6 gennaio 2023 – Grazie a Vito Mancuso e al mio vecchio blog

 

NEL TESTAMENTO DI BENEDETTO QUELLA PAURA CATTIVA CONSIGLIERA Un testo pieno di timori per una società che si lascia confondere e non è salda nella fede. L’articolo del prof.#VitoMancuso su #LaStampa di martedì 3 gennaio 2023

 

Il testamento spirituale di Joseph Ratzinger diffuso dopo la sua morte, ma composto nel 2006, è molto istruttivo per comprenderne l’anima, direi più precisamente la psiche, cioè quella dimensione interiore in cui il pensiero di un essere umano si mescola alle emozioni e crea quel coacervo di razionalità e di irrazionalità in cui ognuno di noi propriamente consiste.

Il breve testo si divide in quattro parti: ringraziamenti, richiesta di perdono, esortazioni, richiesta di preghiera. Senza sminuire i ringraziamenti e le richieste, belle dal punto di vista umano ma prevedibili quanto ai ringraziamenti e convenzionali quanto alle richieste, la parte decisamente più interessante è la terza delle esortazioni a tutti i cattolici. Scrivendo egli sapeva che questo testo sarebbe stato letto all’indomani della sua morte con la massima attenzione da parte di tutti, il che significa che, se aveva un asso da giocare, era proprio quello il luogo per farlo. E infatti Ratzinger lo giocò.

Dapprima rivolto ai soli bavaresi: “Non lasciatevi distogliere dalla fede”. Poi rivolto a tutti e rafforzando con due punti esclamativi l’invito: “Rimanete saldi nella fede! Non lasciatevi confondere!”. Ecco la sua più grande esortazione, l’obiettivo per cui spese la vita, il suo asso: la conservazione la fede. Prova ne sia che nel 2016, quando già da tre aveva rinunciato al papato, conversando con il giornalista tedesco Peter Seewald per quella che è stata la sua ultima pubblicazione intitolata proprio “Ultime conversazioni”, affermerà: “Oggi l’importante è preservare la fede. Io considero questo il compito centrale”. Ma ora si faccia attenzione ai verbi usati: non lasciarsi distogliere, rimanere, non lasciarsi confondere, preservare. Chi parla così? Chi sente di essere al cospetto di una grave minaccia e ne ha paura. Il messaggio conclusivo e sintetico di Joseph Ratzinger, quindi, è nella sua essenza profonda un grido d’allarme. La sua ragione era quella di un uomo sicuro, ma la sua psiche, al contrario, quella di un uomo impaurito.

Di cosa aveva paura? Lo si comprende dalle “Ultime conversazioni” quando afferma che oggi prevale “una cultura positivista e agnostica che si mostra sempre più intollerante verso il cristianesimo”, con la conseguenza che “la società occidentale, in ogni caso in Europa, non sarà una società cristiana”. Idea ribadita poco dopo: “La scristianizzazione dell’Europa progredisce, l’elemento cristiano scompare sempre più dal tessuto della società”.

Ma occorre proseguire l’analisi del testamento spirituale perché in esso Ratzinger entra ancor più nello specifico e mette in guardia i cattolici dal pericolo a suo avviso più minaccioso: “Spesso sembra che la scienza – le scienze naturali da un lato e la ricerca storica (in particolare l’esegesi della Sacra Scrittura) dall’altro – siano in grado di offrire risultati inconfutabili in contrasto con la fede cattolica”. Il pericolo quindi è la scienza? Il testo parla di due forme di scienza: le scienze naturali e le scienze storico-bibliche. Per le prime alla domanda sollevata occorre rispondere di no: la scienza per Ratzinger non è un pericolo, lo sono semmai alcune “interpretazione filosofiche solo apparentemente spettanti alla scienza”. Anzi, la pura scienza può risultare persino utile alla fede, perché “nel dialogo con le scienze naturali la fede ha imparato a comprendere meglio il limite della portata delle sue affermazioni, e dunque la sua specificità”. Immagino che qui Ratzinger pensasse al caso Galileo e al fatto che oggi un episodio del genere non è neppure lontanamente concepibile. Per la fede quindi le scienze naturali non sono un pericolo, anzi talora sono persino un aiuto.

Le cose stanno in modo diverso per le scienze bibliche, al cui riguardo ecco le precise parole di Ratzinger: “Sono ormai sessant’anni che accompagno il cammino della Teologia, in particolare delle Scienze bibliche, e con il susseguirsi delle diverse generazioni ho visto crollare tesi che sembravano incrollabili, dimostrandosi essere semplici ipotesi: la generazione liberale (Harnack, Jülicher ecc.), la generazione esistenzialista (Bultmann ecc.), la generazione marxista”. Fa un certo effetto ritrovare in un testamento spirituale, accanto ai ringraziamenti più belli a Dio e ai familiari e alle richieste più intime di perdono e di preghiera, la menzione di scuole esegetiche con tanto di nomi.

Ma fa ancora più effetto non ritrovare nessuna parola di apprezzamento per le scienze bibliche, contrariamente a quanto avvenuto per le scienze naturali. Di esse Ratzinger dice solo di aver visto crollare tesi, quasi che nulla sia rimasto in piedi del lavoro svolto, per cui non rimarrebbe altro che affidarsi alla lettura tradizionale della Bibbia promossa dalla Chiesa per riscoprire sempre “la ragionevolezza della fede” e che “Gesù Cristo è veramente la via, la verità e la vita”. Le cose però non stanno per nulla così. Come le scienze naturali, anche le scienze bibliche hanno contribuito notevolmente ad approfondire e a purificare la fede mettendo in condizione di interpretare in modo adulto i testi biblici. Nel 2008, mentre papa Benedetto regnava, il cardinal Martini insigne studioso della Bibbia pubblicò un testo che fece scalpore, “Conversazioni notturne a Gerusalemme”, dove giunse a parlare di vere e proprie scuole bibliche per “rendere indipendenti i cristiani” perché, a suo avviso, “ogni cristiano che vive con la Bibbia dovrebbe trovare risposte personali alle domande fondamentali”. Trovare risposte personali. Per Martini infatti la Chiesa deve essere più “un contesto che procura stimoli e supporto, che non un magistero da cui il cristiano dipende”. La meta non è l’obbedienza alla Chiesa continuando a credere come si credeva nei secoli passati; è piuttosto la libertà della mente al fine di verificare in prima persona la “ragionevolezza della fede”, nel caso purificarla, vivendo così la vita autentica di chi è se stesso e non un portavoce di pensieri altrui.

La sfiducia di Ratzinger nei confronti delle scienze bibliche emerge in modo clamoroso nella sua opera su Gesù in tre volumi, dove per centinaia di pagine egli prescinde quasi totalmente dai secoli di esegesi scientifica sul testo dei Vangeli, evita le domande scomode e finisce per presentare una figura di Gesù ai limiti del devozionismo. E se questo è un problema che riguarda solo lui e la statura scientifica di questo suo lavoro, quello che invece riguarda tutti è il modo con cui egli da Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (carica mantenuta per 23 anni) esercitò il suo potere disciplinare contro quei biblisti e quei teologi che, come auspicava il cardinal Martini, pensavano in prima persona rielaborando la teologia. Mi riferisco alle decine e decine di teologi a cui venne tolta la cattedra, tra cui ricordo Leonardo Boff, José Maria Castillo, Charles Curran, Jacques Dupuis, Matthew Fox, Ion Sobrino e la condanna post mortem di Anthony De Mello. La teologia della liberazione venne perseguitata in tutte le sue forme e il vescovo martire Oscar Romero dovette attendere papa Francesco per essere elevato agli onori degli altari.

Come ho scritto all’inizio, il problema di Ratzinger è stato a mio avviso la paura. Lo si capisce dai verbi usati nel testamento spirituale tutti sulla difensiva. E dalla paura nasce l’aggressività. Egli è stato un uomo sinceramente devoto al suo Signore, il grande teologo francese Yves Congar nel suo diario del Concilio lo ricorda come “ragionevole, modesto, disinteressato, di buon animo”, e io credo che egli sia stato proprio così. Ma la paura è sempre una cattiva consigliera.

Vito Mancuso, La Stampa 3 gennaio 2023

 

Mio  commento

 

Ho condiviso questo pezzo di Mancuso perché l’ho profondamente apprezzato.

In particolare mi ha convinto la citazione del nome di Romero, la cui vicenda (associata a quella dell’avvocata Marianela Garcia Vilas di cui non si parla mai) seguo dal tempo della morte del vescovo di San Salvador

Ne ho scritto nel mio blog (che costituisce la mia memoria storica che non voglio perdere) e si può leggere con il link che trascrivo nella seconda parte del vecchio post

quella che inizia con il titolo

“Il ricordo di un’altra donna che mise la sua professione a disposizione dell’umanità”

https://diariealtro.it/?p=6386

6 Gennaio 2023Permalink

5 gennaio 2023 – Nel giorno dei funerali di Joseph Ratzinger

Benedetto XVI è stato il più grande interprete del cristianesimo del Novecento. L’ultimo grande difensore della civiltà occidentale. Colui che meglio di tutti ha svegliato i laici mostrando con chiarezza che i valori di cui si dicono orgogliosi e che sono iscritti nelle nostre carte fondamentali sono in realtà quelli cristiani. E infine il grande intellettuale che sapeva coniugare fede e ragione”. Lo afferma l’ex presidente del Senato, Marcello Pera.

Morte del papa emerito Joseph Ratzinger, Marcello Pera: “Ultimo grande difensore della civiltà occidentale” – Il Fatto Quotidiano

Nota biografica:
Marcello Pera , professore di filosofia della scienza all’Università di Pisa,
Senatore della Repubblica nella XIII, XIV, XV e XVI legislatura
Nella XIV legislatura (2001-2006) è stato presidente del senato

È di nuovo presente in Senato nella XIX legislatura, proclamato l’1 ottobre 2022 .

Potremmo anche chiudere con la nota biografica a seguito della prima paginetta ma desidero assicurarmi un  riferimento per me importante

14 dicembre 2021-  Copio un solo passo ma il link può garantire a chiunque l’intero articolo
“Pera era il candidato patriota del centro destra, ateo devoto a Ratzinger”
L’editoriale del direttore Nico Perrone

 L’ateo devoto Marcello Pera è molto vicino a Benedetto XVI, e lo ha sempre difeso nei confronti degli attacchi degli estremisti islamici dopo il suo discorso di Ratisbona, dove lanciò un allarme sull’Islam. Ma non venne ascoltato… “Lei è buono, perché non solo non venne ascoltato, ma persino insultato. Quel discorso – disse Pera intervistato da la Fede quotidiana.it – andrebbe studiato, fu profetico. Venne duramente attaccato dal mondo islamico con violenti proteste e questo era prevedibile. Ma ci fu un vergognoso silenzio da parte di chi conta in Europa, lo lasciarono solo e sconcerta un certo basso profilo della Chiesa cattolica che non lo difese come sarebbe stato giusto. Insomma, Ratzinger non venne tutelato”.

Pera il candidato patriota del centrodestra, ateo devoto a Ratzinger – DIRE.it

Quando gli eventi si rincorrono e l’accostamento, pur casuale, può avere un significato –  oppure  no

23 GIUGNO 2021

Questo è il documento recapitato all’ambasciatore italiano presso la Santa Sede Sebastiani per chiedere al governo italiano di modificare il ddl contro l’omofobia perché violerebbe il Concordato

La Segreteria di Stato, sezione per i Rapporti con gli Stati, porge distinti ossequi all’Ecc.ma Ambasciata d’Italia e ha l’onore di fare riferimento al disegno di legge N.2005, recante “misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale,
sull’identità di genere e sulla disabilità”, il cui testo è stato già approvato dalla Camera dei Deputati il 4 novembre 2020 ed è attualmente all’esame del Senato della Repubblica.

Al riguardo la Segreteria di Stato rileva che alcuni contenuti dell’iniziativa legislativa – particolarmente nella parte in cui si stabilisce la criminalizzazione delle condotte discriminatorie per motivi “fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere” – avrebbero l’effetto di incidere negativamente sulle libertà assicurate alla Chiesa cattolica e ai suoi fedeli dal vigente regime concordatario. Ci sono espressioni della Sacra Scrittura e delle tradizioni ecclesiastiche del magistero autentico del Papa e dei vescovi, che considerano la differenza sessuale, secondo una prospettiva antropologica  che la Chiesa cattolica non ritiene disponibile perché derivata dalla stessa Rivelazione divina.
Tale prospettiva è infatti garantita dall’Accordo tra la Santa Sede e la Repubblica italiana di Revisione del concordato lateranense, sottoscritto il 18 febbraio 1984.
Nello specifico, all’articolo 2, comma 1, si afferma che “la Repubblica italiana riconosce alla Chiesa cattolica la piena libertà di svolgere la sua missione pastorale, educativa e caritativa, di evangelizzazione e di santificazione. In particolare è assicurata alla Chiesa la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero e del ministero spirituale, nonché della giurisdizione in materia ecclesiastica”. All’articolo 2, comma 3, si afferma ancora che “è garantita ai cattolici e alle loro associazioni e organizzazioni la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero, con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.
La Segreteria di Stato auspica pertanto che la Parte italiana possa tenere in debita considerazione le suddette argomentazioni e trovare una diversa modulazione del testo normativo in base agli accordi che regolano i rapporti tra Stato e Chiesa e ai quali la stessa Costituzione Repubblicana riserva una speciale menzione.

Allora il testo venne riportato da Repubblica . Immediatamente mi diedi da fare
per trovare il link all’originale secondo la mia abitudine  e lo trascrivo

Testo integrale della Nota Verbale – Vatican News

Il ddl Zan venne  bocciato in senato il 28  ottobre 2021  –  Stato Laico?  BOH

Ripresentato nel mese di maggio 2022 fu nuovamente bocciato in prossimità del 17 maggio, quando si celebra la giornata mondiale contro l’omotransfobia.
Questa data è stata scelta perché è l’anniversario della decisione da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) si rimuovere l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali nella Classificazione internazionale delle Malattie.
La decisione  risale al 17 maggio 1990.

Fra laici devoti e credenti succubi del senso comune

3  dicembre 2022
In Friuli  Venezia Giulia si boccia l’ultimo tentativo di cancellare la legge che dal 2009 ostacola , con un  efficace raggiro, la registrazione anagrafica dei nati in Italia, se figli di migranti irregolari.  Ne tace anche un gruppo di sacerdoti nella consueta Lettera di Natale .
Forse era loro nota la storia del DDL Zan?

Nulla da dire – almeno di pubblico – da parte di cattolici obbedienti, tutti insieme – laici e chierici – a silenziare  il cap.1, 20-22 del Vangelo secondo Matteo c he quest’anno è lettura  liturgica della  chiesa cattolica.
“Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; 21ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù”.
In un territorio che conosceva la feroce occupazione romana era pur possibile riconoscere un figlio. Oggi basterebbe assicurare  il funzionamento corretto dello sportello dei comuni , dove si registrano le nascite MA…

5 Gennaio 2023Permalink

3 gennaio 2023 – Morto un papa … ce n’è un altro

Alberto Melloni “Benedetto XVI, il coraggio di un Papa conservatore”

La lunga vecchiaia di Joseph Ratzinger ha dimostrato quanto sia stata coraggiosa e tempestiva la scelta di rinunciare al papato il 12 febbraio del 2013. Perché quel passo indietro, che richiedeva forza d’animo intatta e perfetta lucidità, non avrebbe potuto essere fatto quando la debolezza dell’uno o dell’altra lo avrebbe reso necessario. E gli anni che hanno separato quella rinuncia dalla scomparsa dell’ex papa ormai vegliardo, dicono che senza quelle dimissioni, la chiesa cattolico-romana avrebbe avuto al suo vertice un uomo riluttante al governo, trovatosi al centro di una fase di disordine sistemico nella chiesa cattolica che non aveva precedenti dall’inizio del Cinquecento e che nel 2013 aveva visto solo l’inizio della tempesta.

Benedetto XVI – prete immacolato, teologo timido e vendicativo – era salito al papato per un accordo di un blocco conservatore di cui s’era fatto garante lo stesso Giovanni Paolo II il 6 gennaio del 2005: aveva accettato di correre per vincere e aveva vinto (contro Bergoglio). Persuaso dal Sessantotto che i mali della chiesa e del mondo venissero da quell’anno-cerniera, papa Ratzinger aveva perfetta coscienza dei processi degenerativi cresciuti nella chiesa wojtyliana. Ma era convinto di poterli dominare con i propri strumenti intellettuali: e se necessario di intimidirli, ritraendosi con lo sdegno di uno uomo candido davanti alle turpitudini, al malaffare, alle miserie morali del clero, dell’episcopato, dei movimenti, della curia. Mali che anziché spaventarsi dall’arretrare del papa, invece tendevano ad allargarsi ovunque si lasciasse loro spazio – giungendo così fino all’appartamento pontificio, dove un cameriere rubava carte e le vendeva a ricettatori protetti dalla dicitura benevola di “giornalismo d’inchiesta” e parte di un indebolimento della voce internazionale della chiesa cattolica.

In più lo scandalo dei vescovi omertosi davanti a crimini pedofili commessi da chierici poneva un problema specifico a Ratzinger. Giacché nel 1996, quando era prefetto della congregazione per la dottrina della fede, era stato lui a bloccare il tentativo dei vescovi americani di fissare delle Guidelines comuni sugli abusi, per difendere il cardinale Law che, prima di Spotlight, rivendicava il diritto del singolo vescovo di decidere il da farsi (sic!). Quel veto, motivato teologicamente da una tesi sulla antecedenza ontologica della chiesa universale sulla chiesa particolare, si era rivelato tragicamente sbagliato da tutti i punti di vista: e divenuto papa, Benedetto XVI si rendeva conto che l’omertà episcopale – durata pochi decenni in più rispetto a quella della cultura borghese e di molte legislazioni novecentesche – aveva distrutto la credibilità di intere diocesi e di intere chiese in un disastro di cui il pontefice assumeva pubblicamente una responsabilità che ricadeva sul papato ed esprimeva una “vergogna” tanto sincera, quanto antipodica rispetto alla ricerca di cause che non potevano essere ritrovate, come invece credeva lui, nel Sessantotto.

Stretto dalla morsa fra la sua riluttanza al governo e il disdoro di cui la sua cultura conservatrice non vedeva l’uscita, Benedetto XVI aveva così deciso di rinunciare al ministero petrino, coprendo con l’enormità della sua fine un papato nel quale aveva ripreso un dialogo con la chiesa in Cina e nutrito una cultura conservatrice a corto di idee proprie. E poi nei dieci anni del suo emeritato ha creato, senza bisogno di norme, una prassi perfetta per l’ex-papa: si è consegnato in una forma di arresto volontario nei domini temporali del successore, s’è imposto un silenzio a cui non era tenuto, non ha scritto se non cose brevissime e sostanzialmente ripetitive di quanto aveva già detto, ha respinto ogni tentativo di usarlo contro Francesco.

Tuttavia, tanto quanto il papato del successore è stato da subito un papato del “primo” – primo uomo dell’emisfero sud salito ad un posto di rango mondiale, primo papa gesuita, primo papa figlio di migranti, primo papa mai liberato dagli Alleati, primo ragazzo nato in una metropoli, primo papa diventato prete dopo il concilio, primo papa con una sorella divorziata, ecc. – quello di Ratzinger è stato un papato “ultimo”.

Ultimo papa ad aver sognato una centralità intellettuale dell’Europa nel mondo; ultimo papa ad aver respirato da dentro l’aria del Vaticano II e cresciuto in un sistema teologico strutturato come quello tedesco; ultimo papa ad aver indossato una divisa della Seconda Guerra mondiale; ultimo papa con una relazione personale con un partito democratico-cristiano al potere. L’ultimo papa a non aver respinto l’idea di dimettersi…

Nel mondo post-bipolare l’utopia conservatrice ratzingeriana – un cattolicesimo di minoranza creativa che prepara una rinascita cristiana conservatrice per il momento in cui crollerà la dittatura del relativismo e la tirannia del desiderio – non ha trovato successo. Ma non perché un pensiero progressista lo abbia battuto in breccia, ma perché quella destra di cui sottovalutava i rancori animali, ha preso forza con i populismi e i nazional-populismi ben oltre i ricami del suo moderatismo stile CSU.

Ratzinger vedeva nelle legislazioni sui diritti LGBT una cultura anti-cattolica e nelle mille teorie sul gender una ideologia unitaria: ma senza rendersi conto che la “culture war” che lui disegnava sulla carta, diventava un vero disegno di potere con varianti sostanziali nell’America di Trump, nella Germania dell’Afd, nella Francia di Le Pen, nella Russia di Putin: e il fondamentalismo familista che dopo l’elezione di Bergoglio assumerà toni sedevacantisti (un leader politico italiano indossò la maglietta “il mio papa è Benedetto”) avrebbe usato quelle sue posizioni con un piglio che non avrebbe saputo governare.

Alberto Melloni “Benedetto XVI, il coraggio di un Papa conservatore” (alzogliocchiversoilcielo.com)

NOTA:
Questa volta le evidenziazioni in grassetto appartengono all’articolo  come l’ho trascritto non sono mie.
Nel caos delle informazioni , non tutte adeguate al significato del momento e  capaci di collocarsi in un contesto storico politico di grande complessità, mi fa piacere far memoria di un articolo che  condivido e apprezzo profondamente
L’autore, Alberto Melloni,   nato a Reggio Emilia6 gennaio 1959, è uno storico delle religioni italiano, ordinario di storia del cristianesimo nell’Università di Modena-Reggio Emilia.
Si è dedicato in particolare allo studio del Concilio Vaticano II. Titolare della Cattedra UNESCO sul pluralismo religioso e la pace dell’Università di Bologna, è socio dell’Accademia dei Lincei e segretario della Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII.

 

3 Gennaio 2023Permalink

3 gennaio 1923 – Per cominciar l’anno con voce di donne

30 dicembre 2022  –  La stampa Marinella Perroni.  Il Dio bambino, ostaggio dei pagani

Mi stupisce che l’articolo di Michela Murgia apparso per Natale su La Stampa abbia creato tanto sconcerto: qualche giorno prima ho letto un articolo su Le Monde che è molto più radicale ed esplosivo di quello di Murgia e per il quale nessuno si è sentito di gridare allo scandalo. Né teologi si sono spesi per rassicurare che le schegge vaganti non minano il sistema che resta impavidamente sempre uguale a sé stesso.

Dopo teologi ben noti da tempo anche al grande pubblico ho deciso di intervenire nel dibattito perché mi sembra che l’attenzione sia stata catturata più dal sasso che dallo stagno. Lo faccio da biblista e teologa e non perché Murgia ne abbia bisogno e nemmeno per solidarietà tra donne, nonostante ne meriti tanta, visto che viene fatta oggetto di un odio sociale che ha pochi eguali: se Murgia fosse un maschio, sarebbe gratificata dall’appellativo di polemista, nobile mestiere anche all’interno della grande tradizione letteraria cristiana. Ma, non lo è.

E’ la compattezza di prospettiva da parte di teologi del calibro di Mancuso, Forte e Bianchi che mi ha fatto seriamente pensare. Innanzi tutto perché si sono espressi con autorevolezza, ma sembra non abbiano capito che l’intento di Murgia era quello di difenderci da un’omiletica natalizia che, nobilitando devozionalmente l’infantilismo, concorre a omologare il Natale-cristiano alla paccottiglia pagana o, nel migliore dei casi, ad allontanare i credenti dalla messa natalizia. Forse per noi donne è più facile percepirlo, visto che siamo costrette a stare sempre «al di qua», cioè lì dove la parola autorevole della predicazione deve essere solo ascoltata e mai può essere pronunciata. Lì dove, cioè, si è prese in ostaggio da un’omiletica in cui la retorica del Dio-bambino, quando non irrita, scoraggia.

Anche papa Francesco fa ricorso alla logica del Dio-bambino, ma almeno lo fa con la forza di una tradizione spirituale che rispetta l’esigenza etica dell’annuncio messianico: forse, vuole ben dire qualcosa che la sapienza liturgica della Chiesa ci invita a celebrare, il 26 dicembre, Stefano, primo martire cristiano, e il 28 i santi innocenti come prospettive assolutamente irrinunciabili per comprendere l’evento della nascita del Messia. Troppo fedele al Vangelo di Matteo e in contrapposizione all’irenismo di quello di Luca? Se così fosse, sarebbe bene che i predicatori lo spiegassero, no? È troppo chiedere che chi esercita l’alto ministero della predicazione studi un po’ prima di prendere la parola? Non bastano le chiese sempre più vuote?

Quanto mi sta più a cuore è, però, altro. Non possiamo far finta di non sapere che, dai quattro Vangeli che fin dall’antichità la Chiesa ha considerato canonici, come anche da Paolo, non viene riconosciuta alcuna rilevanza teologica agli avvenimenti della nascita di Gesù e ciò significa che appartengono al bagaglio della tradizione come valore aggiunto, importante, certo, ma sempre aggiunto. Della predicazione di Gesù e del racconto della sua passione, cioè dei fatti di Pasqua, non si può in nessun modo fare a meno, mentre tutto ciò che riguarda quanto può essere avvenuto prima del ministero pubblico di Gesù va capito come frutto dell’enorme sforzo da parte dei suoi seguaci di rendere ragione della fede nella sua risurrezione. In ogni momento culturale la trasmissione della fede cristiana ha messo alla prova la credibilità del suo annuncio. E i due cosiddetti «Vangeli dell’infanzia» di Matteo e Luca non vogliono raccontare fatti, ma tentare di tradurre in termini narrativi la potenza della dichiarazione giovannea «e il verbo si è fatto carne».

Gli storici sanno molto bene che il riferimento al censimento di Augusto ha per l’evangelista Luca ben altro valore che non quello di una notizia di cronaca. Come per Matteo, quanto fa di Gesù il figlio di David, cioè il Messia, è l’appartenenza di Giuseppe alla casa di David e non il fatto di essere nato a Betlemme. Il 25 dicembre, il freddo e il gelo, il bue e l’asino e tutto il resto, non sono nemmeno valore aggiunto, sono semplicemente aggiunte.

Il concetto di incarnazione va maneggiato con cura, e non richiede di storicizzare i singoli racconti contenuti nei Vangeli dell’infanzia, ma impone di rendere ragione del rapporto che sempre esiste tra storia e narrazione. Altrimenti non possiamo stupirci che gli adolescenti si allontanino da quanto hanno ricevuto durante il catechismo come hanno fatto nei confronti di Babbo Natale. Senza poi pensare che il delicatissimo e indispensabile sforzo di dialogo ebraico-cristiano richiede una coraggiosa revisione delle nostre convinzioni, come lo richiederebbero le acquisizioni in ambito biblico che non possono più consentire troppo facili espropri dall’Antico Testamento. Il ricorso ai bisogni della religiosità popolare, poi, è a volte perfino offensivo. I Vangeli dell’infanzia di Matteo e Luca sono, infatti, il risultato di una raffinatissima tessitura che si realizza sulla sottile linea di confine tra teologia e letteratura che il popolo ha capito sempre prima e meglio delle tante formule astratte che ha dovuto accettare di mandare a memoria.

La drammatica situazione attuale fuori e dentro le chiese è un monito: oggi la fede richiede intelligenza critica. E posso assicurare che la ricezione delle parole di Michela Murgia da parte anche di molte comunità cristiane è stata quanto mai positiva. Perché pensare può significare uscire dal sistema, ma mai attentare alla fede.

Marinella Perroni “Il Dio bambino ostaggio dei pagani” (alzogliocchiversoilcielo.com)

 

23  dicembre – Cosa ha detto Michela Murgia  –  solo audio

https://www.lastampa.it/audio/audioarticoli/2022/12/23/audio/i_cattolici_amano_un_dio_bambino_perche_rifiutano_la_complessita-12430568/

 

4 agosto 2022 _  Marinella Perroni “Lo sproposito di dottorar le donne

È stato davvero un piacere leggere nei giorni scorsi su SettimanaNews, il portale dei Dehoniani, un bellissimo pezzo di Anita Prati dal titolo Lo sproposito di dottorar le donne. Con malcelata ironia, Prati contrappone l’accesso delle donne agli studi accademici, una realtà di fatto che – sia pure a fatica se solo si pensa che ha avuto inizio nel Seicento – si va
comunque imponendo, a una  ferma convinzione del santo cardinale Gregorio Barbarigo. Al centro dell’interesse di Anita Prati c’è Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, intellettuale veneziana e oblata benedettina. La sua vicenda è ben conosciuta soprattutto dalle teologhe per il suo carattere rivoluzionario prima ancora che per il suo valore esemplare: a Elena Lucrezia i notabili del Sacro Collegio dell’Università di Padova, il 25 giugno 1678, attribuiscono il titolo di magistra et doctrix in philosophia e le consegnano le insegne del dottorato. La prima al mondo. Non però – come avrebbe voluto – in teologia: quando, per volere del padre di Elena, venne fatta richiesta all’Università di Padova di riconoscerle la laurea in teologia, la reazione del vescovo Barbarigo fu senza appello: «È uno sproposito dottorar una donna, ci renderebbe ridicoli a tutto il mondo».

A lui, come a tanti altri come lui, la storia non ha dato né darà ragione. Con buona pace della misoginia, ecclesiastica e non solo, ancora imperante.

Una nuova memoria collettiva: la materia c’è…. 

C’è voluto del tempo però, e – come Anita Prati mette in risalto con grande finezza – è stata necessaria la convergenza tra la filantropia di Mary Clark Thompson, che nel 1906 dona alla  Biblioteca del Vassar College di Poughkeepsie una vetrata nella quale è raffigurata la scena del conferimento del dottorato, l’acume della badessa benedettina Mechtild Pynsent, che a fine ’800 pubblica una sua biografia in lingua inglese e, soprattutto, l’impegno appassionato di Ruth Crawford, che all’inizio del ’900 restituisce alla vicenda umana e intellettuale di Elena Cornaro spessore storico sullo sfondo del protagonismo femminile nel Seicento veneziano.

Un filo memoriale della sua riscoperta, dunque, che si snoda lungo secoli e senza il quale la storia di questa donna si sarebbe andata a perdere nel silenzio «come è accaduto per infinite altre storie di donne». Perché non i fatti tessono la storia, ma la memoria. Il filo memoriale va però intessuto nell’ordito di una memoria collettiva che conferisce consapevolezza identitaria a qualsiasi gruppo umano.

In molte ci siamo fatte carico dell’entusiasmante fatica della memoria, sempre più convinte che la storia delle donne non può che essere la ricostruzione di un’immensa mappa genealogica. Per noi teologhe cristiane, poi, questo ha significato recuperare gli infiniti reperti di protagonismo femminile presenti nella Bibbia e portarli alla luce nella loro autenticità, liberarli cioè dalle scorie secolari di un’interpretazione sessista o, per dirlo con la scrittrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie, dal pericolo di un’unica storia, quella maschile.

… eppure non passa

Un lavoro arduo, sempre scandito da una domanda martellante: perché non passa? Perché il filo memoriale delle donne bibliche che abbiamo ricostruito non ce la fa a diventare patrimonio comune delle nostre Chiese nelle quali domina ancora un’interpretazione dei testi biblici del tutto funzionale al mantenimento di un sistema fondato sulla gerarchia dei sessi?

Anita Prati ha ragione quando ricorda che l’arco di tempo che ha visto le donne impegnate a sanare gli spaventosi vuoti di memoria che riguardano la loro storia è ancora molto breve, e cita le parole con cui, nel 1622, Marie de Gournay stigmatizza le conseguenze di una cultura fondata sulla gerarchia dei sessi:«Beato te lettore, se non appartieni al sesso cui tutti i beni sono vietati, con la privazione della libertà, nell’intento di costituirgli come sola felicità, come virtù sovrane e uniche: l’essere ignorante, fare la sciocca e servire».

È vero che la lunga esperienza cristiana è saldamente radicata nella persona e nel messaggio di colui che è venuto “non per farsi servire, ma per servire” (Mc 10,45) e che ha posto il servizio come regola aurea della vita della sua comunità discepolare (Gv 13,12-17).

Si tratta però del servizio, non dell’asservimento a cui sono state sottoposte le donne, prigioniere dei molti servizi, ma private di ogni forma di diaconia ecclesiale pubblicamente riconosciuta. Anche, e soprattutto, la diaconia dell’intelligenza della fede e della potenza della sua trasmissione. Evocando Barbarigo potremmo dire che ci sono ancora tanti “santi” uomini che considerano uno sproposito “dottorar le donne”.

E ancora “la donna accoglie, l’uomo orienta”

La domanda continua a martellare: come è possibile che, ancora oggi, nel recente documento della Cei che viene consegnato alle Chiese locali per orientare il secondo anno del Cammino sinodale, dal titolo I cantieri di Betania, si ratificano e si veicolano dolorosi stereotipi che, oltre tutto, alterano seriamente la comprensione del racconto evangelico della visita di Gesù alle sorelle di Betania?

Viene fatto di sfuggita, in sordina, ma, forse, è inquietante proprio questa assenza di consapevolezza.

In tutto il documento si fa riferimento al testo di Luca in termini metaforici e, insieme, esemplari, e l’attribuzione di significati prende sempre più le distanze dal senso proprio del racconto evangelico. Nel paragrafo “Il cantiere dell’ospitalità e della casa” l’accento cade sulla necessità, anche da parte di Gesù stesso, di una famiglia per sentirsi amato e sul fatto che, nei primi secoli, «l’esperienza cristiana ha una forma domestica». Fin qui, forse, poco da obbiettare.

Ma perché poi, quando si delineano i caratteri della chiesa domestica, si afferma che in essa la comunità vive «una maternità accogliente e una paternità che orienta»? Senza rendersi conto che questa considerazione apre in realtà uno squarcio sugli stereotipi di genere che pesano come un macigno sulle nostre Chiese e «voce dal sen fuggita poi richiamar non vale» (Metastasio).

La strada da percorrere è ancora lunga e, forse, per ora c’è solo da sperare che un numero crescente di padri (e di madri) orientino le figlie allo studio, senza paura di “dottorar le donne”. La rivoluzione, infatti, è un’onda che viene da molto lontano

https://www.alzogliocchiversoilcielo.com/2022/08/marinella-perroni-lo-sproposito-di.html

 

 

3 Gennaio 2023Permalink

1 gennaio 2023 – Calendario di gennaio

.1 gennaio 1948 –    Italia, entra in vigore la Costituzione
.1 gennaio 1959 –    Inizio della rivoluzione cubana
.2 gennaio 1979 –    Brasile, assassinio di Francisco Jentel, difensore dei contadini indios
.2 gennaio 2016 –    Entra in vigore l’accordo fra la Santa Sede e lo stato di Palestina,
………………………………………………………………….     firmato il 26 giugno 2015
.3 gennaio 1964 –    New York, 500mila studenti in piazza contro l’apartheid.
.4 gennaio 2005 –    La Corte Suprema del Cile autorizza il processo a Pinochet
.5 gennaio 1942 –    Morte di Tina Modotti
.5 gennaio 1948 –    Nasce Peppino Impastato. Cosa Nostra lo eliminerà
……………………………il 9 maggio 1978..
.5 gennaio 1968 –    Inizio della primavera di Praga                                          [nota 1]
.5 gennaio 1984 –    Cosa nostra’ uccide il giornalista Giuseppe Fava.
.5 gennaio 2017 –    Muore Tullio De Mauro
.6 gennaio 1907 –    Maria Montessori apre la prima casa dei bambini
.6 gennaio 1980 –    Assassinio del presidente della regione Sicilia, Piersanti Mattarella
.6 gennaio 1992 –    Il Consiglio di sicurezza dell’ONU condanna all’unanimità Israele
………………………………        per la deportazione  di Palestinesi (risoluzione n. 726)
.7 gennaio – ……    Natale ortodosso e copto
.7 gennaio 2015 –    Parigi, strage alla redazione di Charlie Hebdo
.8 gennaio 1642 –    Morte di Galileo
.8 gennaio 1913 –    Sudafrica: Nasce l’African National Congress (Anc)
.8 gennaio 2015 –    Romero è riconosciuto ‘martire’ dalla chiesa cattolica
…………………………….(era stato assassinato il 24 marzo 1980).                      [ nota 2]
10 gennaio 1948 –   Prima assemblea generale delle Nazioni Unite a Londra
11 gennaio 1947 –   Scissione di Palazzo Barberini (nascita Psdi)
11 gennaio 2014 –   Morte di Ariel Sharon
12 gennaio 1948 –   La Corte Suprema USA dichiara l’uguaglianza fra neri e bianchi
14 gennaio – ……   Capodanno ortodosso e copto
14 gennaio 2011 –   Tunisia, cade il regime di Ben Alì
14 gennaio 2019 –   Il parlamentare Calderoli è condannato per le offese alla on. Kyenge.
……………………………iconosciuta l’aggravante razziale
……………………………Le condanne daranno annullate nel mese di giugno 2022  [ nota 3]
15 gennaio 1919 –   Assassinio di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht
15 gennaio 1929 –   Nascita di Martin Luther King
15 gennaio 1993 –    Arresto di Totò Riina
16 gennaio 1992 –   Accordi di pace in El Salvador
16 gennaio 2023_     Cattura di Matteo Messina Denaro
16  gennaio 2023_   Morte di Gina Lollobrigida
17 gennaio 1961 –   Congo, assassinio di Patrice Lumumba
17 gennaio 1991 –   Inizia la prima Guerra del Golfo                                          [ nota 4]
18 gennaio 1919 –   Luigi Sturzo fonda il Partito Popolare Italiano
18 gennaio 2017 –   Valanga a Rigopiano – distruzione albergo
19 gennaio 1969 –   Praga, Jan Palach si dà fuoco in piazza San Venceslao
20 gennaio 1996 –   Arafat eletto presidente dell’Anp
20 gennaio 2020 –    Muore Tito Maniacco
21 gennaio 1924 –   Morte di Lenin
21 gennaio 1984 –    Brasile: nasce il Movimento Sem Terra
24 gennaio 1979 –    Assassinio di Guido Rossa
25 gennaio 2015 –    Rapimento di Giulio Regeni
26 gennaio 1564 –    Pubblicazione delle conclusioni del Concilio di Trento
27 gennaio -……….  Giornata mondiale in memoria delle vittime della Shoa
29 gennaio 1895 –     José Martì inizia la guerra per l’indipendenza di Cuba
30 gennaio 1948 –    Assassinio di Gandhi a Nuova Delhi
31 gennaio 1929 –    L’Urss esilia Lev Trotsky
31 gennaio 2015 –    Sergio Mattarella, dodicesimo presidente della Repubblica
31 gennaio 2018 –    Entra in vigore la legge 22 dicembre 2017, n. 219
……… …                   Norme in materia di consenso informato e disposizioni
……………………………..       anticipate    di trattamento.

[nota 1] La Primavera di Praga: iniziò quando il riformista slovacco Alexander Dubček salì al potere, proseguendo fino al 20 agosto 1968.

[nota 2] Dopo una latenza della questione durata qualche anno, il 14 ottobre 2018 papa Francesco proclama santo Oscar Romero.

[nota 3] Diffamò l’ex ministra Kyenge, annullate le condanne di Calderoli – Politica – ANSA

Redazione ANSAROMA  07 giugno 202213:21NEWS

Sono state annullate dalla Cassazione – per il mancato riconoscimento del legittimo impedimento dell’imputato a comparire in udienza per motivi di salute – le condanne di primo e secondo grado nei confronti del vicepresidente del Senato Roberto Calderoli, accusato di diffamazione aggravata dall’odio razziale per aver definito “orango” l’ex ministra dell’Integrazione Cecile Kyenge il 13 luglio del 2013, durante la festa della Lega Nord a Treviglio.
Adesso il processo – nato su iniziativa della Procura di Bergamo dato che l’ex ministra non ha presentato querela né chiesto risarcimenti – ripartirà da zero e gli atti sono stati trasmessi al Tribunale di Bergamo, ma la prescrizione è vicina tanto che la difesa di Calderoli ha chiesto alla Suprema Corte di dichiararla.
Ma ad avviso degli ‘ermellini’ – come si apprende dalla sentenza 21829 della Quinta sezione penale depositata oggi, relativa all’udienza svoltasi lo scorso 17 maggio – il decorso della prescrizione pari a sette anni e sei mesi dalla data del reato non è ancora maturato in quanto il procedimento ha avuto “una sospensione del termine per 1.071 giorni”, necessario anche per il richiesto intervento della Consulta, spesso tirata in ballo quando i reati sono addebitati a parlamentari.
Secondo la Cassazione, in maniera immotivata e senza approfondire il caso, il Tribunale di Bergamo nel corso del processo di primo grado, durante l’udienza del 14 gennaio 2019, non aveva riconosciuto il legittimo impedimento a comparire di Calderoli che doveva sottoporsi a un intervento chirurgico e aveva respinto la richiesta di rinvio avanzata dai suoi lega                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                   continua
[ nota 4]   E io  restituisco la tessera del PCI  per la posizione tentennante  assunta a proposito della partecipazione alla guerra
Aveva  inquinato anche la sezione di San Rocco!!  Ognuno vive nello spazio che ha

1 Gennaio 2023Permalink

31 dicembre 2022. Cerco di poter sperare nel nuovo anno

Fine anno  con sgomento, senza trascurare un’attenzione positiva

Il 31 gennaio ho cercato di mitigare il mio scoraggiamento cercando esperienze positive. Le ho trovate e le elencherò
E’ chiaro che non si tratta di recuperare le ‘opere buone’ che ci sono e vedono l’impegno di molti ma di identificare atteggiamenti importanti per affrontare il problema per me politicamente essenziale del rispetto del principio della universalità  del diritto ad esistere che si manifesta con la certezza dell’iscrizione di ogni nato  in Italia nei registri di stato civile.
Il principio è stato ferocemente violato nel 2009, escludendo dalla certezza dell’esistenza giuridicamente riconosciuta i figli dei migranti non comunitari irregolari.
Ho tentato disperatamente di sostenere  questo problema in regione , identificando  nell’impegno per la modifica della legge l’unica soluzione che ci consente di uscire dalla vergogna di una norma  che, mentre  devasta la vita delle vittime,  fa di noi cittadini capaci, nel silenzio,  di accettare un principio razzista, riportandoci a una cultura  dell’indifferenza condivisa che, nel 1938, fu la base dell’orrore condiviso.
E’ mio convincimento che questo verme maligno introdotto dall’esistenza di una legge di fatto negazionista ci obblighi almeno , per rispetto di noi stessi , a dire no.
I miei contatti  con l’associazionismo in regione (associazionismo registrato e organizzazioni non registrate) sono stati irrimediabilmente deludenti: il no alla legge negazionista non è stato pronunciato con chiarezza fatta eccezione della posizione presa dal consigliere regionale Furio Honsell , di cui ho scritto ieri e di cui riporto ancora il link
https://www.consiglio.regione.fvg.it/pagineinterne/Portale/IterLeggi/IterLeggiDettaglio.aspx?Leg=5&ID=19-m17

Altri segni positivi  per augurare buon anno

Alla proposta di legge Honsell (che invito ad esaminare con il link che ho trascritto) aggiungo, riprendendoli come pubblicati nel  mio blog diariealtro.it,  segni positivi

20 dicembre 2022

20 dicembre 2022 – Le conclusioni della commissione Segre vanno rese operative

27  dicembre  2022.  Copia del documento “Costituzione quanti anni veramente hai?” , pubblicato da Noemi Di Segni, presidente della Unione delle Comunità ebraiche italiane

27 dicembre 2022. Conferimento della cittadinanza italiana che il sindaco di Caorle ha consegnato al  medico dott. Florin Nganso  Fenjiep.
L’intervento del medico era stato rifiutato da un cittadino italiano  per motivazioni di tipo razzista.

29 dicembre 2022. Testimonianza di Zakia Seddiki, una donna di statura eccezionale, vedova dell’ambasciatore Luca Attanasio, ucciso in Africa nell’esercizio del suo lavoro

31 Dicembre 2022Permalink

30 dicembre 2022 – Se il Natale era triste,  questo Capodanno in arrivo è desolato

Alla fine d’anno si tirano i conti e i miei fanno capo alla memoria, intristita da tante vicende  testimoniate anche dal mio blog .
La più significativa, grondante di inutili narrazioni , è il tentativo di affrontare la questione della registrazione di tutti i nati in Italia nei registri di stato civile, un atto dovuto e tradito che ha una  storia da non dimenticare.

Nel 1998  fu approvata la legge 40 (così detta Turco Napolitano)  che fu base per la formazione del   “Decreto Legislativo 25 luglio  1998  n. 286
Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero”.
Inutile entrare nei particolari, tante volte narrati e comunque reperibili nel mio blog, diariealtro.it,  con  le  parole chiave  : anagrafe, bambini, nascite, razzismo. In questo mio tristissimo tirar le somme, mi limiterò ai problemi concernenti chi nasce  ma chi volesse documentarsi sui matrimoni può
servirsi  del termine stesso come parola  chiave per  far ricerche anche in questo campo.
E’ chiaro che il testo unico raccoglie le norme che via via si pongono nella materia che gli è propria e, nella prima fase, il legislatore  testimoniò una misura saggia: ferma restando l’importanza del permesso di soggiorno in tante situazioni dell’esistenza, stabiliva che per la richiesta di accesso agli atti di stato civile il permesso non dovesse venir richiesto.
E’ ben evidente  che, chi non possa presentare il permesso essendone privo, si dichiara con ciò stesso irregolare  e tanto può indurlo a non registrare la nascita di un figlio in Italia

Certamente questa ovvietà non sfuggì all’occhiuta presenza del Ministro  dell’interno Roberto Maroni che nel 2009  (siamo nei tempi del quarto governo Berlusconi) ,  modificando la norma precedente , impose il voto di fiducia su una legge costituita da un coacervo di norme confusamente ammucchiate  che attribuisce la funzione di autodenuncia ai genitori non comunitari privi di permesso di soggiorno quando si presentino in comune a registrare (come deve essere fatto) la nascita di un  figlio in Italia, un neonato dal 2009 ridotto a spia.
Quindi è legittimo temere che vi siano neonati non registrati nei registri di stato civile e quindi inesistenti.                                                                                                                  [Link 1]

Purtroppo nonostante un impegno realizzato nella società civ ile  a diffondere la conoscenza di questo gioco, per quanto legale,  incivile e perverso, nulla avvenne nelle istituzioni salvo un caso recente che documenterò più avanti

Particolarmente interessante un caso accaduto a Trieste nel quadro di una attività scuola/lavoro dove una classe del liceo Petrarca documentò la cacciata  da scuola di due studentesse ebree con un  lavoro emozionante e di assoluta chiarezza.  Ancora una volta il mio blog si fa memoria                                                                                                                                                       [Link 2]

Mi fa piacere illustrare ancora una volta questo evento, che non ebbe l’onore che meritava anche per una inadeguata informazione e una scarsa disponibilità dei comuni a replicare la mostra  (se ben ricordo ciò avvenne a Milano).

Mi chiedo se, una condivisione aperta e consapevole di quella mostra non avrebbe potuto aiutarci allora e non potrebbe aiutarci oggi a identificare il virus maligno che nel secolo scorso portò all’orrore di ciò che mente umana non avrebbe potuto prevedere  e invece avvenne

Un passo  avanti importante sarebbe potuta essere l’approvazione delle legge regionale  proposta dal consigliere Honsell con una  procedura insolita ma ineccepibile per garantire il principio di universalità  nella registrazione degli atti di nascita.                                                                                                   [Link 3]

 

Link 1  Legge 94/2009. Disposizioni in materia di sicurezza pubblica.
note: Entrata in vigore del provvedimento: 8/8/2009
Art. 1, comma 22, lettera G
all’articolo 6, comma 2, le parole:  “e  per  quelli  inerenti agli atti di stato civile o  all’accesso  a  pubblici  servizi”  sono  sostituite dalle seguenti: “, per quelli  inerenti  all’accesso  alle  prestazioni sanitarie di cui all’articolo 35 e per  quelli  attinenti  alle prestazioni scolastiche obbligatorie”;che così si legge nel testo unico Testo unico sull’immigrazione (aggiornato al 2022)
Decreto legislativo, testo coordinato, 25/07/1998 n° 286, G.U. 18/08/1998
Articolo 6 Facoltà ed obblighi inerenti al soggiorno.
(Legge 6 marzo 1998, n. 40, art. 6; R.D. 18 giugno 1931, n. 773, artt. 144, comma 2, e 148)
art. 6/
2. Fatta eccezione per i provvedimenti riguardanti attività sportive e ricreative a carattere temporaneo, per quelli inerenti all’accesso alle prestazioni sanitarie di cui all’articolo 35 e per quelli attinenti alle prestazioni scolastiche obbligatorie, (2) i documenti inerenti al soggiorno di cui all’articolo 5, comma 8, devono essere esibiti agli uffici della pubblica amministrazione ai fini del rilascio di licenze, autorizzazioni, iscrizioni ed altri provvedimenti di interesse dello straniero comunque denominati.
(2) Parole inserite dalla Legge 15 luglio 2009, n. 94.
In questo testo è scomparsa la citazione degli atti di stato civile come situazioni in cui non debba essere richiesto di presentate il permesso di soggiorno  e quindi ne sia cinicamente ovvia la richiesta di presentazione .

Link 2
17 maggio 2019 – La memoria del presente: ieri a Trieste oggi a Palermo (diariealtro.it)

Link 3

https://www.consiglio.regione.fvg.it/pagineinterne/Portale/IterLeggi/IterLeggiDettaglio.aspx?Leg=5&ID=19-m17

30 Dicembre 2022Permalink

29 dicembre 2022 – Zakia Seddiki, moglie di un ambasciatore

Il 22 febbraio 2021 fu ucciso Luca Attanasio, ambasciatore  italiano in Congo.
Con lui morì il carabiniere Vittorio Iacovacci che l’accompagnava.
Tanto avvenne in un tentativo di rapimento presso il villaggio  Kibumba.

Il 27 dicembre scorso la moglie Zakia Seddiki – che insieme a lui , nell’ottobre 2020, aveva ricevuto il premio Internazionale Nassiriya per la Pace –
ha concesso una intervista,  firmata da Niccolò Carratelli,  a La Stampa.

Ne ricopio  il testo

«Luca ave va la forza di unire le persone e sta continuando a farlo».
Zakia Seddiki cerca  invano di non commuoversi ,  mentre davanti agli ambasciatori italiani riuniti alla Farnesina ricorda il marito,  «uno di voi», ucciso a 43 anni in un agguato in Congo, nel febbraio 2021.
Nel nome di Luca Attanasio sono state attivate 40 borse di studio per altrettanti giovani in 12 diversi paesi, quasi tutti africani:  dal Congo al Niger, dalla Somalia all’Etiopia.  Un progetto della fondazione Mama Sofia, di cui  Seddiki è presidente , in collaborazione con l’Università telematica eCampus e lo stesso ministero degli esteri. I ragazzi saranno individuati dalle nostre ambasciate attraverso dei bandi specifici , poi frequenteranno corsi di lingua italiana  per prepararsi a seguire quelli  universitari veri e propri.
«Luca amava ripetere che essere ambasciatori è una missione  – ricorda Zakia di fronte ai colleghi del diplomatico –  significa non lasciare indietro nessuno in qualsiasi parte del mondo».
A lei, invece, Attanasio ha lasciato tre bellissime bambine (la più grande ha 5 anni, le due gemelline quasi 4): «Le cresco pensando a lui , ai valori che condividevamo, e in loro rivedo il suo amore ».
Cosa significa per lei presentare questa iniziativa alla Farnesina?
«Mi commuove riuscire a fare qualcosa di concreto insieme a tutti questi colleghi di Luca, condividere questo impegno con loro, che fanno lo stesso lavoro e sanno cosa significa.  Luca era una persona concreta, voleva aiutare gli altri in modo tangibile  ed è bello dare continuità alle sue idee con questo progetto».
E’ un progetto di cui avevate parlato fra voi?
«Con Luca  abbiamo  vissuto la realtà  delle scuole e del sistema di istruzione  in alcuni Paesi e abbiamo capito che l’unico modo per cambiare davvero il futuro di quei ragazzi è puntare all’educazione: farli studiare perché possano prendere in mano la loro vita.  E’ uno dei tre obiettivi per cui è nata la nostra   fondazione  Mama Sofia, gli altri sono le cure sanitarie  e l’accesso all’acqua potabile».
Perseguire questi obiettivi è un modo per sentire Luca ancora vicino?
«Per quello ci sono le nostre figlie, mi basta guardare loro per  sentire che lui c’è. Ma  per me è molto importante  continuare la strada intrapresa insieme, provare a realizzare alcune nostre idee. E’ anche un modo per  cercare di calmare il dolore che mi accompagna tutti i giorni ».
Sono passati quasi due anni da quel tragico giorno di febbraio, ma forse a voi sembra ieri…
«E’  così,  è  ancora  molto complicato per noi, la ferita è fresca e fa male. Le bambine chiedono sempre del loro papà, lo ricordiamo tutti i giorni. La verità è che non riusciamo ad accettare quello  che è successo ».
Come riesce a crescere le vostre tre figlie da sola, senza il papà?
«Ancora più dei progetti della fondazione , la famiglia che abbiamo costruito rappresenta la continuità della vita con lui. Il mio primo pensiero è essere una buona madre, cerco di essere presente e per fortuna ho la mia di mamma che mi aiuta. Voglio  far crescere le bambine  secondo i valori che io e Luca condividevamo: la pace, l’umanità, il rispetto dei diritti umani.  Così sento di onorare la memoria anche di Luca, di dare loro anche il suo amore ».
Lei ha chiesto in più occasioni verità e giustizia. C’è un processo in corso a Kinshasa, ma il rischio è che ne esca una verità di comodo. Cosa spera?
«A chiedere verità e giustizia non siamo solo noi familiari , ma un intero paese. L’Italia quel giorno ha perso due suoi figli , l’ambasciatore Luca Attanasio e il carabiniere di scorta Vittorio Iacovacci che voglio ricordare in questo momento. Ecco, visto che Luca era un uomo delle istituzioni , io posso solo dire che mi fido delle istituzioni italiane e spero che tutti si impegneranno per arrivare a una verità vera  e all’accertamento delle responsabilità ».
Due anni dopo, cosa resta di Luca Attanasio?
«Luca può essere un esempio per i giovani, a loro dobbiamo trasmettere la memoria di quello che ha fatto nella sua vita, il suo messaggio di umanità. Con Mama Sofia proviamo a onorarlo realizzando i suoi profetti . Mi diceva sempre che era orgoglioso di me  per il mio impegno nella fondazione. Ho bisogno di pensare che Luca sia sempre orgoglioso di me, ovunque si trovi , e per questo non mi fermo ».

29 Dicembre 2022Permalink

27 dicembre 1947 _ Una data intrigante 2

 

Un articolo che non voglio perdere: L’autrice è  la  presiedente dell’Unione delle Comunità  Ebraiche Italiane  

 

 Costituzione quanti anni veramente hai? 75 anni fa veniva promulgata la nostra Costituzione dall’allora Capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola, pubblicata sempre il 27 dicembre nella Gazzetta di edizione straordinaria n. 298. Evidente che l’Assemblea costituente, presieduta da Umberto Terracini, affrontava l’ardua sfida di proporre – all’indomani della devastazione italiana e della guerra mondiale – un articolato impianto che potesse restituire all’Italia dignità di nazione e di popolo.

Come cittadina e come presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane desidero offrire una riflessione sul significato di questa sfida per il domani dei nostri figli e dell’Italia nel suo insieme. Un domani che è impossibile scegliere e assicurare se non si fa chiarezza sul passato e sul significato che oggi continuano ad avere le norme nel loro insieme, sul concetto di memoria collettiva, sostanzialità dei diritti e principio di legalità.

Quello che traspare dalla Costituzione è un insieme di valori che oggi ci appaiono “ovvi” e irrinunciabili. Per me gli enunciati e le disposizioni prescrittive non sono solo una rivendicazione scritta con la penna sanguinante del Dopoguerra, ma sono la traccia del millenario pensiero ebraico, di fondamenti biblici che si rivolgono tanto al singolo cittadino quanto a chi governa, al magistrato come al reo, al datore di lavoro quanto al contribuente, al genitore e all’educatore, a chi è chiamato a difendere confini e di monito a chi progetta massacri.

Tracce di sapere antico e condiviso nei secoli che nell’alternanza tra sovranità, persecuzione e isolamento ha tramandato l’imperativo della memoria che assicura tutela allo straniero, cura degli emarginati e rispetto ai disabili, che responsabilizza l’uomo per la cura dell’ambiente e il bene anche degli animali. Queste palpitazioni di pensiero ebraico leggo nella Carta costituzionale che proprio per questo mi sta così a cuore e l’ovvietà non può tradursi nell’indifferenza o nella selettività dei moniti e delle responsabilità.

Nell’anniversario dei 75 anni dalla promulgazione di quel testo che respiriamo e consideriamo alla base del nostro sistema di vita privata e pubblica ci dobbiamo interrogare su cosa è maturato e consolidato, cosa invece è ancora inafferrato o mal proposto. Anzitutto in merito al principio di legalità e il perimetro di quella sovranità che il popolo è chiamato ad esercitare nei limiti della Costituzione.

Legalità oggi, con riferimento alle libertà costituzionali, significa l’uso e non l’abuso della norma costituzionale, avendo ben chiara la genesi di queste disposizioni. Libertà di parola, di manifestazione, di stampa, di associazione sono la risposta al totalitarismo e al fascismo che ha soffocato l’Italia. Non sono libertà riacquistate per assegnare oggi presidi di potere sconfinato e strumento per diffondere odio e discriminazione, distorsione della verità e falsi nemici.

Se eguaglianza e libertà furono negate 85 anni fa ai cittadini italiani di religione ebraica con la decretazione d’urgenza e la persecuzione legalizzata va chiarito che questo è stato solo l’apice delle nefandezze del regime fascista.

La condanna delle leggi razziali come male assoluto che abbiamo ascoltato in questi giorni con grande attenzione non può essere selettiva e avulsa dalla considerazione di ciò che il regime fascista ha compiuto nell’intero ventennio e dal primo giorno in cui gli furono affidati i “pieni poteri”.

La condanna che attendo di ascoltare – se di legalità e di principi costituzionali si vuole vivere e governare – è del fascismo nel suo insieme fino alla sua formale caduta, così come di chi ne ha cercato la disperata sopravvivenza: prima con la Repubblica di Salò, poi nelle nicchie dell’amnistia concessa nel ’46, che non ha solo impedito ai responsabili di crimini fascisti (che oggi definiremmo con la medesima ovvietà crimini contro l’umanità) di non essere chiamati a processo, ma anche consentito ad autorevoli personaggi di primo piano del regime fascista di riciclarsi nel sistema democratico, raggiungendo in alcuni casi ruoli apicali di primissimo piano istituzionale.

La condanna che attendo è quella di un regime – con il suo Duce, i suoi motti propagandistici, le sue opere glorificanti e simboli – al quale oggi in molti – singoli e aggregati di vario genere – esprimono nostalgia e desiderio di ritorno, dimenticando che quel male eccentrico ha devastato non solo dal ’38 in poi quell’1 per mille di cittadini ebrei, ma l’intero popolo italiano, con le stragi nazi-fasciste le cui tonnellate di fascicoli secretati, ancora oggi, dopo 75 anni restano in attesa di risposte.

Anche gli storici e i giuristi esperti offriranno oggi una significativa lettura di questo anniversario che si accosta all’avvio di un anno che sarà scandito da anniversari, eventi e cerimonie in nome di una Memoria collettiva. La mia vuole essere una semplice riflessione sull’origine dei valori che tutti siamo chiamati a difendere e un accorato invito alla coerenza.

Noemi di Segni è Presidente UCEI Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

fonti: la repubblica    La Repubblica martedì 27 dicembre

“Responsabilità istituzionale e coerenza costituzionale impongono la rinuncia a ogni sentimento nostalgico” – Moked

Il blog di Pierluigi Piccini

 

28 Dicembre 2022Permalink

27 dicembre 1947 – Una data intrigante 1

27 dicembre 1947  viene pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la
COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
che  sarebbe entrata in vigore l’1 gennaio 1948

Mi piace ricordare questa data nell’anniversario di solito ignorato.
Qualcuno, ma sempre meno, a volte ricorda il 1 gennaio  1948,
Nella prassi   consolidata della promozione  dell’indifferenza a me sembra di vivere un trasloco di cui si approfitta per buttare le anticagli inutili

Alla fine dell’anno si tirano i conti  e i miei sono decisamente squallidi

Certo ci sono anche notizie buone:
Il Centro pace Ivrea  si dice felice per la prima coppa del mondo palestinese.
Conosco il loro impegno: li avevo incontrati durante il mio soggiorno a Betlemme nel 2003 e non hanno mai  rinunciato alla loro opera di sostegno al popolo palestinese .
Leggo della cittadinanza italiana che il sindaco di Caorle ha consegnato al  medico dott. Florin Nganso  Fenjiep.
L’estate scorsa, mentre stava operando per la stagione estiva al pronto soccorso di Lignano Sabbiadoro (Udine)un paziente si rifiutò di farsi curare da lui per il colore della sua pelle.
Sono lieta di averlo  come concittadino.

Ma vengo al ‘locale’  dove riesco ancora a muovermi e ad esprimermi.

Leggo, ma non ho partecipato  perché non posso più permettermi di stare in piedi all’aperto, di una manifestazione di donne in nero per le donne dell’Iran,
Leggo del impegno del  Gris  per assicurare le cure dovute anche ai più fragili.
Leggo sulla piccola pubblicazione Ho un Sogno nel numero 270 (e siamo al trentunesimo anno di  attività):

“L’inquinamento mediatico e il rinascere di pulsioni nazionaliste stanno  creando una cognizione distorta dei diritti umani “  e, precisandone le caratteristiche fondanti,  arriva a segnalare quanto accaduto in dicembre in  consiglio  regionale:
Il Consiglio Regionale ha respinto il progetto di legge nazionale  per assicurare a chi nasce in Italia , senza eccezione alcuna, il diritto alla registrazione nei registri di stato civile e ha approvato quello  per innalzare i requisiti richiesti ai lavoratori stranieri in Italia per ottenere il ricongiungimento  familiare”.

Voglio ricordare a me stessa che un gruppo significativo  di associazioni registrate si riconosce sotto l’ombrello protettivo di Rete Dasi, una organizzazione non registrata   ma molto attiva  e,  per quel  che vedo, autorevole.
Fra queste associazioni  che per lungo tempo si erano espresse in favore della registrazione  di ogni nato , secondo il criterio di uguaglianza  che appartiene ai diritti fondamentali , ce ne sono alcune  che ora sembrano risucchiate nel mondo dell’indifferenza silenziosa (o forse silenziata?)
Per essere dal 2008  attenta  allo svolgersi di questa triste storia,  mi chiedo perché un impegno –  che richiede solo di pronunciarsi nel rispetto della Costituzione e segnatamente dell’art.  3, che non richiede  spesa alcuna da nessuna parte –  venga silenziato.
Vedo con preoccupazione  che,  come ogni anno, alcuni sacerdoti e laici loro devoti firmano una Lettera  di Natale in cui, come ogni anno, non c’è parola per i nati in Italia classificati con legge per non esistere. Perché trovare parola per c hi non  c’è?
Mi viene in mente che il Sinodo sulla famiglia del 2015 (che doveva segnalare al papa le criticità dell’istituzione)  evitò di nominare i nati in Italia  cui  la famiglia è negata per legge: i fantasmi non hanno legami.
L’unico che se ne accorse e capì fu il teologo mons. Bruno Forte, vescovo di Chieti e Vasto  che ne scrisse su  Il sole 24 ore.
Ho conservato l’articolo nel mio blog e ne segnalo il link per chi lo volesse leggere.
https://diariealtro.it/?p=3863
Mi permetto di annotare che l’identità fra la politica della Lega (la legge negazionista appartiene al voto di fiducia  imposto  nel 2009 dall’allora ministro Maroni) e la gerarchia cattolica che arriva  ai sacerdoti locali mi suggerisce pensieri poco natalizi.

 

 

 

27 Dicembre 2022Permalink