26 maggio 2016 – Chi salva e chi abusa

26 maggio 2016 “Quei bimbi presi per i capelli, vivi grazie ai miei marinai” Barcone rovesciato, intervista al comandante della nave “Battica”, Francesco Iavazzo, che è intervenuta per salvare i migranti in mare: “Una consolazione: i piccoli stanno tutti bene. Ora stringono peluche, alcuni più grandi di loro” di GIAMPAOLO CADALANU
Link in nota 1*

Primo abuso

“Cercasi nano o disabile che faccia tenerezza”: polemica per il casting della fiction Rai

Aggiornato il 25 maggio 2016   Pubblicato il 25 maggio 2016

L’annuncio sul profilo Facebook della responsabile casting della Film Commission disabili_teneri_175454933-228b80c9-c942-4e70-b4a4-ab48c618e5e7 Piemonte. Gianluca Nicoletti posta un video in cui compare con suo figlio, affetto da autismo. Parola chiave: #tenerezzastocazzo. La produzione Wildside si scusa e scioglie il contratto con la collaboratrice. Francesca Archibugi, regista della fiction: “Mi vergogno tantissimo, non ne sapevamo niente”

Link in nota 2*

Per ingrandire l’immagine fare clic sulla foto

 

Secondo abuso – Una sintesi esemplare

La foto parla da sé e si può commentare in controluce con il primo comma dell’articolo 3 della Costituzione, avendo come traccia le parole sottolineateVelaSalviniBertocchi-ki0G-U431801126559017CoB-1224x916@Corriere-Web-Bergamo-593x443

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

 

 

NOTE. I link possono essere attivati anche copiandoli e inserendoli in un motore di ricerca

1* http://www.repubblica.it/cronaca/2016/05/26/news/parla_il_comandante_della_nave_che_ha_salvato_540_migranti-140619362/?ref=HRER1-1

 

2* http://www.repubblica.it/spettacoli/tv-radio/2016/05/25/news/casting_archibugi_rai_nano_tenerezza-140590016/?ref=HREC1-11

 

 

26 Maggio 2016Permalink

25 maggio 2016 – Quando parla l’ironia

Una imperdibile vignetta che non mi riesce di riprodurre e allora descrivo.
Fa capo alla pagina facebook di Mustapha Azzouzi, dove l’ho trovata e  riprodotta in quello spazio.
Qui non arriva

Accanto alla foto di Donald Trump c’è una probabile dichiarazione del candidato presidente:

“L’immigrazione illegale porta con sé criminalità, droga e violenza”.
Segue l’immagine di un pellerossa che dichiara “lo so”

Ma al simpatico autore rubo un’altra battuta che vorrei aver scritto io:

“Il capo dell’ esercito americano è gay, ecco una cosa davvero contro natura. La guerra”.

25 Maggio 2016Permalink

22 maggio 2016 – Discriminando i partigiani a modello Boschi

Redazione ANSA 22 maggio 2016 17:40News
Boschi all’Anpi: “I partigiani veri voteranno sì alla riforma costituzionale” La ministra nega la personalizzazione del referendum da parte del governo e rilancia: “Se vince il no verranno altri, io e Renzi andremo via”. E su legge elettorale: “Non sarà cambiata”

Il mio senso del ridicolo mi induceva a pensare a uno scherzo a sostegno del ‘no’ come ramazza anti Renzi e anti Boschi. Ma la verifica mi ha confermato che si trattava di una esternazione del Boschi pensiero. Infatti così l’hanno interpretata i maggiori quotidiani italiani In calce ricopio le fonti. 

Non vada perso però il conforto di Meloni ai problemi che affliggono Roma

Intitolerà una strada ad Almirante E anche qui non vale la pena scrivere altro

Ansa http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2016/05/22/referendum-boschi-se-vince-no-verranno-altri_56a9e703-7742-47af-81f7-6c6e3e343e49.html

Corriere della sera http://www.corriere.it/politica/16_maggio_22/referendum-boschi-veri-partigiani-voteranno-si-43a7f594-201e-11e6-9888-7852d885e0fc.shtml

La Stampa http://www.lastampa.it/2016/05/22/italia/politica/referendum-boschi-se-vince-il-no-lascio-la-politica-anchio-etMaF7MNrB5jY5oN6IDh7I/pagina.html

Repubblica http://www.repubblica.it/politica/2016/05/22/news/ministra_boschi_riforme_annunziata_nuovo_senato_referendum_comunali_2016-140353301/?ref=HREA-1

22 Maggio 2016Permalink

13 maggio 2016 – Due documenti dignitosi che escono dalla palude del disprezzo dei minori

Copio manualmente il primo documento da Il Corriere della Sera del 12 maggio (pag. 7) perché purtroppo – pur esemplare e, per me, totalmente condivisibile – non  è scaricabile-ma deve avere uno spazio nel mio blog, mentre scarico dal sito di Gad Lerner il secondo.

Dal Corriere della sera del 12 maggio

La (non) scelta sui bimbi
di fatto lascia al giudice ogni responsabilità
di Melita Cavallo
(ex giudice minorile)

Ho vissuto l’elaborazione delle novità al diritto di famiglia con la riforma del 1975: figli nati fuori dal matrimonio poterono essere riconosciuti, le madri poterono assolvere non solo i doveri ma anche i diritti nell’ambito familiare alla pari dei padri. Allo stesso modo vengono oggi riconosciuti diritti finora ignorati, derisi o addirittura contestati da una parte quantitativamente non trascurabile della società. I tempi erano orma maturi perché l’Italia si allineasse alla normativa europea recepita ai sensi dell’art. 117 della Costituzione. Non cesseranno le sterili e ideologiche polemiche perché l’elaborazione culturale è lenta e faticosa, tuttavia compito del legislatore è da un lato regolamentare i fenomeni già in atto nella società, dall’altro definire il cammino per il perseguimento di un obiettivo ritenuto vantaggioso per la società. Dispiace però che parte del Parlamento abbia voluto penalizzare, ancora una volta, il soggetto più debole, cioè il bambino, non riconoscendo la possibilità di adottarlo alla compagna della madre o al compagno del padre, nonostante gli abbia fatto da madre o da padre a motivo della stabile convivenza. Lasciando ancora una volta al giudice l’interpretazione della norma nel valutare i singoli casi sottoposti al suo vaglio. Ci si lamenta spesso che il giudice si sostituisce al legislatore, mi sembra che, in questo caso, il legislatore abbia perso l’occasione di fare chiarezza rispetto alle possibili interpretazioni dei giudici, ritenute da alcuni creative e da altri addirittura eversive.

dal sito di Gad Lerner

La lettera d’addio di Michela Marzano dal gruppo del PD
giovedì, 12 maggio 2016

Ecco gli estratti della lettera d’addio di Michela Marzano dal gruppo del PD, pubblicati da Repubblica.it, dopo il suo voto favorevole alle unioni civili. “Sui temi dei diritti e dell’etica ho sempre detto e difeso gli stessi valori e gli stessi principi. E non me la sento, oggi, di non essere coerente con me stessa e con le mie battaglie per opportunità politica. Lo so che, sulla unioni civili, non si poteva forse fare diversamente e considero che sia importante per l’Italia avere finalmente una norma che garantisca e protegga le persone omosessuali. Aver però eliminato ogni riferimento a ‘famiglia’ e ‘familiare’ – parlando delle unioni civili come una semplice ‘specifica formazione sociale’ – e aver stralciato la ‘stepchild adoption’ rappresentano un vulnus per me difficile non solo da accettare, ma anche da giustificare pubblicamente”.Le ragioni che mi portano alle dimissioni non sono politiche, sono morali. Quando, il 7 gennaio del 2013, Bersani e Letta mi chiesero di accettare la candidatura per il Pd, lo fecero, e li cito, per mettere al servizio del partito e dell’Italia le mie competenze sui diritti e l’etica. Se quel giorno accettai – nonostante i dubbi e le riserve che avevo fossero molte, non avendo mai attivamente partecipato alla vita politica italiana e vivendo ormai da quasi vent’anni in Francia – era perché consideravo doveroso rispondere ‘presente’, e non limitarmi più solo a scrivere saggi e articoli o insegnare all’università: era un dovere, era un onore .La mia storia, però, non è politica. Nasce dalle esperienze di vita, talvolta anche molto dolorose, che ho affrontato, e dall’impegno costante sia a livello accademico, sia a livello divulgativo per ‘riparare’ le ‘ferite’ del mondo. Sempre e comunque all’insegna di quelle celebri parole di Jean Guehenno, il quale scrisse che l’unico vero tradimento è seguire il mondo come va e impiegare lo spirito a giustificare questo. Sui temi dei diritti e dell’etica ho sempre detto e difeso gli stessi valori e gli stessi principi. E non me la sento, oggi, di non essere coerente con me stessa e con le mie battaglie per opportunità politica. Lo so che, sulle unioni civili, non si poteva forse fare diversamente e considero che sia importante per l’Italia avere finalmente una norma che garantisca e protegga le persone omosessuali. Aver però eliminato ogni riferimento a ‘famiglia’ e ‘familiare’ – parlando delle unioni civili come una semplice ‘specifica formazione sociale’ – e aver stralciato la ‘stepchild adoption’ rappresentano un vulnus per me difficile non solo da accettare, ma anche da giustificare pubblicamente. La mia storia è fatta di parole che non ho mai tradito e di valori cui ho sempre sacrificato tutto. Se restassi oggi nel gruppo del Pd avrei difficoltà a difendere la mia storia non solo di fronte ai miei studenti, ma anche di fronte a tutte quelle persone cui avevo promesso integrità e nessun cedimento

fonte: http://www.gadlerner.it/2016/05/12/la-lettera-daddio-di-michela-marzano-dal-gruppo-del-pd

13 Maggio 2016Permalink

9 maggio 2016 – Quando la stupidità è inconsapevole fonte di spasso

La notizia

Un professore italiano dell’università della Pennsylvania, Guido Menzio, è stato costretto a scendere da un volo tra Philadelphia e Syracuse, prima del decollo, perché sospettato di terrorismo. L’economista, di origine torinese, avrebbe destato sospetti per il suo viso mediterraneo e la lettura di alcuni calcoli algebrici.

Menzio – si legge sul Washington Post – è stato fermato e interrogato dopo che una passeggera seduta accanto a lui lo ha visto concentrato nella lettura di strani appunti – un’equazione matematica – ed ha avvertito il personale di bordo, passando un biglietto a uno steward e facendo scattare un allarme ingiustificato.

L’aereo, che era già in moto verso la pista di decollo, è così tornato indietro e il professore della Ivy League, è stato convocato da un funzionario a cui ha spiegato di essere solo un economista, di avere nazionalità italiana, di volere soltanto risolvere un’equazione differenziale e di non essere in alcun modo un terrorista.

La mia risposta su facebook

E’ un episodio fantastico, simbolico. In una cultura che annega nelle emozioni meglio se indotte, senza neppure tentare di interpretarle, e che usa come proprie inamovibili categorie i pregiudizi diffusi a catena, il simbolo matematico diventa mistero e non scatta la sana curiosità che è molla iniziale per capire ma la paura.

A sostegno della paura arrivano le categorie del pregiudizio e si connettono l’aereo, il giovane (si sa gli islamici ormai sono anche ‘bianchi’!), i segni che non si capiscono … e la frittata è fatta. Salvini, Trump e C. dominano le non teste (merce abbondante ad uso elettorale!). Se insegnassi ancora leggerei questo splendido testo a scuola.

Una domanda che mi sono fatta quando ho finito di sghignazzare

Quanto sarà costata la trovata della signora che sbircia nelle carte altrui?

fonte: http://www.huffingtonpost.it/2016/05/08/prof-italiano-terrorista_n_9863938.html

9 Maggio 2016Permalink

8 maggio 2016 – Come violare neonati e farsi beffe della costituzione

 L’età è una questione anagrafica.
Vado nel sito facebook e trovo la promozione – che spesso si ripete – del progetto di International Plan che si occupa del sostegno a bambini – e particolarmente a bambine – nei paesi del Terzo mondo. Lo slogan che usa oggi è molto interessante e l’ho scelto come titolo per introdurre la citazione che ho ricopiato e trascrivo.

«Troppe bambine ancora al giorno d’oggi non hanno un certificato di nascita che permetta di dimostrare la loro età anagrafica, rischiando di sposarsi molto giovani. Con l’adozione a distanza potrai far vivere a una di queste bambine ogni cosa a suo tempo. »

A seguito del pezzo di Plan International seguono alcuni commenti che ricopio anonimi, identificandoli con un numero e l’indicazione del sesso che ricavo dal nome dichiarato

1 donna – Pensi che sapere quando sono nate cambi il loro modo di vivere?

2 uomo – Queste vengono identificate ed i delinquenti che sbarcano in Italia no, è giusto?

3 uomo – Fategli un tatuaggio nella pianta del piede con la data di nascita giusto per sapere la verità
(NdR: Déja vu ad Auchswitz dove però il codice di identificazione veniva apposto sul polso degli internati mentre l’attuale interlocutore privilegia il piede)

4 uomo – Quindi se l’arabo le violenta non può scattare l’arresto. Potrebbe essere maggiorenne anche appena nata queste sono le bestie che ci stiamo portando a casa nostra non solo non sappiamo chi sono da dove vengono se sono maschi o femmine ma addirittura non sappiamo neanche che sono nati. Va bene per la pensione che Renzi gli darà ( dichiarazione: bambina nata nel 1940 anni 75 pensione subito)

Trascrivo quanto ho scritto io. So che è inutile ma che posso fare? Altre volte sono intervenuta, sia nei confronti di International Plan sia nei confronti dell’Unicef perché, oltre a far conoscere il significato universale del certificato di nascita, si impegnino anche in Italia a darne certezza come vuole la legge violata e beffata. Non ho avuto risposta ma non voglio smettere «Il certificato di nascita è connesso solo indirettamente all’adozione a distanza perché deve essere documento rilasciato e riconosciuto dalle autorità competenti. In paesi in via di sviluppo dove l’organizzazione istituzionale è precaria e inadeguata questo è problema grave e difficile. Non dimentichiamo che in Italia, dove l’organizzazione prevista dalla Costituzione esiste dagli enti locali allo stato, c’è una legge che con un linguaggio criptico e confuso ma efficace nega il certificato di nascita ai figli dei migranti privi di permesso di soggiorno. Per informazione si vedano i rapporti pubblicati annualmente al gruppo CRC , coordinato da Save the Children (Convention on the Rights of the Child-www.crc.net). In Italia sarebbe sufficiente la modifica della legge cd pacchetto sicurezza cui si oppone l’opportunistica pigrizia della politica e l’indifferenza della società civile che su questo problema non oppone parola alcuna (si tratta della legge 94/2009 art. 1 comma 22 lettera g che nel testo unico sull’immigrazione, d.lsg 286, è il comma 2 dell’art. 6). E’ chiaro che in Italia la mancanza del certificato di nascita crea molti degli ostacoli descritti per i paesi in via di sviluppo ed è un elemento di decadimento della civiltà che pretendiamo rappresentare anche altrove».

Nel 2009, sapendo che fra gli italiani c’è chi pratica la cultura della discriminante xenofoba fino a penalizzare i neonati, il Ministro Maroni si è potuto permettere di far approvare anche la legge che nega il certificato di nascita ai figli dei migranti senza permesso di soggiorno. Il Parlamento che non si impegna a correggere questo scempio, se ne fa garante consenziente. La società civile vuole esserne complice?

Cercherò di inviare questo testo a chi può farsene carico per promuovere una modifica per cui sto dandomi da fare da sette anni.

 

8 Maggio 2016Permalink

5 maggio 2016 – Abraham Yehoshua: “Europa aiutaci ….”



Israele, Abraham Yehoshua: “Europa aiutaci 
a fare la pace con i palestinesi”

Gli Stati Uniti sono ostaggio della destra israeliana. Solo voi potete 
riavviare la trattativa coi palestinesi. Per arrivare a uno Stato comune.  Ma il Vecchio Continente è troppo vile… Parla il grande scrittore israeliano  

DI WLODEK GOLDKORN  02 maggio 2016

Voi europei siete vili e anche poco dignitosi. Siete oltre mezzo miliardo di persone; benestanti; da decenni non avete conosciuto la guerra; avete creato una struttura unitaria che nonostante le apparenze è forte. Ma poi vi lamentate, vi presentate come deboli, pensate alle vie di fuga separatiste: tutto questo per evitare di misurarvi con i problemi del mondo; eppure la vostra ministra degli Esteri Federica Mogherini è brava e competente.

L’Europa nel Medio Oriente può fare moltissimo; e per quanto riguarda il conflitto tra noi israeliani e i palestinesi, può e deve essere decisiva, visto che tutto quello che fanno gli States è nocivo e distruttivo e che Washington è ormai ostaggio della destra israeliana. Dovete spingere il nostro governo e i palestinesi a tornare al tavolo dei negoziati. Purtroppo, la viltà vi sembra più comoda dell’assunzione di responsabilità…

Dalla sua casa di Tel Aviv, Abraham Yehoshua alza la voce mentre lancia la sua invettiva contro l’indolenza del Vecchio Continente e fa un appello perché noi europei usciamo dal torpore per salvare almeno una parte del mondo ai nostri confini. L’occasione per questa intervista è la lectio magistralis che lo scrittore terrà a Milano il 6 maggio al Festival dei diritti umani e che ha come titolo “Dalle donne ebree alle donne d’Israele”. E allora, procediamo con ordine e parliamo delle donne, prima di tornare alle vicende di geopolitica e geostrategia.

Yehoshua, per Flaubert, Emma Bovary è una donna ribelle, ma la sua è una rivolta poco sensata. Tolstoj racconta Anna Karenina come una schiava d’amore, e per questo, incapace di vera felicità. Le donne nevrotiche di Amos Oz sono il lato femminile dell’autore. Nei suoi romanzi invece

«Nei miei primissimi racconti le donne erano assenti. Poi, lentamente, sono entrate a far parte della narrazione; ma da figure dell’immaginazione del protagonista maschio. È con “Il viaggio alla fine del Millennio” del 1997, che una protagonista donna giudica, prende posizione. Ester Mina, questo è il suo nome, si oppone alla bigamia e agisce di conseguenza. Nella “Sposa liberata” del 2002, un’altra protagonista è l’arbitro di ciò che è lecito e illecito. Non era una mia invenzione. Semplicemente le donne in Israele sono una presenza massiccia nel sistema giudiziario: tra avvocati e magistrati. Nel mio più recente romanzo, “La comparsa”, la protagonista assoluta è finalmente una donna. Potrei dire che alla soglia degli 80 anni (lo scrittore li compie quest’anno, ndr) mi sono sentito abbastanza maturo e forte per capire il mondo femminile».

Parliamo di Israele, oggi. Ci sono donne, partorienti, che rifiutano di essere ricoverate nella stessa stanza d’ospedale con le arabe. Un deputato alla Knesset, Bezalel Smotrich, ha addirittura teorizzato il diritto delle ebree a non condividere la camera con le madri di potenziali futuri assassini dei loro figli…

«È in crescita il razzismo e il nazionalismo. L’incitamento all’odio fa parte della strategia politica del premier Benjamin Netanyahu. Ciò detto: il deputato Smotrich è semplicemente una persona cattiva, uno cui piace il Male. E perfino i suoi colleghi di destra lo hanno condannato. Del resto, nel sistema della sanità i contatti tra ebrei e arabi sono frequentissimi. Abbiamo tanti medici e tantissimi infermieri arabi. Le vite degli ebrei e degli arabi sono ormai intrecciate e non separabili».

Stiamo parlando di cittadini israeliani. E nei Territori?

«Lì è tutto assurdo. I fondamentalisti ebrei vanno ad abitare all’interno dei quartieri e delle città palestinesi».

Perché è assurdo?

«Perché il sionismo consiste nel legare l’identità ebraica alla lingua e al territorio; il contrario dell’identità diasporica. E i nostri fondamentalisti cosa fanno? Rinunciano a questa conquista; vanno ad abitare nei luoghi che non gli appartengono e in mezzo alla gente che non parla l’ebraico. Ma l’assurdità maggiore è un’altra».

Quale?

«Da un lato, vivono in mezzo ai non ebrei, ma dall’altro sono razzisti. Per loro, i non ebrei, gli arabi sono esseri umani inferiori».

Finora chi pensava a una pace possibile, aveva in mente il progetto di due Stati e il ritorno ai confini del 1967. È un’ipotesi ancora valida?

«Diversi anni fa avevo proposto che i coloni rimanessero là dove stanno, in quanto minoranza ebraica, sottoposta alla legge dello Stato palestinese a venire. Ma ho cambiato idea. Temo che oggi tirare fuori dalla Cisgiordania centinaia di migliaia di ebrei non sia più possibile. E non è, purtroppo, immaginabile stabilire una frontiera che divida in due la Palestina storica, e tanto meno la città di Gerusalemme. Non solo per l’opposizione dei coloni e delle nostre destre; sono convinto che neanche i palestinesi vogliono la separazione dagli israeliani. Siamo in una specie di limbo».

Ha un piano alternativo ?

«Sì. Anziché parlare di due Stati e continuare a seminare illusioni circa il ripristino dei vecchi confini, bisogna preparare un progetto della costruzione di una confederazione tra Israele e i palestinesi. Ho in mente un piano che rispecchi la realtà e non i sogni».

Insomma, uno Stato binazionale. E allora, con il sionismo, con l’idea di uno Stato tutto per gli ebrei, come la mettiamo?

«Il sionismo ha realizzato quello che si è prefigurato. Esiste una nazione israeliana. Esiste la lingua ebraica. E del resto, perfino dentro i confini del 1967 siamo uno Stato un po’ binazionale. Il 20 per cento della popolazione israeliana è arabo; e questo fatto non è in contraddizione con il sionismo. Però a me interessa un altro aspetto della questione: forse potremmo realizzare la più grande rivoluzione degli ultimi duemila anni; forse abbiamo una chance di separare l’aspetto religioso da quello nazionale della nostra identità. Ma forse, da scrittore, corro troppo con l’immaginazione».

Nel frattempo si va nella direzione opposta. Movimenti di destra accusano lei e i suoi colleghi Amos Oz e David Grossman di essere agenti del nemico. Il romanzo di Dorit Rabinyan, “Borderlife” (pubblicato in Italia da Longanesi), in cui si narra dell’amore tra un’israeliana e un palestinese è stato ritirato dalle scuole. La ministra della Cultura vuole negare finanziamenti a chi non riconosce il carattere ebraico dello Stato.

«Non mi stupisco. La destra fa la destra. Alla radice del problema c’è la debolezza del mondo arabo, in preda a guerre civili e disgregazione degli Stati. La nostra destra non ha più paura degli arabi e così il suo disprezzo nei loro confronti aumenta. Certo, il terrorismo – le bombe sugli autobus o gli accoltellamenti – rende la vita difficile, ma non è una minaccia all’esistenza del Stato d’Israele. E così la destra prende di mira la cultura. Ma la cosa non mi preoccupa più di tanto. Anzi, penso che la nostra sinistra sia fissata troppo sulle questioni di cultura a scapito della politica. All’epoca di Internet è impossibile limitare la libertà di parola. E ciò vale pure per i nostri avversari: non è possibile limitare la libertà di coloro che incitano all’odio contro persone come me. I social media poi rendono il tutto più volgare; chiunque può dar fiato a ciò che pensa e nella maniera che pensa. E per quanto riguarda Dorit Rabinyan: l’hanno attaccata, ma il suo libro in pochissimi giorni è diventato un bestseller. Ciò detto, siamo malati di razzismo e di xenofobia. Ma sono convinto che sia un bene che le nostre malattie si manifestino apertamente».

Davvero?

«Sì, perché così possiamo affrontarle. Una volta si parlava dell’“etica ebraica” e della “purezza delle armi” e poi si agiva in un modo che contraddiceva ogni etica. Oggi, tutto è in Rete. Un soldato che uccide o umilia un palestinese, viene fotografato e ne nasce un dibattito».

Torniamo all’Europa. È giusto segnare i prodotti dei Territori occupati? È giusto boicottarli?

«Sono contro. Nelle fabbriche di proprietà israeliana nei Territori lavorano i palestinesi. Vogliamo privarli dello stipendio? E poi, Israele vende merci alla Cina, all’India. Là nessuno chiede dove e chi le ha prodotte. Il boicottaggio serve solo all’autocompiacimento della sinistra europa».

In Europa, abbiamo il problema dell’Islam, dell’integrazione, dei rifugiati…

«Per contrastare il fondamentalismo islamico in Europa, bisogna cercare aiuto delle comunità islamiche: gente che vive tra di voi da decenni. Bisogna rafforzare le comunità. Non dovete aver paura dell’altro che risiede tra di voi».

E con lo Stato islamico lei cosa farebbe?

«Abbiamo vinto una guerra contro la Germania nazista e oggi pensiamo di non essere in grado di costruire una coalizione capace di spazzare via il Daesh, un esercito di straccioni, armato di qualche pickup e pochi fucili?».

Fonte: http://espresso.repubblica.it/attualita/2016/04/29/news/isreale-abraham-yehoshua-europa-aiutaci-a-fare-la-pace-con-i-palestinesi-1.263270?ref=HEF_RULLO

 

 

5 Maggio 2016Permalink

1 maggio 2016 – Calendario di maggio

1 maggio  –             Festa del lavoro [1]
1 maggio 1947   –   Strage di Portella della Ginestra
2 maggio 2011  –    Uccisione di Osama Bin Laden
3 maggio           –    Giornata internazionale della libertà di stampa
4 maggio 1949  –    L’Italia entra ufficialmente nella NATO
5 maggio 1818   –   Nasce K. Marx
6 maggio 1976  –   Terremoto del Friuli
6 maggio 2016  –    Elezione di Sadiq Khan a sindaco di Londra
7 maggio 1999  –    La Nato bombarda l’ambasciata cinese a Belgrado
7 maggio 2015  –    Ceuta -Un bambino ivoriano di otto anni viene trovato con il metal detector dentro una valigia. [2]
8 maggio 1936   –   Mussolini proclama la fondazione dell’impero.
9 maggio 1978  –   Ritrovamento del corpo di Aldo Moro
9 maggio 1978  –    Omicidio di Peppino Impastato
10 maggio 1933 –  I nazisti organizzano il rogo dei libri in Germania
10 maggio 1994 –  Primo governo Berlusconi
11 maggio 1960 –  Argentina: il Mossad rapisce il nazista Eichmann
11 maggio  2016 – Il parlamento approva la legge sulle Unioni Civili
12 maggio 1974 – Referendum sul divorzio
12 maggio 1977  – Assassinio di Giorgiana Masi
13 maggio 1888 –  Brasile: abolizione della schiavitù
13 maggio 2015 –  Il Vaticano apre alla Palestina
15 maggio            – Giornata internazionale per l’Obiezione di coscienza
15 maggio 2015  –  Condanna a morte di Dzhokhar Tsarnaev, attentatore nella maratona di Boston del 15 aprile 2013.
16 maggio 1916   – Accordo Sykes Picot
16 maggio 1944 –   Rivolta di Rom e Sinti ad Auschwitz
16 maggio 2015  — Condanna a morte dell’ex presidente egiziano Morsi
17 maggio –         –  Giornata contro l’omotransfobia [3]
17 maggio 1961 –  Inizia l’embargo USA contro Cuba
17 maggio 1972 –  Viene assassinato il commissario Calabresi
17 maggio 2013 –   Morte in carcere di Jorge Rafael Videla ex presidente dell’Argentina
18 maggio 1872  – Nascita di Bertrand Russel
19 maggio 1296  –  Muore papa Celestino V
19 maggio 1975  –  Viene approvata la legge del n. 151, Riforma del diritto di famiglia
19 maggio 2016  –  Muore  Marco Pannella
20 maggio 1999 –  Le Nuove Brigate Rosse uccidono Massimo D’Antona
22 maggio 1978 –   Promulgazione legge 194
23 maggio 1992 –  Strage di Capaci
23 maggio 2015 –   Beatificazione di mons Romero
24 maggio 1915 –  L’Italia entra nella prima guerra mondiale
26 maggio 2011 –   Arresto dell’ex generale serbo Ratko Mladic
27 maggio 1564  –  Morte di Giovanni Calvino
27 maggio 1993  –  Attentato mafioso a Firenze
28 maggio 1926  –  Colpo di Stato in Portogallo: prende il potere Salazar
28 maggio 1974 –  Strage di piazza della Loggia a Brescia
28 maggio 1980 –  Viene assassinato Walter Tobagi
29 maggio 2005 –  Referendum in Francia. Bocciata la Costituzione europea
29 maggio 2013 –  Morte di Franca Rame
30 maggio 1967 –   Secessione del Biafra dalla Nigeria: è guerra civile
31 maggio 1972     Strage di Peteano
31 maggio 2010 – Gaza: Israele attacca la Freedom Flotilla

NOTE:

[i] L’origine della festa del Primo Maggio appartiene alla storia degli Usa. In Europa fu ufficializzata nel 1889 (Seconda Internazionale) In Italia fu istituita nel 1891, soppressa nel 1925 e istituita nuovamente nel 1945

[2] Era un tentativo promosso dal padre per portarlo a sua madre, regolarmente presente in Spagna, cui era stato negato il ricongiungimento familiare. http://www.lettera43.it/fatti/spagna-il-bambino-del-trolley-restituito-a-sua-madre_43675173931.htm

Le foto che lo ritraggono chiuso in un trolley hanno fatto il giro del mondo. Adou Ouattara, il bambino di otto anni originario della Costa d’Avorio, è stato finalmente restituito a sua madre Lucie. Dopo aver effettuato il test del Dna, che ha dimostrato l’effettiva parentela, la donna è stata autorizzata a riprendersi suo figlio. ADOU ERA CUSTODITO IN UN CENTRO PER MINORI. Il ricongiungimento è avvenuto al centro minori dove il piccolo era custodito da quando il 7 maggio fu trovato all’interno della valigia di una donna marocchina, incaricata dal padre di fargli passare la frontiera di Ceuta (enclave spagnola in Nord Africa). «È stato molto toccante», ha spiegato al periodico spagnolo El Mundo l’avvocato della famiglia, Juan Isidro Fernandez, «il bambino è corso incontro alla madre, che è scoppiata a piangere». IL PADRE È ANCORA IN CARCERE. Il padre del piccolo si trova ancora in carcere con l’accusa di far parte di un’organizzazione che aiuta i migranti a entrare clandestinamente in Spagna. L’uomo rischia dai 4 agli 8 anni, ma secondo il suo avvocato «potrà uscire dalla cella non appena sarà provato, attraverso l’analisi del Dna, il suo rapporto di paternità con Adou».

[3] Ventidue anni dopo la decisione dell’Organizzazione mondiale della Sanità, di togliere l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali, l’Unione Europea sceglie il 17 maggio come giorno di sensibilizzazione e prevenzione per contrastare il fenomeno dell’omofobia.

 

1 Maggio 2016Permalink

19 aprile 2016 – Per mantenere testimonianza di un dialogo interessante

Domenica, appena tornata da Verona dove sarei rimasta volentieri,  ho votato e poi scritto su facebook:

«Voglio semplicemente affermare che ho votato per rispetto di me stessa. Era facile immaginare, dopo il referendum del 2005 sulla legge 40, che il referendum sarebbe fallito. L’adesione alla proposta Ruini mi sembra ancora peggiore perché umiliava il comportamento a una proclamazione cardinalizia dove il potere ‘religioso’ assumeva consapevolmente e irresponsabilmente un ruolo politico, beffando quel fondamento di convivenza che è la laicità dello stato. In opposizione a Renzi, a Napolitano e alla linea Ruini (e non possiamo banalizzare il peso che assume nella pubblica opinione una visibile personalità di potere religioso) ripeto che ho votato per il rispetto di me stessa, cittadina responsabile che non si lascia ‘adoperare’ o almeno prova a ribellarsi ai tentativi di strumentalizzazione

e, dopo un intervento di chi aveva aperto questa pagina (Lauro Faidutti), ho aggiunto

«Non me ne importa nulla della mia irrilevanza statistica che conosco benissimo. Quello che mi importa è sapere che la mia schiena ancora dritta non dipende dalla qualità della spina dorsale ma soprattutto dal mantenimento del mio senso di dignità, dalla mia determinazione a ragionare.. Posso sbagliare ma anche la responsabilità dell’errore (oltre che di ciò che è giusto) è mia, non dipende da  paciosa confluenza in un gregge etero diretto. »

2. Ho ricevuto una risposta che trascrivo perché mi sembra molto interessante per quell’espressione ‘referendum fasullo’ che invece ritengo debba essere riconosciuto senza aggettivi che ne neghino la validità formale per la semplice ragione che l’approvazione lo riconosceva legittimo. Se la signora trova inaccettabili entrambe le corna del dilemma proposto dal referendum dovrebbe opportunamente distinguere fra la proposta approvata con le formalità necessarie e i contenuti della stessa.

Testo risposta: «Ah ecco , quindi basta andare contro qualcosa per sentirsi a posto?? E come mai essere contro Renzi e andare a votare un referendum fasullo, non si può classificare come una paciosa confluenza in un gregge etero diretto???? »

  1. Ho risposto

«Gentile signora io ho fatto il possibile per tutelare il mio diritto al voto che in questo caso confliggeva con l’invito del presidente del consiglio mentre, nel 2005, confliggeva con  l’invito (ideologicamente affine e, a mio parere, altrettanto devastante) del cardinal Ruini. Allora tutto quello che mi riuscì di fare fu cambiare medico perchè quello che allora era il mio medico di base ne aveva diffuso (nel suo studio badi non in altra legittima sede) l’invito al non voto esponendo un volantino di un’organizzazione che si proponeva cattolica di cui ora mi sfugge il nome. Sentirmi a posto? Ci vuole altro e certamente l’essere pro o contro il presidente del consiglio in carica non è elemento determinante anzi, di fronte alla tutela dell’esercizio del diritto al voto, mi sembra irrilevante e senza contrappesi. Non è che a fronte del sig. Renzi oggi io veda un non Renzi credibile cui, oggi, affidare una scelta che implichi fiducia. Quindi per non star troppo male mi aggrappo a ciò che percepisco come dignità personale. Non è molto ma devo farmelo bastare».

19 Aprile 2016Permalink

16 aprile 2016 – Tempi oscuri e ridicoli

Anche se di questi tempi c’è ben altro ad attrarre una preoccupata attenzione non è il caso di ignorare il significato del ridicolo e di trascurarne l’importanza.
Purtroppo le donne di Cortina – escluse da ruoli significativi in una storica organizzazione locale – hanno scelto come simbolo della loro oppressione il velo islamico.
Ma, oppresse in casa loro da un maschilismo autoctono, che bisogno avevano di cercare un simbolo altrove?

A Cortina d’Ampezzo donne in rivolta contro il potere maschilista: “Qui è ancora il medioevo”

Bocciata la proposta di equipararle agli uomini nell’antica istituzione cittadina delle regole. E c’è chi per protesta indossa il velo

di JENNER MELETTI

QUI, fra “femenes da ròba” e “fioi de sotefamea”, non è facile districarsi. Un fatto è certo: le Regole d’Ampezzo pensano che le donne non possano avere gli stessi diritti dei maschi. Le Regole sono l’istituzione che dal tardo Medioevo governa la proprietà collettiva dei boschi, dei pascoli e dei campi. E così, davanti alla “Ciasa de ra Regoles”, la casa delle Regole, subito dopo un’assemblea che ha lasciato le donne nel Medioevo, tre di queste – un po’ scherzando, un po’ no – si sono avvolte in burqa improvvisato e con una foto hanno mandato a dire a tutti che a Cortina la Costituzione deve ancora arrivare. E che la parità dei diritti resta un sogno. “Maschilismo e paura del foresto, come qui si chiama il forestiero, anche se viene dalla valle vicina”. Questa la sintesi di Roberta de Zanna, “regoliera” e titolare di una importante gioielleria. “C’è la paura che la donna porti all’interno della comunità le proprie idee di rinnovamento e così inquini le radici maschiliste. E che danneggi ancor più la purezza della comunità sposando un foresto”. L’assemblea ha detto sì alle nuove proposte con 416 voti su 650, ma per passare la mozione aveva bisogno di una maggioranza di due terzi, con 434 favorevoli. Tutto resta dunque come prima e le regole millenarie fanno un po’ impressione. Diventano infatti regolieri solo i figli maschi. Le femmine possono entrare solo se non hanno fratelli. Le donne regoliere poi perdono ogni diritto se decidono di sposare un foresto o anche un maschio di una famiglia non regoliera. Fino all’ultima guerra solo il capofamiglia può entrare nella “Ciasa”, poi si accetta anche il figlio non sposato (“i fioi de sotofamea”) che entra al compimento dei 25 anni. Negli anni ’60 le Regole vivono un momento di gloria: essendo proprietarie del 60% del territorio e praticamente di tutti i pascoli e delle foreste, impediscono l’invasione di mattoni e cemento che invece coprono gran parte del fondovalle. E in questi stessi anni le donne cominciano a chiedere più potere. Non si accontentano di essere “femenes da ròba” donne con proprietà, che potevano entrare nella “Ciasa” solo se senza fratelli e senza matrimonio con forestieri. “Sono un regoliere, il voto è segreto e non posso dire come ho votato. Però…”. Il sindaco Andrea Franceschi racconta comunque che il suo capogruppo è donna e che in giunta ci sono tante signore, delle quali non si potrebbe fare a meno. “La riforma è stata fermata perché il Laudo, il complesso delle leggi interne, è frutto di tempi lontanissimi. Anche per i maschi ci sono comunque problemi. Entri a 25 anni ma non puoi partecipare alla gestione di questo bene comune. Questo andava bene quando l’età media era molto più bassa. Adesso ci sono capifamiglia – i soli che possono diventare “marigo”, vale a dire le guide delle 11 Regole ampezzane – di 80, 90 anni ed i loro “fioi di sotofamea” hanno più di 50, 60 anni e ancora non contano nulla. Un tempo la Regola aveva un grande potere. Ti dava la legna per riscaldarti e il legno per costruire la casa. Ti diceva quando salire con le mucche nei pascoli”. Adesso ci sono più alberghi – tanti in crisi – che vacche nelle stalle. “Certo – dice il sindaco – essere regoliere dà certi piccoli privilegi. Come affittare a poco prezzo uno dei casoni, che sono baracche che venivano usate da pastori e taglialegna nei boschi. Ci puoi fare la grigliata con gli amici, o dormire”. Non è d’accordo Lorena Alberti Minel, che gestisce il ristorante rifugio Peziè de Parù. Lei è una delle donne che si è fatta un selfie di protesta. “Il “marigo” conta ancora, eccome. Viene eletto il lunedì di Pasqua e resta in carica per un anno. È lui che ti permette di tagliare un albero, di coltivare un campo. Puoi usufruire di questo grande patrimonio comune solo se sei maschio e hai cognomi ampezzani, come Ghedina, Alverà, Manaigo, Franceschi, Menardi… Io sono donna e per di più ho sposato un foresto, un veneziano. Speravo che l’assemblea cambiasse le cose, almeno a 70 anni dalla conquista del voto da parte delle donne. E invece…”. Difficile raccogliere altri commenti. Cinzia Ghedina, che è stata presidente delle Regole per due mandati (con questi ritagli di Medioevo non puoi diventare “marigo” ma puoi salire invece sulla poltrona numero uno) dice soltanto di non voler parlare “perché questo è un paese difficile”. Omertà, intrighi? La signora Lorena Alberti Minel finisce di preparare i casunziei. “Ci fa piacere la solidarietà ricevuta da tante donne. Ma non devono offendere Cortina. Marta Marzotto ha scritto che questa è “una città di maschilisti di m…”. No, questa è la città delle donne, io la sera dopo l’aperitivo torno a casa senza problemi. Questa è la città dove le donne vogliono contare anche nella “Ciasa de ra regoles”. Tutto qui. E ci riusciremo

Fonti:

http://www.repubblica.it/cronaca/2016/04/06/news/titolo_non_esportato_da_hermes_-_id_articolo_3028450-136996748/?ref=HREC1-13

http://www.huffingtonpost.it/2016/04/06/cortina-donne-burqa_n_9622114.html

 

7 Aprile 2016Permalink