7 giugno 2015 – Ierocrazia o blasfemia?

targa madonna lagrimeLa targa marmorea ai cui riporto l’immagine si trova appesa alla parete esterna del palazzo della provincia regionale di Siracusa – zona Ortigia.
Poiché quel palazzo aveva un ufficio aperto al pubblico ho cercato di capire cosa sia una ‘provincia regionale’. L’impiegata continuava a fare elenchi di istituzioni dallo stato ai comuni, tornando in su, ma non sapeva spiegarmi al differenza fra una normale provincia e una provincia regionale..
Non ho voglia di mettermi a studiare lo statuto della Sicilia e quindi resto nella mia non rimediata ignoranza.
Resta però il fatto a mio parere gravissimo di quella penosa targa con il ricordo di una Madonna supposta piangente. Trovo indegno che tanto venga testimoniato in quella forma sulla parete di un edificio pubblico e che nella scritta si attribuiscano alla polizia di stato funzioni assolutamente improprie e inopportune.
Se io fossi il vescovo ne chiederei la rimozione allo stesso modo in cui è stato chiesto di evitare inchini di statue processionali di fronte alle case di boss mafiosi.
Ma io non sono, né sarò mai, un vescovo e quindi la PS di Siracusa può continuare tranquilla ad esercitare il suo compito di asciugatrice di lagrime in uno stato non laico.

 

7 Giugno 2015Permalink

1 giugno 2015 – Calendario giugno

2 giugno           –    Festa della Repubblica
3 giugno 1963  –    Muore Giovanni XXIII
4 giugno 1989  –    Strage di piazza Tienanmen
5 giugno 2015  –    Secondo capitolo dell’inchiesta “Mondo di Mezzo” o ‘Mafia Capitale’
6 giugno 2015   –   Visita papa Francesco a Sarajevo
7 giugno 1929   –    La città del Vaticano diventa uno stato sovrano
10 giugno 1924 –   Assassinio di Giacomo Matteotti
10 giugno 1940 –   l’Italia dichiara guerra alla Francia e all’Inghilterra
11 giugno 1984 –  Morte di Enrico Berlinguer
12 giugno 1964 –  Condanna all’ergastolo di Nelson Mandela
14 giugno 1966 –   Il concilio Vaticano annuncia l’abolizione dell’indice dei libri proibiti
16 giugno 1976 –   Sudafrica: massacro di Soweto
17 giugno 1991 –  Fine dell’apartheid in Sudafrica
18 giugno 1982 –  Londra: ritrovamento del cadavere di Roberto Calvi
18 giugno 2015 –   Inizio Ramadan 2015
19  giugno         –    Giornata mondiale dle rifugiato
19 giugno1945  –   Nascita di Aung San Suu Kyi
19 giugno 2013 –   Approvata la legge di ratifica della Convenzione di Istanbul
22 giugno 1633 –   Galileo è costretto all’abiura
22 giugno 2015 –   Il papa visita il Tempio valdese di Torino
23 giugno 1858 –  Pio IX fa rapire il bambino ebreo Edgardo Mortara
24 giugno 2013 –  Sentenza processo Ruby. Il tribunale di Milano condanna in primo grado Silvio Berlusconi a 7 anni e alla interdizione perpetua dai pubblici uffici per il reato di concussione e prostituzione minorile
25 giugno 1946 –  Inizio dei lavori dell’Assemblea Costituente
26 giugno 1967 –  Morte di don Lorenzo Milani
27 giugno 1980 –  Ustica: esplosione del DC9. Muoiono 81 persone
28 giugno 1919 –  Trattato di Versailles. Fine della prima guerra mondiale
29 giugno 1934 –   Germania: notte dei lunghi coltelli
29 giugno 2013  –  Muore Margherita Hack
30 giugno 2005 –   Spagna: il Parlamento approva una legge che rende legale
l’unione tra persone dello stesso sesso

6 Giugno 2015Permalink

21 maggio 2015 – Chi pensa, lavora ed emigra. Chi, forte di una presidenza, si esercita nell’insulto.

Mentre Felice Belloli, presidente della Lega Nazionale Dilettanti, si esibiva in insulti sessisti alle calciatrici uno scrittore friulano continuava e continua il lavoro, iniziato nell’ottobre 2013, come Associate Lecturer presso la School of Communications and Writing, Southampton Solent University.
Nel febbraio 2014 ha ricevuto una borsa di ricerca della FIFA per condurre uno studio su giovani calciatori di origine immigrata e senso di appartenenza in Italia.
Riporto un suo scritto del 17 febbraio scorso che riguarda un altro calcistico presidente dal blog “My home is where I’m Happy”

Di quale paese parla Arrigo Sacchi?
Non ne avesse già abbastanza, il tribolato mondo del calcio italiano deve ora fare i conti anche con le dichiarazioni psichedeliche dell’ex allenatore della nazionale italiana e del Milan, Arrigo Sacchi. Dopo aver assistito al torneo di Viareggio, che raccoglie le migliori squadre primavera, ha dichiarato alla stampa: “L’Italia è senza dignità, non ha orgoglio: non è possibile vedere squadre con 15 giocatori stranieri. A guardare il Torneo di Viareggio mi viene da dire che nel nostro vivaio ci sono troppi giocatori di colore, anche nelle squadre Primavera. Non sono certo razzista, la mia storia parla per me, ma il nostro calcio deve dimostrare più orgoglio”. La confusione è suprema, il messaggio è pericoloso e, ci scusi o non ci scusi Sacchi, evidentemente razzista. Primo, il fatto che anche nelle squadre primavera ci siano molti ragazzi stranieri non è una novità. Le squadre della serie A acquistano talenti all’estero all’età di 15-16 anni anni, spesso anche prima, e li piazzano nelle squadre giovanili. Per esempio l’Udinese primavera su 25 giocatori in rosa ne conta 13, provenienti da paesi quali Croazia, Slovenia, Bulgaria, Polonia, Austria. Detto questo, cosa c’entrano i ‘giocatori di colore’? L’associazione stranieri=neri è di una bassezza culturale incredibile nel 2015, in un paese europeo d’immigrazione, soprattutto da parte di una figura pubblica di questo livello. Ed è un’associazione palesemente razzista. Se Sacchi, dovendo occuparsi di calcio giocato per gran parte della sua vita professionale, non ha avuto tempo di guardarsi attorno, forse qualcuno potrebbe rammentargli che gli stranieri non sono tutti neri. In ogni caso, se così fosse, che ci sarebbe di male? C’è un altro problema sollevato dalle dichiarazioni di Sacchi. Quanti dei giocatori “stranieri” delle squadre primavera sono ragazzi di origine immigrata nati o cresciuti in Italia? Seguendo la visione alterata di Sacchi un ragazzo nero italiano è equiparato a uno straniero. Quindi Angelo Ogbonna o Stefano Okaka, entrambi italiani di origine immigrata nati in Italia e giocatori della stessa nazionale un tempo allenata dal sior Arrigo, sarebbero più stranieri di un ragazzo di 18 anni arrivato un anno fa dalla Bulgaria. In Bulgaria vivono, tendenzialmente, persone di pelle più chiara e quindi, secondo Arrigo, meno straniere E’ un ragionamento che non meriterebbe di essere commentato se venisse da un anonimo pensionato alla fermata dell’autobus, ma se a farlo è un personaggio di questa “caratura” non può venire ignorato. Il calcio può essere un veicolo di inclusione sociale e di positiva socializzazione. Ad alti livelli, il calcio offre anche opportunità speciali di rappresentazione e ridefinizione del tessuto sociale e delle sua diversità. Il fatto che ci sia un ragazzo di origine immigrata nella nazionale, specialmente se “di colore”, produce un immediato effetto di riconoscimento, di appartenenza, nei giovani di origine immigrata. E’ qualcosa di intuitivo, e par grave che Sacchi, avendo anche coordinato le nazionali giovanili, non riesca a coglierlo. Ma quest’uomo va comunque ringraziato per aver maldestramente sollevato un velo che cela, ma neanche tanto, la mentalità dominante nel calcio e nella società. Quanti sono i ragazzi di origine immigrata che giocano nelle squadre primavera della serie A? Non più di una ventina. 20 su 500 che compongono le rose delle venti squadre primavera, nemmeno il 5 per cento. Quanti di questi sono “seconde generazioni”, cioè nati in Italia da genitori immigrati? Sette, poco più dell’un per cento.* Forse Sacchi invece di prendersela coi giovani giocatori stranieri, e in particolare con quelli di colore, dovrebbe chiedersi come fare per rendere il calcio italiano un sistema più inclusivo. Se poi vuole attaccare qualcuno se la prenda con i colpevoli e i primi beneficiari di quel mercato della carni che è il calcio moderno, e in particolare quello italiano, cioè i dirigenti della società professionistiche. Li conosce di persona, perché non si rivolge a loro? Si chieda, Sacchi, che effetto possono produrre le sue dichiarazioni nell’uomo della strada, nel tifoso cocainomane, nel pensionato depresso o nella mamma tatuata che nuota permanentemente su Facebook. Cosa penseranno dei neri nel calcio e dei neri nella società? *Dati preliminari della mia ricerca sui giovani di origine immigrata nel calcio italiano

Fonte:
Di quale paese parla Arrigo Sacchi?

 

21 Maggio 2015Permalink

19 maggio 2015 – Il clandestino esce dall’utero valigia

Avevo scritto la prima parte di questa storia il 9 maggio e si può leggere anche da qui

Dal notiziario si rai news 24 del 18 maggio 2015
Una corsa, l’abbraccio, le lacrime. Questa volta di gioia. Finisce nel migliore dei modi l’incredibile viaggio del piccolo Adou Ouattara, il bimbo ivoriano di otto anni scovato all’interno di una valigia alla frontiera adoudell’enclave spagnola di Ceuta. La ‘foto’ scattata dai macchinari ai raggi X ha fatto il giro del mondo e l’attenzione dei media ha fatto il resto. Così Adou ha potuto riabbracciare la madre, Lucie Ouattara, arrivata in nave da Algeciras per riprenderselo. “E’ stato molto toccante”, ha detto a El Mundo l’avvocato della famiglia, Juan Isidro Fernández. “Il bambino è corso incontro alla madre, che è scoppiata a piangere”. Ora, nel giro di 15-20 giorni, i documenti necessari saranno messi a punto e Adou potrà ufficialmente risiedere in Spagna. “Era la nostra battaglia”, ha sottolineato Fernández. Il passo successivo è quello di occuparsi del padre Alí, finito in prigione dopo che i poliziotti spagnoli lo avevano individuato come il destinatario ultimo di quella ‘consegna eccezionale’ tentata – su compenso – da una giovane marocchina di 19 anni. Una volta passata la frontiera – questo era il piano – la ragazza avrebbe affidato il piccolo al padre che vive a Las Palmas, alle Canarie, con un regolare permesso di soggiorno. Invece l’uomo è stato arrestato qualche ora più tardi, mentre tentava di raggiungere il figlio a Ceuta, con l’accusa di aver messo in pericolo la vita di un minore. Non solo. Sulle prime i giudici avevano mostrato più di un dubbio sulle dichiarazioni rese dall’uomo dopo l’arresto, soprattutto per quanto riguarda le modalità del trasporto del bimbo in territorio spagnolo. Che Adou sarebbe stato infilato in una valigia, dove peraltro non respirava bene, Alí non sembrava esserne al corrente. Circostanza che ha insospettito i magistrati e ha fatto balenare l’ipotesi di un traffico di minori. Invece era solo disperazione. “Cercheremo di tirarlo fuori dalla galera in settimana”, ha detto ancora Fernández. “E’ una bravissima persona, solo una vittima in più di questa storia”. La mamma di Adou, dal canto suo, ha portato la documentazione ai magistrati locali per dimostrare il rapporto di parentela con Adou e lasciare un campione di saliva per la prova del Dna – così da escludere ogni possibile sospetto di tratta dei minori. Il piccolo resterà affidato ora alle cure dei servizi sociali mentre le pratiche burocratiche verranno ultimate. La madre, nel frattempo, risiederà a Fuerte ventura con la figlia. Poi, tra un paio di settimane, tornerà per riabbracciare Adou una volta per tutte. – Si può leggere anche da qui

Una domanda che – ormai lo so – non avrà risposta.
Il bambino nella valigia aveva un nome riconosciuto ed evidente un certificato di nascita che attesta le generalità dei genitori. Il suo nome infatti viene scritto e pronunciato con sicurezza, come fosse uno dei ‘nostri’ bambini. (Se qualcuno legge mi scuso per il possessivo che ho usato solo per chiarezza).
Il dna in questo caso (per quel che si capisce della notizia comunque reperibile anche su la Repubblica) dovrebbe accertare l’identità già nota e dichiarata del bambino anche con una prova biologica.
Se un bambino, quel bambino fosse nato in Italia e si fosse trovato senza certificato di nascita negatogli per legge cosa sarebbe accaduto?

19 Maggio 2015Permalink

17 maggio 2015 – Gli atti di stato civile non sono tutti uguali

Il sindaco di Udine ha deciso di trascrivere l’atto di matrimonio di coppie omossessuali registrato all’estero. Gli avevo già scritto un messaggio di consenso all’iniziativa lo scorso mese di ottobre. Si può leggere anche da qui Poi ha deciso di fare di più e ha esposto la bandiera arcobaleno sul balcone del palazzo municipale in occasione della giornata mondiale contro l’omofobia.
Io, pensando che gli atti di stato civile sono sempre atti di stato civile quale che ne sia il soggetto che alla trascrizione ha diritto, gli ho scritto la lettera aperta che riporto di sotto.
Infatti mi sembra che la sua preoccupazione di rispettare il diritto delle coppie gay possa trasferirsi anche ai bambini che, nascendo in Italia, hanno diritto al certificato di nascita (vedi art. 7 della legge 176/1991 che rappresenta la ratifica della Convenzione di New York del 1989 sui diritti del minore. Non mi dilungo perché ho trascritto una mia ampia relazione con molta documentazione il 2 maggio).
Alla mia lettera il sindaco non ha (ancora) dato risposta ma avendola io annunciata a seguito di un pezzo su fb che valutava positivamente l’evento-bandiera mi è stato chiesto che c’entrasse il mio riferimento ai bambini con le nozze di coppie omossessuali e, a una mia sottolineatura dell’analogia (in entrambi i casi – ripeto – di atti di stato civile si trattava), l’interlocutrice – dopo alcune parole di derisione – ha rivelato una carenza lessicale confondendo registrazione anagrafica e cittadinanza.
Così ho cancellato quello che avevo scritto e passo alla lettera che proverò a replicare in fb.

13 maggio – Lettera aperta al Sindaco di Udine
Egregio prof Honsell,
sindaco di Udine Ho letto della sua iniziativa di esporre la bandiera arcobaleno sul balcone del municipio come segno celebrativo della giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia. Apprezzo molto questa determinazione a ricordarci che la trascrizione di matrimoni omossessuali celebrati all’estero non è un evento occasionale ma nasce dall’attenzione che ci viene proposta come propria della responsabilità di un sindaco di fronte alle situazioni di cittadini udinesi cui l’evolversi dei tempi concede finalmente di non umiliarsi in una situazione di nascondimento. Certamente questo gesto di civiltà compiuto da un sindaco rappresenta un autorevole impulso perché il parlamento si esprima in proposito con la necessaria chiarezza della legge. Voglio però ricordare che ci sono altri cittadini che hanno necessità dell’attenzione del sindaco al riconoscimento della loro esistenza legale: sono coloro che nascono in Italia, figli di migranti privi di permesso di soggiorno, cui la legge nega il certificato di nascita, subordinato all’esibizione del documento di cui i genitori, o almeno uno di loro, non dispongono. Per chiarezza tanto avviene dal 2009, a seguito dell’approvazione del cosiddetto pacchetto sicurezza, (legge 94/2009, art. 1 comma 22 lettera g). Ciò che la legge nega è ammesso con successiva circolare ma io chiedo al sindaco della città in cui sono nata e vivo se ritenga opportuno che – per un nuovo nato – il diritto a un nome, all’appartenenza familiare, all’identità, in sintesi il rispetto di un diritto che mette in condizione di avere dei diritti, sia appeso alla labilità di una circolare che potrebbe essere revocata senza intervento di legge così come è stata emanata. Sono certa, voglio essere certa, che a Udine la circolare sia sempre stata rispettata ma le chiedo di esprimere pubblicamente per queste creature senza voce la stessa consapevole responsabilità che ha voluto manifestare per la registrazione dei matrimoni omossessuali dando così un impulso all’intervento correttivo della legge in vigore per cui esistono già due progetti che non comportano oneri di spesa, ma non vengono messi a calendario. Se la sua decisione relativa ai matrimoni ha suscitato prevedibile dibattito penso che in questa scelta, se mai la farà, sarà solo e probabile oggetto di pesanti critiche. Al di là di singoli cittadini solo la Società Italiana per la Medicina delle Migrazioni ha trovato voce dignitosa e competente in proposito. Per il resto partiti e organizzazioni, sia laiche sia vicine alle chiese, hanno opportunisticamente taciuto: i neonati non portano onore e gloria, non esprimono utili consensi. Ma lei rappresenta anche chi nasce sul suo territorio senza voce come questi piccoli. Cordialmente Augusta De Piero

17 Maggio 2015Permalink

16 maggio 2015 – Il Vaticano apre a rapporti con la Palestina

La notizia cui di seguito si fa riferimento si trova sull’Osservatore Romano del 13 maggio ed è leggibile da qui

Bruno Segre

Il giorno successivo Bruno Segre ha inviato la lettera che pubblico di seguito ai componenti della sua mailing list.
L’ho ringraziato subito e ricordo una precedente lettera che ha girato e ho pubblicato il 7 settembre 2009 e così inizia: Una lettera aperta agli ebrei americani

Siamo un gruppo di israeliani viventi attualmente negli Stati Uniti.  Ci rivolgiamo a voi in quanto ci opponiamo agli atti compiuti dal governo israeliano nel contesto dell’operazione “Margine di protezione”.

Si può leggere anche da qui    https://diariealtro.it/?p=3317

 Milano, 14 maggio 2015

Al reverendo
Don Cristiano Bettega,
Ufficio CEI per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso,
Roma

Caro Don Cristiano,

ti è possibile far arrivare al Pontefice la voce di un vecchio ebreo italiano che da decenni persegue con impegno totalmente laico rapporti di  fraterno dialogo con amici cristiani nelle sedi più diverse: dai Colloqui di Camaldoli alle sessioni estive del S.A.E.?

Ebbene, se hai tale possibilità, ti prego di esprimergli la mia  più profonda gratitudine per l’annuncio odierno del riconoscimento da parte del Vaticano dello Stato di Palestina. Si tratta di un passo fondamentale in direzione della pace nel Vicino Oriente, pace che non si materializzerà mai fino a quando in quella regione non vi siano due Stati, Israele e Palestina.

Con questa storica decisione, Papa Francesco si erge quale autentico leader del mondo libero, dimostrandosi capace di operare per la promozione della giustizia in tutte le sue declinazioni. Ne fa fede, oltre alla sua caparbia volontà di riconciliazione tra i popoli e tra le fedi, il suo reiterato impegno nel combattere le troppe sacche di miseria presenti un po’ ovunque nel mondo, e nell’esigere da tutti i politici misure più consapevoli di protezione dell’ambiente globale.

Ti ringrazio per l’attenzione.
Di cuore, shalom.
Bruno Segre

Mons Sabbah  –  Giovedì 14 Maggio 2015

Ho poi trovato queste considerazioni di mons Sabbah, patriarca latino emerito di Gerusalemme.

09:05 – TERRA SANTA: SABBAH (PATRIARCA EMERITO), “POTENZE MONDO SFRUTTANO ESTREMISMO ISLAMICO”

(dall’inviato Sir a Betlemme) – “La ricerca della pace in Medio Oriente è anche una lotta contro i poteri politici del mondo e i loro piani per creare un nuovo Medio Oriente. Poteri che sfruttano l’estremismo religioso per raggiungere questo scopo”. Lo ha detto al Sir il patriarca emerito di Gerusalemme, Michel Sabbah, ieri sera a Betlemme, a margine della cerimonia inaugurale di “Pilgrims on the path to peace” (Pellegrini sul sentiero verso la pace), che celebra il 70° anniversario di Pax Christi international. “Coloro che uccidono oggi in questa regione – è la denuncia di Sabbah – sono due, l’estremismo islamico e le potenze mondiali che fingono di combatterlo, ma in realtà lo usano e gli danno spazio perché uccida. L’estremismo è nelle mani dell’Occidente”. Come sta avvenendo in Siria e in Iraq. (segue)

09:06 – TERRA SANTA: SABBAH (PATRIARCA EMERITO), “POTENZE MONDO SFRUTTANO ESTREMISMO ISLAMICO” (2)

Situazione preoccupante anche in Israele e Palestina dove “non c’è nessuna speranza per un cambiamento che offra almeno stabilità: “Gli israeliani hanno paura anche se sono forti e potenti, non vivono nella pace ma nell’insicurezza. Dal canto loro i palestinesi aspettano chiedendo pace”. Il ruolo dei leader religiosi, in questo contesto, è significativo ed “è quello di liberare la religione e i fedeli in modo che essi vedano nell’altro una creatura di Dio da amare. I leader religiosi devono essere educati perché possano educare i fedeli a diventare costruttori di pace e non feroci assassini”. Vanno per questo apprezzate e sostenute le azioni di pace di molte associazioni di dialogo e di difesa dei diritti umani. “Veri segni di speranza” le ha definite Sabbah, che in passato è stato anche presidente di Pax Christi International. Il patriarca emerito ha poi commentato al Sir l’accordo tra la Santa Sede e lo Stato di Palestina, a conclusione della plenaria della Commissione bilaterale. “Si tratta di un passo verso la speranza – ha spiegato – che sancisce gli ottimi rapporti della Chiesa con l’Autorità palestinese. Sarà un segno per tutto il mondo arabo e forse anche per Israele per fare lo stesso passo”.

fonte:

http://www.agensir.it/pls/sir/v4_s2doc_b.stampa_quotidiani_cons?id_oggetto=312651

16 Maggio 2015Permalink

11 maggio 2015 – Dal cestello alla valigia. Frammenti

Madri fra mito, caso, storia e burocrazia a modello europeo

Il mito: dal libro dell’esodo: “Allora il faraone diede quest’ordine a tutto il suo popolo: “Gettate nel Nilo ogni figlio maschio che nascerà, ma lasciate vivere ogni femmina” (1,22). La donna concepì e partorì un figlio; vide che era bello e lo tenne nascosto per tre mesi. 3Ma non potendo tenerlo nascosto più oltre, prese per lui un cestello di papiro, lo spalmò di bitume e di pece, vi adagiò il bambino e lo depose fra i giunchi sulla riva del Nilo. 4La sorella del bambino si pose a osservare da lontano che cosa gli sarebbe accaduto (2,2)”.

Una storia: 9 maggio 2015  –  Un giornalista a che tempo che fa
Gramellini dedica l’editoriale al bambino di otto anni che ha “provato” a passare la frontiera tra il Marocco e la Spagna nascondendosi all’interno di un trolley. A scoprirlo giovedì 7 aprile sono stati gli agenti alla frontiera di Ceuta, enclave spagnola in Marocco. La sagoma di Abou è stata individuata all’interno del trolley. Le forze dell’ordine hanno fermato una giovane marocchina di 19 anni. La ragazza è stata arrestata e ha ammesso di avere ricevuto dei soldi per il trasporto del piccolo di 8 anni. Poco dopo un uomo con il passaporto ivoriano e permesso di soggiorno in regola è stato fermato dagli agenti alla frontiera. L’uomo ha chiarito di essere il padre di Abou e di avere cercato di fare arrivare suo figlio nascosto in Spagna nascondendolo all’interno della valigia. Gramellini: “Possiamo davvero ‘arrestare’ tutto questo? Ogni essere umano ha diritto sacrosanto a una seconda chance”.

Una storia: fra l’illegalità della valigia e l’illegalità della menzogna
Giacomo Debenedetti. 16 ottobre 1943 pagg,36-38’
“E’ in corso la razzia al ghetto ebraico, dove vivono anche ariani fra cui la signora S. che si trova sul pianerottolo di casa sua e, identificata come ariana, viene allontanata dai soldati. “In questo momento, vedendola avviarsi per le scale, quattro bambini scappano dagli altri due appartamenti, le si attaccano alle braccia, alle vesti. «Aiutaci, Laurina! Laurina, salvaci!» … La S. strinse a sé i bambini, disse che erano suoi. I tedeschi lasciarono correre. Appena in istrada i piccoli se la squagliano. La signora S. fa pochi passi e poi sviene, La soccorrono alcuni “ariani” che la portano al caffè di Ponte Garibaldi”.

Oggi in Italia: Non sappiamo che sia accaduto in Spagna al piccolo Abou estratto dalla sua valigia-utero. Un bambino che nascesse in Italia, figlio di immigrati non comunitari privi di permesso di soggiorno, uscirebbe invisibile dall’utero-non valigia che fino a quel momento l’aveva protetto. Per legge infatti non esiste (lettera g comma 22 art.1 legge 94/2009). Potrebbero renderlo visibile i parlamentari italiani che modificassero la legge ma non sembrano interessati a provvedere in ciò confortati dalla società civile organizzata (anche se per farlo non dovrebbero proporre nuovi costi agli italiani).

11 Maggio 2015Permalink

10 maggio 2015 – Clandestino nell’utero-valigia

Dal blog di Daniele Barbieri, un pezzo di Daniela Piaricongiungimento familiare1

Noi donne sappiamo cosa significa “trasportare” un bambino.

Ce lo portiamo appresso per nove mesi, quando tutto va bene. Lo culliamo nel liquido amniotico, gli parliamo senza proferir parola. Lo accarezziamo attraverso il ventre. Lo partoriamo nel dolore per godere subito dopo della gioia della sua pelle, del vagito, del pugno che stringe il dito e delle labbra che si attaccano al seno.

Sappiamo che ogni distacco è fonte di dolore, ansia e preoccupazione.

Ma, nel nostro mondo fatto di tutele e certezze, il tempo del distacco possiamo gestirlo, sappiamo che nessuno potrà frapporsi, senza fare i conti con la legge, a volte un poco miope, al ricongiungimento di una madre con il proprio figlio. Questo “naturalmente” se sei una madre dell’opulento Occidente industrializzato, membro dunque della “civilissima” Europa, quella trincerata dietro il filo spinato di una linea Maginot tesa a escludere gli ultimi, i fratelli e i figli più bisognosi: quelli che eravamo noi… non molto tempo fa.

Perché se sei nato dalla parte sbagliata del mondo – quello che fa partorire infinite volte nel dolore, nella fame, nella guerra – il distacco si fa odissea. E il mare non è liquido amniotico ma nemico, una scommessa che sai di poter perdere ma che devi fare se vuoi far sopravvivere i tuoi figli. «Fatti non fummo a viver come bruti, ma seguir virtute e conoscenza» ma quella conoscenza pare perduta nel nostro comodo experire il mondo.

Quando non è il mare, il limbo da attraversare per trovare una parvenza di futuro si fa aria. Cercare di ritrovare una madre attraverso l’aria è un poco più arduo. Il cordone ombelicale si avviluppa e si annoda, persino in un trolley: solo che il neonato è già cresciuto, ha 8 anni ormai, eppure non ha dimenticato la postura fetale. La tiene per ore. Infinite. Il grembo di plastica non lo culla; non è l’ ecografia che lo indaga per tutelarlo, è uno scanner che lo rivela per denunciarlo: clandestino. Bimbo clandestino alla ricerca del suo destino che ha nome di madre. Bizzarro bagaglio in mano a una fanciulla, nipote di Nessuno, 19 anni a sfidare il filo spinato che separa madri e figli.

Sento di non poter contenere questa infamia. Mi arrogo il diritto di donna di appellarmi a tutti i tribunali del mondo perché facciano propria la postura fetale di un figlio che sfida la sorte e sceglie di rattrappirsi in un utero di plastica per ritrovare sua madre.

Ne avevo scritto ieri e mi ripeto

L’articolo che ho trascritto è molto bello. Sono certa che emozionerà molte donne, molte persone.  Ha emozionato anche me, lo confesso, anche se sono allergica alle emozioni che ci giustificano quando ci rifiutiamo di uscire da noi stessi e agire su un piano di tutela di altrui diritti. Chiedo però a tutte le donne italiane che si sono sentite coinvolte da questo scritto di simpatizzare anche con le madri che – a causa della lettera g del comma 22 dell’art. 1 del pacchetto sicurezza (legge 94/2009) – hanno paura a registrare la nascita del proprio figlio. Ne ho scritto tante volte, riporto il link all’ultima relazione organica (2 maggio) che ho trascritto, cui faccio seguire doverosamente il link dal blog di Barbieri.
Il  bambino salvato (forse: sarà ricongiunto a sua madre?) da una valigia mi fa pensare a Mosè salvato dalla distruzione voluta dal faraone in un cestino di giunchi improprio quanto una valigia

https://diariealtro.it/?p=3746

http://www.labottegadelbarbieri.org/clandestino-nellutero-valigia/

10 Maggio 2015Permalink

9 maggio 2015 – Il diritto ad esistere fra valige ammesse e certificati negati.

Leggo nel sito facebook di Lino Di Gianni. Ne parlano molti giornali.

Viaggiava chiuso in un trolley, con le gambe piegate strette al petto, ed è stato trovato dai funzionari dell’immigrazione durante i controlli nell’aeroporto di Ceuta, enclave spagnola nel territorio marocchino. A ‘trasportare’ il piccolo di otto anni di nome Abou nella valigia, una 19enne marocchina, arrestata con l’accusa di favoreggiamento di immigrazione clandestina. ”Pensavamo che trasportasse droga” hanno spiegato i poliziotti che hanno fermato la giovane. Secondo le prime ricostruzioni la donna stava cercando di riportare il piccolo a sua madre, legalmente residente in Spagna. La città autonoma spagnola di Ceuta è un luogo chiave – insieme a Melilla – nel panorama delle migrazioni transnazionali ed è diventata una porta d’ingresso all’Europa per i migranti provenienti dall’Africa subsahariana

SPAGNA 2015 
In Italia invece dal 2009 festeggiamo proprio domani mamme ‘di razza’ e neghiamo a quellle ‘d’altra nazza’ il diritto di dare al figlio il certificato di nascita costringendole quindi ricongiungimento familiare1a negargli una famiglia.
La maternità è ridotta a un fatto politicamente scorretto se mamma o papà non comunitari sono .’di razza’ sbagliata, identificabile dalla mancanza del permesso di soggiorno.
Storicamente in Europa Il razzismo burocratico ha il suo precedente in Eichmann

9 Maggio 2015Permalink

6 maggio 2015 – Un ricordo e una notizia

6 maggio 1976 Terremoto del Friuli

Un diritto o un privilegio?

Mentre c’è chi si occupa della pettinatura post partum della signora Kate Middleton, duchessa di Cambridge per matrimonio, il sito della casa reale inglese si fa premura di rendere noto nel testo e con fotografia il certificato di nascita della neonata. L’atto di nascita era stato esposto al pubblico subito dopo essere stato steso.
Per chi volesse vedere il tutto alla fine inserisco il relativo link. Qui trascrivo semplicemente il testo dell’annuncio.
«Il duca e la duchessa di Cambridge hanno registrato formalmente la nascita della principessa Carlotta. Il duca di Cambridge ha firmato il registro di nascita a Kensington Palace questo pomeriggio, assistito da un cancelliere dall’ufficio di registro di Westminster».
https://www.facebook.com/TheBritishMonarchy?fref=nf Un diritto o un privilegio?
A prescindere dal servizio domiciliare sembra trattarsi di diritto sempre che lo riconoscano per tutti coloro che nascono sul territorio nazionale. In Italia invece lo abbiamo ridotto a privilegio.

6 Maggio 2015Permalink