conchiglia è inserita nel selciato.
So che su tutto il percorso si trovano luoghi di accoglienza, anche molto antichi, non necessariamente turistici o commerciali. Alcuni sono tradizionalmente gestiti da confraternite (evidentemente fedeli all’antica motivazione religiosa del pellegrinaggio). Purtroppo non c’è tempo per approfondire le informazioni: già la possibilità di camminare è un regalo insperato.
L’incontro con i ‘pellegrini’ è frequente: nei saluti e nelle brevi frasi scambiate in cammino si intrecciano i linguaggi più diversi. Molti portano il simbolo della conchiglia disegnato sulla giacca o sullo zaino. Alcuni hanno la conchiglia penzolante addosso, il che mi sembra un po’ improprio dato che dovrebbero appropriarsene all’arrivo. Ma non sono un’esperta di ‘liturgie pellegrinesche’. Forse va bene così.
Mi piacerebbe chiedergli perché sono lì … penso che per molti sia un’avventura da vivere forse – o forse no- rinnovando il ricordo di avventure più antiche quando l’uscita dal proprio villaggio poteva significare una rottura completa con la vecchia vita e l’inizio di un’altra che avrebbe portato chissà dove, posto che disagi, malattie, pericoli ne consentissero il completamente del percorso (si veda il commento inserito in questo blog il 30 giugno).
Forse ad altri pellegrinaggi, diventando romei se prendevano la via di Roma o Palmieri se si dirigevano a Gerusalemme? Chissà!
E chissà cosa pensano coloro che mi si affiancano, mi salutano, mi sorpassano.
Ponte la Reina
Quttro sono le strade per Santiago che a Puente la Reina, ormai in Spagna, si riuniscono in una sola…Così inizia la “Guida del pellegrino di Santiago”, libro V del “Codex Calixtinus” (qualche notizia il 10 luglio) o meglio questa nota che ho trovano in una mia veloce ‘navigazione’.
Semplificando i miei appunti dicono che qui si incrociano i vari cammini di Santiago, il cammino di Navarra e Aragona confluiscono in quello Francese proseguendo per Logroño.
Ho già pubblicato una mappa (29 giugno) ora ne inserisco un’altra, più semplice e schematica. 
Il ponte attraversa il fiume Arga è un esempio di architettura civile romanica sul cammino di Santiago. Formato da 7 archi a tutto sesto, misura 110 metri di lunghezza. Tra gli archi se ne aprono altri più piccoli, come sfiatatoi, che alleggeriscono la struttura permettendo il passaggio dell’acqua quando la portata del fiume cresce. 
Regine
Anonimamente Ponte de la Reina perché le regine cui è attribuito sono due: Doña Mayor sposa di Sancho el Mayor, Sancho il Grande (990 -1035), Re di Pamplona e conte di Aragona, e Estefania, sposa di García Sánchez III, conosciuto come García el de Nájera.
Lo scopo del ponte era quello di agevolare il flusso dei pellegrini del Cammino di Santiago che lasciavano la città dopo aver attraversato la Rúa Mayor.
Quale che fosse la regina cui è attribuito mi chiedo perché, pur senza nome, è ricordata.
Lo volle convincendo il marito, aveva denaro suo, si rifece con il pedaggio che si pagava nei luoghi chiave di ogni passaggio fino all’avvento degli stati nazionali nell’età moderna?
Ne intuiva l’importanza agli effetti economici (facilitare un affollato pellegrinaggio interessava a molti) o era spinta da motivazioni religiose? O da entrambe?
Non lo so.
Ma su quel ponte si sono concretizzate anche motivazioni mie che non lascerò perdere.
Continua – precedenti puntate 18, 21, 23, 29, 30 giugno e 4, 10, 11 luglio
15 luglio 2012 – Ricevo un messaggio e interrompo per oggi il diario di Santiago
Il messaggio
Il testo che trascrivo mi è stato inviato da una donna che non fa parte dell’organizzazione firmataria
Ciao a tutt*,
Da circa 10 giorni fuori dal CIE di Gradisca staziona con grande tenacia Yasemin, vent’anni, incinta di 7 mesi di Radouane, 25 anni, detenuto a Gradisca da un mese dopo aver passato due settimane al centro di Torino. Yasemin chiede l’immediata scarcerazione di Radouane, con cui è già sposata con rito islamico e con cui conviveva a Torino da due anni. Radouane è uno dei tre detenuti che da venti giorni stanno portando avanti uno sciopero della fame. Erano partiti in 48 quando le misure repressive all’interno del CIE si sono fatte ancora più insopportabili. Durante l’ultima visita di una delegazione di parlamentari, circa 20 giorni fa, un ragazzo si è gettato con forza contro il vetro anti-sfondamento delle celle, riportando una ferita alla testa e perdendo I sensi. La delegazione ha parlato con un altro ragazzo che si trova in sedia a rotelle poichè durante l’ultima grossa rivolta gli è stato sparato un lacrimogeno sulla gamba. Come sempre non possiamo sapere tutto quello che succede all’interno del CIE, date le misure di isolamento cui I detenuti sono sottoposti: tuttavia ora abbiamo delle notizie anche all’esterno, grazie a Yasemin e alla sua lotta. Crediamo sia fondamentale sostenerla non solo affinchè possa ricongiungersi a Radouane ma anche per riprendere a parlare e a mobilitarsi contro I CIE.
Alcune persone di Tenda per la Pace e i diritti e dell’UDS da giorni si alternano per non lasciare sola Yasemin, che questa notte è arrivata a rifiutare l’accoglienza che le era sempre stata offerta e ha passato la notte su un materassino davanti al CIE, con i “ci dispiace” dei poliziotti che lavorano al suo interno.
C’è da fare molto di più: abbiamo già una serie di proposte e ragionamenti da fare che ci piacerebbe condividere con voi, pertanto convochiamo una riunione presso la nostre sede a Staranzano (Piazza Dante 4) alle ore 21.00 di martedì 17 luglio. Chiediamo inoltre a chi è disponibile a passare qualche ore fuori dal CIE con Yasemin per non lasciarla sola questo weekend di farsi vivo a questo numero: 3208105362 (Marta).
A martedì! Tenda per la pace e i diritti
La risposta che ho inviato
Grazie per l’informazione.
Consiglio di contattare i responsabili del GrIS (livello operativo locale della società di medicina delle migrazioni www.simmweb.it)
Dovrebbero potervi spiegare i doveri dei vari livelli istituzionali – previsti in legge – nei confronti di gravide, madri e padri dei neonati che credo sia un punto di partenza ineludibile, certo e vincolante.
Il 13 dicembre scorso ho inserito nel mio blog (www.diariealtro.it) un documento del ministro Cancellieri per ciò che concerne l’accesso ai CIE (è chiaro che il Prefetto vi si deve adeguare).
Provate a mandare la notizia anche all’ASGI (Associazione Studi Giuridici Immigrazione); a mia conoscenza è referente locale silviacanciani@gmail.com.
Per ragioni personali ora non posso raggiungere Yasmine, cui faccio i miei più affettuosi auguri.
Mi spiace non esservi utile.
Augusta De Piero Udine tel.0432204274
La risposta che avrei dovuto inviare
Cito dal Decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 “Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero”
Art. 35 Assistenza sanitaria per gli stranieri non iscritti al Servizio sanitario nazionale (Legge 6 marzo 1998, n. 40, art. 33)
<omissis>
3. Ai cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale, non in regola con le norme relative all’ingresso ed al soggiorno, sono assicurate, nei presidi pubblici ed accreditati, le cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o comunque essenziali, ancorché continuative, per malattia ed infortunio e sono estesi i programmi di medicina preventiva a salvaguardia della salute individuale e collettiva. Sono, in particolare, garantiti:
a. la tutela sociale della gravidanza e della maternità, a parità di trattamento con le cittadine italiane, ai sensi delle leggi 29 luglio 1975, n. 405, e 22 maggio 1978, n. 194, e del decreto del Ministro della sanità 6 marzo 1995, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 87 del 13 aprile 1995, a parità di trattamento con i cittadini
La domanda che ne segue è banale: potrebbe il comune di Gradisca ignorare la presenza di una cittadina italiana incinta ‘accampata’ fuori del CIE?
Evidentemente no.
Ma non mi sento di estendere il mio ragionamento alla situazione di cui sono stata informata trasmettendolo a chi di dovere perché ho avuto troppe esperienze negative e non vorrei che il sindaco di quel comune (persona che non conosco) considerasse questo fatto un problema di ordine pubblico e peggiorasse la condizione di quella poveretta.
Ormai so che per questo tipo di soggetti tutto è possibile e l’indifferenza delle istituzioni pressoché totale dal livello nazionale a quello locale (colore politico a prescindere).
Comunque ho inviato il messaggio che qui ho trascritto ai soggetti indicati alla mia sconosciuta interlocutrice.
Aghi nel pagliaio
Ho inviato il testo ricevuto anche al sito www.ildialogo.org che già ieri l’ha pubblicato.
So che quel sito nulla può fare direttamente ma la mia speranza è che la notizia sia letta da qualcuno che abbia la competenza e il ruolo per fare qualche cosa.
A volte con gli aghi perduti nei pagliai ci si punge.
Oggi su Repubblica c’è un articolo “Clandestini, Italia disumana. La Germania blocca i rinvii”.
Ora cerco un eventuale indirizzo email del giornalista che l’ha scritto e se non lo trovassi proverò a scrivergli presso la redazione di Repubblica.
Sarà un altro ago spuntato nel pagliaio … ma che altro posso fare?
11 luglio 2012 – Il Cammino di Santiago 8
3 giugno, terzo giorno (c) da Roncisvalle (Orreaga) a Pamplona (Iruña).
Siamo partiti dal territorio del regno di Aragona,
percorrendo a ritroso la via Argonese per raggiungere il valico di Somport (1660 m. circa) da cui entravano in Spagna i pellegrini del Nord, rientriamo in Spagna via Roncisvalle (altezza 1000 m. circa), incontrando il cammino della Navarra
– percorso soprattutto da pellegrini francesi -ed anche la leggenda che si è intrecciata con le motivazioni religiose del pellegrinaggio.
Nel 776 Carlo Magno aveva tentato di estendere il suo potere nella penisola iberica, trovandosi fatalmente a contrastare (e ad esserne contrastato) l’espansione dei territori mussulmani.
L’impresa si concluse male (battaglia di Roncisvalle – 15 agosto 778) e i cavalieri franchi furono battuti non dai saraceni ma da montanari baschi cristiani (ariani, d’obbedienza romana o cattolici che dir si voglia, misti? Non so) ostili alla presenza di un esercito straniero nelle loro terre.
A Roncisvalle una chiesetta
testimonia l’intreccio fra religiosità e racconti che si pretenderebbero storici e appartengono invece ai modi della propaganda..
La leggenda appartiene al genere letterario epico delle Chanson de geste e ci è stata trasmessa con la Chanson de Roland (o Canzone di Rolando o Orlando), scritta intorno alla seconda metà dell’XI sec., che fa parte del ciclo carolingio (Mi piace ricordare che geste in questo caso si collega al significato di stirpe e non di eventi promossi da valorosi).
Ormai in piena reconquista (la distruzione del sistema politico creato in Spagna dai mussulmani che si concluderà nel 1492) era evidentemente necessario offrirsi un passato che giustificasse tale impegno. Probabilmente nemmeno allora bastava la motivazione religiosa, ideologicamente auto giustificatrice.
Se qui si potesse scrivere di storia, oltre i brevi appigli che offro alla mia memoria, sarebbe il caso di segnalare anche le divisioni all’interno dei regni mussulmani che ne favorirono la disgregazione, nonché la presenza di sette fanatiche anche in campo mussulmano. Voglio ricordare quella dei califfi Almohadi cui si deve la cacciata dei filosofi Maimonide (Moshe ben Maimun) e Averroé (Ibn Rush) la cui citazione mi ha richiamato un bellissimo film Il destino (1997- regista Youssef Chahine).
Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori,
le cortesie, l’audaci imprese io canto,
che furo al tempo che passaro i Mori
d’Africa il mare, e in Francia nocquer tanto,
seguendo l’ire e i giovenil furori
d’Agramante lor re, che si diè vanto
di vendicar la morte di Troiano
sopra re Carlo imperator romano
Certamente i cavalieri potevano permettersi (se sopravvivevano agli scontri cui eventualmente avessero partecipato) soste in piacevoli castelli. Non altrettanto evidentemente i loro scudieri, servitori e quant’altri partecipassero alle battaglie come componenti del loro seguito.
Ma di questi non c’è storia a meno che non vogliamo leggerla in con una ‘scorretta’ analogia nei barconi di immigrati che oggi attraversano il Mediterraneo per il loro pellegrinaggio verso la sopravvivenza.
Dell’immagine pacifica dei dintorni dei campi di battagli abbiamo parlato in particolare con Laura Novati (accompagnatrice culturale insieme a Cardini) e ci tornerò più avanti.
Ho voluto accompagnare i versi di Ariosto (successivi al tempo cui appartiene l’evento che ha dato origine alla leggenda e anche al racconto della Chanson de geste con cui ci è stata tramandata) con una miniatura
di Jean Fouquet (metà del XV secolo) che offre un’immagine idilliaca dei margini di un campo di battaglia ripresa poi anche nella poesia italiana, di cui mi limito all’incipit dell’Orlando Furioso.
Continua – precedenti puntate 18, 21, 23, 29, 30 giugno, 4 e 10 luglio
10 luglio 2012 – Il Cammino di Santiago 7
Omissioni
Ne segnalo una (delle mie evidentemente) ed è la connessione fra il monastero di San Juan de la Peña (San Giovanni del dirupo) e la coppa che viene chiamata Santo Graal nella presunzione che si tratti di quella usata da Gesù nell’ultima cena.
Devo dire che mentre provo un grande interesse per gli oggetti che aiutano a capire molti aspetti di un’epoca (materiali, lavoro, uso, valore …) provo irritazione per le reliquie.
Non so capire che contributo possa dare alla presenza della fede nella vita di una persona (o alla sua assenza, o al suo rifiuto) il riconoscimento della datazione e della provenienza di un oggetto (e mi turba ancor di più se di resti umani si tratta) la cui attribuzione ‘sacra’ è sempre almeno dubbia.
Quindi non dirò nulla del Graal dato che non ho registrato quanto ci è stato detto nel corso del viaggio, non ho preso appunti adeguati e i miei ricordi sarebbero inficiati dal pregiudizio. Ricordo solo che si tratta di una leggenda riportata da Chretien de Troyes (XII) secolo e che ha come protagonista Perceval (da non confondere con il Parsifal wagneriano)
Certamente anch’io nel viaggio scopro i miei significati (Cardini ha scritto: ’non si va in pellegrinaggio. Si è pellegrini’. E anch’io lo sono – certamente in questa situazione in una forma particolare dove non mi è consentito il gusto soporifero della quotidianità).
Ma cos’è, cosa è stato per me il cammino di Santiago?
Lo vado scoprendo un po’ alla volta in questa lenta rivisitazione e mi conforto con una citazione di Saramago da Viaggio in Portogallo
”Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione.… Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre”
3 giugno, terzo giorno (b) da Saint Jean Pied de Port (Francia) a Roncisvalle
Il percorso, che ho sommariamente descritto nella precedente puntata, rappresenta una delle strade descritte nel Codex Calixtinus (alcune notizie sono reperibili anche da qui), o Liber Sancti Jacobi, un insieme di documenti manoscritti, complessivamente di 225 fogli, divisi in cinque libri, raccolti nel XII secolo.
Recentemente restaurato ed esistente in una replica esatta, un anno fa è stato rubato.
Da notizie che ho letto su La Stampa il 4 luglio sarebbe stato ritrovato.
Il prof Cardini ci parla delle modifiche al paesaggio attuate soprattutto nell’ultima fase della dittatura franchista con la creazione di envalse (invasi) o –sempre in spagnolo- pantani che hanno determinato significative modifiche climatiche..
Più volte nel fondovalle vediamo zone lacustri, ampi stagni per cui in un caso vedo segnalate anche attrezzature turistiche.
Scorgo anche tracce di antiche carbonaie: purtroppo non c’è tempo per soffermarsi su tutto questo, come mi piacerebbe.
La lingua basca (euskara) rappresenta un linguaggio isolato nel complesso iberico ma avrebbe qualche punto di contatto con linguaggi caucasici, in particolare con il georgiano.
Alcuni linguisti avrebbero fatto l’ipotesi di un’enorme area culturale e linguistica celtica al cui centro si sarebbero inseriti popoli indo europei, dividendo definitivamente le popolazioni originarie.
Tale è la mia incompetenza in materia che non voglio dire nulla oltre a questa nota confusa.
Meglio procedere con il ‘mio’ viaggio, per quanto posso capire e documentare.
L’asse attrezzato
Da Saint Jean Pied de Port ci portiamo a Roncisvalle percorrendo un tratto di una delle vie note agli antichi pellegrini francesi. Certamente nel Medio Evo le strade sono dominate dai pellegrinaggi (soprattutto dopo l’anno 1000). Questo di Santiago ha testimonianze di età carolingia che non escludono tracce di culti precedenti.
Di San Giacomo parlano infatti Eusebio di Cesarea (III sec.), S. Girolamo e Ilario di Poitiers (IV sec.), Isidoro di Siviglia (VIII sec) che ne scrive nel De ortu et obitu Patrum riferendosi ormai a San Giacomo come ‘apostolo della Spagna’.
A questo punto arriviamo all’VIII sec. e ormai la presenza dei ‘mori’ è un fatto importante – che si intreccia significativamente con il pellegrinaggio a Santiago- che rinvio alla prossima ‘puntata’.
Se oggi il Cammino si avvale di una sua particolare segnaletica;
anche i pellegrini antichi trovavano lungo la strada forme di accoglienza e ristoro.
Continua – precedenti puntate 18, 21, 23, 29, 30 giugno e 4 luglio
5 luglio 1012 – Informazione disinformata e deprimente: è solo effetto del caldo?
Informazione e caos
Ieri (4 luglio), durante il giornale radio 3 delle 8.45, c’è stata un’intervista a un signore presentato come il Segretario dell’Unione forense per la tutela dei diritti umani.
Sono andata alla ricerca dei dati relativi a questa associazione e ne ho trovato la seguente autodefinizione “un’associazione di avvocati fondata il 2 marzo 1968, con lo scopo di diffondere la conoscenza delle norme interne e di carattere internazionale riguardanti la tutela dei diritti umani e di promuoverne l’osservanza concreta ed effettiva in sede giurisdizionale, amministrativa e legislativa”.
Stabilito che il relativo sito non mi ha aperto spazi illuminanti che chiarissero l’intervista*, a questa mi fermo. E’ durata un minuto e mezzo e spero che la brevità del tempo sia la causa della confusione che l’ha caratterizzata, certamente facilitata dalle domande della intervistatrice a loro volta non appropriate.
Voglio lo stesso puntualizzare quello che ne ho ricavato.
In Italia sarebbero 835 ‘i minori scomparsi del nulla’, ‘piccolo esercito di desaparecidos’ (il termine non è mio, definiti in oscura alternanza figli di immigrati e minori non accompagnati.
Quello che il Segretario dell’Unione forense ha detto con chiarezza è che i diritti dei minori non possono essere trattati nell’ambito della immigrazione irregolare ma impongono protezione come i diritti dei rifugiati.
Naturalmente l’intervistatrice non gli ha chiesto come si può configurare la situazione di un minore figlio di immigrato irregolare poiché, date le premesse, verrebbero a configurarsi due situazioni collocabili in categorie estranee l’una all’altra..
Che ne pensano i politici italiani?
Probabilmente non sono neppure in grado di definire i termini del problema, dato che – quando viene loro posto – ne rifuggono.
Riporto per documentazione il testo di una lettera inviata a un parlamentare locale (da cui dovrei sentirmi rappresentata?!) ovviamente senza risposta (inviata tramite la casella postale del parlamento lo scorso mese di maggio)
Testo della lettera al deputato silente
Egregio onorevole
sono una cittadina italiana fortemente interessata alla proposta di legge n. 4756 (primo firmatario l’on. Orlando – “Modifica all’articolo 6 del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione” ecc. ecc.) di cui Lei è cofirmatario. Riconosco in quella norma l’unico tentativo finora messo in atto nel Parlamento italiano per cancellare la vergogna della discriminazione che differenzia –penalizzandoli- i figli dei sans papier dagli altri neonati.
Se bene che esiste una circolare, precipitosamente emanata dal ministero Maroni a pochi giorni dall’approvazione della legge 94/2009 che, affermando il contrario della norma, rende possibile l’iscrizione anagrafica. Ma come cittadina italiana la presenza di un discrimine legato non a un reato eventualmente commesso bensì all’esistenza di una persona mi offende profondamente e vorrei fosse cancellato (considerando, in via subordinata ma non irrilevante, che vecchie affezioni alla logica –derivanti forse dalla mia lontana professione di insegnante di filosofia –mi irritano e in questo quadro colloco la contraddizione fra legge e circolare).
Ora noto che, se alla proposta 4756 è possibile arrivare dal Suo sito, così più non è dalla home page della camera dei deputati, dove sono solita esercitare le mie ricerche.
La prego di darmi qualche indicazione in merito al permanere dell’interesse del Suo gruppo parlamentare a proposito della pdl 4756 e, se lo ritiene, di spiegarmi le ragioni della scomparsa della stessa proposta dall’home page della camera. Altra strada per informarmi non ho.
Ringrazio e porgo distinti saluti
Augusta De Piero via Caccia 33 – Udine tel. 0432204274
*Chi volesse ascoltare la notizia di cui ho scritto in apertura può far uso del seguente indirizzo (che non posso collegare con link perché il computer mi dice essere troppo lungo) dal minuto 9.03 al minuto 10.35
http://www.rai.it/dl/grr/edizioni/ContentItem-824ac410-5173-4a29-85ec-7e329d1d68b1.htm
Un sindaco e un assessore intelligenti
Trascrivo da Repubblica dell’1 luglio.
“E’ vietato vietare i giochi dei bambini in cortile. Lo ha deciso il Comune di Milano modificando il regolamento di polizia urbana. L’obiettivo è restituire i giardini condominiali al loro scopo storico”, quello di essere spazi per il gioco dei bambini.
A Udine nel post terremoto (1976) erano stati organizzati alcuni campetti comuni appunto per il gioco. Successivamente sono stati sottratti ai bambini per essere affittati alle squadrette appartenenti a società sportive.
4 luglio 2012 – Il cammino di Santiago 6
Ho interrotto il diario di viaggio per consentirmi (29 e 30 giugno) qualche appunto a sostegno di quello che via via scrivo con tutta la preoccupazione che mi viene dall’insufficienza delle note frettolosamente prese in pullman (e non riviste –come avrei voluto – la sera quando la stanchezza mi stroncava) e dall’assenza di registrazioni durante il percorso. Dovrò considerare come superare l’irritazione che il rumore di fondo del motore mi produce quando registro nel corso del viaggio.
Provo a servirmi anche di fotografie che ho preso pur riconoscendone l’inadeguatezza a fronte delle splendide cose viste.
Per oggi mi fermerò di fronte a Roncisvalle (per un tratto proprio il 3 giugno abbiamo superato il confine francese) di cui scriverò la prossima volta.
3 giugno, terzo giorno (a) Jaca (Chaca in aragonese), San Juan de la Peña (San Giovanni del dirupo), Santa Cruz de la Seròs (Seros: dal latino sorelle, monache), Saint Jean Pied de Port (Francia)
Da Pamplona ci spostiamo verso est per raggiungere Jaca, che fu la prima capitale del regno di Aragona, uno di quei piccoli regni di confine che ostacolarono la diffusione dei regni islamici oltre i Pirenei. E’ un problema che in questo viaggio è emerso nella sua complessità, superando la rigida visione ideologica di contrasto ‘cristiano’ all’Islam.
Siamo quindi ancora sul Cammino aragonese che percorreremo all’inverso rispetto alla sua direzione ‘naturale’ per raggiungere Somport (valico a 1600 m circa) e poi spostarci – direzione ovest – a Saint Jean de Pied de Port e scendere quindi a Roncisvalle (Roncesvalles in castigliano e Orreaga in basco. Passo di Roncisvalle 1000m circa), ma di questo alla prossima puntata).
Abbiamo fatto un giro che ci ha riportato più o meno a nord di Pamplona.
Un percorso interessante
Il percorso del 3 giugno attraversa ampie zone verdi, assolutamente prive di centri urbani ma dove anche i villaggi sono piuttosto rari. La diversità con il paesaggio italiano è enorme, tanto che sento la necessità di procurarmi qualche numero che non occorre commentare:
– Spagna: territorio 504.782 kmq – abitanti (stima del 2010) 45.054.694 – densità media 81 abitanti per kmq
– Italia: territorio 301.340 km². – abitanti (stima del 2011) -Italia 60.626.442 – densità media 200 abitanti per kmq
Quello che mi colpisce di più comunque in tutto questo verde così inusuale per chi percorra il paesaggio italiano è il canto delle rondini.
In Friuli la monocultura del mais –sostenuta dall’uso di pesticidi – ha fatto scomparire gli insetti di cui le rondini si cibano.
In Spagna, almeno in questa zona, l’agricoltura dev’essere diversamente organizzata: ma su questo paesaggio dovrò tornare.
E finalmente le fotografie
Comincio con il primo impatto: il monastero di San Juan de la Peña
, cui fanno seguito alcuni capitelli del chiostro.
Il primo raffigura il sogno di Giuseppe
, il secondo l’ultima cena,
il terzo l’ho identificato come Raab, la prostituta di Gerico senza il conforto di alcuna spiegazione.
Infine
un’immagine francese: Il ponte di Saint Jean Pied de Port.
Di capitelli e ponti avrò occasione di scrivere ancora. Per oggi basta così.
Continua – precedenti puntate 18, 21, 23, 29 e 30 giugno
2 luglio 2012 – Un appello
Undicesima Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico del 27 ottobre 2012
Comunicato stampa n. 1
“Islam, cristianesimo, Costituzione: cristiani e musulmani a confronto con la laicità dello Stato”
E’ questo il tema che quest’anno proponiamo all’attenzione delle comunità cristiane e musulmane per l’undicesima edizione della giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico.
I motivi che ci spingono a proporre tale tema sono:
1 La nostra Carta Costituzionale, a 65 anni dalla sua promulgazione, è ancora largamente inattuata ed anzi continuamente calpestata nei suoi principi fondamentali e necessita, quindi, di una sua robusta difesa che si può attuare con la sua conoscenza e con lo stimolare iniziative concrete dal basso per la sua attuazione.
2 L’Islam in Italia, come è sottolineato in numerosi studi sull’argomento, fa ancora fatica a diventare un “islam italiano”, è ancora un fenomeno legato molto strettamente all’immigrazione, pur essendoci già le seconde e forse anche terze generazioni degli immigrati musulmani arrivati in Italia 40 anni fa, che però sono ancora legati alle loro terre d’origine di cui vivono intensamente come proprie le vicissitudini attuali.
3 C’è, infine, sia tutta la questione della costruzione delle moschee, che sono di fatto bloccate in tutta Italia (vedi ad esempio la vicenda di Genova) , sia la questione dell’intesa, che è del tutto in alto mare e non solo per i musulmani.
Invitiamo così anche quest’anno a celebrare, il prossimo 27 ottobre 2012, la Undicesima Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico, nella convinzione che sono “Beati quelli che si adoperano per la pace” (Mat 5:9) , perché Dio (Allah) “chiama alla dimora della pace” (Sura 10, 25) perché Lui è “La Pace” (Sura LIX, 23 ), perché il dialogo è lo sforzo sulla via di Dio che ci compete e ci onora.
Con un fraterno augurio di Shalom, salaam, pace
I promotori della giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico
Roma li, 28/06/2012
Per l’elenco dei promotori, per le adesioni e le iniziative, vedi la pagina: http://www.ildialogo.org/cristianoislamico


