24 dicembre 2022 – Un neonato al gelo _ abbandonarlo è scelta responsabile!!??

Copio questa notizia da Il Giorno .
A fianco del titolo leggo
Annamaria Lazzari  Cronaca

Milano, bebè lasciato in ospedale: “10 giorni per riconoscerlo. Non resisterebbe al gelo”

La decisione sofferta dei genitori, che ora vivono in una tenda nella stazione di San Donato Il procuratore Cascone: “Scelta responsabile ma resta l’amarezza per la loro situazione”

Se una madre partorisce ha dieci giorni di tempo per effettuare il riconoscimento del neonato. Se non lo fa, il parto diventa in anonimato e si apre automaticamente un procedimento di adottabilità”. A chiarirlo è Ciro Cascone, procuratore capo del Tribunale per i minorenni di Milano, commentando la vicenda di Sabrina.

La ragazza, 23 anni ed originaria di Cagliari, vive sulla strada col compagno Michael, 29 anni. Di fronte agli operatori del Cisom mercoledì notte ha raccontato di aver partorito il 2 dicembre all’ospedale di Melegnano ma nella sua fragilissima condizione non ha potuto tenere con sé il bambino nato prematuro. “Mi hanno dato dieci giorni di tempo per riconoscere mio figlio. Ma come farebbe a sopravvivere con me al gelo?” ha affermato la ragazza, finita a dormire sotto una tenda raffazzonata nella stazione di San Donato.

Un approdo disperato dopo un’odissea che ha portato la coppia prima in Germania (dove il ragazzo faceva il pizzaiolo, prima di perdere il lavoro) e poi ad Amsterdam e a Chiasso. Sono arrivati ad aprile a Milano ma sono privi di documenti. Di dormitorio non ne vogliono sentire parlare per non essere separati. “Abbiamo dormito con meno 19 gradi in Germania, al gelo, riusciremo a resistere a Milano” ha spiegato il compagno.

Sabrina ha problemi di salute. “I genitori in queste condizioni disagiate non sarebbero stati in grado di tenere con sé il bambino e credo che la loro scelta sia stata in qualche maniera la più responsabile. Rimane l’amarezza per la situazione di emarginazione dei giovani genitori. Non sarà purtroppo il primo né l’ultimo caso di ragazzi che si perdono senza che nessuno faccia niente per accompagnarli verso un progetto di vita accettabile” commenta il procuratore.

Milano – La marginalità sociale ha anche il volto giovanissimo di Sabrina. Una lunga odissea l’ha portata dalla natìa Cagliari a una città imprecisata della Germania, poi in Olanda e in Svizzera fino ad arrivare a Milano lo scorso aprile. C’è di più nella sua storia straziante: Sabrina il 2 dicembre è diventata madre. Ha partorito all’ospedale di Melegnano ma nella sua fragilissima condizione non ha potuto tenere con sé il bambino nato prematuro. “Mi hanno dato dieci giorni di tempo per reclamare mio figlio al Tribunale dei Minori. Ma come farebbe a sopravvivere con me al gelo?”, sospira la ragazza 23enne che vive sotto una tenda raffazzonata creata con un ombrello e delle coperte in una banchina esterna nella stazione di San Donato Milanese. “Erano tre anni che non avevo il ciclo, mi sono accorta che ero incinta quando era troppo tardi e non era possibile neppure abortire”.

Il compagno

Non è da sola. Con lei c’è Michael che di anni ne ha 29: “Dormitorio? Non se ne parla. Ci separerebbero. Io non potrei vivere senza di lei e lei da sola soffrirebbe di attacchi di panico e depressione. Abbiamo dormito con meno 19 gradi in Germania, al gelo in strada, riusciremo a resistere a Milano”, assicura con un velo di tristezza sul volto il ragazzo, mentre i volontari Cisom distribuiscono del tè caldo, panettoncini, coperte.

“Il lavoro? Facevo il pizzaiolo in Germania poi dopo il Covid ho perso l’occupazione e non l’ho più ritrovato. Dalla Germania ci hanno dato il foglio di via. Siamo andati ad Amsterdam e poi a Chiasso ma ci hanno cacciato anche da lì e siamo arrivati a Milano. Per un po’ abbiamo dormito in centro e da poche settimane siamo arrivati qui a San Donato Milanese”, racconta Michael. “Non abbiamo i documenti.

Dovremo tornare a Cagliari per rifarli ma non ci possiamo permettere il viaggio andata e ritorno. In Sardegna non vogliamo peraltro tornare a vivere: è un binario morto, non c’è lavoro e nessuno ti dà una mano”.

Sabrina soffre di perdite anomale di sangue dopo il parto e teme di aver contratto un’infezione, per questo le volontarie le danno un kit di igiene e degli assorbenti. Lorenzo Farini Quartara, responsabile dell’attività socio-assistenziale del Cisom Milano, fa di più: organizza un appuntamento alla clinica Mangiagalli per il giorno successivo telefonando a un medico amico anche se è mezzanotte passata. “Vi aspettano per domani, non servono i documenti” dice prima di accomiatarsi. “Ci andremo” promettono Michael e Sabrina. E speriamo che sia davvero così.

Parole mie che scrivo a stento
Non c’è una parola sul diritto del nato a una famiglia
Per i  nati in Italia figli di sans papier  la famiglia non c’è perché possono non essere registrati all’anagrafe, per il piccolo nato a Melegnano la famiglia non c’è perché fa freddo  .
In entrambi i casi la situazione è affrontata senza che emerga un protagonismo del nato sia fantasma, se figlio di non comunitari senza permesso di soggiorno, sia corpo reale ma figlio di coppia con problemi sociali gravi.
Vorrei che qualcuno mi dicesse c he questa notizia è inventata mentre so che l’altra  è vera ma affondata nel silenzio voluto dal disinteresse.

 

 

24 Dicembre 2022Permalink

21 dicembre 2022 – NON SOLO CERCIVENTO. QUANDO LA MEMORIA DIVENTA STORIA

Come per il precedente  articolo ricordo  che anche  questo è stato pubblicato nel  n. 270  del periodico  Ho un sogno (reperibile alla libreria CLUF di via Gemona 22) . Vive da 31 anni ed  è l’unica fonte di informazione per alcune notizie ignorate .

Da anni Ho un Sogno si occupa dei fusilaz di Cercivento una storia di caduti per mano della patria che i discendenti e il paese consapevole non hanno permesso soffocasse nel silenzio, riposta nella sfera degli affetti privati.
Così accanto al cimitero nel luogo in cui il 1° luglio 1916 Silvio Gaetano Ortis, Basilio Matiz, Giovan Battista Corradazzi e Angelo Massaro furono fucilati sorge un cippo che ne ricorda la violenza subita.
“NON SOLO CERCIVENTO”. L’11 novembre il loro caso ha dato il titolo a un convegno che si è svolto presso la sede dell’Università di Udine , promosso dalla “Consulta sulle fucilazioni e decimazioni per l’esempio”, un organismo nato a seguito della legge regionale 7/2021 che ha fra i suoi compiti quello di costruire “l’Albo dei caduti per l’esempio” .
L’11 novembre, nel presentarsi per la prima volta pubblicamente, la Consulta ha dato spazio agli interventi di storici, che necessariamente sono andati oltre la memoria di quel fatto e che saranno raccolti in una apposita pubblicazione.
Tra i relatori, Giulia Sattolo che nel 2018 ha pubblicato “Questa sera verrà il bello! La decimazione di Santa Maria la Longa”.
In questo testo, l’autrice ci affida, fra i tanti documenti raccolti con una cura che svela una partecipazione che va ben oltre la diligenza, l’ordine del duca d’Aosta Emanuele Filiberto di Savoia, che con impudica arroganza ben svela l’intento omicida delle decimazioni dove la vita degli uomini è affidata al sorteggio: “Intendo che la disciplina regni sempre sovrana fra le mie truppe. Ho approvato che, nei riparti che sciaguratamente si macchiarono di così grave onta, alcuni colpevoli o non, fossero immediatamente passati per le armi. Così farò, inesorabilmente, quante volte sarà necessario. […] Per compierlo, non mi arresterò davanti a nessuna misura, per quanto grave. Questo ordine sia letto a tutte le truppe (pag. 58)”.
A Santa Maria la Longa il 16 luglio 1917 furono fucilati 28 uomini, il cui corpo era stato ridotto a un tirassegno differenziato: “fucilazione al petto per reati gravi ma non infamanti e fucilazione alla schiena per delitti considerati disonorevoli e vergognosi (pag. 142)”.
A Santa Maria la Longa venivano concentrati i militari per il riposo previsto e regolamentato nel corso della terribile guerra in trincea. Un gruppo di costoro, appartenente alla Brigata Catanzaro, resosi conto che ciò che era loro dovuto non era invece assicurato, aveva organizzato una protesta che si sarebbe consolidata una sera, quando fosse venuto “il bello”!
L’ingenuità dei militari che avevano organizzato la comprensibile protesta li aveva indotti ad immaginare che i ‘superiori’ li considerassero esseri umani.
E la sera in cui la situazione si sarebbe dovuta risolvere come il regolamento prevedeva, sperimentarono il risultato dell’arroganza di un potere incontrollato e folle.
La loro fucilazione avvenne lontano dall’abitato, fu vista da alcuni ragazzini nascosti, chi sapeva tacque a lungo.
A strage consumata i ‘sopravvissuti’ furono allontanati dal luogo del massacro e dispersi fra altre brigate e compagnie.
Le salme dei fucilati vennero gettate in una fossa comune: il dolore e la pietà non dovevano aver rifermenti tali da sollecitare l’orrore consapevole di chi ne venisse a conoscenza e il disonore delle vittime la cui sorte era stata affidata ai dadi doveva estendersi ai parenti lontani. Solo “agli inizi degli anni Venti, i familiari delle vittime di fucilazioni ed esecuzioni sommarie iniziarono a chiedere legittimamente notizie dei propri cari” (pag. 163).

A Santa Maria la Longa trascorse una sosta anche il fante Giuseppe Ungaretti. Probabilmente questa esperienza ispira il breve componimento “Soldati”, (luglio 1918) che , mentre trasmette lo stato d’animo di un momento, lo estende a tutta condizione umana

Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie

LA MEMORIA CONDIVISA DELL’ORRORE
Le guerre portano una infinita serie di orrori e di costi in termini di vite umane: centinaia di migliaia di morti sul campo o negli ospedali, di invalidi destinati a una misera esistenza e di prigionieri.
Uno degli aspetti più sconvolgenti riguardò, tra il 1914 e il 1918, la repressione interna per il mantenimento della disciplina tra i soldati, ovvero la “fucilazione come esempio” (termine diffuso in Francia), o “fucilazioni sommarie” (termine italiano).
Già il 24 maggio 1915 Luigi Cadorna stabiliva, nella sua Circolare n.1 che: “Il Comando Supremo vuole che in ogni contingenza di luogo e di tempo regni sovrana in tutto l’esercito una ferrea disciplina”. Per mantenerla “si prevenga con oculatezza e si reprima con inflessibile rigore”.
Il 28 settembre dello stesso anno, il “Reparto Disciplina avanzamento e giustizia militare” del Comando Supremo, con la Circolare n, 3525 poneva le basi per le fucilazioni sommarie, dettando la procedura per l’intervento di repressione di fronte all’apparire di gravi sintomi di “indisciplina individuale o collettiva nei reparti al fronte”.
Al terzo punto era scritto che “il superiore ha il sacro diritto e dovere di passare immediatamente per le armi i recalcitranti e i vigliacci. Per chiunque riuscisse a sfuggire a questa salutare giustizia sommaria subentrerà inesorabile quella dei tribunali militari”.

 

 

 

21 Dicembre 2022Permalink

20 dicembre 2022 – LE CONCLUSIONI DELLA COMMISSIONE SEGRE VANNO RESE OPERATIVE

E’ uscito il  n. 270  del periodico  Ho un sogno (reperibile alla libreria CLUF di via Gemona 22) . Vive da 31 anni ed  è l’unica fonte di informazione per alcune notizie ignorate .
Questo numero porta due miei articoli,  Comincio dal primo che non sfugge alla mia costante attenzione ai ‘bambini fantasma’.
Naturalmente in HUS 270 c’è anche molto altro

Era il 6 giugno 2018 e Liliana Segre, che il presidente Mattarella il 19 gennaio aveva nominato senatrice a vita “per aver illustrato la Patria con altissimi metriti nel campo sociale”, si presentava al Senato con il suo primo discorso.
Se qualcuno avesse pensato a una meritatissima onorificenza per una vecchia grande signora si sarebbe sbagliato: il Senato si assicurava la presenza di una donna lucida e attiva, con una forte capacità comunicativa, a molti sgradita, tanto da scatenare minacce e indurre il Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza ad assegnarle una scorta. In risposta, la senatrice Segre propose come suo primo atto legislativo l’istituzione di una Commissione parlamentare di indirizzo e controllo sui fenomeni d’intolleranza, razzismo e antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza. «Tale Commissione – aveva dichiarato – potrà svolgere una funzione importante: è un segnale che come classe politica rivolgiamo al Paese, un segnale di moralità, ma anche di attenzione democratica verso fenomeni che rischiano di degenerare»..
Dopo un percorso non facile, che la vide sempre presente, il 27 giugno 2022 la senatrice Segre presentò la relazione conclusiva dell’ampio lavoro votato all’unanimità.
Contemporaneamente le Nazioni Unite decidevano di promuovere la Giornata Internazionale contro i discorsi d’odio che si celebrerà ogni 18 giugno.

Non è possibile sintetizzare i temi che emergono da quel documento ricchissimo di riferimenti ma, come Ho un sogno, ne vogliamo segnalare uno connesso al lavoro di informazione che, con i nostri mezzi, abbiamo  sostenuto per anni.
Dal 2009, ci sono bambini che nascono in Italia cui è negata l’iscrizione nei registri di  stato civile, destinati a restare senza identità. Se il Parlamento prenderà atto del documento Segre come uno strumento vivo e operativo quale si propone, non potrà sottrarsi al dovere di cambiare la legge del 2009 riconoscendo che, al momento di registrare la nascita di un figlio in Italia, a nessuno può venir chiesto il permesso di soggiorno. La burocrazia può essere feroce nella sua apparente insignificanza e, nel caso specifico, farsi creatrice di bambini invisibili persino ai coetanei.
Il 13 ottobre 2022, Liliana Segre, Presidente del Senato, lo ha ricordato ancora imponendoci la sua immagine di bambina di otto anni, cacciata da scuola perché ebrea e, infine, “bersaglio d’odio”, identificata con un codice numerico tatuato sul braccio.
«In questo mese di ottobre nel quale cade il centenario della Marcia su  Roma, che dette inizio alla dittatura fascista, tocca proprio ad una come me assumere momentaneamente la presidenza di questo tempio della democrazia che è il Senato della Repubblica. Ed il valore simbolico di questa circostanza casuale si amplifica  nella mia mente perché ai miei tempi la scuola iniziava in ottobre; ed è impossibile per me non provare una  sorta di vertigine ricordando che quella stessa bambina che in un giorno come questo del 1938, sconsolata e smarrita, fu costretta dalle leggi razziste a lasciare vuoto il suo banco delle scuole elementari, oggi si trova  per uno strano destino addirittura sul banco più prestigioso del Senato!».

Augusta De Piero

Qui aggiungo per eventuali approfondimenti e verifiche

Per conoscere il testo integrale e la presentazione del documento della commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione alla violenza

https://reasonproject.eu/commissione-segre-la-relazione-conclusiva/

Legislatura 18ª – Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza – Resoconto sommario n. 54 del 22/06/2022 (senato.it)

Per conoscere il testo integrale  anche in video del discorso Segre  del 13 ottobre

Senato, il discorso della senatrice a vita Liliana Segre – integrale – YouTube

Il discorso integrale di Liliana Segre: nel tempio della democrazia a 100 anni dalla marcia su Roma (rainews.it)

20 Dicembre 2022Permalink

17 dicembre 2022 – Un appuntamento consueto – Lettera di Natale firmata da sacerdoti e laici

Come ogni anno esce la lettera di Natale firmata da sacerdoti e laici che si apre nel ricordo di don Di Piazza e prosegue con attenzione esplicita   a molte realtà difficili e offerte di solidarietà spesso ammirevoli. Quella lettera ricorda Hebe de Bonafini,  la fondatrice del Movimento delle Madri di  Piazza di maggio scomparsa lo scorso novembre.
Questo blog conosce benissimo quella vicenda e conosce lo sforzo immane della Madri  cui erano stati strappati figli e figlie dal regime dei colonnelli.
Le Madri sapevano delle figlie  i cui nati  venivano dati in adozioni fasulle ad ‘amici’ , dopo essere stati strappati ai genitori, alle madri costrette a partorire prima di essere ammazzate , privati  del nome che loro spettava e che le Madri hanno cercato  di poter loro attribuire riconoscendoli.
Ancora una volta la “lettera di Natale”  ci propone molte immagini di un mondo devastato ieri e oggi, un oggi in  cui una legge italiana ha studiato il modo di rendere  inesistenti come persone riconosciute  i  nati in Italia, se figli dei migranti irregolari.
Di questi  la lettera di Natale non fa parola: è una scelta diffusa che sostiene la scelta politica del 2009  e che certamente  non si impegna in una proposta di modifica legislativa grata a  chi vota e che quindi  non va disturbato  perché utile elettore elettore.
Ricordo a suo merito  l’intervento si Furio Honsell  alla celebrazione del 25 aprile a Tricesimo che offre alla sua PDLN16 la solidità del riferimento storico (si veda nel mio blog il post dello scorso 1 settembre)  riferimento che non salvò la proposta di legge intesa a riconoscere ogni nato in Italia e bocciata dalla maggioranza lo scorso  27  ottobre.
E’ chiaro che non rappresento nessuno e le mie parole  di oggi nascono dal rispetto della mia dignità, rispetto che devo a me stessa
Segue la Lettera
PRIMAVERA DI UMANITÀ

LETTERA DI NATALE 2022   Zugliano, 25 dicembre 2022

 LETTERA DI NATALE 2022
Carissime e carissimi,
in questi giorni di feste vi raggiunga il nostro abbraccio fraterno, segno della condivisione di fatiche e sofferenze, come pure di gioie e speranze.IL GRATO RICORDO DI DON PIERLUIGI
Il 15 maggio scorso abbiamo dato l’ultimo saluto all’amico don Pierluigi Di Piazza: a lui va il ricordo vivo e vivificante più affettuoso e riconoscente per i “piccoli segni” che in particolare in questi ultimi trent’anni hanno accompagnato la sua vita di uomo e di prete, e che l’hanno sempre visto al fianco di migranti, poveri ed emarginati.
Siamo grati di aver camminato con lui sulla medesima strada e di aver avuto l’occasione di essere partecipi anche attraverso la Lettera di Natale, di veri e propri “laboratori di umanità” dove, in autentico spirito di condivisione, siamo cresciuti in quella fraternità universale che sola dà senso e gusto alla vita.
Collegandoci al detto rabbinico “lo stolto ha il cuore nel lato sinistro, il saggio ce l’ha nel lato destro”, accogliamo quella sapienza che non rinnega certo il buon senso e va ad affermare come saggio è saper “vedere” il cuore dell’altro, a destra rispetto al nostro punto di osservazione; stolto è chi è capace di sentire esclusivamente il proprio cuore, incurante o scettico di quel che pulsa nel cuore altrui, vivendo di quel che per Pierluigi era il vero nemico dell’uomo: l’indifferenza. È nostra convinzione che la sua saggezza dipendesse dal fatto che il suo cuore battesse proprio “sul lato destro”, in quanto nella sua vita ha fatto del cuore degli altri il suo proprio cuore, tanto da temere – come spesso affermava – di non poterlo contenere.
Forse è da qui che siamo chiamati a ripartire, dall’idea di persona che alberga nel nostro cuore e che condiziona le relazioni personali, sociali, politiche, ecclesiali e comunitarie.
Desideriamo tenere fisso lo sguardo sulla sua profetica ed evangelica testimonianza accanto ai fragili della storia, richiamo continuo e pressante a tener vivo anche in noi questo impegno.L’IMPEGNO NEL QUOTIDIANO
Perché l’impegno di ciascuno è determinante. E la testimonianza infonde coraggio, quel coraggio che intravediamo, a esempio:

  • nella scelta da parte di alcuni portuali di Genova – protesta estesa poi a Napoli, Ravenna e Livorno – di bloccare il caricamento di quelle navi che trasportano morte, denunciando il traffico di armi (dirette probabilmente in Yemen e in Siria);
  • nella scelta di quel giovane ceceno che, per non divenire “operaio di morte”, ha disertato il richiamo alle armi e per aver salva la vita è dovuto scappare con la moglie e con i suoi due piccoli bambini, ed è stato accolto al Centro Balducci;
  • nella scelta di chi, nella tragica situazione dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin, rifiuta di andare a combattere pagando di persona e si dichiara obiettore di coscienza sia in Russia che in Ucraina, volendo svolgere un servizio civile alternativo al servizio in armi;
  • nella scelta di Maryam Rawi, l’attivista portavoce di RAWA, l’associazione di resistenza di donne afghane all’orrore talebano che lotta con tante altre donne, a rischio della propria vita, per la libertà e i diritti delle donne in quel Paese;
  • nella scelta di Mahsa Amini, uccisa per aver protestato contro l’oppressione e delle migliaia di donne che anche in Iran rischiano la vita e il carcere lottando per la dignità e la libertà;
  • nella scelta delle ONG che, per salvare i migranti nei nostri mari, danno concreta attuazione alle leggi internazionali sull’obbligo di soccorso in mare sfidando politiche ingiuste e omertose;
  • nella scelta di numerose associazioni, gruppi, movimenti e comunità che continuano a resistere e a promuovere cammini di giustizia, di pace e di prossimità,
  • nella scelta di milioni di giovani che apertamente e pacificamente manifestano per le strade del mondo e operano da volontari in tanti ambiti della vita sociale richiamandoci all’impegno di prenderci cura di nostra madre Terra e di lottare accanto ai fragili e contro le ingiustizie e le iniquità del nostro mondo.

LE MIGRAZIONI E LE LORO NARRAZIONI
Il rapporto “Italiani nel Mondo 2022” promosso dalla Fondazione Migrantes afferma che il numero degli italiani residenti all’estero (oltre 5,8milioni, il 9,8% della popolazione) abbia superato quello degli stranieri residenti in Italia (quasi 5,2milioni, l’8,8%).
In questo contesto interculturale e di migrazioni universali, ci rattrista constatare quanto si stia rafforzando in Italia e in Europa la chiusura verso i migranti. Il numero di persone in fuga ha segnato un nuovo record nel 2022 con oltre 100 milioni di persone confermando la tendenza a crescere dell’ultimo decennio, seppure con numeri tali verso l’Europa e l’Italia da non giustificare alcuna presunta “invasione”.
Più dell’80% dei rifugiati, infatti, proviene da – e trova rifugio in – Paesi poveri del Sud del mondo dai quali i rifugiati stessi quasi mai vengono ricollocati verso l’Europa, creando in tal modo non solo dei campi, ma quasi interi paesi con funzioni di confinamento, come è stato ricordato proprio al Centro Balducci in un Convegno internazionale a inizio dello scorso mese di maggio, l’ultimo evento al quale Pierluigi ha partecipato.
Vogliamo far fronte a una narrazione delle migrazioni che fomenta inutili paure e pregiudizi, portando al rifiuto delle persone provenienti da altri Paesi.
Addolora profondamente che dal 2014 siano più di 50mila le persone morte sulle rotte di migrazione: i dati dell’International Organization for Migration (IOM) in un recentissimo rapporto confermano che più della metà dei morti si sia verificato sulle rotte verso e all’interno dell’Europa, e più del 60% del totale rimanga non identificato. Nonostante l’aumento delle perdite di vite umane, i Governi europei e il nostro in particolare non stanno realizzando alcun programma efficace di ricerca e soccorso in mare che consenta di almeno arginare la strage in corso. Solo le ONG, spesso criminalizzate, sono rimaste a ricordare che l’Europa è – o, meglio, dovrebbe essere – un progetto di unità politica basata sul rispetto dei diritti umani.
Anche nei nostri territori si presentano situazioni di estrema gravità con persone ammassate in caserme o abbandonate in strada, senza la pur minima attenzione ai loro diritti e ai loro reali bisogni.
Siamo convinti che si tratti di una tendenza che può essere invertita solo compiendo uno sforzo rinnovato e concertato per costruire in comune sentieri di pace, giustizia e solidarietà.
Non vogliamo quindi chiudere gli occhi di fronte a quelle guerre strumentali che facciamo ai migranti, ai richiedenti asilo, ai disperati della storia, a chi entra nelle nostre terre di confine percorrendo la Rotta balcanica, una delle vie di fuga più dure in Europa, segnate da violenze e continui respingimenti illegali. I medesimi respingimenti che preoccupanti dichiarazioni pubbliche di questi giorni dell’attuale sottosegretario agli Interni Prisco vede reintrodurre alla frontiera tra Italia e Slovenia.
Coloro che facciamo fatica a incontrare e accogliere non sono statistiche e meri numeri, non sono “carico residuale”, ma persone, fratelli e sorelle di questa umanità: il “prossimo tuo” per Gesù di Nazareth, per chi crede in Lui e per tante altre persone che ne condividono l’ideale di fratellanza.

UN CONTESTO SOCIALE COMPLESSO E SOFFERTO

Non vogliamo chiudere gli occhi di fronte alle tragedie attuali, sentendo nostro il dolore di tante famiglie per la perdita di persone care anche a causa della pandemia tuttora in corso, delle catastrofi naturali (è di sole poche settimane fa la frana che ha travolto nell’isola di Ischia il paese di Casamicciola), di tante guerre (oltre a quello tra Russia e Ucraina, ben altri 58 conflitti coinvolgono 160 Paesi) e di suicidi, vera e propria emergenza che ha segnato un considerevole aumento soprattutto all’interno di strutture come:
– carceri (il 2022 segna il macabro record in Italia: 79 persone, in Friuli l’ultima, il 7 novembre scorso, di un ventiduenne ospitato nella casa circondariale di Udine),
– caserme (i dati nazionali sono spietati: un uomo appartenente alle Forze armate, di polizia o di sicurezza ogni cinque giorni),
– e strutture dove sono accolti profughi e richiedenti asilo (ci ha colpito il suicidio del ventottenne pakistano appena entrato nel Cpr di Gradisca).
Non vogliamo chiudere gli occhi di fronte a un’“economia che uccide”: uccide l’uomo e il pianeta, porta alla crisi alimentare (quella aggravata dalle tre “C”: il Covid-19, i conflitti e il clima) con milioni di persone al mondo che muoiono di fame e una minoranza che butta via un terzo del cibo prodotto, mettendo a nudo che, se il pane quotidiano Dio lo dà a tutti, siamo noi che ancora non abbiamo imparato a condividerlo; un’economia che costringe 160 milioni di bambini al lavoro minorile per sopravvivere, che produce “scarti” e genera l’aumento delle situazioni di povertà “assoluta” (secondo il recente report di Caritas Italiana, solamente in Italia vede coinvolte due milioni di famiglie che non possono permettersi la spesa minima per condurre una vita accettabile).
Siamo per una “economia della vita”, amica della terra e dell’uomo. Per questo aderiamo idealmente e fattivamente anche noi al “Patto di Assisi 2022”, firmato da papa Francesco e da giovani economisti provenienti da tutto il mondo il 22 settembre scorso, che pubblichiamo in calce a questa lettera.

LA GUERRA E LA CORSA AL RIARMO
Non vogliamo rassegnarci ai conflitti che ci pongono popolo contro popolo. Lo scorso 27 marzo il pontefice ha affermato il “bisogno di ripudiare la guerra, luogo di morte dove i padri e le madri seppelliscono i figli, dove gli uomini uccidono i loro fratelli senza averli nemmeno visti, dove i potenti decidono e i poveri muoiono”. La guerra è un abominio e ci domandiamo se possa mai esistere una “guerra giusta”.
Per questo non vogliamo rassegnarci nemmeno all’uso indiscriminato delle armi. L’invasione di Putin, oltre ad aver portato distruzione e morte nelle città ucraine, ha avuto come effetto un pesante arretramento di qualsiasi progresso internazionale su disarmo e politiche di pace. Ci stiamo abituando al fatto che la guerra sia considerata un normale mezzo di risoluzione delle controversie internazionali determinando in questo decennio un arretramento storico senza precedenti dopo il 1948. Lo dimostrano la profonda crisi del sistema delle Nazioni Unite e le recenti decisioni di robusto aumento della spesa militare, che si va a sommare ad un trend già in decisa crescita.
Soprattutto ci sentiamo di esprimere forte preoccupazione sulla corsa agli armamenti, perché toglie vitali risorse, affamando intere popolazioni, e perché “alza l’asticella” aggravando la minaccia posta dalle armi nucleari, presenti in Italia anche e non solo nella base Usaf di Aviano.
Per contribuire a spalancare un futuro di pace, riteniamo sempre più necessario che il nostro Governo aderisca al Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari.
Tutti gli Stati nucleari e i loro alleati (tra i quali, purtroppo, anche l’Italia) hanno votato di recente contro una Risoluzione nel Primo Comitato Onu a sostegno del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari (passata con 124 voti favorevoli). E addirittura votando contro o – come l’Italia – astenendosi su una seconda Risoluzione che ribadiva “la profonda preoccupazione per le conseguenze catastrofiche delle armi nucleari” sottolineando “che è nell’interesse della sopravvivenza stessa dell’umanità che le armi nucleari non vengano mai più utilizzate, in nessuna circostanza”. La risoluzione esortava inoltre gli Stati “a compiere ogni sforzo per eliminare totalmente la minaccia di queste armi di distruzione di massa”. Come può dirsi democratica una nazione come l’Italia se si astiene dal firmare tale documento?
Insomma, al momento nessuno vuole abbandonare gli arsenali nucleari, che garantiscono potere e predominio, nonostante un pericolo di guerra atomica distruttiva mai così vicino.
Abbiamo il diritto di vivere in un mondo libero da questa minaccia. E abbiamo il dovere di consegnare a figli e nipoti un futuro degno di questo nome, educandoli dalla più tenera età a prendersi cura delle persone che incontrano con uno sguardo universale verso chi soffre pur lontano fisicamente da loro.
Qualsiasi uso di arma nucleare, intenzionale o accidentale, avrebbe conseguenze catastrofiche, vastissime e durature per gli esseri umani e per l’ambiente: Hiroshima e Nagasaki lo insegnano. È necessario mettere le armi nucleari fuori dalla storia prima che siano loro a mettere fuori dalla storia l’intera umanità! Così affermava sir Józef Rotblat, fisico polacco Nobel per la pace per la lotta contro lo studio e l’utilizzo delle armi nucleari: “Ricordatevi la vostra umanità e dimenticate tutto il resto!”. Un’umanità che ci fa fratelli gli uni degli altri nella condivisione delle diversità che ci caratterizzano, perché è nell’accoglienza della diversità che non solo riscopriamo la nostra identità, ma ci ritroviamo dall’altro arricchiti.

SOLIDALI CON GLI ESCLUSI E GLI EMARGINATI

Mentre siamo drammaticamente coinvolti nei grandi cambiamenti epocali e in un vissuto di violenza e sopruso nei confronti dei più deboli, il Vangelo è per noi luce di speranza che c’invita a sentirci tenuti per mano da Gesù di Nazareth. È Lui che, incoraggiandoci a non aver paura e a camminare insieme, ci spinge a osare di più, abitando nella concretezza le periferie esistenziali. Gesù stesso, negli ultimi momenti della sua vita terrena, ci ha voluto affidare alla custodia del Padre perché potessimo avere in noi stessi “la pienezza della sua gioia” (cf. Gv 17,11.13), una gioia frutto della misericordia di un Padre che ci ama non per i nostri meriti, ma perché ne siamo figli e desidera che tutti siano parte di una vita piena. È questo che crea in noi la fiducia che nella nostra esistenza l’ultima parola l’avrà l’Amore. Ed è questa fiducia che vorremmo trasmettere a chi ci legge.
Nell’accogliere questo dono, percepiamo che celebrare il Natale significa viverlo in quella dimensione universale di fraternità; significa fargli spazio essendo solidali con gli esclusi ed emarginati della storia; significa trovare la forza per rinnovare l’impegno a stare dalla parte degli indifesi con la medesima fedeltà di Hebe de Bonafini, morta lo scorso mese di novembre all’età di 93 anni, attivista argentina tra le 14 fondatrici, nel 1977, delle Madri di Plaza de Mayo con le quali ha lottato tutta la vita sfidando il regime al potere e sfilando pacificamente nelle piazze per chiedere verità e giustizia per gli oltre 30mila desaparecidos uccisi sotto la dittatura.
L’umanissimo figlio di Dio, accolto nel Natale, c’insegni la strada per un tenore di vita improntato alla sobrietà, alla corresponsabilità e alla condivisione, proiettandoci verso un futuro possibile e realizzabile, più dignitoso per tutti.
E sarà un giorno di primavera per questa nostra umanità.

I firmatari:
i preti Alberto De Nadai, Albino Bizzotto, Antonio Santini, Fabio Gollinucci, Franco Saccavini, Giacomo Tolot, Gianni Manziega, Luigi Fontanot, Mario Vatta, Massimo Cadamuro, Nandino Capovilla, Paolo Iannaccone, Piergiorgio Rigolo, Pierino Ruffato, Renzo De Ros;
Andrea Bellavite;
l’Associazione “Esodo” di Venezia;
il Centro “Ernesto Balducci” di Zugliano (UD),
il Gruppo “Camminare Insieme” di Trieste

 

17 Dicembre 2022Permalink

1 dicembre 2022 – Calendario di dicembre (pubblicato in ritardo il 13 dicembre)

.1 dicembre 1970   –  Approvazione della legge 898. Disciplina dei casi di scioglimento
…………                     ……………………………………………………………….di matrimonio
………………………..Nota come ‘legge sul divorzio ’ sarà difesa con referendum nel 1974

.1 dicembre 1955 –   Rosa Parks si rifiuta di cedere a un bianco il suo posto in  autobus.
……………………Boicottaggio dei bus a Montgomery. Alabama  (Montgomery Bus Boycott)

.1 dicembre 2000 –  Il giudice Guzman dispone il processo contro Pinochet in Cile

.2 dicembre 2002 –  Morte di Ivan Illich

.3 dicembre 1984 –  India, disastro di Bhopal. Muoiono più di 3800 persone

.3 dicembre 1967 –  Primo trapianto di cuore in Sud Africa

.4 dicembre 1975 –  Muore Hanna Arendt

.4 dicembre 1999 –  Muore Nilde Jotti

.4 dicembre 2016 –  Referendum confermativo modifica Costituzione – Fallito

.5 dicembre 1349 –  Norimberga – strage di ebrei accusati di essere responsabili della
………………………………   ……………………………………………………peste del 1348.

.5 dicembre 2000 – Italia: ergastolo per due generali della dittatura argentina

.5 dicembre 2013..-  Muore Nelson Mandela

.8 dicembre 1978 –  Fallisce il golpe di Junio Valerio Borghese

.8 dicembre 1965 –  Chiusura del Concilio Vaticano II

.9 dicembre 1987 –  Israele: inizio della prima Intifada

10 dicembre 1948 – Firma della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo  [nota 1]

11 dicembre 1997 –   L’Unione europea firma il protocollo di Kyoto

11 dicembre 2016 –  Morte del biblista e teologo  Paolo De Benedetti

11 dicembre 2018 –  Strage al mercatino di Natale di Salisburgo

12 dicembre 570 (?)– Nascita del profeta Muhammad
…………………………. La data è spostata da alcuni storici anche fino al 580

12 dicembre 1969 –  Milano: strage alla Banca dell’agricoltura di piazza Fontana

13 dicembre 1294 –   Celestino V rinuncia al papato

14 dicembre 1995 –   Bosnia: firma degli accordi di Dayton

14 dicembre  2019 –  Sardine a Roma. Piazza San Giovanni

15 dicembre 1969 –   Morte di Giuseppe Pinelli

15 dicembre 1972 –   Approvazione della legge 772 sull’obiezione di coscienza   [Nota 2]

15 dicembre 2018 –  Morte di Antonio Megalizzi        [nota 3]

17 dicembre 2014 –  USA e Cuba annunciano relazioni diplomatiche

18  dicembre 2022  – inizio  Hanukkah anno ebraico 5783   [nota 4]

19 dicembre 2001 –  In Argentina inizia il carcerolazo contro il governo

19 dicembre 2016 –  Berlino: strage al mercatino di Natale (probabile origine terroristica)

19 dicembre 2021 –  Cile_elezione di Gabriel Boric, presidente del Cile

20 dicembre 2008 –Morte di Piergiorgio Welby

22 dicembre 1988  –  Brasile: uccisione di ‘Chico’ Mendes

22 dicembre 2017 –  Viene approvata la legge n. 219 “Norme in materia di consenso
……………………………………….informato e di disposizioni anticipate di trattamento”.

23 dicembre 1899 –Nascita di Aldo Capitini

23 dicembre 2016 – ONU – approvata risoluzione sulla illegalità delle colonie nei Territori

23 dicembre 2017 – Il senato NON vota il cd ius soli con la collaborazione di Pd e .5stelle
……………………………..opportunisticamente silenti

24 dicembre 1979 – Le truppe sovietiche invadono l’Afghanistan

25 dicembre 1989 – Romania: viene giustiziato Nicolae Ceausescu

26 dicembre 1965 – Rapimento di Franca Viola

26 dicembre 1991 –  Si dissolve ufficialmente l’Unione Sovietica

26 dicembre 2021 – Morte di Desmond Tutu , primo arcivescovo nero del Sud Africa,
…………………….            presidente della Commissione per la verità e la Riconciliazione,
premio Nobel per la pace 1994.

26 dicembre 2022 – fine  Hanukkah anno ebraico 5783

27 dicembre 2007 – Uccisione di Benazir Bhutto

27 dicembre 2016 – Consiglio di Sicurezza dell’ONU approva la risoluzione 2334 relativa
…………………………………………………………………………agli  insediamenti nei Territori.

28 dicembre 2018 _ Morte di Amos Oz

29 dicembre 1908 –Terremoto di Messina

29 dicembre 1890 –USA. Il 7o cavalleggeri stermina gli ultimi Lakota Sioux

29 dicembre 2020  – Assassinio di Agitu Gudeta, imprenditrice de “la capra felice”

30 dicembre 2006 – Impiccagione di Saddam Hussein

31 dicembre 1991 –   Si dissolve ufficialmente l’URS

31 dicembre 2022 – Morte di papa Benedetto XIV,  Joseph Ratzinger

NOTE

Nota 1
La Giornata mondiale dei diritti umani è una celebrazione sovranazionale che si tiene in tutto il mondo il 10 dicembre di tutti gli anni. La data è stata scelta per ricordare la proclamazione da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite della Dichiarazione universale dei diritti umani, il 10 dicembre 1948.

Nota 2
Legge 15 dicembre 1972, n. 772 “Norme per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza” (abrogata dall’art. 23 della Legge 8 luglio 1998, n. 230).
Art. 1 Gli obbligati alla leva che dichiarino di essere contrari in ogni circostanza all’uso personale delle armi per imprescindibili motivi di coscienza, possono essere ammessi a soddisfare l’obbligo del servizio militare nei modi previsti dalla presente legge.

Nota 3
Morte di  Antonio Megal izzi, il giornalista italiano rimasto gravemente ferito nell’attentato di Strasburgo di martedì sera 11 dicembre. Il giovane, 28 anni, era in coma e le sue condizioni erano state definite «irreversibili». Non era stato giudicato operabile a causa della posizione in cui si era bloccato il proiettile che lo ha colpito.

Nota 4  Hanukkah o Chanukkà è la festività Ebraica dei lumi che si festeggia con l’accensione serale  della menorah.

13 Dicembre 2022Permalink

11 dicembre 2022 – Un aggiornamento per non trascurare il significato del 10 dicembre

In una situazione di caos assoluto ho inserito da facebook  una pagina sensata

Oggi, leggasi riferimento al 10 dicembre 1948  _il grassetto è mio   augusta

“Oggi è il 74° anniversario della firma della Dichiarazione Universale dei #DirittiUmani delle Nazioni Unite. È un’occasione per rileggere il suo preambolo e i suoi 30 articoli. È un’occasione per riflettere sulle violazioni di questi diritti che ancora vengono compiute nel mondo e interrogarci su quanto ciascuno di noi fa e potrebbe fare per evitarlo. Molta strada c’è da percorrere anche nel nostro paese per garantire la piena applicazione di questi principi. Ogni armamento venduto ad un paese che non rispetta i diritti umani è una violazione dei diritti umani. Tutto ciò che non promuove pari opportunità nel lavoro, nei servizi sociali, nell’educazione è una violazione dei diritti umani. Ogni discriminazione di salario nei confronti di lavoratori immigrati o irregolari è una violazione dei diritti umani. Ogni respingimento di un migrante è una violazione dei diritti umani. Ogni giorno che passa senza cancellare la norma che impedisce a tutti i bambini nati in questo paese ad avere un nome è una violazione dei diritti umani. Fino a quando vogliamo chiudere gli occhi per non vedere?”.
Così si è espresso #FurioHonsell consigliere regionale di #OpenSinistraFVG.

Mio commento:

Credo sia la prima volta che nel ricordo anniversario della firma della Dichiarazione Universale dei #DirittiUmani delle Nazioni Unite si inserisce la questione dei neonati fantasma.
Ringrazio Honsell che ha capito e lo dice e cerco di non pensare alla opportunistica scelta del silenzio compiuta da parlamentari, consiglieri regionali, sindaci, sostenuti da una società che ritengo si ostini a chiamarsi civile. I neonati sono evidentemente nemici pericolosi.

Aggiungo:

Ezechiele 12, 2:
“Figlio dell’uomo, tu abiti in mezzo a una genìa di ribelli, che hanno occhi per vedere e non vedono, hanno orecchi per udire e non odono, perché sono una genìa di ribelli.”

 

Per leggere l’intera dichiarazione:

https://unipd-centrodirittiumani.it/it/strumenti_internazionali/Dichiarazione-universale-dei-diritti-umani-1948/9

https://www.ohchr.org/en/universal-declaration-of-human-rights

 

 

11 Dicembre 2022Permalink

6 dicembre 2022 – L’obiezione di coscienza è una virtù. Da coltivare. Intervista a Mao Valpiana

L’obiezione di coscienza è una virtù. Da coltivare. Intervista a Mao Valpiana

Luca Kocci 03/12/2022, 21:34                                Tratto da: Adista Notizie n° 42 del 10/12/2022

41303 VERONA-ADISTA. Per approfondire i temi dell’obiezione di coscienza e del militarismo (v. notizia precedente), Adista ha intervistato Mao Valpiana, presidente del Movimento nonviolento e componente dell’esecutivo di Rete italiana Pace e Disarmo.

Il 15 dicembre saranno cinquanta anni dall’approvazione della prima legge per l’obiezione di coscienza al servizio militare. Nonostante i suoi molti limiti, credo che si sia trattato di una legge molto importante per il movimento per la pace. Cosa ne pensi?

Pochi giorni dopo l’approvazione della legge, Azione nonviolenta (dicembre 1972) titolava «Votata la legge truffa sull’obiezione di coscienza», con il sottotitolo «Chi per grazia sovrana verrà ammesso a compiere il servizio civile alternativo, dovrà pagarlo con una ferma maggiorata di 8 mesi, rimanendo in più sempre soggetto a tutti gli effetti, quale “soldato distaccato”, alla giurisdizione militare». Per rendere ancor meglio il giudizio fortemente negativo sulla legge, Pietro Pinna, l’estensore dell’articolo presentato come editoriale non firmato, scriveva: «Un Parlamento il quale doveva riconoscere il diritto, aperto a tutti, a obiettare (…) vota una legge che si traduce e serve al suo opposto, cioè a statuire il reato dell’obiezione di coscienza. Non c’è da farsi meraviglia di quest’esito, abnorme e logico insieme, da parte di un Parlamento composto di forze politiche che, dalla prima all’ultima, di destra e di sinistra, sono tutte concordi sul principio sommo (per il potere) della necessità dell’apparato di guerra». In sostanza si dice che non viene riconosciuta l’istanza fondativa dell’obiezione, cioè la messa in discussione radicale della struttura dell’esercito, come strumento di guerra. Tuttavia, dopo le dichiarazioni di principio, si riconosce che la legge apre comunque uno spiraglio che dovrà essere utilizzato per ottenere altri risultati, passando dalla testimonianza degli obiettori in carcere, alle lotte per la costruzione e la gestione del servizio civile. E infatti, furono proprio il Movimento nonviolento e il Partito radicale, protagonisti della lotta e del digiuno per ottenere la legge, a fondare e sostenere la Lega degli obiettori di coscienza, che dal 1973 in poi gestì la nascita e la crescita del servizio civile come pratica di impegno per il movimento pacifista dentro la società.

Quali sono stati gli effetti di quella legge sulla società italiana?

Il servizio civile, così come si è sviluppato in Italia, è stato una “invenzione” degli obiettori stessi. Lo Stato aveva predisposto un servizio civile nazionale unico, che immaginava nel corpo, allora militarizzato, dei pompieri. Gli obiettori rifiutarono, non rispondendo alla chiamata, e contrapposero invece un servizio civile diversificato, da attuarsi negli enti del privato sociale (assistenziali, culturali, ambientali, sindacali, ecc.) che si convenzionavano con il Ministero della Difesa per accogliere gli obiettori nelle loro sedi sparse su tutto il territorio nazionale. Dopo le prime resistenze da parte dell’amministrazione militare, passò e si diffuse questo modello di servizio civile, che presto divenne uno dei più avanzati d’Europa. L’obiettore di coscienza in pochi anni divenne una figura riconosciuta che lavorava nel territorio a fianco degli ultimi. Enti o associazioni importanti, come la Comunità di Capodarco, l’Istituto don Calabria, l’ospedale psichiatrico di Basaglia, accolsero per primi gli obiettori, e “sdoganarono” questa figura dandone un’immagine positiva.

La fine della leva obbligatoria è stata una vittoria per il movimento? Oppure l’esercito dei professionisti ha provocato delle conseguenze negative – a cominciare dall’aumento delle spese per gli armamenti – di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze?

La leva obbligatoria è un’invenzione napoleonica, che rispondeva alla concezione “moderna” della guerra su larga scala. Dopo la prima e soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, cambia nei fatti anche la concezione della guerra stessa, sempre più sofisticata, sempre più tecnica, sempre più professionale. La leva popolare quindi ha un suo naturale decadimento, che lascia il posto al professionismo militare. Diminuisce il numero dei soldati, ma cresce la spesa. La sospensione dell’obbligo, cioè della schiavitù militare, è per noi certamente un fatto positivo, anche se questo non cambia di una virgola il male della struttura militare di preparazione e attuazione della guerra, che per certi versi diventa ancor peggiore.

C’è una “terza via” fra esercito di leva e dei professionisti?

No. La nostra prospettiva resta quella del disarmo unilaterale; quindi per noi la via è quella dell’abolizione degli eserciti.

Con la “sospensione” della leva obbligatoria, non si parla più di obiezione, che invece resta un valore da rilanciare. Basta vedere quello che sta succedendo oggi nella guerra in Ucraina, con migliaia di obiettori, di cui però i grandi mezzi di informazione preferiscono non dire nulla. Cosa ne pensi?

Sono d’accordo. L’obiezione di coscienza resta un caposaldo della nonviolenza. Prima ancora di fare del bene è importante non collaborare con il male, diceva il Mahatma Gandhi. I ragazzi russi e ucraini che rifiutano le armi, rischiando di persona e affrontando il carcere e il disprezzo, sono gli unici che si sottraggono alla guerra e prefigurano una via di pace. I mezzi di informazione non ne parlano perché sanno che il loro esempio sarebbe contagioso, come lo fu per molti ragazzi americani ai tempi del Vietnam. Ogni recluta può essere un obiettore di coscienza, ogni soldato un disertore. Dobbiamo aiutare e sostenere ogni singolo obiettore, dell’una e dell’altra parte: patrioti disarmati che non vogliono odiare la patria altrui.

Quella fiscale contro le spese militari poterebbe essere una campagna di obiezione da rilanciare oggi?

Purtroppo il sistema tributario odierno, con la tassazione alla fonte, non permette più una vera e propria obiezione fiscale alle spese militari, come si poteva fare con la Campagna che mettemmo in atto dal 1981 al 1998. Tuttavia nella nostra proposta di legge per la Difesa civile non armata e nonviolenta, sostenuta dalla campagna “Un’altra difesa è possibile”, è prevista la possibilità dell’opzione fiscale, cioè la possibilità per il cittadino contribuente di scegliere se finanziare la difesa armata o la difesa nonviolenta. Dobbiamo impegnarci affinché questa prospettiva diventi politicamente realizzabile.

Dopo la manifestazione nazionale del 5 novembre, è ipotizzabile la ripresa di un movimento per la pace che possa contare su “grandi numeri”? Oppure dal 2003 – il movimento pacifista «superpotenza mondiale», come scriveva il New York Times – a oggi sono cambiate troppe cose e quella situazione non è più proponibile? Perché?

Portare più di centomila persone in piazza, coinvolgendo oltre 600 organizzazioni, è stato un risultato politico importante. Soprattutto perché la manifestazione del 5 novembre a Roma non è un fatto isolato, ma fa parte di un percorso che è partito da lontano, da quando è iniziato il processo di costruzione della “Rete italiana pace e disarmo” che dà voce a un movimento pacifista finalmente maturo, che non si accontenta di slogan o ritualità, che è anche un soggetto politico autonomo ed indipendente. La mobilitazione permanente in atto che ora si riconosce nel cartello “Europe for Peace”, ha l’ambizione di mettere in campo un movimento europeo che possa essere interlocutore di partiti, governi e diplomazie per la costruzione di una Agenda di pace. Il movimento pacifista è già maggioritario nell’opinione pubblica

6 Dicembre 2022Permalink

30 novembre 2022 – Le parole sono importanti anche nell’autobiografia della presidente del consiglio

Memorie carsiche nell’autobiografia di Giorgia Meloni

Maria Rosa Zerega

Giorgia Meloni, Io sono Giorgia. Le mie radici, le mie idee, Rizzoli 2021
Copio da Nota-m 22 novembre 2022

 

Non ho intenzione di fare una recensione dell’autobiografia della Meloni, un saggio naturalmente di grande successo a lungo nelle parti alte delle classifiche dei libri più venduti con recensioni numerose in internet. Propongo un commento a margine e soprattutto un raffronto fra il racconto che l’autrice fa di sé stessa e il sotto testo che racchiude storia politica, ideologia, agito e vissuto non esplicitati, ma affioranti come appunto un fenomeno carsico. Un testo abilmente autocelebrativo, interessante per comprendere i riferimenti politici e ideali del capo del governo. Innanzi tutto chiariamoci quale sia stato il tessuto politico e ideologico in cui Giorgia Meloni si è formata. Nasce nel 1977 ed entra giovanissima – 15 anni – nel Fronte della Gioventù, organizzazione giovanile del Movimento sociale italiano-Destra nazionale, il partito che discende direttamente dal fascismo repubblicano ispirato ai principi della Carta di Verona, il manifesto ideologico della Repubblica sociale italiana. Quando nel ’95 Alleanza Nazionale succede al MSI, Meloni diventa responsabile nazionale di Azione Studentesca, il movimento degli studenti di estrema destra. Nel ’96, con la svolta di Fiuggi, AN si riconosce nella destra occidentale di stampo conservatore e liberale abbandonando i riferimenti al fascismo storico, mentre nel 2012 Giorgia Meloni, Ignazio La Russa Guido e Crosetto fonderanno il nuovo movimento Fratelli d’Italia dichiarato prosecutore di AN, ma in realtà ispirato alla tradizione del MSI, che attinge allo squadrismo, corporativo e antisemita. In seguito l’antisemitismo verrà rimosso. Presente sia nella Repubblica di Salò sia nel MSI è l’ossessione per il tradimento – famoso lo slogan «boia chi molla» – : gli italiani hanno tradito gli alleati nazisti, quindi bisogna fare sempre attenzione… E tradimento è una parola chiave ricorrente nel sotto testo della Meloni. Questa traiettoria parte da Salò-Verona e non ha mai subito fratture. Le tre generazioni MSI hanno continuato a richiamarsi al fascismo, ancorandosi al passato, anche con manifestazioni che ne riprendono la ritualità. Anche quando sono entrati in Parlamento, accettando formalmente le regole democratiche e tagliando le frange estremiste, non hanno rinnegato l’ideologia che riconosce la dimensione eroica di chi combatte per la patria. Nell’autobiografia Giorgia Meloni non fa cenno alle sue radici ideologiche, ma nel racconto emerge la paura del tradimento, la dimensione eroica («Io sono una guerriera»), il patriottismo racchiuso nella formula fascista «Dio, Patria, Famiglia», che Giorgia spaccia per motto mazziniano. Non nomina mai la parola stato o paese, sempre patria, raramente nazione. La patria è il luogo che coinvolge il cuore, la sede di ogni nazionalismo. All’internazionalismo viene opposto il nazionalismo. Io sono una donna, è diventato un brand, poi anche io sono una madre, io sono una cristiana. Da un lato si assiste a uno svelamento femminile. Racconta la sua vita, i rapporti familiari, l’assenza del padre, gli studi, le difficoltà economiche… Il suo cristianesimo è un afflato eroico, patriottico, nazionalista. L’etica cristiana è a difesa della famiglia. Il fascismo è sotteso, mai nominato. Parla di idea. L’idea fondamentale è l’identità nazionale, da conservare e difendere. Difendere dall’emigrazione che porta a un miscuglio di culture, a una contaminazione, difendere dagli attacchi alla famiglia, dal gender, dall’aborto. Eroi di questa cultura sono i morti di destra degli anni ’70. La sinistra è invece giudicata apolide, sradicata e ha prodotto una cultura della morte. Una battaglia cristiana è quella contro questa cultura. Le radici cristiane ed europee vanno ricercate nell’antichità classica di Atene, Roma e Costantinopoli, mentre nega ogni valore alla rivoluzione francese e all’illuminismo. Esempio di eroe europeo è Leonida, il re di Sparta che nel 480 aC morì con i suoi uomini al passo delle Termopili, opponendo un’eroica resistenza all’invasione dei persiani. Non vengono mai nominati interi periodi storici come fascismo, seconda guerra mondiale e resistenza, mentre i periodi a cui guardare ed ispirarsi sono: – Risorgimento; – prima guerra mondiale; – El Alamein (località egiziana in cui fra il 23 ottobre e il 9 novembre 1942 fu combattuta una delle principali battaglie della seconda guerra mondiale che assicurò agli alleati il controllo del Mediterraneo. Il nome è celebrato come simbolo del valore militare italiano per l’eroica resistenza del battaglione Folgore a cui, dopo la sconfitta, fu reso l’onore delle armi); – Fabrizio Quattrocchi (medaglia d’oro al valor civile alla memoria. Soldato mercenario italiano ucciso durante la guerra in Iraq e salutato come esempio di coraggio nazionalista). Il 9 novembre è considerata da Giorgia Meloni festa fondante per l’Europa, ma in modo restrittivo, prendendo in considerazione solo la caduta del muro di Berlino e la liberazione dell’Europa dal comunismo e tacendo sulla notte dei cristalli. In effetti il 9 novembre è stato proclamato dalle Nazioni Unite Giornata mondiale contro il fascismo e l’antisemitismo, perché il 9 novembre 1938 iniziarono i pogrom nazisti contro gli Ebrei. Festa fondante per l’Italia è considerato il 17 marzo, proclamazione del regno d’Italia. Si rimane sempre in ambito risorgimentale. Non dichiarato, ma sottinteso e suggerito è che questa data potrebbe sostituire il 25 aprile, come festa nazionale. Mentore e ispiratore di Giorgia Meloni è il filosofo inglese Roger Scruton (1944-2020), ideologo del tradizionalismo conservatore.

fonte: WWW.notam.it

 

30 Novembre 2022Permalink

23 novembre 2022 – Una serata a Cervignano il 2 dicembre

Musica, matematica e pace
Un mix affascinante
Penso alla ‘mia’ legge  sulla cultura della pace, Un’iniziativa così avrebbe avuto un finanziamento. Chissà se è ancora in vigore!
Sono  passati tanti anni!

𝐕𝐞𝐧𝐞𝐫𝐝𝐢̀ 𝟐 𝐝𝐢𝐜𝐞𝐦𝐛𝐫𝐞 / 𝐨𝐫𝐞 𝟏𝟗 / 𝐂𝐚𝐬𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐌𝐮𝐬𝐢𝐜𝐚 𝐜/𝐨 𝐋𝐚𝐫𝐠𝐨 𝐦𝐚𝐞𝐬𝐭𝐫𝐨 𝐆𝐚𝐥𝐥𝐢𝐚𝐧𝐨 𝐁𝐫𝐚𝐝𝐚𝐬𝐜𝐡𝐢𝐚 – 𝐂𝐞𝐫𝐯𝐢𝐠𝐧𝐚𝐧𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐅𝐫𝐢𝐮𝐥𝐢

“𝐒𝐞 𝐯𝐮𝐨𝐢 𝐥𝐚 𝐩𝐚𝐜𝐞 𝐩𝐫𝐞𝐩𝐚𝐫𝐚 𝐥𝐚 𝐩𝐚𝐜𝐞”: da quando il mondo, e l’Europa in modo specifico, si stanno riarmando, questo imperativo richiede un’urgente concretizzazione, proprio perché sono i discorsi di guerra a prevalere sia nei mezzi di comunicazione sia in una larga parte della politica europea e italiana che essi raccontano. Si è diffuso un più convincente “prepara la guerra” che ripercorre passi di una Storia mai finita, quella in cui l’ultima parola sembra che spetti alle armi, peraltro ormai ampiamente capaci di distruzione totale.

La matematica si è certamente in parte prestata alla guerra, ma è molto più affine alla pace, la sa dire, praticare, suggerire. Molti matematici (e matematiche) si sono occupati e si occupano di pace, hanno individuato modelli per la risoluzione non violenta dei conflitti, hanno seguito e seguono un imperativo etico che li ha portati a fare della pace il centro del proprio agire. Sono stati fondati centri in cui studiosi/e di discipline scientifiche e no fanno ricerca sui temi della pace, sui suoi argomenti, a partire da come la pace possa essere definita.
Discuteremo su alcuni di questi nomi e sul loro lavoro, su perché matematica, scienza, democrazia, pace e giustizia siano ambiti collegati, a volte così profondamente da apparire coincidenti nel metodo. Attraverso esempi concreti cercheremo vie che la matematica è capace di offrire, strumenti per aprire porte dove vie d’uscita sembra non ci siano.

Ne parleremo con Giorgio Gallo e Furio Honsell. Moderatrice: Dianella Pez.

23 Novembre 2022Permalink

18 novembre 2022 – Lettera aperta alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni

Gentile Presidente Giorgia Meloni,
ho letto della polemica nata dal fatto  che la sua bambina l’ha accompagnata a Sharm el Sheickh  dove la sua maternità  – evidentemente voluta e desiderata – si è espressa nel desiderio di quella presenza.
Di fronte a quella polemica Lei ha detto: “Ho diritto di fare la madre come ritengo. Non vi riguarda”
Concordo e per  oggi tralascio le considerazioni che nascono da pur ineludibili  situazioni di differenza sociale per soffermarmi su una parola chiave: diritto.
Se diritto è, lo si  può declinare solo in termini di uguaglianza  altrimenti diventa un privilegio.   Se come tale lei lo affermasse ciò andrebbe a suo disonore.
E quindi approfitto di questa lettera aperta,  inviata al suo indirizzo ufficiale, per proporle qualche considerazione sul problema che la sua dichiarazione della maternità come diritto  fa emergere.

Quando nel 1998 fu istituito con la cd  legge Turco Napolitano il permesso  di soggiorno vennero anche indicati i casi (eccezioni li chiamava e li chiama la legge)   in cui non dovesse venir esibito e fra questi la richiesta di registrazione nei registri di stato civile  della nascita di un figlio in Italia.

Il legislatore era evidentemente consapevole che la condizione di irregolarità  dei genitori, se si fosse fatta evidente, sarebbe stata ostacolo a presentarsi allo sportello del comune e  una eventuale mancanza a tale dovere si sarebbe  riversata sul nato  che deve essere
registrato immediatamente  al  momento  della  sua nascita e  da  allora  ha  diritto  ad  un  nome,  ad  acquisire  una cittadinanza e, nella  misura  del  possibile,  a  conoscere  i  suoi genitori ed a essere allevato da essi”  (art. 7 legge 176/1991).

Purtroppo nel 2009 la situazione cambiò radicalmente.

Era il tempo del IV  governo Berlusconi  e il ministro Roberto Maroni impose il voto di fiducia alla legge 94, un coacervo di norme disparate dove un solo articolo basta a umiliare i genitori obbligandoli , se non comunitari, a presentare il permesso di soggiorno anche quando si accostino allo sportello del comune per assicurare al figlio,  nato in Italia,  la registrazione nei registri di stato civile.

Se mai vorrà verificare il Testo Unico sulle  Immigrazioni potrà  constatare che fra le eccezioni alla presentazione del permesso di soggiorno non c’è più la domanda di registrazione dell’atto di nascita del figlio nato in Italia
(dlgs 286/1998, art. 6 comma 2).

Il legislatore lo ha trasformato in un tranello per i suoi genitori, facendone una piccola spia a costo zero per chi voglia usarne per danneggiare  uno straniero trasformando il  momento della gioia di mettere al mondo un essere  umano in una situazione  di paura .

Così viene beffato l’art. 3 della legge 176 per cui “In tutte le decisioni relative ai  fanciulli, l’interesse superiore del fanciullo deve  essere  una considerazione preminente”.

E viene beffato soprattutto il nuovo essere umano. Se non registrato sarà privo di identità, non avrà un’esistenza giuridicamente riconosciuta.
Sarà  invisibile, un fantasma.

E’ chiaro che io non  chiedo a Lei un intervento legislativo :
lei come ognuna/o di noi è soggetta alle leggi del paese che pur governa.

A Lei chiedo di mettersi in atteggiamento di umiltà di fronte alla consapevolezza nella gestione della sua maternità, sapendo che ad altre madri ciò è negato e che , a questo punto,  il crinale fra diritto e privilegio diventa un

luogo pericoloso, un punto in cui i fondamenti  della  democrazia possono crollare.
L’ “adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e  sociale”  non ha più spazio “e il “compito della Repubblica a rimuovere gli ostacoli che […] impediscono il pieno sviluppo della persona umana” perde ogni significato.

Tutto  viene soffocato da una comprensibile paura.
A Lei scrivo questa lettera aperta nelle speranza di stimolare le forze politiche  presenti in Parlamento ad adoperarsi con efficacia alla modifica della legge .

A Lei chiedo, ogni volta che guarda la sua bambina e la contempla come figlia amata, di pensare alle sue simili a cui questo è negato.

I fantasmi non sono riconosciuti, non sono né figlie né figli.

 

Distinti saluti

Augusta De Piero

 

 

17 Novembre 2022Permalink