30 giugno 2012 – Il cammino di Santiago 5

 Se ieri ha funzionato la mappa che mi ha orientato nello spazio percorso (e che mi servirà quando mi soffermerò sui ricordi delle singole località più viste che visitate) ora devo mettere ordine nel tempo.

Qualche data nella storia della Spagna.
Territorio invaso dai Romani cui subentrarono i Visigoti (VI-VII sec.  capitale Toledo) cristiani ariani (passarono al cattolicesimo romano nel 589). Nel 711 iniziò la conquista araba e, nel 756, nacque l’emirato ommayyade di Cordoba.
La conquista araba si estese a buona parte del territorio della penisola da loro chiamata Al Andalus, terra dei Vandali. Nella zona della catena dei Pirenei e della cordigliera cantabrica si formarono piccoli regni che rappresentarono il limite dell’insediamento arabo-berbero, dando inizio al lungo processo noto come Reconquista.

Nel 996-97 (con un gesto dall’alto valore simbolico) il califfo cordobano Hisham II assalì e saccheggiò la citta di Compostela, rispettando però le ‘reliquie’  dell’apostolo Giacomo.
Così – dal prezioso libretto di Biblia – alla tomba dell’apostolo “stava convenendo un numero di anno in anno più folto di pellegrini dalle regioni poste al di là dei Pirenei. Quel che non poteva comprendere è come quel culto si fosse ormai radicato in tutta Europa. … La causa dell’apostolo Giacomo diventava, ora, quella della cristianità intera” (F. Cardini).
L’apostolo quindi venne umiliato (parere mio ma non ci rinuncio) al ruolo di matamoros e identificato nella figura di un cavaliere che compariva in occasione di scontri fra mussulmani e cristiani e volgeva le sorti della battaglia in favore di questi ultimi.

 

L’organizzazione del pelligrinaggio
Dell’organizzazione materiale del pellegrinaggio avrò modo di scrivere nel corso del diario.
Per ora mi limito a segnalare a me stessa il Codex Calixtinus (di cui si considera committente papa Callisto II 1119-1124; notizie raggiungibili anche da qui)
Una sola annotazione, sperando che la memoria non mi inganni.
Il prof. Cardini ci ha segnalato la particolarità della conchiglia a ventaglio che può essere raccolta in riva all’oceano. A differenza di quelle mediterranee presenta ‘costole’ aspre e ruvide.
Quando i pellegrini tornavano da Santiago erano soliti offrire la conchiglia alla loro chiesa. La particolarità della struttura (le conchiglie mediterrane all’esterno sono lisce) ha permesso di constatare che molti dei pellegrini (forse quelli che avevano fatto il cammino per delega?) avevano mentito sul raggiungimento della meta.

Come sempre è possibile ingrandire le immagini facendo clic sopra (tasto sinistro)
Continua – precedenti puntate 18, 21, 23 e 29 giugno

 

 

30 Giugno 2012Permalink

29 giugno 2012 – Il cammino di Santiago 4

Leggende, viaggi, percorsi, turismo e non.

Se non riesco a mettere ordine nella mia testa non posso proseguire con il diario che, a ogni parola che scrivo, mi interroga per vedere se ho capito bene. Poiché dare un nome alle cose è fondamentale per capire e capirsi, provo ad affrontare così la strada del ‘mettere ordine’.

San Giacomo: chi era costui?
Cominciamo dalla fonte essenziale: il cap. 6 del vangelo secondo Luca 13Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: 14Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, 15Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; 16Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.
(Analoga lista si trova anche in Mt 10, 2-4; Mc 1, 16 sgg; At 1, 12 sgg)
L’apostolo Giacomo (detto il Maggiore, per distinguerlo dal Minore, pure apostolo, fu ucciso nel 44 (At 12, 2).
Il suo nome è presente nel toponimo Santiago e così ne scrive il prof. Cardini nell’opuscolo che Biblia ci ha distribuito (se qualcuno ne fosse interessato evidenzi le voci ‘contatti – scrivici’ in www.biblia.org) -: “Fra 820 e 830 in Galizia, in un luogo detto campus stellae (in realtà piuttosto compostum tellus,’ necropoli’), sede di un antico cimitero visigoto, una serie di apparizioni segnalarono al vescovo Teodomirio di Iria, la presenza di una tomba e di una reliquia, quelle dell’apostolo Giacomo ’fratello del Signore’, secondo la leggenda miracolosamente giunte via mare, si disse, dalla Terrasanta”.

Il cammino e le strade per percorrerlo
E’ un argomento su cui dovrò tornare  ma, stabilito che le mete più significative nel Medio Evo e non solo erano tre e precisamente Gerusalemme, Roma e Santiago, per ora mi limito a superare la fatica di decidere da dove partire inserendo una schematica mappa dei percorsi possibili (magnificamente segnalati con simboli appositi per chi voglia assicurarsi l’avventura del Cammino).

 Chi volesse vederla meglio può ingrandirla con un clic.
Il 23 ottobre 1987 il Consiglio d ’Europa ha dichiarato il cammino  “itinerario culturale europeo” e nel 1993 l ’UNESCO lo ha a sua volta dichiarato “patrimonio dell ’Umanità”.

Continua – precedenti puntate 18, 21 e 23  giugno

29 Giugno 2012Permalink

28 giugno 2012 – il mosaico di Moha

Riprendo un articolo da Ho un sogno di giugno (n.210), come faccio ogni mese.
Nel 2011 il mensile Ho un sogno ha pubblicato (riprendendo una serie di dieci anni prima) storie di donne immigrate
che nel 2012 sono diventate storie di migranti, immi ed emi-grati, uomini e donne.
Sono lieta che HUS abbia dato spazio alla mia sfida a superare l’abitudine di considerare i migranti soltanto all’interno dei ‘grandi numeri’ relativi alle tragiche vicende dell’attraversamento del Mediterraneo o peggio con definizioni etniche, quando non grossolanamente religiose, ispirate al pregiudizio.
Quando (e penso fra molto tempo) le vicende che oggi viviamo saranno affidate alla memoria per farsi storia, gli argomenti che descriveranno un fenomeno che segna, secondo me, una delle possibili grandi svolte che descrivono  l’evolversi dell’umanità non saranno solo tragedie e pregiudizi. O almeno lo spero anche se non farò in tempo a conoscere l’evolversi di questo fenomeno.

IL MOSAICO DI MOHA

“A questo punto capisco finalmente che non tutti possono avere a cuore la mia causa … e cerco di capire cos’altro ho in comune con le persone con cui vivo, studio, lavoro…”.

Sto chiacchierando piacevolmente, seduta nella bottega del giovane maestro mosaicista Mohammed Chabarik, siriano e quella frase mi fa trasecolare. Conosco bene Mohammed (Moha per gli amici) e sono in grado di datare ‘quel punto’. Siamo nel 2001, nel clima rovente successivo all’11 settembre e gli USA hanno invaso l’Afghanistan per prendere Osama Bin Laden, primo responsabile di quel giorno terribile.

Mohammed frequenta la Scuola Mosaicisti di Spilimbergo ed espone la bandiera della pace suscitando una reazione se non ostile, preoccupata che lo induce a riflettere, agganciando, allora forse inconsapevolmente, la sua piccola storia alla grande storia che in qualche modo ci ingloba tutti. Certamente la scuola di Spilimbergo è un luogo di notorietà e frequentazione internazionale ma Mohammed non è arrivato lì attraverso quel richiamo che sarà una scoperta successiva.

“Ad Aleppo dove sono nato – racconta – ho frequentato la scuola dell’obbligo (che allora in Siria era di otto anni) poi – a 12 anni – ho iniziato un percorso lavorativo che mi ha infine introdotto in uno studio di calligrafia e grafica (prima dell’avvento del computer la calligrafia era importante per il disegno di manifesti pubblicitari, insegne, biglietti da visita ecc.). Ma la mia carriera di calligrafo non poteva durare: a 18 anni ho iniziato il servizio militare obbligatorio da cui sono uscito consapevole della ipocrisia della trasmissione di pretesi valori con cui si era cercato di indottrinarmi. Allora ho deciso di andarmene e ho pensato all’Italia perché là c’era mia sorella e un legame è sempre importante.

Mi sono messo a studiare italiano, sono entrato con un permesso legale e ho poi scoperto l’esistenza della scuola mosaicisti. Ho fatto il test di ammissione, quasi per gioco, forse suggestionato da quella commistione fra arte e manualità che caratterizza il lavoro del mosaicista. Mi è andata bene e poi sono stati tre anni di scuola e lavoro, superati anche con il sostegno di amici. Negli studi, ma anche ora nel mio lavoro, mi è stata utile la mia esperienza di calligrafo e la mia conoscenza dei motivi decorativi islamici che ornano le moschee e che mi hanno assicurato una sorta di archivio mentale. Ho deciso che il mio posto è qui ma non voglio rischiare di appartenere a un sistema chiuso”.

E così Mohammed racconta della sua recente esperienza sudafricana, nata da un’altra casualità (ma il ripetersi di casualità non indica forse la sua capacità di trasformarle in opportunità?). Venuto a conoscenza che in Sudafrica, in un’impresa riconducibile a un quadro di attività promosse da un locale mecenate, cercavano un insegnante di mosaico che conoscesse la lingua inglese si è proposto ed è stato accettato.

Ha goduto di un’esperienza ricca anche dal punto di vista umano dove ha approfittato di quelle relazioni che nella ‘contaminazione’ (ed è proprio questo il termine significativo che usa) trovano la loro ricchezza che potrebbe aprire a un possibile futuro diverso.

28 Giugno 2012Permalink

24 giugno 2012 – Elezioni in Egitto

Non voglio riportare lunghi articoli ma nemmeno evitare la segnalazione di alcuni che mi sembrano di significativo rilievo e che è possibile collegare con link.
Mentre si attende di conoscere le reazioni dell’Egitto alla proclamazione della vittoria del candidato dei Fratelli Mussulmani a Capo dello Stato, rileggo l’articolo di Tariq Ramadan che mi sembra molto utile: ‘I fratelli Mussulmani di fronte alla storia’ 22 giugno.
Si trova nel sito www.ildialogo.org  (sezione Conoscere l’Islam).e si può raggiungere anche da qui.

Approfitto della segnalazione per far presente che il sito, oltre a facilitare la massimo la possibilità di scaricare ciò che pubblica e di collegarlo in link, ha inserito anche la possibilità dell’ascolto di ogni testo con sintetizzatore vocale.

24 Giugno 2012Permalink

23 giugno 2012 – Il cammino di Santiago 3

2 giugno, secondo giorno (b) – San Sebastian (in basco Donostia)– Pamplona (in basco Iruña)

In prossimità dell’oceano un po’ alto sulla costa si vede un palazzo, incongruo per il nostro gusto così com’è goticheggiante e oscuro dove oggi apriremmo spazi alla luce. Fu fatto costruire  da Isabella II regina di Spagna (1833–1868) , o meglio da sua madre, la reggente Maria Cristina, dato che Isabella abbisognava di cure di acqua di mare. L’origine reale e la moda della talassoterapia resero San Sebastian un luogo di villeggiatura già famoso nella belle époque.

 

 

 

 

Dopo la telegrafica esperienza marina (o meglio oceanica anche se su una deliziosa baia interna) arriviamo a Pamplona, il che ci rimette sulla via del Cammino di Santiago.
Io però non sono ancora in sintonia con un pellegrinaggio. Sono ancora disorientata a parte la mia prevenzione nei confronti dei pellegrinaggi, non più antiche avventure sia pure con un sostrato religioso ma percorsi oscillanti fra pietà religiosa e turismo che spesso se ne approfitta. Non mi libererò mai dell’orribile immagine dei pellegrinaggi organizzati in Israele e soprattutto nei Territori Occupati.
A Pamplona, sede dell’Università dell’Opus Dei (brr), sfioriamo antiche mura che mi sembrano interessanti … ma non c’è tempo di occuparsene.
Naturalmente non mancano una grande chiesa, un enorme convento ma per ora la mia attenzione è attratta da quello che manca e che mi interrogherà per buona parte del viaggio: la presenza di strutture che siano testimonianza di vita civile organizzata.
Che faceva la borghesia in Spagna, se c’era?
Continua – precedenti puntate 18 e 21 giugno

23 Giugno 2012Permalink

22 giugno 2012 – Banalità del male in provincia

Ho inviato questa lettera al direttore del Messaggero Veneto e al sindaco di Udine.
Le probabilità che non ci sia un seguito seno alte.

Egregio direttore
leggo – in data 20 giugno 2012 – sul giornale da lei diretto l’articolo «Dordolo vuole ‘adottare’ una bimba indiana orfana». La proposta (e sono lieta che il redattore del suo giornale abbia virgolettato – con una chiara manifestazione di perplessità – il termine adottare) fa seguito alla dichiarazione del medesimo sig. Dordolo, consigliere comunale a Udine, eletto nella lista della Lega Nord, che così il Messaggero Veneto riportava il primo giugno: «La donna indiana gettata nel Po ha inquinato il nostro fiume sacro. Cosa direbbero se andassimo a fare lo stesso nel Gange?».
Quindi un individuo che ritiene inquinante (e lasciamo perdere il ridicolo del termine ‘sacro’, forse riferito a reinventate leggende pseudo celtiche care alla Lega Nord) la salma di una vittima di uxoricidio chiede, con procedura bizzarra e non prevista, di poter praticare l’adozione di una bambina proveniente dallo stesso paese di quella rimasta sola per la morte della madre e per il carcere comminato al padre.
Spero che, trattandosi di dichiarazioni di un consigliere comunale che possono indurre a una falsa opinione in materia di adozioni, il sindaco stesso ne prenda le distanze e voglia informare i cittadini udinesi che l’adozione nulla ha a che fare con beneficenza, attività penitenzial-riparatorie e neppure con pur autentiche esigenze affettive di chi esprima la volontà di praticarla ma è la risposta al diritto di ogni bambino ad avere una famiglia quando ne sia rimasto privo.
Se il sindaco non rispondesse a questo mio appello, che direttamente gli invierò, prego il suo giornale di dare corrette informazioni che collochino la richiesta Dordolo al posto che merita.
Augusta De Piero
augusta.depiero@tin.it
Udine – Via Caccia 33

Aggiungo un messaggio ricevuto.
Un amico ha pensato di dar seguito alla mia lettera inviandone al Messaggero Veneto una sua che mi ha girato e trascrivo

Circa il desiderio di adozione di un’orfana indiana da parte del sig. Luca Dordolo…Una bimba indiana orfana è già molto digraziata, perchè infierire contro la poveretta affidandola a Dordolo?
Fabiano Zaina
22 Giugno 2012Permalink

21 giugno 2012 – Il cammino di Santiago 2

Premessa. Poiché la presidente di Biblia, rivolgendosi ai partecipanti al viaggio in Spagna, ha segnalato il mio blog ripeto qualche nota che forse sarà utile 
                            a
i miei compagni di viaggio che volessero leggere diariealtro
Sarei molto lieta se aggiungeste le vostre note alle mie, approfittando dello spazio per i commenti che si trova alla fine di ogni pezzo.
Purtroppo il mio non è un sito ma un blog dove ogni testo che venga pubblicato seppellisce il precedente.
Per chi volesse seguire il percorso della mia memoria (e, spero, della vostra) senza prendere visione  di altri argomenti – di cui diariealtro si occupa da anni- identificherò le tappe del Cammino di Santiago nelle categorie Biblia, viaggi e nel tag viaggio Spagna 2012.
Al termine del diario del Cammino di Santiago (1-11 giugno) darò notizia dei i miei due giorni a Madrid.

2 giugno, secondo giorno (a) – Bilbao (in basco Bilbo)– Loyola (comune di Azpeitia)–

Si inizia con una visita veloce a Bilbao dopo una notte trascorsa in un albergo dal nome inusuale, Seminario. Penso che prima di essere albergo fosse proprio seminario. Enorme.
Ma quanti preti c’erano in Spagna?
In una piazza di Bilbao, mentre la guida ci illustra le caratteristiche della città, scopro in cima a un palazzo una grande scritta: Caja Laboral Popular. Non resisto al desiderio di fotografarla e ci riesco. Sono attratta dal richiamo al lavoro nel cui ambito molti in Europa cercano di realizzare di nuovo una dignità negata finché non mi rendo conto che Caja significa Cassa e che deve trattarsi di una specie di banca cooperativa. Poco so delle banche come istituiti finanziari in Italia e non mi azzardo oltre nel considerarne il significato in Spagna, anzi nei Paesi Baschi.
Silvano mi dice di aver scoperto (o forse è stato Francesco?) una scritta Abbasso il re.
Non l’ho vista ma la segnalo perché mi sembra la giusta risposta di chi lavora (o vorrebbe poter lavorare) a un sovrano impegnato – in un momento di crisi – a cacciare elefanti intrecciati con avventure erotico-senili. Mah!
Girando per la città scopro strutture che ero abituata a chiamare bovindo (bay window ossia finestre a golfo) finché non ho scoperto che in Alto Adige vengono chiamate ercher (trovo anche la grafia erker) e ora so che qui sono miradores. Il nome ‘miradores’ mi richiama gli spazi delle deliziose finestre che ho conosciuto in Palestina dove ci si può sedere su comodi davanzali trasformati in divanetti, per guardare ciò che accade all’esterno. Sembra che il desiderio di case luminose e nello stesso tempo protette dalla riservatezza sia stato comune a molti popoli.
Niente da dire sulla seconda tappa, Loyola, che propone la radicale modifica nella vita di Sant’Ignazio, fondatore della compagnia di Gesù. Mi riesce difficile collocare Loyola (che risale a un evento del XVI secolo) nel percorso di quella straordinaria avventura medievale che fu – e che ancora è- il pellegrinaggio a Santiago.
Scaccio dalla mente i frammenti di notizie che ancora vi si trovano relative alle Reducciones dell’America latina e penso Matteo Ricci, il gesuita mandarino che nulla ha a che fare con la presentazione retorica e un po’ melensa che l’edificio dove nacque Ignazio offre. In ogni caso mi sembra che il Sant’Ignazio che viene proposto a Loyola poco dica della complessità, delle contraddizioni, del bene e del male della Compagnia di Gesù.
E al di là della ovvia segnalazione del gesuita card Martini mi viene in mente  padre Dall’Oglio e il suo straordinario monastero di Mar Musa (Siria) che resta uno dei ricordi più alti di un mio viaggio in Siria di qualche anno fa. Non solo aveva curato il restauro dello splendido antico edificio ma ne aveva rinnovato il significato di luogo d’incontro delle popolazioni della zona creando uno spazio vivo  per il dialogo intereligioso. Pochi giorni fa p. Dall’Oglio è stato espulso dalla Siria pare in seguito a un appello da lui rivolto a Kofi Annan in occasione della sua visita nel paese.
Chi volesse saperne di più può navigare su internet usando il nome di Dall’Oglio e del suo monastero. Si trova anche la lettera aperta a Kofi Annan.        A fianco: Deir mar Musa

La presidente di Biblia manda un messaggio al pullman uno

Agnese, che viaggia sul pullman 2, ci regala un testo di Miguel de Unamuno che trascrivo.
Per me, che spesso mi sentirò soffocare dalla sacralità pesante delle immagini dorate, è un momento di respiro, come il ricordo di padre dall’Oglio. Ci sono situazioni in cui per dure che siano le scelte di libertà danno la sensazione della leggerezza e l’espressione del dubbio rassicura.

“LA PREGHIERA DI UN ATEO” [Bilbao, 2 giugno 2012]

Ascolta il mio pregare Tu, Dio che non esisti,
raccogli nel tuo nulla queste mie doglianze.
Tu che ai poveri uomini nulla consenti
senza consolazione di inganno. Non resisti
alla nostra supplica e di nostra brama ti adorni.
Quando più dalla mia mente ti allontani
più ricordo i placidi racconti
con cui mi addolcì le tristi notti l’amor mio.
Quanto sei grande mio Dio! Sei tanto grande
che non sei neppure Idea, e molto angusta
è la realtà per quanto a contenerti
la si espanda. Io soffro nel tuo costato
Dio inesistente, poiché se Tu esistessi
davvero esisterei pur io.

                                   Miguel de Unamuno y Jugo

Continua – precedente puntata 18 giugno

21 Giugno 2012Permalink

20 giugno 2012 – Ancora sulla registrazione anagrafica: informazioni, ipocrisie, doppiezze

Volevo continuare senza interruzioni il mio diario di viaggio a Santiago ma una serie di notizie la cui prima segnalazione mi è venuta dal dott. Pitzalis (responsabile del GrIS del Friuli Venezia Giulia che ringrazio) mi costringono ad inserire un lungo nuovo testo che è frutto di una estrapolazione da un ampio documento del Gruppo CRC e di un inserimento di previe note esplicative.
I miei commenti – che nulla aggiungono all’intelligenza del testo stesso, ma sono un mio pro memoria- alla fine.

Nota esplicativa sul gruppo CRC

CRC Acronimo di Convention on the Rights of the Child la cui traduzione ufficiale in italiano e ≪Convenzione sui diritti del fanciullo≫, ma nel testo si preferisce utilizzare la denominazione di uso corrente ≪Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza≫.
Il Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Gruppo CRC) è un network aperto a tutti i soggetti del Terzo Settore che da tempo si occupano attivamente della promozione e tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Il Gruppo CRC si è costituito nel dicembre 2000 con l’obiettivo prioritario di preparare il Rapporto sull’attuazione della Convenzione sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Convention on the Rights of the Child – CRC) in Italia, supplementare a quello presentato dal Governo italiano, da sottoporre al Comitato ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza presso l’Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite.
FINALITA’ DEL GRUPPO CRC Ottenere una maggiore ed effettiva applicazione in Italia della CRC e dei suoi Protocolli Opzionali.

Per ulteriori ricerche
http://www.gruppocrc.net/IMG/pdf/5o_Rapporto_di_aggiornamento__Gruppo_CRC-2.pdfhttp://www.senato.it/commissioni/161968/172620/278003/genpaginavetrinaspalla.htm

Testo estrapolato dal documento CRC pag. 36

Capitolo III Diritti Civili e libertà Diritto registrazione e cittadinanza

29. Il Comitato, alla luce dell’accettazione delle Stato italiano della Raccomandazione n.40 della Universal Periodic Review di implementare la legge 91/1992 sulla cittadinanza italiana in modo da tutelare i diritti di tutti i minori che vivono in Italia , raccomanda che l’Italia
(a) garantisca per legge l’obbligo e agevoli nella pratica la registrazione alla nascita di tutti i bambini che nascono e vivono in Italia
(b) intraprenda campagne per accrescere la consapevolezza sul diritto di tutti i bambini di essere registrati alla nascita, indipendentemente dall’origine sociale ed etnica e dallo stato di residenza dei genitori;
(c) agevoli l’accesso alla cittadinaza per i minori che diversamente ne sarebbero privi.

Come indicato già nel 2° Rapporto supplementare, l’introduzione del reato di ingresso e soggiorno illegale [1] previsto dalla Legge 94/2009, con il conseguente obbligo di denuncia da parte dei pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio che vengano a conoscenza della situazione di irregolarità di un migrante[2], comporta il rischio che i genitori presenti in Italia privi di permesso di soggiorno possano non accedere ai pubblici servizi, compresi quelli anagrafici per la registrazione del figlio appena nato.
La Legge, infatti, stabilisce anche per gli atti di stato civile quali la dichiarazione di nascita e il riconoscimento del figlio naturale, l’obbligo di presentare il permesso di soggiorno[3].
La Circolare del 7 agosto 2009 del Ministero dell’Interno ha cercato di porre rimedio a questa situazione, chiarendo che non e necessario esibire documenti inerenti al soggiorno per attività riguardanti le dichiarazioni di nascita e di riconoscimento di filiazione (registro di nascita – dello stato civile).

Tuttavia la scarsa conoscenza dei contenuti di questa circolare, in primo luogo tra le donne immigrate prive di permesso di soggiorno, rende necessario [4] promuovere una reale e diffusa campagna di sensibilizzazione sul diritto di tutti i bambini ad essere registrati alla nascita senza che questo comporti alcun rischio per le loro famiglie[5]. Si deve comunque sottolineare come la Circolare Ministeriale non sia una fonte primaria del diritto e di conseguenza sia suscettibile di essere modificata o revocata dal potere esecutivo senza bisogno di alcun passaggio parlamentare.

Il timore, quindi, di essere identificati come irregolari può spingere i nuclei familiari ove siano presenti donne in gravidanza sprovviste di permesso di soggiorno a non rivolgersi a strutture pubbliche per il parto, con la conseguente mancata iscrizione al registro anagrafico comunale del neonato, in violazione del diritto all’identità (art. 7 CRC), nonché dell’art. 9 CRC contro gli allontanamenti arbitrari dei figli dai propri genitori.

Pur non esistendo dati certi sull’entità del fenomeno, le ultime stime evidenziano la presenza di 544 mila migranti privi di permesso di soggiorno [6]6. Questo può far supporre che vi sia un numero significativo di gestanti in situazione irregolare.

Il secondo aspetto considerato dal Comitato ONU che risulta poi essere strettamente legato al tema della registrazione anagrafica, e quello dell’accesso alla cittadinanza per i minori di origine straniera. La registrazione anagrafica al momento della nascita, assieme alla presenza legale della famiglia sul territorio senza alcuna interruzione di residenza legale sono, infatti, i due punti cardine su cui si basa il procedimento di acquisizione della cittadinanza per i minori di origine straniera nati in Italia. In estrema sintesi, l’attuale Legge sulla cittadinanza (L. 91/1992) prevede l’acquisizione automatica della cittadinanza se il padre o la madre sono cittadini (art.1 lett.a) in base al principio dello jus sanguinis e limita l’acquisizione in base al principio della nascita sul territorio, lo ius soli, solo al bambino figlio di ignoti o apolidi o nel caso in cui i genitori non trasmettano, secondo la legge del paese di provenienza, la propria cittadinanza al figlio (art. 1 lett.b).

[1] Art. 1 comma 16 Legge 94/2009.
[2] Codice penale art. 361 e art. 362
[3] Art. 1 comma 22 lett. g Legge 94/2009
[4] Si vedano le raccomandazioni del Comitato ONU sui diritti dell’infanzia nelle ultime Osservazioni conclusive rivolte all’Italia. Committee on the Rights of the Child, 58th Session, 19 September-7 October 2011 CRC/C/ITA/CO/3-4 «Considerations of Reports submitted by States parties under article 44 of the Convention. Concluding Observations: Italy», 31 October 2011.
[5] Occorre infatti ricordare come spesso la paura dettata da un clima generale di timore e di criminalizzazione nei confronti dell’irregolarita del soggiorno porti le famiglie a nascondersi evitando qualsiasi contatto con le strutture pubbliche, anche quelle sanitarie. Cfr. Bicocchi L., Undocumented Children in Europe: Invisible Victims of Immigration Restrictions, PICUM 2008.
[6] Fonte: Dossier Statistico immigrazione 2011Caritas/Migrantes.
 

I miei commenti pro (mia) memoria

Dopo aver letto e riletto la pagina che ho trascritto sono andata a controllare i nomi dei firmatari del Rapporto CRC e ho trovato nomi di chiara fama in  Friuli Venezia Giulia (cerco di circoscrivere il mio profondo sconcerto al luogo in cui tristemente vivo).
Comincio dall’eccezione positiva nell’ambito delle realtà associative . Il GrIS del Friuli Venezia Giulia, che è componente operativo della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni, il 24 ottobre 2011 pubblicò un documento con cui chiedeva la cancellazione della norma che obbliga a presentare il permesso di soggiorno per la registrazione delle nascite. Il 24 ottobre 2011 trascrissi  integralmente il documento, reperibile anche da qui.  
Trasecolo invece di fronte alla firma della Caritas Italiana: so per sconsolata esperienza che nulla di questo problema è emerso nelle locali attività ispirate alla Caritas: parrocchie, comunità, associazioni negano pervicacemente il problema, aggrappate a una concezione che con la caritas (in questo caso mi riferisco al significato della parola e non all’organizzazione che lo ha fatto proprio) nulla ha a che fare.
Sintetizzo: beneficenza, anche nobilmente esercitata  sì, riconoscimento dei diritti del beneficato non sempre.
E passo alla società civile. In un recente incontro sul tema della cittadinanza riconosciuta ai bambini che nascono in Italia il segretario regionale della CGI, a cui avevo chiesto di esprimersi sul tema del riconoscimento anagrafico, ha mantenuto un silenzio che non posso indicare come dignitoso … ma almeno la CGIL non è fra i firmatari del rapporto. Una ipocrisia in meno … è già qualche cosa.
E non sono – giustamente – fra i firmatari  i partiti politici di cui segnalo il sinistro silenzio in merito.
Unica eccezione: una consigliera provinciale di Udine che ha avvicinato l’on. Orlando ottenendone una precisa proposta di legge che ho riportato in questo blog il 5 dicembre 2011 (testo reperibile anche da qui)..
Poi l’on. Orlando si è occupato della sua candidatura a sindaco di Palermo e gli altri due firmatari (di cui uno eletto nella circoscrizione del FVG) nulla hanno fatto e nulla fanno in merito alla promozione della proposta anche da loro firmata. Ho scritto ad entrambi nella casella postale on line di cui dispongono come parlamentari – e non ho ottenuto risposta.
Nessuna risposta da rappresentanti di altri partiti sinistramente collocati a sinistra.
Anche coloro che operano in un gruppo di associazioni che qui si identifica con il nome di ‘rete diritti’ tacciono, impegnatissimi a criticare il governo regionale che gliene offre ampie e facili opportunità.
Rappresentanti assortiti di istituzioni locali tacciono pure loro compresi i sindaci che dovrebbero essersi resi conto che la sciagurata norma che prevede la presentazione del permesso di soggiorno per la registrazione anagrafica ha prodotto un vulnus nella funzione di garanti del territorio che rappresentano.
Temo che il successo della Lega Nord  – successo che, pur conoscendo un momento di oscuramento politico, permane nella cultura ormai diffusa – susciti in loro un senso di invidia e di voglia di imitazione.
Conclusione personalissima: ho buttato via tre anni di impegno sul problema della registrazione anagrafica. Solo Kant mi conforta

20 Giugno 2012Permalink

18 Giugno 2012 – Il cammino di Santiago 1

Proverò a descrive il viaggio promosso da Biblia (www.biblia.org) dove avranno uno spazio privilegiato le mie considerazioni: anche se in gruppo il viaggio l’ho fatto io e se non c’è viaggio che non sia un percorso, non c’è un percorso che non costringa a leggersi dentro, facilitati dagli stimoli che vengono dalle novità che si incontrano. Se poi i miei simpatici compagni di viaggio vorranno approfittare dello spazio dei commenti … il discorso sarà più completo e intrigante.
Distribuiti in due pullman eravamo ottantatré e sono certa che altrettanti sono i nostri viaggi.

1 giugno, primo giorno – arrivo a Bilbao – il museo Guggenheim

Purtroppo il tempo limitato, intrecciato con la perversità degli orari spagnoli che ci vorrebbe fermi fino alle dieci del mattino per iniziare le visite, ci impone una corsa serale dall’aeroporto a uno spazio che meriterebbe ben di più. Bilbao mi ha affascinato, forse per me è il ricordo più coinvolgente.
Non proporrò descrizioni del museo (in viaggio ci è stato fornito un libretto edito da Biblia, integrazione delle guide che –sfidando i limiti di peso concessi in aereo- avevamo portato con noi) e inoltre le informazioni fornite dai motori di ricerca sono ampie (purtroppo in buona parte in inglese ma se ne trovano anche in italiano. E’ sufficiente scrivere Guggenheim museum Bilbao e procedere fra i materiali che ci vengono offerti).
Per chi sia sul posto la prima fantastica offerta è l’edificio stesso, integrato in maniera che mi affascina con il territorio in cui è collocato. Ci propone materiali inusuali (il titanio) e soprattutto forme diverse da quelle ovvie; le disparità del territorio non sono appiattite secondo l’uniformità che vuole i palazzi emergenti ma ‘rispettate’ per cui -ad esempio- nel museo si entra scendendo e non salendo .

Attorno al museo

Bilbao è una grossa città (400.000 abitanti) e, come in tutta Europa, ha risentito delle modifiche del mercato del lavoro e dei conseguenti cambiamenti nella produzione (o è l’inverso?).
La zona in cui sorge il museo era un’area industriale abbandonata e perciò degradata (se non mi bastassero quelle di Udine … ricordo il lunghissimo tragitto compiuto fra abbandono e degrado in Armenia, una delle situazioni che, da questo punto di vista, mi ha più impressionato).
La costruzione del museo è frutto di una intelligente e lungimirante scelta dell’amministrazione locale (Giancarla C., con cui spesso mi capita di ritrovarmi in non previamente concordata sintonia, ce lo ha ricordato più volte)

che ha voluto la ristrutturazione di tutta l’area. Oggi canali, strade, edifici, alcuni dei quali caratterizzati da ‘gigantismo’, circondano la splendida piazza che affianca il museo .
Dal selciato, nella zona più bassa, si alzano schizzi d’acqua che vanno e vengono per la gioia di bambine e bambini, ma anche adolescenti che, più o meno vestiti, si impegnano nell’eterno gioco dell’acqua. Strillano e nessuno protesta. Mi vengono in mente gli anziani che dalle mie parti usano il mugugno – lamentoso o astioso che sia – come il più normale mezzo di comunicazione. Più in là vedo un papà che gioca a palla con un figlio piccolissimo. C’è gente che va e viene … non sembra avere, almeno per il momento, altro scopo che quello di star bene in compagnia. Trasmettono una gioia coinvolgente, del tutto estranea alle volgarità che in Italia ci sono state propinate dall’alto. Ho l’impressione di trovarmi dentro un’illustrazione un po’ didattica della decrescita felice di Latouche.
Eppure sono nella ‘capitale’ dei Paesi Baschi (la terra dell’ETA –Euskadi Ta Askatasuna, in basco.  Tradotto fa ‘paese basco e libertà’). L’ultimo giorno della coda del mio viaggio spagnolo a Madrid  tenterò una visita al monumento delle vittime di Atocha (non ci riuscirò: gli orari spagnoli!).  Non posso e non devo dimenticare gli attentati ma devo constatare che c’è molto altro.
In particolare mi colpisce la gioia di vivere che ritrovo persino nella pomposa Madrid nei giorni del codicillo aggiunto al mio Biblia viaggio in un campetto per il gioco delle bocce  non lontano dal monumento a Cervantes.

 

 

 

Il mio pellegrinaggio

Ricordo a me stessa che partecipo a un viaggio che ripercorre l’itinerario dello storico pellegrinaggio a Santiago di Compostela. Che senso ha per me che cerco di capire mentre mi si propone prepotente alla mente la penna dell’agnolo Gabriello immortalata da Boccaccio? Certamente è importante rivisitare l’avventura medievale (e ne avremo occasione!) ma al presente, oggi, cosa mi dice?
La chiave della mia ricerca sta proprio in quel ‘presente’, nel tentativo di identificare su una strada antica quei segni dei tempi che un papa indimenticabile citò nella Pacem in terris e che ritroviamo anche nei testi del Vaticano II (e perché – a questo punto – mi vengono in mente il degrado e la rinascita di Bilbao?).

Nota  Fare clic sopra l’immagine per ingrandirla.

18 Giugno 2012Permalink

16 giugno 2012 – Nuovo Corso 6

 2 giugno – festa della  Repubblica. (nota mia: rileggere l’art. 11 della Costituzione)
 3 giugno 1963  – morte del papa Giovanni XXIII
 4 giugno 1989  – strage di piazza Tien An Men
 7 giugno 1989 –  la città del Vaticano diventa uno stato sovrano
 8 giugno 570 – alla Mecca nasce l’Islam
10 giugno 1924 – assassinio di Giacomo Matteotti
10 giugno 1940 – Mussolini annuncia l’entrata dell’Italia nella seconda guerra mondiale
                                 (iniziata il primo settembre 1939 con l’invasione della Polonia)
12 giugno 1964– Nelson Mandela è viene condannato all’ergastolo
17 giugno 1991 – fine dell’apartheid in Sudafrica
19 giugno 1945 –nascita di Aug San Suu Kyi
22 giugno 1633 – Galileo Galilei è costretto all’abiura
23 giugno 1858 – papa Pio IX fa rapire il bambino ebreo Edgardo Mortara
25 giugno 1946 – inizio dei lavori dell’Assemblea Costituente
26 giugno 1967 – morte di don Lorenza Milani a Firenze
27 giugno 1980 – strage di Ustica
28 giugno 1919 – trattato di Versailles – fine della prima guerra mondiale
29 giugno 1934 – Germania – notte dei lunghi coltelli
30 giugno 2005 – il parlamento spagnolo ammette i matrimoni gay

Ai miei compagni di viaggio in Spagna

Quanto prima inizierò il mio diario di viaggio (1-11 giugno, cui aggiungerò i miei due giorni a Madrid).
Sarei molto lieta se aggiungeste le vostre note alle mie, approfittando dello spazio per i commenti che si trova alla fine di ogni pezzo pubblicato.
Inserirò il percorso della mia memoria (e, spero, della vostra) nelle categorie Biblia, viaggi e nel tag viaggio Spagna 2012.

16 Giugno 2012Permalink