28 novembre 20013 – Un decaduto fra decadenti?

Leggo vari blog e trovoPieter_Bruegel_d-_A-_025-094f9 espressioni di gioia per la dichiarata decadenza del Berlusconi. Non capisco.
La forza dell’anziano satrapo erano i berlusconiani che sono lì squittenti e impuniti.
Certamente è doveroso che un condannato se ne vada dal senato ma non è un garanzia per il domani.
Riporto un articolo di Barbara Spinelli che  condivido pienamente e che potete leggere anche da qui  (La Repubblica   27/11)

Quel che resta del Ventennio

LA TENTAZIONE sarà grande, dopo il voto sulla decadenza di Berlusconi al Senato, di chiudere il ventennio mettendolo tra parentesi. È una tentazione che conosciamo bene: immaginando d’aver cancellato l’anomalia, si torna alla normalità come se mai l’anomalia – non fu che momentanea digressione – ci avesse abitati.

Nel 1944, non fu un italiano ma un giornalista americano, Herbert Matthews, a dire sulla rivista Mercurio di Alba de Céspedes: «Non l’avete ucciso!» Tutt’altro che morto, il fascismo avrebbe continuato a vivere dentro gli italiani. Non certo nelle forme di ieri ma in tanti modi di pensare, di agire. L’infezione, «nostro mal du siècle », sarebbe durata a lungo: a c i a s c u n o t o c c a v a «combatterlo per tutta la vita», dentro di sé. Lo stesso vale per la cosiddetta caduta di Berlusconi. È un sollievo sapere che non sarà più decisivo, in Parlamento e nel governo, ma il berlusconismo è sempre lì, e non sarà semplice disabituarsi a una droga che ha cattivato non solo politici e partiti, ma la società. Sylos Labini lo aveva detto, nell’ottobre 2004: «Non c’è un potere politico corrotto e una società civile sana». Fosse stata sana, la società avrebbe resistito subito all’ascesa del capopopolo, che fu invece irresistibile: «Siamo tutti immersi nella corruzione», avvertì Sylos. La servitù volontariaa dominatori stranieri e predatori ce l’abbiamo nel sangue dal Medioevo, anche se riscattata da Risorgimento e Resistenza. La stessa fine della guerra, l’8 settembre’43, fu disastrosamente ambigua: «Tutti a casa», disse Badoglio, ma senza rompere con Hitler, permettendogli di occupare mezza Italia. Tutte le nostre transizioni sono fangose doppiezze. Dico cosiddetta caduta perché il berlusconismo continua, dopo la decadenza. Il che vuol dire: continua pure la battaglia di chi aspira a ricostruire, non solo stabilizzare la democrazia. Il ventennio dovrà essere finalmente giudicato: per come è nato, come ha potuto attecchire. Al pari di Mussolini non cadde dal cielo, non creò ma aggravò la crisi italiana. Nel ’94 irruppe per corazzare la cultura di illegalità e corruzione della Dc, di Craxi, della P2, e debellare non già la Prima repubblica ma la rigenerazione (una sorta di Risorgimento, anche se trascurò la dipendenza del Pci dall’oro di Mosca) avviata a Milano da Mani Pulite, e poco prima a Palermo da Falcone e Borsellino.

Il berlusconismo resta innanzitutto come dispositivo del presente. Anche decaduto, assegnato ai servizi sociali, il leader di Forza Italia disporrà di due armi insalubri e temibili: un apparato mediatico immutato, e gli enormi (Sylos li definiva mostruosi) mezzi finanziari.

Tanto più mostruosi in tempi di magra. Assente in Senato, parlerà con video trasmessi a reti unificate.

E in campagna elettorale avrà a fianco la destra di Alfano: nessuno da quelle parti ha i suoi mezzi, la sua maestria. Monti contava su 1516 punti, prima del voto a febbraio.

Alfano solo su 8-9 punti. La scissione potrebbe favorire Berlusconi, e farlo vincere contro ogni nuova gioiosa macchina di guerra.

Ma ancora più fondamentale è l’eredità culturale e politica del ventennio: i suoi modi di pensare, d’agire, il mal du siècle che perdura. Senza uno spietato esame di coscienza non cesseranno d’intossicare l’Italia.

Il conflitto d’interessi in primis, e l’ibrido politica-affarismo: ambedue persistono, come modus vivendi della politica. La decadenza non li delegittima affatto. La famosa legge del ’57 dichiara ineleggibili i titolari di importanti concessioni pubbliche (la Tv per esempio): marchiata di obsolescenza, cade nell’oblio. Sylos Labini sostenne che fu l’opposizione a inventare il trucco per aggirarla. Non fu smentito. L’onta non è lavata né pianta.

Altro lascito: la politica non distinta ma separata dalla morale, anzi contrapposta. È un’abitudine mentale ormai, un credo epidemico. Già Leopardi dice che gli italiani sono cinici proprio perché più astuti, smagati, meno romantici dei nordici. Non sono cambiati. Ci si aggrappa a Machiavelli, che disgiunse politica e morale. Ci si serve di lui, per dire che il fine giustifica i mezzi. Ma è un abuso che autorizza i peggiori nostri vizi: i mezzi divengono il fine (il potere per il potere) e lo storcono. Il falso machiavellismo vive a destra, a sinistra, al Quirinale. La questione morale, poco pragmatica, soffre spregio.

Berlinguer la pose nel ’77: nel Pd vien chiamata una sua devianza fuorviante.

Anche il mito della società civile è retaggio del ventennio: il popolo è meglio dei leader, i suoi responsi sovrastano legalmente i tribunali.

Democraticamente sovrano, esso incarna la volontà generale, che non erra. Salvatore Settis critica l’ambiguità di questa formulapasse-partout: è un’«etichetta legittimante, che designa portatori di interessi il cui peso è proporzionale alla potenza economica, e non alla cura del bene comune; tipicamente, imprenditori e banchieri che per difendere interessi propri e altrui si degnano di scendere in politica», ritenendo inabili politici e partiti. Non solo: la società civile «viene spesso intesa non solo come diversa dallo Stato, ma come sua avversaria; quasi che lo Stato (identificato con i governi pro tempore) debba essere per sua natura il nemico del bene comune». ( Azione popolare, Einaudi 2012, pp. 207, 212). Così deturpata, la formula ha fatto proseliti: grazie all’uso oligarchico della società civile (o dei tecnici), la politica è vieppiù screditata, la cultura dell’amoralitào illegalità vieppiù accreditata. Il caso Cancellieri è emblematico: la mala educazione diventa attributo di un’élite invogliata per istinto a maneggiare la politica come forza, contro le regole. A creare artificiosi stati di eccezione permanente, coincidenze perfette fra necessità, assenza di alternative, stabilità.

Simile destino tocca alla laicità, non più tenuta a bada ma aborrita nel ventennio. Il pontificato di Francesco non aiuta, perché la Chiesa gode di un pregiudizio favorevole mai tanto diffuso, perfino su temi estranei alla promessa «conversione del papato». Difficilmente si faranno battaglie laiche, in un’Italia politica che mena vanto della dipendenza dal Vaticano. La nuova destra di Alfano è dominata da Comunione e Liberazione. Dai tempi di Prodi, i democratici evitano di smarcarsi sulla laicità. Tutti i leader del momento (Letta, Alfano, Renzi) vengono dalla Dc o dal Partito popolare. Diretto com’è da Napolitano, il Pd non ha modo di liberarsi del ventennio (a che pro le primarie quando è stato il Colle a dettare la linea sul caso Cancellieri?).

Permane la vergogna d’esser stati anticapitalisti, antiamericani, anticlericali (l’ultima accusaè falsa da sessantasei anni: fu Togliatti ad accettare l’innesto nella Costituzione dei Patti Lateranensi di Mussolini).

Infine l’Europa. Nel discorso ai giovani di Forza Italia, Berlusconi ha cominciato la sua campagna antieuropea, deciso a svuotare Cinque Stelle. La ricostruzione della sua caduta nel 2011 è un concentrato di scaltrezza: sotto accusa l’Unione, la Germania, la Francia. Ancora una volta, con maestria demagogica, ha puntato il dito sul principale difetto italiano: la Serva Italia smascherata da Dante.

No, Berlusconi non l’abbiamo cancellato. Perché la società è guasta: «Siamo tutti immersi nella corruzione». Da un ventennio amorale, immorale, illegale, usciremo solo se guardando nello specchio vedremo noi stessi dietro il mostro.

Altrimenti dovremo dire, parafrasando Remarque: niente di nuovo sul fronte italiano. La guerra civile ed emergenziale narrata da Berlusconi ha bloccato la nostra crescita civile oltre che economica, e perpetuato la «putrefazione morale» svelata da Piero Calamandrei.

Un’intera generazione è stata immolata a finte stabilità. La decadenza di Berlusconi, se verrà, è un primo atto. Sarà vana, se non decadrà anche l’atroce giudizio di Calamandrei.

BARBARA SPINELLI

28 Novembre 2013Permalink

26 novembre 2013 – Un promemoria per il certificato di nascita a tutti i neonati

Dal numero di novembre del mensile Ho un sogno

Nel corso degli ultimi quindici anni in Italia il diritto alla registrazione anagrafica per i bambini nati da genitori cittadini stranieri ha conosciuto un’evoluzione pericolosa. Cerchiamo di riassumerla in modo semplice, chiarendo prima di tutto una questione essenziale: se la nascita non viene registrata, un bambino è privo di esistenza giuridicamente riconosciuta e conseguentemente apolide, senza cittadinanza e senza i diritti fondamentali che questa garantisce. Non ha diritto ad avere dei genitori che possano esercitare su di lui una tutela, perché non è riconosciuto alcun legame giuridicamente fondato con mamma e papà, non può essere iscritto al nido e alla scuola dell’infanzia, né ad alcuna scuola che non sia quella dell’obbligo. Al compimento del diciottesimo anno non potrà giovarsi della misura che consente a chi sia nato e abbia vissuto sempre nel nostro paese di chiedere la cittadinanza italiana. Privo di codice fiscale, avrà accesso agli elementari diritti alle cure solo attraverso misure di sapore assistenziale. È banale, ma non potrà unirsi ai compagni di scuola in una gita e sarà più esposto, per la vita nascosta e non protetta cui è costretto, a rischi di abusi ben noti. Quel bambino semplicemente non esiste. Ecco perché richiedere a un genitore burocraticamente irregolare il permesso di soggiorno per registrare la nascita del figlio – ma anche diffondere una comunicazione confusa o scorretta sul tema, come racconta su questo numero di Ho un sogno Augusta De Piero – espone il nuovo nato a rischi concreti e gravi. E contemporaneamente crea una situazione sociale e sanitaria rischiosa per la collettività.

Ecco, in sintesi, come è evoluta la questione in Italia.

                    1998-2009 La legge Turco-Napolitano (40/1998) non prevede la presentazione del permesso di soggiorno per gli atti di stato civile: dichiarazioni di nascita, morte e matrimonio.

                    2002 La Legge Bossi-Fini (189/2002) non introduce modifiche in proposito.

                    2009 Il pacchetto sicurezza (legge 94/2009) a firma del ministro Maroni include gli atti di stato civile fra quelli per cui è necessario il permesso di soggiorno.

                    2009 A pochi giorni dall’approvazione della legge il ministero emana una circolare (n. 19/7 agosto 2009) che esclude il permesso di soggiorno dai documenti necessari per la registrazione anagrafica. Ma una circolare non è una legge: può essere cancellata senza interpellare il parlamento e i sindaci, responsabili dell’anagrafe, possono provare ad aggirarla appellandosi direttamente alla legge. Non devono essere dimenticati su questo fronte i medici, che nel 2008 si mobilitano contro l’abrogazione del segreto sanitario prevista dalla proposta di legge: i medici – dichiara l’Ordine – non sono disponibili alla delazione e non denunceranno situazioni di irregolarità. La richiesta va contro il loro dovere deontologico alla riservatezza e contraddice un principio fondante della professione medica ribadito dalla nostra Costituzione: l’universalità delle cure. Ecco perché oggi le prestazioni sanitarie sono erogate senza richiedere il permesso di soggiorno e qualunque paziente è protetto dal segreto sanitario, comprese quelle mamme “irregolari” che partoriscano nonostante tutto in ospedale.

                    Aprile 2013 Il deputato Ettore Rosato presenta la proposta di legge 740 per modificare il pacchetto sicurezza in materia di atti civili. È solo l’ultimo atto di una vicenda iniziata nel 2011 con la prima proposta di modifica presentata da Leoluca Orlando. Vicenda che finora non ha avuto esiti concreti.

                    Ottobre 2013 E qui da noi, che cosa succede? Di recente uno schieramento trasversale di consiglieri regionali ha presentato una mozione (mozione 21, 23 ottobre 2013) per richiedere che la Regione garantisca in tutte le anagrafi del territorio l’applicazione della circolare ministeriale e il diritto alla registrazione dei nuovi nati, che si impegni perché i deputati eletti in Friuli Venezia Giulia sostengano la proposta di legge 740 e perché sia lanciata una campagna di sensibilizzazione sul diritto di tutti i bambini a essere registrati

NOTA: Il mensile Ho un sogno si trova alla libreria CLUF di via Gemona 22 a Udine

 

26 Novembre 2013Permalink

15 novembre 2013 – Spigolando nella vita della ministra Cancellieri

Poiché la ministra Cancellieri in questi giorni è piuttosto chiacchierata riporto, con qualche giorno di anticipo sull’uscita di Ho un Sogno del mese di novembre, un mio articoletto.
Ricorda un intervento della signora prefetto che ha coinvolto anche il CIE di Gradisca

Chiuso il CIE di Gradisca. Questione risolta?

Il 7 novembre l’agenzia ASCA pubblicava la dichiarazione che integralmente riportiamo:
Roma, 7 nov – ”Finalmente il Cie di Gradisca d’Isonzo è stato chiuso come più volte richiesto dalla Commissione diritti umani in questi mesi, evitando così il riprodursi di una grave situazione di ingiustizia e di disumanità”. Lo dichiara il Presidente della Commissione per la tutela dei diritti umani del Senato, Luigi Manconi. ”Il provvedimento di chiusura temporanea diventi presto di chiusura definitiva – continua – e quegli spazi vengano utilizzati, una volta adeguatamente ristrutturati, per ampliare il centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara-Cda) situato a pochi metri. In questo modo si verrebbe incontro alle richieste di posti e di spazi per una migliore gestione del Cara e una più adeguata accoglienza per gli ospiti. Inoltre – conclude Manconi – essendo stati chiusi ormai metà dei centri esistenti è evidente la necessità di ripensare radicalmente l’intero sistema dei Cie nel nostro Paese”.
Il senatore, quale Presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, aveva presentato una interpellanza urgente, documentando lo stato intollerabile dei CIE, sia dal punto di vista materiale che per la durata e le caratteristiche del trattenimento degli ‘ospiti’. Da parte sua la deputata Serena Pellegrino, che è stata la prima parlamentare ad entrare al CIE di Gradisca durante la rivolta dello scorso agosto, ha ricordato anche i lavoratori della cooperativa che gestisce i servizi al CIE, privi di stipendio dal mese di maggio.
I Cie come luogo che rifiuta ogni dimensione di civiltà rispettosa dei diritti di chi vi è trattenuto e di chi vi lavora?
La Rete FVG contro i CIE ha previsto una mobilitazione per il 16 novembre proponendo un appello cui aderiscono anche Luigi Ciotti e il Gruppo Abele. Non è certamente una situazione che possa considerarsi chiusa: sarà necessario seguire quello che accadrà e forse ci può essere utile qualche traccia delle vicende precedenti. 

Anni fa  la ministra
La ministra Cancellieri nella sua funzione del Ministro dell’Interno (governo Monti) aveva emanato nel 2011 ben tre direttive concernenti i CIE, ripristinando alla fine la direttiva Amato del 27 aprile 2007 (governo Prodi) in cui, si prevedevano ulteriori decisioni poi ampiamente disattese e si affermava: “Sarà consentito l´accesso in tutti i Centri di accoglienza, identificazione e permanenza temporanea ai rappresentanti delle organizzazioni umanitarie internazionali e nazionali, come l´Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), l´Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) e la Croce Rossa Italiana. Saranno anche accolte le richieste di accesso provenienti da Sindaci, Presidenti di Provincia e Presidenti di Giunta e di Consiglio Regionale. I soggetti del privato sociale, in relazione alle proprie finalità, saranno ammessi a svolgere specifiche attività di assistenza sulla base di convenzioni con gli enti locali o con i Prefetti”. La ministra però nel 2011, riferendosi ai prefetti, precisava “le SS,LL., oltre che per motivi di ordine pubblico, potranno differire l’accesso nei centri anche per ragioni di sicurezza nei casi in cui la struttura sia interessata a lavori di ristrutturazione o comunque dalla esecuzione di rilevanti lavori di manutenzione straordinaria”.
Paradossalmente proprio ragioni di ordine pubblico resero necessario in agosto l’ingresso di parlamentari e rappresentanti del consiglio regionale e del comune che erano riusciti ad attivare quella garanzia indispensabile di sicurezza che è l’informazione della società civile..
Sappiamo che a fine luglio erano entrati alcuni consiglieri regionali che avevano segnalato in una interpellanza gravissime situazioni anche dal punto di vista igienico-sanitario (ne abbiamo parlato nei numeri di settembre e ottobre di Ho un sogno). Ora ci chiediamo perché negli anni precedenti non si era manifestata un’attenzione dovuta della Regione a un disagio così clamorosamente presente sul territorio.

15 Novembre 2013Permalink

5 novembre 2013 – Cie di Gradisca finalmente vuoto. Lo vorremmo chiuso per sempre. 9

CIE GRADISCA!  –  scrive Serena Pellegrino

 È finito un ciclo d’emergenza.  Domani gli ultimi trasferimenti.

 Dopo quasi tre mesi in cui mi sono battuta con tutta me stessa, il CIE più “scandaloso” d’Italia, quello di Gradisca, chiude i battenti.

 Non è stata un’operazione facile ma il risultato mi toglie tutta la fatica di questi mesi.

 Si è conclusa una fase d’emergenza, comincia oggi la fase più importante perché dobbiamo intervenire su tutti gli altri CIE ma soprattutto sulla normativa che li regola.

 Per Sel oggi è una conquista importante.

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Stamattina 36 persone che ancora stanotte hanno tentato con fatica di sentirsi esseri umani al CIE di Gradisca d’Isonzo si imbarcano su un aereo alla volta del Centro di Trapani. Notizia che per me e molti altri, pur attenuando parzialmente il senso di vergogna provato finora nei confronti di una situazione incivile, non rappresenta il punto d’arrivo ma il punto di partenza. Vorremmo il Centro chiuso per sempre, ma non è oggi realistico immaginare che ciò avvenga immediatamente e in via definitiva. Quindi la discussione sull’esistenza dei CIE non può fermarsi qui, deve anzi sostenere il percorso parlamentare di revisione delle norme sull’immigrazione, ribadendo in ogni modo il concetto che i fenomeni migratori dei popoli e le situazioni di clandestinità stanno dentro, e non fuori, il sistema di garanzia dei diritti fondamentali dell’uomo.

 Dietro le mura dell’ex caserma Polonio è probabile si avvieranno una serie di lavori di ristrutturazione: evitiamo assolutamente di ripristinare tal quali le strutture esistenti, rimettendo a nuovo una prigione, ma realizziamo un progetto completamente diverso, fuori dalla illegittima concezione carceraria del trattenimento, destinato come i CARA ad accogliere persone per tempi molto brevi , in condizioni abitative ed igieniche che tutelino i loro diritti e rispettino la loro dignità, e consentano agli operatori e alle forze dell’ordine di gestire la struttura e affrontare le problematiche in maniera efficace e sicura.

Nota mia

La numerazione che ho aggiunto al titolo collega questo articolo alla serie che avevo scritto fra agosto e settembre sul CIE di Gradisca, l’ultimo – che si può leggere anche da qui – il 15 settembre.
E’ un punto importante, una conquista per tutti, non solo per SEL che – attraverso Serena – ne è stato strumento per realizzarla..
Serena capirà e mi perdonerà la precisazione.
Io spero di poter – e vorrei fosse presto – ricollegarmi anche alla serie che ho intitolato CIE di carne per sottolineare l’attribuzione ai neonati figli di sans papier.,
L’ultimo risaleall’8 ottobre scorso – e si può leggere anche da qui – ma molto in  proposito si trova con il tag anagrafe e, per quella strada, si arriva al 2009

5 Novembre 2013Permalink

4 novembre 2013 – Il cuore di un ministro, già prefetto

Il caso Cancellieri

Imperversa il caso Cancellieri e il dibattito si sta concentrando sul problema ‘dimissioni sì’ – ‘dimissioni no’.
Si apre, temo, una pagina per riproporre la cultura alibi del nulla politico negli ultimi vent’anni quando sembrava che far politica fosse l’esercizio – fin troppo ovvio e semplice – di parlar male di Berlusconi, caro a una sinistra incapace si essere propositiva se non su input di sondaggi e spinte di lobbies in odor di gratitudine. Continue reading

4 Novembre 2013Permalink

1 novembre 2013 – Calendario di novembre

 1 novembre 1911 – primo bombardamento aereo italiano in Libia
 2 novembre !975 – assassinio di Pasolini
 5 novembre –  Muharram 1435 – Capodanno islamico
 6 novembre 1962 – risoluzione ONU contro l’apartheid in Sudafrica
 7 novembre 1917 – rivoluzione d’Ottobre
 8 novembre 1960 – USA: elezione alla presidenza di J.F.Kennedy
 9 novembre 1938 – Germania: “notte dei cristalli”
 9 novembre 1989 – Germania: abbattimento muro Berlino
 9 novembre 1993 – Distruzione del ponte di Mostar
10 novembre 1483  – nascita di Martin Lutero
11 novembre 1992 – la chiesa anglicana inglese ammette le donne prete
15 novembre 1988 – l’ANP annuncia la nascita dello stato palestinese
17 Novembre 1938  – REGIO DECRETO LEGGE n. 1728 Provvedimenti per la difesa della razza italiana
19 novembre 1975 – Spagna: morte di Francisco Franco
20 novembre 1945 – inizio del processo di Norimberga
20 novembre 1989 –  l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite  approva la Convenzione internazionale sui diritti del minore  e il
20 novembre viene dichiarata giornata internazionale per i diritti dell’Infanzia e dell’adolescenza
22 novembre 2004 – Ucraina: inizio della ‘rivoluzione arancione’
23 novembre 1971 – la Cina prende il posto di Taiwan nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
25 novembre 1973 – Grecia: golpe militare
25 novembre 1992 – il Parlamento vota la divisione fra Repubblica Ceca e Slovacca
26 novembre 1915  – Einstein presenta la teoria della relatività generale
26 novembre 1954 –  ritorno di Trieste all’Italia
27 novembre 1941 – resa di Gondar: l’Italia lascia l’Africa Orientale
28 novembreChanukkah – Festa della nuova dedicazione del Tempio di Gerusalemme (164 a.e.v) 
29 novembre  – ONU: giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese
30 novembre 1999 – Seattle: prima mobilitazione del movimento no-global

1 Novembre 2013Permalink

29 ottobre 2013 – Picchiano disabile e lo filmano

 Il preside li denuncia

(da Repubblica.it)  Per quattro tredicenni scatta la “rieducazione” attraverso colloqui settimanali con assistenti sociali e psicologi. Ma il padre di uno dei aggressori inoltra una sorta di controquerela al presidente del Tribunale dei Minori convinto che la decisione della scuola sia sproporzionata 
di GIUSEPPE FILETTO

Picchiano disabile e lo filmano Il preside li denuncia. Il tablet, che la scuola affida agli alunni per studiare, è servito per riprendere la scena: un ragazzo, disabile mentale, aggredito da due studenti, finito a terra, che si contorce come un animale ferito ed indifeso. Il filmato sarebbe finito su YouTube o su altri social network, se una professoressa non fosse intervenuta energicamente, sequestrando iPad e smartphone.
Una vicenda ritenuta grave dal preside della scuola media di Mele, la prima in Italia che dal 2011, attraverso una convenzione tra il Comune, la Regione e il Ministero dell’Istruzione, ad ogni inizio di anno scolastico concede in comodato d’uso a ciascun alunno il tablet come strumento di studio, in grado di “dialogare” con le lavagne digitati attraverso un software didattico.

Un episodio considerato di bullismo dal preside e dall’insegnante di sostegno (una ex professoressa di Educazione Fisica), tanto da avere segnalato i quattro allievi, tutti tredicenni, ai carabinieri della stazione di Voltri. Anche se i genitori del disabile non hanno presentato alcun esposto. La denuncia, dall’Arma è stata trasmessa al Tribunale dei Minori. Una “ragazzata” per il papà di uno degli studenti, un assistente tecnico che lavora in un altro istituto superiore. Che dice: “Anch’io opero dentro una scuola e la vicenda poteva essere risolta con una tirata d’orecchie o al massimo con un provvedimento disciplinare”.

Così non è stato. Nessuna sospensione dalle lezioni. La vicenda si è svolta nel cortile e non dentro la scuola. Quel pomeriggio del 23 maggio scorso, per ragioni sconosciute, due studenti aggrediscono e spintonano il disabile, un diciottenne non più iscritto, ma rimasto legato alla scuola, che tutti i giorni aspetta nel cortile quelli che lui ritiene gli ex compagni, conosciuto da tutti gli 850 allievi dell’Istituto Comprensivo.

“Adesso, quattro famiglie si ritrovano in un girone infernale, con i figli che devono seguire un corso di recupero  –  ripete M. P.  –  anche se il mio non ha partecipato all’aggressione, ma ha solamente assistito.
Il Tribunale dei Minori non distingue gli aggressori da chi ha assistito alla scena”. Per la professoressa che ha visto, due degli studenti avrebbero materialmente spintonato e picchiato il disabile, gli altri due erano tra quei tanti che con l’Ipad ed i telefonini hanno ripreso lo “spettacolo”.
La Procura della Repubblica ha sentito ragazzi, genitori, professori e preside, poi ha stabilito cosa fare. I giudici dei minori hanno deciso un percorso rieducativo per tutti e quattro, attraverso colloqui settimanali con assistenti sociali e psicologi. Fino al prossimo gennaio, anche se due dei quattro studenti sono passati alla scuola superiore. Una punizione che vuole essere esemplare: visto che siete bravi e solerti a riprendere le scene di violenza, invece che impedire che questa si sviluppi, vi “condanniamo” a produrre un video sul bullismo ed a diffonderlo in alcune scuole liguri, attraverso incontri con altri studenti. Espiazione comunque grave per i genitori: “Soprattutto perché viviamo in un piccolo paese dove ci si conosce tutti e tutti i pomeriggi i nostri figli giocano tranquillamente insieme a quel ragazzo disabile”.

Il fatto, accaduto negli ultimi giorni di scuola, si è saputo solo ieri, quando M. P. ha inoltrato una sorta di controquerela al presidente del Tribunale dei Minori, Adriano Sansa, per conoscenza al direttore scolastico regionale, Giuliana Pupazzoni, ed al Ministero dell’Istruzione. “Premesso che quel disabile non doveva essere toccato con un dito e ritenendo  grave quanto è successo, soprattutto il filmato delle scene  –  ammette il papà  –  mi sembra sproporzionata la decisione del preside, che non ha preavvisato le famiglie ed ha ritenuto opportuno rivolgersi ai carabinieri, scatenando seri danni psicologici ai ragazzi”. “Non è vero  –  ribatte Marzio Angiolani, preside al suo primo anno di incarico  –  I genitori sono stati contattati lo stesso giorno dell’accaduto”.

Mio commento

Se avessi modo di esprimere al Preside tutta la mia solidarietà lo farei.
Aggiungo a questo episodio quello dei genitori che a seguito della partita di calcio di non so quale squadretta hanno picchiato un bambino che non aveva passato la palla al loro figlio.
Penso che dove ci sia come a Mele complicità dei genitori in una cultura a sfondo razzista o comunque violenta i Tribunali dovrebbero estendere la indicazioni di intervento per la rieducazione degli adulti asociali che danneggiano i loro figli e gli altri minori che si trovano ad avvicinare.

29 Ottobre 2013Permalink

27 ottobre 2012 – Dodicesima giornata del dialogo crstiano-islamico

XII Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico
Comunicato stampa n. 6 del 26 ottobre 2013

a cura del Comitato Promotore

Domani in tutta Italia si terrà la celebrazione della dodicesima giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico. Dal precedente comunicato ad oggi sono oltre 155 le associazioni che in tutta Italia hanno aderito e hanno promosso iniziative di incontro con le comunità musulmane italiane. Alcune si sono già svolte, altre si faranno nei prossimi giorni. In molte realtà l’attività del dialogo proseguirà nei prossimi mesi con la programmazione di numerose iniziative. Per la scorsa edizione le adesioni erano state 125.
Significative le adesioni di numerosi sindaci ed istituzioni comunali, come quella di Saronno, l’ultima arrivata, o del comune di Faenza, di Pisa, di Rezzate (BS), Lugo, Firenze… E poi la presentazione nel Senato della Repubblica tenutasi il 24 ottobre scorso, con un messaggio del Presidente del Senato Pietro Grasso. (Vedi il resoconto della iniziativa)
Dal precedente comunicato stampa si sono aggiunte iniziative a Messina, Cosenza, Mantova, Cuneo, Bolzano, Diocesi di Casale Monferrato,Occimiano (AL), Pisa, Vicenza, Torino, Genova, Trento, Bologna, Parma, Serdiana (Ca) , Ravenna. A Bologna ci saranno due iniziative, una della quali si terrà, per la quinta volta, nel carcere della Dozza.
Per gli aggiornamenti delle adesioni e delle iniziative vedi la pagina delle adesioni e degli appuntamenti.
Sul sito www.ildialogo.org è anche disponibile la tradizionale «LETTERA ALLE DONNE E AGLI UOMINI DI BUONA VOLONTA’ IN OCCASIONE DELLA DODICESIMA GIORNATA ECUMENICA DEL DIALOGO CRISTIANO-ISLAMICO» che quest’anno è stata scritta da Giovanni Sarubbi, direttore del sito www.ildialogo.org . (Per leggerla usare il seguente link)
In questa lettera vi è l’appello a realizzare, per la prossima primavera, un “incontro nazionale fra quanti in questi 12 anni hanno caparbiamente creduto al dialogo e lo hanno sostenuto con la propria iniziativa, mettendoci la faccia, il cuore, la propria passione e intelligenza”, un incontro per andare oltre il semplice conoscersi e consolidare sempre di più la cultura del dialogo e della pace.
Ringraziamo quanti/e si sono impegnati/e per la realizzazione delle iniziative e a tutti diamo il nostro fraterno augurio di
Shalom, salaam, pace
I promotori della giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico
Roma, 26 ottobre 2013
Per l’elenco dei promotori, per le adesioni e le iniziative vedi la pagina:
http://www.ildialogo.org/cristianoislamico

Sabato 26 Ottobre,2013 Ore: 10:15

27 Ottobre 2013Permalink

25 ottobre 2013 – L’Osservatore romano segnala la solidarietà senza impegni legali

Una segnalazione che suona critica

Il significato della notizia (che mantiene il tono sobri tipico del quotidiano vaticano) è tutto nel titolo.
Una mia domanda: perché a livello locale il mondo cattolico opta per la beneficenza (anche di alto livello) e guarda con sospetto all’interesse per modifiche di natura politico-istituzionale? 

L’Osservatore Romano:  http://www.vatican.va/news_services/or/or_quo/text.html#3

Al Consiglio europeo non sono previste modifiche della legislazione comunitaria su immigrazione e asilo   

                                                                            SOLIDARIETA’ SENZA  IMPEGNI LEGALI

Bruxelles, 24. Il vertice straordinario dei capi di Stato e di Governo dell’Unione europea, oggi e domani a Bruxelles, affronta i temi dell’immigrazione e dell’asilo con la dichiarata intenzione di un maggior coinvolgimento comunitario, ma senza modifiche strutturali alle regole che ne affidano la gestione all’esclusiva competenza dei singoli Stati. Su iniziativa di Italia, Francia, Spagna, Grecia, Malta, Cipro e Croazia, nella bozza della dichiarazione finale del vertice, che ovviamente deve essere ancora discussa, sono stati aggiunti la “necessità di un’azione europea”, un richiamo alla solidarietà e l’impegno alla “cooperazione con gli Stati di origine e transito” dei migranti e dei profughi. Viene inoltre fissata entro la fine dell’anno la scadenza per la costituzione del comitato che Stati membri e Commissione europea devono insediare per “individuare azioni concrete per un uso più efficiente degli strumenti esistenti”.

 Il punto cruciale è proprio quello degli strumenti esistenti, a partire da Frontex, l’agenzia europea per le frontiere. Né rappresenta un sostanziale mutamento l’adozione, già decisa martedì a Lussemburgo dal Consiglio dei ministri degli Esteri, dell’European Border Surveillance System (Eurosur), un programma per consentire una condivisione di informazioni tra gli Stati che effettuano operazioni di sorveglianza delle frontiere, sulle quali mantengono appunto competenza esclusiva. L’Eurosur, infatti, è uno strumento tecnico e non una sede decisionale comunitaria.

25 Ottobre 2013Permalink

24 ottobre 2013 – Registrazione anagrafica per i figli di immigrati

Premessa a mia futura memoria

Riporto per esteso la mozione n. 21 presentata ieri alla presidenza del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia.

Mi sembra importante rilevare che le firme dei presentatori appartengono a consiglieri di tre diversi gruppi che si sono fatti carico di due elementi per me ineludibili: una corretta documentazione che non si umilia, come spesso accade, agli slogan a volte impropriamente declamati e lo sforzo di ritrovare in una materia per sé appartenente allo stato e, nella sua attuazione, ai comuni, un ruolo proprio e corretto della Regione.
Vorrei scrivere molto di più perché per me seguire nel corso degli ultimi anni questa vicenda è stata un’esperienza per lo più dolorosa, spesso frustrante ma importante anche per valutare chi ci rappresenta e governa. E non voglio dimenticare.

XI LEGISLATURA  Mozione n. 21

Registrazione anagrafica per i figli di immigrati”

Pustetto, Cremaschi, Edera, Da Giau, Paviotti, Gregoris, Zecchinon

Il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia,

PREMESSO che:

− il 6 giugno 2013 il Gruppo Convention on the Rights of the Child (CRC) ha redatto il Sesto Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia (2012-2013) alla presenza del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Enrico Giovannini, del Vice Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maria Cecilia Guerra, e dell’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza, Vincenzo Spadafora;

− in quell’occasione il CRC ha rilanciato la raccomandazione del Comitato ONU sui Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza perché il Governo italiano si impegni a superare le “restrizioni legali e pratiche rispetto al diritto dei minori di origine straniera di essere registrati alla nascita”;

− in particolare il Comitato esprime preoccupazione di come la Legge 15 luglio 2009, n. 94 sulla pubblica sicurezza renda obbligatorio per i cittadini stranieri mostrare il permesso di soggiorno per gli atti inerenti il registro civile; il conseguente obbligo di denuncia per i pubblici ufficiali rappresenta un deterrente per quei genitori che, trovandosi in situazione irregolare, non si presentano agli uffici anagrafici per la registrazione del figlio per paura di essere identificati ed eventualmente espulsi (art. 1, comma 22, lettera g), stessa legge);

− sebbene non vi siano dati certi sull’entità del fenomeno le stime più recenti sulla presenza di immigrati in situazione irregolare fanno supporre che vi possa essere un numero significativo di gestanti in situazione irregolare che potrebbero, per paura di essere identificate, non accedere alle cure ospedaliere ed alla registrazione anagrafica del figlio;

− se è vero che la circolare n 19 del 7 agosto 2009 del Dipartimento per gli affari interni e territoriali, nell’ intento di sciogliere possibili dubbi interpretativi della l. 94/2009, al punto 3 recita: “Per lo svolgimento delle attività riguardanti le dichiarazioni di nascita e di riconoscimento di filiazione (registro di nascita – dello stato civile) non devono essere esibiti documenti inerenti al soggiorno trattandosi di dichiarazioni rese, anche a tutela del minore, nell’interesse pubblico della certezza delle situazioni di fatto”, resta il fatto che la legge in questione è tuttora in vigore e in ogni caso è sempre sovraordinata rispetto ad una circolare;

POSTO che la “Convenzione dei diritti del fanciullo– ratificata con legge 27 maggio 1971, n. 176 –stabilisce che: “il fanciullo è registrato immediatamente al momento della sua nascita e da allora ha diritto ad un nome, ad acquisire una cittadinanza e, nella misura del possibile, a conoscere i suoi genitori e ad essere allevato da essi”;

VISTO che il decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 “Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero”, all’art 35 norma l’Assistenza sanitaria per gli stranieri non iscritti al Servizio sanitario nazionale (legge 6 marzo 1998, n. 40, art. 33) anche se non in regola con le norme relative all’ingresso e al soggiorno;

CONSIDERATO che al comma 3, lettere a), b), c), d), e) dello stesso articolo viene puntualizzato come lo Stato assicura la tutela sociale della gravidanza e della maternità, la tutela della salute del minore, le vaccinazioni, gli interventi di profilassi internazionale e la diagnosi e la cura delle malattie infettive;

VISTO che la Regione FVG con deliberazione della Giunta regionale n. 1147 del 28 giugno 2013 ha recepito l’accordo n. 255/CSR sui migranti, approvato il 20 dicembre 2012 in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, in cui si dispone che l’accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme del soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all’autorità;

PRESO ATTO che non tutte le nostre strutture hanno recepito in toto quanto sopraindicato stante che richiedono un documento valido di soggiorno per la registrazione del minore alla nascita

Tutto ciò premesso;

impegna la Giunta regionale

− a garantire l’obbligo di registrazione alla nascita di tutti i bambini che nascono e vivono in Regione intervenendo presso gli uffici dell’anagrafe di tutti i Comuni della Regione e presso i Presidi Ospedalieri che hanno la delega dei Comuni per la registrazione anagrafica dei nuovi nati affinché si applichi la Circolare del 7 agosto 2009;

− a coinvolgere i parlamentari eletti in regione al fine di sostenere la proposta di legge 740 “Modifica dell’art 6 del Testo Unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 in materia di obbligo di esibizione dei documenti di soggiorno” presentata il 13 aprile 2013 a prima firma Rosato;

− ad intraprendere una diffusa campagna di sensibilizzazione sul diritto di tutti i bambini di essere registrati alla nascita, indipendentemente dalla validità o meno del permesso di soggiorno dei genitori.

Presentata alla Presidenza il 23/10/2013

24 Ottobre 2013Permalink